Louise Farrenc, la compositrice donna che ottenne la parità

Louise Farrenc e il Tempo del Riscatto

A 150 anni dalla sua scomparsa, il 15 settembre 1875, ricordiamo Louise Farrenc, una donna di straordinario talento e coraggio, capace di sfidare le convenzioni sociali e culturali del suo tempo. Compositrice, pianista e insegnante, la sua vita rappresenta un esempio di passione, libertà e determinazione, valori che ancora oggi costituiscono una fonte di ispirazione.

Nata Louise Dumont nel 1804 in una famiglia parigina di pittori e scultori, fin da bambina respirò un ambiente estetico sofisticato e multidisciplinare. Mentre le sue coetanee giocavano con le bambole, lei si avvicinava alla musica di Mozart e Beethoven, iniziando gli studi musicali a soli sei anni. Ma il suo percorso si sviluppò in un contesto elitario e prevalentemente maschile, dove la voce femminile trovava difficilmente spazio, limitata quasi esclusivamente alle esibizioni nei salotti.

Nel 1821 sposò Aristide Farrenc, flautista che abbandonò la carriera musicale per dedicarsi all’editoria. Dopo il matrimonio, Louise sospese momentaneamente gli studi per esibirsi in concerti in tutta la Francia insieme al marito. Tuttavia, Aristide ben presto preferì una vita più stabile e, con il supporto di Louise, fondò a Parigi la casa editrice Éditions Farrenc, destinata a diventare una delle più importanti realtà editoriali musicali francesi per i successivi quarant’anni.

Premiata con il Prix Chartier dall’Institut de France e nominata docente di pianoforte al Conservatorio Nazionale di Parigi, Louise Farrenc ebbe un ruolo fondamentale nella definizione della didattica pianistica dell’Ottocento. Nel 1845 la sua raccolta di studi “Trente études dans tous les tons majeurs et mineurs”, op. 26 (pubblicata nel 1839), venne adottata come metodo ufficiale al Conservatorio di Parigi, diventando un testo pedagogico di riferimento. Oltre all’attività concertistica e didattica, scrisse e pubblicò il saggio “Le Trésor des Pianistes”, dedicato agli stili esecutivi musicali.

Nonostante i suoi successi, venne pagata meno dei colleghi uomini per quasi un decennio. Durante la Comune di Parigi, l’Unione delle Donne per la Difesa di Parigi rivendicava la parità salariale, ottenendo risultati significativi per alcune insegnanti. Dopo otto anni di lotte, Louise ottenne finalmente uno stipendio pari a quello degli uomini, soprattutto a seguito della trionfale première del suo nonetto, a cui partecipò il celebre violinista Joseph Joachim.

Louise Farrenc morì a Parigi nel 1875, e con il tempo le sue opere finirono progressivamente nell’oblio. Questo declino è da ricondurre alle barriere di genere tipiche dell’Ottocento: la carriera del compositore era infatti dominata dagli uomini, mentre alle donne veniva spesso riservato il ruolo di autrici di musica “domestica”. Farrenc, invece, si dedicò con ambizione a sinfonie e musica da camera, generi considerati tipicamente “maschili”. Senza esecuzioni regolari e pubblicazioni accessibili, la sua musica uscì lentamente dal repertorio, restando una figura da riscoprire e valorizzare nel presente.

Ritratto di Louise Farrenc (1804-1875)

Elena Chiavegato, pianista
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Marie Jaëll: una pioniera dimenticata nel suo 100esimo anniversario  

Marie Jaëll: una pioniera dimenticata nel suo 100esimo anniversario  

Nel centenario della sua scomparsa, la figura di Marie Jaëll merita di essere riscoperta non solo per il suo straordinario talento musicale, ma anche per la sua mente poliedrica, capace di fondere arte, scienza e ricerca estetica in un percorso innovativo e visionario.

Nata in Alsazia nel 1846, Marie Jaëll mostrò fin da giovanissima un talento eccezionale per il pianoforte, affermandosi come enfant prodige. La sua formazione musicale fu segnata dall’incontro con i più grandi maestri dell’epoca, tra cui il leggendario Franz Liszt, che di lei scrisse: “Marie Jaëll ha il cervello di un filosofo e le dita di un’artista” (American Record Guide). La sua tecnica impeccabile e la sua sensibilità musicale si tradussero in composizioni ambiziose, tra cui un ciclo ispirato alla Divina Commedia: 1. Ce qu’on entend dans l’enfer (Ciò che si ode all’inferno). 2. Ce qu’on entend dans le purgatoire (Ciò che si ode nel purgatorio). 3. Ce qu’on entend dans le paradis (Ciò che si ode in paradiso). In un’epoca in cui la composizione era un territorio esclusivamente maschile, Marie Jaëll infranse le convenzioni diventando la prima donna ammessa alla Société Nationale des Compositeurs de Musique de Paris, un riconoscimento epocale per il mondo musicale

Marie non si limitò alla pura espressione artistica: affascinata dalle dinamiche fisiologiche del gesto pianistico, approfondì gli studi di fisica, botanica e biologia presso la Sorbonne, intrecciando queste discipline in una ricerca pionieristica sulla neuroplasticità. La collaborazione con il fisiologo Charles Féré, allievo di Charcot e Broca, le permise di ampliare le sue indagini, dando vita ad un dialogo innovativo tra musica e scienza, oggi più attuale che mai. Da questa esplorazione nacque il Metodo Jaëll, raccolto in 11 volumi, nei quali si analizza la profonda interazione tra corpo, suono e percezione sensoriale, anticipando concetti moderni della biomeccanica del movimento e ponendo le basi per una nuova concezione della didattica musicale.

© Bibliothèque nationale et universitaire de StrasbourgRitratto di M.J.

Nel corso della sua vita, il destino le fu spesso avverso: rimasta vedova a soli 35 anni, dopo la perdita del marito Alfred Jaëll, brillante pianista con cui aveva formato un duo affiatato, trovò nella musica la sua unica compagna. Costretta ad abbandonare la Germania in seguito alla guerra franco-prussiana e all’annessione dell’Alsazia all’Impero tedesco, Marie incarnò un forte senso di patriottismo, scegliendo Parigi come sua dimora definitiva, in una Francia in piena trasformazione.

© Bibliothèque nationale et universitaire de StrasbourgRitratto di M.J.

Nonostante il suo straordinario talento e le sue innovazioni, perché il nome di Marie Jaëll è stato dimenticato?

Il motivo principale risiede nella sua condizione di donna in un’epoca in cui la composizione musicale era considerata prerogativa esclusivamente maschile. Marie era ben consapevole delle limitazioni imposte alla sua carriera e della disparità di opportunità nel mondo della musica, come testimoniano le parole tratte dal suo diario: La donna condivide con l’uomo il diritto alla gioia e al dolore nella vita; perché, allora, non dovrebbe avere il diritto di lavorare? A volte si trovò persino a desiderare di essere nata uomo, riconoscendo le difficoltà legate al suo genere: “Ah! Se fossi stata un uomo, o almeno avessi le mani di un uomo, è una delle cose che più invidio loro.” (Diario, 1876).

Marie Jaëll, pianista, compositrice e pensatrice, incarna un modello di creatività multidisciplinare che oggi sarebbe celebrato come esempio di eleganza intellettuale e visione innovativa. Forse è tempo di riportare alla luce la sua storia, riscoprendo non solo la sua musica, ma anche il suo pensiero rivoluzionario.  

Elena Chiavegato, pianista

www.elenachiavegato.com

© Bibliothèque nationale et universitaire de Strasbourg