Creatività e tradizione sono due concetti molto presenti in tutti i modelli della collezione Dior Cruise 2023 e vogliono rendere omaggio alla ricchezza della maestria andalusa.
La collezione Dior Cruise 2023 è stata disegnata da Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa della maison, che si è ispirata ai territori dell’Andalusia e alla figura di Carmen Amaya, famosa ballerina di flamenco e nota per aver sfoggiato per prima un look androgino.
Plaza de España
Carmen Amaya
Lo show si è tenuto il 16 giugno nell’imponente Plaza de España all’interno del Parco di Maria Luisa a Siviglia, straordinario capolavoro progettato dall’architetto sivigliano Annibale González negli anni 20 del Novecento.
Il processo creativo è stato reso noto dalla maison francese attraverso una serie di contenuti digitali che svelano il viaggio di Maria Grazia Chiuri alla scoperta della cultura e le tradizioni sartoriali del luogo.
La stilista, viaggiando per l’Italia e l’India, per Parigi e Siviglia, è rimasta particolarmente affascinata da una serie di tecniche che compongono un lessico universale: tra queste quella dell’atelier di Jesús Rosado che lavora solo con filati di oro e argento per ricamare i tessuti che ammantano la Madonna nelle processioni religiose o vengono indossati durante funzioni liturgiche.
foto di Cristina Gomez Ruiz
L’ispirazione creativa si estende anche ai numerosi disegni di Goya fino ad arrivare alle liriche di Federico García Lorca, uno splendido omaggio alla cultura locale.
La collezione diventa espressione di una pluralità di voci e storie.
Compaiono riferimenti ai look della Duchessa d’Alba, personaggio leggendario, a quello di Jackie Kennedy a cavallo, con le giacche corte i pantaloni a vita alta e i cappelli a larga tesa posati sul capo obliquamente.
Il rosso, il nero. Le mantiglie di pizzo.
Non possono mancare i completi maschili gessati, i pantaloni portati con le bretelle, il gilet con la fodera di seta.
La camicia bianca. I pantaloni dei cavalieri andalusi con le giacche corte decorate dagli alamari. I boleri con le passamanerie che esaltano silhouette affilate. Le maniche che possono aprirsi e diventare mantella. Il taffetà, tessuto cangiante alla luce e croccante, che nel rosso, giallo, ocra, nero costruisce gonne esagerate che sono Dior e sono Spagna.
La tradizione dell’artigianato siciliano è il trampolino di lancio della nuova collezione Pier Sicilia.
Realizzata da piccoli laboratori sartoriali dell’isola, pensata da Pierfrancesco Virlinzi, è somma pregiata di fantasie e materiali. Attinge all’allure Seventies, e collega la sapienza artigianale a prospettive contemporanee.
Ciò che la rende diversa è la perfezione di una pinces, la preziosità di un dettaglio come il bottone oro logato, l’elaborazione delle cuciture, il gusto del colore, la fascinazione di un pattern, l’ossessiva sintonia fra praticità e bellezza.
MARCELLO Stampa esclusiva ispirata all’arte astratta per il modello Marcello. Ampie pennellate per righe asimmetriche, che sfuggono dal rigore e donano dinamismo e distintività. L’accostamento dei colori è ispirato alla Sicilia, terra vibrante di contrasti forti. Le tinte vengono portate all’eccesso, nuances sature, intense, sfacciate, irrealmente autentiche dall’impatto grafico immediato. Tagli impeccabili e maestria artigianale offrono una vestibilità perfetta, che esalta il corpo regalando libertà di movimento. Elastici in vita, piccole pinces interne, taschino con patta chiusa da bottone oro cucito a mano.
LUCHINO Il sapore del pantaloncino da tennis anni ’70 rivive nel modello Luchino. La disinvoltura della tasca americana e degli spacchetti laterali dialoga con l’eleganza della lunghezza e la ricercatezza dei bottoni in madreperla. Le grafiche zebrate zoomano verso l’astrazione e la scelta di abbinamenti colore irreali traghettano il costume da bagno a una sofisticata dimensione contemporanea.
Un costume tagliato come un pantaloncino, da indossare sempre, mossi da una rinnovata voglia di convivialità.
ALBERTO
La dichiarata vocazione sportiva sottolineata dalla coulisse e dagli spacchetti laterali arrotondati, si tinge di raffinatezza grazie al decoro jacquard. La tasca a filetto sul retro snellisce la figura, mentre i tagli orizzontali e le doppie cuciture valorizzano la silhouette e ci ricordano l’anima del brand, il suo inconfondibile equilibrio di sogno e concretezza, magia e pragmatismo.
Il tessuto ha un’eccellente resistenza ad acqua, sole, cloro oltre a una rapida asciugatura.
UGO
Dedicato a chi ricerca un fit asciutto il modello UGO. Minimale, pulito, corto, avvolge ed esalta il corpo con charme. Ossimoro voluto la scelta del pattern oversize: il classico quadretto esce dagli schemi e si espande a scacchiera.
La mano sartoriale è riconoscibile nei dettagli del taschino con patella, della abbottonatura e della zip nascosta.
E’ un viaggio immaginario attraverso il deserto del Sahara; nelle esotiche giungle dove, elegantissime e silenziose, si aggirano le tigri; tra gli sfarzi luminosi e impegnati dell’oro ai tempi greco-romani; nei villaggi beduini; tra i colori africani con i suoi accessori bizzarri; la mostra di Maison ARTC durante il White di Milano è stata la più straordinaria e d’ispirazione di tutta la settimana della moda.
Un’installazione /percorso negli spazi di Tortona 27, dentro cui scoprire culture, usanze, abitudini di popoli vicini e lontani, raccontati e reinterpretati dall’artista Artsi Ifrach.
Lo stilista nato a Gerusalemme e fondatore del brand Maison ARTC, utilizza la sua memoria per creare abiti nuovi da pezzi di stoffa vintage; il passato si fonde col presente e lo rende carico di storia e di vissuto. Tutto, nell’espressione dell’abito, traspare dalla multiculturalità delle esperienze personali: Artsi Ifrach infatti si sposta da Tel Aviv a Parigi, da Amsterdam a Marrakech, dove attualmente risiede.
Totalmente “costruiti” a mano, gli abiti sono accompagnati da immagini che completano la mostra fotografica, visioni surrealiste che tanto ricordano il sodalizio Salvador Dalì – Elsa Schiaparelli, con quei guanti dalle unghie pittate di rosso che la Marchesa Casati indossò, seppur in estrema povertà, fino alla fine dei suoi giorni.
Gli spazi delle immagini sono immensi, il protagonista è l’abito che prende vita e diventa animato, come se l’animo del tessuto raccontasse tutte le sue storie passate, dai viaggi in treno passando per paesi stranieri per arrivare a noi sotto una forma nuova, con un messaggio nuovo. Ed è un messaggio di forza e speranza, di responsabilità e sensatezza, perché la fashion house marocchina lavora con materiali di recupero ed è sempre all’insegna della sostenibilità.
Ognuno di noi ha uno stile personale, che può essere più o meno influenzato dalla moda del momento. I giovani tendono a farsi condizionare, e per questo è frequente notare che quando escono in gruppo è impossibile distinguerli l’uno dall’altro.
Le mode variano negli anni, anche se prima o poi ritornano, oggi ad esempio potremmo tranquillamente indossare gli abiti che le nostre mamme usavano negli anni ’70. Tra le mode che ultimamente sono sempre più seguite, quella americana sembra essere un genere evergreen che negli ultimi anni sta prendendo piede soprattutto tra i giovani che sono affascinati dall’eccentricità e dai colori vivaci e fashion.
Il tema cardine dello stile è sicuramente la bandiera statunitense con le sue tredici strisce orizzontali rosse e bianche alternate e il suo quadrato superiore, posizionato accanto all’asta, contenente 50 piccole stelle bianche a 5 punte. Per coloro che quindi sono interessati a vestirsi secondo questo stile, è necessario cercare capi di abbigliamento che hanno raffigurata la bandiera e i suoi tradizionali colori. In tutti i negozi d’abbigliamento potrete sicuramente tovare maglie, pantaloni, scarpe, la scelta è vastissima!
Anche tra le star questo stile fa tendenza; basta vedere le varie icone dello spettacolo fotografate con splendidi vestiti di gala, simbolo anche di un certo patriottismo.
Ma L’America non è solo questo, indossare una maglietta con la bandiera americana o riciclare un vecchio vestito di 30 anni fa. E allora qual’è lo stile di un americana, nel dettaglio di una “Newyorkese”? Tutte vorremmo sentirci un pò Newyorkesi. Intanto perchè la Newyorkese è sicura di sè e la cosa ci piace.
LE 4 REGOLE PER ESSERE UNA PERFETTA NEWYORKESE
Scegliete tra una dieta gluten free o vegan.
Dilapidate una fortuna in unghie e capelli.
L’asfalto è la vostra passerella.
Lasciate che gli abiti parlino e il gioco è fatto.
La donna Newyorkese è disposta anche a divorzi multipli pur di poter ricominciare dal wedding party. E così si è inventata il rinnovo delle promesse. Perchè nessuna al mondo ama tanto i party e gli abiti da cocktail. Abitini e gonne arricciate a mo’ di torta attorno a vite un pò troppo vitaminiche e sandali trampoli per poi riprendere a ciabattare in flip flop.
A New York fa tutto l’atteggiamento. Devi sfoggiare il tuo fisico con grande fiducia, a prescindere da altezza e magrezza. A differenza di Parigi e Milano, dove più che la tendenza conta lo stile, a Manhattan la moda è un elemento fondamentale della felicità – successo di una donna (Sex and the City insegna).
SEMPRE FELICI
La donna Newyorkese con gli amici è una super felice, sempre complimentosa. Imparate, quando incontrate qualcuno, amici o nemici non importa: “you are amazing”, “Oh my god, I love your shoes”. Le formule funzionano sempre, anche per le conquiste.
GLUTEN FREE O VEGAN. “CONVERTITEVI”
Il salutismo è la vostra nuova religione. Se non volete sentirvi out, imparare a memoria: Health kick, gluten free eating, vegan,food trucks, street food, brunch. E nel week end tassativo farsi portare a casa la juice cleanses, succhi depurativi.
SVEGLIA ALLE 6
Con le amiche sottolineate sempre, come un mantra, che vi siete alzate alle 6 per fare gli esercizi con il vostro personal trainer.
FONATISSIME
I capelli sono finemente naturali. Non scordate mai di infilare nella shopping bag un arriciacapelli e una piastra.
OCCHIALI DA SOLE, ANCHE AL BUIO
Vietato togliere gli occhiali da sole, estate e inverno. Lo sport preferito della Newyorkese è entrare a passo spedito in un department store, a una mostra o una festa celando lo sguardo dietro a lenti scure, atteggiandovi da celebrity. Spera ch qualcuno le chieda un autografo o un selfie, che ovviamente non concederà.
UNGHIE SEMPRE LACCATE
Dilapidate una fortuna in manicure e pedicure . Le unghie devono essere sempre perfettamente laccate. Lasciate lo stile nature alle francesi.
RITMO DA MARATONETA
Il passo è fondamentale. La Newyorkese fa sempre la maratona anche quando cammina sul tacco 11. Superorganizzata, ha il timer tarato sulla corsa a Central Park.
TRE PAIA DI SCARPE AL GIORNO
Le scarpe dal mattino alla sera cambiano tre volte: si esce con le sneakers, si entra in ufficio con le pumps e si va all’aperitivo con il sandalo assassino. L’accessorio immancabile è la borsa, sempre di piccole o medie dimensioni, da cambiare come le calze.
FARE LA SNOB
Snob si nasce, e l’americana non lo nacque, direbbe Totò, per questo guarda con una certa ammirazione l’europea. Ma quell’aria tristissima che devi avere per sentirti davvero parigina, la newyorkese proprio non lo sopporta. E allora si consola subito con una puntata di shopping per comprarsi un nuovo abito da sfoggiare nei roof bar di Brooklyn e Williamsburg e le torna subito il sorriso. Meglio felici e colorate.
Larisa e Alisa Baysarov sono la mente creativa dell’ Atelier Bailiss, brand che è nato a Mosca nel 2014.
Dopo il grande successo durante la Monte Carlo Fashion Week, la maison moscovita incanta gli ospiti e addetti del settore durante AltaRoma, portandoli in un mondo di abiti e colori vivaci mescolati con quelli più tenui, per una collezione decisamente sofisticata utilizzando solo tessuti naturali e molto piacevoli da indossare.
Le ispirazioni delle designers prendono spunto dalla musica lirica, combinando eleganza e tecniche tradizionali della cultura del Caucaso russo, realizzato all’uncinetto con l’aggiunta di paillettes, strass, perle e perline.
Vediamo colori come il blu, marrone e bianco per i look eleganti e moderni. Per i capi più considerevoli troviamo il rosso acceso, fucsia e lavanda.
Il 9 e il 10 giugno ritorna, alla sua 19° edizione, l’evento pugliese Lecce Fashion Weekend, organizzato dall’Agenzia Alta Voce e patrocinato dal Comune di Campi Salentina e da CNA Federmoda.
Come spiega l’organizzatrice Elisabetta Bedori, “LFW non è solo una sfilata di moda, ma è occasione di visibilità per i giovani talenti e promozione della cultura e dell’artigianato del territorio, nonché possibilità di lavoro per tante persone: più di cento quelle coinvolte in ogni edizione della rassegna. Dieci anni, quelli di LFW, spesi con passione, sacrificio ed investimenti personali che hanno portato, numeri alla mano, grosse opportunità e soddisfazioni agli stilisti”.
Questi gli stilisti che si susseguiranno nel corso delle due giornate sulle passerelle salentine : Antonio Franco, Palma Maria Ligorio, Annarita Polito, Miriana Presicce, Sara Lolli, F&P Occhiali con la sua prima collezione moda donna Palascìa, Giulia Lezzi, Giulia Rizzo, Le Sete di Monica Papadia, l’Accademia Calcagnile, Pietro Paradiso, Antonella Resta, Fiorella Salierno, Joly Monte per Alba Rita Metrangolo e Daniela Taddeo, l’Accademia dei Volenterosi, che comprende il gruppo Le Borsedonnagiusi, Michy Hande Made Accesories, Muchimoo, Foulard Bamboo by Inn Bamboo. Presenza speciale grazie a Cristian Stenti, con una performance dedicata alle moto e alla collezione moda Ducati.
Oltre all’assegnazione del Premio LFW19, che andrà a Maria Luisa Capasa, sarà effettuata una selezione di stilisti per un’iniziativa che li vedrà protagonisti in un evento del tutto dedicato al Made in Puglia, in occasione della prossima edizione invernale di Alta Roma Alta Moda.
Lecce Fashion Weekend è, senza ombra di dubbio, una vetrina importante per gli stilisti salentini che ogni anno s’impegnano a crescere con costanza e dedizione, e che hanno voglia di confrontarsi col panorama nazionale e internazionale.
Il Met Gala, noto anche come Met Ball o Costume Institute Gala, è l’evento mondano americano più in voga dopo la Notte degli Oscar. Nato già nei primi anni successivi al primo conflitto mondiale, oggigiorno si contraddistingue per l’impegno charity a favore delle iniziative inerenti al Costume Institute.
Ogni anno, le celebrità americane sfilano lungo un tappeto rosso esibendo un dress code a tema con la mostra fashion del Metropolitan Museum di New York. “Catholic imagination” è il tema rispettato dalle star durante la serata, ossia il rapporto tra moda e la religione cattolica. Rihanna si è presentata con mitra vescovile e Katy Perry con angeliche e straordinarie ali piumate. Non ha stupito invece Madonna, che nel corso della sua carriera è riuscita ad appropriarsi della medesima tematica.
Tra provocazione, blasfemia, semplicità e lunghi strascichi, le dive si sono sfidate con l’unica finalità di sorprendere. E’ stata anche la serata delle aureole e delle corone , incluse quelle di spine. Tra i colori dominanti, i vincitori sono risultati il nero, l’oro e l’argento.
Qui le meglio vestite del Met Gala:
Zendaya al Met Gala, New York, 7 maggio 2018
Gigi Hadid al Met Gala, New York, 7 maggio 2018
Diane Kruger al Met Gala, New York, 7 maggio 2018
La modella Winnie Harlow al Met Gala, New York, 7 maggio 2018
Rosie Huntington-Whiteley al Met Gala, New York, 7 maggio 2018
Katy Perry al Met Gala, New York, 7 maggio 2018
Lily Collins in Givenchy al Met Gala, New York, 7 maggio 2018
Janelle Monae al Met Gala, New York, 7 maggio 2018
Cara Delevingne al Met Gala, New York, 7 maggio 2018
Janelle Monáe ha spiazzato tutti indossando nell’ultimo videoclip Pynk(features Grimes) dei bizzarri pantaloni rosa a forma di vagina in seta e tulle, destinati ad entrare nella storia di moda. Janelle appare con una schiera di ballerine al suo fianco, in una location western dai colori sabbia e rosa.
Il videoclip, girato da Emma Westenberg, è colmo di allusioni e simboli femministi ed è una vera celebrazione del “pussy power“. Di uomini non ce n’è nemmeno l’ombra. Già in occasione dei Grammys 2018 , la cantante-femminista aveva affermato: «Sono orgogliosa di manifestare la mia solidarietà, non solo come artista ma anche come giovane donna, alle mie sorelle che in questa stanza lavorano nell’industria della musica: cantanti, autrici, segretarie, uffici stampa, amministratori delegati, produttori, ingegneri e donne di ogni settore del business. Siamo anche figlie, sorelle, mogli ed esseri umani. Veniamo in pace, ma sappiamo che cosa sono gli affari. E a quelli che osassero silenziare le nostre voci noi offriamo due parole: Time’s up».
Nel 2018 si può davvero ancora parlare di femminismo? Sarebbe più corretto parlare di post-femminismo? Nonostante siano passati alcuni anni dalla pubblicazione dei Monologhi della Vagina a cura di Eve Ensler, le donne continuano a battersi per la propria libertà sessuale e a rivendicarla, anche in maniera originale e insolita. In ogni caso, la provocazione di Janelle è stata recepita in maniera altamente positiva dal pubblico e dai social, dove i suoi pussypants stanno circolando con entusiasmo. Tuttavia, in Italia, risulta ancora improbabile e scandaloso vedere allusioni apertamente sessuali in un videoclip tutto al femminile.
Prada Spirit è il nome del nuovo e originale progetto retail lanciato da Miuccia Prada e Patrizio Bertelli a Macau, presso lo store cinese Galaxy Mall. Da oggi in poi, è infatti possibile acquistare dei capi firmati Prada in tutto relax, in un comodo angolo appositamente ricostruito come un Bar-Caffé e ideato per la socializzazione dei clienti.
Come un vero e proprio bar tradizionale, è fornito di menu tramite il quale il cliente può ordinare ed acquistare il prodotto desiderato in un’atmosfera rilassata e lussuosa. Il bancone centrale è rivestito completamente da una teca trasparente ed è circondato da alti sgabellirossi. Il fondale, invece, consiste in una parete-chandelier, con delle lame in perspex sfaccettato.
Il centro Galaxy Mall aveva d’altronde già ospitato un altro progetto di Prada intitolato Silver Line dove era possibile acquistare accessori da viaggio per donna, direttamente all’interno di una porzione di treno. Il nuovo progetto Prada Spirit, in occasione del Capodanno Cinese, farà ben presto tappa in altre importanti città: Pechino, Shanghai, Hong Kong, Taipei, Singapore, Seoul, Vancouver e Costa Mesa.
Gian Paolo Barbieri nasce nel centro di Milano, da una famiglia di grossisti di tessuti dove, proprio nel grande magazzino del padre, acquisisce le prime competenze inerenti la fotografia di moda. Muove subito i primi passi nell’ambito teatrale diventando attore, operatore e costumista; in seguito, gli viene affidata una piccola parte non parlata in ”Medea” di Luchino Visconti. Ed è proprio il cinema noir americano ad incuriosirlo sulla gestione della luce e il senso di movimento, che rende gli attori e i personaggi ancora più affascinanti e dotati d’immensa autorità. A Parigi, inoltre, assiste il celebre fotografo di Harper’s Bazaar, Tom Kublin. Le campagne commerciali di Barbieri contribuiscono a definire la moda degli anni ’80 e ’90 dei marchi più famosi: Yves Saint Laurent, Chanel, Givenchy e Vivienne Westwood, Gianni Versace, Valentino, Giorgio Armani, Gianfranco Ferré.
I suoi ritratti si differenziano per una naturale e straordinaria eleganza. Cos’è, per lei, l’eleganza?
L’eleganza si può paragonare alla bellezza. L’eleganza è cultura. I greci dicevano: “Dove nasce la bellezza nasce la cultura”. L’iconografia della bellezza si fonde sulla visione radicale della libertà. La libertà come la bellezza, non si concede, si prende. Come diceva A. Camus, “La nostra epoca ha nutrito la propria disperazione nella bruttezza e nelle convulsioni”. Noi abbiamo esiliato la bellezza; i greci hanno preso le armi per essa.
Tra le donne che ha ritratto vi è anche la raffinata Audrey Hepburn. Cosa ricorda di lei?
Era il 1969 quando ho fotografato Audrey Hepburn. Eravamo a Roma nello studio di Valentino per Vogue Italia. Lei era molto gioiosa, mi disse che si era appena sposata con il Dott. Andrea Dotti. E’ arrivata con delle pantofole perché così, mi disse, non avrebbe sporcato il fondale bianco. Mi ricorderò sempre della sua estrema eleganza, quell’arte che nasceva dai suoi studi di danza, prima di approdare nel teatro e nel cinema.
Le sue immagini spiccano per un grande rigore formale. Come si pone rispetto all’errore?
Da ogni errore vedo un’opportunità, infatti, molte delle mie fotografie più belle nascono dai miei stessi errori.
Come nasce il suo interesse per la fotografia?
Attratto dal cinema e dal teatro sono andato a Roma. Per pagarmi la pensione, facevo i test ai ragazzi di Cinecittà con la mia prima macchinetta fotografica, poi sviluppavo la pellicola. Nella pensione mi davano il permesso di usare il bagno di notte, dove stampavo le mie foto e al mattino seguente le consegnavo dopo averle posizionate sotto il letto per farle asciugare. Poi un conoscente di mio padre, Gustave Zumsteg, nonché proprietario dell’azienda Abraham di tessuti di Zurigo, mi chiese di fargli vedere le mie fotografie, anche se erano totalmente amatoriali, gliele ho fatto vedere e mi disse: “Tu hai una sensibilità pazzesca e sei tagliato per fare la moda”. Io sono rimasto allibito, non sapendo nemmeno cosa fosse la moda. Dal momento che in Italia non esisteva ancora, le riviste compravano dei servizi fotografici già pronti, confezionati dalla Francia. Da lì, andai a Parigi per lavorare con Tom Kublin: un’esperienza che segnò decisamente l’inizio della mia carriera come fotografo.
Qual è l’aspetto a cui presta più attenzione mentre ritrae in particolare una donna?
Una donna deve essere estremamente femminile, non importa se presenta dei difetti poiché il più delle volte aiutano la fotogenia. Deve attrarre e sedurre chi osserva l’immagine. Lo sguardo è molto importante per me.
Creatività e fotografia di moda. Come si conciliano nei suoi lavori?
Tutte le arti influiscono sulla creatività fotografica. Una buona conoscenza della pittura, scultura ma anche cinema e letteratura, aiutano sicuramente il fotografo a conciliare la moda con la creatività. Per me non esiste la fotografia senza la propria capacità di invenzione. Molti pittori hanno influenzato la mia creatività unendola al mondo della moda come Gauguin, Michelangelo, Hockney, Holbein, Bacon e Rothko.
L’avvento dei social quanto ha influenzato la fotografia di moda?
Completamente. La fotografia di moda, intesa come lo era qualche anno fa, non esiste più in seguito all’avvento dei social. Con essi, infatti, si è persa quella poesia che c’era nell’utilizzare il negativo. E’ cambiato anche lo stile, non essendoci più la moda come era concepita una volta, ossia con dei temi ben precisi che la fotografia rispecchiava. Con i social oggi, ognuno fa quello che gli pare; non viene più rappresentato uno stile, un’eleganza o un modo di essere.
Se dovesse associare una parola alla sua fotografia, quale sceglierebbe?
Metafore della visione.
Fotograficamente parlando, si reputa soddisfatto di ciò che ha ottenuto finora?
Mi reputo abbastanza fortunato perché la fotografia è una profonda testimonianza della condizione umana. Fotografare è guardare in faccia la vita e fare della propria esistenza un’opera d’arte, come citava D’Annunzio.
Ci può accennare i suoi prossimi rendez-vous fotografici?
Sto lavorando su un nuovo progetto fotografico ispirato al poeta inglese Shakespeare, proprio in occasione della celebrazione dei 400 anni dalla sua morte. Prendo infatti ispirazione dalle più famose tragedie e dai sonetti del drammaturgo britannico, per poi trascriverle attraverso il mio occhio.
Inoltre, da quest’anno, è stata costituita la Fondazione Gian Paolo Barbieri; si tratta di un’istituzione culturale no-profit che promuove l’arte, la fotografia e ogni forma di espressione culturale nelle sue diverse realizzazioni attraverso workshop, collaborazioni con istituzioni e attività formative. (www.fondazionegianpaolobarbieri.it).
Gian Paolo Barbieri, tramite la sua sapiente fotografia, la collaborazione a riviste di grande importanza come Vogue America, Vogue Paris e Vogue Germania e grazie ai suoi eccellenti contributi a Vogue Italia con le campagne pubblicitarie dei marchi più noti, ha rinnovato profondamente la fotografia di moda italiana. Il senso di equilibrio, proporzione ed estrema armonia di derivazione classicistica sono il punto di forza del suo linguaggio personale e il riflesso di uno spirito di ricerca artistica, dovuto ad un’incessante curiosità. La sua Fondazione, costituita nel 2016 dallo stesso artista, è un’istituzione culturale che opera nel settore delle arti visive e che persegue finalità di promozione della figura artistica del Fondatore, delle sue opere fotografiche, dell’attività artistico-creativa nonché, più in generale, di promozione della fotografia storica e contemporanea.
Una donna che sa quello che vuole scavalcando i classici canoni estetici, “Oltre il dipinto” è la nuova collezione di Marianna Cimini presentata a Altaroma.
Marianna Cimini
Una femminilità che ha il sapore di “Romanticismo contemporaneo”, una figura di donna energica ma delicata al tempo stesso.
Marianna Cimini immagina così la donna che ha portato sulle passerelle di Altaroma, una figura ispirata al dipinto di Claude Monet, “La Femme à L’ombrelle”, è bastata una luce riflessa sulla tela per far nascere “Oltre il Dipinto”, una collezione che profuma di arte pura.
Finalista nella categoria prêt-à-porter di “Who Is On Next?” 2014, Marianna Cimini non ha deluso le aspettative dei presenti, ammirati dalle splendide creazioni indossate da modelle che calcavano la passerella con passo deciso e sicuro di sé.
“Oltre il dipinto” parla di una donna che nonostante le costrizioni impostale, è consapevole di poterli superare, una trasfigurazione che va oltre i canoni estetici classici, e che attraverso i colori brillanti, i volumi romantici, gli outfit over o scivolati, i maxi cappotti, i macro pixel o i fiori stampati, vuole portare alla luce una nuova figura di donna forte e romantica al tempo stesso.
Il grigio delle rapide pennellate di Monet, si trasforma in bagliori vivaci attraverso dettagli in pelliccia, o le macro pailettes applicate su abiti boxy e top. “Suzanne” si è svestita da crinolina e corsetti, per indossare una nuova figura di donna con: gonne pencil, pea coat in doppia crêpe di lana, completi giacca-pantalone dal taglio maschile, abiti coulisse reversibili in nylon waterproof, gonne midi e trench in vernice, senza dimenticare l’eleganza e la fluidità dei lunghi abiti in seta.
Marianna Cimini ha riscritto un nuovo pezzo della storia della moda ma anche dell’arte, dando nuova vita e speranza a una donna che vuole andare Oltre il Dipinto!