La vestale di Antonio Grimaldi incanta l’Haute Couture parigina

Una dea, vestale di un’eleganza senza tempo calca la passerella di Antonio Grimaldi: il couturier romano, ex allievo di Fernanda Gattinoni, ha sfilato nel calendario ufficiale dell’haute couture parigina in qualità di membro invitato, patrocinato dall’ex direttore creativo di Givenchy, Riccardo Tisci. Un ingresso trionfale per Grimaldi, che porta nell’haute couture parigina il suo stile iconico, intriso di soave leggiadria e di sontuosa eleganza.

Sofisticata ed altera, la donna immaginata dal couturier si staglia sullo sfondo di un tempio, di cui diviene sacerdotessa e depositaria di formule millenarie: nella mirabile location del Salone Imperiale dell’Hotel Westin di Parigi, che un tempo accolse il genio di Yves Saint Laurent, ha avuto luogo un défilé suggestivo, il cui protagonista assoluto è stato lo stile, declinato su pepli monospalla impreziositi da intarsi e drappeggi. Pathos e poesia si alternano come fil rouge di una collezione PE2017 che omaggia il padrino di Grimaldi con un cuore cucito su un completo pantalone impreziosito da frange, outfit che apre il défilé, e sulla felpa nera che lo stesso couturier indossa a fine sfilata.

Ad ispirare Grimaldi è Afrodite, la dea dell’amore e della bellezza, che trova incarnazione nelle sue donne dal fascino algido e dall’allure mistica: sobrietà ed equilibrio di ispirazione neoclassica si ergono come principi cardine dell’estetica di Antonio Grimaldi. Sfilano lunghi abiti da sera in impalpabile chiffon di seta plissettata, tra linee pulite e geometrici virtuosismi stilistici: l’ispirazione ellenistica predomina, tra lavorazioni di alta sartoria e charme pudico. L’Olimpo trova incarnazione nelle donne che si alternano sulla passerella: tra citazioni letterarie ad alto impatto scenografico e suggestioni allegoriche passiamo in rassegna il vasto corollario delle divinità, in bilico tra l’imperitura forza della giusta Atena e l’ineluttabilità di un destino di cui tessono i fili le Moire.



A metà tra un’amazzone e una cariatide, sfila la donna Grimaldi, sfoggiando trasparenze seducenti e corpetti caratterizzati da microreti ricamate rigorosamente handmade. Una carrellata di 30 uscite in cui l’estro creativo del couturier romano trova espressione nei ricami e nelle lavorazioni preziose: dal suo atelier di Largo Argentina, lo stilista si è imposto all’attenzione del jet set internazionale, vestendo teste coronate e capi di Stato. Tra i suoi clienti le principesse degli Emirati Arabi e molte celebrities italiane ed internazionali, tra cui Moran Atias, Ornella Muti, Fiorella Mannoia. Dopo la sfilata ha avuto luogo un pranzo in onore del couturier, organizzato presso l’Ambasciata Italiana di rue de Varenne da Giada Magliano di Santasilia. «È un momento di svolta per la mia maison», ha ammesso lo stilista.

Romanticismo botticelliano in passerella da Franck Sorbier

Una ventata di aria fresca irrompe nell’haute couture parigina, grazie alla collezione di Franck Sorbier: primizie e leggerezza caratterizzano una sfilata più simile ad una performance live. Suggestioni bucoliche attraversano la passerella, in un tripudio di note silvestri che profumano di primavera. Franck Sorbier non è nuovo a coup de theatre: il couturier da sempre ama sorprendere il suo pubblico, unendo alla couture suggestioni artistiche e ardita sperimentazione. Il risultato è eccellente: nella mirabile cornice del Pavillon des Champs Elysées ha avuto luogo la sfilata PE2017. Largo a silhouettes fluide e volumi aerei declinati in una palette cromatica che omaggia l’immaginario poetico dello stilista: tra note silvestri e citazioni botticelliane sfila una primavera contemporanea, in cui dominano toni marroni ed arancioni. Un’ode alla bella stagione prende forma sulla passerella, che diviene quasi palcoscenico di una rappresentazione teatrale in cui la couture è pretesto per dare forma ad un’arte superiore. Una conversazione romantica consumata al chiaro di luna di un lussureggiante giardino diviene set ideale della sfilata, che vede le mannequin alternarsi sull’erba dei prati verdi. Eterea e leggiadra la donna Sorbier incarna alla perfezione il risveglio della natura e dei sensi, in un edonismo lussureggiante. Protagoniste indiscusse del défilé sono le bambine, uno stuolo di baby modelle che conferiscono una grazia senza pari alla sfilata. Candore e poesia si pongono come fil rouge della collezione, caratterizzata da grazia infinita. Ad ispirare la collezione l’opera di artisti come Georges Zipélius, Murakami Saburo ed Adolpe Braun. Nel 19esimo secolo Zipélius dava vita a tessuti caratterizzati da mirabili stampe floreali, immortalate poi dall’arte fotografica di Braun. Oggi le stesse stampe rivivono su seta ed organza nella collezione dello stilista, tra tecniche e pregiate lavorazioni rigorosamente handmade.

Il debutto di Galia Lahav nell’haute couture parigina

E’ tempo di debutti alla Paris Fashion Week: l’haute couture parigina si arricchisce in quest’edizione di nomi nuovi, tra cui spicca quello di Galia Lahav, designer israeliana già molto apprezzata a livello internazionale. Il debutto di Galia Lahav nel calendario dell’alta moda parigina segna una data storica, dal momento che per la prima volta una casa di moda israeliana viene invitata a presenziare nel calendario ufficiale della kermesse. La maison porta il nome della sua fondatrice, che disegna gomito a gomito con la sua assistente Sharon Sever. Una griffe che vanta 30 anni di storia alle spalle: Galia Lahav trent’anni fa scopriva il suo talento per il design di alta sartoria. La sua sensibilità e il suo estro successivamente la portarono a confezionare abiti da sposa e successivamente capi di alta moda. Da Israele la couturier divenne nota e apprezzata a livello mondiale. Il resto è storia: con l’ingresso nel calendario ufficiale dell’haute couture, la sua collezione PE2017 viene finalmente presentata ad un vasto pubblico durante uno degli eventi più importanti a livello mondiale. La collezione, intitolata “Victorian Affair”, punta l’accento sul pizzo di vittoriana memoria. Proprio l’età vittoriana diviene ispirazione prevalente per Galia Lahav, che parte dalla storia inglese lasciandosi influenzare anche da suggestive note da Belle Époque. In un tripudio di maniche a sbuffo e materiali preziosi si stagliano silhouette sensuali e colli vittoriani caratterizzati da caleidoscopici giochi di pizzi sovrapposti. Largo anche a corsetti e lavorazioni pregiate in una palette cromatica che abbraccia i toni del nero, del bronzo e dell’oro, tra tocchi di porpora e rosa antico. L’età vittoriana, nota anche per l’avvento dell’industrializzazione, diviene ispirazione anche per la sperimentazione di nuove tecniche artigianali, che la couturier mette a punto in una sfilata iconica e ricca di charme. Non mancano capi a sirena che enfatizzano la sensualità femminile, tra giochi di trasparenze ardite e omaggi all’Oriente.

La couture sperimentale di Maison Anoufa

Sperimentale e versatile la collezione presentata da Maison Anoufa durante la settimana dell’alta moda parigina. Una maison che vanta una lunga storia alle spalle: correva l’anno 1939 quando in Algeria i coniugi Anoufa aprivano la loro prima boutique. Successivamente, con l’aiuto dei loro figli, la griffe riuscì ad espandersi abbastanza rapidamente, e presto contava ben 3 negozi. Inoltre il brand già all’epoca creò le uniformi delle hostess e del personale aereo di Air Algeria. Nel 1949 la famiglia Anouga emigrò in Francia: qui aprì il primo atelier parigino, che contava all’epoca oltre 100 impiegati e produceva capi per brand del calibro di Chanel e Yves Saint Laurent, solo per citarne alcuni. Nel 1990 il brand è stato chiuso e i figli dei fondatori si sono ritirati. L’unico a scommettere sul glorioso passato della maison è stato il nipote di Bourak Anoufa, Ylan Anoufa, all’epoca troppo giovane per poter prendere in mano le redini del marchio di famiglia. Nel 2010, dopo 20 anni di pausa, Ylan Anoufa ha rilanciato Maison Anoufa insieme ad Anna Neneman. Ylan vanta una lunga esperienza all’interno dei più importanti brand americani ed è considerato uno dei massimi esperti al mondo nel design di moda. Anna Neneman è stata capo di FashionTV per 12 anni e produttrice di moda per brand internazionali: dopo essersi diplomata in fashion management alla Esmod di Parigi, si è imposta come esperta di moda a livello internazionale. I due sono le menti creative dietro Maison Anoufa: un brand che attinge al passato ma non lesina in sperimentazioni ardite. Le collezioni, sempre declinate unicamente nei toni del bianco e nero, sono state presentate in eventi esclusivi, come il Festival del Cinema di Cannes e l’haute couture parigina. Maison Anoufa ha degli showroom a Parigi e Varsavia, e produce anche linee di cosmetici, sportswear e abbigliamento per bambini. Sulla passerella parigina si alternano modelle col volto dipinto: largo a lunghi abiti in pizzo nero, tra trame intricate e giochi di trasparenze. Largo poi alla più ardita sperimentazione, per una collezione futurista e ribelle.

Il debutto di Georges Hobeika nell’haute couture parigina

Suggestioni orientali sfilano sulla passerella di Georges Hobeika, protagonista della settimana dell’alta moda parigina, al suo debutto nel calendario ufficiale della kermesse, reso noto lo scorso dicembre. Un cammino lungo e tortuoso quello che ha portato lo stilista a far parte dopo tanto tempo dell’haute couture parigina: la sontuosa location scelta per il primo défilé di Hobeika nell’ambito dell’alta moda è l’Ecole de Médecine. Sul catwalk si alternano sontuosi abiti da sera, ma anche pantaloni e tuniche, giacche preziose e abiti da cocktail. Il fil rouge della sfilata è l’Oriente, che trova manifestazione nelle preziose decorazioni, cifra stilistica del couturier: ecco origami e pattern floreali impreziosire lunghi abiti da gran soirée e fare capolino come dettagli iconici, tra lavorazioni pregiate ed elaborate tecniche artigianali. Tripudio di alta sartoria ed arte manifatturiera in una collezione che incarna i topos dello stile di Hobeika: in passerella sfilano piccoli capolavori in organza di seta, chiffon, crepe di seta e tulle. Classe 1962, Hobeika è nato in Libano in una famiglia numerosa: la madre di lui e degli altri sette fratelli lavora come sarta e possiede una boutique. Tra i suoi fratelli Georges è quello che sembra essere più portato per la moda e la coltiva come hobby per tutto il corso della sua infanzia. Successivamente il giovane si iscrive alla facoltà di ingegneria civile e studia anche design. Lo scoppio della guerra civile libanese lo costringe a lasciare il Paese per garantire un futuro migliore alla sua famiglia. Hobeika giunge così a Parigi e qui lavora in diverse case di moda, tra cui Chanel. Il primo atelier che porta il suo nome viene fondato a Beirut nel 1995. Nel 2001 la prima sfilata a Parigi segna l’inizio di un sogno a lungo perseguito. Nel 2010 lo stilista apre uno showroom nella Capitale francese. Tra i suoi clienti spiccano le famiglie reali dell’Arabia Saudita, dal Qataer e del Kuwait. La sua clientela inoltre coinvolge Asia, America ed Europa. Tra le sue fan spiccano celebrities del calibro di Diane Kruger, Eva Longoria, Emily Blunt. Uno stile iconico che finalmente trova posto nell’haute couture parigina.


La signora del West di Givenchy

Si ispira al West americano Riccardo Tisci, per la sua ultima collezione come direttore creativo di Givenchy: dopo 13 anni e quasi 100 collezioni, lo stilista ha detto addio alla maison solo pochi giorni dopo la presentazione della collezione Haute Couture Primavera/Estate 2017. Un’ode al West, la collezione si snoda attraverso 15 look, indossati da top model del calibro di Maria Carla Boscono, musa prediletta da Tisci, Kendall Jenner e Bella Hadid: le modelle sfoggiano capolavori di pizzo, tra preziose lavorazioni crochet e mirabili giochi di trasparenze. La collezione, presentata insieme alla linea maschile, immagina il West americano visto dagli occhi di un bambino: la violenza e gli spari vengono quindi filtrati da un occhio ancora innocente, che cattura invece la bellezza e la poesia di una lady del West, strizzata in abiti dal sapore vittoriano. Largo a pizzi e merletti, che ricoprono la dama immaginata da Tisci: dimenticate la pupa da saloon, qui si immagina invece un’algida presenza, quasi onirica, che rifugge i tradizionali schemi associati al West per tratteggiare una femminilità sofisticata ed eterea. “L’ho fatto a modo mio: grafico, pop e molto più ironico e divertente, come immagino il futuri”, così Tisci ha commentato la sua collezione e il suo personale West. “Per la couture è fondamentalmente lo stesso tema ma mixato con tutte queste fantastiche immagini che ho trovato su queste signore americane che indossavano abiti vittoriani”, ha continuato poi il couturier riferendosi alla donna protagonista della collezione. Chiffon e stampe check si alternano a colli alti corredati da ruches e da gorgiere in pizzo: le spalle sono scoperte. La donna indossa gioielli in madreperla e anelli metallici lungo le maniche degli abiti. La palette cromatica predilige bianco e nero ma non mancano tratti di azzurro. Romantica e femminile, la donna indossa anche capi dal mood rock, come le giacche in pelle e suede, tra frange e decorazioni di foglie lavorate in 3D. Una collezione che profuma già di commiato: “Ho rappresentato le 15 tecniche che hanno davvero caratterizzato il mio tempo e il mio percorso da Givenchy”, ha commentato Tisci, che secondo rumours insistenti sarebbe diretto da Versace.

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L’eleganza faraonica di Elie Saab

Sontuosa e principesca la donna di Elie Saab: lo stilista libanese sfila alla settimana dell’haute couture parigina con una collezione iconica, ispirata allo charme di Cleopatra, nelle rappresentazioni delle pellicole hollywoodiane degli anni Cinquanta. Immaginata come una delle donne più belle del mondo, la regina d’Egitto rivive con la sua dirompente sensualità nella collezione haute couture Primavera/Estate 2017 di Elie Saab: in passerella sfarzo ed opulenza tratteggiano una femme fatale ante litteram, strizzata in lunghi abiti preziosi, tra sete e drappeggi iconici. Lo stilista cita l’attrice Faten Hamama in una scena tratta dal film “I Don’t Sleep”, in cui recita a fianco di Omar Sharif. Ma la mente corre anche all’indimenticabile interpretazione di Liz Taylor nei panni di una splendida Cleopatra, nella pellicola che segnò l’inizio della sua tormentata love story con il collega Richard Burton. “L’Egitto nei suoi giorni migliori, quando regnava l’eleganza”, così Elie Saab ha commentato la collezione, intrisa di simboli allegorici che omaggiano l’Antico Egitto e i Faraoni. Blu profondo e tocchi di gold all over dominano in una collezione ricca di abiti da gran soirée perfetti per una diva contemporanea dall’allure impareggiabile: strizzata in linee a sirena o fasciata in mantelli e strascichi, la regina egizia immaginata dal couturier incanta e conquista. Suggestioni oniriche rimandano ai busti di Nefertari o ancora alla maschera di Tutankhamon, tra sottili citazioni storiche dal sapore millenario. Onirica ed affascinante, la collezione strizza l’occhio alla contemporaneità, per capi perfetti per un red carpet: tripudio di gonne di tulle in pallido azzurro e preziosi ricami argentati che evocano le acque del Nilo, mentre nelle lunghe gonne in satin fanno capolino iconiche rappresentazioni che rimandano all’occhio, motivo tipico dell’iconografia egizia. Largo a geometrici virtuosismi di cristallo prezioso, tra catene d’oro e diamanti: i turbanti e le fasce sfoggiati dalle mannequin strizzano l’occhio alla Hollywood degli anni Cinquanta, e al glamour di icone del calibro di Liz Taylor e Jackie Kennedy. Fascino rétro e citazioni vintage sdoganano un’estetica in cui il glamour imperituro dei bei tempi andati sembra finalmente rivivere in una collezione magica.

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Le ninfe bucoliche di Dior

Un paesaggio silvestre fa da sfondo alla prima collezione di haute couture firmata da Maria Grazia Chiuri per Dior: in passerella si alternano giovani ninfe dallo sguardo trasparente, che indossano corone di fiori e boccioli di rosa. Suggestioni di virgiliana memoria si alternano a sottili divagazioni visionarie, in un anno che segna il 70esimo anniversario del New Look: correva l’anno 1947 quando Christian Dior rivoluzionava per sempre il corso della moda femminile. Maria Grazia Chiuri parte proprio dagli albori per una collezione ricca di ispirazioni eterogenee e suggestive. «Ho iniziato approcciando la storia couture di Dior che ha una grande tradizione ma che in questi 70 anni si è evoluta molto, anche seguendo i vari designer che hanno guidato la maison», ha dichiarato la designer. «Monsieur Dior ha messo le basi di un racconto che poi Yves Saint-Laurent e Marc Bohan hanno continuato e che, fino a Gianfranco Ferré, è stato un racconto di couture classica e tradizionale. John Galliano ha spettacolarizzato il tutto rendendola sognante e con Raf Simons il racconto ha esplorato la modernità. Io ho iniziato ora il rapporto con un atelier che ha dovuto mettersi al servizio di anime creative straordinarie e impegnative. E, in questo lavoro, ho cercato di mantenere l’aspetto couture più tradizionale e artigianale, che è proprio del mio essere italiana, insieme al côté più onirico della cultura francese. Il mio è un viaggio dentro il labirinto della couture… Un viaggio misterioso, difficile ma sapendo che alla fine c’è la luce». Nella cornice del parco del Musée Rodin si staglia un gioco di specchi fantasmagorici, che impreziosisce lussureggianti giardini ideali, su cui si staglia il défilé: qui sfilano le ninfe silvestri immaginate da Maria Grazia Chiuri, in bilico tra couture e volumi teatrali, che omaggiano il New Look, come i capi total black che aprono la sfilata. Largo poi a note dolci nelle trame floreali dipinte a mano e condite da note surrealiste: tripudio di tulle e simbologia allegorica che riporta alla mente l’opera di Jean Cocteau, grande amico di monsieur Dior. Boccioli di rosa si alternano a tarocchi e a dettagli presi in prestito dall’astrologia, in un’iconografia che guarda ad icone di stile leggendarie, da Leonor Fini alla marchesa Luisa Casati Stampa di Soncino: figure eteree e misteriose, che hanno sdoganato uno stile destinato a restare impresso nei libri di storia. I gioielli della collezione sono stati realizzati da Claude Lalanne, mentre le corone di fiori sono firmate da Stephen Jones. Largo a caleidoscopici giochi di tulle che si alternano a preziose sete plissé, in bilico tra opulenza e rigore. La sfilata, dedicata a Franca Sozzani, riporta in auge lo stile primigenio della maison Dior, tra note poetiche ed evanescenti.

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Dolce & Gabbana omaggiano Giuseppe Verdi

E’ il Teatro alla Scala la location scelta da Domenico Dolce e Stefano Gabbana per la sfilata di haute couture Primavera/Estate 2017. Una tre giorni esclusiva per celebrare l’alta sartoria e l’alta artigianalità italiana, nel cuore della lirica. Un défilé poetico che omaggia Giuseppe Verdi e le eroine dei suoi drammi.

«Abbiamo reso omaggio a Giuseppe Verdi, attraverso un ritratto più intimo e personale», così ha commentato il duo di stilisti, dal 2015 soci sostenitori del Teatro alla Scala. Qui sfila tra le poltrone una donna altera ed irraggiungibile, incarnazione verdiana, mentre il palcoscenico è riservato al pubblico, in una inedita collocazione. Non sbagliano un colpo Dolce & Gabbana, da sempre sostenitori dell’italianità, declinata in ogni forma.

E Verdi diviene deus ex machina di una collezione che omaggia non solo il bel canto ma anche la sartoria italiana, che viene celebrata con una vera e propria maratona: non solo l’haute couture ma anche l’alta gioielleria e il menswear vengono consacrati in un evento esclusivo della durata di tre giorni. Fasti imperiali che si sono conclusi con un party al Metropol, che ha visto la presenza tra gli altri di Pixie Lott e Oliver Cheshire.

«Questi momenti servono a raccontare il nostro universo e le bellezze del savoir faire italiano… Qualcosa che ci rende unici nel mondo intero», così gli stilisti hanno commentato la maratona del lusso che li ha visti protagonisti. «Per noi è davvero una grande emozione essere qui oggi…. La Scala è un luogo sacro da trattare con i guanti, con grande rispetto», hanno poi aggiunto. Le prime uscite della collezione sfilano sulle note del Va pensiero: in passerella si alternano 101 look che tracciano il ritratto di un gentleman contemporaneo, che sfoggia dippiopetto nero e una tuba in testa. «Abbiamo voluto raccontare un Giuseppe Verdi inedito e speciale, abbiamo cercato di indagare nel suo privato lasciandoci ispirare dal suo volto più intimo, di raffinato e fascinoso viveur che amava godersi la vita». La figura del grande compositore viene studiata in modo approfondito attraverso alcune ricerche che hanno avuto luogo nell’Archivio storico Ricordi.

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Molte stampe della collezione ripropongono le copertine originali delle opere verdiane, come anche i bozzetti del teatro e gli spartiti delle opere. Ecco che i manifesti del Nabucco divengono stampe patchwork che impreziosiscono una felpa, mentre il Falstaff fa capolino da un pull, insieme a stampe tratte dal Rigoletto e dalla Traviata, che si alternano su cappotti preziosi e su coat di pelliccia, tra tessuti jacquard e damasco pregiato di ispirazione barocca: largo a velluto e suggestioni esotiche, sapientemente impreziosite da rimandi all’Aida, all’Otello e ai Vespri siciliani. Sontuosa eleganza e mirabili ispirazioni si uniscono in un suggestivo gioco di rimandi dai risvolti quasi onirici: la storia del Bel Paese si alterna sul défilé. Chapeau.

La couture digitalizzata di Maison Margiela

Echi nostalgici ed ispirazioni digitali sfilano sulla passerella di Maison Margiela, protagonista dell’haute couture parigina. John Galliano indaga sulla realtà contemporanea, esplorandone i risvolti legati alla rivoluzione digitale, che ha stravolto vecchi codici comunicativi sdoganando un’estetica dominata dall’apparenza. L’Artisanal di Maison Margiela parte da una riflessione sul mondo che ci circonda, per creare una collezione che rispecchi la realtà attuale: Galliano si mostra interessato alle infinite possibilità offerte dai media digitali, ma al contempo alquanto spaventato e restìo ad appropriarsi dei nuovi codici comunicativi. “Mi chiedo solo se tutti siamo geneticamente predisposti per assorbire così tante informazioni”, ha commentato lo stilista. “Sono grato per la possibilità che mi viene data di comprendere quanto sia importante vivere nel presente”, ha continuato poi, riferendosi alle molteplici sfaccettature di un mondo sempre più digitalizzato. E proprio in quest’universo si muove la donna Maison Margiela, tra un selfie e un filtro, a modificare la realtà: le emoticon e i disegni sdoganati dai nuovi social media, in primis Snapchat ed Instagram, divengono ora i dettagli che impreziosiscono i capi che si alternano sulla passerella. In una nuvola di tulle dal grande impatto scenografico sfila una vestale, nascosta sotto tuniche drappeggiate in cui sbucano i simboli della comunicazione digitale. Largo a pizzo sangallo e sovrapposizioni, in un tripudio di cuciture ardite e tessuti maschili. Non mancano note folk, che rendono omaggio a culture lontane dai risvolti arcaici, forse unico antidoto ad una realtà sempre meno umana. Struggente teatralità nella collezione sfornata da Galliano, che si riconferma mirabile interprete della contemporaneità: voce fuori dal coro, Galliano è considerato un outsider per antonomasia nel panorama del fashion system. Il suo estro ancora una volta dà vita a speculazioni filosofiche mai sterili che divengono ispirazione privilegiata per una moda intesa come specchio dei tempi.

Suggestioni orientali in passerella da Ralph & Russo

Sontuosa e principesca la collezione Ralph & Russo, che ha sfilato alla Paris Haute Couture. Una Primavera/Estate 2017 all’insegna della raffinatezza, per una moderna Cenerentola, pronta per il ballo. Largo a corsetti, lunghi abiti da fiaba e linee che enfatizzano la silhouette femminile. Non mancano spunti inediti, come i nude look, ma il focus è sullo charme. Il bianco domina la palette cromatica, che prevede però anche tocchi di rosso e nero, in un tripudio di sensualità ed eleganza timeless. Fondata nel 2007 da Tamara Ralph e Michael Russo, la maison è abbastanza recente ma si è già contraddistinta per il suo stile divenuto iconico: la prima maison britannica negli ultimi 100 anni ad essere inserita nel calendario ufficiale dell’haute couture parigina, Ralph & Russo si caratterizza da sempre per uno stile effortlessy-chic che strizza l’occhio alla contemporaneità senza rinunciare ad un gusto evergreen. Uno charme da red carpet per capi perfetti per la donna di oggi: “Le donne di oggi hanno molti volti e così tante donne ci ispirano che vogliamo davvero focalizzarci sul potere delle donne e offrire qualcosa per tutte”, così ha commentato Tamara Ralph. Un’eleganza che si lascia ispirare dai fasti hollywoodiani, come è evidente nei lunghi abiti da sera. Largo a dettagli preziosi, come frange, perle e fiori, in un tripudio di tulle ed organza, in cui riecheggia il glamour della vecchia Hollywood. Un’eleganza semplice eppure sfarzosa, che trae ispirazione anche dall’Oriente, per capi che ricordano i kimono e per piccoli dettagli dal sapore orientale. Sofisticate come una dea, la donna Ralph & Russo predilige lurex, sete preziose ed organza, tra chiffon e pizzo. Non mancano stampe botaniche ed applicazioni in latex, tra piume e frange. Fluida e chic, la collezione pone l’enfasi sulle spalle, sulla vita e sul busto, in un’estetica che unisce mirabilmente la bellezza della natura e l’architettura moderna. s