Star Wars: Anakin Skywalker, il Prescelto del Lato Oscuro

«Io vedo oltre le bugie dei Jedi. Non temo il Lato Oscuro come voi. Ho portato pace, libertà, giustizia e sicurezza nel mio nuovo impero.» Sono queste le parole che Darth Fener rivolge a Obi-Wan Kenobi, il suo ex maestro, nell’epico scontro finale di Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith, il sublime capitolo che chiude la Trilogia dei Prequel, completata da Episodio I – La minaccia fantasma e da Episodio II – L’attacco dei cloni. Un tempo Darth Fener si chiamava Anakin Skywalker ed era un cavaliere Jedi ma ora Skywalker è morto, sopraffatto dal Lato Oscuro e nutrito dall’odio, dalle menzogne e dalle false speranze di Darth Sidious, Signore dei Sith.


Il viaggio di degenerazione verso il Male di Anakin Skywalker ha origine nell’infanzia a Tatooine. È qui che il piccolo Anakin vive con sua madre, ma a soli nove anni è già vittima di due grandi ingiustizie: essere schiavo e non avere un padre. L’arrivo di Padme Amidala, senatrice del pianeta Naboo, è un segno, qualcosa che può cambiare la sua vita in meglio. Non a caso Anakin, al loro primo incontro, le rivolge queste parole: «Tu sei un angelo?» Amore a prima vista, amore cortese. Il paragone con l’essere etereo è il più bel complimento che una fanciulla possa sentirsi fare. Una domanda tanto innocente quanto romantica, che proviene da un bambino biondo. Questa battuta dona a Padme estrema umanità ma soprattutto le restituisce quella femminilità che aveva perso a causa del ruolo di senatrice. Il secondo elemento da considerare è la nascita misteriosa di Anakin. Dopo aver osservato il bambino, il Maestro Jedi Qui-Gon chiede alla madre di Anakin chi sia il padre e lei risponde così: «Non c’è stato un padre. Io l’ho portato in grembo, l’ho fatto nascere, l’ho cresciuto. Non posso spiegare cos’è successo.»


Una gravidanza misteriosa che ricorda quella della Vergine Maria e la conseguente nascita di Gesù. Non a caso Anakin sarà individuato proprio dal Maestro Jedi come il Prescelto. I Jedi sanno di una Profezia – anche se non si chiarisce in nessun modo da chi provenga né come ne siano giunti a conoscenza – secondo cui il Prescelto riporterà equilibrio nella Forza. È così che Qui-Gon parla per la prima volta di Anakin al Consiglio dei Jedi: «Ho incontrato una vergenza nella Forza, localizzata in un bambino. Ha le cellule con la più alta concentrazione di midi-chlorian che abbia mai visto in una forma di vita. È possibile che sia concepito dai midi-chlorian.» Anakin deve essere quindi esaminato dal Consiglio dei Jedi. E non nasconde di sentire la mancanza di sua madre. «Paura di perderla tu hai» gli dice Yoda. «La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio; l’odio conduce alla sofferenza. Io sento in te molta paura.» Il Consiglio rifiuta la richiesta di Qui-Gon: Anakin non potrà essere addestrato perché è troppo grande e il suo futuro è «nebuloso», secondo le parole di Yoda. In seguito alla morte di Qui-Gon, però, ucciso da Darth Maul, Obi-Wan propone a Yoda di occuparsi dell’addestramento di Anakin. Lo aveva promesso a Qui-Gon prima che morisse. Ma Yoda è ancora più contrariato: «Il Prescelto il ragazzo è. Ciò nonostante, un pericolo nel suo addestramento io sento.»


Ma non è il solo Yoda a saper vedere nel futuro. Il «pericolo» avvertito dal Maestro Jedi è solo uno dei tanti elementi che fanno presagire qualcosa di terribile che avrà a che fare con il piccolo Anakin. E tutto ruota attorno al rapporto con sua madre e alla loro separazione prematura. Il bambino, che non ha mai avuto un padre e che ne ha intravisto una parvenza in Qui-Gon, ora non può contare più nemmeno su sua madre; e inevitabilmente proietta la figura materna in Padme – non a caso più grande di lui – e più tardi in Obi-Wan. Ma lo stesso Obi-Wan non sarà un padre abbastanza maturo da saper gestire un adolescente così irruento e incapace di non lasciarsi sopraffare dalle proprie emozioni. Il primo (La minaccia fantasma) e il secondo (L’attacco dei cloni) episodio sono collegati da una promessa, collegata a sua volta con il tragico epilogo del terzo episodio (La vendetta dei Sith). «Io tornerò qui a liberarti, mamma, te lo prometto.» È questo che dice il piccolo Anakin prima di lasciare Tatooine. Una promessa è una promessa. E una volta divenuto un allievo Jedi, Anakin si ricorda di quella promessa e capisce che è arrivato il momento di tornare da sua madre e liberare anche lei. Padme, che gli è stata affidata, con l’obbligo di proteggerla, lo segue. Ma arrivato a Tatooine, Anakin scopre che sua madre è stata catturata dai predoni tusken. Ritrovatala e vistasela morire tra le braccia, scatena una furia omicida generata dal dolore, dall’odio e dalla brama di vendetta, e uccide tutti i predoni, anche le donne e i bambini. Uno sterminio crudele che si ripeterà nel terzo episodio, ai danni dei giovani Jedi. Poi, tornato da Padme, confessa ciò che sta maturando dentro sé: «La vita è sempre più facile quando riesci ad aggiustare una cosa. Io sono bravo ad aggiustare le cose, lo sono sempre stato, ma non sono riuscito…» E con la voce rotta dal pianto aggiunge: «Perché è dovuta morire? Perché non ho potuto salvarla? So che ne avrei avuto il potere.» «Ci sono certe cose che nessuno può aggiustare. Non sei onnipotente» gli fa notare Padme. «Beh, devo diventarlo. E un giorno lo diventerò. Diventerò il Jedi più potente di tutti i tempi, te lo garantisco. Imparerò anche a impedire che la gente muoia.»


Un desiderio faustiano, quello del giovane apprendista Jedi. Un desiderio che non potrà mai realizzarsi se non con l’intervento della magia nera, in questo caso della conoscenza del Lato Oscuro. Prima di concretizzarsi, però, il desiderio di Anakin si materializza sotto forma di un incubo: la sua amata Padme, che ha sposato segretamente, violando le regole dell’Ordine dei Jedi, è incinta, ma lui ha sognato che moriva durante il parto e ora teme per la sua vita. Questa volta manterrà la promessa, ricordandosi che già con sua madre non era stato in grado di farlo: «Io non ti perderò, Padme.» «Non morirò durante il parto, Ani, te lo prometto.» «No, io te lo prometto!» Quell’io è già il sintomo dell’affermazione di Darth Fener. Anakin Skywalker sta per annegare nella paura, come aveva predetto a suo tempo Yoda. La paura di perdere la seconda figura femminile di riferimento, la proiezione della madre perduta: questo è ciò che spinge Anakin ad abbracciare il Lato Oscuro e ad allearsi con Darth Sidious – che gli dice di poter salvare Padme –, l’incarnazione stessa del Male, non molto diverso da quel Mefistofele che prometteva a Faust la Conoscenza, oltre che il possesso della donna amata. Ma tutto è ormai deciso. Anakin, colpevole di aver fatto prevalere le emozioni sulla ragione, scende sempre più verso il degrado morale, prima tradendo e uccidendo il Maestro Windu, dopo averlo informato che il Cancelliere Palpatine altri non è che il Signore dei Sith; e successivamente, su ordine dello stesso Darth Sidious, sterminando gli allievi Jedi nel tempio.


Infine, lo scontro con le persone che più gli stanno a cuore: Padme e Obi-Wan Kenobi. L’incontro con Padme, che ha saputo da Obi-Wan quello che è successo al tempio dei Jedi, è un preludio alla Trilogia Originale. Le parole di Anakin aprono a scenari che già conosciamo e che lasciano intravvedere nel nuovo allievo Sith un istinto ribelle innato, sia nei confronti dei Jedi sia nei confronti di colui che diventerà l’Imperatore. Una mania di grandezza che non accennerà mai a placarsi. «Anakin, quello che io voglio è il tuo amore.» «L’amore non ti salverà, Padme: solo i miei nuovi poteri possono farlo.» «A che prezzo? Tu sei buono, non puoi fare questo.» Parole simili a quelle di Luke a Leila, riferendosi sempre ad Anakin/Darth Fener: «C’è del buono in lui.» «Non ti perderò come ho perso mia madre.» Richiamo alla precedente promessa a Padme: «Io te lo prometto!» Poi Anakin aggiunge: «Sto diventando più potente di qualsiasi altro Jedi abbia mai sognato. E lo faccio per te, per proteggerti.» E dopo che Padme lo supplica di andare via: «Sono più potente del Cancelliere» dice lui. E balbettando: «Lo… lo posso togliere di mezzo. E insieme io e te governeremo la galassia.» Preludio al tirannicidio nel Ritorno dello Jedi: «Luke, tu puoi distruggere l’Imperatore, lui lo ha previsto. Questo è il tuo destino. Unisciti a me e insieme potremo governare la galassia come padre e figlio.»


Un dialogo costruito alla perfezione per riagganciarsi a quanto già si è detto e a quanto si dirà. Ma l’apoteosi è l’incontro-scontro fratricida con Obi-Wan Kenobi, che non ha mai negato il sentimento fraterno per Anakin, che a sua volta lo considera un padre. Questa epica battaglia tra i due simboli del Bene e del Male (anche in virtù del colore delle loro divise, bianca quella di Obi-Wan e nera quella di Anakin, passato attraverso il bianco del primo episodio e il marrone del secondo) avviene in uno scenario infernale, Mustafar, un ambiente vulcanico che rappresenta la discesa di Anakin verso l’abisso. Anche le inquadrature hanno il loro significato: un’eclisse lunare alle spalle di Obi-Wan a simboleggiare la fine di Anakin Skywalker e la nascita definitiva di Darth Fener. La luna che oscura il sole: il Male che sovrasta il Bene. E quando Obi-Wan tenta inutilmente di far ragionare il suo ormai ex allievo, il quale gli risponde che dal suo punto di vista i Jedi sono il Male, il Maestro Jedi lo condanna così: «E allora sei dannato!» Questo viaggio infernale è molto diverso da quello di Dante e Virgilio o da quello di Odisseo/Ulisse e di Enea: è un viaggio verso l’abisso della moralità, un viaggio senza possibilità – per ora – di ritorno. Perfino quando i giochi sembrano finiti e Obi-Wan gli dà l’ultimo ammonimento («Sto più in alto di te!»), Anakin pecca di arroganza: «Tu sottovaluti i miei poteri!»


Ed è così che si dà il colpo di grazia. Obi-Wan lo sconfigge definitivamente e la parte umana di Anakin brucia e in quel momento Skywalker è morto, per lasciare spazio a Darth Fener. L’epilogo è un gioco a incastri potente ed evocativo. La nascita di Darth Fener e dei due gemellini, Luke e Leila, corrispondono alle morti di Anakin e di Padme, che «ha perso la voglia di vivere» perché l’uomo che amava è impazzito. Artefice e approfittatore di tutto ciò è il Signore Oscuro, Darth Sidious, quel «padre oscuro» (Darth Vader/Dark Father) che Anakin non ha mai avuto e che lui stesso diventerà e che Luke, di fronte all’agnizione («Io sono tuo padre») tenterà disperatamente di rinnegare. Quel padre oscuro è stato l’unico a dare fiducia ad Anakin, che si è sentito umiliato e sottovalutato dal Consiglio dei Jedi. Tuttavia, la brama di potere, come si è visto, è talmente forte in Anakin/Darth Fener che nemmeno il Signore dei Sith potrà dormire sonni tranquilli. Dopo la nascita dei gemellini, che cresceranno separati, Yoda confessa a Obi-Wan che vuole farlo addestrare: «Un vecchio amico conosce la via per l’immortalità. Un amico tornato dal mondo di là dalla Forza, il tuo antico maestro.» Obi-Wan si sacrificherà per permettere a Luke e Leila di fuggire ma proprio grazie agli insegnamenti di Qui-Gon lo ritroveremo nel lieto epilogo, quando l’equilibrio nella Forza sarà ristabilito. Dall’altro lato, è la dimostrazione che non soltanto attraverso le arti oscure si può accedere all’immortalità, il grande sogno dell’uomo – e nella fattispecie di Anakin – ma anche attraverso altre vie della Forza. Per chiudere la Trilogia dei Prequel e aprire l’altra, a unire le due fasi di questo epico racconto, il doppio tramonto di Tatooine, citazione del quarto episodio, mentre il cerchio si chiude e il sogno premonitore di Anakin si è avverato: proprio per fuggire da un destino inevitabile, compimento di un disegno divino (in questo caso della Forza), ha fatto in modo che il sogno si verificasse. Le due trilogie di Star Wars rappresentano le due facce della stessa medaglia, o meglio due percorsi opposti, l’una verso il Lato Oscuro, che rappresenta la morte, e l’altra verso il Lato Chiaro, la rinascita, esemplata nella redenzione di Luke.


Non è pura fantascienza e non è puro intrattenimento. Star Wars è molto di più: è la legge della vita (l’infanzia, la crescita, l’amore materno e quello coniugale, il dolore, la morte, la condanna, la redenzione, la rinascita morale). Un grande canto epico e universale che, avvalendosi della straordinaria estetica di George Lucas e della sua sfrenata fantasia, rende eterni gli insegnamenti dei Jedi, ben al di là di un contesto fantascientifico. Anakin Skywalker non è un buono e non è nemmeno cattivo tanto quanto non lo è Darth Fener. Sono entrambi personaggi forti, dotati di una vitalità che poco si addice ai Jedi e ai Sith. La vitalità di Anakin Skywalker è quella dell’eroe tragico, destinato a perdersi e a ritrovarsi negli occhi innocenti del figlio. Rispetto a tutti gli altri personaggi di Star Wars, Anakin è quello che soffre di più perché è quello meno fantascientifico in assoluto, ovvero, di tutti gli eroi, è quello più umano.


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Star Wars: Lord Fener, il Padre Oscuro

Durante la sua prima comparsa, Darth Fener appare come l’antagonista per eccellenza. Ne ha tutti i connotati: un vestito nero, con una corazza a cui è attaccato un respiratore; un elmo che ricorda quelli dei samurai e dei toni minacciosi, prima nei confronti dell’equipaggio dell’astronave in cui le truppe imperiali si sono insediate, e poi quando incontra Leila Organa. Darth Fener vuole i piani della Morte Nera, la terribile arma che l’Impero utilizzerebbe per disintegrare un intero pianeta. E lui sa che Leila fa parte della cospirazione ribelle e che sa dove sono quei piani. Ma Leila si rifiuta di parlare, nega, e lui ordina alle sue truppe di portarla via. È questo l’inizio di Guerre Stellari, il primo tassello di quella che sarebbe diventata una delle saghe cinematografiche più famose in assoluto, Star Wars, opera colossale firmata da George Lucas. Il quale, con un certo spirito di protezione, avrebbe difeso il suo prodotto rifiutando l’Universo Espanso (ora sotto l’etichetta Star Wars Legends) e tutto ciò che da esso ne è stato derivato: libri, fumetti, videogiochi. Perché i sei film di Star Wars non sarebbero sufficienti per raccontare una storia che si propaga lungo diversi millenni.


Darth Fener è il vero, grande protagonista di Star Wars, insieme a suo figlio Luke: «Star Wars è la storia di Anakin e Luke Skywalker», ha detto George Lucas, «quando Luke salva la Galassia e redime suo padre, la storia è finita: qualunque cosa sia stata scritta dopo, non riguarda il cuore di Star Wars.» Una storia di ascesa, caduta e redenzione attraverso i figli (Luke e Leila), dovuta a un amore impossibile (quello per Padme Amidala, sviluppato però nella Nuova Trilogia) e al lento avvicinamento al cuore del male, il Lato Oscuro, per mano del Cancelliere Palpatine, diventato poi il Signore dei Sith, l’Imperatore Darth Sidious. Ma l’incipit di Guerre Stellari sembra portare da tutt’altra parte. Non a caso, dopo la fuga dei due droni, C1-P8 (o R2-D2) e C-3PO, verso il pianeta di Tatooine – dove incontreranno prima Obi-Wan Kenobi e poi Luke Skywalker –, Darth Fener non compare più, finché non lo ritroviamo in una riunione con i capi dell’esercito imperiale, in cui si dice che l’imperatore ha sciolto il consiglio definitivamente e che della vecchia Repubblica non è rimasto più niente. I sistemi locali sono tenuti in pugno dalla paura, la paura per la grande arma dell’Impero, la Morte Nera. Ma Darth Fener – o Lord Fener – crede che la Forza sia ancora più letale: «L’abilità di distruggere un pianeta è insignificante di fronte alla potenza della Forza», dice.


È necessario comunque scoprire l’ubicazione della base ribelle segreta. E per farlo bisogna interrogare Leila, prigioniera dell’Impero. Darth Fener cerca allora di convincerla a parlare utilizzando una sonda mentale. Ma di fronte al mutismo della principessa, le truppe imperiali decidono di fare rotta per Alderaan, il pianeta natale di Leila, minacciando di distruggerlo. Ad Alderaan si erano diretti anche Luke Skywalker e il vecchio Obi-Wan Kenobi, che avevano scoperto nel pianeta Tatooine il messaggio lasciato da Leila nel drone R2-D2 e si erano diretti lì per far apprendere a Luke la dottrina Jedi. Luke aveva deciso di seguire Obi-Wan anche dopo che questi gli aveva rivelato la tragica scomparsa di suo padre, Anakin Skywalker, uno Jedi esemplare ucciso proprio da Darth Fener. È inevitabile che le vicende parallele di Luke e di Darth Fener finiscano per intersecarsi, ma non prima dell’epico scontro tra Obi-Wan, l’ultimo Jedi, e il malvagio Sith. «Quando ti ho lasciato non ero che un discepolo», dice Darth Fener a Obi-Wan, che ha già pronta la mitica spada laser Jedi. «Ora sono io il maestro.» «Solo il maestro del Male» risponde Obi-Wan. Lo scontro si conclude a favore del Sith, ma Obi-Wan si è sacrificato soltanto per permettere a Luke e Leila di fuggire.


Il primo episodio – in ordine di apparizione nelle sale – apre solo qualche squarcio sul passato di Darth Fener. Quel tanto che basta per lasciar intendere un tradimento ai danni degli Jedi per sposare la causa dei Sith. Non si spiega come né perché. Ma tutto diventa più chiaro nel film successivo, L’impero colpisce ancora, in cui più di una volta Darth Fener si lascia tentare dal Bene, proprio come in passato si era lasciato tentare dal Male. È qui che facciamo conoscenza di un altro personaggio fondamentale, l’Imperatore Darth Sidious, l’unico da cui Darth Fener prende ordini. L’Imperatore ha percepito la presenza di un’interferenza nella Forza, provocata dalla crescita di Luke, che sta per essere addestrato dal Maestro Yoda. «Abbiamo un nuovo nemico» dice l’Imperatore. «Il giovane ribelle che ha distrutto la Morte Nera. E io sono assolutamente convinto che questo ragazzo è figlio di Anakin Skywalker.»


«Come è possibile?» domanda Darth Fener. Lui sa qualcosa che riguarda la nascita di Luke. Qualcosa che, in teoria, avrebbe dovuto impedirne la nascita. L’Imperatore prosegue: «Cerca dentro di te, Lord Fener. Cerca e saprai che è vero. Egli può distruggerci.» A questo punto Darth Fener diventa diplomatico, e così, invece di accettare l’ordine implicito dell’Imperatore e di uccidere Luke, risponde: «È solo un ragazzo. Obi-Wan non può più aiutarlo», per poi proporre all’Imperatore di convertire l’apprendista Jedi alla religione del Male. Darth Fener lo definisce «un potente alleato», l’Imperatore «una grande risorsa.» La prospettiva di incontrare Luke provoca in Darth Fener qualcosa, un nuovo stimolo, una nuova luce. È l’idea di diventare ancora più potente, di ritrovarselo come alleato, di non avere più alcun rivale. È chiaro che prima del momento più eclatante di tutta la Trilogia Originaria, la rivelazione dell’alter-ego di Darth Fener, tutto rimane in sospeso e le prospettive che anche Luke ceda alla seduzione del Lato Oscuro sono tutt’altro che da escludere. Ma soprattutto, c’è un’altra prospettiva che giunge nella mente di Darth Fener: non doversi più inchinare all’Imperatore ma essere il numero uno di tutta la Galassia.


È questa la proposta che fa a Luke: governare la Galassia in due, padre e figlio. E quando Luke si mostra incredulo, di fronte all’agnizione («Io sono tuo padre»), Darth Fener usa quasi le stesse parole dell’Imperatore: «Cerca dentro di te. Tu sai che è vero.» Cercare dentro se stessi vuol dire guardare nel proprio inconscio. Secondo le teorie freudiane, la personalità è frammentata in tre livelli, Es, Io e Super-Io e l’Es comprende l’istinto all’eros e al thanatos, l’amore e la morte. Applicando questa definizione in Star Wars, tutto è chiaro: l’amore impossibile per Padme aveva condotto Anakin Skywalker verso la perdizione, verso il Lato Oscuro, ovvero verso una predominanza dell’Es. Ma nel caso di Luke, non essendoci la seduzione di eros, non può esserci nemmeno thanatos. La conseguenza è la ribellione a quel padre oscuro (Darth Vader richiama infatti “dark father”) che Luke vorrebbe rinnegare. Eppure, nel Ritorno dello Jedi, dopo aver rivelato a Leila ciò che lo lega davvero a Darth Fener, Luke dice: «C’è del buono in lui.»


Altro richiamo: Yin e Yang, due opposti che non si possono separare. Tradotti alla lettera, “yin” è “il lato in ombra della collina” (Lato Oscuro, rappresentato dai Sith) e “yang” è “il lato soleggiato della collina” (Lato Chiaro, rappresentato dai Jedi). È per questo che, nonostante la vocazione al Male, in Darth Fener, nel padre oscuro, esiste ancora un po’ di buono, proprio come al momento della sua ascesa a signore dei Sith il Lato Oscuro, all’opposto, tendeva a emergere grazie alla rabbia, la violenza e la paura. Luke si consegna quindi a Darth Fener e per la prima volta lo chiama “padre”.


«Allora, hai accettato la verità?» gli chiede Darth Fener.
«Ho accettato la verità che tu una volta eri Anakin Skywalker, mio padre.»
«Quel nome non ha più alcun significato per me.»
«Quello è il nome del tuo vero Io, l’hai solo dimenticato. So che c’è del buono in te: l’Imperatore non è riuscito del tutto a privartene.»


Questi scambi di battute si ricollegano alle teorie freudiane succitate (l’Es che ha prevalso sull’Io) nonché al concetto di Yin e Yang. Ma quando l’Imperatore, che ha cercato invano di convincere Luke a convertirsi al Lato Oscuro, sta per uccidere il giovane Jedi, ecco che l’Io originario e il Lato Chiaro della Forza tornano a prevalere sull’Es: la vista del figlio e la sua distruzione sono una prospettiva che Darth Fener non può accettare, di qui la sua ribellione e il conseguente tirannicidio. L’alter-ego di Darth Fener è tornato a brillare e Anakin Skywalker è di nuovo vivo. E quando gli toglie la maschera che lo aveva trasformato da uomo in cyborg, Luke vorrebbe salvarlo, ma lui risponde soltanto: «Lo hai già fatto, Luke. Avevi ragione nei miei riguardi. Di’ a tua sorella che avevi ragione.» Spira dopo aver ritrovato il proprio Io, oltre che il figlio perduto, e queste saranno le sue ultime parole. Nella scena conclusiva del Ritorno dello Jedi, Luke dà fuoco alle spoglie di colui che un tempo era il padre oscuro e che, prima di morire, si è liberato: le fiamme avvolgono il corpo di Anakin Skywalker proprio come secondo l’usanza greca. Ma durante i festeggiamenti degli Ewok per la liberazione dall’Imperatore, Luke vede le tre anime che lo hanno aiutato a ristabilire l’equilibrio nella Forza: Obi-Wan Kenobi, che gli aveva dato la spada Jedi di suo padre; il Maestro Yoda, che lo aveva fatto diventare un cavaliere Jedi; e infine rivede il giovane Anakin Skywalker, suo padre, anche lui di nuovo in pace con la Forza ma soprattutto con il proprio vero Io.


FONTE: http://www.guerrestellari.net/athenaeum/pers_menututti_menuanakin_tenta.html

Star Wars, le guerre intergalattiche di George Lucas nel segno della Forza

Forse nemmeno George Lucas avrebbe mai scommesso sulla sua storia breve intitolata The Journal of the Whills, incentrata su C.J. Thorpe, allievo del Jedi-Bendu Mace Windy. Ma è proprio da un’idea semplice che nascono grandi intuizioni. E così, da quella storia scritta nel 1973, Lucas trasse una sceneggiatura, basata su La fortezza nascosta di Kurosawa. Un anno dopo, quel soggetto sarebbe stato ampliato con elementi fondamentali come i Sith, la Morte Nera e un certo Annikin Starkiller. Nel 1976, dopo il rifiuto della Universal e della United Artists, il film ricavato si intitolava Le avventure di Luke Starkiller, come narrate nel Giornale dei Whills, Saga I: Le Guerre stellari. Un titolo da romanzo d’appendice, tanto da essere semplificato in Guerre Stellari, mentre l’eroe non si sarebbe chiamato più Annikin Starkiller ma Luke Skywalker (Annikin sarebbe diventato Anakin, suo padre).


Fu così che nacque Star Wars, la leggendaria saga fantascientifica di George Lucas, che fino ad allora si era fatto apprezzare soprattutto per American Graffiti e che grazie all’incasso travolgente di Guerre Stellari (1977) avrebbe poi fondato la LucasFilm e prodotto un altro grande successo degli anni Ottanta, la saga di Indiana Jones, con l’amico Steven Spielberg. Un grande spettacolo di intrattenimento, un nuovo modo di fare cinema; una colonna sonora, firmata da John Williams, dal forte impatto emotivo; personaggi indimenticabili, citazioni, costumi, armi; epica, fiaba, filosofia orientale, ironia… Sono questi i tanti ingredienti che hanno consentito a Star Wars di diventare uno dei simboli della cultura di massa, tanto da generare un enorme apparato di spin-off, romanzi, videogiochi e fumetti basati sull’universo fantascientifico di George Lucas. Un prodotto senza tempo che non ha mai smesso di incantare e di affascinare, nonostante siano trascorsi quasi quarant’anni dalla comparsa sul grande schermo del primo capitolo della saga. In occasione dell’uscita della “Nuova trilogia”, Guerre Stellari fu rinominato Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza, dando così un senso anche al secondo e al terzo film della Trilogia Originale: L’impero colpisce ancora (1980) e Il Ritorno dello Jedi (1983), quinto e sesto episodio. Dal 1999 è uscita anche la Nuova Trilogia, che costituisce un prequel: Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma (1999), Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni (2002) e Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith (2005).


In una galassia lontana, l’Imperatore Palpatine e il suo allievo, il terribile tiranno Darth Fener, cercano di abbattere le ultime resistenze dei ribelli nella Galassia per poter definire il proprio potere una volta per tutte. Intanto l’Alleanza Ribelle, di cui fa parte la principessa Leila Organa, cerca di unirsi con chi è ancora rimasto fedele alla vecchia Repubblica. Proprio Leila, prima di essere catturata dalle forze imperiali, affida a due droidi un messaggio per Ben Kenobi, un anziano cavaliere Jedi che vive nel pianeta desertico Tatooine. A raccogliere il messaggio è però il giovane Luke Skywalker, che, trovato Kenobi e unitosi poi anche a Ian Solo, pilota del Millennium Falcon, e al suo copilota Chewbecca, parte alla ricerca della principessa Leila, deciso a fermare Darth Fener e la sua Morte Nera, una micidiale base spaziale in grado di disintegrare un intero pianeta.  I buoni contro i cattivi, il bene contro il male. Niente di più semplice: si tratta di un binomio tipico della narrativa popolare, direbbe Umberto Eco. Eppure i due film successivi, ma soprattutto la Nuova Trilogia, evidenzieranno nei personaggi molte più sfumature – e significati – di quanto si possa immaginare. A proposito del significato dei nomi, nulla è lasciato al caso. È fin troppo chiaro che Darth Vader (conosciuto in Italia come Darth Fener) sia un’assonanza dell’inglese “Dark Father”, il padre oscuro, laddove d’altronde l’allusione al complesso edipico è evidenziata anche dall’amore – poi solo fraterno – di Luke per Leila, prima che questa, nella scena conclusiva del Ritorno dello Jedi, si congiunga con Ian Solo. Un “padre oscuro” che è anche il Lato Oscuro della Forza per antonomasia, e che, un po’ come il dottor Faust, nel terzo episodio, La vendetta dei Sith, quando era ancora Anakin Skywalker, aveva tentato di salvare l’amata Padme cedendo al vile ricatto del Cancelliere Palpatine (che diventerà Darth Sidious) e unendosi ai malvagi Sith.


Star Wars


Per Luke non c’è nemmeno bisogno di interpretazioni: Skywalker va inteso come “Colui che cammina nei cieli”, mentre Han Solo/Ian Solo può intendersi come Mano Solitaria (“Han” deriverebbe dall’inglese hand). E così anche Yoda può derivare dal sanscrito yudh, “guerriero”, ma assomiglia anche alla parola “yoga”, tipica caratteristica meditativa dei Cavalieri Jedi. I nomi, insomma, non sono una casualità, ma non lo sono nemmeno le citazioni e le influenze – più o meno dichiarate – di George Lucas: i film di Kurosawa, l’Impero Galattico di Isaac Asimov, il ciclo di Dune di Frank Herbert; ma anche i singoli personaggi, come il droide C-3PO, che rievoca il robot femminile di Metropolis di Fritz Lang nonché l’Uomo di Latta del Mago di Oz, mentre l’elmo di Darth Fener assomiglia a quello dei samurai e i Cavalieri Jedi sono membri di un ordine religioso guerriero (possibile è il richiamo ai Cavalieri Templari, soprattutto per la fine analoga nel terzo episodio, quando i Jedi sono sterminati dai Sith). Star Wars è una summa di tante culture, di tante letterature ma soprattutto una vera e propria mitologia. George Lucas non ha mai nascosto la profonda influenza dello storico delle religioni Joseph Campbell, che nel suo saggio L’uomo dai mille volti (che richiama, non a caso, il polytropos omerico, Odisseo/Ulisse, “l’uomo dal multiforme ingegno”, e per estensione di significato “dai mille volti”), individua una serie di tappe fondamentali che costituirebbero una trama-archetipo, chiamata Viaggio dell’Eroe. Si tratta di un viaggio soprattutto interiore, un viaggio verso la conquista definitiva della Forza: e se la Trilogia Originale è il viaggio verso il Lato Chiaro della Forza, che rappresenta la bontà, la benevolenza e la salute e tutti gli stati d’animo positivi, all’opposto la Nuova Trilogia, al cui centro c’è invece la mutazione di Anakin Skywalker in Darth Vader/Darth Fener, è il viaggio verso il Lato Oscuro della Forza, rappresentato dai Sith ed espressione massima di sentimenti negativi come rabbia, violenza, odio e paura.


L’operazione di George Lucas è stata simile a quella di J.R.R. Tolkien: entrambi hanno costruito una cosmogonia e hanno creato un universo che appare distante da quello reale solo superficialmente. La letteratura fantasy, dopo Tolkien, ha conosciuto molto spesso solo autori che cercavano, il più delle volte fallendo, di imitare Il Signore degli Anelli, mentre il cinema di fantascienza, dopo Guerre Stellari, si è aperto a un pubblico di massa, ridisegnando i canoni del genere. Tuttavia, è chiaro che la classificazione in generi è puramente convenzionale e si potrebbe benissimo intendere la Terra di Mezzo come un pianeta di un’altra galassia in un futuro remoto, così come Star Wars una saga fantasy-fantascientifica. Le analogie, però, non riguardano soltanto il genere ma anche le dinamiche interne, e in particolare i personaggi: per esempio George Lucas ha ammesso che Obi-Wan Kenobi doveva essere un incrocio tra Mago Merlino, un samurai giapponese e Gandalf il Grigio. Sia lo Jedi sia lo stregone rappresentano la Sapienza e tendono più a incitare e a incoraggiare che agire in prima persona; e inoltre sono stati tutti e due traditi da qualcuno che si è alleato con il nemico: Gandalf da Saruman e Obi-Wan da Anakin/Darth Fener.


Nell’Impero colpisce ancora, Luke vive alcune avventure da solo, accompagnato solo da R2-D2, proprio come Frodo, da solo in compagnia del fido Sam. E quando il Maestro Yoda addestra Luke, questi vede i suoi amici lontani e in pericolo: è la stessa cosa che accade a Frodo con lo specchio di Galadriel. E dopo l’agnizione («Io sono tuo padre»), la presenza di Luke nel cuore dell’Impero permette la distruzione del Male (l’Imperatore) proprio da parte di chi si era convertito al Male (Dart Fener). Così accade anche a Frodo nel Monte Fato, quando Gollum, annebbiato dal potere dell’Anello, non soltanto distrugge Sauron ma si autodistrugge. La critica ha bollato Star Wars come un prodotto dai contenuti estremamente semplificati. Un prodotto leggero, spensierato, molto distante dall’epopea fantascientifica di 2001: Odissea nello spazio, dai contenuti e dal ritmo molto differenti. Ma se dalla saga di George Lucas sono stati ricavati fumetti, serie animate, videogiochi, raduni di appassionati e fan fiction, lo si deve soprattutto alla reinterpretazione di un mondo che di fantascientifico ha ben poco e che, pur permettendo al pubblico di sorvolare i cieli dell’immaginazione per un paio d’ore, gli permette allo stesso tempo di restare con i piedi ben ancorati a quelli che sono i temi e i dilemmi quotidiani, presenti, passati e – sicuramente – futuri.


FONTE: http://www.guerrestellari.net/athenaeum/mappasito.html