Poetica e delicata la collezione autunno/inverno 2017-2018 di Preen by Thornton Bregazzi, che ha sfilato nell’ambito della settimana della moda londinese. Justin Thornton e Thea Bregazzi si ispirano alle suffragette e al neoromanticismo degli anni Ottanta. Romantica e ribelle, la donna che calca la passerella sembra liberamente ispirata alle fotografie di Christina Broom e all’opera di artisti come Tracey Emin e Sarah Lucas: “Pensavamo alle donne e a quanto possono essere forti le donne, specialmente nel momento politico attuale”, ha commentato Thea Bregazzi. Femminilità e sensualità nelle silhouette, tra elementi di lingerie, come i corsetti, ed inedite sovrapposizioni. Uno stile duplice, che rispecchia l’anima bifronte della musa di riferimento del duo creativo: così come la donna tradizionalmente è scissa tra il bisogno di protezione e la necessità di mostrarsi forte ed indipendente, similmente essa appare quasi costretta talvolta a reprimere quella femminilità che può facilmente trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Ecco quindi che i maglioni sono ora incorporati nei corsetti, che acquisiscono nuova praticità e possono essere multifunzionali, pronti, all’occorrenza, sia ad esaltare le curve, ma anche a nascondere ogni traccia di femminilità, fungendo quasi alla stregua di una fascia che cela la silhouette. Il duo creativo rivisita il classico abito eduardiano, divenuto uniforme del movimento delle suffragette: largo ad abiti in seta, declinati in violetto, impreziositi da bottoni e rouche, colletti preziosi che arricchiscono anche la classica camicia bianca, qui rivisitata con maniche straordinariamente lunghe ed abbinata a pantaloni a vita alta. Tripudio di riferimenti Eighties, per un neo romanticismo che strizza l’occhio al decennio più irriverente della storia. I capelli sono in disordine, il rossetto sbavato, ma l’eroina femminista che calca la passerella non sembra curarsene più di tanto. Tripudio di tapestry floreale declinato in una veste audace, che privilegia colori vivaci come il rosso, il nero, il giallo. I cappotti sono cocoon, mentre sui fiocchi indossati alla stregua di orecchini fanno capolino parole come Madre, Sorella e Figlia.
Autore: Chiara Caputo
La cowgirl di House of Holland
Un rodeo in chiave chic costituisce l’ispirazione su cui si fonda la sfilata di House of Holland. La collezione AI2017-2018 mixa note pop al country-chic, per una donna che sembra uscita da un saloon, perfetta interprete di un film di Tarantino o di un rodeo ambientato nel Texas. Henry Holland si ispira ad una ragazza che, sotto ai quadretti vichy di smilzi top effetto grembiule e shorts dal piglio hip hop, nasconde un’anima tosta ed una sensualità irriverente. Tripudio di note lolitiane nei colori pastello delle felpe o nei kimono lilla. Ironica e sexy, la ragazza che calca la passerella è una cowgirl, che indossa con adorabile nonchalance il cappello texano insieme al completino sexy degno della pupa del saloon. L’invito al défilé ricorda un Arbre Magique. Largo a camicie e pantaloni a zampa d’elegante, omaggio ai Seventies. Una dichiarazione d’amore all’America, la sfilata include anche una capsule collection in tema cartoon dedicata a Woody Woodpecker. “E’ molto difficile non guardare all’America in questo momento, per cui la collezione è una sorta di mia lettera d’amore all’America. Quel che volevo era celebrare la cultura del Paese”, così ha commentato Holland. Costellata da decorazioni cartoon, come le stelline che impreziosiscono i jeans e gli onnipresenti motivi cartoon, la collezione alterna pizzo, frange e stampe vintage, come i quadretti vichy, di ispirazione Fifties. Tripudio di femminilità e sex appeal negli shorts, delicatezza ed ironia nei maglioncini pastello in rosa baby, accanto al lato grunge, ispirato ai Nineties.
La it girl di Topshop Unique
Patchwork cromatici, mirabolanti giochi stilistici ed un omaggio allo stile British per eccellenza: sono questi gli ingredienti della sfilata Topshop Unique, che ha avuto luogo nell’ambito della fashion week londinese. Il colosso della moda britannica sceglie di ispirarsi al glamour delle it girl londinesi, dagli anni Sessanta ad oggi: Kate Phelan, direttrice creatica del design team, propone una collezione ricca di spunti, eclettica e versatile, che sembra ispirarsi ad un festival. Energia vitaminica e colori accesi si alternano sulla passerella, in una collezione che abbraccia la filosofia del see now, buy now. Le silshouette sono morbide e decostruite, le sovrapposizioni ardite ed affascinanti: non mancano elementi grunge, in pieno stile British, tra note Nineties e femminilità che si alterna a note sporty. Largo a capispalla oversize, come l’anorak in maglia o gli impermeabili con cappucci da indossare sopra bluse floreali e carpo pants. Ironica e spumeggiante, la donna Topshop Unique sembra pronta per il Coachella, o il Glastonbury Festival. Tripudio di paillettes, righe e check tra top e colori pastello declinati su minidress da dive. Pellicce oversize in colori audaci si alternano a note streetwear. Felpe sportive si alternano a smilzi abitini bodycon con cut out, in pieno stile grunge anni Novanta, mentre il glam rock trova incarnazione nelle minigonne e nei top laminati. Non mancano riferimenti Seventies nei lunghi abiti stampati, da indossare con dolcevita e costumi a righe. Un melting pot ispirazionale dà vita ad una collezione caleidoscopica che unisce ispirazioni multiformi.
Sfila a Londra la languida sensualità di Roland Mouret
Sensualità e sofisticata eleganza dal sapore timeless in passerella da Roland Mouret: nel ventesimo anniversario dalla fondazione del brand, lo stilista torna sulle passerelle londinesi, abbandonando temporaneamente Parigi. Per la collezione AI2017 tripudio di sensualità, tra silhouette languide e dettagli di ispirazione Nineties. La location scelta da Mouret per la sua sfilata-evento è il National Theatre di Londra: qui lo stilista presenta una collezione che rielabora i pezzi forti della sua estetica. Non un’autocelebrazione, ma un excursus doveroso che rivolge lo sguardo indietro agli albori del brand. Da sempre sinonimo di una femminilità quasi sfrontata ma sempre bon ton, Mouret intende lanciare un messaggio ben preciso, che getta le basi di un’estetica nuova: sensuale e sofisticata, la donna che calca la passerella non lesina in scollature e giochi, tra tessuti preziosi e silhouette di un’eleganza a tratti rètro. Sulle note di The Look of Love di Dusty Springfield sfila uno stile che intende esaltare le curve, tra cuciture strategiche e note vintage. Languide e rilassate le silhouette e i volumi, per abiti che spesso scoprono le spalle e rilevano porzioni di pelle nuda che danno vita a mirabili epifanie. Tripudio di velluti barocchi, tra cappe e seta pregiata. Mai volgare pur puntando al sex appeal, lo stilista resta tuttavia ancorato ad un concetto di moda che oggi non trova quasi più riscontro in una realtà in cui domina la filosofia del see-now-buy-now. “Le sfilate devono essere più lunghe, devono condurre il consumatore in un viaggio”, così lo stilista ha commentato la sua scelta. Sulla passerella si susseguono capi scultorei e top che ricordano i pepli, tra spalle in evidenza e capispalla cocoon. La palette cromatica abbraccia il grigio piombo, il giallo, il viola e tocchi di azzurro. Tra le modelle spicca la splendida Blanca Padilla, sublime incarnazione dello stile Roland Mouret.
L’estetica unisex di Margaret Howell
Ha sfilato a Londra la collezione di menswear e womenswear firmata Margaret Howell: un défilé unico riunisce entrambe le collezioni per la prossima stagione invernale. Una prima volta assoluta per la stilista, che ha dichiarato di adorare da sempre il look androgino per la donna. La musa a cui si ispira è una donna forte, indipendente e naturale, che ama vestire in maniera comoda ma senza rinunciare allo stile. Il brand, fondato nel 1970, predilige da sempre una sartorialità essenziale e linee pulite: la sfilata, che ha avuto luogo alla Rambert Dance Hall di Waterloo, riporta in auge i pezzi classici dell’estetica di Howell, ma vede la stilista cimentarsi anche in un’inedita sperimentazione. La sobrietà trionfa sia per lui che per lei, tra sovrapposizioni ed armonia, per uno stile che rielabora i codici dell’abbigliamento della working class inglese. Protagonisti assoluti della collezione i capispalla, in particolare i cappotti dalla linea classica, accanto ai pantaloni sartoriali. Ricercata e sofisticata la scelta delle texture e dei colori, in una palette cromatica che predilige i toni del blu e del marrone. Un’estetica unisex, che mixa i guardaroba di lui e di lei in bilico tra suggestioni luxury e tripudio di una classicità destinata a non passare mai di moda: l’androginia, da sempre prediletta dalla stilista, trova incarnazione nei modelli timeless che si alternano sul défilé, accanto a pezzi dal sapore sporty-chic. Non mancano idee originali, destinate ad imporsi come fashion trend della prossima stagione AI, come le bretelle e i grembiuli, di ispirazione workwear. Ora anche lei indossa i pantaloni maschili, declinati in verde oliva, magari indossati anche con una sciarpa oversize e un berretto in lana rosa pallido: le sovrapposizioni e i contrasti riescono sempre gentili, mai forzati, in un gioco cromatico ton sur ton che cattura l’occhio e la fantasia. La camicia sartoriale fuoriesce dai pantaloni, le proporzioni sono relaxed e il mood prevalente punta al comfort.
Il folclore nordico sfila sulla passerella di Anya Hindmarch
Atmosfere nordiche in passerella da Anya Hindmarch: la stilista britannica si ispira ad una fiaba scandinava, per una collezione in cui domina il folclore nordico scandito da note medievali. L’inverno, con i suoi colori e lo spettacolo dell’aurora boreale, diviene protagonista assoluto di una sfilata ricca di suggestioni: metà elfo e metà folletto, la donna che calca la passerella sfoggia maglioni pesanti decorati con motivi presi in prestito dalla tradizione scandinava, con i suoi miti e le sue leggende.
Onirica ed affascinante, la musa di Hindmarch sfoggia capi in tinte pastello, come i rosa e gli azzurri più freddi, il giallo limone, l’arancio, tra motivi alpini ed occhiali da sole perfetti per le piste da sci, firmati da Cutler and Gross. Si intitola Vetr la collezione, termine preso in prestito dal vocabolario islandese per indicare le montagne.
«L’autunno-inverno 2017/18 esplora i contrasti tra una romantica visione dell’inverno, il desiderio di viaggiare e i motivi decorativi dell’old norse folklore», ha commentato la stilista. «Questo avviene grazie alla moderna interpretazione delle tecniche tradizionali applicate alla pelle, inclusi i kurbits e una complessa lavorazione a intreccio».
Delicata e al contempo irriverente ed ironica, la donna immaginata da Anya Hindmarch sfoggia cappotti in lana decorati con orsacchiotti dalle note infantili, insieme a decori folk rubati al folclore svedese. Ai piedi campeggiano gli zoccoli olandesi profilati però da sheraling, mentre suggestioni lady like dominano nella Modular bag. Glamour ed ironia dominano in una sfilata che ricorda una fiaba. Largo a pellicce cocoon impreziosite da farfalle, o ancora stole in pelliccia declinate in colori come l’acquamarina, il giallo e il verde smeraldo. I cappotti sono costellati da toppe in un patchwork inedito che si traduce in cut out in pelle e decorazioni gioiello.
Il fascino sulfureo della donna di Gareth Pugh incanta Londra
Si ispira al film cult “Il portiere” di notte Gareth Pugh per la sua collezione RTW Fall 2017: come sempre enigmatico protagonista della fashion week londinese, Pugh non smette di affascinare con una sfilata liberamente ispirata dalla celebre pellicola del 1974 diretta da Liliana Cavani. In passerella sfila una donna androgina strizzata in trench di pelle nera effetto boudoir, tra tocchi fetish e note sadomasochistiche: si alternano mannequin che sfoggiano petto nudo con bretelle, proprio come Charlotte Rampling, splendida protagonista del film della Cavani. Eroine androgine ed algide che inneggiano all’anarchia come rifugio dal vuoto di valori contemporaneo, sfidando anche il bigottismo imperante e l’ipocrisia di un momento storico in cui regna il caos. Fascino noir e voluttà all over divengono il fil rouge di un défilé emozionante, protagonista del quale è una donna dal fascino sulfureo: la stessa location scelta per la sfilata ricorda una discesa agli inferi, con la scala a chiocciola di oltre cento gradini che porta gli ospiti in un’arena sotterranea in cemento armato. Un luogo dalle forti connotazioni simboliche e dal fascino onirico, che trae spunto anche dal celebre musical di Broadway Cabaret: Pugh cita una frase in particolare, «Qui dentro la vita è bellissima», in una collezione inquietante, in cui all’individuo vengono date solo due chance, volare oppure cadere. In un mondo costellato da suggestioni post-apocalittiche si erge la venere in latex di Pugh, incarnazione del male ma anche della sensualità più promiscua. Scandalosa ed irriverente, la donna immaginata dallo stilista incarna un manifesto estetico che si pone come antitesi all’anarchia generale. In un tripudio di PVC, pelle e total black, si alternano capi scultura dal sapore onirico, mentre tra le modelle spicca la 39enne Erin O’Connor, fisico esile e volto divino. Fluidità e sartorialità si alternano tra fur coat oversize e trionfo di pelle e latex, declinati anche su cappotti doppiopetto e trench che arrivano fino ai piedi. Come una dea, moderna Proserpina, la donna di Pugh tenta e respinge, in quell’Unheimlich di freudiana memoria che non smette di destare scalpore. Intensa, drammatica e glamour, la vestale in lurex non teme il glamour, tra exploit di una femminilità carnale che irrompono dal mood androgino. Una prova magistrale per lo stilista inglese.
L’eclettismo sperimentale di Ports 1961
Ports 1961 lascia Milano e sbarca a Londra per presentare la collezione autunno/inverno 2017-2018: Nataša Cagali, direttrice creatica della linea donna del brand, torna nella Capitale britannica, dove vive e lavora, e dove si è anche diplomata presso la prestigiosa Central Saint Martin. La designer presenta una collezione altamente sperimentale tanto nella scelta dei materiali quanto nella scelta dei colori, ispirata ad un’anima globetrotter: il marchio cino-canadese sembra esplorare la dimensione domestica di un viaggiatore contemporaneo, in bilico tra note otpical e tailoring. Sfilano note knitwear e tricot accanto a cromatismi e grafismi audaci che rimandano alle decorazioni di certo interior design: tra suggestioni pop sfilano macro-paillettes e pulizia, in bilico tra inedite ispirazioni che guardano al decor e capi impreziositi da pannelli ed oblò. Ricordano certi tappeti marocchini alcuni dei capi che si alternano sulla passerella, tra abiti stretch, top come veli e pantaloni. Strizzano l’occhio agli Swinging Sixties gli specchietti psichedelici che impreziosiscono alcuni capi, tra cut out strategici posizionati su camicie e volumi affascinanti e fluidi. Eclettica ed accattivante, la donna Ports 1961 non lesina in volumi scultorei e sovrapposizioni ardite: le maniche tagliate si assemblano talvolta a guanti in maglia, mentre le t-shirt raffigurano calici. Innovativa e sperimentale, la collezione sembra voler mixare citazioni neoclassiche al più ardito futurismo, in un melting pot irriverente. Suggestioni orientali nei kimono rossi e nelle linee pulite con cintura in vita, mentre spuntano qua e là anche maxi pellicce da indossare su maglie a righe black and white, di netta ispirazione anni Sessanta. Le silhouette sono decostruite e il mood predominante prevede un audace mix di sovrapposizioni.
L’estetica ageless di Simone Rocha
Preziosa ed onirica la sfilata di Simone Rocha, che ha incantato il pubblico della settimana della moda londinese con una collezione che sdogana la bellezza over 70: in una marcia all’insegna dello stile evergreen si alternano sulla passerella Marie-Sophie Wilson, Jan de Villeneuve ed una splendida Benedetta Barzini, muse di Simone Rocha e testimonial della collezione autunno/inverno 2017-2018.
In un tripudio di dettagli military-chic sfila il nuovo manifesto estetico firmato Simone Rocha, che a starlette ed influencer contemporanee ha preferito l’allure di dive intramontabili, come le mannequin di vecchia generazione: ecco quindi alternarsi sulla passerella i volti naturali di autentiche leggende della moda, come la divina Barzini, volto prediletto da Gian Paolo Barbieri, o ancora Jan de Villeneuve, ancora splendida alla veneranda età di 72 anni, e Marie-Sophie Wilson, classe 1947. Nella sontuosa cornice della Lancaster House sfila una parata militare di capispalla preziosi ed abiti in tulle impreziositi dalle celebri decorazioni di fiori rossi. Regale ed opulenta la location che fa da sfondo ad un défilé ricco di charme: tra l’oro dei lampadari chandelier sfila un’armata di guerriere moderne, che danno vita ad un excursus che farà impazzire i fanatici di storia del costume: i volti più famosi dagli anni Sessanta ad oggi si danno il cambio accanto alle colleghe di nuova generazione, ad incarnare una bellezza che travalichi ogni standard preconfezionato. Una moda inclusiva, quella profilata dalla stilista, che possa adattarsi a donne di ogni generazione. Non mancano suggestioni vittoriane nelle gonne a corolla e nei tessuti preziosi, come i velluti doppiati. La guerriera di Simone Rocha riporta in auge il tessuto, unito ad iconiche cinture, che fanno capolino tra sontuosi abiti in taffettà nero impreziositi da decorazioni floreali, tra ruches e camicie candide. Volumi scultorei e note gotiche si alternano in una sfilata epica, che indugia in capispalla oversize, cappotti militari e tonalità scure, con nero all over accanto a dettagli rossi e gialli.
Sfila a Londra la speculazione filosofica di Chalayan
Ritorno a Londra per Hussein Chalayan, che sceglie la London Fashion Week per presentare la collezione autunno/inverno 2017-2018: lo stilista sceglie il consueto mood concettuale per una sfilata impegnata politicamente. La location scelta per il défilé è un cinema, con tanto di stampa e fotografi in platea: lo stilista dà vita ad una performance concettuale che pine l’accento sulla società contemporanea e sulle infinite contraddizioni che la caratterizzano. Tra le ispirazioni predominanti la cultura greca del periodo balcanico, in un tripudio di silhouette fluide e dettagli tailoring. Individualista ed isolato rispetto ad un mondo sempre più alienato anche a causa dell’avvento della tecnologia, che anziché unire sembra aver allontanato sempre più il singolo dalla collettività, la donna Chalayan sfila sfoggiando ampi maglioni in lana merino e dettagli in mohair decorati con un simbolismo arcaico che inneggia alla contemporaneità. Il minimalismo d’ordinanza, da sempre cifra stilistica del brand, si arricchisce qui di spunti inediti che trovano riscontro in una attenzione certosina per il dettaglio: la palette cromatica indugia nei toni scuri, tra black all over, terra e blu. Dopo sedici anni di sfilate parigine, Chalayan torna a Londra con una sfilata che esplora i nuovi individui isolati nella contemporaneità. Pannelli in cartone fanno capolino da ampi maglioni e da knitwear pregiato ma anche da abiti lunghi, in un inatteso turbillon di foglie e decorazioni preziose. Non mancano dettagli folk che si ispirano alla cultura greca ma anche all’arte classica ed in particolar modo alle sculture dell’Antica Grecia. Tornano come di consuete le silhouette scultoree da sempre prerogativa dell’estetica dello stilista, che assumono questa volta un’aura austera, grazie anche agli elementi sartoriali che uniscono lunghi abiti a giacche ricamate come corsetti o pantaloni da indossare con la più classica delle camicie bianche. Chalayan si cimenta nella veste di filosofo, tracciando un excursus che pone al centro della sua riflessione ontologica l’individuo, sempre più solo nella società attuale. Una riuscita prova per lo stilista, che sforna una collezione altamente portabile costellata da affascinanti riferimenti storici.
(Foto: Dezeen)
L’epopea in stile cartoon firmata Mary Katrantzou
Chi non ricorda Fantasia, il celebre film di animazione della Disney del 1940? Mary Katrantizou si ispira proprio alla celebre pellicola animata per la sua collezione autunno/inverno 2017-2018, che ha sfilato nell’ambito della fashion week londinese. In un tripudio di colori accesi e paillettes, la designer greca tratteggia il suo regno onirico, popolato da personaggi immaginari e costellato da ispirazioni multiformi. In un turbillon di stampe declinate in chiave multicolor sfila nella cornice della Tate Modern una collezione ricca di charme, con un’orchestra liva che suona Time, la ballata di Hans Zimmer, utilizzata come colonna sonora del film Inception di Christopher Nolan. “Piango sempre quando la sento”, ha dichiarato la stilista, che con la collezione sembra voler lanciare un monito a sognare, prendendo come spunto il magico mondo della Disney. Fantasia intesa come libertà, capacità di improvvisazione ed energia creativa, per una eroina dall’anima bifronte: i toni zuccherosi da cartoon vengono infatti sapientemente smussati da linee sartoriali e suggestioni noir che ricordano le eroine dei film di Hitchcock, in un tripudio di note Forties. Largo a stampe ricche e sorprendenti, decorazioni preziose e tessuti pregiati, tra tuniche da indossare con pantaloni, pigiami palazzo in stampe jacquard e cappotti decorati con cigni metallizzati. Non mancano decorazioni floreali, tulle, tocchi di pelliccia e sapiente artigianalità declinata in chiave couture più che ready-to-wear. Diverse le linee e le proporzioni, che spaziano da maxi dress da grab soirée ad abitini in velluto, in un melting pot ispirazionale che attinge alle fiabe, al mood esotico ed ai paesaggi medio-orientali. Numerose le decorazioni, tra cristalli e broccati floreali ad impreziosire capispalla, come giacche in satin di seta ed effetti 3D realizzati con un uso magistrale delle paillettes. I lunghi abiti da sera sono impreziositi da decorazioni che raffigurano creature mitologiche ed alberi, ma anche cieli stellati e cristalli. In un front row esclusivo in cui spiccano nomi del calibro di Caroline Vreeland, la designer greca riesce ad incantare con una sorta di poema epico declinato in chiave cartoon: in passerella sfila una sorta di ninfa epica, che non lesina in capi principeschi e suggestioni gotiche.