Pagani, hypercars d’autore

Leader mondiale dell’automotive, è il brand delle hypercars da sogno. Macchine futuristiche, dai 2 ai 20 milioni di euro, e sono nate dalla mente di un bambino che già a 10 anni le scolpiva nel legno: è il genio di Horacio Pagani, grande appassionato di scienza, design e studioso di Leonardo Da Vinci. Oggi Pagani Automobili produce dalle 40 alle 50 macchine l’anno, e sono destinate a uomini e donne che possono concedersi il lusso del collezionismo d’auto. Sono oggetti totalmente artigianali, il più piccolo bullone è brandizzato e viene lavorato a mano. Pagani non è solo un brand di successo mondiale, è la storia di un grande uomo che partito dalle pampas argentine è arrivato in Italia con una tenda e un grande sogno nel cassetto, è un messaggio universale che ci sprona a pensare in grande e ci aiuta a credere in noi stessi.

Che cosa sognava Horacio Pagani da bambino?
Ho avuto fin da ragazzino una passione molto forte per l’arte e una grande curiosità per le materie artistiche e ho trovato nell’automobile, nonostante abitassi in mezzo alla pampa dove non c’era né cultura automobilistica né di design, un oggetto dove queste discipline potessero convivere e stare insieme. È a 13 anni che lessi la mia stessa convinzione su un articolo del mensile Reader’s Digest che citava Leonardo da Vinci; due paginette che raccontavano l’arte e la scienza come due discipline che possono camminare mano nella mano; è stato illuminante e mi ha condotto all’approfondimento di altre arti come il disegno e la musica, spinto anche da mia madre, la vera artista di casa. Iersera, a cena con il CEO di Ferrari, Benedetto Vigna, ricordavo di aver scoperto le supercar in bianco e nero, quelle che un tempo chiamavamo GT, attraverso una rivista argentina e la tv dove ammiravo Maserati, Lamborghini, ma i colori erano solo nella mia immaginazione.

All’interno del Museo Horacio Pagani di San Cesario sul Panaro, sono esposti dei modellini in legno che lei aveva scolpito e lavorato da bambino, a che età?
Avevo 10 anni e impressi nella memoria i modelli di macchine modenesi, inglesi, le Jaguar e cercavo di disegnarli sui fogli a quadretti che usavo a scuola e successivamente riprodurli con i materiali che avevo a disposizione, come il legno balsa o una lattina di Nesquik, materiali di un bambino.

Da dove trae ispirazione per i modelli Pagani?
Una personalità curiosa osserva tutto e il design è la somma di altre materie, tecniche ed artistiche. La mia era una famiglia umile, papà fornaio e mamma una donna con grande manualità, per noi faceva i vestiti su misura che se non abbinavamo bene per colori erano guai; avevamo due paia di scarpe, uno per fare ginnastica e l’altro in pelle per tutti i giorni; la casa, seppur semplice, era sempre perfetta nei dettagli, per cui l’estetica è dna materno, mentre il rigore, la disciplina, il senso di sacrificio nel lavoro, quello arriva da mio padre. 

Facendo un passo avanti negli anni, lei inizia a lavorare per l’azienda Lamborghini, che ruolo ricopriva?
Operaio di terzo livello nel reparto carrozzeria. Avrei dovuto essere assunto come designer ma il periodo di grande crisi non permetteva la partenza del progetto, nonostante io in Argentina all’età di 21 anni, avessi già creato un’automobile. Era una grande opportunità e arrivai in Italia con Cristina, mia moglie, che all’epoca aveva solo 19 anni e si mise alla ricerca di qualsiasi lavoro in attesa che io potessi entrare in azienda. Ero sempre il primo ad entrare la mattina e l’ultimo ad uscire la sera, sabato compreso; ho cercato di dare il meglio e sono stato ricambiato. 

Appena è arrivato in Italia lei viveva in una tenda, è corretto?
Appena arrivati in Italia si, poi quando ho iniziato a lavorare per Lamborghini ci siamo trasferiti in un appartamento.

E’ vero che lei ancora oggi arriva nella sua azienda con la felpa firmata Lamborghini?
Vero, ma non solo Lamborghini, anche Ford, Ferrari, io amo le macchine, ma soprattutto ho una forte riconoscenza verso anni meravigliosi a cui mi legano importanti ricordi. 

Cosa rappresenta per lei l’automobile?
La mia vita. L’automobile possiede un’anima, perché dietro quell’oggetto c’è la passione di chi l’ha creata, gli enormi sacrifici, la tenacia, la perseveranza. Guidare una Ferrari significa capire lo sforzo di Enzo Ferrari e lo stesso vale se si è a bordo di una Lamborghini e del mondo legato alla tauromachia di Ferruccio, il suo fondatore. 

In cosa si differenzia nella Motor Valley il brand Pagani, oltre a costruire un’auto totalmente artigianale?
Maserati ha più di cent’anni, Ferrari ne ha 75 e produce diecimila auto l’anno, Maserati ne fabbrica di più, sono cresciute nel tempo, noi invece siamo rimasti una ditta artigiana dove l’automobile si crea con le mani, con le persone, il più piccolo bullone viene rivisto e limato da un uomo e la nostra produzione conta una macchina alla settimana. Non siamo più bravi degli altri, semplicemente possiamo dedicare più tempo alla creazione, e seguire ogni singolo cliente perché facciamo numeri piccoli. 

Quante auto vengono prodotte in un anno?
Secondo la complessità dell’automobile, dalle 40 alle 50 macchine.

E’ vero l’aneddoto (molto divertente) che la vede intento a inscenare una finta impresa con tanti operai, che erano in realtà suoi amici vestiti della divisa Pagani, per cercare di ottenere qualcosa da Mercedes?
Un teatrino divertente per convincere Mercedes a darci il motore, due addetti dell’azienda tra cui un esperto in motore e uno in telai e noi quattro gatti in un capannoncino a Sant’Agata, rinforzati da vicini e amici a cui ho dato un camice con logo Pagani, ed eccoci qua. 

Chi è il vostro cliente tipo?
Venti anni fa poteva avere circa 50 anni, perché una Pagani costava tre volte tanto un’auto; oggi l’età media si è abbassata, ci sono giovani imprenditori, commercianti, industriali, molti di questi partiti da zero, che oggi si coccolano con supercar e velocità.

Sono auto da collezione?
Esistono i due estremi, c’è chi le usa tantissimo, quasi ogni giorno in strada, d’altronde sono molto facili da guidare, e c’è chi le tiene come oggetti preziosissimi da collezione. Un cliente di Hong Kong aveva acquistato 4 Pagani e aveva creato una sorta di garage, una serra tutta in vetro così da casa poteva vedere il giardino e le sue auto tutte km 0. Per un’occasione organizzammo un piccolo raduno un weekend e io portai una mia macchina personale, questo signore per partecipare tirò fuori una delle auto e la usò per fare questi 400 km, però dopo la vendette e si comprò un’altra macchina a km 0 perchè le voleva avere tutte intatte. Invece oggi è arrivata una Pagani che avrà 3 anni, per fare il tagliando degli 80.000 Km. Ecco gli estremi. 

Un collezionista puro è facile che voglia conservare i propri oggetti intatti, c’è forse una forma di rispetto
In garage ho una Porsche che appartiene ad una serie di cui ne esistono solo 76 al mondo, qualche giorno fa l’ho tirata fuori per posizionarla sotto alla finestra e mi sono accorto di non averla mai messa in moto; mi sono seduto e non vedevo neanche fuori dal finestrino perché il sedile era troppo basso, non l’avevo mai guidata, me ne sono accorto facendo quei 20 metri. Però è bello anche questo.

Che cosa legge?
Mi piacciono moltissimo le biografie, le autobiografie, la storia. Ora sto leggendo la vita di Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, lo sto divorando, ce l’ho in macchina e credo lo finirò prima del weekend. E poi amo leggere e studiare la vita di Leonardo, figura onnipresente nella mia vita, possiedo una delle collezioni di libri più complete al mondo su Leonardo, divisa in 4 biblioteche. 

Avete presentato in anteprima mondiale il terzo modello di Pagani, a Milano presso il Museo della Scienza; quanto anche in questo nuovo progetto è coinvolto il genio di Da Vinci?
Leonardo è stato il mio mentore fin da bambino, è presente nella vita di tutti noi, quando passeggiamo per le vie di Milano che anche lui ha vissuto nel suo periodo più florido. La presentazione del terzo modello Pagani, frutto di un lavoro di 7 anni, è avvenuta nella Sala del Cenacolo, per omaggiarlo in qualche modo. Il 2023 festeggeremo i 25 anni di storia e questo terzo modello per noi è un passaggio molto importante.

Il terzo modello Pagani è molto diverso dai primi due?
Si, una macchina totalmente nuova a cui abbiamo dedicato 7 anni, un’allure romantica, che richiama un poco i ’60-’70 , ha colori e interni in pelle diversi dalle prime, anche se le linee devono sempre rispettare la natura Pagani.

Che cosa l’ha ispirata?
Le ispirazioni sono sempre le belle donne, nella bellezza, nell’eleganza, nello charme; la donna ha molto carattere in questo secolo.

Chi è Horacio Pagani nella vita privata?
Un lavoratore, un sognatore, cerco di fare quello che mi piace, cerco di gestire una ditta che ha 180 dipendenti e la responsabilità di 180 famiglie. Mi alzo la mattina con tanta voglia di fare, ma ho le stesse paure che hanno tutti gli esseri umani, e quando ci sono dei momenti brutti la notte diventa infinita, ma per fortuna riesco sempre a vedere il bicchiere mezzo pieno. Sono un’ottimista, figlio di un fornaio e partito tre piani sotto terra.

Che cos’è la felicità?
Un percorso, come la sofferenza o la tristezza. La vita è un grande esperimento, non c’è niente di certo, per esempio questo tetto ci potrebbe cadere in testa anche fra 5 minuti, per questo siamo vicini alla porta d’emergenza e in questo esperimento che è la vita, il tuo dovere è cercare di essere più felice possibile, per onorarla. E la nostra vita segue i ritmi della natura, dove convivono il giorno e la notte, e la seconda è fatta di paure e incertezze, si cammina nel buio, però fortunatamente arriva sempre il giorno e con lui la luce. Per cui anche la sofferenza, la tristezza, il dolore, sono necessari per dare valore al giorno, alla gioia, alla felicità. 

La sua paura più grande?
Mah vedi alla mia alla mia età la paura più grande è che i miei dipendenti rimangano senza lavoro; l’età media in azienda è 33 anni e il mercato dell’automotive più di una volta ci ha fatto tremare e temere per questi ragazzi, i loro bambini e le rispettive famiglie. La morte non mi spaventa.Personalmente ho tutto quello che mi serve, mi basta davvero poco, se ho una bicicletta e delle scarpe comode per venire al lavoro per me è sufficiente e anche la mia famiglia in questo è simile a me. 

Domanda di rito, quanto è Snob Horacio Pagani?
Io non credo di essere tanto Snob, ho scelto questo lavoro e questo prodotto perchè mi appassionava. Se al passaggio delle nostre macchine tutti si girano per guardarle, perchè sentono il rombo del motore o vedono una linea speciale, è come se mi voltassi per guardare una bella donna, ma quella donna posso definirla Snob? No, è solo bella. 

La nostra video intervista a Horacio Pagani

Intervista del direttore: Miriam De Nicolò
Regia: Giovanni Piscaglia
Dop: Giuseppe Campo

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