La Francia dice no all’anoressia

È stato approvato in Francia il nuovo decreto legge che vieta l’eccessiva magrezza delle modelle. Il provvedimento è stato al centro di numerosi dibattiti a livello europeo ed internazionale: adesso l’approvazione da parte del Parlamento della Repubblica francese, con cui si intende creare delle regole che disciplinino il mondo della moda e le sue protagoniste.

La legge anti-anoressia prevede l’attestazione della buona salute delle modelle, attraverso un certificato medico che dia prova dell’assenza di disturbi alimentari di qualsiasi natura. Il provvedimento decreta dure sanzioni penali per tutti coloro che non rispetteranno le regole, media compresi, rei di aver promosso fino ad oggi modelli irraggiungibili ed errati comportamenti alimentari. Il certificato medico dovrà fornire tutte le informazioni relative allo stato di salute delle mannequin: in primis dovrà essere indicato l’indice di massa corporeo, e dovrà essere accertato che esso sia conforme alla norma, considerata la morfologia della persona, la percentuale di grasso corporeo, le abitudini alimentari e la regolarità del ciclo mestruale. Indizi, questi, che riveleranno senza alcun margine di dubbio il reale stato di salute della modella nonché la sussistenza di eventuali regimi dietetici estremi cui la stessa modella potrebbe sottoporsi per rientrare negli standard proposti dal fashion biz.

In caso di sgarro le sanzioni saranno durissime: si parla di multe fino ai 75mila euro, previste sia per la modella che per la sua agenzia, che potranno addirittura rischiare misure di custodia cautelare fino a sei mesi di reclusione. Inoltre sono previste sanzioni anche per tutti i media che pubblicheranno foto ritoccate nel tentativo di accentuare la magrezza delle modelle rappresentate, o anche nel caso inverso, ossia facendo sembrare più grasse modelle in realtà filiformi. L’uso di Photoshop, controverso mezzo per alterare la realtà rappresentata nelle immagini pubblicitarie, sarà ammesso solo se la foto recherà la dicitura di “foto ritoccata”. Qualora i media non dovessero attenersi a queste normative sono previste sanzioni fino a 37mila euro (nel caso il reato venga reiterato) o pari al 30% degli introiti pubblicitari.

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Isabelle Caro, modella francese morta di anoressia nel 2010

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La campagna scandalo firmata Oliviero Toscani


Una legge che si è imposta sempre più come un’esigenza, in un Paese in cui le percentuali di persone che soffrirebbero di disturbi del comportamento alimentare sono a dir poco allarmanti: si stima infatti che sarebbero affette da disturbi alimentari tra le 30.000 e le 40.000 persone, il 90% delle quali in età adolescenziale. Una vera e propria emergenza sociale, che getta pesanti responsabilità sul mondo della moda, reo di aver eretto ad ideali di perfezione fisica modelli irraggiungibili. Resta da capire quanta responsabilità possa realisticamente avere la moda, considerato che anoressia e bulimia sono anche manifestazioni di un disagio profondo, che trova radici nella storia personale e familiare dell’individuo, prima che in eventuali influenze esterne.

Viene alla mente la tragica storia di Isabelle Caro, attrice francese che scelse di diventare modella proprio per testimoniare la pericolosità di certi comportamenti: nel suo caso fu la presenza di una figura materna ingombrante e malata ad instaurare il meccanismo di annullamento di sé tipico dell’anoressia. La Caro, dopo anni di battaglie sociali e numerosi tentativi di salvarsi, non ce l’ha fatta, morendo ad appena 28 anni, lo scorso 2010. Restano le sue foto, che rivelano una ragazza distrutta interiormente prima che fisicamente, come la controversa campagna pubblicitaria in cui Oliviero Toscani la ritrasse nuda, vestita solo di una profonda disarmante sofferenza.


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25 anni di Photoshop

Quest’anno Photoshop compie 25 anni, il suo primo quarto di secolo fra critiche ed esaltazioni.

Nato nel 1990 dopo essere stato sviluppato tre anni prima dai fratelli Knoll – figli di un fotografo che ne idearono il software per agevolarne il lavoro, ha sempre fatto il buono e cattivo tempo a seconda del suo utilizzo, soprattutto in campo pubblicitario, della moda e dello spettacolo.

Adobe Photoshop è infatti impiegato spesso e volentieri nel ritoccare le immagini che ritraggono modelle o personaggi dello spettacolo che, dovendo sempre e comunque apparire bellissimi senza sbavature, non possono permettersi di farsi vedere con quella ruga in più, la cellulite sulle cosce, la pancetta che nasconde l’addominale e così via. Insomma, l’uso di Photoshop è impiegato, per la maggior parte delle volte, nel rendere più sottili, snelle e perfette le persone che vengono ritratte, sebbene preveda tanti altri impieghi.

La primissima foto ‘photoshoppata‘ della storia (verbo oramai in uso quotidiano dal 1992 diventato sinonimo di “alterare la realtà delle immagini” in senso quasi prettamente negativo) ritrae la futura moglie di John Knoll in topless ma di spalle, seduta su una bellissima spiaggia paradisiaca, tanto che la foto era stata ribattezzata “Jennifer in paradise” (in copertina): era stato il primo esempio di ritocco servito per constatare la potenza del software, non tanto per rendere più longilinea la donna fotografata. Da lì in poi, invece, una serie infinita di scatti passati fra le mani di Adobe Photoshop è servita per far constatare quanto fosse stato possibile alterare la realtà spacciandola per tale.

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Terry White al proposito, fotografo professionista e uno dei maggiori divulgatori del programma, ha affermato che non bisogna fare un abuso di Photoshop, quanto utilizzarlo per togliere piccolissime imperfezioni come bernoccoli o tagli, ma una cicatrice, per esempio, andrebbe lasciata perché fa parte della persona, è un suo segno distintivo. Terry White dunque si fa portavoce di un utilizzo etico del programma, come dimostra la fotografia da lui stesso ritoccata che apparentemente pare rimanere la stessa, in realtà la foto di destra (ritoccata) presenta una luce maggiore su braccia e viso, meno ombra sul collo e meno capelli fuoriposto.

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Ma l’esempio di Terry White è solo uno. Un altro caso in cui l’uso di Photoshop non è per niente invasivo riguarda il ritocco dell’effetto ‘mosso’ che a volte può risultare in una foto se il soggetto fotografato o chi ha scattato la foto si sono mossi, così come la correzione di prospettiva o per aggiungere uno sfondo particolare.

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Photoshop può essere utilizzato anche per creare paesaggi inesistenti, così come impiegato nella pittura (David Hockney, artista inglese, fu il primo a provarlo ed oggi lo considera ‘noioso’ perché ‘appiattisce la realta’) o nel cinema (come in The Abyss di James Cameron per esempio) o addirittura per accostare persone, cose, animali che in realtà non erano previste nello stesso scatto di partenza.

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Nonostante questi esempi, nell’immaginario comune Photoshop è un programma che sbugiarda la realtà e riesce a superarla e l’idea non è nemmeno così tanto sbagliata considerando i grandi esempi da copertine patinate che potremmo riportarvi. Per una volta, invece, vogliamo mostrarvi l’altro lato di Photoshop per festeggiarne i primi 25 anni.

(foto: corriere.it)