Il Giubileo della Misericordia s’incontra con Piero della Francesca, una coincidenza … misericordiosa!

L’11 giugno del 1445 la Societas Disciplinatorum Sancte Marie de Misericordia di Borgo Sansepolcro, piccolo centro presso Arezzo, incaricò il pittore concittadino Piero della Francesca di eseguire una grande opera: un polittico che raffigurasse al centro la Madonna, insieme con alcuni Santi, la scena dell’Annunciazione, in alto la crocifissione di Gesù e, nella predella, alcuni episodi della passione e della risurrezione. L’artista si impegnò a consegnare il lavoro nell’arco di tre anni: infra tres annos proximos futuros, come recita il latino un po’ approssimato del contratto.
Beata illusione!


In realtà, di anni, ne occorsero almeno dieci, forse quindici, prima che l’opera potesse occupare il posto che le spettava, cioè l’altare della piccola chiesa gestita dalla Confraternita della Misericordia. Infatti Piero, nel frattempo, era diventato molto famoso e veniva richiesto dalle grandi corti del rinascimento italiano, da Rimini ad Arezzo, da Urbino a Roma: perciò il maestro trascurò alquanto la committenza ricevuta nella sua città natale. Alla fine, però, dopo ulteriori insistenze dei confratelli, produsse un capolavoro assoluto. Oggi l’opera si trova nel Museo Civico di Sansepolcro.
La scena centrale risplende con una intensa luminosità per il suo fondo oro e per il rosso squillante della veste della Madonna, che, con un atteggiamento sacrale, allarga le braccia aprendo il manto azzurro e accogliendo ai suoi piedi otto devoti.


Il suo volto bellissimo, delineato in un ovale perfetto, è, nello stesso tempo, giovane come quello di una sorella e maturo come il viso di una madre. Ha un’espressione quasi imperturbabile, perché vuole esprimere la sua solidità attraverso le mutevoli vicende umane, la fedeltà del suo amore, la costanza della sua misericordia. Il suo capo è sormontato dall’aureola e cinto da una corona, perché è una regina, carattere richiamato anche dallo splendido gioiello che, all’altezza del petto, le regge il manto, ornamento tipico delle donne nobili nel medio evo. Un velo leggero le scende dai capelli, lasciando parzialmente scoperte le orecchie. La sua postura è, apparentemente, molto statica. In realtà, seguendo l’impostazione della scultura classica, Maria si regge sulla gamba destra e sposta leggermente in avanti la sinistra ruotando il busto in modo leggerissimo.


Armonia e modestia, fortezza ed equilibrio, compostezza e vicinanza: è questa l’impressione complessiva che la Madonna comunica a chi la contempla. Giustamente, perciò, coloro che sono inginocchiati in atto di preghiera possono guardarla con fiducia e speranza e attendere da lei conforto nel dolore e sostegno nella prova. La Vergine li accoglie nel suo manto, che assume l’aspetto di una tenda o perfino dell’abside di una chiesa. È soprattutto la luce a mettere in risalto la sua persona e che, attraverso di lei, si rifrange sugli astanti. Il fondo oro è, in tutta la tradizione dell’iconografia cristiana, il simbolo di Dio perché è il metallo più prezioso, non si corrompe e riflette la luce. È proprio questa luce divina, che coinvolge una mirabile sinfonia di colori, l’altro grande protagonista del nostro dipinto.


Procedendo verso sinistra, accanto al giovane vediamo un uomo più maturo, nel quale è possibile riconoscere il priore della Confraternita, seguito da un confratello incappucciato, del quale si nota l’occhio sveglio e sollecito. L’ultimo personaggio maschile è probabilmente un autoritratto del pittore, che ha voluto, in tal modo, occupare un posto umile ma privilegiato accanto a Maria. Dall’altra parte, il gruppo delle donne: una ragazza dai lunghi capelli biondi, quindi due donne più mature, infine un’anziana vestita da vedova.


Ma dove sarebbe la coincidenza?
Eccola. È noto che in questo anno Papa Francesco ha invitato tutti, cristiani e non, a celebrare il Giubileo della Misericordia. Ma questo è anche l’anno in cui ricorre il sesto centenario della nascita di Piero della Francesca che nel 1416 aprì gli occhi alla luce di questo mondo. Ebbene, la Madonna della Misericordia è la prima opera documentata del grande pittore toscano.
Che vi sia uno strano disegno in questa casualità?
Con la sua nascita e la sua arte Piero ha reso più bello il mondo.
Il suo centenario sia di auspicio in questo momento della nostra società assetata di autentica bellezza.