Things that matter: la nuova campagna SS20 di Parfois

Things that matter: la nuova campagna SS20 di Parfois

Questa è l’estate per abbandonare il superfluo e dare spazio a ciò che importa veramente. Massima attenzione ai dettagli e ai sensi.
Punto di partenza e fonte d’ispirazione per la campagna è l’isola di Gozo, a Malta, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. La campagna vede protagonista la modella Agnes Åkerlund, catturata dalla lente minimalista del fotografo giapponese Piczo, e delinea una riscoperta dei sensi e delle rivelazioni di un’estate.
Ecco il motto che accoglierà la prossima stagione: The matter of things and the things that matter.



La collezione

La natura è il tema di questa stagione: borse cestino che ricordano materiali come il bambù ed il legno, orecchini estivi dalle forme a conchiglia. Le borse a tracolla, i cui toni base richiamano l’argilla, sono decorate con ricami delicati, in un mix di stili e materiali differenti: dal cotone al camoscio, alla similpelle. Le borse oversize sono versatili e resistenti, con stampe colorate o a rete, sempre facili da portare.



Particolare risalto alle collane XXL, che giocano un ruolo importante nella collezione, e che Parfois propone come catenine dai dettagli che ricordano i fondali marini. Focus anche sulle calzature, che combinano comfort e stile, nei sandali bassi, così come nelle sneakers color pastello con suola rinforzata. I cappelli, ancora una volta, sono protagonisti della stagione.
I capi presentano linee strutturate ed allo stesso tempo essenziali – indumenti che appaiono semplici a prima vista e che vestono alla perfezione. La palette cromatica prende spunto dai colori presenti in natura. I pantaloni cargo, dal mood militare, larghi e con tasche laterali, si preannunciano già come uno dei must della prossima estate.
Toni terra e neutri caratterizzano gli outfit, in una combinazione originale di materiali e stili. Un abito verde di lino abbinato ad una giacca legata in vita e ad una borsa con tasche, rispecchia perfettamente il mood della stagione. I look in denim sono reminiscenze degli anni ’90, ma con un tocco di modernità, per donne che si vestono con personalità e che sono inequivocabilmente cool.



Crediti:
Modella: Agnes Åkerlund
Fotografia: Piczo
Makeup & Hair Artist: Mónica Marmo


AMERICAN VINTAGE A PITTI UOMO 97

AMERICAN VINTAGE A PITTI UOMO 97

IL BRAND FRANCESE RICONFERMA LA SUA PRESENZA A FIRENZE DOPO L’OPENING A TORINO

Sempre più forte il legame che unisce American Vintage all’Italia: la maison guidata da Michaël Azoulay, che nel corso degli ultimi anni ha aperto tre store monobrand sul territorio italiano, conferma ancora una volta la sua partecipazione a Pitti Uomo 97, a Firenze dal 7 al 10 gennaio.

Già presente a Roma, Firenze, Bologna e Verona, lo scorso settembre American Vintage ha inaugurato a Torino il suo quinto store in Italia. Un passaggio che si inserisce all’interno di una più ampia strategia di crescita e che vede nel Bel Paese un importante mercato di riferimento. In occasione della kermesse fiorentina il brand presenterà le sue collezioni divenute sinonimo di easywear comfy-chic a livello internazionale.

La maison francese ha selezionato infatti i migliori tessuti naturali per realizzare look che non solo sono belli da guardare ma che prima di tutto sono piacevoli da sentire sulla pelle e confortevoli da indossare. Il cotone Pima, la più bella varietà di cotone del mondo, si declina su capispalla morbidi dai colori caldi. Filati originari dall’Italia, resistenti e al contempo morbidi, donano comfort ai maglioni, ai cardigan abbottonati e ad altri look naturalmente cocoon. Etica e responsabile è inoltre la produzione dei look ultra-denim – realizzati garantendo il minor utilizzo di acqua possibile secondo standard internazionali – comodi ed eco-friendly!

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Il look maschile firmato dalla maison francese si riconferma per la vestibilità confortevole, leggermente over, per la palette ricca di cromie, dalle più neutre alle più accese, e naturalmente per l’utilizzo di materie prime di altissima qualità.

Nato in Francia nel 2005 dall’intuito di Michaël Azoulay, il brand di abbigliamento American Vintage rappresenta una case history di successo legata alla reinterpretazione in chiave creativa e metropolitana di un capo passepartout del guardaroba casual, la t-shirt, declinata in fibre naturali e assurta ben presto a sinonimo di semplicità, bellezza e vestibilità impeccabile. Questa label ha ormai assunto confini global. L’azienda è cresciuta a ritmi esponenziali negli ultimi 10 anni: il suo giro d’affari, partendo da 1.6 milioni di Euro del 2005 ha raggiunto 84 milioni nel 2016, di cui circa la metà generata dallo sviluppo della rete retail.

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Attualmente la piattaforma dei monomarca a insegna American Vintage annovera 85 boutique e 37 corner, di cui 53 negozi e 32 corner dedicati solo in Francia e all’estero una presenza fra gli altri in Belgio, Spagna, Israele e Hong Kong. D’altro lato il canale wholesale si basa su una rete capillare di punti vendita selezionati che in Francia ammontano a 450.

La nuova campagna Bally SS20

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La collezione Primavera/Estate 2020 di Bally esplora la continua interazione tra moda e ambiente.
Qui la qualità incontra le linee pulite, creando un senso di comfort ed eleganza, mentre la palette cromatica, ispirata al mondo naturale, richiama l’alba e il tramonto con innovativi trattamenti dégradé.
Riferimenti inaspettati alla pop art e grafiche tratte dagli archivi vengono riproposti in una nuova veste, rendendo omaggio alla storia di Bally.
L’eccellenza artigianale si esprime attraverso la sapiente creazione di calzature, accessori e capispalla, che ribadiscono la maestria della maison nella lavorazione della pelle.
Nella campagna, la fotografa Zoë Ghertner immortala i modelli Conie Vallese e Clément Chabernaud nello scenario incontaminato delle Alpi svizzere, con lo styling di Francesca Burns.
Lo story-telling della Collezione P/E 2020 si arricchisce ulteriormente con gli scatti prodotto di Joaquin Laguinge e il video promozionale del regista Errol Rainey, sottolineando la supremazia dello stile senza tempo.

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Photographer: Zoë Ghertner
Styling: Francesca Burns
Models: Conie Vallese and Clément Chabernaud

PITTI 97: L’IMPERMEABILE E ZEROSETTANTA STUDIO RILANCIANO IL PROGETTO SOSTENIBILITA’

PITTI 97: L’IMPERMEABILE E ZEROSETTANTA STUDIO RILANCIANO IL PROGETTO SOSTENIBILITA’

L’attenzione per l’ambiente e per la sostenibilità è da sempre stato uno dei vanti della collezione ZEROSETTANTA STUDIO che utilizza da oltre dieci anni tessuti di lana ad impatto ambientale zero per la filiera di provenienza.
Quest’anno in particolare modo ZEROSETTANTA STUDIO eccelle nella ricerca creando come novità assoluta capi in ECO-DESIGN ovvero studiati per utilizzare solo materiali riciclati con un riciclo del 95%, quindi utilizzando solo un 5% di materiale nuovo, riciclabili al 100%.
Con questa innovazione che rivoluziona tutto il modello di produzione e che obbliga tutti i passaggi produttivi all’utilizzo di materiali consci, il cliente finale potrà riportare il capo usato in negozio con la consapevolezza di un impatto zero sull’ambiente.

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In occasione di Pitti, la famiglia Landi compie un altro passo versò la SOSTENIBILITA’:


Landi Confezioni di Empoli e Com.i.stra di Prato, due storiche aziende toscane unite sin dal 2009 non solo in nome della moda, ma anche di valori importanti come l’etica della sostenibilità. Due modelli speciali porteranno l’etichetta “Remo Key”: un marchio che caratterizza il materiale riciclato con un ciclo effettuato interamente in azienda. L’etichetta presenterà nel dettaglio informazioni reali e precise per far capire al consumatore finale il vero impatto del capo che hanno acquistato sull’ambiente.

Per ogni kg di tessuto riciclato abbiamo risparmiato: 836L di acqua, 86.01 CO2(KG) di carbonio, 149.08 KwH di energia elettrica.
Finalmente il tessuto rigenerato ha la sua filiera corta dallo straccio al capo finito, tutto passa fra le mani di due aziende storiche: a Prato da oltre mezzo secolo la Com.i.stra produce il cardato, rigenerando tessuti attraverso vari processi industriali con un ciclo interno completo; a Empoli Landi Confezioni dal 1948 produce outerwear da uomo e donna.

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Ungaro e l’arte della moda che ama le donne – Ungaro Uomo al Pitti 97

Ungaro e l’arte della moda che ama le donne

Di Enrico Maria Albamonte

Lo chiamavamo ‘monsieur dentelle’, il signore del pizzo. Con i suoi favolosi abiti fascianti dal gusto sottilmente rétro, zampillanti plissé e drappeggi da dea pagana e modellati direttamente sul corpo femminile, Emanuel Ungaro ha segnato un’epoca. Un’epoca dominata da una femminilità esuberante e ipervisiva, a tratti eccentrica ma molto parisienne, per donne uniche e autentiche che il couturier di origini italiane nato a Aix en Provence e scomparso il 21 dicembre 2019 all’età di 86 anni, si divertiva a plasmare come sinuose sculture.

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La sua musa fu Anouk Aimée, l’attrice francese per antonomasia protagonista di ‘Un homme, une femme’ di Claude Lelouche ma molto amata anche da Federico Fellini che la volle nel cast del suo capolavoro assoluto, ‘La dolce vita’. Nel corso della sua fulgida carriera il grande creatore vestì la splendida Sharon Stone per ‘La dea del successo’ e la bomba sexy Rebecca Romijn Stamos per il film di Brian De Palma ‘Femme fatale’. Praticamente tutte le più belle, ricche e famose del firmamento internazionale del cinema e del jet set sono state sue amiche, fan e clienti: Jacqueline Onassis, Lee Radzwill, Lynn Wiatt, Sigourney Weaver, Lauren Bacall, la duchessa di Windsor, Isabella Rossellini, Hélène de Rotschild, Carolina di Monaco, Isabelle Adjani, Fanny Ardant, Jacqueline Bisset, Marisa Berenson, Catherine Deneuve e moltissime altre.

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Il padre Cosimo, artigiano pugliese della moda, amava Rossini e aveva una voce da tenore ma era anche antifascista e così con la sua famiglia negli anni’30 fuggì dall’Italia governata dal duce. Il giovane Emanuel che ricevette in regalo la sua prima macchina da cucire Singer a soli 5 anni, enfant prodige già curioso e geniale, apprese l’amore per la musica fin dall’infanzia. Non a caso i suoi abiti più famosi, quelli per i quali il suo mito esplose negli spensierati anni’80 rivaleggiando con mostri sacri del calibro di Yves Saint Laurent, Dior, Givenchy e Chanel, sono una sinfonia di colori, di fantasie, di motivi decorativi, di fogge stravaganti in bilico fra barocco e impressionismo, fra classica e jazz, fra il vento del nord e il calore del sud. Pois e rouches, fiori e check, righe e fiocchi si combinavano nelle sue creazioni in un cocktail esplosivo che stupiva e spiazzava come in una conflagrazione di tinte flamboyants, proposte in accostamenti arditi mai visti prima. Determinato e stakanovista, creava i suoi abiti drappeggiando i tessuti sul corpo delle modelle sulle note di Wagner e Beethoven spesso fino a 12 ore e senza concedersi pause. I suoi plastici modelli da sirena hanno ammaliato e continuano ad ammaliare le donne di ogni generazione, perché per tutte Emanuel Ungaro è stato il poeta del tessuto, il couturier che amava le donne. Lo si poteva notare anche dal flacone del suo primo profumo lanciato nel 1983 e che si chiamava appunto ‘Diva’ mentre l’ultima essenza della maison è stata ‘Desnuda’, una celebrazione della più ubertosa sensualità femminile.

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Ungaro apparteneva a quel gruppo ristretto di couturier che, sbocciati negli anni’60 sono ormai scomparsi: Oscar De La Renta, Andrè Courrèges, Paco Rabanne, Karl Lagerfeld, Yves Saint Laurent, Hubert de Givenchy. Una scuola di stile che gravitava intorno al sommo sacerdote della haute couture Cristobàl Balenciaga. Colui che per intenderci, era considerato l’esempio del “buon couturier che deve essere architetto per il progetto, scultore per la forma, pittore per il colore, musicista per l’armonia e filosofo per il concetto”. Nell’atelier del maestro di Getària Ungaro rimase sei anni, al termine dei quali decise di esordire con una sua griffe grazie alla complicità della sua compagna d’allora Sonja Knapp che per finanziare i suoi primi progetti vendette la sua Porsche. Era il 1965 ed era la prima volta che un couturier presentava in pedana dei formidabili minidress al posto degli ormai istituzionali abiti da gran sera, una svolta del gusto che per l’epoca fece scandalo. Non per niente WWD ebbe a dire: “Il nome di Ungaro è sulla bocca di tutti a Parigi. La stampa ha bisogno di una nuova attrazione ed Emanuel Ungaro è la risposta giusta”.

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Non molti sanno che fu un inesausto sperimentatore fin dai suoi primi passi nel mondo dorato dell’alta moda francese: nelle sue collezioni si potevano vedere futuristiche cappe di fettucce di organza, virtuosismi di pizzo e guipure finissime, prodigi di lavorazioni in pelle matelassé, linee geometriche e grafiche in omaggio alle nuove filiformi muse del fashion, da Twiggy a Jean Shrimpton, abiti di metallo sfavillanti come corazze in largo anticipo sui tempi (Paco Rabanne era ancora un illustre sconosciuto), stivali alti stile Barbarella e soprattutto collage di fantasie come un culture clash, a volte quattro nello stesso abito.

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Un’idea rivoluzionaria destinata a cambiare il corso della storia della moda. La sua magnifica ossessione infatti erano le stoffe: “amo affondare il naso nel tessuto. Lo accarezzo, lo annuso e lo ascolto. Un tessuto ci parla in mille modi”.

Nel 1971 Ungaro, confermandosi un precursore, siglò uno storico accordo di licenza con il gruppo GFT per produrre il suo ready-to wear: le sue orme furono seguite da Giorgio Armani e Valentino pochi anni dopo. E poi sono arrivate le poetiche maliarde degli anni’80: anni di opulenza e grandeur, fra champagne, sorrisi e mondana euforia, oggi solo un pallido ricordo di un’epoca in cui l’alta moda faceva sognare. Lo stilista, assurto alla ribalta della scena della couture mondiale con i suoi magniloquenti capolavori di seta, chiffon, mousseline e pizzo, amò Anouk Aimèe ma nel 1988 sposò Laura Bernabei dalla quale ebbe la figlia Cosima. Le sue creazioni iperboliche e flessuose sono state fotografate da Peter Knapp, Guy Bourdin, Deborah Turbeville, Arthur Elgort, Bill King, Patrick Demarchelier, Francesco Scavullo, Gilles Bensimon, Giovanni Gastel, Peter Lindbergh, Marco Glaviano e da molti altri demiurghi dell’obbiettivo. Nel 2004 l’addio alla moda preceduto da decisioni difficili, come quella di cedere la sua azienda al gruppo Salvatore Ferragamo nel 1996. Poi la maison di Avenue Montaigne passa ancora di mano e viene acquisita da Asim Abdullah e dall’italiana Aeffe, mentre Emanuel Ungaro continua a lavorare coadiuvato dal 1998 al 2004 da colui che sarà il suo delfino: Giambattista Valli.

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Dopo il ritiro dalla scena della couture, molti creativi si sono succeduti al timone dello stile della maison con esiti altalenanti: da Vincent Darré a Peter Dundas, da Esteban Cortazar a Lindsay Lohan (sì esatto proprio lei), Giles Deacon fino a Fausto Puglisi e Marco Colagrossi. Oggi il futuro della griffe parte dal menswear affidato alla direzione creativa dello stilista Philippe Paubert.

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Appuntamento al Pitti Uomo di gennaio 2020 per il debutto della prima collezione maschile nata sotto l’egida del nuovo corso di Emanuel Ungaro. Lo spettacolo continua. Perché come diceva Monsieur Ungaro “Un abito non si porta, lo si vive”.

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Al Pitti Uomo 97 sfilano le Nazioni Unite della Moda

Al Pitti Uomo 97 sfilano le Nazioni Unite della Moda

Di Enrico Maria Albamonte

Pitti uomo apre in bellezza. La novantasettesima edizione del salone fiorentino di menswear si preannuncia ricca di appuntamenti e di novità con un’impronta sempre più internazionale. Nella cornice della Fortezza da Basso allestita in un tripudio di bandiere secondo il nuovo tema della manifestazione sviluppato dal creativo Angelo Figus, come se Pitti fosse, per usare le parole di Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine, “le Nazioni Unite della moda”, i più prestigiosi marchi di moda maschile esporranno le loro collezioni per l’autunno-inverno 2020-21.

I 75 anni di Brioni, la sfilata di Jil Sander, special guest di questa kermesse e il ritorno di fiamma di Stefano Pilati con una collezione che porta il nome random identities concepita per l’era digitale nel segno del cross gender, sono gli eventi clou della rassegna di moda maschile che animerà Firenze dal 7 al 10 gennaio.

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Clark Gable fitting in Brioni


La maratona dedicata alla definizione dei nuovi trend maschili prevede una girandola di appuntamenti e tanti momenti di mondanità che vedranno la partecipazione di una folla cosmopolita composta di 36.000 visitatori, il tutto su un’area espositiva di 60.000 metri quadrati per esplorare le novità di 1203 marchi, di cui 540 esteri, con 265 fra nomi nuovi e rientri in un percorso articolato in dodici sezioni. Per quanto riguarda il bel paese fra i ritorni spiccano Herno Laminar, Fornasetti, Canadian, Il Tabarro di Sandro Zara, Malo, Lab-Pal Zileri, Moma. Una delle novità più attese è la presentazione del brand Telfar, un marchio agender di New York fondato dallo stilista di origini liberiane Telfar Clemens in cui estetica, identità e funzionalità si fondono in un progetto unico. Un altro mega evento, curato quest’ultimo dallo storico della moda Olivier Saillard, è il 75esimo anniversario della maison Brioni, oggi controllata da Kering. Il primo brand italiano di moda maschile a sfilare sulla passerella della sala bianca di Palazzo Pitti nel 1952, celebra la sua gloriosa storia presentando la nuova collezione per il prossimo inverno sullo sfondo di una suggestiva retrospettiva del marchio attraverso una scenografica installazione. Al centro della manifestazione ci sarà la sfilata ‘Otherwise formal’ a cura della rivista Dust edita da Luigi Vitali con l’art direction di Luca Guarini. Un’occasione per riflettere sul mutamento del concetto di abbigliamento formale maschile: Pitti Uomo ha contribuito al superamento del concetto di classicità sartoriale, la sfilata ha luogo nel cavedio di fronte al padiglione centrale, negli spazi aperti della fortezza e si prefigge, attraverso una selezione di capi provenienti dagli stand della fiera, di rispondere alla domanda: “che cos’è il nuovo formale oggi?”.

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SARTORIA LATORRE


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LAMBORGHINI _ Pitti Uomo 97 _ Giacca Termica


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CIVIDINI


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L’ALTRO UOMO_GAZZARRINI


E non poteva mancare il focus sulla sostenibilità, tema sempre più cruciale in questa fase storica. Nasce così il progetto ‘Think green: from waste to new materials’ : lo spazio Lyceum diventa per la prima volta un ‘luogo delle idee’ per una riflessione costruttiva e positiva su una produzione consapevole e sull’eco-design. Lo spazio, ideato dall’architetto Andrea Caputo autore di progetti retail con una visione aperta sui nuovi materiali nati dal concetto dell’economia circolare e del riciclo sarà una sorta di isola intorno alla quale si svolgeranno talk, dialoghi, confronti, provocazioni a cura della designer Angela Rui. Ma che uomo sarà quello che si affaccia sulla scena del prossimo inverno? A giudicare dalle previsioni dei ricercatori di tendenze di Pitti immagine il classico punta sui piumini dalla stampa tartan, sul fascino della divisa evocata da alamari e dettagli marziali come anche da certe fogge legate ai guerrieri ninja e alle tute workwear, sui mix inediti di jersey e lana all’insegna di un neo-edonismo, sul mood da gentleman rilassato a base di principe di Galles e pied de poule. Per gli amanti del look più informale niente di meglio di una sferzata di energia rock, uno spirito ribelle declinato in un’alternanza di pelle, velluti e sete scanditi dalla preponderanza del nero totale per cappotti fascianti e perfecto dove la creatività dei duri con stile si esprime al meglio nelle stampe. Inflessioni nordiche conquistano la scena del casual dove il design più minimal incontra un’anima hi-tech che si traduce in giacche in graphene, in capi cerati per varcare gli oceani, mentre echi vintage ripropongono il gusto settanta-ottanta che si coglie anche nei riferimenti alle tute dei primi astronauti russi, rivissute fra ironia e nostalgia. Chi dice avanguardia sceglie i cappotti più sofisticata dall’anima sci-fi con interni ingegneristici. La libertà agender, altro filone di punta nella moda maschile, si estrinseca nelle scelte di stile delle nuove generazioni sempre più consapevoli che propendono per la massima libertà d’espressione nel dresscode. Il nylon ottenuto dal recupero di reti da pesca e il pet riciclato sono protagonisti della moda ecologica e sostenibile, sempre più alla ribalta del dibattito sull’estetica contemporanea. Parola d’ordine: colori squillanti come il verde brillante e il giallo fluo soprattutto per lo sportswear, sdoganato nel guardaroba più urbano. Il parka scende sotto il ginocchio o diventa corto e per la sera non mancano cravatte corte e giacche scintillanti. Fra gli appuntamenti del Pitti di questi giorni segnaliamo la mostra ‘Celebluation’ di Renato Balestra che apre alla Fondazione Zeffirelli, il debutto di Chiara Boni nel menswear con la presentazione della collezione Trailblazer nella boutique fiorentina della stilista, lo IED svelerà la nuova edizione del progetto Detox sviluppato con le scuole di moda della penisola in tandem con Greenpeace, mentre Carlo Pignatelli torna al Pitti Uomo con una capsule di capi ricercati ed esclusivi (25 outfit in totale) dedicati ai nuovi dandy digitali che optano per fantasie tridimensionali geometriche, floreali o animalier e per lana, seta e lurex lavorati con il jacquard e il taglio vivo.

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Carlo Pignatelli Pitti Uomo 97


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BAGUTTA


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La Harrington Jacket di Baracuta, brand di WP Lavori in Corso, amata da James Dean, Frank Sinatra e Steve McQueen, sarà protagonista dello stand nel Padiglione delle Ghiaie dove saranno esposte le foto dell’agenzia Magnum che raccontano la storia del brand, mentre Blundstone festeggia 150 anni di storia con una speciale edizione del suo iconico stivale e Schneiders Salzburg presenta Eco-Montgomery, capo simbolo di una politica green che da sempre vede schierata in prima linea l’azienda salisburghese fondata nel 1946. Last but not least Lardini che propone sontuosi cappotti in Harris Tweed ispirati alla gran via siberiana, velluti broccati, trench termonastrati, cappotti in ‘carta tessuta’ e la sofisticata maglieria che riproduce il volto del lupo siberiano. Gabriele Pasini invece privilegia i cappotti, il tinto in capo declinato nella nuova versione del check rosso e nero e il gessato, una cifra dello stilista. Gallo reinterpreta il velluto con le sue calze variopinte realizzate in filato di ciniglia. Appuntamento a Firenze per la maratona di moda maschile più cool. Stay tuned.

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FOTO STORY BARACUTA MAGNUM

FOREO RIVELA IL SET PIÙ’ ESCLUSIVO AL MONDO, IN SOLE 500 UNITA’!

FOREO RIVELA IL SET PIÙ’ ESCLUSIVO AL MONDO, IN SOLE 500 UNITA’!

L’Unlimited Edition Smart Mask Set ti offre 6 mesi di maschere viso ad un’offerta imperdibile

FOREO annuncia il beauty set più esclusivo di sempre sotto forma del lancio dell’Unlimited Edition Smart Mask Set: un set di ben 184 maschere viso e disponibile per l’acquisto in 25 Paesi dell’area EMEA in sole 500 unità. Ciò non rappresenta solo l’opportunità di mettere le mani su una fornitura di maschere per 6 mesi; le beauty addicted potranno infatti approfittare di una imperdibile offerta rispetto al costo dei prodotti acquistati separatamente.

L’Unlimited Edition Smart Mask Set include il primo dispositivo maschera viso smart al mondo, UFO mini, che trasforma l’esperienza di applicazione della classica maschera viso di 20 minuti in un rivoluzionario e lussuoso trattamento di 90 secondi, grazie ad una combinazione di termoterapia, pulsazioni T-Sonic e terapia a luce LED. Dunque, ben 184 maschere viso per coccole infinite, in vero stile FOREO!

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Le maschere UFO attivate nascono in Corea, terra d’origine del fenomeno maschere in tessuto, e sono infuse con gli ingredienti più per un’esperienza di autentico lusso. Il set contiene maschere per ogni occasione e beneficio: dalle maschere nutrienti notte alle maschere anti-inquinamento per il giorno, avrai tutto quello che ti serve per una pelle perfetta.

Dalia Fernandez, Product Development Manager di FOREO, dichiara: “L’Unlimited Smart Mask Set è davvero un’opportunità unica per ottenere una fornitura di 6 mesi di maschere viso smart con un notevole risparmio. Abbiamo a disposizione solo 500 set per tutti i 25 mercati dell’area EMEA quindi, a conti fatti, lo stock è davvero limitato!”

A seguito del lancio, la gara per accaparrarsi il beauty set più esclusivo al mondo è ufficialmente aperta.

L’Unlimited Smart Mask Set è disponibile per l’acquisto esclusivamente su www.foreo.com/it/unlimited-edition-smart-mask-set fino a esaurimento scorte. Cosa aspetti?
Corri ad assicurarti il tuo Set!

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PREZZO: 399 EUR
L’Unlimited Edition Smart Mask set contiene:

Dispositivo UFO mini

28 confezioni di maschere UFO mini attivate in tessuto

● Maschera ‘Make My Day’: con acido ialuronico e alga rossa, per una idratazione profonda
abbinata alla protezione anti-inquinamento per una pelle radiosa.
● Maschera ‘Call It A Night’: con ginseng e olio di oliva per rivitalizzare e nutrire – una formula
che rigenera la pelle durante la notte.
● Maschera ‘H2Overdose’: con acido ialuronico per le pelli che necessitano di un’idratazione
intensa.
● Maschera ‘Glow addict’: formula infusa con perla per illuminare la pelle opaca, per un bagliore
sano e radioso.
● Maschera ‘Youth Junkie’: formula infusa con collagene per appianare le linee sottili e
ripristinare una pelle più tonica e più giovane.

L’armoniosa bellezza secondo Jamal Taslaq

L’armoniosa bellezza secondo Jamal Taslar

Di Enrico Maria Albamonte

Jamal Taslaq punta sulla bellezza, e al clima di odio e di violenza generalizzato risponde con la sua estetica fatta di seduzione soft, mai aggressiva. Lavorazioni certosine, ricami minuziosi, intarsi virtuosistici fra geometria e finezza, definiscono una silhouette bodyconscious che propende per colori accesi e linee flessuose che accarezzano il corpo. Perché è indubbio che la bellezza salverà il mondo e l’eleganza unisce e non divide. Echi anni’80 che citano la lezione sartoriale di Mugler ma anche Alaia e Gianni Versace per certi ricami arabeggianti si colgono in passerella nel défilé dello stilista italo-palestinese che ha presentato le sue creazioni alle Nazioni Unite, a Parigi e a Gerusalemme. Lo stile di Taslaq riesce ad armonizzare l’atmosfera, i colori, le emozioni della sua terra di origine con la modernità, l’eleganza ed il gusto ricercato della tradizione Made in Italy.




Tinte vibranti animano i tailleur da cocktail dalla baschina pieghettate e con le maniche arricchite da cut out a losanghe e da scolli sagomati. Le gonne lambiscono il ginocchio per poi allungarsi sul far della sera, quando le gonne si aprono in lievi ampiezze di chiffon o di mikado e organza, spesso le robes da sera sono connotate da stratificazioni di tessuti di diverso peso e di colori sempre concordanti. Equilibrio, gusto delle proporzioni, nitore grafico e morbidezza femminile sono le componenti dominanti dei modelli da gran sera che varcano i confini delle nazioni fondendo lo spirito folk e il genius loci con l’eccellenza artigianale italiana. Ormai di casa a Roma nel suo atelier di via Ludovisi 44 a due passi da via Veneto, mecca romana della Dolce Vita, Taslaq propone con le sue collezioni delle esperienze di arte multiculurale. Nei corpini le frastagliature, gli smerli, i sinuosi tagli guepière i ricami di pelle e perline, impreziosiscono creazioni senza tempo caratterizzate da un senso di calibrata sofisticatezza.



La sposa esibisce una creazione architettonica in mikado. La palette è vitale: rosso, ceruleo, verde clorofilla, melone, ametista, ciclamino. Bellissimo l’abito del finale con corpino ispirato alla vegetazione botticelliana in cui il sontuoso ricamo del corpetto è richiamato dai bracciali anch’essi brodé. Nel cast spicca la top model ageless Alona che porta il maestoso peplo grigio tortora abbellito da un magnifico ricamo virato nei toni del verde edera. Jamal Taslaq nasce nel 1970 a Nablus dove l’osmosi e la convivenza di culture e religioni sono parte della tradizione. Ancora giovanissimo, all’età di 10 anni, scopre il mondo dell’Alta Moda accompagnando la madre in un atelier. Rimane subito colpito dalla magia della creazione osservando semplici tessuti trasformarsi in abiti da sposa e da cerimonia leggiadri e sontuosi. Nel luglio del ‘99 apre il suo atelier in via Veneto, mentre nel 2000 inizia l’avventura nel mondo della Alta moda sulle passerelle di AltaRoma insieme agli stilisti più acclamati del momento come Raffaella Curiel, Fausto Sarli, Elie Saab, Furstenberg, Renato Balestra e Zuhair Murad. La sua vocazione è marcatamente cosmopolita e la sua cultura estetica premia l’integrazione.


GUESS PRESENTA LA CAMPAGNA PUBBLICITARIA DELLA COLLEZIONE PRIMAVERA ESTATE 2020

GUESS PRESENTA LA CAMPAGNA PUBBLICITARIA DELLA COLLEZIONE PRIMAVERA ESTATE 2020

La campagna pubblicitaria per la stagione Primavera Estate 2020 di GUESS, girata negli Stati Uniti, in Nevada, ha come protagonisti Andrea Damante, dj e modello italiano con 2,2 milioni di follower su Instagram, Stefano Sala, Alex Dellisola, Simone Susinna e Mattia Narducci.

Con la direzione creativa di Paul Marciano, in collaborazione con la rinomata fotografa Tatiana Gerusova, la campagna è stata girata per due giorni. Il primo giorno il focus è stato il denim utilizzando come sfondo la città fantasma di El Dorado Canyon Mile; il secondo giorno, invece, il focus è stato l’eleganza dello smoking e lo stile chic, sviluppati nell’iconica location del Caesar Palace a Las Vegas.

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Il primo giorno la squadra ha avuto come set una vecchia città mineraria a Nelson, in Nevada. La straordinaria ambientazione di questo servizio ha accentuato l’allure di questa fantastica collezione. Il denim era la parola d’ordine, in vari lavaggi e con tagli classici e moderni, rifiniti con dettagli particolari. I jeans e giacche di jeans rimangono i pezzi chiave del look del ragazzo GUESS, abbinato all’iconica t-shirt con logo.

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Il secondo giorno il team ha girato la campagna a Las Vegas, per ricreare una serata di glam casinò presso il Palace. Lo stile classico dello smoking era il tema del giorno, con un taglio sartoriale senza tempo, abbinato a camicie abbottonate nere e papillon di raso nero. I ragazzi hanno valorizzato gli abiti grazie anche a questa splendida cornice.
La collezione sarà disponibile nei negozi e online a partire dall’inizio di marzo. La campagna pubblicitaria sarà invece presente sui prossimi numeri delle principali riviste internazionali di moda e lifestyle, nei negozi GUESS e sui social media.

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L’appello civile di ‘Santa subito’ di Alessandro Piva


L’appello civile di ‘Santa subito’ di Alessandro Piva

Di Enrico Maria Albamonte


Dodici minuti di applausi e una standing ovation. Così è stato accolto il film ‘Santa subito’, distribuito da Seminal, dal pubblico romano che ha potuto vederlo in anteprima alla festa del cinema della capitale. Un film diretto dal bravissimo Alessandro Piva che ha vinto non a caso il premio BNL del pubblico e che sbarca nelle sale italiane solo il 9, 10, 11 dicembre. Chi scrive invita tutti, e soprattutto gli uomini, a non perdere questo accorato manifesto della bellezza e dell’immensa forza delle donne di oggi, vittime sempre più spesso di molestie e di persecuzioni che sfociano sovente in efferati delitti. Ogni 72 ore in Italia una donna perde la vita per mano di un uomo e ogni 15 minuti una donna subisce violenza sessuale. Un fenomeno che finalmente nel 2009 il legislatore ha deciso di disciplinare introducendo il reato di stalking. Un po’ tardi in realtà, considerando che molto si sarebbe potuto fare per salvare la sventurata Santa Scorese, una ragazza che nella notte del 15 marzo del 1991 a soli 23 anni venne colpita da tredici coltellate da parte di un persecutore, un ragazzo di 30 anni malato di mente e disoccupato che la madre si rifiutava di curare e che dopo l’assassinio di Santa, dopo soli 10 anni di detenzione in un ospedale psichiatrico, è stato rimesso in libertà. Il film ricostruisce in modo lucido ma poetico il percorso di Santa Scorese, nata nel 1968 a Bari da una bella e solida famiglia del Sud, papà Piero poliziotto e mamma Angela onesta casalinga, credente e cattolica. Cresciuta in un ambiente sereno e di sani principi, Santa sente fin da giovanissima un richiamo forte dentro di sé, quello della fede in Dio: una autentica vocazione che la guida fino a renderle chiaro il suo progetto spirituale, quello di diventare una missionaria. Santa ha tanti sogni, è affamata di vita e tiene un diario che custodisce gelosamente, e scrive lettere a Gesù, lettere piene di amore ma anche piene di consapevolezza e di maturità critica.

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Il film è diviso in due parti: nella prima tutto è bello e luminoso, le amiche di Santa e le missionarie la ricordano come una figura pura e angelica, quasi ieratica. Un modello di vita. Ma poi nella seconda parte improvvisamente irrompe il male: un individuo frustrato e malato comincia a pedinarla e a subissarla di messaggi minacciosi tentando perfino di aggredirla. Un crescendo di tensione e di segnali nefasti che avrebbero dovuto allarmare le istituzioni: Santa cerca più volte di bloccare questo maniaco con denunce reiterate ma all’epoca il sistema non era preparato a impedire queste situazioni. Perfino il padre poliziotto si sente inerme perché la legge non è dalla sua parte. Fino al tragico, ineluttabile epilogo che il regista evoca con un pathos mai stucchevole. Il film pone il quesito: femminicidio o martirio?

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Effettivamente Santa Scorese è destinata a essere beatificata per il suo sacrificio. Alessandro Piva regala un quadro suggestivo e pieno di luce volgendo uno sguardo introspettivo su una vicenda triste che fa riflettere: la storia di santa è ‘una cronaca di una morte annunciata’, i germi del delirio erano palesi ma nessuno ha bloccato il mostro. Il regista di ‘La capagira’, di ‘Milionari’ e ‘Mio cognato’ vincitore di un David di Donatello come miglior regista esordiente, fa centro con uno storytelling avvincente e appassionato e una fotografia magnifica che esalta la bellezza della Puglia sfondo di una straziante vicenda umana dove le vittime sono anche i familiari della ragazza uccisa, testimoni della ferocia e del delirio che oggi ritorna prepotente sulla scena italiana e non solo, mettendo a repentaglio l’incolumità di moltissime donne innocenti. Grazie al regista per questo bel film, vibrante e ottima prova registica davvero riuscito.

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Holiday Edition di Salvatore Ferragamo Parfums

Holiday Edition di Salvatore Ferragamo Parfums

Il Natale è l’occasione perfetta per regalare e regalarsi una fragranza preziosa in limited edition

Regalare un’emozione attraverso un’esperienza olfattiva può essere l’idea migliore per rendere speciale il Natale. Quest’anno Salvatore Ferragamo Parfums ha creato le edizioni limitate vestite a festa delle sue fragranze più amate, Amo Ferragamo e Signorina Eau de Parfum.

Tra le creazioni più inebrianti della Maison, le due fragranze manterranno la propria composizione originaria svelando un packaging esclusivo che celebra la gioia e la felicità delle vacanze in arrivo, fatto su misura per le feste.

Audace e appassionato, Amo Ferragamo fonde un intenso bouquet fiorito con note fruttate e nuance di mate e rosmarino. Simbolo della giovane donna autentica, libera, pronta a cogliere ogni possibilità che il mondo le offre, questa fragranza si rivolge alle donne che agiscono d’istinto, che osano, che seducono.

Ferragamo Parfums_Amo Ferragamo KIT Natale 2019 (2)


Fresca e sognante, Signorina Eau de Parfum accosta gli accenti vivaci del pepe rosa alla freschezza generosa dei petali di rosa e gelsomino e alla dolce cremosità della panna cotta. Omaggio alla ragazza chic, sofisticata, fresca, la fragranza incarna l’eleganza tutta italiana.

L’iconico fiocco Vara di Signorina ed il nuovo nastro decorativo di Amo Ferragamo, richiamano il Natale con il colore delle feste, l’argento glitterato, mentre i flaconi in vetro con rifiniture metalliche risplendono nei cofanetti della tonalità distintiva di Salvatore Ferragamo.

Ferragamo Parfums_Signorina KIT NATALE 2019 (2)

Signorina Eau de Parfum Limited Edition 50 ml 82€

Le note effervescenti e vivaci del ribes con un accento speziato di fresco pepe rosa donano un carattere gioioso e vivace alla naturalità delle note vegetali verdi.Una generosa dose di petali bagnati di rugiada, il fresco ed elegante gelsomino, la peonia rosata e la rosa con la sua femminilità elegan- te dà vita a un creativo accordo fiorito.La dolcezza inaspettata e delicata della panna cotta, abbinata a tenui muschi e a intriganti note boisè di patchoili evoca una briosa eleganza italiana, sorprendentemente inebriante.

Amo Ferragamo Eau de Parfum Limited Edition 50 ml 84€

Amo Ferragamo è un accordo audace di glamour e passione. La fragranza apre con una dirompente dichiarazione di personalità: le note di testa sono siglate dall’Accordo Italian Bitter accompagnato da Ribes Nero e Rosmarino. Nel cuore si concentrano luce e femminilità, rappresentate da un fiore, il Gelsomino Sambac, che qui incontra la brillantezza dell’Assoluta di Matè e del Rabarbaro. Il fondo schiude una persistenza dolce e legnosa. È la sensualità secondo Amo Ferragamo, creata dall’incontro morbido tra Assoluta di Vaniglia Bianca di Tahiti, Ambrox e Legno di Sandalo.