Sposare il gusto con la disinvoltura, Giovanni Agnelli: “L’Avvocato”

Portava il nome del nonno – Giovanni, fondatore della FIAT – ma tutti in vita lo conoscevano come Gianni, o meglio come l’Avvocato, un soprannome che si era guadagnato con la laurea in legge.
Affascinante, ricco, amante dello sport e dell’arte, è stato il rappresentante di spicco dell’economia italiana nel mondo, il re d’Italia senza corona – come amavano definirlo – e uno degli uomini più ammirati per il suo stile inconfondibile e la sua innata eleganza.
Gianni Agnelli nasce a Torino, il 12 marzo 1921, secondo di sette fratelli.


Giovanni Agnelli
Giovanni Agnelli



Ha conseguito una laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Torino e, giovanissimo, ha preso parte al secondo conflitto mondiale, arruolato nel 1° reggimento “Nizza Cavalleria”, così ora inizia a godersi la giovinezza, compiendo numerosi viaggi, frequentando i luoghi della mondanità e le personalità del jet-set internazionale: attrici, principi, uomini politici .Nel 1953 sposa la principessa Marella Caracciolo di Castagneto, cui rimarrà accanto per tutta la vita, nonostante pettegolezzi e alcune dichiarazioni rilasciate in vita dallo stesso Avvocato lascino pensare a infedeltà coniugali. La coppia ha due figli, Edoardo – morto celibe, probabilmente suicida, a 46 anni nel 2001 – e Margherita, sposata in prime nozze con Alain Elkann, dal quale ha tre figli, John Jacob detto Jaki – erede designato alla guida del gruppo – Lapo e Ginevra, e in seconde nozze con il nobile russo Serge de Pahlen, dal quale ha avuto 5 figli.


Nel 1966 Agnelli assume la guida della FIAT.


Giovanni Agnelli alla FIAT
Giovanni Agnelli alla FIAT



Negli anni ’80 si consolida sempre di più come figura di spicco dell’Italia nel mondo, di re senza corona e di uomo di stile. I suo vezzi, le sue stravaganze in fatto di stile diventano simbolo di eleganza e di raffinatezza: a cominciare dall’imitatissima “erre moscia” fino all’orologio sul polsino.


I capi che lo contraddistinguono sono:


– Piumino sopra al blazer


– Cravatte larghe sopra pullover infilati rigorosamente nei pantaloni


– Scarpe casual sotto l’abito elegante


– Blazer blu sopra ad un paio di jeans scoloriti ed invecchiati


Giovanni Agnelli
Giovanni Agnelli



Chi lo ha conosciuto da molto vicino narra che detestasse l’eleganza troppo curata. Non seguiva le mode, ma creò uno stile proprio lontano dai soliti cliché ed ancor più lontano dalle mode rigide dei nobili dell’epoca, ammirato e apprezzato nel mondo, il suo è uno stile che non portava nessuna etichetta se non quella del suo nome, Gianni Agnelli. Coronato dalla bibbia della moda Vogue come uno degli uomini più eleganti del mondo, il “Re d’Italia“, come una volta lo definì il grande regista Federico Fellini (“Mettigli un elmo in testa, mettilo a cavallo. Ha la faccia del re”) amava la praticità ed il comfort nel vestire, che trovava nei negozi di Milano, Londra, Parigi e New York, sapeva benissimo quello che voleva o non voleva indossare. Il tutto con un approccio netto e molto sincero.


Elargì delle regole rigide in fatto di stile:


Mai calzini corti


Niente occhiali da vista in pubblico


Capelli leggermente piu’ lunghi dei soliti tagli squadrati e puliti


Mai scarpe a punta


Giovanni Agnelli
Giovanni Agnelli



Giovanni Agnelli e Luca Cordero di Montezemolo allo Stadio
Giovanni Agnelli e Luca Cordero di Montezemolo allo Stadio



Icona di un’eleganza autentica che sposava il gusto con la disinvoltura, emulato per mezzo secolo da chiunque volesse darsi un tono nella vita, L’Avvocato è forse uno degli uomini che al meglio rappresenta quel concetto espresso agli inizi del ‘500 da Baldassarre Castiglione ne “Il cortigiano” e poi tornato in gran voga qualche anno fa, e che va sotto il nome di Sprezzatura.


Di cosa si tratta? Di quella sottile arte di apparire il più possibile naturali e spontanei. Un’inclinazione disinvolta, senza sforzi, garbata che conduce con nonchalance alla grazia. Uomini diversi, potenti e molto ricchi, più ricchi di lui, hanno sempre riconosciuto la supremazia dell’Avvocato, «The King of Italy», come lo chiamava il suo amico Jack Kennedy, Presidente degli Stati Uniti. Henry Ford, Stavros Niarchos, Ari Onassis dicevano che l’Avvocato gli aveva insegnato a vivere, a vestirsi, ad arredare una casa, una barca, un aereo, e perfino a corteggiare una donna. Lo stile Agnelli non fu mai considerato quello di un padrone. Gli italiani lo hanno sempre visto come un adorabile amico, simpatico, intelligente, molto chic, un po’ dandy, colto, elegante, di gran gusto, anche nel cibo e nelle frequentazioni, da Kissinger a papa Giovanni Paolo II, da Ugo La Malfa a Federico Fellini. Apprezzarono perfino lo champagne prediletto, il Philipponnat millesimato, meno caro del Dom Perignon.  L’unico suo dramma, come tutti sanno, fu la noia.


Giovanni Agnelli
Giovanni Agnelli



Fu «molto amato, tanto imitato ma mai eguagliato» come ha detto Benno Graziani. A lui si deve un aneddoto che fa capire il suo stile e la sua passione per la vita.


«In barca, alle cinque del mattino, aspettavamo l’alba. Io mi appisolavo e lui mi diceva: svegliati, goditi il bello della vita. Avrai tempo di dormire quando sarai morto».


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