Il mood disco-glam de Le Piacentini

Il mood disco-glam de Le Piacentini

Di Enrico Maria Albamonte

Un diluvio di paillettes, un trionfo di spalmature effetto shiny, rasi lucenti, donne sensuali e globetrotter. La musa di Le Piacentini per la collezione di ready-to-wear primavera-estate 2020 disegnata dalle sorelle Alessandra e Francesca Piacentini è un’autentica falena che ama tutto ciò che luccica e disdegna le mezze misure. La collezione, giovane, fresca e iper glamour è giocata su gonne succinte o lunghe e ammicca ai favolosi anni’80. Quelli del leggendario Studio 54 di New York in cui lo stilista Halston e Andy Warhol si scatenavano nelle danze insieme a Bianca Jagger, Blondie, Liza Minnelli e Paloma Picasso. L’ispirazione nasce da una memorabile scena del cult-movie di Brian De Palma ‘Scarface’ in cui la splendida Michelle Pfeiffer, che vedremo al cinema in autunno nel nuovo capitolo di ‘Maleficent’ firmato Walt Disney, scende una scala fasciata da un provocante abito da sera a base di scolli abissali e spacchi ammalianti.



Ma nell’immaginario delle due designer romane c’è anche Farah Fawcett ai tempi delle ‘Charlie’s Angels’ e Sharon Tate, bellissima nei suoi completi sgargianti di satin giallo canarino. La collezione, ricca di tagli sartoriali, di languidi drappeggi e di dettagli smart come gli stivali a tacco alto in pelle bianca, è un inno alla gioia e si dipana attraverso una serie di giacche, pantaloni e gonne in paillettes da caveau, rese preziose da un diluvio di paillettes rebrodée con fili d’argento e perline molto glam rock.



Il capo must è l’abito più bodyconscious, presentato in molteplici versioni per sedurre e scandire il tempo delle donne dinamiche di oggi che viaggiano e lavorano senza rinunciare alla femminilità. I completi in denim metallizzato e in bouclé spalmato evocano un ologramma scintillante, il jersey e il raso più luminoso si declinano in capi dall’allure facile e contemporanea. Le Piacentini conferma la sua vocazione sartoriale con i ricami e i tagli arditi: le asimmetrie caratterizzano le tute sporty-chic e le bluse up-to-date. Molti capi sono fatti per valorizzare le donne dalla mattina alla sera grazie a una serie di key-items intercambiabili. Un guardaroba easy ma prezioso giocato sui più decisi contrasti cromatici: la palette alterna il rosa geranio al turchese e al giallo sole senza escludere il nero inchiostro più notturno e misterioso e un tocco di verde acqua. Un eveningwear destinato a una donna assertiva e seducente, romantica e un po’ gipsy nelle esuberanti mise sfrangiate boho-chic che definiscono un’anima nomade ma molto classy, assolutamente ageless.


L’erotismo emancipato di N.21

L’erotismo emancipato di N.21

Di Enrico Maria Albamonte

Asimmetrie, giochi di tagli sartoriali, colori squillanti o estremamente sommessi, linee fluide e calibrate ma anche morbidamente sensuali. La nuova collezione primavera-estate 2020 di N.21 presentata a Milano in via Archimede, nello spazio di Alessandro Dell’Acqua che oltre a essere direttore creativo di N.21 è anche stilista della maison Rochas, è un inno alla moda genderless: la sfilata è una co-ed, la prima realizzata in questa formula dal brand N.21. Il tema botanico dei primi exit, declinati sia al maschile che al femminile con il giromanica aperto ad asola sotto il braccio, cede lentamente il passo agli abiti drappeggiati per lei in rosa pallido e ad abiti in chiffon che diventano sottovesti quando perdono le maniche. Il verde smagliante in tonalità smeraldo domina le tuniche a rete ricamate di paillettes, il nylon stampato è virato in abiti paracadute, gli abiti da sera total black sono ornati da civettuoli nodi di lustrini e svelano la schiena nuda, le gonne plissettate sono metà in pelle e metà in chiffon. L’uomo, quasi sempre in bermuda, realizzati anche in materiali couture come il faille di seta lucido, sfoggia look rilassati e dégagé corredati da stivaletti, indossa camicie in cady con lunghi fiocchi e maglie spalmate di cristalli. Dice lo stilista commentando la sua ultima collezione: “Ho voluto una sfilata co-ed con le collezioni femminile e maschile perché mi interessa dare un’unità narrativa alla mia idea di moda. Credo che la Moda sia un concetto unico e globale e che soltanto chi indossa gli abiti che ne sono espressione la personalizza, cioè la rende del proprio genere e le trasferisce la propria personalità. E da questa convinzione è sempre partito il mio metodo di lavoro. Ecco perché la prima ispirazione di questa collezione è un senso di erotismo che si emancipa dalle espressioni esclusivamente sessuali e diventa un mezzo per parlare con il corpo. Ed ecco anche perché ho disegnato degli abiti uguali per la donna e per l’uomo, senza cadere nella trappola del no-gender ma facendo incontrare i due generi –femminile e maschile -nell’intreccio continuo delle referenze delle linee, dei volumi e dei tessuti”. E sicuramente la collezione corrisponde alle intenzioni dello stilista napoletano.


Il soft tailoring di Brunello Cucinelli

Il soft tailoring di Brunello Cucinelli

Di Enrico Maria Albamonte

Eleganza mannish dal sapore vagamente rustico e artigianale e silhouette lineari e minimali caratterizzano una collezione contrassegnata da un soft tailoring d’ispirazione naturale, secondo la visione umanista e sostenibile di Brunello Cucinelli. La primavera-estate 2020 del marchio umbro del lusso dedicata alle donne di gusto e alle nuove gentlewomen sarà scandita dalle righe che si inseguono nei gessati e nelle maglie matelot mentre il knitwear, cavallo di battaglia dell’imprenditore-filosofo, acquista una nuova, limpida freschezza grazie al lino. Anche i moderni effetti sparkling accolgono i capricci e le irregolarità del lino per assumere naturalezza anche negli aspetti più sofisticati. Armature diagonali, gabardine, cover e drill mitigano il loro aspetto maschile grazie a nuance rosate, a interventi di organze trasparenti, di georgette vibranti e di delicati plissé per divenire interpreti di un’atmosfera lussuosa e di un vestire sofisticato. Le ispirazioni dagli anni ’90 si traducono in un messaggio minimal, lineare e simmetrico: tessuti diagonali, gabardine di cotone e lana in varianti neutre o colorate, superfici lisce, filati regolari, righe marina e capri o gessati di ascendenza maschile. Jersey compatti per abiti dalle scollature ampie e silhouette sagomate che evocano l’espressione della femminilità propria di quegli anni. Twill di lino corposi, anche effetto rafia, si alternano a soffici e croccanti popeline e a denim tinti dalla mano crêpe. Lo scenario più rustico e naturale esalta il fascino dell’irregolarità. Il feel organico dei midollini viene tradotto in lavorazioni a intreccio e rete su pelli e filati. Disegnature esotiche e floreali create da ricami di fibre vegetali, piccole cannutiglie o monili ammorbidiscono le linee più formali dei tailleur e delle giacche doppiopetto. Giacche dalle spalle importanti, con cintura che evidenzia il punto vita o dritte in versione doppiopetto, propongono un look sartoriale ma dal carattere decisamente disinvolto. Gessate, colorate, dalle superfici mosse e vissute, sono sempre facilmente combinabili in tailleur.

Il glamour understated di Bottega Veneta

Il glamour understated di Bottega Veneta

Di Enrico Maria Albamonte

Il lusso vero è tale quando non è esibito, quando è radicato nel più puro understatement. Da Bottega Veneta Daniel Lee, che è alla sua seconda stagione come direttore creativo della maison del gruppo Kering, fa faville con un set di accessori coloratissimi e preziosi, davvero desiderabili e che, pare, sono già dei bestseller delle vendite, come spiega anche Voguebusiness.com. Uomo e donna, come nell’autunno-inverno, sfilano insieme in passerella fra le colonne neoclassiche di via Senato, condividendo colori e materiali preziosi trattati con mano sicura e con perizia artigianale. Il capo-must è il trench che a volte diventa una tuta e presenta delle belle impunture alte a definire il punto vita, altre volte si tinge di colori decisi e inaspettati: rosso carminio o azzurro baby. Trench anche per la sera, versatile e multitasking da portare anche sui dress iridescenti dallo scollo a cappuccio che risplendono tempestati da specchietti all over. Scarpe e bags (piccole o enormi) rendono glamour i capi più basic e austeri, ispirati palesemente agli anni’90 e all’estetica minimalista di quegli anni. Tutto è estremamente grafico e geometrico ma non per questo meno sontuoso. Abiti di maglia tubolare generosamente scollati e bluse foulard dalle fantasie ludiche si portano con maxi bag molto fluffy e capienti, delle bisacce in sostanza completamente intrecciate da portare a bandoliera, mentre le minibag a macro intreccio hanno l’impugnatura in radica. La chocolate bag nuova di zecca si abbina alle scarpe da sera rivestite di specchietti tipo sfera stroboscopica. Grande ritorno della shoulder bag a mezzaluna, anch’essa retaggio della seconda metà degli anni Novanta. Si presenta in versione print zebrato oppure intrecciata e tondeggiante con catene dorate o silver. Il nitore design degli accessori mira a esaltare la morbidezza delle texture e la ricercatezza delle lavorazioni. La nappa si alterna al cotone e al denim declinato in overall e outfit workwear de luxe sia per lui che per lei. La palette è energetica e frizzante: verde mela o smeraldo, arancio, giallo sole, accanto all’azzurro tenue. L’uomo non potrà fare a meno delle giacche con spalle spioventi sempre informali, dei bermuda in nappa ultrasottile e lucida da portare con i calzini lunghi neri e con mocassini morbidissimi anch’essi intrecciati, e con golf a costine dalla vena neo-minimal.

L’estate lisergica di Emilio Pucci

L’estate lisergica di Emilio Pucci

Di Enrico Maria Albamonte

Negli anni’60 il marchese Emilio Pucci di Barsento introdusse silhouette moderniste
e uno spirito aristocratico e insieme sporty accompagnato a materiali stretch di nuova
concezione (l’organzino ad esempio), innovazioni destinate a trainare l’evoluzione
dello sportswear di lusso e del ready-to-wear made in Italy. Oggi lo stesso spirito
dinamico, ludico e gioioso delle creazioni di uno dei grandi pionieri dell’italian style
rivive in creazioni esclusive che esaltano il movimento senza privarlo di sensualità,
con un’allure sofisticata in equilibrio fra esuberanza e tecnologia. La collezione per
l’estate 2020 é un invito a vivere il tempo con Pucci – momenti filtrati come
attraverso un prisma dalle sfaccettature iridescenti, un viaggio dove le immagini
mutano senza soluzione di continuità, in un flusso libero, creativo e affascinante
attraverso filati stretch lavorati a jacquard con sofisticate tecnologie. Vengono
riproposte le iconiche stampe della maison. C’è ad esempio la Vivara riprodotta a
traforo su leggings e top o ripresa a stampa multi-dimensionale dai cromatismi
vibranti su jersey, nylon, popeline e drill di cotone, unita al tessuto in capi ibridi di
sapore sportivo e versatile. Vivara accende con elasticità slip dresses in viscosa
accoppiata alle gonne mosse da giochi cinetici laser cut. La stampa Ciwara viene
addolcita in toni acquerellati, imprimendo vitalità ai caftani. La pelle è traforata e
ricamata con effetto broderie anglaise (Sangallo); cut-outs stampati sono applicati a
chemisier dalle linee reinventate. I top foulard imprimé e le casacche sfrangiate si
alternano e si susseguono nel segno di un effortless glamour. Il tema foulard è
proposto nelle stampe di collezione anche in sofisticati turbanti, che aggiungono un
tocco di raffinata eccentricità. linee body-conscious avvolgono il corpo in un body-
mapping. Per la sera trasparenze maliziose ed eleganti su fondo nero e gli abiti corti
con motivi stampati ricamati in paillettes sono un trionfo di sensualità. Il tuxedo è
ridisegnato come tuta ultrafemminile. È una sera soft e originale, con pantaloni fluidi
di georgette, parka di chiffon, pigiami palazzo, top-foulard ricamati in toni ricchi e
sofisticati: rosso, rosa, bianco e nero.

L’estate civettuola di MSGM – spring summer 2020

L’estate civettuola di MSGM

Di Enrico Maria Albamonte

Sono passati dieci anni da quando Massimo Giorgetti ha iniziato la sua avventura nella moda con il brand MSGM. Oggi lo stilista che si è conquistato un posto al sole nel gotha della moda anche grazie alla sua esperienza come direttore creativo da Emilio Pucci, ripercorre i suoi primi anni di successi con una collezione radiosa, ludica e festosa, ma sempre molto elegante. La rilettura dei classici, dal tailleur al soprabito estivo in tweed leggero, approda a una grintosa destrutturazione del formalwear: i cappotti in tweed, dalle forme oversize in check vivaci, sono insieme irriverenti e rigorosi, in contrasto con il romanticismo delle camicie in popeline con rouche. Gli abiti fluidi in organza si indossano su t-shirt con stampe delicate e funny insieme. I jeans attillati a vita alta si portano con bluse di taffetas croccante con maniche voluminose assecondando una verve petillante che pervade l’intera collezione. I prendisole di bouclé terminano con lunghe frange danzanti. Il pizzo si accende di bagliori fluo, abiti esuberanti esibiscono pattern floreali dai contorni sfocati, le grandi rose di una cappa in popeline, rievocano l’esplosione di vita di un giardino immaginario. L’approccio alla moda del giovane Giorgetti è garbato e charmant, i colori esplodono in una sinfonia di tinte vivaci che nella scenografia delle sculture dei bagni misteriosi di De Chirico nei giardini della Triennale acquistano ancor maggiore risalto. Fiocchi e tye die, mocassini decorati da graffiti, street meets couture, sulle note del sound di Battiato e delle sue più magiche canzoni anni’80. Benedetta nostalgia.

Il neoclassicismo romantico di Bartolotta & Martorana

Il neoclassicismo romantico di Bartolotta & Martorana

Di Enrico Maria Albamonte


Simone Bartolotta e Salvatore Martorana hanno da poco lanciato Bartolotta & Martorana, un brand giovane ed effervescente che fa della couture-à-porter il suo sigillo creativo. Le creazioni della coppia stilistica si distinguono per il connubio fra alta moda e tecnologia: tecniche da atelier si intrecciano con materiali avant-garde come il neoprene e il lattice. Trasparenze piccanti e linee sinuose definiscono un’estetica stravagante ma mai banale nel segno di una coquetterie concettuale che sembra citare la grande lezione sartoriale di Alexander McQueen e Viktor & Rolf ma anche i virtuosismi di Riccardo Tisci quando era direttore creativo di Givenchy. I due giovani fashion designer siciliani, che già esportano le loro creazioni all’estero, per la primavera-estate 2020 hanno evocato a Palazzo Parigi a Milano un immaginario fatto di abiti onirici, sospesi fra l’attitudine playful e romantica dell’infanzia e la dimensione concettuale e contemporanea della maturità. Pizzo 3D e tulle scolpito per architetture soft siglano l’identità di questa sirena tecnoromantica. Tinte pastello e golosi toni sorbetto accendono le silhouette teatrali ed elaborate delle toilette notturne ma anche i pant suits, le tute e le mise da cocktail: protagonista il tulle lavoratissimo, a onde, a cespuglio, per spettacolari abiti da red carpet che inneggiano alla seduzione femminile. Dalla linea a sirena si passa agli abiti imprimés floreali in rosa/rosso e turchese e azzurro. Forme organiche e civettuole rouche guarniscono giacche e bluse e raffinati arabeschi sci-fi velano i body nude look. Deliziosi coni gelato campeggiano sugli sfiziosi abiti e tailleur celesti. Una donna childish e raffinata che punta a sedurre sussurrando il suo DNA di languida malia.

La vena coquette di Ermanno Scervino – SS20

La vena coquette di Ermanno Scervino


Di Enrico Maria Albamonte


Una femme fatale d’altri tempi incede sinuosa in pedana sulle note ammalianti delle canzoni di Mina e di Ornella Vanoni, avvolta in languide vestaglie di satin e pigiami couture di una raffinata lascivia, per una nottambula che vive una vita da sogno. L’intimo inside-out, elevato da Ermanno Scervino a regola aurea dello stile, conquista la scena nella collezione donna primavera-estate applaudita da Kitty Spencer, Martina Colombari e Luca Argentero, protagonista dell’ultimo biopic su Leonardo Da Vinci. Lo stilista, che il prossimo anno festeggerà 20 anni di carriera, può essere legittimamente considerato l’erede di Emanuel Ungaro famoso per i suoi drappeggi da diva e per il suo uso magistrale del pizzo che gli valse ai tempi d’oro l’appellativo di ‘monsieur dentelle’. Laddove però il pizzo da Scervino è sempre sdrammatizzato: se nella collezione invernale è sommato alla severa eleganza androgina dei coat di tweed, per l’estate prossima simula l’insostenibile leggerezza delle piume, a ribadire l’effetto lingerie à porter che pervade la collezione. La piccante coquetterie di sottovesti e giacche da camera come anche dei nuovi pigiami azzurro cielo, animalier o punteggiati di pois formula un visione destrutturata del suit formale più ricercato dal giorno alla sera, per una femme galante che ama le succinte cappe di nappa verde pisello e il parka prezioso e dégagé. Tutto ha un piglio rilassato e insieme sexy di una sofisticata ambiguità: la nappa nera è tradotta in tute casual e pantaloni dal taglio femminile come anche nelle fogge ipersexy degli abiti bustier a princesse dalla gonna animata da volumi inediti. Un flash ciclamino somma il pizzo e i ricami di cristalli, le stampe e il giallo, l’organza e lo chiffon conferiscono una vaporosa leggerezza agli abiti da gran sera e da ballo destinati a star del calibro di Nicole Kidman che ripetono gli orli frastagliati delle gonne svasate degli abiti da cocktail che si avvicendano agli outfit romantici dalle inflessioni mannish in pizzo brodé. Sexy-chic.

L’incantesimo floreale di Blumarine – spring summer 2020

L’incantesimo floreale di Blumarine


Di Enrico Maria Albamonte


Per Anna Molinari, meglio nota nel fashion system come la regina delle rose, la vera eleganza è la gentilezza. Che tradotto significa: un giardino fiorito di rose che sbocciano ovunque. Su top di organza in colori pastello e si posa su abiti-petalo dalla leggerezza incantevole. È stampata sul satin duchesse in abiti a corolla; diventa tridimensionale trasformandosi quasi per magia in cinture fiorite; è ricamata come un gioiello con cristalli luccicanti su lunghi abiti da sera languidi e sensuali. Conferisce un tocco delicato ricamata su camicie maschili o su spolverini in suède. L’idea è quella di una donna gentile ma i sensuali abiti maculati e brodé evocano l’immaginario peccaminoso e civettuolo di Helmut Newton, il fotografo superstar artefice delle più memorabili campagne pubblicitarie del brand. Le classiche sottovesti in satin sono bordate con maliziosi pizzi Chantilly e indossate sotto trench affusolati stampati animalier, per un look da giorno dalla disinvoltura moderna e femminile. Per un tocco di glamour, gli abitini lingerie sono rivestiti da una preziosa rete trasparente in cristalli, che rivela il corpo con seduttiva raffinatezza. La palette della collezione si accende di nuance delicate e vibranti. Il bianco dei gelsomini; il fucsia vivace delle azalee; il verde lime dei limoni profumati; il giallo delle margherite e delle mimose. Novità di questa collezione primavera-estate 2020: cinque maglie in filato di seta realizzate in freschi colori sorbetto, con parole, ricamate in strass e cristalli, che esprimono sentimenti delicati – Sweetie, Lovely, Smiley, Cutie, Kind. E’ una proposta see now buy now messa in vendita dopo la sfilata sul sito e-commerce della griffe e nella boutique milanese di via della Spiga.

Le piratesse posh di Etro

Le piratesse posh di Etro – collezione Primavera Estate 2020

Di Enrico Maria Albamonte


Con leggerezza e una spontaneità disinvolta, la collezione per la primavera-estate 2020 disegnata da Veronica Etro è un continuo gioco di contrasti dagli effetti inaspettati. Sofisticate piratesse, come Anne Bonny e Mary Read, e groupie aristocratiche, come Anita Pallenberg e Marianne Faithfull si incontrano in destinazioni hippy ed esotiche. Uno spirito selvaggio e spensierato incontra una raffinatezza borghese: due diverse anime che si mescolano in un’estetica che combina in maniera audace ed effortless forze contrastanti dedicata a donne coraggiose e passionali, nuove eroine di mondi lontani, eppure così vicini. Se gli abiti asimmetrici in voile di cotone, i caftani stampati e gli abitini fazzoletto ricamati richiamano le atmosfere di un lungo viaggio, tailleur sartoriali indossati sia con camicie rubate al guardaroba maschile che con bluse in seta dai morbidi fiocchi e giacche safari introducono una ventata di raffinata eleganza. Tessuti leggerissimi punteggiati da tattili ricami, frange metalliche e stampe variopinte trovano posto accanto all’elaborata maglieria, che include poncho e maxi cardigan in cotone. Patchwork di jacquard e tessuti stampati caratterizzano i capispalla in pelle e suede. Accenti di lingerie dai tessuti preziosi introducono nella collezione una sensualità discreta, esaltata dalla enigmaticità della sera che si tinge di note di navy blu scuro e nero. Simbolo di libertà e rinascita, la farfalla diventa protagonista di stampe allover, si nasconde nei motivi paisley e ispira le costruzioni a pannello di fluidi abiti. Grandi cappelli in paglia dall’aspetto vissuto, foulard stampati, alte cinture con fibbie lavorate a mezza luna, stivali da pirata in pelle e sandali piatti arricchiti da cavigliere gioiello o decorati da farfalle in metallo sono souvenir da collezionare lungo un viaggio senza fine in giro per il mondo.

Missoni o della solarità – Spring Summer 2020

Missoni o della solarità

Di Enrico Maria Albamonte

Atmosfera vacanziera, insostenibile leggerezza ed effortless elegance. Missoni rilegge i suoi codici legati ai cromatismi calibrati e al contempo irriverenti nel segno della più completa libertà di comporre e scomporre ad libitum il proprio guardaroba. In attesa di svelare il suo progetto di accessori su cui il brand pare punterà sempre di più, Angela Missoni, direttore creativo della maison di famiglia si diverte a citare gli amori estivi di Jane Birkin e di Serge Gainsbourgh, lei un po’ crazy gipsy, confusa e felice, lui un artista eccentrico, arbiter elegantiarum e un filo narcisista. Ma ci sta, perché la collezione è un inno alla gioia e soprattutto un modo ludico per attestare la fedeltà del nuovo percorso creativo, intrapreso ormai da alcune stagioni, nei confronti di un retaggio che ha segnato non solo la storia della moda ma anche del costume. Gli anni settanta, quelli di Jane Birkin e di Serge Gainsbourgh ma anche di BB e di Gigirizzi, il playboy avvenente che era anche attore e che portava sempre un foulardino annodato al collo (qualcuno lo chiama ‘strangolino’) proprio come i modelli che sfoggiano con grande spontaneità i capi della nuova collezione nel segno di una eleganza rilassata che abbraccia la filosofia del put together che ha decretato il successo mondiale del marchio. In questa sfilata co-ed che si svolge lungo la passerella naturale di un bordo piscina, nei bagni misteriosi di via Pierlombardo, si scorge tutto il rigoglio di una natura voluttuosa che ambisce a essere finalmente rispettata e amata. Attraverso le fantasie floreali minute spesso rielaborate in digitale e quindi mai leziosamente romantiche, i colori pieni e sempre ben orchestrati in una palette che privilegia il bluette, il rosso fiamma e il giallo canarino, evocano la grande evasione estiva di un immaginario fatto di stampe e di patchwork, di lavorazioni raffinate ma molto anticonvenzionali, fra frange e nugoli di rouche e volant che ondeggiano con il corpo nei lunghi abiti a tenda oppure nei baby doll imprimé da portare con impalpabili cardigan e con gilet rubati palesemente al guardaroba di lui che a lei invece chiede in prestito i colori e una certa studiata negligenza che consente di portare senza imbarazzo una giacca glitterata o sfumata in turchese e smeraldo. Perché oggi in fondo gli steccati fra i sessi sono diventati del tutto evanescenti.