Il mercato della moda cinese di fascia medio-alta apre all’Italia: China National Garment Association partecipa a TheOneMilano by Milano Fashion & Jewels

Il mercato della moda cinese di fascia medio-alta apre all’Italia: China National Garment Association partecipa a TheOneMilano by Milano Fashion & Jewels

La China National Garment Association (CNGA) sarà protagonista per la prima volta in Italia a TheOneMilano by Milano Fashion & Jewels, salone dell’haute-à-porter femminile che andrà in scena dal 14 al 17 settembre presso Fiera Milano Rho. La presenza della CNGA rappresenta un segnale significativo dell‘interesse crescente del settore della moda cinese verso il mercato italiano ed europeo.

Grazie a un crescente livello tecnologico e a una manodopera altamente qualificata, il governo cinese ha deciso di puntare su aziende che producono articoli di fascia medio-alta, caratterizzati da design ricercati e standard qualitativi elevati. La China National Garment Association (CNGA) collabora strettamente con il governo centrale per definire strategie, suggerire evoluzioni nel costume, individuare trend di mercato e opportunità di sviluppo internazionale.

L’associazione, che conta oltre 12 dipartimenti coprendo tutti i settori del comparto, ha istituito lo scorso anno un dipartimento dedicato allo sviluppo di prodotti sostenibili, oltre a uno specifico per il controllo della qualità e dell’identità dei prodotti, garantendo che vengano rispettate le normative internazionali in materia di proprietà intellettuale.

Come dichiarato dal Presidente della CNGA, Cheng Dapeng: “Il mercato oggi si è sviluppato e cresciuto in un’ottica molto differente rispetto al passato e il nostro settore è in crescita leggera ma sempre costante. Le nuove aree industriali sono state create, e lo saranno sempre più in futuro, in zone nuove che hanno tenuto conto di una migliore qualità della vita, dei posti di lavoro, dell’innovazione e della tecnologia. Aziende che guardano alla nuova classe media che ricerca un prodotto migliore rispetto al passato, innovativo e magari con influenze della nostra cultura e della nostra straordinaria storia ma che sia assolutamente un prodotto moderno e qualitativamente in linea con il resto dei mercati internazionali. Per questo motivo apprezzo moltissimo le alleanze e le sinergie che si sono create con l’Italia che, del settore ha la massima competenza nel mondo e un grazie anche al grande lavoro che Francesco Fiordelli ha svolto e svolge per noi da moltissimi anni per il nostro territorio.

Presidente della CNGA, Cheng Dapeng

Molte aziende cinesi si sono evolute, alcune di esse oggi sono a Milano con le loro sedi e il loro ufficio stile, molti dei nostri brand sfilano durante la fashion week milanese e da quest’anno (una selezione di essi) saranno presenti alle vostre maggiori manifestazioni fieristiche come Theone Milano and Fashion & Jewels, Pitti Uomo, Micam. Il lavoro di China National Garment Association è stato immenso e parte dalla riqualificazione del settore intero per arrivare al livello di oggi in cui la Cina produce un ottimo prodotto medio che, anche se con un costo di mano d’opera più elevato rispetto al passato, resta sempre competitivo per un prodotto dedicato al ceto medio sempre più in crescita. Io sostengo che le aziende hanno fatto e stanno facendo grandi sforzi per creare al Made in China la sua naturale identità e veramente non approvo ma anzi ho condannato pubblicamente prodotti come SHEIN che, anche se fatti nel nostro territorio non rappresentano quel livello di Made in China a cui siamo arrivati oggi e ripeto che quell’azienda o quel tipo di aziende non rappresentano assolutamente il nostro sistema e non trovo corretto oggi etichettare tutto come scadente quando parliamo di un prodotto fatto in Cina. Abbiamo ricostruito una intera filiera e abbiamo creato la nostra identità, grazie anche alla collaborazione dei vostri professionisti e alla vostra eccellente materia prima.”

Dal canto suo, TheOneMilano è una piattaforma strategica per i brand internazionali, e la presenza della CNGA offre l’opportunità di creare un dialogo tra i designer e i produttori cinesi e le aziende italiane ed europee, favorendo lo scambio culturale e creativo tra le due nazioni, e aprendo nuove opportunità commerciali e di collaborazione.

Attraverso questa partecipazione, la CNGA mira a promuovere la qualità e la versatilità della moda cinese, evidenziando il lavoro di numerosi stilisti cinesi, con l’intento di rafforzare la loro presenza sui mercati internazionali e di espandere il network commerciale della Cina in Europa.

Francesco Fiordelli, referente esclusivo in Italia per China National Garment Association, commenta “Oggi, i brand cinesi, con design rinnovati e qualità elevata, sono cresciuti rapidamente, ottenendo non solo il riconoscimento di un vasto numero di consumatori, ma diventando anche una forza trainante per l’aggiornamento e lo sviluppo industriale. Inoltre, c’è una significativa collaborazione con l’industria dell’abbigliamento di vari paesi, inclusa l’Italia, focalizzata su aspetti quali la responsabilità sociale, il miglioramento dell’integrità del sistema, lo sviluppo di un’economia sostenibile e la creazione di un’immagine industriale responsabile”.

Francesco Fiordelli, referente esclusivo in Italia per China National Garment Association

Un equilibrio tra illusione e realtà, in cui ogni dettaglio si trasforma in ispirazione: MARYLING presenta la P/E 2025

Un equilibrio tra illusione e realtà, in cui ogni dettaglio si trasforma in ispirazione: MARYLING presenta la P/E 2025

Per la Milano Fashion Week, MARYLING si distingue per il suo design raffinato e contemporaneo, con un forte richiamo all’arte e all’architettura, e per colori, texture e forme geometriche, che danno vita a capi moderni e sofisticati, perfetti per una donna cosmopolita, che non rinuncia a un tocco di romanticisimo.

La collezione P/E 2025 esplora l’estrema visualità del mondo contemporaneo, in cui ogni dettaglio si trasforma in ispirazione. Pixel, quadrati, linee e forme geometriche, anche nella loro essenza più pura, si fondono in pattern accattivanti, prendendo spunto dai motivi urbani delle strisce pedonali di Parigi e dalle porte dipinte di Londra, fino ai tesori archeologici della Fondazione del Duomo di Milano e ai mosaici del Palazzo Ambrosiano, creando una narrativa visiva che si riflette su ogni capo.

L’arte gioca un ruolo centrale nella collezione, con un tributo alla follia ottica della Op-art e alla visione di Victor Vasarely. L’incontro tra forme pulite e il fascino magnetico del kitsch si traduce in una palette cromatica vibrante e satura, che si drappeggia attorno al corpo femminile come in un’illusione ottica. Le influenze massimaliste di Pierre e Gilles, con le loro opere iconiche a cavallo tra arte e fotografia, permeano l’estetica della collezione, mentre Peggy Moffitt, icona di libertà e musa del designer Rudi Geinreich, rappresenta un ulteriore punto di riferimento, trasmettendo leggerezza, divertimento e un tocco di ribellione.

Interessante il gioco di equilibri tra l’illusione e la realtà, in cui i motivi a maglia con intarsi ton sur ton o nero su bianco evocano l’architettura, mentre il blu elettrico, il rosa scuro e il pesca, elementi ricorrenti del brand, dominano la palette. Gli abiti creano effetti ottici che ingannano l’occhio grazie a giochi di layering, dove chiffon di seta e habotai monocolore si sovrappongono in un gioco infinito e ipnotico.

Come sempre, al cuore della collezione c’è la combinazione perfetta tra funzionalità e originalità, incarnata nel DNA di MARYLING. Tessuti pregiati, colori audaci e stampe innovative si fondono in capi che celebrano la femminilità contemporanea. Una collezione che non solo cattura l’attenzione, ma invita ad essere indossata, confermando l’essenza sempre attuale del brand milanese.

L’ultra-fast fashion che nuoce gravemente alla salute: Shein ancora nei guai

L’ultra-fast fashion che nuoce gravemente alla salute: Shein ancora nei guai

Negli ultimi anni, il settore dell’abbigliamento è andato popolandosi di nuovi brand, promuovendo abitudini di consumo estremizzate, che hanno ormai superato il concetto di fast-fashion.

Il modello di business schizofrenico promosso da brand come Shein, Boohoo, Romwe o Fashion Nova, per citarne alcuni, ha ormai superato la velocità del fast-fashion, tanto che si è arrivati a parlare di ultra-fast fashion, secondo un approccio in cui le tendenze vengono rapidamente trasformate in nuovi design disponibili per l’acquisto, mantenendo il ritmo con i continui cambiamenti guidati dai social media e dalle microtendenze​.

Questo settore ha un impatto ambientale significativo, che supera di gran lunga quello di brand come H&M o di Zara e del gruppo Inditex (considerati fast fahion). E se secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, l’industria della moda è responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di CO2, brand come Shein stanno finalmene risentendo di anni di pratiche illecite in quanto a sostenibilità, etica, diritti dei lavoratori e salute dei consumatori.

Quando il fast fashion non basta più: l’ultra-fast fashion di Shein

Valutata a 100 miliardi nel 2022, Shein è tuttora principalmente di proprietà del suo founder Chris Xu, pur avendo ricevuto significativi investimenti esterni da vari fondi di venture capital e investitori privati, che hanno aiutato a sostenere la sua rapida espansione a livello globale. Si stima che ogni mese Shein rilasci fino a 10mila nuovi articoli per soddisfare un bisogno consumistico estremo, con revenue che sono passate dai 10 miliardi di dollari del 2020 ai 24 miliardi nel 2022, seguendo un tasso di crescita annuale del 54.9%.

Questo malgrado la crescente cattiva reputazione del brand in termini di qualità e sostenbilità, con sempre più istituzioni per i diritti dei consumatori che esaminano in laboratorio i prodotti del brand e riportano la presenza di sostanze tossiche, pericolose per la salute dei consumatori di tutte le fasce d’età.

Da Greenpeace, al governo di Seul, fino a Öko-Test: i J’accuse contro Shein

Solo lo scorso Agosto è stato il turno del J’accuse di Öko-Test, rivista tedesca specializzata nel testare e valutare la qualità e la sicurezza di un’ampia gamma di prodotti di consumo.

L’indagine di Öko-Test ha preso in esame 21 capi di abbigliamento destinati a diverse fasce d’età: cinque per le donne, e quattro per uomini, adolescenti e neonati, oltre che un paio di scarpe per ogni categoria. Il risultato? La maggior parte dei prodotti Shein non ha superato il test, risultando contaminata da sostanze chimiche, come antimonio, dimetilformammide, piombo, cadmio, ftalati vietati, naftalene e idrocarburi policiclici aromatici in livelli così alti da risultare preoccupanti per la salute dei consumatori.

Già lo scorso Maggio, le autorità competenti di Seul, Corea del Sud, avevano richiesto al colosso con sede a Singapore di ritirare dal mercato diversi prodotti perché raggiungevano livelli di ftalati superiori a quelli consentiti. Facendo un passo ancora più indietro, nel 2022 un report di Greenpeace Germania aveva denunciato la presenza di ftalati, formaldeide e nichel, in quantità superiori ai livelli consentiti dalle leggi europee e quindi, illegali a tutti gli effetti. Il tutto senza considerare l’aspetto del prodotto, che Öko-Test dichiara essere “terribilmente scadente”. 

Ma al di là dell’estetica e della qualità, quali sono i rischi per la salute? Secondo i risultati dei test di laboratorio di Öko-Test, i residui chimici di antimonio, ftalati e dimetilformammide rinvenuti nei capi di Shein possono essere facilmente assorbiti attraverso la pelle e risultano gravemente tossici e, in alcuni casi, persino pericolosi per la fertilità, rischiando anche di danneggiare la salute del feto.

A loro volta, i livelli di piombo e cadmio, il primo considerato neurotossico, il secondo dannoso per ossa e apparato renale, superavano ampiamente i valori soglia stabiliti dal regolamento europeo, così come nel caso degli idrocarburi policiclici aromatici, sostanze che possono causare il cancro, in livelli fino a 22 volte superiori ai valori limite europei.

In risposta a queste accuse, Shein ha fatto sapere, attraverso una nota, che stanno lavorando “a stretto contatto con agenzie di analisi internazionali di terze parti, come Intertek, Sgs, Bv e Tuv, per effettuare regolarmente test che garantiscano la conformità dei fornitori ai nostri standard di sicurezza dei prodotti. Nell’ultimo anno, abbiamo condotto più di 400.000 test di sicurezza chimica con queste agenzie. I nostri fornitori sono tenuti a rispettare i controlli e gli standard che abbiamo messo in atto, nonché le leggi e i regolamenti sulla sicurezza dei prodotti nei Paesi in cui operiamo. Shein si impegna a lavorare a stretto contatto con le agenzie locali per la sicurezza dei prodotti, monitorando i cambiamenti e gli sviluppi delle leggi e delle normative sulla sicurezza e investendo nella continua ottimizzazione dei processi di conformità dei prodotti. Quando veniamo a conoscenza di un reclamo, per prudenza rimuoviamo immediatamente il prodotto o i prodotti dal nostro sito web, mentre svolgiamo le adeguate indagini. Se viene poi verificata la non conformità, non esiteremo a intraprendere le opportune azioni di controllo con il fornitore del prodotto”.

Insomma, per ogni reclamo il brand dichiara di rimuovere immediatamente il prodotto dal sito, rilasciandone altre centinaia nello stesso esatto momento, in un circolo vizioso ultra-fast da miliardi di dollari che nuoce gravemente alla salute dei consumatori.