The Young Pope, Sorrentino e l’elogio dell’abbandono

Cast d’eccezione per The Young Pope, la serie tv scritta e diretta da Paolo Sorrentino, prodotta da Wildside, Haut et Court TV, Mediapro per Sky, HBO e Canal+.
Nelle vesti di papa Pio XIII, un giovane e attraente Jude Law.
In quelle del cardinal Voiello, una macchietta interpretata da Silvio Orlando e, dulcis in fundo, in quelle di Suor Mary, la bellissima e sempreverde Diane Keaton.

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Lenny Belardo (papa Pio XIII) è un giovane cinico eletto “per sorte” al conclave.
Le sue mire tendenzialmente assolutiste lo inquadrerebbero in una cornice oscura, mistica, a tratti incomprensibile.
Si presenta così, in maniera anticonvenzionale ma al contrario.
Chi non si aspetterebbe da un papa le buone maniere, l’affetto, la benevolenza, la comprensione?
Pio XIII non è nulla di tutto ciò.
Punisce, rimprovera, ammaestra, scandisce imperativi.
La tolleranza sfrattata, cede il posto al fanatismo, all’irriverenza, all’elogio del contrario.

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Ma prima d’essere papa, Lenny è un orfano.
Non lo è solo nella breve fase della crescita, lo è per tutta la sua vita.
Per tutta la durata della serie, Lenny è perseguitato dall’idea d’essere senza padre e senza madre, senza affetti, senza radici, idea che si rafforza con la mancanza di un credo definito al quale non può appartenere perché invisibile ad occhio nudo.
L’assenza dell’elemento genitoriale si svela nell’inquietudine dell’esistenza e nell’idealizzazione del ruolo materno che sposta il suo centro libidico sulla figura di Suor Mary.

Ma l’abbandono, espresso come un grido solitario nella notte, sembra non avere risposte.
L’amore e il dolore sono due facce della stessa medaglia, compatibili e costanti.
L’amore, così come il dolore, è mancanza, è il rifiuto della risposta materna.
Questo è il nesso del dialogo sull’aborto nel quale Lenny cita: “Nell’aborto sono tutti colpevoli, tranne la donna. E se fosse così per tutto? Se nelle cose della vita fossero tutti colpevoli tranne che la donna?“.

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Il disincanto e i limiti della razionalità spazzano via l’artificio del papa oscuro, incline al nascondimento, e danno il benvenuto a un papa amorevole, sensibile, mai esibizionista, sempre severo ma sorridente.
Lenny non può amare, Lenny vuole essere amato.
Il verbo appartenere è declinato secondo la dicotomia tra uomo e Dio, esistente e inesistente, presenza e assenza, bipartizione inconciliabile che fa dell’inadeguatezza il motore degli eventi.
Sorrentino utilizza i meccanismi del potere di un’istituzione sacra e moraleggiante per poter descrivere la tragedia dell’esistenza umana, sola, disillusa, inquieta.

“Cosa desiderava essere da bambino?
Volevo solo essere un bambino“.

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La Sartoria Tirelli firma i costumi di The Young Pope

La Sartoria Tirelli è tra i nomi che firmano i costumi di The Young Pope, serie tv diretta da Paolo Sorrentino, con un inedito Jude Law nei panni di Papa Pio XIII, primo fantomatico Papa italo-statunitense della storia.

Una lunghissima tradizione alle spalle e ben sedici Oscar per i costumi, la Sartoria Tirelli ha firmato i costumi di numerosissime produzioni, dall’ultimo film di Woody Allen, Café Society, alla serie tv I Medici, che vede come protagonisti Dustin Hoffman e Richard Madden, per cui sono stati confezionati circa cinquanta costumi.

Ma non solo cinema e tv: la lirica è da sempre protagonista principale dei costumi del magazzino di Formello, polo museale e crocevia di costumi dalla lunga e suggestiva storia. Divisi per epoche, dall’era greco-romana i nostri giorni, tanti sono gli abiti talari, come quelli indossati da Jude Law nella serie televisiva che ha debuttato su Sky Atlantic lo scorso 21 ottobre.

Jude Law in "The Young Pope" (Foto: Adnkronos)
Jude Law in “The Young Pope” (Foto: Adnkronos)


La celebre sartoria fu fondata nel 1964 da Umberto Tirelli, originario di Gualtieri, in Emilia Romagna, grande appassionato di abiti d’epoca. Dopo essersi trasferito a Milano, Umberto trovò lavoro alla sartoria Finzi: qui avvenne l’incontro con Luchino Visconti. Più tardi incontrò Franco Zeffirelli, su consiglio del quale si spostò a Roma, alla sartoria Safas. Dopo aver collaborato ai costumi per Il Gattopardo, Tirelli aprì la propria sartoria, entrata di diritto nella storia del costume italiano ed internazionale: tra i film per cui sono stati confezionati costumi Ludwig di Visconti, Medea di Pasolini e Casanova di Fellini, solo per citarne alcuni. Una lunga storia che non smette di affascinare.