Elogio dell’acqua

Il 22 aprile del 2015 si è inaugurata, presso lo Studio “Arte fuori centro” di Roma (via Ercole Bombelli, 22), la terza mostra della rassegna Acque, a cura di Laura Turco Liveri. A essere presentata è stata un’installazione di Silvia Stucky, dal titolo L’acqua è senza io, realizzata appositamente per gli spazi della galleria.


Elogio dell’acqua


Silvia Stucky è da sempre un’artista interessata alla legittima rivendicazione del soddisfacimento dei diritti umani, all’uguaglianza come presupposto di giustizia, al rispetto della natura e alle problematiche multiculturali. In quest’ottica, l’acqua è oggi – ed è stata in un passato anche recente – al centro, anche simbolico, delle lotte per il rispetto e la tutela dell’ambiente. Con la pittura, con il video e la fotografia quest’artista, nel pieno della sua maturità consapevole, valorizza i particolari delle cose e i legami che intercorrono fra di essi. Nella narrazione di Silvia Stucky, dalle piccole cose si arriva a capire quelle grandi e l’insieme delle relazioni che intercorrono fra di esse. All’interno di quest’orizzonte, il “senza io” è uno sguardo, che liberato dalle angosce di un individualismo che oggi assume forme stucchevoli e arroganti, consente di percepire l’inevitabile interdipendenza di tutti i fenomeni. Comprendere l’inseparabilità del tutto, dell’uno, dell’universo, della sostanza forse ci aiuterà a non distruggere il pianeta. In questo senso, l’arte di Silvia e la vita sono legate e la bellezza non è più un ornamento ma l’aspetto fondativo principale di un percorso di autocoscienza e di autogoverno.


Elogio dell’acqua


L’acqua senza io è il titolo dell’installazione composta da un dittico di due grandi carte dipinto con colori ad acqua. A terra è collocato un semicerchio di piccoli sassi. Quest’ultimo elemento rinvia ai Karesansui e cioè a piccoli giardini secchi giapponesi. Questi ultimi rappresentano simbolicamente paesaggi entro i quali l’acqua prende la forma di piccole distese di sassi, dalle quali a tratti emergono piccole isole fatte a loro volta di sassi. L’ulteriore elemento pittorico dell’installazione si distende prendendo la forma di fiori di loto (il loto è il fiore dell’acqua ma anche della purezza), motivo classico dell’iconografia cinese, che si stagliano su un bianco accecante.


Elogio dell’acqua


Si concretizzano, quindi, due modalità di evocare l’acqua con materiali diversi: i sassi e l’acquerello che non a caso è un colore ad acqua.


Elogio dell’acqua


L’intervento di Silvia Stucky è una tappa importante di un progetto pluriennale dal titolo Il colore dell’acqua, firmato da Laura Turco Liveri. La rassegna Acque comprende quattro personali di artiste contemporanee: Patrizia Dottori, Isabella Nurigiani, Silvia Stucky e Cloti Ricciardi. Essa offre una visione sintetica dell’opera di ciascuna di queste artiste, le quali sono libere, secondo la propria indole e i propri linguaggi, di esprimere la propria idea poetica sull’acqua, non a caso ritenuta da Talete (filosofo presocratico) elemento primario e fondativo. Lo spazio della galleria viene dedicato a ciascuna di queste artiste per tre settimane, mentre il catalogo, presentato nell’ultima tappa espositiva dedicata a Cloti Ricciardi (Maggio 2015), riunirà di nuovo le quattro artiste che saranno presentate con testi critici, immagini e interviste della curatrice.

BERLINGUER

Se come diceva Benedetto Croce “La storia è sempre storia presente”, il dovere della ricostruzione resta fondamentale soprattutto da parte di coloro che di questa storia hanno fatto parte.

In questa intervista esclusiva per Daringtodo Claudio Martelli, che fu a lungo avversario politico di Enrico Berlinguer, ripercorre con equilibrio e con misura critici la parabola del più amato tra i segretari comunisti.

Dal compromesso storico alla questione morale all’eurocomunismo, Martelli mostra meriti e limiti, aperture e contraddizioni del pensiero e dell’azione di Berlinguer nel contesto italiano a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, fino al momento tragico della sua morte in pubblico nel corso di un acceso comizio elettorale.

Una morte che sembra fondere insieme, indelebilmente, gli elementi opposti, per così dire religiosi, della lotta politica dal sacrificio di sé spinto sino al martirio alla ubris della violenza polemica spinta sino dell’empietà.