In mostra al MET “Masterworks: Unpacking Fashion”

Ha aperto i battenti al Costume Institute del MET di New York lo scorso 18 novembre la mostra “Masterworks: Unpacking Fashion”: un tuffo nella moda vista come arte, tra abiti scultorei acquisiti dal museo nel corso degli ultimi dieci anni e pezzi storici che hanno caratterizzato in modo determinante la moda. Fino al 5 febbraio 2017 sarà possibile visitare il percorso creato ad hoc per uno spettatore curioso ed esigente: in mostra più di 60 capolavori dall’inizio del 18esimo secolo ad oggi.

L’esposizione, curata da Jessica Regan con la collaborazione di Andrew Bolton, esplora un’estetica sublime, attraverso pezzi iconici di designer che hanno cambiato il corso della storia del costume, conferendo più volte alla moda lo status di forma artistica. “La nostra missione è presentare la moda come una forma di arte vivente che interpreta la storia, diviene essa stessa parte del processo storico ed ispira l’arte successiva”, così Bolton ha descritto lo scopo della mostra. “Nei settant’anni trascorsi da quando il Costume Institute è diventato parte del MET, nel 1946, la nostra strategia di collezionismo è passata dal creare una collezione di alta moda occidentale che fosse di respiro enciclopedico ad una che fosse invece focalizzata sull’acquisizione di un insieme di capolavori”.

“Se la moda deriva spesso dal suo essere effimera, la sua rapida risposta ai cambiamenti assicura che vi sia un’immediata espressione dello spirito del tempo, un vivido riflesso dei cambiamenti sociali, culturali e politici e delle trasformazioni subite dai canoni di bellezza”, queste le parole di Jessica Regan. “I capolavori che abbiamo scelto di evidenziare, insieme a molti altri che abbiamo collezionato nello scorso decennio, scaturiscono da forme, motivi e temi del passato, reinterpretando la storia del costume in forme che risuonano nel presente”.

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Ardite giustapposizioni ed interessanti flash-back caratterizzano l’esposizione, organizzata cronologicamente: vengono messi insieme capi delle collezioni più recenti e pezzi storici, allo scopo di illustrare la persistente influenza di alcuni couturier e di determinate silhouette iconiche. Un esempio tra tutti, un capo di recente acquisizione di John Galliano per Maison Margiela risalente al 2015 viene accoppiato ad un abito Cristobal Balenciaga del 1964.

Tra i nomi esposti Gilbert Adrian, Azzedine Alaïa, Cristóbal Balenciaga, Geoffrey Beene, Thom Browne, Sarah Burton (Alexander McQueen), Antonio del Castillo (Lanvin-Castillo), Hussein Chalayan (Hussein Chalayan and Vionnet), Christian Dior, Tom Ford, Jean Paul Gaultier, John Galliano (John Galliano e Maison Margiela), Nicolas Ghesquière (Balenciaga), Demna Gvasalia (Balenciaga), Charles James, Rei Kawakubo (Comme des Garçons), Karl Lagerfeld (Chanel), Jeanne Lanvin, Christian Louboutin, Maison Margiela, Alexander McQueen, Issey Miyake, Paul Poiret, Zandra Rhodes, Yves Saint Laurent, Elsa Schiaparelli, Raf Simons, Hedi Slimane (Saint Laurent), Viktor & Rolf, Gianni Versace, Madeleine Vionnet. L’hashtag ufficiale per seguire l’evento sui media è #FashionMasterworks.

Il Met sceglie Rei Kawakubo e Comme des Garçons per il gala e la mostra 2017

Il Metropolitan Museum of Art di New York ha rivelato il tema del Met Gala 2017: si tratta della stilista giapponese Rei Kawakubo e del suo brand Comme des Garçons. L’annuale gala si svolgerà al Metropolitan il primo maggio, anticipando la mostra visitabile dal 4 dello stesso mese. Rei Kawakubo è la prima stilista vivente alla quale il Met dedica una mostra personale dopo quella di Yves Saint Laurent nel 1983, e la motivazione viene rivelata da Andrew Bolton in un’intervista al New York Times. “Pochissimi designer offrono creazioni adatte a un contesto artistico – ha dichiarato l’attuale curatore del Met – Rei, invece, ha cambiato la storia della moda, declinandola in nuove possibilità e significati”.


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Con la sua griffe Comme des Garçons, dal 1969 la stilista giapponese laureata in letteratura ha creato un modo nuovo di pensare la moda: i suoi sono abiti – non abiti, austeri e spesso importabili. Vere e proprie opere d’arte la cui ultima funzione di vestire il corpo è marginale. Negli anni ’70 Rei Kawakubo, insieme a Yohji Yamamoto e Issey Miyake, è stata portatrice di una rivoluzione dal Giappone che ha scardinato l’essenza stessa della moda europea e della sua comunicazione. Niente celebrities nelle campagne pubblicitarie Comme des Garçons, i cui protagonisti sono stati più spesso fiori, animali, personaggi dei fumetti. La mostra del Metropolitan Museum di New York esporrà tra i 100 e 120 look di Comme des Garçons a partire dalla sfilata d’esordio del 1982 a Parigi, la cui forza esplosiva fu tale da dare alla moda di Rei Kawakubo la definizione di Hiroshima chic. Da allora ogni stagione la stilista ha saputo sorprendere con volumi esagerati, tagli architettonici, colori cupi o abbaglianti e atmosfere a volte sinistre.


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In molti scommettono che la signora Kawakubo, allergica com’è ai party e alla fama, non si presenterà neanche al Met Gala 2017 i cui padroni di casa, insieme ad Anna Wintour, saranno Katy Perry e Pharrell Williams. L’attesa per i look sfoggiati dagli invitati, invece, è altissima.


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