Scontro META e SIAE: l’impatto e le conseguenze sul mercato musicale

di Alberto Muraro

Fin da quando è stato possibile impreziosire i propri contenuti su Instagram e Facebook con un ampio catalogo di brani, i social si sono trasformati in una piattaforma a dir poco fondamentale per la condivisione e la promozione della musica per tutte le principali case discografiche. A lungo le Instagram Stories (in modo particolare, di recente era stata anche attivata l’opzione per i post) sono diventate terreno fertile per le label, che hanno trovato nelle foto e nei video condivisi dagli stessi utenti una risorsa preziosissima di visibilità. 

Qualche giorno fa, purtroppo, qualcosa nel meccanismo si è incrinato (forse per sempre? Non è dato sapere…). In un comunicato recente, l’azienda di Mark Zuckerberg ha annunciato di non essere riuscita a trovare un accordo con la Società Italiana degli Autori e Editori rispetto all’accordo di licenza precedentemente siglato. Lo strappo ha avuto effetti immediati: da un giorno all’altro tutte le canzoni i cui diritti erano in mano a SIAE sono state eliminate da Instagram e Facebook. La mossa ha avuto due effetti: da un lato gli utenti hanno smesso di avere accesso ad una selezione di canzoni pressoché sterminata, dall’altro chiunque avesse caricato dei Reel con un sottofondo musicale si è ritrovato silenziati tutti i suddetti contenuti, senza possibilità di appello alcuna.

Per chi si occupa di social media marketing si è trattato di un vero e proprio disastro, perché video da centinaia di migliaia di like e visualizzazioni sono da quel momento in poi risultati disponibili senza audio. Ovviamente la mossa di META ha avuto ripercussioni importanti anche da un punto di vista del settore musicale più nello specifico. Vediamo insieme cosa sta accadendo nel dettaglio e quali possono essere gli scenari futuri.

Le conseguenze dello scontro fra Meta e Siae sul mercato discografico

Vale prima di tutto la pena sottolineare come questa vicenda sia legata ad una divergenza di visioni fra SIAE e META rispetto al pagamento degli artisti (e al loro diritto d’autore) e sul tema della trasparenza. Il gigante tech statunitense infatti non rende facilmente disponibili i dati e gli insights rispetto ai guadagni legati alle riproduzioni dei brani sulla sua piattaforma, rendendo così ancor più complesso riuscire ad arrivare a un accordo fra le parti.

Contrariamente a Youtube e TikTok, piattaforme che condividono molte più informazioni con SIAE riguardo al cosiddetto quantum economico delle canzoni, META ha sempre cercato di mantenere una certa riservatezza nel merito della questione. Matteo Fedeli, direttore generale di SIAE, ha commentato con queste parole le ripercussioni di questa complessa vicenda:

“Il vero problema di questi modelli non è tanto il numero di visualizzazioni, ma è il quantum economico. Se loro non condividono il quantum economico, noi non capiamo se una creazione ha generato più o meno soldi rispetto a un altro. Il modello di YouTube in questo è molto più giusto perché YouTube dichiara il valore venduto di pubblicità per ciascun video presente sulla piattaforma. Meta non ci dà nemmeno lo spaccato per country delle revenues che fa e non ce lo dà nemmeno per servizio figuriamoci se ce lo dà a livello di singola creation”

Le conseguenze per il mercato, come anticipato, sono rilevanti. Senza la possibilità di condividere i brani su Facebook e su Instagram sarà estremamente difficile per gli artisti (big o esordienti poco importa) riuscire a fare pubblicità ai propri pezzi. Ma non finisce qui: i contenuti social che fino a poco tempo fa venivano condivisi, per l’appunto, contribuivano a loro volta ad aumentare l’interesse su quello specifico progetto discografico, agendo da stimolo per i preziosissimi streaming su Spotify, Apple Music e su tutte le altre piattaforme musicali online.

Una situazione in divenire

Nonostante le posizioni delle due aziende appaiano irremovibili ci potrebbe ancora essere un barlume di speranza. Il Governo è attualmente al lavoro su un incontro fra META e SIAE per i primi di aprile, come confermato dalla sottosegretaria alla Cultura Lucia Bergonzoni che ha aggiunto: “La tutela dei diritti dei nostri artisti, delle loro opere e della creatività italiana è una priorità”.

Manager, artisti, promoter e tutti gli addetti del settore si trovano dunque con il fiato sospeso: in ballo c’è il futuro della musica, molti posti di lavoro e i sogni di uno stuolo di emergenti che vedevano nella condivisione social dei loro brani l’unica soluzione possibile all’interno di un sistema già iper competitivo ed estremamente complesso.

La soluzione di Soundreef

Fino a non molti anni fa Siae aveva letteralmente in mano il monopolio italiano della gestione dei diritti d’autore. Forse non tutti sanno, ad ogni modo, che nel mercato italiano c’è da qualche tempo anche un altro importante player, Soundreef, gestore indipendente fondato nel 2011 a Londra. 

Ecco dunque che il vuoto rappresentato dai brani in licenza SIAE è stato colmato in questi giorni così complicati dai brani registrati su Soundreef: tra di loro troviamo ad esempio Laura Pausini, Morgan, Fabio Rovazzi, J-Ax, Sfera Ebbasta e Marracash. Chi vorrà condividere Stories con sottofondo musicale, insomma, avrà comunque a disposizione un’altra soluzione, seppur piuttosto limitata da un punto di vista quantitativo.