THE ART OF INSIGHT

Dal 28 giugno al 1° luglio la Smart Arena Samsung ospita la mostra di Crypto arte ideata da Cheil Italia, agenzia creativa del Gruppo Samsung.

Cheil Italia, agenzia creativa data driven del Gruppo Samsung, presenta a Milano la propria identità ibrida attraverso “The Art of Insight”, una mostra aperta al pubblico e a ingresso gratuito che mette in relazione creatività e insight socio-antropologici.

Se da un lato, dedurre, correlare, mescolare, urlare la propria visione rappresentano aspetti del processo creativo, dall’altro analizzare, identificare modelli ricorsivi, convertire la realtà in numeri che descrivano una tendenza costituiscono i passaggi necessari a delineare un insight.

Viviamo la realtà odierna, personale e lavorativa in costante tensione tra questi due approcci, uno più intuitivo, l’altro più analitico. Di qui il titolo “The Art of Insight”, per offrire una lettura contemporanea della collisione di questi due sguardi, una visione inclusiva che dimostra la convergenza dei due mondi, viscerale e matematico, senza soluzione di continuità.

Una mostra di Crypto arte che diventa anche lo scheletro di un’analisi economica e sociologica, il cuore di chi cerca una teoria della grande unificazione.

Nove opere artistiche digitali esposte su maxi schermi che descrivono altrettanti insight, un osservatorio su quello che accade intorno a noi in una forma inusuale, di empatia e impatto, due mondi che si uniscono rimanendo ciascuno al suo estremo.

L’identità ibrida dell’agenzia emerge in tutta la sua forza dirompente: Cheil Italia rispecchia una miscellanea di culture e competenze diverse, che collidono e si inglobano vicendevolmente, generando una realtà tutt’altro che scontata. Il rigore coreano incontra la flessibilità italiana, potenza del dato e creatività si intrecciano, generando non solo performance dal valore misurabile, ma vere e proprie opere d’arte.

“Siamo agli inizi di un processo che intende restituire a Cheil Italia un ritratto della sua vera natura, forse fino ad ora celata” – esordisce così Claudio Nobili, Creative Director di Cheil Italia, nel descrivere le motivazioni che hanno spinto l’agenzia italo coreana ad offrire questa mostra alla città di Milano.

in-CANTO (en-CHANTMENT)

(Artists: Andrea Bertolotti | Arianna Ronco)

La Gen Z nasce con la tecnologia e si evolve con l’innovazione. La crescita di questa generazione è parallela allo sviluppo dei social, che portano a un nuovo modo di comunicare, a un nuovo linguaggio, e a nuovi ritmi. I tempi di questa generazione, infatti, sono veloci, scanditi da pochi secondi. È un continuo sviluppo, con continue novità, che rende la Gen Z sempre più connessa e al centro del proprio mondo. Secondo degli studi, infatti, il 60% dei consumatori della Gen Z afferma che i social media sono una parte essenziale della loro vita. Il 60% dei giovani tra i 13 e i 20 anni è interessato a promuovere i marchi sui propri social media e, infine, l’81% di questa generazione afferma che sarebbe entusiasta se un marchio volesse utilizzare i loro contenuti (accreditati) nei loro annunci di marketing.*

Questo narcisismo digitale desta una vera e propria fascinazione per le generazioni a cui è estraneo. Boomer e Millennials, ipnotizzati dal modo di comunicare della Gen Z, simulano il loro linguaggio fatto di immagini, di estetica e di creatività della durata di qualche secondo e dal racconto in pochi caratteri.

Nasce la volontà di fare parte di questo nuovo universo, di essere parte di questo nuovo linguaggio che porta con sé la voglia di essere inclusi.

Un dualismo tra attivo e passivo, dove le vecchie generazioni rimangono incantate da quello che può essere mera immagine, o grande significato.

È il canto di una sirena contemporanea di cui non è chiaro lo scopo, ma che ammalia le altre generazioni elevando il potere dell’effimero, al sostanziale.

PARADISI ARTIFICIALI (Artificial Paradises)

(Artists: Riccardo Piacenza | Daniele Meneghini)

“Since I was a child […] I’ve always loved a good story. I believed that stories helped us to ennoble ourselves, to fix what was broken in us and to help us become the people we dreamed of being. Lies that told a deeper truth.” Robert Ford, Westworld

Una delle più grandi aspirazioni dell’essere umano è la libertà. Non una mera assenza di costrizioni, ma una libertà esplosiva, rigeneratrice di creatività e di significato. Ma cosa succede quando quest’aspirazione si scontra con una condizione materiale caratterizzata da limitazioni e da un senso di soffocamento generale?

La fuga dalla realtà può diventare un’opzione ragionevole. Non è un caso che una ricerca abbia mostrato come il 57% della Gen Z ritenga di sentirsi più libera di esprimere sé stessa nei videogiochi che nella vita quotidiana e che addirittura il 77% dichiari che l’identità assunta durante le sessioni di gioco sia più corrispondente a ciò che si è realmente.*

Questi mondi digitali sono quindi dei Paradisi Artificiali contemporanei. La loro pluralità garantisce sempre novità, sono progettati per il coinvolgimento più totale, l’immedesimazione è assicurata e non ci sono rischi reali per la persona. Ci appaiono come frutti proibiti di cui finalmente possiamo cibarci per essere finalmente liberi, completi e sempre innocenti.

Ma a un prezzo. Il loro carattere effimero e artificiale fa sì che non siano una cura all’alienazione ma il suo prolungamento. Le mani che ci soffocano non spariscono come in un brutto sogno, ma traggono la loro linfa dagli stessi mondi in cui ci rifugiamo. Come l’Ideale si può trasformare in idolo, così i Paradisi Artificiali possono trasformarsi in Purgatori Artificiali. Non luoghi di residenza, ma semplicemente di transito. Quando la fuga finisce, si torna a fare i conti con la Realtà. La quale, forse, meriterebbe di essere il vero campo di battaglia della nostra libertà e della nostra identità.

*Vice Media Group and Publicis Groupe’s Razorfish agency 2022

WMI(?) – About identity

(Artists: Francesca Delvigo | Mario Esposito)

Chi è il protagonista di quest’opera? Non lo sappiamo. D’altronde, se lo chiede anche lui/lei/loro. “WMI?” è infatti una sigla che sta per “Who am I?”, “Chi sono?”. Il tema delle identità fluide e non definibili è profondamente sentito nelle nuove generazioni: secondo una recente ricerca* sui Gen Z, il 66% pensa che quello dell’uguaglianza di ge- nere sia un problema sempre più serio.
Il 27% dei ragazzi tra i 13 e i 20 anni si identifica, se- condo un altro studio**, con la macro-categoria LGBTQ+. Infine, i dati*** ci dicono che il 34% dei Millennial e il 38% dei Gen Z ritengono che il razzismo sistemico sia diffuso nel mondo del lavoro, suggerendoci dunque che bisogna intervenire per rafforzare l’inclusività e il rispetto di tutti.

L’opera realizza una chimera contemporanea, compo- sta da elementi e corpi uniti in un continuum fluido e misterioso. L’unica cosa che sappiamo di questo essere magnetico è che non vogliamo – e non possiamo – co- noscerne il genere. Sulla bocca del non-protagonista è poggiato un asterisco. Segno grafico utilizzato originariamente nelle scritture militanti (ma ormai ampiamente sdoganato) per indicare una parola che non voglia rappresentare né il genere maschi- le né quello femminile. È di poco tempo fa la notizia che, a Milano, le persone trans e non binarie potranno liberamente utilizzare il nome che hanno scelto, in base al genere che si sentono, sui documenti comunali.

Una buona notizia, che ci spinge a proseguire su una strada sempre più aperta e inclusiva. Pronti ad accogliere la sfida lanciata dall’opera. Già, perché una possibile risposta al suo misterioso quesi- to, è che il soggetto raffigurato, se guardiamo bene, siamo tutti noi.

*Team Lewis Foundation 2022.
**YPulse Report2022.
***A call for accountability and Action, Deloitte 2021.

DIVERTIMENTO FOTONICO ROTANTE (Spinning Photonic Fun)

(Artist: Claudio Nobili)

Prima dell’insorgere della pandemia, di certo non man- cavano le sfide quotidiane. Il diffondersi del Covid-19 e la sua terribile e inaspettata minaccia hanno scardinato le regole delle paure conosciute, generando un aumen- to misurabile dell’ansia nella popolazione.

Per questo motivo una tendenza emergente è andata consolidandosi: il 75% dei consumatori dichiara di volere sfuggire alle gravità della vita attraverso la fruizione di contenuti ed esperienze più leggere e divertenti*. Le preoccupazioni delle persone riguardano spesso i fondamentali della sopravvivenza: il 43% dei Millenials e il 41% della Gen Z** dichiara di temere un peggiora- mento delle economie locali nel 2022. In tutto ciò inol- tre il 77% dei consumatori sta maturando l’aspettativa di essere supportati dai brand in tempi di crisi***.

Ho deciso di rappresentare questo insight tramite il mio vissuto, in modo del tutto personale, nella forma di un avatar, la bella Fanny.
Fanny avverte chiaramente la gravità della vita intorno a lei e cerca di non vederla, di frammentarne la visione e riempirla d’altro, di trovare il suo “fun antidote”.
Avete mai provato quella sensazione di mondo felice e alterato quando da piccoli si sale su una giostra? O quando si guarda dentro un caleidoscopio? Fanny prende questi sentimenti e vi si im- merge, diventando essa stesa un caleidoscopio, però vuoto, da riempire di pietre preziose, pure gemme di bagliori freddi, che non alterano solo il suo corpo e la sua visione ma anche quella di chi è intorno a lei, trasformandola in una giostra di luce. Divertimento fotonico rotante.

*GWI, 2020.
**A call for accountability and Action, Deloitte 2021. ***Havas, 2021.

RISING BABEL

(Artists: Liliana Pillon | Marco Dispenza)

La diffidenza governa la nostra società. Sei persone su dieci*, infatti, confermano la propria tendenza a non credere a nulla fino a quando non vi siano delle indubi- tabili evidenze a sostegno… evidenze che, forse, non arriveranno mai. Viviamo nell’epoca delle fake news che agitano le acque dell’informazione e dei social network che danno a chiunque il diritto di parola, un’epoca che mette in discussione i dati oggettivi, li manipola e li interpreta, li piega a logiche altre rispetto a quelle della pura informazione. Il risultato è che il 67% delle persone crede che giornalisti e reporter cerchino “di fuorviare intenzionalmente le persone dicendo cose che sanno essere false o grossolane esagerazioni”** mentre il 64% afferma di essere incapace di confrontarsi costruttivamente, se non addirittura

civilmente, con persone di opinione opposta***. Quando la verità si perde nella nebbia del relativismo, il dialogo naufraga inevitabilmente.

Nell’opera, al centro di un paesaggio bizzarramente popolato vediamo campeggiare un prisma misterioso. La sua natura cristallina di verità frastagliata è coperta da un affollarsi di parole: è la “verità” nelle sue mille forme e declinazioni, essa stessa rinunciataria dell’Unicità che il pensiero le attribuisce. Intorno ad essa, si avvita a spirale una scala lastricata di fake news come una moderna torre di Ba- bele alla ricerca di un centro asintotico. La verità arriva a riflettersi sugli scalini come debole bagliore, lontano ricordo e provvisoria sembianza dell’origine. D’altra parte, la stessa luce che permette l’atto principe della conoscenza, il vedere, racchiude nella sua chiara semplicità un mondo complesso e danzante come lo spettro luminoso. La ricerca della Verità richiede impegno e tempo, un’impresa che nell’epoca del “tutto e subito” non viene neanche più tentata, ma abbandonatasenza rimpianti. I dati oggettivi che rappresentavano lingua universale e metro di giudizio, ancorando le opinioni alla realtà, cedono il passo alle emozioni – come mostrato chiaramente dal film e fenomeno mediatico “Don’t Look Up”, dove l’empirismo soccombe all’ideologia (si pensi al cambiamento climatico, il fenomeno del terrapiattismo, la stessa negazione del Covid-19). Il relativismo ha gettato sulla verità l’ombra dell’arroganza e del dispotismo assolutista, portando alla post- verità, una verità comoda, scelta, di moda, passeggera, desiderata, insomma una verità tailored-made che implode e crolla su se stessa.

*Edelman The Trust, 10 2022. **Edelman Trust Barometer, 2022.

INTERNAL WANDERLUST

(Artists: Manuel Gorgolini | Francesco Rondinelli)

Che cosa può difenderci dalle insidie della vita? Forse i mondi che costruiamo dentro noi stessi.
Luoghi protetti e sicuri per sentirsi (più) liberi, spazi emotivi di vita, in cui – metaforicamente ma non troppo fuggire per decomprimere dal peso del mondo, per rilassarsi, per sfogarsi, per coltivare i propri interessi. In altre parole, per lasciare fluire l’essenza di sé stessi, i propri sentimenti, la propria vera, più sincera natura.

Sono queste le “stanze dell’anima”: spazi della mente, che spesso trovano corrispondenza anche all’interno delle nostre case.
A questo proposito, il 79% dei consumatori in 30 paesi afferma che il proprio equilibrio mentale ha la stessa importanza del proprio benessere fisico*, mentre appare in crescita nell’universo digitale il trend degli spazi dedicati all’espressione dell’emotività; su Pinterest sono aumentate, infatti, le ricerche dedicate a questa tematica: +150% di ricerche di stanze della rabbia, +2% di stanze a tema musicale, +8% di stanze cosiddette di vetri e cristalli, dedicate cioè al benessere, +12% di stanze per la lettura e addirittura +190% di stanze per i massaggi domestici**.

Anelito, pulsione, con l’immagine che diviene uno statement, suggestivo, misterioso e chiarissimo al tempo stesso, della ricerca di una verità.
È il “dentro” che coincide con il mondo, l’affermazione di una possibilità altra, il simulacro di una nuova vita.

*Ipsos research, 10/2021. **Pinterest 2021 emotional report.

HUMAN FLOW

(Artists: Luca Biglieri | Antonino Astone)

Consapevolezza. In quest’opera si accende e si plasma libera verso un mondo non più disposto a reggere il peso del consumo spasmodico e incontrollato.

Quello che in gioco è l’abbondanza di pensiero (cioè l’acquisto di prodotti di cui non abbiamo realmente bisogno). Per questo l’85% delle persone negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Cina è disposto a ripensare il modo in cui vive e spende per affrontare il cambiamento climatico*.

Inoltre, il 69% dei consumatori di tutto il mondo ritiene che i marchi dovrebbero fare di più per stimolare un consumo più consapevole**.

In quest’opera, ciò che prende forma è la scelta. Scelta tra due possibili vie in un ecosistema fluttuante e in un equilibrio precario. La rinascita ha inizio alla base di un bonsai, simbolo di equilibrio, armonia, semplicità e tempo. Tra i suoi rami vediamo crisalidi pronte a schiudersi per iniziare un nuovo percorso, al di sotto invece bruchi insaziabili tentano di divorarle. Due figure distinte e spinte da impulsi differenti. La consapevolezza da una parte e il

Ma solo chi sceglie il cambiamento, può scrollarsi di dosso quelle barriere autoinflitte e dispiegare finalmente le ali. Il cui battito genera un flusso di coscienza chiamato a spazzare via l’equazione – uso a breve termine, danno ambientale a lungo termine.

Uno slancio per aprire la mente e aver tra le mani una nuova vita da donare al nostro pianeta.

*JWT 2021. **Accenture 2021.

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HOW DARE YOU

(Artists: Sharif Amer | Marco Dispenza)

Alla fine conserveremo solo ciò che ameremo, ameremo solo ciò che capiremo e capiremo solo ciò che ci avranno insegnato.” Baba Dioum

Nel 2018, quasi uno svedese su quattro ha scelto di non volare* a causa della “flygskam”, letteralmente “la vergogna di volare”. Un altro studio ci rivela che, nel 2021, oltre il 50% degli americani si è dichiarato preoccupato per le conseguenze del cambiamento climatico sulla propria salute mentale**. È il fenomeno della “climate anxiety” che si sta diffondendo nel mondo tanto che il 35% dei consumatori globali ha ridotto attivamente la propria impronta di carbonio***.

Il cambiamento climatico si è trasformato velocemente in emergenza. Ad esserne perfettamente consapevole è la Gen Z, vittima innocente di un paradigma di sviluppo dai limiti evidenti. Una generazione nativa digitale, questa, che abita il mondo prima che il singolo Paese e che si è fatta strada tra le ceneri delle ideologie, le macerie della finanza internazionale, i problemi irrisolti della globalizzazione ed ha trovato nel rispetto per l’ambiente un valore universale

nel quale identificarsi e per il quale lottare. Cambiamento di rotta o rischio di estinzione: non ci sono alternative.

Tale consapevolezza ha portato la Gen Z a non nascondere più la testa sotto la sabbia per guardare in faccia la realtà e puntare gli occhi verso un futuro alternativo, questa volta dai toni brillanti e rassicuranti. È diventata così ambasciatrice di un pensiero di rottura che promuove valori rivoluzionari come armonia e sostenibilità, responsabilità e pensiero collettivo. Volto della rinascita, la Gen Z protagonista di quest’opera assorbe nella propria identità i valori green segnando una frattura irrimediabile col passato.

Si favoriscono così nuovi modelli di sviluppo, come la net-zero economy, e fioriscono nuove sensibilità. Si pensi, ad esempio, alla sempre crescente attenzione per le api, responsabili dell’impollinazione del 75% delle colture alimentari mondiali**** eppure in forte sofferenza a causa dell’inquinamento. Interessante la risposta della città di Oslo che ha deciso di cedere spazio alla natura con la creazione di autostrade per le api.

Lentamente, stiamo imparando ad amare il nostro Pianeta. Sarà sufficiente?

*WWF Klimatbarometer, 03/2019. **American Psychiatric Association, 10/2020. ***Euromonitor, 2022.
****Lancet Planet Health, 2021.

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L’ABBUFFATA (The Binge)

(Artists: Federica Di Marcello | Mario Esposito)

Secondo il filosofo sudcoreano Byung-chul Han “… molteplicità e scelta simulano una diversità che in realtà non esiste”. Riportando il concetto al mondo della comunicazione di massa potremmo parafrasare dicendo che “troppa scelta non è mai vera scelta”.

E i dati* ci vengono in aiuto ricordandoci che il 46% degli utenti di contenuti in streaming afferma che è sempre più difficile trovare il contenuto che desidera perché ci sono fin troppi servizi disponibili. Il 64% degli intervistati** vorrebbe infattiun’unica piattaforma in cui poter scegliere più semplicemente.

Una varietà, insomma, che non è vera varietà e che costringe il neo-spettatore a un “inferno dell’Uguale” (parole sempre di Byung-chul Han), in cui tutto finisce ad assomigliarsi proprio perché nulla si distingue spiccatamente dal resto.

Qui in questo tempo, in quest’opera, il cibo per la vista si ammassa pleonasticamente, di fronte a un commensale solitario, lasciato a se stesso, inquieto e inquietante, che non potrà incamerare tutto senza rischiare, infine, una brutta indigestione.

*Nielsen 2022. **Nielsen 2022.