Marie Jaëll: una pioniera dimenticata nel suo 100esimo anniversario  

Marie Jaëll: una pioniera dimenticata nel suo 100esimo anniversario  

Nel centenario della sua scomparsa, la figura di Marie Jaëll merita di essere riscoperta non solo per il suo straordinario talento musicale, ma anche per la sua mente poliedrica, capace di fondere arte, scienza e ricerca estetica in un percorso innovativo e visionario.

Nata in Alsazia nel 1846, Marie Jaëll mostrò fin da giovanissima un talento eccezionale per il pianoforte, affermandosi come enfant prodige. La sua formazione musicale fu segnata dall’incontro con i più grandi maestri dell’epoca, tra cui il leggendario Franz Liszt, che di lei scrisse: “Marie Jaëll ha il cervello di un filosofo e le dita di un’artista” (American Record Guide). La sua tecnica impeccabile e la sua sensibilità musicale si tradussero in composizioni ambiziose, tra cui un ciclo ispirato alla Divina Commedia: 1. Ce qu’on entend dans l’enfer (Ciò che si ode all’inferno). 2. Ce qu’on entend dans le purgatoire (Ciò che si ode nel purgatorio). 3. Ce qu’on entend dans le paradis (Ciò che si ode in paradiso). In un’epoca in cui la composizione era un territorio esclusivamente maschile, Marie Jaëll infranse le convenzioni diventando la prima donna ammessa alla Société Nationale des Compositeurs de Musique de Paris, un riconoscimento epocale per il mondo musicale

Marie non si limitò alla pura espressione artistica: affascinata dalle dinamiche fisiologiche del gesto pianistico, approfondì gli studi di fisica, botanica e biologia presso la Sorbonne, intrecciando queste discipline in una ricerca pionieristica sulla neuroplasticità. La collaborazione con il fisiologo Charles Féré, allievo di Charcot e Broca, le permise di ampliare le sue indagini, dando vita ad un dialogo innovativo tra musica e scienza, oggi più attuale che mai. Da questa esplorazione nacque il Metodo Jaëll, raccolto in 11 volumi, nei quali si analizza la profonda interazione tra corpo, suono e percezione sensoriale, anticipando concetti moderni della biomeccanica del movimento e ponendo le basi per una nuova concezione della didattica musicale.

© Bibliothèque nationale et universitaire de StrasbourgRitratto di M.J.

Nel corso della sua vita, il destino le fu spesso avverso: rimasta vedova a soli 35 anni, dopo la perdita del marito Alfred Jaëll, brillante pianista con cui aveva formato un duo affiatato, trovò nella musica la sua unica compagna. Costretta ad abbandonare la Germania in seguito alla guerra franco-prussiana e all’annessione dell’Alsazia all’Impero tedesco, Marie incarnò un forte senso di patriottismo, scegliendo Parigi come sua dimora definitiva, in una Francia in piena trasformazione.

© Bibliothèque nationale et universitaire de StrasbourgRitratto di M.J.

Nonostante il suo straordinario talento e le sue innovazioni, perché il nome di Marie Jaëll è stato dimenticato?

Il motivo principale risiede nella sua condizione di donna in un’epoca in cui la composizione musicale era considerata prerogativa esclusivamente maschile. Marie era ben consapevole delle limitazioni imposte alla sua carriera e della disparità di opportunità nel mondo della musica, come testimoniano le parole tratte dal suo diario: La donna condivide con l’uomo il diritto alla gioia e al dolore nella vita; perché, allora, non dovrebbe avere il diritto di lavorare? A volte si trovò persino a desiderare di essere nata uomo, riconoscendo le difficoltà legate al suo genere: “Ah! Se fossi stata un uomo, o almeno avessi le mani di un uomo, è una delle cose che più invidio loro.” (Diario, 1876).

Marie Jaëll, pianista, compositrice e pensatrice, incarna un modello di creatività multidisciplinare che oggi sarebbe celebrato come esempio di eleganza intellettuale e visione innovativa. Forse è tempo di riportare alla luce la sua storia, riscoprendo non solo la sua musica, ma anche il suo pensiero rivoluzionario.  

Elena Chiavegato, pianista

www.elenachiavegato.com

© Bibliothèque nationale et universitaire de Strasbourg