Heritage 176, la preziosa novità in casa Belvedere Vodka

BELVEDERE VODKA PRESENTA HERITAGE 176: IL NUOVISSIMO DISTILLATO DI MALTO DI SEGALE

Dimentichiamoci i cocktail trangugiati in gioventù, tra un salto di hip hop e l’ultima canzone di revival prima della chiusura della discoteca: quella era certamente la più imbevibile vodka in vendita sul mercato, e lo era perchè certamente sarete stati gli ultimi sulla pista da ballo! 

Oggi siamo cresciuti e la qualità, oltre alla longevità del nostro buon fegato, è ciò a cui prestiamo attenzione; vogliamo bere bene, ci informiamo sulla provenienza, capiamo qual è la vita di un prodotto, l’etica aziendale, ci prendiamo cura di noi stessi facendo delle scelte intelligenti, e quando pensiamo alla vodka, oggi, pensiamo a un distillato di lusso, non ad un liquido da miscelazione. Lo facciamo perchè abbiamo scelto Belvedere Vodka, leader mondiale della vodka di lusso, la vodka da degustazione che oggi propone un pezzo speciale, il gioiello della casa: Heritage 176

Cos’è Heritage 176 

Heritage 176 è il nuovissimo distillato di malto di segale che segue una particolare politica aziendale, coerente con le scelte iniziate nel 2018 di lanciare le Single Estate Rye applicando un inedito concetto di terroir, e che sarà destinato solo ai più esclusivi cocktail bar d’Italiaalle migliori enoteche e a selezionate piattaforme di e- commerce

E’ una novità assoluta nel panorama della vodka, che tendenzialmente viene riconosciuta quale distillato senza colore, senza sapore e senza carattere; Belvedere Vodka Heritage 176 si differenzia da qualunque altra vodka nel mondo esattamente per le caratteristiche opposte: ha un sapore deciso, e un tratto distintivo che si ottiene dalla maltazione e dalla tostatura della segale, che ne rivela gli aromi intensi e profondi; è una tecnica antica che arriva dalla tradizione polacca e che Belvedere Vodka fa propria, per regalarci una vodka unica, ottima da gustare sia liscia, on the rocks, che in miscelazione per una sferzata in più ai vostri cocktail. 

Per questa occasione ve ne consigliamo uno che potrete riproporre a casa ai vostri amici: 

30 ml Heritage 176
22,5 ml succo di limone fresco
15 ml Honey Mix
Garnish: lemon zest
Procedura: shake & double strain – servire in coppetta Martini e guarnire con lemon zest

TOPCHAMPAGNE, LA PIATTAFORMA ITALIANA DELLO CHAMPAGNE, SI ASSOCIA ALL’E-COMMERCE DELL’ENOTECA 3K

TOPCHAMPAGNE, LA PIATTAFORMA ITALIANA DELLO CHAMPAGNE, SI ASSOCIA ALL’E-COMMERCE DELL’ENOTECA 3K E CONTINUA A CRESCERE CON DIDATTICA E COLLABORAZIONI

Una vita senza Champagne è come un Natale senza regali. Ed è proprio per non far mai mancare il nettare dorato nelle giornate dei tanti appassionati della bolla più famosa al mondo, che Topchampagne.it, primo blog italiano interamente dedicato allo Champagne, ideato dall’imprenditore Andrea Silvello, ha deciso di unire le forze con una potenza del mondo del vino online e non solo.

L’e-commerce TopChampagne si fonde con una realtà giovane, dinamica e in grande espansione, Enoteca 3k di Rivarolo Canavese (To), e sposta tutta la parte commerciale on-line sul sito ww.3kwine.it. “Sono orgoglioso di questa partnership – spiega Andrea Silvello – in questo modo riusciremo ad offrire agli amanti dello Champagne una gamma di prodotti molto vasta, ma allo stesso tempo ricercata, con delle chicche introvabili, prezzi competitivi e un servizio di consegna davvero rapido ed efficiente”. In occasione di questo “matrimonio” è stata realizzata una cassettina limited edition: sull’e-commerce ne sono state messe in vendita 100, tutti esemplari firmati a mano da Andrea Silvello. “All’interno della box – spiega l’imprenditorepiemontese – abbiamo voluto mettere tre champagne che ci piacciono molto e non sono di facile reperibilità in Italia: il Tradition di Jacques Rousseaux, il Bacchus 2010 di Charlier e il millesimato 2008 di Benoit Munier”.

Il sito www.topchampagne.it continuerà ad esistere e diventerà il portale di riferimento per tutti gli amanti dello Champagne. Raggrupperà diversi progetti e collaborazioni. Ci sarà innanzitutto uno spazio dedicato alle limited edition TopChampagne: da quella con l’artista italiano TeoKayKay, che creerà delle bottiglie uniche da collezione, passando a quella con “Dress The Wine”, che metterà a disposizione i famosi fazzoletti per vestire lo Champagne realizzati in diverse fantasie, texture e dimensioni, fino a quella con Livia Baldanza, una giovane ceramista italiana che ha dato vita ad una glacette realizzata a mano, in terracotta, che unisce le caratteristiche tecniche al design moderno e accattivante. Ci sarà inoltre uno spazio dedicato alle collaborazioni giornalistiche, come ad esempio quella con WineCouture (di cui Andrea Silvello è collaboratore fin dagli albori della testata), e uno dedicato alle degustazioni che verranno organizzate sia online sia in presenza, non appena si potrà tronare a condividere delle esperienze insieme. Spazio anche ad una sezione didattica, che vedrà coinvolti esperti del mondo dello Champagne pronti a mettere a disposizione di tutti le loro competenze attraverso lezioni virtuali. Non mancherà poi una parte che si occuperà dell’organizzazione di viaggi in Champagne, dove gli appassionati potranno andare a visitare sia grandi maison sia piccoli vigneron accompagnati dalla competenza e dalla passione di Andrea e del suo team.

Continua anche la collaborazione con la Champagneria e il ristorante di Vicenza “Ovosodo” di Jacopo Tranqulli, sia per quanto riguarda la selezione delle bollicine della carta sia per quanto riguarda l’organizzazione di degustazioni ed eventi all’interno dell’ormai famoso Caveau. Ma presto verranno annunciate anche altre partnership con ristoranti e locali che hanno chiesto la competenza di Andrea Silvello nella selezione degli Champagne e delle bollicine italiane da proporre al pubblico. Infatti, la passione di Andrea per il metodo classico non riguarda solo i vini d’oltralpe, ma è diventata curiosa anche dei prodotti Made in Italy. Per questo è nato un altro blog su Instagram, Topbollicineitalia.it, che si occupa interamente del mondo delle bollicine nostrane. Nella pagina sono presenti approfondimenti sui vini degustati, sulle cantine visitate, sui produttori conosciuti, ma vengono poi realizzate anche dirette didattiche sul mondo del metodo classico. In tre mesi questo profilo ha raggiunto oltre 6.500 follower con dati di engagement e visualizzazioni alle storie che hanno superato ogni più rosea previsione.

Un successo che conferma il crescente interesse degli italiani per le bollicine sia italiane sia francesi. “Sono davvero felice”, spiega Silvello, “che la piattaforma Topchampagne e quella Topbollicineitalia siano cresciute esponenzialmente e siano per tanti un punto di aggregazione, un’occasione per conoscere e imparare qualcosa di nuovo. Oggi, nonostante la pandemia e le difficoltà che questa comporta anche a livello economico, vedo con piacere che le persone hanno voglia di approfondire, conoscere, scoprire, condividere le emozioni sui vini che bevono, anche a distanza. E questa è la cosa più bella.”

Dati su TopChampagne e Biografia di Andrea Silvello

TopChampagne.it è il primo blog su Instagram in Italia unicamente dedicato al mondo dello Champagne! La pagina ha avuto un successo sicuramente inatteso raggiungendo più di 45 mila follower in poco più di un anno di vita. Le storie pubblicate giornalmente vengono viste mediamente da più di 5.000 persone e le impression mensili totali sono costantemente in un intorno di 6 milioni, con un tasso di engagement degli utenti ampiamente superiori alla media.

Andrea Silvello, ideatore e volto di TopChampagne.it è un imprenditore e consulente in strategia d’impresa, giornalista pubblicista dal 2001, da sempre appassionato di questo mondo che ha deciso di condividere con tutti la sua passione e aiutare gli amanti e i curiosi della più famosa bollicina al mondo ad avvicinarsi a questo mondo. Un mercato che in Italia è in continua crescita e che vede sempre più persone avvicinarsi e voler scoprire la particolarità e la storia di un mondo che è davvero infinito e ricco di curiosità. “Come mi piace dire spesso – commenta Andrea – lo Champagne non è un vino “per pochi”. Ci sono davvero opzioni per tutte le tasche: dalle bottiglie di piccoli produttori da 20-30 euro a prodotti rari e da collezionisti da migliaia di euro. Avvicinarsi allo champagne è come fare un viaggio, va fatto per tappe. Imparare a conoscere cosa si sta bevendo, la storia del produttore, della cuvée e di tutto quello che c’è dietro la bottiglia che stiamo aprendo”.

HAVANA CLUB x RETROSUPERFUTURE – la limited edition dello street style

HAVANA CLUB x RETROSUPERFUTURE Uniti in una collaborazione esclusiva, tutta da scoprire!
Inedita collaborazione tra HAVANA CLUB e RSF ed un evento di lancio digitale della collezione in edizione limitata: rum scuro cubano, occhiali da sole, t-shirt.
Retrosuperfuture e Havana Club si uniscono in una collaborazione esclusiva ispirata a L’Avana: la citta, la sua cultura e l’inimitabile materiale acetato Havana. L’acetato, conosciuto universalmente con il termine “Havana” è da sempre un’icona di stile nel mondo dell’eyewear; il suo nome deriva dai particolari pigmenti che le foglie di tabacco cubano acquisiscono con l’essicazione per poi essere trasformate in sigari.

Occhiali da sole in edizione limitata 

Realizzando un modello di occhiali da sole unico, una bottiglia in limited edition, una maglietta a maniche lunghe e un esclusivo set domino in acetato Havana, i due brand si uniscono per celebrare la suggestiva eredità culturale della città cubana a livello globale. 


L’obiettivo di Retrosuperfuture e Havana Club è valorizzare le arti e l’artigianato dello scenario moderno de L’Avana: la città, il rum, l’acetato si uniscono in una partnership internazionale che verrà lanciata in 5 città – Milano, Berlino, Mosca, Shanghai e L’Avana, Cuba.


Il materiale Havana, il cui nome deriva dai ricchi toni ambrati e dorati che ricordano le foglie di tabacco essiccate, è sempre stata una caratteristica evidente nelle collezioni di RSF. Di conseguenza, per RSF la collaborazione con Havana Club è avvenuta in maniera molto naturale, avvicinando il proprio patrimonio culturale urban e all’avanguardia al tradizionale marchio cubano, condividendo la sua storia con il proprio pubblico.

Il modello iconico rivisitato Gli occhiali da sole RSF / Havana Club rappresentano una nuova interpretazione dell’iconico modello Lira, caratterizzato da un acetato extra spesso, linee definite e montatura robusta. Questo modello, in cui l’acetato resta il protagonista indiscusso, presenta tre diversi effetti in un’unica montatura: due acetati Havana mixati insieme nella parte frontale e un terzo tipo di acetato Havana utilizzato per le aste. Giocando con le geometrie spesse del modello, gli occhiali da sole si contraddistinguono per l’incisione del marchio Havana sulle aste, nella parte superiore e inferiore della montatura e per l’iconico simbolo di Havana Club – La Giraldilla – incisa sulle lenti colorate arancioni di alta qualità.
I due marchi continuano a celebrare il patrimonio artistico e artigianale della scena street cubana, rendendo omaggio a uno dei giochi di strada più popolari de L’Avana: il domino.Havana Club e Retrosuperfuture hanno così progettato e creato un esclusivo set domino artigianale da collezione, realizzato interamente in prezioso acetato Havana con dettagli colorati e i due marchi incisi a mano.
La bottiglia in edizione limitata 
Per rimarcare l’elegante carattere artigianale della collezione, RSF ha anche personalizzato un’esclusiva bottiglia di rum scuro Havana Club 7, con il suo marchio impresso in arancione sull’etichetta Havana. La maglietta a maniche lunghe si aggiunge alla collezione, valorizzando ulteriormente il lancio globale di questa special edition.
Il tour Havana Club e RSF: la collaborazione in anteprima mondiale
Come anteprima di lancio della collaborazione, RSF e Havana Club hanno previsto un tour in 5 città che parte da Milano e, passando per Berlino, Mosca e Shanghai, si conclude a Cuba nella città di L’Avana in concomitanza con il lancio globale ufficiale. A conferma della loro costante ricerca di autenticità nella cultura artistica odierna, i due brand hanno selezionato, per ogni città del tour, un Ambassador che rappresenta al meglio la crescita e l’evoluzione della scena culturale locale.
Havana Club x Retrosuperfuture: un evento aperto a tutti
Gli Ambassador collaboreranno con RSF e HC e parteciperanno, insieme alle proprie fanbase, a una serie di incontri online in cui discuteranno la loro carriera professionale e il processo di creazione artistica: dall’ispirazione alla realizzazione. Dopotutto, come le foglie di tabacco hanno ispirato il nome dell’acetato “Havana”, a sua volta, l’acetato Havana è stato la fonte di ispirazione della collezione RSF / Havana Club.
Per prendere parte ai talk online, seguite le storie di Retrosuperfuture e Havana Club sui loro profili ufficiali IG nei giorni a ridosso delle date dell’evento. Con l’obiettivo di valorizzare ulteriormente l’importanza del patrimonio culturale del territorio, RSF e Havana Club hanno individuato un negozio per città per presentare in esclusiva la collaborazione che verrà lanciata a livello globale il 25 novembre, quindi rimanete sintonizzati per ulteriori update.

Gli occhiali da sole e le magliette in edizione limitata sono disponibili in un negozio esclusivo per ogni città durante il tour a partire dal 14 novembre. Per Milano lo store esclusivo sarà “One Block Down” e la Capsule Collection sarà disponibile sul sito https://it.oneblockdown.it/ La release globale online che include anche la bottiglia Havana Club 7 in edizione limitata, è fissata per il 25 novembre. In Italia Havana Club 7 x RSF sarà disponibile esclusivamente su https://ginshop.it/. Le città selezionate protagoniste del tour sono: Milano, Berlino, Mosca, Shanghai. Per iscrivervi e partecipare ai talk online con i 4 Ambassador, seguite le storie IG di Retrosuperfuture e Havana Club.

Il retrofuturismo di Balmain

Un ponte ideale fra passato e futuro. Si può sintetizzare così la collezione primavera-estate 2021 di Balmain che lo stilista Olivier Rousteing dedica all’età della resilienza, quella in cui ci troviamo a vivere oggi. Se l’incipit di questa sfilata coed, presentata anche in streaming sui social, è dedicato alla lezione sartoriale di Pierre Balmain che fondò la maison 75 anni fa, nel finale Rousteing pensa a un avvenire di inclusione, multiculturalismo e solidarietà, un messaggio importante di speranza e di ottimismo affidato a una coppia di bambini vestiti allo stesso modo ma di etnie diverse. I due gentili pargoli sfilano mano nella mano; sottotesto: un appello al superamento delle barriere razziali, sessuali e culturali per un mondo più vivibile e sostenibile. Un bel ceffone praticamente ai sovranisti xenofobi che infestano l’Europa.

La collezione parte quindi dallo heritage del marchio parigino: il logo che nasce dall’amore del couturier per i giardini alla francese e per i labirinti di erba. Un segno di fuoco impresso ovunque nella collezione, dai capi agli accessori onnipresenti. Tutto prende le mosse da alcuni look ispirati agli anni’70 e indossati da Amalia Vairelli, Violeta Sanchez, Charlotte, Axelle, Sonia e altre celeberrime veterane delle passerelle. Si tratta di sei look primaverili tratti dall’archivio, che Rousteing ha rieditato in una versione ‘logata’ con il pattern della maison che trionferà nella nuova boutique monomarca di Madison Avenue a New York di prossima apertura. Il tutto orchestrato, sul sottofondo delle magiche parole di Pierre Balmain stesso, dalla sapiente e colta regia dello storico della moda Olivier Saillard.

Lo show, allestito in versione phygital come usa oggi e introdotto da due video di Jennifer Lopez e Claudia Schiffer, prosegue con i look attuali dedicati alla Balmain generation. Spalle che si impennano a pagoda alternate per lui a spalle spioventi molto enfatizzate, si combinano con top drappeggiati, cropped jacket che si avviluppano intorno al seno e con jupes dagli orli sensuali che fasciano le gambe anche in versione sarong. Le flessuose e stilizzate silhouette femminili Made in Balmain evocano una necessità di semplificazione dopo l’overdose di decorazioni couture delle precedenti stagioni.

Il grigio impera nei vari capi maschili e femminili presentati nella stessa pedana in omaggio al powerdressing che contraddistingue il mondo creativo della maison, ma a mitigarne il rigore irrompono subito nel guardaroba tinte fluo accecanti come il giallo, il rosso, il blu elettrico e il rosa fucsia. La maglieria leggera e confortevole e i blazer si portano con shorts, ciclisti e pantaloni informali in denim sostenibile per pantaloni leggermente bell buttom, perché il nuovo mood dettato dallo smartworking è rigorosamente metissage, oggi ancora di più perché i tempi cambiano. Non sorprende quindi che una giacca doppiopetto si porti con dei pants easy e comodi.

Il gran finale è dominato da una falange di sofisticate falene amanti degli scintillii siderali frutto della perizia manuale delle sarte di Balmain che hanno cucito sugli abiti da disco queen ben due milioni di cristalli Swarovsky, la maggior parte upcycled. Una novità interessante è rappresentata dall’eyewear di design realizzato da Akoni che sottolinea l’appeal grafico delle silhouette levigate della maison.

E’ arrivato on demand ‘I am Greta’ identikit di una guerriera in erba.

Chi è Greta Thunberg? Se intendete scoprirlo vi invitiamo a vedere il documentario incentrato su di lei, diretto da Nathan Grossman. Disponibile sulle piattaforme digitali Sky Primafila, Google Play, Infinity, Timvision, Chili, Rakuten TV, oltre a MioCinema e IoRestoInSala, questo lungometraggio dal titolo ‘I am Greta’ distribuito da Koch Media in partnership con Lifegate presentato con successo di critica alla 77 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e al Toronto International Film Festival, esplora la personalità complessa e controversa di questa sedicenne attivista svedese che ha deciso di dedicare la sua giovane vita alla lotta contro la crisi climatica.

Sono 5 anni che è stato stipulato il trattato di Parigi che prevede l’azzeramento dei gas serra causa primaria del riscaldamento globale, vero cancro di questo pianeta. Ma nessun paese mondiale si è adeguato fino a oggi. Greta viene dipinta nel film come una eroina dell’ambiente ma anche come una ragazza sola e coraggiosa affetta dalla sindrome di Asperger che la rende debole ma forte al tempo stesso in quanto pare che potenzi la sua memoria. L’hanno definita ‘bambina radicale’, ‘mocciosa isterica e maleducata’, è stata minacciata di morte, è diventata il bersaglio prediletto dei leader sovranisti come Trump, Putin e Bolsonaro, l’establishment l’ha dileggiata ovunque, ma lei non si è mai arresa perché sente la responsabilità di salvare l’umanità dalla catastrofe che stiamo rischiando per aver trascurato il nostro ecosistema. “La razza umana è come un branco, chi avvista un pericolo imminente deve informare gli altri, dipendiamo gli uni dagli altri”, dice Greta nel corso delle riprese. Una frase che si commenta da sola. Questa ragazzina dagli occhi azzurri e dalle lunghe trecce bionde, che si presenta in modo del tutto anonimo al cospetto dei potenti della terra sfidandoli a fornire risposte al pianeta, è diventata il simbolo di un movimento che a New York nel settembre del 2019 ha mobilitato ben 2 milioni di persone davanti al Palazzo dell’Onu, allora sede di una importante conferenza sul clima.

Il documentario, girato con un linguaggio fresco, minimale, conciso e asciutto ma anche molto provocatorio a tratti, segue Greta dal suo primissimo giorno di pacifica contestazione fino al rocambolesco viaggio in barca a vela verso New York per partecipare al Summit sul clima dell’ONU. La protesta di Greta e i suoi primi ‘Friday for future’ a Stoccolma davanti al parlamento svedese sono diventati virali sui social lasciando un segno indelebile nelle coscienze di tutti noi. “Ormai il countdown é iniziato e non c’é più tempo per enunciare princìpi: bisogna fare i fatti” dice Greta. La portata rivoluzionaria del suo messaggio affidato ai più piccini è molto evidente nel documentario. Esclusa ed emarginata dai suoi coetanei, Greta è una ragazza ipersensibile che ha sofferto di mutismo selettivo a causa di una lunga depressione causata dallo studio dei problemi climatici. Fra luci e ombre la vicenda umana e politica di Greta si dipana con un ritmo sempre dinamico seguendola attraverso la preparazione dei suoi famosissimi speech in Polonia e a Strasburgo o nei momenti in cui dare valore alle piccole cose, perché Greta è un amante della routine e ei suoi animali domestici: cani e cavalli soprattutto che accudisce personalmente. A Greta pesa molto portare avanti la sua battaglia ma ciononostante questa ostinata e perfezionista ragazza continua a lavorare per migliorare il mondo dimostrando la vitalità e la forza trainante dei veri ideali.

Le scene più toccanti sono quelle in cui i genitori, soprattutto il padre che la segue come un’ombra, si dedicano a lei per mitigarne lo stress con affetto e commozione. E qui il pathos raggiunge vette isnperate. Questo lungometraggio, realizzato con semplicità e frugalità di mezzi, è in realtà un ritratto efficace e sentito di una protagonista della nostra storia oggi temuta dai nemici dell’ambiente di tutte le latitudini. Le sue rampogne sulla salvaguardia del pianeta per una giustizia ecologica e un pianeta più vivibile non sono passate sotto silenzio e qualcosa è cambiato. Poi è arrivato il Covid e il resto è storia. “La natura non è un sacchetto di caramelle senza fondo e prima o poi si metterà in sciopero: allora il futuro sarà a rischio”: impossibile darle torto.

Le emozioni tattili e concrete di Hermès

Nella sua collezione di ready-to-wear femminile primavera-estate 2021 per Hermès la stilista Nadège Vanhée-Cybulski propone armature contemporanee legate a una visione surreale e astratta dell’antica Ellade. “Dobbiamo riscoprire la seduzione del tatto, sono affamata di contatto a pelle; è necessario introdurre una nuova modalità per comunicare la moda oggi” spiega nel video backstage della sfilata parigina svoltasi al Tennis Club-la stessa location cara a Céline all’epoca di Phoebe Filo- la creatrice formatasi alla scuola di Anversa, la stessa dove hanno studiato i leggendari Antwerp Six, demiurghi dell’estetica anni’90. Difatti Nadège ha collaborato anche con Martin Margiela che non per niente è stato anch’egli al timore creativo di Hermès nel passato. Il suo tratto avanguardista sposa il classico di una maison squisitamente francese che è una delle ultime, insieme a Chanel, a poter legittimamente issare il vessillo del lusso vero in un momento di caos estetico e di massificazione disperata come quello in cui viviamo. E che cos’è il lusso puro se non il ‘superfluo necessario’e anche timeless?

Così in omaggio al suo credo la stilista si rivela un’amante delle emozioni autentiche derivanti da pellami pregiati declinati in linee severe ma anche estremamente sensuali per abiti desiderabili e molto ‘wearable’, elaborati nella lavorazione ma elementari nelle forme e nei tagli. I nuovi accessori must della maison, le clogs ( i confortevoli zoccoli originariamente in legno e con tallone nudo) in pelle lucida come pure le tote e le tracolle dalle forme squadrate, accompagnano i look calibrati dal giorno alla sera. Il fattore più camaleontico del guardaroba primaverile made in Hermès è indubbiamente il grembiule o ‘tablier’, che evoca un clima familiare e domestico molto ‘smartworking’ e che nel corso del défilé si converte prima in top e poi in sensuale pantalone per poi tradursi in morbido coat. La stilista ha inoltre commissionato ad alcuni artisti delle interpretazioni interessanti dei codici iconografici dell’antica Grecia: così le colonne vengono digitalizzate e i soggetti della ceramica ellenica compaiono sui body lavorati a maglia. La stilista ha dovuto annullare la sfilata resort che era stata programmata ad aprile a Londra ma non ha gettato la spugna. La sua è una collezione resiliente e adatta ai tempi correnti in cui non manca però il fashion touch.

Così le giacche si abbreviano mostrando una vocazione alla costruzione cropped (adoriamo) mentre il gilet adotta una forma singolare mutuando dal look safari il suo stile chic ma funzionale al tempo stesso molto Nicole Kidman in ‘Australia’. Divertente la cage di pelle a quadri da portare secondo la stilista su un minidress di maglia in tinta, un’idea che sembra strizzare l’occhio al concetto moderno di armatura urbana e che si porta da mane a sera. Al crepuscolo la tuta in nero di cadì si apre a sorpresa su body in raso scarlatto. La palette sobria e morigerata, talora illuminata da sprazzi di colori strong come il rosso lacca, riflette lo spirito della collezione rassicurante e pragmatica. Hermès si conferma, anche grazie a quest’ultimo statement di stile, un marchio che a differenza di tanti altri, non punta affatto sulla comunicazione fine a sé stessa e su un deplorevole storytelling arcitrito e molto ‘social’, bensì su contenuti solidi e perennial e su un heritage importante che ne definisce l’incommensurabile valore. Zero fuffa quindi e tanti fatti e bellissimo prodotto di cui abbiamo davvero bisogno, una ricetta che non può che convincere. I tempi di Gaultier, ohimé, sono ormai archiviati perché forse quella grandeur sartoriale e quella eclatante inventiva in un momento come questo non hanno più ragion d’essere, anche se la creatività è sempre stata un potente paracadute in tutte le crisi. Ma tant’é. Per noi avanti tutta anche così.

Robotizzati porta a Roma il nuovo tecno-glamour

Chi non ha mai sognato di conoscere Banjo di Daitarn Tre o di salire sull’astronave di Capitan Harlock alzi la mano. Il mondo dei robot ha definito il nostro immaginario collettivo attraverso forme, fogge e colori che hanno affascinato i ragazzi e gli adulti di mezzo mondo, partendo dal Giappone. Ed è appunto dal Sol Levante, dove ha vissuto per cinque mesi a Nagoya, che Stefano Dominella, patron di Gattinoni Couture e studioso di comunicazione, ha tratto spunto per la sua ultima, suggestiva mostra romana: ‘Robotizzati. Esperimenti di moda’ promossa da Regione Lazio, ideata da Laziocrea e patrocinata da Unindustria con la direzione artistica dello stilista Guillermo Mariotto.

L’esposizione, di scena fino al 24 gennaio 2021 nelle sale dell’arioso spazio capitolino Wegil ristrutturato recentemente grazie alla giunta Zingaretti, esplora l’impatto estetico dell’iconografia dei cyborg come Goldrake e Mazinga ma anche Jeeg Robot, sulla moda degli ultimi cinquant’anni. I robot o mecha, pilotati da una cabina interna, sono una fusione di uomo e macchina. L’intelligenza artificiale è un tema che ha sempre ispirato registi, scrittori e artisti: già negli anni’20 il cineasta tedesco Fritz Lang ha ipotizzato scenari futuribili in cui i robot diventano protagonisti, un mondo al quale si ispirò anche Stanley Kubrick per il suo ‘2001 Odissea nello spazio’. Un film all’avanguardia che ha indubbiamente esercitato un ascendente enorme sul fotografo Peter Lindbergh.

Il mago dell’obbiettivo, nel 1990 per un redazionale pubblicato da Vogue Italia, allora diretto dalla mitica Franca Sozzani, immaginò una bellissima top model (Helena Christensen) che si aggirava nel deserto in compagnia di un piccolo marziano. Spesso nei suoi scatti improntati a un ‘realismo da backstage’, gli abiti di alta moda sono accostati ad algide ma seducenti scenografie fatte di lamiere metalliche e di piramidi di acciaio.

Nel frattempo Isaac Asimov e Philip Dick nella loro produzione letteraria di science fiction hanno raccontato universi paralleli ai nostri appartenenti alla fantascienza e all’utopia tecnocratica, mentre George Orwell si spinse più in là nel terreno della fantapolitica con il romanzo corrosivo ‘1984’, opera estremamente profetica e molto attuale. Agli inizi degli anni’80 poi Ridley Scott con ‘Blade Runner’ e i sequel di ‘Alien’ ha immaginato il destino dell’umanità all’epoca dei replicanti. Ma facciamo un passo indietro: già nel 1969 in occasione del primo sbarco sulla luna con l’astronauta Neil Armstrong il mondo intero immaginò come sarebbe stata la vita su altri pianeti. Molti couturier come André Courrèges e Pierre Cardin cominciarono a sperimentare materiali insoliti come il pvc, il lurex e il rodoid per mise avveniristiche ‘stregate dalla luna’ e dal design decisamente inconsueto, mentre lo spagnolo Paco Rabanne, il ‘Nostradamus della haute couture’, già assistente di Balenciaga, elaborò le prime collezioni di ‘moda profetica’ basandosi su materiali hi-tech come maglie metalliche, plexiglass e trame di alluminio assemblate con strumenti degni di un ferramenta e forgiate sul corpo femminile, tanto che Coco Chanel, invidiosa del suo successo, lo definì in tono sprezzante ‘il metallurgico’.

A lui dichiararono eterno amore molte star dello spettacolo come Françoise Hardy, Amanda Lear, Audrey Hepburn e Jane Fonda che sfoggiò i suoi modelli space age nel film ‘Barbarella’ (1968) di Roger Vadim. Negli anni’70 Emilio Pucci pensò all’era spaziale nella collezione ‘Apollo 15’ mentre la sarta milanese Germana Marucelli intrecciò una feconda collaborazione con l’artista OP Getulio Alviani per una serie di tuniche illuminate da dischi di alluminio simili a navicelle spaziali. Fino ad arrivare alla rivoluzione tecnologica introdotta da Gianni Versace, re del tecno-glamour, a partire dal marzo 1982 con il suo oroton con il quale modellò sensuali pepli di maglia metallica simili alle corazze di Giovanna D’Arco, molto apprezzati da Milva, Fanny Ardant, Ornella Vanoni e Candice Bergen. Era l’epoca di Excalibur e di Star Wars e il geniale stilista prefigurò il futuro usando il laser per eliminare le cuciture, e la gomma al posto della pelle ricorrendo al computer per tracciare i pattern jacquard della sua maglieria ‘archeologica’. E fu subito avanguardia. In epoche recenti anche Alexander McQueen e Gareth Pugh hanno plasmato silhouette palesemente ispirate al mondo cyber, con spalle imponenti e vita sottile.

Ma sono soprattutto le linee e le forme dei robot dei cartoni animati giapponesi, che hanno tenuto incollati al tubo catodico intere generazioni (compresa quella di chi scrive), ad aver influenzato le creazioni dei più famosi fashion designer internazionali presenti nell’esposizione: da Thierry Mugler a Jean Paul Gaultier, da Prada ad Antonio Marras, da Giorgio Armani a Paco Rabanne, da André Courrèges a Yohji Yamamoto. E ancora Gianfranco Ferré, Martin Margiela, Alexander McQueen, Enrico Coveri e Mila Schӧn, Philipp Plein e Max Mara fino a Raniero Gattinoni, Gucci, Kansai Yamamoto, estroso costumista di David Bowie negli anni’70, e Guillermo Mariotto, direttore creativo di Gattinoni Couture e irriverente personaggio televisivo che ha ideato vari abiti nati per la mostra. Come la tunica nera rivestita di cubi di gomma piuma o le mise siderali ricoperte di maglia metallica che sembrano uscite dal film ‘ex machina’ con Alicia Vikander.

Accanto alle creazioni dei big in mostra trovano spazio anche le sperimentali invenzioni dei giovani talenti della moda selezionati da Dominella e Mariotto: fra gli altri Antonio Martino, Francesca Nori e Andrea Lambiase, assistente di Iris van Herpen, stilista olandese all’avanguardia nel gotha della moda. Lo spazio Wegil ospita anche una vera e propria mastodontica scultura realizzata da Silvio Tassinari con una stampante 3D e una serie di 50 chogokin, robot in metallo destinati agli adulti, nonché le opere del brillante e talentuoso artista pluripremiato Federico Paris che presenta nell’esposizione la sua originale versione della donna robot. Il futuro è già qui con ‘Robotizzati’.

Ray-Ban lancia “The weird collection styled by Yungblud. You’re on”

Ray-Ban lancia” The weird collection styled by Yungblud. You’re on”

Ray-Ban ha collaborato con il rocker pop-rebel YUNGBLUD per lanciare un’edizione limitata di occhiali da sole: The Weird Collection di YUNGBLUD.

La collezione comprende tre forme audaci ispirate alla visione fluo del futuro di YUNGBLUD: un luogo dove le persone possono essere se stesse, indipendentemente da ciò che il mondo dice loro di essere.

Dal suo debutto nel 2018, YUNGBLUD ha costruito intorno a sé, una community formata da milioni di anticonformisti provenienti da tutto il mondo. Ray-Ban omaggia questo grande gruppo di persone con una nuova versione degli stili bold in acetato, ognuno infuso con l’audacia e lo stile inimitabile di YUNGBLUD.

I tre modelli rivisitati per l’occasione sono: gli State Street, i Nomad e i Carribean.

Gli State Street sono un’elegante versione squadrata dei classici Ray-Ban Wayfarer. L’artista ha riproposto la montatura in acetato associato al blu e arancio fluo, in un’interpretazione bistrato di uno dei modelli simbolo del brand.

Nel modello Nomad, l’artista ha voluto aggiungere, alla montatura in acetato, dettagli futuristici di color rosa fluo, accostati a lenti fotocromatiche Evolve nella variante rosa.

Infine, il modello Carribean è stato realizzato in una nuova versione con lenti fotocromatiche Evolve verdi. Le linee verdi sviluppate lungo la montatura nera, richiamano un futuro in cui ognuno sarà libero di sviluppare la propria identità.

I modelli saranno disponibili dal 23 novembre in edizione limitata esclusivamente su Ray-Ban.com e nei negozi Ray-Ban e saranno protagonisti del secondo Instagram Checkout Drop di Ray-Ban.

LA “SMART MOBILITY” PROPOSTA DA NITO

LA “SMART MOBILITY” PROPOSTA DA NITO

Negli ultimi anni sono stati compiuti molti sforzi di riflessione e pianificazione per trovare il miglior equilibrio tra mobilità ed esigenze legate alla sostenibilità. Questo è ciò a cui facciamo riferimento quando parliamo di “smart mobility” un termine spesso collegato a ‘smart city’, infatti non può esistere una città intelligente senza una mobilità intelligente.

Il termine “Smart” sta per “intelligente”: l’intelligenza legata all’innovazione e dettata dall’uso di nuove tecnologie. Queste nuove tecnologie possono essere rappresentate sia dal prodotto avente caratteristiche innovative che dalla gestione più intelligente delle risorse attraverso app o piattaforme.

Questo è il caso di NITO (Nuova Industria Torinese) una start-up tutta italiana, torinese per la precisione, che si occupa di smart mobility dal 2015.

L’elemento di forza che la contraddistingue dalla concorrenza, è sicuramente la ricercatezza e l’accuratezza posta nel design. Ogni mezzo è caratterizzato da: forme compatte, stile moderno, alta qualità dei materiali ed infine, il “Made in Italy” tanto caro a noi italiani.

Tutte caratteristiche che possiamo riscontrare nel loro scooter elettrico NES, motivo per cui è stato candidato al compasso d’oro: uno dei premi italiani più prestigiosi nel settore del design.

L’obiettivo futuro di questa start-up? Entrare nella “Top 5” delle aziende europee che si occupano di smart mobility e contribuire allo sviluppo ed utilizzo dell’elettrico in Italia.

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Piuma Brush, lo spazzolino di design esposto al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano

Piuma è il nuovo spazzolino che unisce la necessità dell’igiene orale alla praticità e al design; è l’evoluzione del mondo dell’estetica in fatto di spazzolini tanto da aggiudicarsi una serie di riconoscimenti internazionali. Il più importante è la menzione d’onore alla XXVI edizione del Compasso d’Oro, la competizione più ambita per chi opera nel mondo del design (esiste dal 1954). Piuma Brush ha anche ottenuto il premio al Product Design Red Dot Award 2019 per forza dell’innovazione, della funzionalità, qualità formale, longevità ed ergonomia
Considerato alla stregua di un accessorio d’arredo, lo spazzolino Piuma è esposto al Museo della Scienza e della tecnologia di Milano, parte della selezione di Adi (Associazione Disegno Industriale).

Un prodotto d’uso quotidiano che risponde anche al bisogno di bellezza estetica; il coprisetole lo protegge durante il trasporto e ad ogni fine uso, permette inoltre lo scolo dell’acqua così da garantirne l’asciugatura ed evitare residui sporchi. E’ composto da materiale innovativo, il GRAVI-TECH by Polyone, un tecnopolimero che integra al suo interno particelle minerali in grado di rendere la base dello spazzolino più stabile, sicura e durevole. Sono materiali completamente riciclabili e le setole sono in Tynex, la migliore qualità disponibile sul mercato; vengono trattate più volte per ottenere punte stondate senza provocare danni collaterali.



Il lato posteriore delle setole possiede delle micro palline concepite per effettuare un massaggio delicato alla lingua, pulendola e regalando un alito più fresco. La base, oltre ad essere solida e stabile, presenta un mini calendario, un sistema unico al mondo brevettato per impostare la durata predefinita delle setole e ricordarci quando è il momento di sostituirle. 

L’azienda, che ha come obiettivo quello di creare un ecosistema dove igiene orale e design si fondono, ha proposto un dentifricio anticarie da 75 ml in confezione dotata di tecnologia airless, dove una pompetta spinge il contenuto verso l’esterno bloccando l’entrata di aria che tendenzialmente andrebbe a seccare il prodotto e riduce gli sprechi. 

Piuma Brush è disponibile sul sito Piuma Care

Filippo Gualandi, l’adone della porta accanto

Filippo Gualandi, l’adone della porta accanto

Per i Greci, ma soprattutto per Platone, bellezza e virtù erano sinonimi. Tanto che nel mondo antico esisteva l’endiade ‘kalòs kaì agathòs’. Dalla mia intervista con Filippo Gualandi, vincitore de ‘Il più bello d’Italia 2020’ , il prestigioso concorso di bellezza maschile istituito dai fratelli Fasano nel 1979 che ha lanciato talenti come Gabriel Garko, Ettore Bassi, Giorgio Mastrota, Beppe Covertini, Massimiliano Morra e Raffaello Balzo, emerge chiaramente l’attualità di questo binomio. A 20 anni questo adone bolognese nato nel segno della Bilancia, nuotatore professionista e amante degli action movies, ha già una visione del mondo molto chiara e inequivocabile. Il suo sogno è fare l’attore anche se, nonostante la febbre da social che ha contagiato molti suoi coetanei, Filippo non ha troppi grilli per la testa ed è anzi disposto a lavorare sodo per realizzare i suoi obbiettivi, come è giusto che sia. Noi lo abbiamo intervistato.

Complimenti Filippo per il tuo meritato titolo. Come e quando ti sei avvicinato al prestigioso concorso ‘Il più bello d’Italia’? 

Tutto è cominciato quando Marco Galizia e una sua amica, titolare di un importante shop di Forlì, mi hanno avvicinato in spiaggia in Romagna. In quell’occasione ho vinto il concorso ‘Fascino’ e sono stato selezionato come nuovo talento. Successivamente sono approdato alla finale de ‘Il più bello d’Italia’ di quest’anno mediante Paolo Zaccaria che mi ha selezionato in Emilia Romagna. Un’esperienza stimolante che non dimenticherò facilmente.

Perché secondo te la giuria del concorso ti ha premiato?

Non so, forse perché sono un tipo solare che affronta la vita col sorriso, nella prova ‘talento’ ho raccontato una spassosa barzelletta e la giuria ha riso di gusto. Probabilmente hanno apprezzato la mia spontaneità e il mio atteggiamento positivo e spigliato.

Quanto tempo passi allo specchio in media ogni giorno?

Non amo guardarmi allo specchio. Piuttosto mi alleno nella mia stanza per fare i miei video per Tik Tok in cui ho modo di sperimentare la mia vena per la recitazione.

Ti piace la moda? Qual è il tuo look ideale?

Sì, moltissimo. Per me la moda è un’arte, una forma di espressione altamente creativa e fra gli stilisti prediligo Giorgio Armani per la sua giacca destrutturata, per me lui è il numero uno. Mi piacerebbe diventare un modello professionista e sfilare per lui, sarebbe un grande onore per me. Privilegio un look semi formale e dégagé, uno smart tailoring diciamo.

Come curi il tuo corpo?

Oltre a praticare il nuoto (Filippo è istruttore certificato n.d.r.) scio da quando avevo 3 anni. Inoltre amo la palestra a corpo libero. Per me l’alimentazione è fondamentale, evito il junk food come la peste e cerco di impormi una grande disciplina perché credo che oggi la presenza fisica sia e resti il principale biglietto da visita di una persona. 

Quali sono le tue passioni maschili?

Adoro le vetture di lusso e le gare di Formula Uno, ritengo che il nostro paese possa vantare un primato anche nell’industria automobilistica.

Colore preferito?

Il verde acqua. 

Ultimo libro letto?

‘Le vostre zone erronee’ di Wayne Dyer, un testo illuminante anche per chi voglia apprendere le tecniche di comunicazione.

Quali sono i tuoi attori preferiti, i tuoi modelli?

Ammiro e seguo Raul Bova anche perché è un nuotatore come me. Ma amo molto anche gli attori degli action movies come i protagonisti della saga ‘Fast & Furious’.

Cosa pensi dell’impatto sociale della bellezza, in special modo quella maschile? Ti sei mai sentito un ‘uomo oggetto’?

Credo che in una civiltà dell’immagine come quella in cui viviamo la bellezza sia un valore fondamentale. Sentirsi a proprio agio nel proprio corpo è un punto di forza, anche per l’uomo. Oggi la bellezza, e il caso della modella armena di Gucci lo dimostra, è diventata più relativa e soggettiva. Mi capita di essere guardato da tante donne mentre passeggio per strada ma questo non mi disturba, anzi mi lusinga. No, non mi sono mai sentito un uomo oggetto. Penso però che una bellezza avulsa dalla personalità possa rivelarsi effimera a lungo andare: è un po’ come un bel vaso vuoto. 

Cosa pensi della sovraesposizione del corpo maschile? Poseresti nudo se te lo chiedessero?

Mi ha molto divertito lo spot di ‘Idealista’ in cui il ragazzo si spoglia mentre gli mostrano una casa, di certo lo farei anche io se me lo chiedessero. La nudità di per sé non è un problema, dipende sempre da come viene contestualizzata e dal regista e dal fotografo che mi chiede di posare nudo e perché no? Anche dal cachet che mi propongono. L’attuale rivalutazione del corpo maschile per me è assolutamente legittima: è giusto che anche gli uomini imparino a valorizzare la propria bellezza come per secoli hanno fatto le donne. E un maschio ha diritto a esibire il proprio corpo se lo ritiene opportuno. In questo senso la moda e l’etica comune sono evolute sullo stesso versante. 

Come vedi la ‘identità fluida’?

Approvo in pieno la teoria no gender, oggi non è necessario definirsi sessualmente, ciò che conta a mio avviso è stare bene con sé stessi. 

Quale è la tua posizione sul massacro di Colleferro? Come si può evitare che fatti simili si ripetano?

E’ una tragedia orripilante. Gli assassini di Willy Monteiro sono individui incapaci di comunicare in modo civile e, come giustamente ha dichiarato il noto psichiatra Vittorino Andreoli, ‘hanno il buio nella mente’. L’unica via di salvezza di fronte a un degrado morale di queste dimensioni è la cultura. Gli influencer oggi dovrebbero educare i ragazzi a ripudiare il ricorso all’aggressività.

Che consigli dai a un ragazzo che condivide le tue stesse aspirazioni?

Di seguire sempre il proprio istinto e di non mollare mai, gli ostacoli devono rafforzarci nel perseguimento dei nostro obbiettivi.

Come ti vedi fra dieci anni? Aspiri a costruirti una famiglia?

Per me la famiglia non è una priorità. Attualmente sono single e vorrei dedicarmi ai miei impegni professionali nello spettacolo studiando seriamente recitazione. Ritengo difficile conciliare la carriera e la vita affettiva per chi come me ambisce ad affermarsi nel mondo dello showbiz.