Dove c’è il suo nome c’è personalità. E salendo da SALI (sì il nome è proprio un invito), il nuovo izakaya sito al settimo piano del Radisson Collection Hotel Santa Sofia, si capisce che Alessandro Mario Cesario ha fatto centro. Anche questa volta.
Ma chi è Alessandro Mario Cesario? Ex proprietario e ideatore di The Yard poi Doping Club, oggi a Casa Tobago che ripercorre lo stesso concept ma rinnovandosi, ed ora con SALI, ha ideato e timbrato a fuoco uno stile unico dei cocktail bar milanesi. Maximalisti con un gusto estremo ed una capacità di mixare arredo vintage con pezzi di design, stili esotici con l’essenzialismo Japan. Tant’è che qui da SALI ci si aspettava di “ritrovarlo”, invece ci stupisce per il “less is more“, seguendo lo stile “iki“, e aprendosi ad un pubblico internazionale. Caldi gli ambienti nell’illuminazione che ricordano lanterne rosse e atmosfere alla Wong Kar-wai, statuette souvenir di qualche viaggio nel Sol Levante, ritratti dove l’arte del tatuaggio prende forma su volti giapponesi con l’horimono.
E a spiazzarci, dei balconcini stile parigino che si fanno spazio tra i tetti, con una vista sulla città meneghina, un pot-pourri di richiami alle città più stylish del mondo. A firmarlo insieme a lui, Christian Brigliadoro, socio del gruppo Sequoia, un passato nel settore della moda, un segno importante di riscrittura dello stile e dell’accoglienza, e la progettazione realizzata in collaborazione con l’architetto Luca Piccinno di MaisonP, studio di interior design.
A capitanare SALI per la scelta F&B, Daniel Jonathan Selby (Operation Beverage Manager, già The Connaught di Londra) e la visione mixologica di Alessia Bellafante e Dario Baturi (Bar Manager).
I sapori sono umami, fermentati, con ritorno costante di cereali e sakè, tra i signature:
Hokkaido, in stile Old Fashion con Hibiki Japanese Harmony, sesamo, shiromiso, dal sapore Umami e accompagnato con cioccolato fondente;
Kansai, un punch con Casamigos Blanco, Bulleit Bourbon, Tè Matcha, yuzu e cocco, servito con Mochi a sorpresa;
Aomori, a base di Amazake, Sakura Bancha Cordial, profumo di cardamomo, per un drink dalle note maltate, in grado di riprodurre il rituale del Sakè giapponese.
La proposta gastronomica è guidata da Chiara di Salvo, giovane talentuosa Chef formatasi alla corte di Gordon Ramsey, e coadiuvata da Ulisses Sangalli (già Polpo Milano), seguendo il vero stile izakaya che vede il cibo in “sharing“:
Sando di Wagyu (Koji e yuzu e coleslaw di cavolo cinese) per esaltare la pregiatissima carne Wagyu, reinterpretandola in una forma moderna e accattivante, come un sandwich gourmet che esalta la tenerezza e il sapore unico della carne;
Yakitori (nelle versioni con pollo e cipollotto, friggitelli, mazzancolle e Wagyu), non semplici spiedini, ma un’esperienza scenografica;
Chirachi Crispy Rice, ovvero “bocconi bite” di tartare di tonno e salmone su riso croccante.
SALI è un piccolo viaggio in Giappone pur rimanendo in città, ma soprattutto un cocktail bar raccolto, intimo, dove “accoglienza” e “ospitalità” fanno da padroni, e un nuovo modo di vivere l’appuntamento del drink.
DOVE SI TROVA SALI Settimo piano presso Radisson Collection Hotel Santa Sofia Milano Ingresso da Corso Italia 29, Milano M4 Santa Sofia Mercoledì e giovedì, dalle 18.00 all’1.00 Venerdì e sabato, dalle 18.00 alle 2.00 Domenica, dalle 18.00 alle 0.00
L’ultimo suo grande progetto è stato “Amazônia”, allestito presso Fabbrica del Vapore a Milano nel 2023, immagini testimonianza di ciò che sopravvive prima di un’ulteriore progressiva scomparsa.
“Il mio desiderio, con tutto il cuore, con tutta la mia energia, con tutta la passione che possiedo, è che tra 50 anni questa mostra non assomigli a una testimonianza di un mondo perduto” affermava Sebastião Salgado, che oggi ci lascia all’età di 81 anni. A darne l’annuncio l’Académie des Beaux-Arts di Parigi di cui era membro, la cause sono ancora ignote.
Ci lascia non solo il più grande fotografo umanista dei nostri tempi, ma un uomo che ha dedicato la sua vita ad una missione, quella di cambiare la visione delle cose e del mondo. Con la sua sensibilità e quel modo gentile di guardare attraverso l’obiettivo, Salgado è riuscito a riportare per immagini i cambiamenti climatici, sociali, economici del Pianeta. Il fine ultimo è sempre stato quello di porre l’accento sulle condizioni dei più deboli, sulla deforestazione, sulla miseria, sugli effetti devastanti delle disparità sociali.
Con “La mano dell’uomo“, il suo reportage più noto, il colossale progetto sulle condizioni dei lavoratori nelle miniere d’oro del Brasile, nei pozzi di petrolio del Golfo Persico, nelle miniere di zolfo Indonesiane, Salgado ci racconta una missione prima di una rappresentazione. La fotografia per lui è stata uno stile di vita, una vocazione.
Con “Genesi” ci ha fatto innamorare degli abitanti della Terra, un omaggio alla Grande Madre e ai suoi figli, pinguini, elefanti, balene vissuti nei luoghi più incontaminati, la meravigliosa biodiversità del Madagascar, della Papua Nuova Guinea e dell’ Emisfero Nord.
Ed è attraverso i video e le testimonianze degli amazzoni e dei loro ritratti in “Amazônia“, che Salgado ci invita ad “ascoltare” e a riflettere sulla situazione degli abitanti della foresta. La foresta, l’ecosistema fragile che le comunità indigene, che la vivono, rispettano e amano. Ma il riflettore, anche se sono loro i fotografati, è su di noi, su tutta l’umanità che ha la responsabilità di occuparsene, partendo dalle piccole cose.
Salgado lascia un vuoto immenso, ma ci lascia anche un grande insegnamento, amare e ripettare la Terra che viviamo. Facciamone buon uso.
Intervista ad Andrea Gentilini, Ceo di Luxury Living Group
Luxury Living Group nasce da una visione d’insieme e dall’esigenza di soddisfare una clientela legata ad un particolare brand, per offrire l’esperienza di vivere la propria casa, immersi nello stile di quel marchio. Versace, Dolce&Gabbana, Trussardi, Bentley Motors e Bugatti, sono solo alcuni dei brand con cui il gruppo collabora, diventando così leader nel settore dell’arredamento di lusso, con focus sulla progettazione e produzione di mobili e accessori esclusivi di particolare prestigio.
Bentley Home porta nell’ambito dell’interior design la stessa eleganza e la stessa attenzione al dettaglio che caratterizzano le auto Bentley. I prodotti, realizzati da noti designer in collaborazione con l’Ufficio Stile Bentley Home ed il team di design Bentley Motors, si distinguono per le linee accattivanti, per i materiali pregiati utilizzati, per le particolarità e il carattere che contraddistinguono il grande marchio inglese.
La collezione Bentley Home non è una semplice proposta di arredo lusso per clientela esigente, è oltremodo uno stile di vita, la conferma di una grande passione e la voglia di viverla in ogni momento della giornata, a partire dalla propria casa.
Andrea Gentilini, Ceo Luxury Living Group
Luxury Living Group è produttore e distributore da 30 anni dei più grandi brand internazionali del lusso, come si legano moda, design e automotive?
Il ragionamento non va ristretto alle categorie merceologiche, è principalmente una questione legata alla dimensione del brand. Per dimensione non intendo la grandezza o la riconoscibilità, intendo la capacità di quel marchio di interpretare un percorso lifestyle. Quando può farlo? Quando la sua storia è solida, credibile ed affidabile.
Il vostro legame con questi brand, i contratti di licenza, in cosa consistono?
Si trasporta la natura del brand con codici e linguaggi, nella categoria merceologica della licenza e poi si elabora un concetto più ampio di appartenenza. Il nostro macrocosmo è l’arredo, dove proponiamo il prodotto attraverso un marchio di design e lusso, che ha precedenti collaborazioni con volti noti, nomi di designer blasonati, grandi intellettuali, uomini che hanno cambiato la storia. Questo insieme fa dell’oggetto, un pezzo d’arredo sofisticato.
Come scegliete il brand con cui collaborare?
Valutiamo anzitutto la forza, la credibilità del marchio e la possibilità di traghettarlo nell’high-style. Il primo caso è stato con Fendi, poi Versace, Dolce&Gabbana, e il mondo dell’automotive.
Cos’è il lusso?
Il lusso ha attraversato una profonda evoluzione nel periodo del Covid. Si è spostato dall’oggetto al senso di appartenenza, alla condivisione di valori. Se acquisto un prodotto di Hermès, il brand con il posizionamento lusso più interessante al mondo, non sto acquistando una borsa, una Birkin, sto fondamentalmente condividendo dei valori, sto dichiarando che voglio far parte di quella storia e di quei canoni. Molto spesso queste maison sono guidate da famiglie illuminate, da imprenditori visionari, perché non basta un manager per arrivare al successo, serve tenacia e coerenza, e soprattutto tempo, utile a consolidarsi e confermare la propria identità. Queste sono storie centenarie che si basano su regole inamovibili, che passano anche e soprattutto dalla comunicazione e dal marketing.
Cosa fa Luxury Living Group per aumentare la visibilità del brand?
Cerchiamo anzitutto di non creare delle situazioni che potrebbero essere distoniche rispetto al loro racconto, diamo tutte le garanzie condividendo ogni passaggio (dal layout alla cartella stampa), creiamo condizioni organizzative molto complesse. Ma soprattutto ascoltiamo, perchè la creazione è un bene strumentale durevole. Per quanto prezioso sia il materiale di un nostro tavolo, deve essere in grado di accogliere più persone, le sedie devono rispettare dei carichi di ergonomicità, deve esserci attenzione al dettaglio, deve avere la massima qualità artigianale e Made in Italy. Il risultato è un prodotto capace di emozionare, un gioco da equilibristi.
A quale di questi oggetti si sente più legato?
La scrivania del mondo Bentley Home, tutte le volte che ci passo davanti, mi fermo ad osservarla.
Che prezzo ha sul mercato una scrivania Bentley Home?
Dipende dalla configurazione, in media 70.000 euro la versione base.
Come giustificare questa cifra?
Se compro un abito posso anche accettare che lo indosserò due o tre volte ad una festa, l’abito è un bene intercambiabile. Se compro un divano, devo pensare che quel divano mi ospiterà quando mia moglie mi darà una bella notizia, quando mio figlio mi farà arrabbiare, quando il lavoro andrà male… quel divano sarà il mio migliore amico per tanti anni a venire.
Qual è il messaggio di Bentley Home?
La nostra è una rappresentazione scenografica di un concetto. In questi ambienti il cliente può vedere e vivere come interpretiamo il marchio Bentley all’interno di una casa. Il nostro atelier è come un hotel di lusso: oggetti, boiserie, decori, tutto è pensato per vivere il film Bentley Home, una scena teatrale dove ogni prodotto suona in maniera armonica.
Com’è cambiato, se è cambiato, il mondo del lusso oggi?
È cambiato geograficamente e culturalmente, approdando ad una dimensione sempre più intima. Un tempo il lusso era solo concetto di appartenenza, l’essere presente a quella determinata lista elitaria, consolidandosi uno status, era ostentazione e possedimenti. Un dato importante ce lo dà il Medio Oriente, per cui l’esclusività identifica la preziosità del prodotto, la scarsità dell’articolo, il numero di pezzi ridotto, meglio ancora il pezzo unico. Per l’Europa, e soprattutto per l’Italia, un articolo diviene prezioso quando è customizzabile e pregiato il materiale, come un marmo Bianco Thassos Extra. La pandemia ha trasformato un poco questi codici e ha spostato il consumatore verso una ricerca di benessere personale, ha maturato che gli oggetti di casa e l’atmosfera che creano, sono indispensabili per uno stile di vita sano e confortevole. La casa non è solo luogo di passaggio, dove dormire, ma un nido dove vivere ed emozionarsi.
“Quale bellezza salverà il mondo”? A rivolgere questo quesito al principe Myškin è il giovane tormentato Ippolit de “L’idiota” di Fëdor Dostoevskij. Come si pone nei confronti di questa affermazione?
Il mondo salverà la bellezza, perchè è una bellezza lontana dagli stereotipi e lontana dal concetto classico, si parla piuttosto di una sacrale profondità etica, dove grazia e moralità sono indisgiungibili. Io credo che il mondo potrà essere salvato da ciascuno di noi, laddove il singolo individuo si impegni ad essere migliore. La mia visione è più zen che russa, credo nel contributo dell’essere umano attraverso la dedizione, la passione, l’impegno e soprattutto la volontà di fare quel passo in avanti, quel piccolo gesto, verso la gestione di ogni aspetto della vita, sia essa relazionale, lavorativa, sentimentale.
C’è una sorta di oggettività nella bellezza?
Leonardo da Vinci diceva che aveva a che fare con l’equilibrio e l’armonia. Io quando parlo con i ragazzi del nostro team parlo di “intonazione”.
Marilyn Monroe diceva “Se devo piangere preferisco farlosul sedile posteriore di una Rolls Royce piuttosto che su quello di un vagone del Metrò”.
Il lusso non è necessariamente legato al denaro, il lusso concede la possibilità di vivere con libertà alcune scelte. Ho conosciuto gente libera con patrimoni inesistenti. Il denaro regala qualche chance, non la forza di scegliere.
Oggi il lettore vuole sempre più sapere chi c’è dietro un’azienda, lei come si descriverebbe?
I ruoli come il mio sono necessariamente rappresentati da uomini votati. In assenza di passione, ogni impegno diventerebbe eccessivo, a qualunque retribuzione, per qualsiasi visibilità, per qualsiasi scelta egoica. Quando faccio selezione chiedo sempre: “Ma tu sei veramente disponibile a questo?” La mia priorità è il lavoro, pur amando la mia famiglia, se così non fosse, non funzionerei, non raggiungerei i risultati prefissatimi. Sento diversi manager parlare di nuovi metodi di gestione del tempo, io sono meno bravo di loro evidentemente, perchè “ho bisogno di stare sul pezzo”, più degli altri.
(tutte le foto sono state concesse da Luxury Living Group)
Alberto Rossi è il volto della serie Netflix più discussa del momento “Il Gattopardo”, l’adattamento del capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, girato fra Catania, Siracusa e Palermo e prodotto da Indiana Production e Moonage Pictures, dopo ben 62 anni dal noto cult di Visconti.
Alberto Rossi, siciliano, 27 anni, interpreta Paolo Corbera di Salina, il figlio maggiore di Don Fabrizio. Un giovane attore di cui sentiremo ancora parlare perchè “Il Gattopardo” è solo l’inizio…
Talent: Alberto Rossi Photographer: Luca D’Amelio Stylist: Luigi D’Elia Stylist Ass.: Paulos Bubbico Grooming: Barbara Bertuzzi represented by@production_link @wkgpcrew Make-Up: Eleonora Juglair Publicist: MPunto Comunicazione
Total look: Missoni Mocassino: Santoni
L’abbiamo vista nella serie tv Netflix “Il Gattopardo” – Comeci si prepara ad un ruolo così importante, di un’epoca che non si èmai vissuta?
Credo sia molto importante entrare in relazione con il personaggio, io ho avuto la fortuna di amare Paolo fin da subito, mi sono trovato molto in sintonia perché ho rivisto molto di me in lui. È stato divertente soprattutto perché ci divide qualche secolo, mi sono sentito in una macchina del tempo.
Ha dichiarato in una intervista di aver fatto ricorso allapsicanalisi per addentrarsi meglio in un ruolo, è così? In che modol’ha aiutata?
In realtà è da qualche anno che ho la fortuna di aver trovato un percorso psicologico che mi aiuta ad essere più centrato, a capire meglio chi sono. Paolo è però stato centrale durante molte sedute in cui ho capito, e fatto pace, con aspetti fino ad allora ancora non compresi, sia su me stesso che su di lui. Con questo non voglio dire che sia necessaria la terapia psicologica per affrontare un progetto, ma a mio parere tramite quella lo si fa con più consapevolezza; sarebbe bello se passasse il messaggio, soprattutto tra i ragazzi, che parlare con qualcuno professionalmente competente, è il regalo più bello che ci si possa fare.
Total look: Missoni Mocassino: Santoni
Cos’ha scoperto di sé e del suo carattere, che prima di farel’attore non sapeva?
Di avere molto coraggio, non che prima non lo fossi, coraggioso, ma forse non ne ero molto consapevole.
Cosa/Chi sognava di diventare da bambino?
Sognavo e sogno ancora di diventare tante cose, spesso da bambino ero convinto di essere già un veterinario e mi prendevo cura di tutti gli animali che trovavo, pero’ la mia ambizione era quella di esprimermi artisticamente, credo di essere nella giusta direzione.
Total look: Pence Mocassino: Douclas
Cosa porta del suo dna siciliano, sullo schermo?
Io spero di portare tutto quello che amo, la forza, la passione, la fame e anche quella timida emotività che custodiamo noi siciliani per mostrarci forti. Soprattutto il coraggio di affrontare il mondo, lo stesso che mi ha insegnato questa magnifica terra.
Ha la passione del canto, ha progetti in questo campo?
Sono molto legato alla musica, è il mio sfogo giornaliero ed il mio nido sicuro, sto continuando a studiare e prometto di presentare presto qualcosa, adesso però sento l’esigenza di volermi dedicare al cinema.
Si riconosce nei nuovi cantautori suoi coetanei?
In alcuni sì, soprattutto coloro che non hanno paura di parlare di quello che amano, non curandosi di vendere o diventare popolari, bensì trasmettere emozioni.
Total look: Pence Boots: SantoniTotal look: Canaku
Che si fa insieme ai colleghi dopo una giornata sul set?
Di solito ci ritroviamo per bere qualcosa o mangiare tutti assieme, parlare della giornata di lavoro o provare le scene del giorno dopo. Noi per esempio durante le riprese del Gattopardo ci incontravamo sempre al mare o al ristorante, abbiamo ancora un gruppo che si chiama “Gruppo Ristorante e basta“ oggi ancora attivo.
Ha stretto dei legami intimi e amicali con qualcuno di loro?
Si, siamo tutti molto legati, devo ammettere che mi piacerebbe ripetere tutto il set perché è stato quasi magico, caldo a parte. Con alcuni ho stretto di più è normale, ma tutti siamo rimasti amici dopo questo progetto e la sensazione è bellissima.
La città del cuore e perchè.
Sembrerà scontato ma Catania è la mia città del cuore, viaggio molto, vivo a Roma ed ho provato anche a cambiare città, ma la mia terra offre tutto quello di cui ho bisogno. Forse cambierei qualcosa, ma ne sarò sempre innamorato.
Livigno si appresta ad ospitare un evento importante, i Giochi Olimpici 2026 come sede delle gare di Freestyle e Snowboard. Scelta come meta per appassionati di tutte le età per la perfetta combinazione di strutture, posizione geografica e altitudine, Livigno si vestirà a nuovo, a partire dalle piste della società di impianti sciistici Mottolino, che ha riprogettato tutta la sede con biglietteria interna, zona shopping guidata, acquisti attrezzature second hand ed un prezioso ristorante fine dining, la Téa del Kosmo. Una proposta gourmet sotto la consulenza dello chef tristellato Norbert Niederkofler ed oggi guidato dallo chef Michele Talarico; un progetto sviluppato dall’architetto Anselmo Fontana dello studio LPS, l’interior design opera di Progetto CMR con la guida dell’architetto Massimo Roj e la realizzazione di arredi su misura a cura di Concreta Srl, l’ interior contractor che opera sul mercato nazionale ed internazionale specializzato nella realizzazione, produzione e fornitura di arredamento totalmente customizzato e con oltre 30 anni di esperienza.
Concreta Srl è stata guida di diversi altri progetti per la città che ospiterà le Olimpiadi, per le strutture alberghiere che hanno compreso l’importanza di un evento internazionale, e che si preparano al meglio per poter accogliere operatori, professionisti, appassionati da tutto il mondo.
PARADISE LODGE
ll Paradise Lodge è una di queste mete, il 4 stelle superior riaperto a Marzo di quest’anno con una nuova veste, la seconda generazione rappresentata dalla proprietà Riccardo Canepari, ha scelto un ambiente che al meglio possa confondersi e fondersi con la natura, prediligendo il legno come materiale predominante, dando spazio al salotto nella hall totalmente vetrato per godere al meglio della migliore vista di Livigno e delle sue montagne innevate. Un’area comune totalmente insonorizzata grazie all’applicazione di controsoffitti microforati che hanno un supporto fonoassorbente, favorendo così un ambiente confortevole e silenzioso, perfetto per il relax.
Fiore all’occhiello la Spa Soaria, 600 mq di benessere dove concedersi una sauna finlandese con rituali Aufguss, una biosauna o un bagno turco, la cascata di ghiaccio, docce emozionali, una piscina riscaldata, che prosegue fino all’esterno, per vivere l’esperienza in mezzo alla natura incontaminata di Livigno.
Il Paradise Lodge è davvero il paradiso verde della città, nei 6.000 mq di giardino sarà possibile vivere esperienze di benessere come sessioni di yoga, meditazione, su un palcoscenico boschivo incantevole, lo spazio aperto e la bellezza alpina che cerca chi sceglie la montagna.
Al rientro dalle attività sportive, al cocktail bar potrete farvi coccolare con un tagliere fatto di prodotti locali, come la slinzega e il culatello, e a tarda sera con un Taneda, il liquore digestivo preparato con erba Achillea Moscata dopo una degustazione di sigari nella cigar room dedicata.
Stile sobrio e moderno per le 39 camere totali del Paradise Lodge, bagno turco privato o vasca idromassaggio esterna per le family suite, per chi desidera soggiornare più a lungo e non pensare al tempo che passa. La perfetta armonia del design e dei materiali di ricerca, sono frutto di un progetto dello studio di interior design Art Domus di Ortisei, nella figura dell’Arch. Daniele Bonato, e della realizzazione di Concreta, la società che riesce sempre a soddisfare ogni sorta di richiesta del cliente.
MO.HE BOUTIQUE HOTEL
Importante realtà sempre realizzata da Concreta per le aree comuni e per le 12 camere e suites, dietro progetto disegnato dallo studio di architettura Silvestri nella figura dell’Architetto Massimo Silvestri e Edoardo Silvestri Interior Design, il Boutique Hotel Mo.He.
Qui l’effetto “Wow “è assicurato, all’entrata vi darà il benvenuto un laghetto naturale che scorre come quelli di montagna, partendo dalla suite Dream, la speciale camera di 117mq con vista sul laghetto e sulle cascate del Diorama, spa in camera, angoli verdi circostanti, sauna, bagno turco, mini-piscina, cascata di ghiaccio, ed un maxi letto girevole che segue il panorama che preferite.
All’interno, pareti materiche ed un lounge bar che riprende le pareti rocciose, con un materiale bronzato totalmente martellato e modellato a mano. Design, originalità e coesione perfetta tra passato e futuro nella scelta di portare in struttura uno storico mulino ancora funzionante: potrete vederlo girare nell’area Experience, il cui passaggio è un’enorme botte di legno; il mulino macina ancora il grano che potrete apprezzare al ristorante dell’albergo, sotto forma di tagliatelle o polenta. Nella stessa area, una grande sala wine tasting attorniata da prodotti del territorio; e per i clienti più esigenti unaDIY cookingcon erbe aromatiche a cui attingere per profumare i propri piatti, ed una Baita Federia, una casetta di legno accogliente ed intima, per una cena in perfetto stile montano.
Questa la filosofia di Mo.He, stupire, ed offrire un servizio attento e presente, per le 12 suites sui tre piani totali, ma soprattutto diversificato rispetto alle altre strutture ricettive, ricco di esperienze direttamente in loco, per regalarsi una vacanza di riposo ma con una vasta gamma di attività sportive, culinarie, esperenziali.
Con il supporto operativo di Concreta Srl, la società che realizza chiavi in mano ogni necessità di catene alberghiere, investitori privati o studi di architettura, i sogni si possono davvero realizzare. Concreta si avvale di uno staff manageriale competente ed esperto, garantendo accuratezza per l’intero processo di realizzazione, ascoltando anzitutto il cliente in un primo briefing iniziale, fino alla produzione e posa in opera con la massima flessibilità. Ma l’esperienza trentennale dell’azienda, permette di assicurare due importanti punti che spingono l’ago della bilancia verso la fiducia e fidelizzazione di questa società: il rispetto delle tempistiche e dei budget. Punti fondamentali, parole chiave che gli hanno permesso la creazione di centinaia di progetti sul territorio nazionale ed internazionale, quale punto di riferimento per chi desidera customizzare la propria opera ad immagine e somiglianza.
(tutte le immagini sono state concesse dall’Ufficio Stampa OGS Communication)
Il Bianca Relais entra ufficialmente a far parte dell’esclusivo portfolio di strutture del Gruppo R Collection Hotels, il gruppo alberghiero italiano guidato dalla Famiglia Rocchi.
Nel Como Lake District, nasce un progetto romantico, il Bianca Relais, il boutique hotel cinque stelle che affaccia sul lago di Annone, ad Oggiono.
Un tempo fu l’Osteria Ca’ Bianca, dove si riunivano gli industriali della zona, il ritrovo tra amici del pallone, i discorsi sulla squadra del cuore, in un contesto che ha poco da aggiungere dato che in primavera sembra un quadro di Monet.
Come tutte le belle favole anche questa ha avuto una fine e l’Osteria è stata venduta, ma ricomprata subito dalla famiglia Spreafico, molto legata all’ex proprietà, un gesto di amicizia che oggi si rinnova con una realtà esclusiva che ha dato nuova vita a questo piccolo gioiellino sul lago. Un lago attraversabile solo in barca a remi, proprio come nei dipinti impressionisti, un hotel di sole 10 camere dotate dei comfort più esclusivi e della privacy che tutte le coppie cercano.
ll Bianca Relais è immerso nella natura incontaminata delle colline lombarde, tra Como e Lecco, in un contesto di naturale bellezza attraversato da un bosco percorribile su un sentiero tracciato di circa un’ora e mezza. Costeggiando il lago, si possono scoprire le innumerevoli specie di uccelli che abitano il luogo, gli stessi che il Bianca Relais ha omaggiato, dando il loro nome a ciascuna camera.
L’hotel è il luogo ideale per chi cerca pace e silenzio, per chi ha bisogno di rigenerarsi godendo della Spa prenotabile ad uso esclusivo per la coppia, con trattamenti specializzati, o fare yoga nel giardino degli ulivi.
Un relais elegante, ristrutturato in stile moderno con dettagli di arredo di design, dei pezzi di collezionismo in stili mixati tra culture asiatiche ed esotiche, un servizio attento pronto ad esaudire ogni desiderio del cliente.
Le tipologie di camere vanno dalla Classic vista giardino, alla Suite vista lago dotata di una Private Spa e jacuzzi panoramica sul terrazzo privato. La ERRE SPA dell’hotel invece è dotata di Hamman, Sauna e doccia emozionale per percorsi di rigenerazione completa di mente e corpo; offre massaggi su misura e trattamenti beauty personalizzati oltre ad attività immersive e a diretto contatto con la natura come passeggiate rigeneranti nel giardino, workout panoramici, sessioni di mindfulness e yoga sotto gli ulivi, e a completare l’offerta una palestra vista lago.
Ma le esperienze da vivere fuori porta sono infinite, dalle escursioni in bicicletta alle uscite in kayak per i più avventurosi, dall’hiking in montagna alle passeggiate a cavallo o sessioni di golf tra i pittoreschi borghi di Como e Lecco.
Fiore all’occhiello il ristorante Bianca sul Lago, il fine dining capitanato dallo chef Andrea Cannalire. Sangue pugliese, un passato nella ristorazione stellata, oggi Cannalire propone al Bianca Relais una cucina creativa ispirata ai prodotti del territorio, seguendo sempre la stagionalità del prodotto. Alcuni ingredienti scelti sono raccolti dall’orto del relais, per piatti dai sapori autentici e sostenibili, in perfetto stile Bianca Relais.
Per un dopocena in dolce compagnia, lasciatevi guidare dalla proposta del Drop, il lounge bar con la grande vetrata sul lago, dove poter ordinare un French 75 come Rick Blaine (un elegantissimo Humphrey Bogart) e Ilsa Lund (l’ammaliante Ingrid Bergman) in “Casablanca”.
Quante volte capita di innamorarci di una storia, di un aneddoto, prima del prodotto? Succede in quasi tutti i grandi successi commerciali, ma questa storia ha del tenero, delle motivazioni profonde, e sono legate ad una storica nevicata, quella del 2012 in un paese vicino Cesenatico.
Quattro metri di neve, i vigneti romagnoli soffocati, le cantine chiuse e sommerse, ed un contadino in serie difficoltà finanziarie. Fino a quando Marco Vianello accende una proposta e permette al contadino di salvare almeno la sua casa, mentre lui inizierà una nuova grande avventura nel mondo del vino, dal nome Amaracmand.
Sei ettari tra le mani, ma nessuna esperienza, solo una grande passione ed un gesto che nessuno dei due scorderà per tutta la vita. Insieme al cugino e allo zio cercano di dare un valore a questo gesto, di renderlo autentico, unico, originale. Riuscendoci. Amaracmand diviene così, dopo successive acquisizioni di terreni, altri 7 ettari nel 2027, un progetto di vini di agricoltura biologica, senza solfiti aggiunti, senza allergeni, una selezione attenta della carta d’etichetta, senza polimeri, la stampa al vetro monocolore della bottiglia per limitare l’impatto ambientale; un’attenzione che si allarga alle numerose scelte fatte in cantina.
Ultimata nell’agosto 2020, dopo l’acquisto di particolari attrezzature per la conservazione dei vini e la collaborazione preziosa con l’enologo Maurilio Chioccia, con gli uffici di ricerca delle Università di Perugia e Bologna che stanno catalogando i lieviti autoctoni, la cantina oggi produce delle 60 alle 80mila bottiglie l’anno, totalmente assorbite dal mercato, per un totale di 14 ettari di vigneto.
Vini diversi, senza ombra di dubbio, come Madame Titì, lo spumante Brut Nature bio, un’alternativa brillante alla solita bollicina, metodo Charmat, 85% mombino bianco, il resto grechetto gentile, albana, trebbiano della fiamma, una bollicina complessa, perlage fine e persistente, sentori agrumati, una surmaturazione delle uve ed una spumantizzazione di cca un mese senza l’uso di saccarosio, e tra i 4 e i 6 mesi di affinamento in bottiglia.
Madame Titì è un omaggio a Tiziana, consorte del co-proprietario Marco Vianello; l’etichetta rappresenta una elegante donna con cappellino, disegnata a mano da una pittrice bolognese ora trapiantata a Parigi. Si beve a tutto pasto, anche se è perfetto per l’aperitivo.
Perimea è 100% sangiovese, cru di un vigneto di 1 ettaro e mezzo, il più vecchio con un terreno argilloso blu o detto anche “creta azzurra”, con scaglie in estate e colloso in inverno. Molto balsamico, dal tannino sincero ma fresco e morbido, che lasciato ossigenare regala sentori di caffè. La prima raccolta della bacca rossa avviene a fine agosto/inizio settembre, le uve vengono selezionate 2 volte, una in campagna in cassetta, una in cantina dove viene sgranata e riselezionato il chicco. L’affinamento avviene 6 mesi in acciaio e poi bottiglia, con una evoluzione veloce ed un tannino smussato.
Imperfetto (annata 2022) è stato il primo progetto del 2012/13, chiamato così perchè “è il difetto che crea lo stile.” – dice Vianello. Sangiovese bio 85%, per il resto Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Syrah, Alicante, frutta rossa succosa e fresca. Vinificato prima in acciaio e poi legno di rovere francese, una parte tonneau, una parte in botte grande per massimo sei mesi, dal tannino gallico.
E per tornare al senso della storia e alla genuinità dei protagonisti, Amaracmand significa in dialetto romagnolo “Mi raccomando“, in ricordo della nonna di Vianello che, nelle estati più bollenti, quelle mitiche della riviera romagnola, quando la musica invadeva le spiagge con le sue belle turiste tedesche, si preoccupava del nipote e delle sue infinite passioni, e non smetteva mai di ricordargli “Amaracmand!”
Mare Fuori 5 ha totalizzato più visualizzazioni streaming nella storia di Rai Play. Un successo che è diventato internazionale, ma quando una serie diventa successo di massa, è difficile replicare. Quali sono quindi gli escamotage delle nuove puntate? Cosa succederà ai personaggi e come si evolverà la storia?
Donna Wanda, Mare Fuori 5 foto Sabrina Cirillo
Dai primi appuntamenti abbiamo scoperto che le new entry nel carcere minorile di Nisida sono tante, a partire dal duo “i milanesi“, gratuitamente violenti; da Simone, che è entrato in contatto con Donna Wanda per capire i movimenti di Rosa Ricci, la quale ha scoperto le bugie del padre sulla presunta morte di sua madre. Mentre Carmela, moglie di Edoardo Conte scomparso e ucciso, veste i panni della nuova boss della camorra a fianco di Rosa, nel carcere i tumulti aumentano e Donna Wanda, accusata da Mimmo per aver comandato lo stupro sulla moglie del comandante, sta ritirando le energie dal mondo. Le manca terribilmente il figlio Carmine e la nipote Futura, che accudiva lontana dal suo mondo camorrista. Sostituisce il rapporto filiale con Simone, nell’illusione di tornare ad essere madre. Ma capiamo insieme a Pia Lanciotti, la protagonista, quale strada sta percorrendo la storia del suo personaggio.
Foto ANGELA PASSANNANTI make up RITA VERZA styling FEDERICA FUMO Abito FEDERICA FUSCO Gioielli TABANA JEWELS
Ludovico Di Martino, classe ’92, è il nuovo regista di Mare Fuori 5. Qual è il suo approccio alla serie? Ludovico Di Martino è un regista audace ed anche irriverente. Sono qualità pregevoli in un artista, anche rare purtroppo. Pur essendo giovanissimo ha molta forza, una carnalità che rende il suo stile misterioso, anche nelle scene più crude e più oscure. Ivan Silvestrini, da buon acquario, cercava e donava armonia al set e alla storia. Carmine era il pericolo costante dietro l’angolo. Ludovico sceglie invece di tornare all’origine e firma un dark violento e senza sconti.
Una violenza che si sente anche nel tuo personaggio, Donna Wanda? La zampata, la graffiata, ce l’ha sempre. Ma l’energia percepita è di resa. Questo lo spettatore attento e sensibile lo capirà, come succede con i cani che aiutano i pazienti epilettici e li avvertono prima che il fatto accada, intercettando il campo elettromagnetico, così chi ha un intuito più forte sentirà che qualcosa in Donna Wanda sta cambiando.
Questa dimensione invisibile l’attore come può interpretarla? Connettendosi profondamente a ciò che vuole raccontare. La natura umana abita tante dimensioni, pensiamo al sonno, al sogno, all’immaginazione, alla memoria. Gli attori hanno lì la capacità, se allenata, di accedere a particolari zone dell’anima e un’immaginazione che può offrire autenticità di sentimento. Quello dell’attore è un mestiere meraviglioso.
Wanda Di Salvo è uno dei personaggi più amati di tutta la serie. I ragazzi ti fermano per strada chiamandoti Donna Wanda? Tre anni fa ero vicino Napoli, sono andata a trovare un’amica e chiacchieravamo al bar, i ragazzi di Napoli mi hanno seguito fino al binario del treno di ritorno! Trovo tutto molto divertente, certo dovevo calcolare venti minuti in più sulla tabella di marcia per fare qualsiasi cosa. Durante la Milano Fashion Week, in via Montenapoleone, addirittura qualcuno recitava le mie battute. I personaggi risuonano e dialogano con il pubblico, in qualche modo quelli che più amano o odiano gli somigliano. Succede la stessa cosa agli attori: ogni volta è il tuo sangue a parlare. Anche quello che ancora non conosci.
Cosa succederà a Donna Wanda? Forse troverà quel che cerca. Il nostro dna ha un’impronta, una luce, quando nasciamo. Il personaggio di Wanda Di Salvo ha svelato molti lati, anche quello materno carnale e protettivo, anche una madre camorrista ama il proprio figlio. Ma Carmine è lontano e quest’assenza la sta uccidendo. In fondo quel che cerchiamo, energicamente, lo attiriamo a noi.
(foto di copertina Sabrina Cirillo, dal set Mare Fuori 5, su gentile concessione)
Martedì 25 marzo 2025 in occasione della Festa del Perdono, il Policlinico di Milano ha rinnovato il suo storico legame con la città presentando i nuovi ritratti dedicati ai benefattori.
È l’evento più storico della città di Milano e si tiene ad ogni Festa del Perdono negli anni dispari, da ben 600 anni. Trattasi della premiazione e presentazione dei nuovi ritratti dedicati ai benefattori del Policlinico di Milano, un appuntamento che si rinnova dall’800 e che nacque come una sorta di Biennale d’Arte esposta in quella che un tempo fu l’attuale Università.
L’evento di grande prestigio, tenutosi nello storico palazzo di via Francesco Sforza in presenza delle più grandi autorità istituzionali comunali e regionali, ha rappresentato la generosità e il valore dei cittadini di Milano che hanno reso possibile avere un’eccellenza sanitaria e un aiuto concreto a chi ha più bisogno di noi.
Esattamente come nel ‘600, anche nell’occasione special, sono stati esposti i nuovi ritratti dei nuovi benefattori. Chi sono? Non solo i ricchi signori della città e le famiglie più note, sono anche figure meno conosciute che hanno creduto in una istituzione come quella del Policlinico, dandogli fiducia affinché la donazione potesse essere trasformata in bene e valore per tutti e per chi soffre ed ha bisogno di assistenza medica. Questi lasciti al Policlinico sono un valore fortissimo che viene investito in opere di bene nella ricerca e nella salute, significano permettere un futuro alle persone che potranno essere curate.
Così come allora, per incentivare le donazioni, i ritratti dei benefattori diventano manifesti di testimonianza, un tempo accompagnati anche da una processione che partiva dal Duomo di Milano fino all’Ospedale. Oggi i ritratti svelati durante la presentazione sono 6, dipinti da nuovi artisti tra i più brillanti pittori dell’Accademia di Brera, e per ottenerli è necessario donare più di 250 mila euro al Policlinico che, nel nome del Presidente, il Sig. Marco Giachetti, tiene a sottolineare quanto “tutti i donatori siano importanti, qualunque sia la cifra omaggiata, ma che è giusto ricordare quanto questi lasciti possano permettere grandi cambiamenti.“
Tutti i ritratti fanno parte del patrimonio artistico e culturale, ma soprattutto sociale, del Museo “I Tesori della Ca’ Granda”, che oggi ne conta più di 1100, tra cui opere inestimabili di Giovanni Segantini, Francesco Hayez e Mario Sironi.
La presentazione è stata un’occasione unica per ricordare a tutti i cittadini la presenza culturale e assistenziale della Ca’ Granda attraverso i suoi secoli di storia, e per celebrare la generosità, la carità e il senso di appartenenza di tutti i sostenitori che sono il motore e l’anima dell’ospedale stesso.
Una settimana importante questa che ha visto numerosi altri eventi collaterali, un concerto per i dipendenti del Policlinico, le premiazioni dei dipendenti andati in pensione, un grande evento istituzionale con tutte le autorità cittadine e regionali alla presenza del Sindaco, dell’Arcivescovo, del Presidente Fontana, ed un messaggio lasciato dal Ministro della Salute del Governo Orazio Schillaci, dov’è stato presentato in anteprima assoluta il progetto del nuovo cantiere dell’ospedale che sarà terminato a Ottobre 2025. Un primo reparto quasi interamente completato, e una grande rivalutazione del verde con miglioramento degli spazi tra i padiglioni, oltre al giardino terapeutico, altri 1000 mq e 100 alberi piantati per rendere l’ospedale il cuore pulsante della città, un simbolo di bellezza per gli stessi pazienti.
Cuzziol Drink Experience lancia una competizione totalmente al femminile: 11 barladies per 11 mistery box e soli 10 minuti per spingere al massimo in creatività, conoscenza, professionalità, gusto, presentazione. Una sola vincitrice, ed è Lucia Dentesano.
Mistery box colme di delizie del pacchetto Cuzziol, tra vermouth, whisky, bitter e altri distillati e soprattutto l’ultimo arrivato in casa Cuzziol, Maffio. A capitanare la gara sul palco, nella grande Fiera di Santa Lucia di Piave, Luca Azzolina, “spirit category expert” Cuzziol, ed una giuria di esperti:
Giorgio Fadda – Presidente IBA Stefano Ninchevich – Vicedirettore Bargiornale Giorgio Molinari – Senior Consultant Miriam De Nicolò – Fondatore e Direttore Responsabile SNOB magazine
Ad aggiungere un po’ di pepe alla competition, il Premio Stile ed Eleganza dato dalla sottoscritta, valutando ogni ragazza non solo per tecnica e spirito d’innovazione, ma anche per presentazione personale, comportamento, sicurezza, eleganza nella miscelazione, precisione ed estetica, tutti piccoli dettagli che per un mestiere oggi così attenzionato, fanno la differenza.
L’eleganza è un fattore fondamentale che racconta la propria forma di espressione. Nella competizione di barlady, l’eleganza non rappresenta solo un aspetto estetico, ma è il filo conduttore che unisce ogni movimento, ogni scelta, ogni dettaglio, creando un’esperienza completa e memorabile per chi guarda e per chi beve. In un mondo dove la velocità e la produzione di massa sembrano dominare, l’eleganza ci ricorda l’importanza della qualità, della cura per i particolari. Un cocktail non è solo il risultato di un insieme di ingredienti miscelati, non più per fortuna, ma è un’arte che si manifesta attraverso il modo in cui ogni gesto viene compiuto. È nella delicatezza con cui un bicchiere viene preso, nell’attenzione con cui l’ingrediente viene scelto, nell’accuratezza della miscelazione, nell’approccio all’ospite e nella creazione customizzata, è questo che oggi fa la differenza. La barlady non è più un’assemblatrice di distillati, ma una esperta del gusto. Capire cosa desidera il cliente, è la chiave per il nuovo successo di una “drink experience“.
Anzitutto dobbiamo dire che in questo ambito l’abito fa assolutamente il monaco, perchè è una forma alta di rispetto verso se stessi e verso il prossimo. Il proprio “abito” offre al pubblico chi sei e cosa stai comunicando. Presentarsi in maniera decorosa ed elegante, senza troppi fronzoli, fa sentire l’ospite al centro dell’attenzione. Ma prima di tutto, elemento imprescindibile: il sorriso! Il bar è il luogo del relax, di una chiacchierata leggera tra amici, di conseguenza il servizio dovrebbe essere discreto ma presente, attento ma non invadente, e soprattutto “sempre in ascolto“. Questo tipo di coccola, è la celebrazione della bellezza e dell’educazione, di un modo di prendersi cura dell’altro, per questo credo che una barladies e chi sceglie questo mestiere, possa farlo solo se vocato e accompagnato da grande passione.
Prima classificata Lucia Dentesano
A testimonianza di questo nuovo modo di vivere l’esperienza del cocktail, la famiglia Cuzziol sta progettando eventi e nuovi modi di comunicare, per essere al passo con i tempi e regalare al cliente sempre più esigente ed esperto, prodotti all’altezza delle aspettative.
Kiddo, il cocktail creato da Lucia Dentesano
Il podio va a Lucia Dentesano con Kiddo, un cocktail fresco ed esotico che subito ci porta all’estate: whisky The Whistler Irish Honey, lime cordial, passion fruit, ginger beer. Equilibrato, sobrio, un aperitivo che vorresti ripetere per tutta la serata, che non stanca mai.
Secondo posto a Tea Alberizzi con Non MIEL’ aspettavo, whisky, lime e il Femo Aperitivo di Maffio, tocco di classe la foglia di salvia che non si dimentica, un cocktail che non ti aspetti ma che vorresti ripetere a casa agli ospiti graditi.
Claudia Danieli al terzo posto con Yummi, lime cordial, Naty’s Passion Fruit, Disaronno e Hoxton Banana rum, la sicurezza dell’esperienza, un approccio controllato, un self-control che non rivela stati d’animo ma è lì “per servirti”.
Cuzziol Mixperience è una manifestazione di riconoscenza verso il mondo della Mixology. Significa riconoscere che l’arte della miscelazione è molto più di una semplice tecnica, è trasformare il semplice atto di servire un drink in un momento speciale, che lancia dei messaggi, che ci fa tornare in un logo amato per profumi e sapori, che lascia un’impressione duratura, che fa della professionalità e dell’accoglienza una dichiarazione di valore. E grazie a chi scrive la storia di questa nuova arte e lo fa con passione.
In questo racconto dedicato alla terza edizione del Premio Taranto che ha come tema il mare, Pier PaoloPasolini ci trasporta dentro l’elemento più misterioso della terra, questo enorme scuro e mistico abbraccio magnetico che ci attira a sé. Il mare, più del cielo, che siam curiosi di scoprire, il mare sotto cui si nascondono le città sommerse, il mare abitato dai pesci che Marcè e Lucià iniziano a pescare, appena scappati da una Roma brigante che è venuta a noia. In sella a delle bici rubate, si ritrovano a fare da pescatori, a confondersi nella tradizione delle coffe fatte a mano da signore inginocchiate per le strade e tra i piccoli del paese curiosi di sapere di più sulla città santa. Pasolini sceglie il dialetto per questo piccolo capolavoro, per meglio aprirci un paesaggio in cui immedesimarci, per gioire con quei due ragazzi di borgata, della semplicità delle cose, per un cielo stellato o un giro in barca nel profondo della notte, laddove mare e cielo si confondono. È in questo panorama solitario, dove la linea di confine non esiste, che sulla piccola barca usata per la pesca, Lucià si spinge oltre. Dove finalmente si può raccogliere in una “distesa di pace, per restarsene più solo con sé”.