Il 13 luglio la nota band italiana ha concluso in maniera emozionante il tour allo stadio di Via del Mare a Lecce, esattamente a casa.
I Negramaro hanno infatti infiammato il cuore di ben 30000 persone: i primi gruppi di fan si sono appostati entusiasti già durante la mattina nell’attesa dell’apertura dei cancelli, avvenuta all’incirca alle ore 17. Alle ore 21 e 30, la serata è iniziata nei migliori dei modi con “Fino all’imbrunire”, primo singolo estratto dall’album “Amore che torni”.
“Ciao Casa! Canta!”: queste sono state le primissime parole che Giuliano Sangiorgi ha rivolto ai suoi fan e alla propria terra. Il brano “Sei tu la mia città” è divenuto, così, un vero e proprio inno d’amore verso il Salento. “Vorrei che questa notte non finisse mai. Sei tu la mia città, Lecce, la nostra città.”
Ed è proprio d’amore di cui parla il loro ultimo album, quello stesso amore che è risultato il protagonista assoluto dell’intera serata. Un amore vero, colmo di vita, ma anche di effetti speciali. Prosegue così il sogno di una band che ha attraversato un momento di crisi e che non si è arresa, che è tornata a sognare più forte di prima e che sicuramente farà sognare tanto altro.
https://www.negramaro.com/
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Via alla XIII edizione del Locomotive Jazz Festival
Torna sul palcoscenico pugliese la XIII edizione del Locomotive Jazz Festival , che avrà luogo dal 10 luglio al 3 di agosto a Lecce, Taranto, Ceglie Messapica, Castro, Roca, Sant’Andrea e San Cataldo. Quest’anno, difatti, il Festival ha deciso di essere nei luoghi periferici, luoghi maltrattati, come San Cataldo, o vittime di etichette, come Taranto, città industriale che tuttavia è in possesso di una cultura profonde e da riscoprire.
Raffaele Casarano, direttore artistico da ormai tredici anni, ha dichiarato il vero intento dell’evento: “La sfida di tutti è quella di seguire quel che fa la Musica, liberarsi dalle gabbie, diffondersi senza limiti. Il LJF, rispetto ad altri festival musicali, ha un pensiero forte: la musica come strumento attraverso cui narrare altre storie e fare luce su delle problematiche di carattere ambientale, sociale, culturale. Nel corso degli anni sono venuti a suonare per il Locomotive musicisti di fama internazionale, che hanno sposato la nostra causa, appassionandosene, imparando ad amare il Salento, le sue debolezze e la sua bellezza estrema”.
Anche quest’anno, difatti, il LJF ospiterà artisti di gran calibro come Malika Ayane, Avion Travel, Dolcenera, Bungaro, Fabio Concato, Kurt Elling, Kenny Garrett, Stefano Di Battista e Nicky Nicolai, Nick The Nightfly, Gilles Peterson, Nicola Conte, Till Bronner e Dieter Ilg, Renzo Rubino & Gino Castaldo.
Dal 30 luglio al 3 agosto, inoltre, sarà possibile seguire il Locomotive in diretta su Radio Montecarlo, dalle 15.00 alle 16.00 e dalle 22.00 alle 2.00. Durante la serata del 3 agosto, il Festival sposerà l’iniziativa diTria Corda Onlus: l’intero incasso della serata sarà devoluto alla Onlus, per contribuire alla realizzazione del Polo Pediatrico salentino.
http://www.locomotivejazzfestival.it/
Intervista a Tiziano Russo: racconto una realtà inventata
Tiziano Russo è ben conosciuto nel panorama musicale per aver diretto i video di artisti italiani come: Mina, Dardust, Nino Frassica, Chiara. Recentemente, è stato ospite con Boosta e Violante Placido presso Milano Film Festival, dove ha reso omaggio al grande Antonioni con lo spettacolo “Attraverso il Deserto, il Deserto Rosso“. Tra gli ultimi lavori, spiccano quello per i Negramaro in “Fino All’Imbrunire” e Francesco Gabbani in “La mia versione dei ricordi”.
Da dove nasce la passione per la sua attività? C’è, in particolare, un aneddoto?
Esiste in realtà un momento particolare della mia vita che coincide con l’inizio del mio sguardo su questo mestiere: una collana di 120 VHS del Corriere della Sera, grandi opere cinematografiche da collezionare; le acquistai tutte. Credevo di avere tra le mani un tesoro da difendere, senza conoscere bene i registi e i film. Ma giorno dopo giorno iniziai a divorarli e a studiarli, specialmente Polanski e Kubrick.
Ci sono dei registi che sente più affini al suo modo di vedere il mondo?
Seguivo molto Polanski. Crescendo, ho cambiato i modelli da seguire: da Sorrentino a Refn, da Iñárritu a Roy Andersson, non Wes. Cambiano i registi, ma restano i film. Non seguo un regista da seguire, anche se aspetto l’uscita di un autore in particolare, ma preferisco seguire le opere, i temi e le idee.
L’ultimo videoclip dei Negramaro s’ispira ad un film di di François Ozon, in cui il bambino dotato di ali diviene metafora dell’amore che fin dai primissimi momenti di vita è aspirazione alla libertà. Com’è, invece, il suo rapporto con la libertà creativa?
Il video è esattamente la mia personale espressione di libertà: libero dai canoni audiovisivi, di ispirarsi a un film in particolare, di cambiare stile. Con l’ultimo video dei Negramaro ho voluto proprio questo, mettermi in gioco e azzardare un nuovo stile registico da allegare a un brano musicale. Credo di aver indirizzato il mio percorso su una strada artistica e creativa nuova. E mi piace.
In che modo riesce a conciliare la libertà creativa con la commissione dei lavori?
Una domanda delicatissima. Dipende molto dagli artisti e da chi commissiona il lavoro. Sicuramente ti scelgono per lo stile, e averne uno è già un gran passo avanti e facilita il rapporto regista/artista. Cerco di ascoltare molto la volontà del discografico, ma so ben di dover difendere le mie idee e i miei gusti. Il punto d’incontro è sempre il risultato migliore, quasi come quello tra artista e volontà del pubblico.
Qual è o quali sono gli aspetti a cui presta maggiormente attenzione nella produzione di un videoclip musicale?
Durante la produzione pretendo che i reparti si conoscano e comunichino tra di loro. La migliore riuscita passa attraverso la comunicazione e lo scambio. I reparti devono ascoltarsi e scegliere insieme al regista le direzione: non si arriva sul set con idee diverse, ma con una grande in comune. Presto molta attenzione affinché tutti lavorino in questi modi; non si è registi solo sul set. La mia attenzione particolare, e spero si noti, è sulla fotografia e la narrazione. Una è più legata alla creatività visiva, la seconda all’idea e all’emotività. Inevitabili.
C’è un suo videocip musicale al quale si sente emotivamente più legato?
No. O meglio, sono molto autocritico e credo che il meglio debba sempre arrivare. ma sicuramente, l’ultimo dei Negramaro è un video che ha un contorno importante e molto personale. Lo rivedo spesso, e questo la dice lunga.
Realtà e finzione. Come s’incontrano nei suoi lavorI?
La realtà è finzione. Nella realtà tutti fingiamo, e per quanto mi riguardo, nei miei lavori è inevitabile questo connubio. Racconto una realtà finta, inventata: è un paradosso che difendo. Se la puoi sognare, puoi anche raccontarla. E il sogno vive nella nostra realtà.
Se dovesse associare una sola parola al suo linguaggio, quale sceglierebbe? Perchè?
Il mio è un linguaggio lunatico, esprime molto quello che sono. Essere lunatici nell’arte è una gran fortuna: il dono di essere liberi e giustificati.
L’ultimo suo lavoro l’ha visto confrontarsi con Deserto Rosso del grande Antonioni. Che sensazioni le ha regalato quest’esperienza?
E’ stata una bolla spazio-temporale, di quelle che scoppiano e ti chiedi se l’hai vissuta e vista per davvero. Antonioni è un punto lontano e mi sembra di averlo conosciuto bene, come un grande amico, per pochi giorni. E l’ho conosciuto grazie a un suo film; è questo il nostro senso della vita: essere conosciuti per quello che facciamo. Io ho conosciuto Deserto Rosso e Antonioni. In questo lavoro, Boosta e Violante sono stati due importanti compagni di viaggio. Abbiamo realizzato qualcosa di unico: una nuova forma d’arte, con molti limiti ancora, ma potenziali margini di miglioramento. Ci stiamo lavorando.
Quali sono i prossimi progetti che la vedranno protagonista? Può anticiparci qualcosa?
Non si finisce mai di scrivere, ma bisogna essere bravi a chiudere una storia. Attualmente sto facendo proprio questo. Sono in scrittura e impegnato nella lavorazione di nuovi videoclip per artisti italiani.
I video di Tiziano Russo si contraddistinguono per la delicatezza delle storie raccontate e l’eleganza delle immagini che si susseguono, dove la malinconia s’intreccia inesorabilmente con la gioia. Ne deriva, quindi, il ritratto della vita in tutta la sua complessità, fatta di volti, dettagli, luoghi, idee ed elementi simbolici. La creatività è l’elemento costante con cui il regista condisce la realtà e la quotidianità, contribuendo all’elaborazione di un linguaggio del tutto personale, che intriga ed incuriosisce.
http://www.tizianorusso.com/
MORTO GEORGE MICHAEL: IL MONDO DELLA MUSICA PIANGE ANCORA
Un anno di lutti, dodici mesi di inaspettate morti che hanno etichettato questo 2016 come l’anno nero della musica. L’ultimo ad andarsene inaspettatamente il grande George Michael, icona di una generazione che piange i suoi miti.
“Non troverete mai la pace della mente fino a che non ascolterete il cuore”. Così affermava George Michael in una delle sue turbinose dichiarazioni. Se questa condizione l’avesse o meno raggiunta purtroppo non ci sarà mai dato sapere. Il famosissimo cantante inglese infatti si è spento inaspettatamente la notte del 25 dicembre nella sua abitazione di Goring on Thames, Londra, a soli 53 anni. Una morte inaspettata, causata da un arresto cardiaco confermato dai medici subito sopraggiunti dopo la chiamata del compagno dell’artista, il primo a scoprirne il corpo senza vita.
E così il mondo della musica e dello spettacolo rimpiange l’ennesimo “eroe” perso in questo 2016 denominato, per giusta causa, l’anno nero della musica. Nel giorno in cui il suo Last Christmas veniva suonato nelle case di mezzo mondo George Michael è uscito di scena senza chiedere permesso, un po’ come aveva voluto in questi ultimi anni durante i quali, dopo scandali, arresti e depressioni, aveva optato per l’abbandono della scena pubblica. Suo ultimo grande successo “Symphonia” pubblicato nel 2014, record d’incassi, dopo il quale cause stress, una polmonite e uno stato di depressione si era visto costretto a diminuire le sue apparizioni sul palcoscenico. Una decisione sicuramente non facile per un grande artista che negli ultimi trent’anni ha tenuto testa alle classifiche di mezzo mondo: era il 1981 quanto con Andrew Ridgeley fondò gli Wham! e in breve tempo con la sua zazza bionda divenne l’idolo delle ragazzine al pari del sex symbol Simon Le Bon. In quattro anni gli Wham! pubblicarono quattro album, collezionando un primo posto dietro l’altro con brani quali Club Tropicana, Wake Up Before You Go oltre alla eterna Last Christmas. E fu così che insieme ai Duran Duran e agli Spandau Ballet divennero la colonna di una generazione senza troppi pensieri ma piena di sogni e speranze. Ma la vera natura indipendente di George si fa sempre più sentire e rimanere imprigionato dentro un personaggio che non è più il suo diventa quasi una gabbia per l’artista. Fu così che decise di andare contro tutti, agenti e major comprese, lasciò gli Wham! e decise di continuare la sua carriera da solista. E fu un successo! L’interpretazione ritorna al centro della scena, insieme ad una voce tanto suadente, quanto aggressiva e potente ma allo stesso tempo delicatissima: un mix capace di calamitare l’attenzione dei fans di mezzo mondo. E’ la consacrazione di George Michael come star internazionale, l’inizio di una produzione di successi, sicuramente non tanti come ai tempi degli Wham!, ma incisi ed indelebili.
Cinque album inediti in vent’anni, dall’acclamato Faith, all’ultimo Patience del 2004. In mezzo tantissimi successi tra i quali cover come Somebody to Love dedicata allo scomparso Freddy Mercury o Roxanne dei Police. A tutti questi successi sulla scena si affiancano però i tormenti di una vita personale che lo vede spesso al centro di denunce ed arresti per atti osceni in pubblico, come nel 1998 quando un agente di polizia di Beverly Hill lo condannò per atti scandalosi in un bagno pubblico, così come negli anni per possesso di marijuana e droghe. Una delle cause di tutto questo disagio senza dubbio la difficoltà di dichiarare al mondo la sua omosessualità, così in antitesi rispetto al personaggio pubblico di sex symbol attribuitogli nel corso della vita. Un nodo questo che provocò sempre grande disagio dell’artista, portandolo addirittura ad un litigio con l’amico e collega Elton John che, durante un’intervista, ebbe da ridire circa il tentennamento di George nell’ammettere la sua vera “natura”. Chiaritisi poi nel corso del tempi i due continuarono ad essere legati da amicizia e arte, con un George che, a poco a poco, rivelò al mondo quella verità non troppo facile da dire. Al suo fianco Kenny, il compagno di sempre, lo stesso che due mattine fa ne ha scoperto il corpo esanime. E così un’altro grande della musica se ne va, lasciando il posto al mito che, sicuramente, non ci abbandonerà mai.

“L’AMORE MERITA”: UN SINGOLO DA DISCO D’ORO CONTRO L’OMOFOBIA
Personalità e grinta da vendere: due tratti vincenti che hanno condotto, passo dopo passo, Simonetta Spiri, Greta Manuzi, Roberta Pompa e Verdiana Zangaro, verso il tanto ambito disco d’oro per il brano “L’amore merita” grazie ad un totale di 25 mila copie vendute. Dal loro passato come concorrenti a San Remo Giovani, X Factor ed Amici, le quattro cantanti “in erba” hanno inciso la primavera scorsa il brano divenuto protagonista dell’attenzione di critica, fans e stampa per l’importante tema trattato: l’omofobia. Fino ad arrivare al disco d’oro della scorsa settimana, festeggiato con una serata eccezionale al Cafè Trussardi di Milano, dove le abbiamo incontrate per quattro chiacchiere…
Ragazze cosa rappresenta per voi questo successo?
Roberta:”Un grande traguardo e la consapevolezza di essere arrivate, con la musica, al cuore della gente”.
Vi aspettavate un tale risultato?
Greta: “Ci ha lasciato senza parole: abbiamo creduto fin dall’inizio in questo progetto ma non avremmo mai immaginato un tale eco. Una cosa stupenda perché è risultato di persone che hanno lavorato in un’unica direzione. Tanta dedizione, tanta passione, tanto lavoro ma anche tante persone che hanno creduto in noi: dai fans a tutti i nostri collaboratori, a noi stesse. Un’insieme di positività che nel complesso non può che portare cose belle”.
Dove è nata l’idea di trattare un tema così delicato come l’omofobia?
Simonetta: “Dopo una confessione di una mia amica circa la sua difficoltà nel dichiarare la sua vera identità sessuale. Fu li che maturò in me il desiderio di tradurre in musica un messaggio che potesse abbattere certi tabù”.
E da li che accadde?
Verdiana: “Dopo alcune esibizioni insieme capimmo che l’empatia era molto alta nonostante le nostre strade e background diversi e così decidemmo di continuare incidendo questo disco che nasce come produzione indipendente. Una sfida nella sfida… a quanto pare vinta!”.
Quindi una grande dimostrazione anche questa?
Roberta: “Considerata la difficoltà nell’emergere oggi a livello musicale in Italia sì. Ovviamente va ricordato che le cose sono accadute con tanta volontà, impegno e sacrificio e un progetto ben definito che però ha trionfato… come la musica del resto”.
Siete consapevoli di essere un esempio per tanti?
Simonetta: “Ne siamo felici ed onorate. L’unione artistica tra noi quattro donne è la dimostrazione che, volendo, tutto è possibile. Quindi mai abbattersi”.
Tutto questo nel nome della musica…
Roberta: “Esatto! Lo strumento universale per eccellenza che può arrivare al cuore di tutti. Ecco perché tanti ragazzi hanno trovato dentro una canzone la voglia di dire la loro, di gridare ai quattro venti la loro vera natura. Una cosa bellissima”.
Per voi l’amore quindi quanto merita?
Greta: “Penso sai la chiave di volta per tutta la nostra vita. Fa girare il mondo ed è che alla base di tutto. Prima di amare gli altri però devi imparare ad amare te stesso: solo allora potrai affrontare con tranquillità e totalità un amore”.
Avete già altri progetti in cantiere?
Roberta: “Per ora ci godiamo questo successo e poi lasciamo tutto al caso. Sicuramente questa collaborazione artistica non si interromperà in quanto la sinergia tra noi quattro è molto alta e siamo sicure porterà ancora tante e tante sorprese. Per cui… seguiteci!”.
Spiceworld: le Spice Girls in mostra
È il gruppo musicale femminile più amato degli anni Novanta: look iconici e hit di successo hanno reso le Spice Girls un vero e proprio fenomeno di costume. Ora una mostra ne celebra lo stile.
Sono passati 20 anni dal lancio di Wannabe, la hit che ha portato al successo internazionale le Spice Girls. Il gruppo, formatosi nel 1994, è passato alla storia anche per lo stile irriverente delle cinque ragazze. Come dimenticare Emma Bunton alias Baby, Geri Halliwell alias Ginger, Victoria Adams alias Posh, Mel C alias Sporty e Mel B alias Scary? Ed è proprio nella città natale di Geri, che verrà presto inaugurata Spiceworld: The Exhibition.
Il Waltford Colosseum dedica una mostra per celebrare il successo mondiale del gruppo, con un’esposizione degli abiti di scena e degli accessori originali indossati dalle ragazze nei videoclip ma anche nei concerti. Dagli stivali iconici di Geri firmati Prada alle scarpe di Mel B, la mostra comprende anche alcuni gadget prodotti nel periodo di massimo successo del gruppo. Spiceworld: The Exhibition sarà aperta al pubblico dal 7 luglio al 7 agosto 2016. Un evento imperdibile per fanatici degli anni Novanta.
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È morto Prince, genio della musica
Ad appena 57 anni si è spento Prince. A darne per primo la notizia il sito Tmz. La popstar simbolo degli anni Ottanta è stata trovata morta intorno alle 9.43 di questa mattina nella sua residenza in Minnesota, dove aveva anche sede il suo studio di registrazione. Tuttavia le cause del decesso non sono ancora chiare: pare infatti che possa essersi trattato di un incidente o di morte violenta. La polizia ha aperto un fascicolo per accertare i fatti.
All’anagrafe Prince Rogers Nelson, il cantante era nato a Minneapolis il 7 giugno 1958 da una famiglia di jazzisti. Una carriera prolifica che lo ha visto musicista, cantante, attore, regista, tante sono le hit entrate nella storia della musica, a partire da Purple Rain, oltre 100 milioni gli album venduti. Arguto sperimentatore, la sua musica era un mix di generi diversi, dal soul al pop, dal rock psichedelico al funk, con accenni di jazz.
Dal debutto, nel 1978, alle dispute con le case discografiche, in primis la Warner Bros, Prince era un genio della musica, poliedrico, irrequieto, ribelle, provocatorio. Un fisico androgino e una sottile sensualità, la popstar, che non sfiorava il metro e sessanta vantava un lungo carnet di conquiste amorose, che includevano la splendida Kim Basinger. Nel 1996 il dramma della morte del figlio avuto da Myate Garcia. Due divorzi alle spalle, la musica rimase la sua unica amante.
Non sono ancora chiare le dinamiche della morte del cantante. Le autorità della contea di Carver hanno riferito di aver risposto ad un’emergenza medica presso Paisley Park, dove aveva sede l’abitazione di Prince, nonché il suo studio di registrazione. Pare che la popstar avesse contratto un virus influenzale poche settimane fa: lo scorso 15 aprile il suo jet privato era stato costretto ad un atterraggio d’emergenza in Illinois. Ma le condizioni del cantante non avevano destato particolare preoccupazione dal momento che Prince era apparso in forma già il giorno seguente, tranquillizzando i fan durante un suo concerto. Anche l’agente del genio del pop aveva confermato che il cantante stava bene. Oggi ha confermato la notizia della sua prematura scomparsa. I fan del cantante, numerosissimi in tutto il mondo, testimoniano in queste ore l’incredulità e il cordoglio per la morte di quella che resterà sempre come una stella del firmamento della musica.
NOEMI: L’ENERGIA IN UN ACCORDO
Bella, solare, energica… così Noemi, tornata alla ribalta con la partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo ed un nuovo album “Cuore d’artista” già entrato nella playlist dei suoi affezionati fan (e non solo). Un mix di accordi ben suonati e parole scritte che arrivano dritte al cuore, proprio come lei!
Noemi, un nuovo album e reduce dal Festival di Sanremo. Come è andata?
“Direi bene, anche se sono abbastanza critica con me stessa. La prima sera ero molto emozionata e la voce tramava, ma nelle altre mi sembra sia andata molto meglio. Il bilancio sullo scorso Festival è comunque molto positivo, sono felice di come è andata”.
“La borsa di una donna”, un titolo particolare per una canzone speciale. Perché hai scelto questo tema?
“ “La borsa di una donna” è un brano che ho sentito mio da subito, fin dal primo ascolto mi ha colpito tantissimo la delicatezza di un testo scritto da una penna maschile, che sapesse descrivere così profondamente il complicato mondo di noi donne. Il testo che mi ha proposto Marco era perfetto per me, non ho davvero saputo dire di no”.
Il nuovo album come è nato e da cosa hai tratto spunto?
“Cuore d’artista” è un progetto a cui tengo molto perché a questo punto della mia carriera per me era importante tornare alla nostra musica, al pop italiano. Ho avuto la fortuna di lavorare con due persone con cui ho un grande feeling sia musicale che emotivo: Celso Valli (produttore del disco) e Gaetano Curreri. Queste collaborazioni hanno sicuramente apportato un valore aggiunto al mio progetto discografico”.
Sul palco trasmetti grinta, positività, determinazione: una volta scesa da li come è Noemi?
“Esattamente così! Sono una persona semplice, molto ironica ed esuberante”.
Cosa ti ha spinto alla musica nella tua vita (oltre ad un ovvio innato talento)?
“La musica mi ha permesso di trasformare le mie emozioni in canzoni. Ho trovato una strada per riuscire a comunicare con il mondo esterno”.
Da concorrente di X Factor a coach in The voice. Come ci si sente dall’altra parte della barricata?
“Sicuramente preferisco cantare e mi sento più a mio agio come concorrente che come coach… c’è sempre da imparare. Il ruolo del coach non è per nulla facile ma ho cercato di impegnarmi, di immedesimarmi in loro e di instaurare un buon rapporto. Spero di avergli trasmesso quello che so e di aver lasciato loro qualcosa. Dopo tre edizioni, sono molto affezionata al programma, e ancora oggi sono in contatto con i ragazzi, anche con quelli che non sono arrivati oltre le battle”.
Cosa pensi del panorama artistico musicale in Italia odierno?
“Ci sono tantissimi giovani che pensano che fare il cantante sia un lavoro semplice. Invece bisogna continuamente confrontarsi con il mondo e lavorare moltissimo”.
Con chi ti piacerebbe duettare?
“Ho tante colleghe splendide, ma sicuramente con Laura Pausini”.
Artista internazionale preferito/a?
“Adoro Janis Joplin, Erykah Badu, Amy Winehouse”.
Nella tua carriera annoveri anche una nomination agli Word Music Award. Un importante traguardo…
“A volte mi sembra ancora di sognare, non so, sento davvero di non dover dare mai nulla per scontato in questa vita incredibile”.
Parlando di traguardi, quali sono i tuoi prossimi obiettivi/progetti?
“Ora sto girando l’Italia per il firma copie dell’album. Il contatto con i fan per me è importantissimo. Infatti non vedo l’ora di portare sul palco anche questo nuovo album. Sto preparando il tour e spero a breve di comunicarvi tutte le date”.
Cosa è per te la musica?
“La musica è la mia vita da quando a 7 anni ho iniziato a suonare il pianoforte. Da piccola volevo fare addirittura il direttore d’orchestra, mi mettevo in piedi davanti allo stereo, infilavo un cd di musica classica e fingevo di dirigere”.
Nel tuo percorso universitario cinema e sceneggiatura: ti piacerebbe fare cinema?
“Cinema? Non saprei! Però mi sono più volte dedicata alla sceneggiatura e alla regia dei miei videoclip, mi diverte molto ed è sicuramente una mia grande passione”.
Un sogno?
“Solo uno? Tra i mie sogni, sicuramente c’è quello di avere un figlio. Un altro invece che ho da sempre sarebbe girare il mondo, magari andando a suonare in altri Paesi, in qualche posticino raccolto, per esempio a New Orleans in uno di quei club che trasudano storia, il tutto accompagnata dalle persone che amo. E poi chissà, mi piace pensare che il bello debba ancora venire”.
I migliori backstage di Milano Moda Uomo: Richmond
Il backstage della sfilata evento, tributo a David Bowie, che documenta la nuova era della casa di moda, oramai diretta da Saverio Moschillo,
E’ la forte creatività pronta a unire miti e icone per una collezione in grado di segnare la storia, parola di Saverio Moschillo, nuovo direttore creativo della Maison. E lo stesso mito di David Bowie accompagna l’ultima sfilata Richmondche gli rende omaggio attraverso la selezione musicale.
China girl per le fantasie geometriche dal sapore asiatico che inaugurano la nuova identità del brand sempre più proiettato a rivisitare i capi essenziali del guardaroba donando loro l’intramontabilità.
E’ una collezione che cromaticamente vive nella Space Oddity grazie alla palette di colori composta dal blu navy, burgundy, rosso denso nero e grigio melange. La fusione della materia avviene grazie alle combinazioni contrastanti presenti negli accessori, come gli stivali e le stringate rinforzati in cuoio naturale con cuciture a vista.
Quello di Richmond è uno Starman che non disdegna il suo lato rock prestando, però, sempre attenzione a uno stile di vita rigoroso, intuitivo e eclettico proprio come quello dell’artista recentemente scomparso.
Scatti in esclusiva di Matteo di Pippo.
Speciale Fashion Week: I’M Marras Primavera/Estate 2016
Un almanacco per le vacanze da vivere surfando.
Meglio delle onde del Pacifico, quelle incontaminate che circondano l’isola sarda sono le preferite di Antonio Marras che, per la prossima primavera/estate di I’M Marras , immagina le donne come moderne Betty Heldreich. E’, infatti, la pioniera del surf femminile, classe 1913, la sua nuova icona. Tra abiti, grambiuli, gonne, tute e pantaloni, rigorosamente over, vive in una roulotte ereditata dalla zia e balla fino a notte fonda sulla spiaggia. E per il giorno via libera a lunghezze mini e costumi rigorosamente anni ’50.
Le stampe si ispirano alla flora del Pacifico e si arricchiscono di righe e di quadri su cotone, denim, voile e tulle.
E’ una groupie che ondeggia in un caleidoscopico mondo di colori fluorescenti ma non disdegna il tradizionale bianco e nero.
Grazie ai dischi ereditati dalla mamma ascolta le Bangles e le Cleopatras, che accompagnano ogni passo del defilè.
AMY : questa è la sua storia
Per soli 3 giorni, nei cinema italiani, il documentario che svela uno spaccato di vita dell’artista scomparsa prematuramente.
Esce nelle sale AMY, distribuito dalla Nexo Digital, un excursus attraverso la storia della talentuosa cantante britannica Amy Winehouse, la cui vita si è interrotta in circostanze tragiche.
Il regista Asif Kapadia, il produttore James Gay-Rees e il montatore Chris King, già forte connubio per il documentario dedicato a Ayrton Senna, hanno ripercorso, attraverso i documenti inediti e i brani più famosi, il privato della Winehouse, sin dalle sue origini nella North London.
Tutta la narrazione si focalizza intorno ai testi prodotti dall’ artista e alle interviste a coloro che hanno avuto il privilegio di interagirvi. La produzione è stata un percorso impervio, visto che non esiste ancora una biografia ufficiale, né tantomeno una totale apertura da parte delle persone davvero vicine, alquanto reticenti a esprimersi apertamente.
I filmmaker, grazie alla difficoltosa conquista della fiducia di queste ultime, hanno impiegato molto tempo per reperire il materiale.
Figura chiave per l’inserimento dei filmati è stata quella di Nick Shymansky, primo manager della cantante. Riprese amatoriali che ci fanno scoprire una semplice ragazza ebrea, dal carattere ipersensibile e intenso, diventata poi un fenomeno.
Per King è stato molto difficile rendere appetibile per il grande schermo la documentazione visiva raccolta, essendo di pessima qualità. Il suo lavoro è durato, infatti, 20 mesi e si è focalizzato sulla stabilizzazione dell’immagine, l’inquadratura e la colour correction.
Più che sulla vita privata, il film si concentra sull’effetto placebo della scrittura. Per far comprendere ciò allo spettatore gli intensi testi della cantante scorrono sullo schermo.
Un prodotto che concretizza l’idea di aver vissuto e di vivere, nell’eternità delle sue canzoni, un’artista estremamente complicata, carismatica e dal piglio brillante.