Come “assaggiare” il whisky. – Il dilemma del prigioniero.

Come il dilemma del prigioniero dimostra l’inefficienza delle scelte individuali in particolari situazioni di gioco, cosi partiamo dal presupposto che non esiste un modo giusto o sbagliato per bere il whisky e che di per sè parlare di whisky è molto vago perchè si spazia dai torbati scozzesi alle sensazioni legnose dei bourbon del Kentucky, dai profumi floreali dei giapponesi agli speziati Rye canadesi e senza dimenticare la preferenza tra single malt o blended.

Detto questo l’avventura inizia come per molte esperienze legate al food & beverage dall’aspetto visivo, primo ad essere percepito. Troveremo nei colori più chiari profumi pungenti e, come si dice in gergo, verdi. Nel virare ai toni più scuri diventerà percepibile l’assorbimento tanninico e l’ossidazione del distillato.

Ma la domanda che sicuramente accomuna tutti è “Come si beve?”.
Per la risposta ci affidiamo ad un proverbio scozzese che giustamente ci ricorda:

Non bere whisky con l’acqua e non bere l’acqua senza whisky.

La SCELTA DEL BICCHIERE riveste un ruolo importante per poter apprezzare soprattutto gli aromi, e teniamo conto che un appassionato ed amante di whisky dovrà avere una piccola collezione di bicchieri che sicuramente includerà: 

Tumbler: corto e dal fondo pesante, dove gli aromi si dissipano rapidamente e quindi non consigliato per prodotti di alta qualità.

Glencairn: dalla base massiccia, che senza stelo prenderà forma di tulipano per favorire la salita dei profumi.

Snifter: con forma di tulipano, dalla base larga e corta, ed un’apertura conica. Ricorda una versione più piccola dei ballon da cognac e viene utilizzato da alcuni bartender per offrire combinati.

Cradle Glass: disegnato dopo molti studi si presenta con una base larga, pesante e rotonda che lo rende ideale per l’appoggio nel palmo della mano. L’idea non è scaldare il whisky ma che il calore della mano unita al movimento arieggi la bevanda e ne permetta l’esplosione degli aromi.

Norlan: il doppio cristallo, separato da una camera d’aria, ed il disegno interno che ricorda il Glencairn garantiscono un corretto passaggio dell’aria nella bevanda potenziandone gli aromi e mantenedo la temperatura.

Una volta compiuta questa ardua scelta, diventa essenziale onorarla  passando al “naso”. Annusiamolo per un paio di secondi tenedo la bocca aperta. Allontaniamolo e proviamo ad alternare le due narici senza fermarvi in maniera da percepire la maggior parte dei profumi senza creare assuefazione.

È dunque arrivato il momento tabù per molti, l’aggiunta dell’acqua. In questa prima fase non sarà cosi impattante dato che si richiede solo una goccia d’acqua al fine di aprire il distillato in tutte le sue sfaccettature. Questa tecnica è chiamata “final touch” ed è stata studiata anche da due biochimici dell’Università di Kalmar in Svezia che ci spiegano come “l’aggiunta di poche gocce di acqua aiuta il guaiacolo, intrappolato tra le molecole liquide, a risalire in superficie nella stratificazione aria-liquido, favorendo l’espansione delle note olfattive di tabacco, di cuoio, di affumicato, di miele amaro e di dolce legno tostato, quindi rendendo più armoniosamente complesso il profumo e il gusto.”

Raccomandazione d’obbligo sarebbe di effettuare questo procedimento solo negli Scotch Whisky, ricchi in guaiacolo rispetto a irlandesi ed americani.

Nel passaggio in bocca proviamo a trattenerlo per una decina di secondi tra palato e lingua per abituare le papille gustative a questa “aggressione” di sapori che si tramuterà in un esperienza al secondo sorso. Ora una volta deglutito facciamolo seguire da un respiro profondo che aiuterà il retro-nasale a definire il distillato in tutti i suoi profumi. Ricordiamoci di resettare il palato bevendo un sorso di acqua, possibilmente fredda, tra un sorso e l’altro. 

L’”aftertaste” o finale della degustazione sarà un momento privato dove il degustatore custodirà al palato alcuni degli aromi che lo legano a ricordi ed esperienze vissute. Non ci sarà una bevuta uguale all’altra, non esiste giusto o sbagliato in questo momento.

E proprio come al termine di un cammino nell’analisi finale del bicchiere vuoto potrete apprezzare l’impronta lasciata che sarà leggera nel caso dei whisky più giovani e marcatamente intensa negli invecchiati.

Infine ad alcool evaporato potremo apprezzare l’essenza secca del nostro distillato.