Curiosità e Storia di 5 cocktail a base di whisky.

Una parola spesso utilizzata e che probabilmente non ha mai attirato l’attenzione, se non dei più curiosi, è proprio “cocktail” che tradotta letteralmente sarebbe “coda di gallo”. Ma poco la lega alla miscelazione di bevande alcoliche, se non per una leggenda nella quale si narra che i nobili inglesi approdati in un porto del Sud America mescolassero liquori europei e succhi tropicali proprio con una penna di un gallo. Altra versione racconta degli stessi inglesi che, questa volta in Messico, avrebbero scoperto una bevanda contenente una radice che veniva chiamata “coda di gallo” dagli indigeni.

Un’altra versione del XIX secolo, piuttosto accreditata, è invece legata alla parola francese “coquetier”. Questa era la parola che distingueva un portauovo che il farmacista Antoine Peychaud utilizzava per miscelare i liquori ai suoi clienti di New Orleans.

Lasciamo da parte le leggende e arriviamo ai cocktails e alle curiosità del nostro tanto amato distillato, il whisky, quelle che al prossimo sorso faranno aprire quel famoso cassettino della memoria che ci darà modo di intavolare una interessante discussione.

Old fashioned

45ml di bourbon o rye whisky, 1 cubetto di zucchero, pochi dash di angostura, pochi dash di acqua.

Mettere la zolletta di zucchero nel bicchiere old fashioned e saturare con l’amaro, aggiungere qualche goccia d’acqua naturale. Pestare fino a quando lo zucchero non si sia sciolto. Riempire il bicchiere di cubetti di ghiaccio e aggiungere il whisky. Mescolare delicatamente per alcuni minuti e guarnire con scorza d’arancia e ciliegina cocktail.

La sua storia è pluricentenaria e le teorie accreditate sulla sua nascita sono diverse. Nel 1806, apparve su un giornale statunitense la prima definizione documentata della parola cocktail e neanche a farlo apposta, l’autore descriveva una bevanda composta da spirito, bitter, acqua e zucchero. Uno strettissimo parente dell’odierno Old Fashioned!

Bond ordinò due Old Fashioned con bourbon Old Grand Dad… in Vivi e lascia morire, del 1954

Old Fashioned. Foto di Paula Wilson Photography

Manhattan Cocktail

50ml di rye whisky, 20ml vermouth rosso, 1 dash di Angostura Bitter.

Mescolare tutti gli ingredienti nel mixing glass dove abbiamo aggiunto il ghiaccio a cubetti. Con tecnica double straining versiamo nel bicchiere precedentemente raffreddato. Guarnire con ciliegia da cocktail.

Indubbiamente uno dei drink più citati nei film di Hollywood, come “A qualcuno piace caldo” con Marilyn Monroe e Jack Lemon in cui le protagoniste improvvisano un party sul treno e scelgono di preparare, miscelando tutto in una bottiglia, un Manhattan usando però bourbon anziché il canadian (rye).

L’invenzione di questo drink viene attribuita al barman Iain Marshall che lo avrebbe proposto nel 1874 ad un ricevimento organizzato da lady Randolph Churchill, madre di Winston Churchill, al Manhattan club di New York.

Manhattan at 320 Main Restaurant – Autore: Christian Sosa

Whisky Sour

45 ml di bourbon, 25 ml di succo di limone, 20ml di zucchero liquido, 20ml di albume d’uovo.

Versare gli ingredienti nello shaker precedentemente riempito con ghiaccio. Agitare bene e filtrare nel cobbler. Se servito “on the rock” utilizzare un bicchiere old fashioned colmo di ghiaccio. Guarnire con scorza d’arancia e ciliegia maraschino.

Viene menzionato nel celebre “The bartender’s guide: how to mix drinks” di Jerry Thomas, pubblicato nel 1862, e si potrebbe far risalire all’antica pratica marinara britannica di preparare bevande che potessero mantenersi durante i lunghi viaggi in nave e che servivano a prevenire i malanni legati alle condizioni disagiate dovute ai lunghi periodi di permanenza a bordo.

Mint Julep

60ml bourbon, 4 rametti menta fresca, 1 cucchiaino zucchero, 2 cucchiaini di acqua.

Nella tazza Julep pestare menta con acqua e zucchero. Riempire con ghiaccio e versare il bourbon mescolando fino a che la tazza non si ghiaccia. Guarnire con un rametto di menta.

Il Mint Julep è considerato il cocktail statunitense per eccellenza e trova le sue origini nello stato del Kentucky. Divenne famoso nel 1938 come bevanda ufficiale del Derby del Kentucky. In quell’occasione si servirono oltre centomila Mint Julep!

Mint Julep nella caratteristica coppa metallica.

Boulevardier

45ml bourbon o rye, 30ml bitter Campari, 30ml vermouth rosso.

Versare gli ingredienti nel mixing glass con i cubetti di ghiaccio e mescolare bene. Filtrare in una coppetta da cocktail ben fredda e guarnire con scorza d’arancia o limone.

Viene spesso definito il nipote del Negroni, ma nonostante questa comprensibile associazione mantiene un sapore totalmente proprio. La sua nascita vede come palcoscenico il quartiere dell’Opera di Parigi e come protagonista il barman dell’Harry’s New York Bar, Harry Mc Elhone. Fu lui a miscelare per la prima volta quello che nel 1927 venne chiamato “Boulevardier” nel libro “Barfiles and Cocktail”.

The Boulevardier. Photos by Donna Turner Ruhlman

Il consiglio è di provare a miscelare rispettando sia le quantità che i metodi delle ricette riportate fedelmente dal sito dell’IBA, International Bartender Association, e perché no di sperimentare con alcune varianti a piacere… ma sempre ricordando che:

La preoccupazione rovina più digestioni del whisky”
(Napoleon Hill)

5 curiosità su whisky e personaggi famosi

  1. Winston Churchill

Si dice che Bessie Braddock, membro del parlamento britannico, rimproverò Churchill dicendo: “Winston, sei ubriaco, e quel che è peggio, sei sporco ubriaco“.

La risposta di Churchill che lasciò allibiti i più: “Bessie, mia cara, sei brutta , e quel che è peggio, disgustosamente orribile, ma domani sarò sobrio e tu sarai ancora più disgustosamente orribile.”

Winston Churchill amava molto il whisky, con una predilezione per il Johnnie Walker Black Label, ed una fonte dell’epoca affermò che:

c’è sempre un po’ di alcol nel suo sangue, e raggiunge il picco nel tardo pomeriggio dopo aver bevuto due o tre whisky

Picture Post/Hulton Archive, via Getty

2. Humphrey Bogart

La ricerca di una “miscela perfetta” che potesse alleviare il suo dolore e dare un significato agli avvenimenti della vita fu una delle sue priorità da amante del distillato scozzese. La sua marca preferita era il North Port.

Durante le riprese di “The African Queen” tutta la troupe cinematografica ebbe a che fare con una epidemia di colera. John Houston, regista, era suo amico e compagno di bicchiere al punto che, sostiene Katherine Hepburn, loro due furono gli unici a non ammalarsi.

Certo che no, pare che non toccassero mai acqua, solo whisky anche per lavarsi i denti.

LOS ANGELES – 1942: Humphrey Bogart and Dooley Wilson nel film ‘Casablanca’ (Photo: Michael Ochs Archives)

3. Ernest Hemingway

Famoso per romanzi come “Il vecchio e il mare”, “Per chi suona la campana” o “Addio alle armi”, probabilmente membro operativo del KGB negli anni ’40, grande appassionato di caccia e pesca, viene ricordato anche per una spruzzata di succo di limone nel suo whisky. Sembrerebbero sue le parole:

Bevo da quando avevo quindici anni e poche cose mi hanno dato più piacere. Quando lavori duro tutto il giorno con la testa e sai che devi lavorare il giorno dopo, cos’altro può cambiare le tue idee e farle funzionare su un piano diverso come il whisky?

4. Frank Sinatra

Il bourbon di Jack Daniels era il suo preferito, o così si può dedurre dai 14 bicchieri giornalieri che beveva in un rito quasi religioso e che gli valsero la creazione di una edizione di lusso chiamata Sinatra Select. E non era per nulla strano entrare nel suo camerino e vederlo “sintonizzare” la gola mentre ne beveva un sorso.

Gli piaceva a tal punto questo whisky americano che poeticamente e puntualmente, di concerto in concerto:

Gli piaceva imbalsamare se stesso in fiumi di anestesia ambrata

5. Sean Connery

Di sicuro uno degli attori di Hollywood più famosi, anche per l’interpretazione nel ruolo di James Bond, ricevette moltissimi contratti pubblicitari, uno dei quali era per Jim Beam Bourbon.

Tuttavia i suoi preferiti sono sempre stati i malti della sua terra natale, tanto che una volta, quando gli è stato chiesto del suo bell’aspetto, Sean Connery disse che era “senza dubbio dovuto al whisky scozzese”.

Le Donne del Whisky

“Come awa’ ben, I’m just baking.” (Entrate, sto cucinando)

Queste le parole attribuite ad Helen Cumming, matriarca che portò la famiglia dall’essere distillatori illegali fino a diventare pilastri dell’establishment, mentre apriva la porta agli agenti delle accise locali pronte alla verifica degli alambicchi illegali che sicuramente lei gestiva.

Si narra che quando questo succedeva nella Cardow Farm, successivamente rinominata Cardhu nel 1981, Helen era solita preparare un pasto ai funzionari delle gabelle e mentre loro si rifocillavano lei senza farsi notare issava una bandiera rossa dietro casa per avvisare i vicini dell’imminente controllo. 

Quando l’Excise Act del 1823 permise la distillazione legale furono proprio i Cummings ad acquistare una delle prime licenze. Mantenendo le qualità degli alambicchi e non volendo far seguito alla fase di forte espansione restarono una delle più piccole distillerie di Scozia guadagnandosi il rispetto dei competitors per la gran qualità del suo prodotto.

distillerie Cardhu in Scozia

Nel 1872 un’altra importante donna nella storia di Cardhu prese le redini della Farm e della distilleria, Elizabeth Cumming. Due decenni di innovazione tra cui la registazione del marchio e la costruzione di una nuova distilleria per stare al passo con la crescente domanda. I vecchi alambicchi furono venduti a William Grant che stava costruendo una sua distilleria chiamata Glenfiddich.

Nel 1886 fu proposto ad Elizabeth, da uno dei loro più grandi clienti, di vendere la distilleria. Il suo pensiero fu:

“Non potevo assolutamente nutrire un’idea del genere poiché non avrebbe reso giustizia alla mia famiglia”.

Tuttavia nel settembre 1893 accettò di vendere Cardow alla John Walker & Sons per £ 20.500, più 100 azioni della società per un valore di £ 5.000 ed un posto nel consiglio per suo figlio John, a cui sarebbe stato pagato un stipendio minimo annuo di £ 200.

Elizabeth Cummings morì un anno dopo la vendita che si rivelò una manovra fondamentale per la sopravvivenza della famiglia e della distilleria che si sarebbe trovata ad affrontare la recessione dovuta al “Pattison Crash” del 1898.

Grazie alla tenacia e lungimiranza delle donne Cumming oggi Cardhu si fregia di essere una delle più vecchie distillerie dello Speyside e di produrre un whisky single malt realizzato esclusivamente con malto d’orzo ed invecchiato minimo 12 anni in botti di rovere americano “ex bourbon”. 

Nel suo sapore leggero ma ben strutturato troviamo note aromatiche che lo rendono semplice ma non semplice in quanto regala sfumature delicate ma allo stesso tempo dolci e leggermente fruttate. Al naso ritroveremo miele, pere mature, erbe aromatiche, cacao ed un punto di fumo che lasceranno spazio, dopo essere passato in bocca, a note di pere e mele, miele, cioccolato e spezie dolci. Il finale racchiude  sentori di miele, biscotto, cereali tostati e cioccolato leggero.

Ava Gadner e Frank Sinatra

Ad Ava Gadner la chiusura di questa pagina con le sue parole:

“Voglio vivere fino a 150 anni, e il giorno in cui muoio voglio avere una sigaretta in una mano e un bicchiere di whisky nell’altra.”






(in copertina Errol Flynn and Beverly Aadland, 5th May 1959)

Come “assaggiare” il whisky. – Il dilemma del prigioniero.

Come il dilemma del prigioniero dimostra l’inefficienza delle scelte individuali in particolari situazioni di gioco, cosi partiamo dal presupposto che non esiste un modo giusto o sbagliato per bere il whisky e che di per sè parlare di whisky è molto vago perchè si spazia dai torbati scozzesi alle sensazioni legnose dei bourbon del Kentucky, dai profumi floreali dei giapponesi agli speziati Rye canadesi e senza dimenticare la preferenza tra single malt o blended.

Detto questo l’avventura inizia come per molte esperienze legate al food & beverage dall’aspetto visivo, primo ad essere percepito. Troveremo nei colori più chiari profumi pungenti e, come si dice in gergo, verdi. Nel virare ai toni più scuri diventerà percepibile l’assorbimento tanninico e l’ossidazione del distillato.

Ma la domanda che sicuramente accomuna tutti è “Come si beve?”.
Per la risposta ci affidiamo ad un proverbio scozzese che giustamente ci ricorda:

Non bere whisky con l’acqua e non bere l’acqua senza whisky.

La SCELTA DEL BICCHIERE riveste un ruolo importante per poter apprezzare soprattutto gli aromi, e teniamo conto che un appassionato ed amante di whisky dovrà avere una piccola collezione di bicchieri che sicuramente includerà: 

Tumbler: corto e dal fondo pesante, dove gli aromi si dissipano rapidamente e quindi non consigliato per prodotti di alta qualità.

Glencairn: dalla base massiccia, che senza stelo prenderà forma di tulipano per favorire la salita dei profumi.

Snifter: con forma di tulipano, dalla base larga e corta, ed un’apertura conica. Ricorda una versione più piccola dei ballon da cognac e viene utilizzato da alcuni bartender per offrire combinati.

Cradle Glass: disegnato dopo molti studi si presenta con una base larga, pesante e rotonda che lo rende ideale per l’appoggio nel palmo della mano. L’idea non è scaldare il whisky ma che il calore della mano unita al movimento arieggi la bevanda e ne permetta l’esplosione degli aromi.

Norlan: il doppio cristallo, separato da una camera d’aria, ed il disegno interno che ricorda il Glencairn garantiscono un corretto passaggio dell’aria nella bevanda potenziandone gli aromi e mantenedo la temperatura.

Una volta compiuta questa ardua scelta, diventa essenziale onorarla  passando al “naso”. Annusiamolo per un paio di secondi tenedo la bocca aperta. Allontaniamolo e proviamo ad alternare le due narici senza fermarvi in maniera da percepire la maggior parte dei profumi senza creare assuefazione.

È dunque arrivato il momento tabù per molti, l’aggiunta dell’acqua. In questa prima fase non sarà cosi impattante dato che si richiede solo una goccia d’acqua al fine di aprire il distillato in tutte le sue sfaccettature. Questa tecnica è chiamata “final touch” ed è stata studiata anche da due biochimici dell’Università di Kalmar in Svezia che ci spiegano come “l’aggiunta di poche gocce di acqua aiuta il guaiacolo, intrappolato tra le molecole liquide, a risalire in superficie nella stratificazione aria-liquido, favorendo l’espansione delle note olfattive di tabacco, di cuoio, di affumicato, di miele amaro e di dolce legno tostato, quindi rendendo più armoniosamente complesso il profumo e il gusto.”

Raccomandazione d’obbligo sarebbe di effettuare questo procedimento solo negli Scotch Whisky, ricchi in guaiacolo rispetto a irlandesi ed americani.

Nel passaggio in bocca proviamo a trattenerlo per una decina di secondi tra palato e lingua per abituare le papille gustative a questa “aggressione” di sapori che si tramuterà in un esperienza al secondo sorso. Ora una volta deglutito facciamolo seguire da un respiro profondo che aiuterà il retro-nasale a definire il distillato in tutti i suoi profumi. Ricordiamoci di resettare il palato bevendo un sorso di acqua, possibilmente fredda, tra un sorso e l’altro. 

L’”aftertaste” o finale della degustazione sarà un momento privato dove il degustatore custodirà al palato alcuni degli aromi che lo legano a ricordi ed esperienze vissute. Non ci sarà una bevuta uguale all’altra, non esiste giusto o sbagliato in questo momento.

E proprio come al termine di un cammino nell’analisi finale del bicchiere vuoto potrete apprezzare l’impronta lasciata che sarà leggera nel caso dei whisky più giovani e marcatamente intensa negli invecchiati.

Infine ad alcool evaporato potremo apprezzare l’essenza secca del nostro distillato.

Il Whisky sul set, 5 film dove è protagonista

Non avrei mai dovuto passare dallo Scotch al Martini
(Humphrey Bogart, 14 gennaio 1957, ultime parole prima di morire)

La lista delle presenze sulle scene del distillato di malto piú amato dagli attori e dagli spettatori di tutti i tempi potrebbe tenerci incollati allo schermo per lungo tempo. Per questo motivo abbiamo scelto alcuni titoli non per la loro importanza cinematografica ma per portare all’orecchio di tutti gli appassionati qualche nome noto e qualcun altro meno conosciuto.

Daniel Craig interpreta James Bond in Skyfall

Skyfall (2012)

La particolaritá, oltre al prestigio di questa bottiglia, è che il Macallan 1962, fu distillato proprio lo stesso anno dell’uscita del primo film sull’agente 007. Quella stessa bottiglia fu firmata da Daniel Craig, nelle vesti di James Bond, e subastata per beneficenza.

Il sapore di questo whisky è incredibilmente complesso, con una profonda sfumatura color mogano e un’elegante armonia di aromi e sapori concentrati diversi, con un sentore speziato proveniente dal legno della botte e un lieve aroma di vaniglia, ma anche nocciola, cannella, e molto altro ancora.

Jack Torrance a “colloquio” col barban

Shining (1980)

Jack Torrance, interpretato dal grande Jack Nicolson diretto da Kubrick, beve una spettrale coppa di Jack Daniels nella scena del bar dove in realtà ha chiesto un Burbon. Il figlio di Jack nel film si chiama… si, proprio Daniel.

Dal colore ed aroma molto intensi, un sapore di cereali tostati ben marcato ed un fondo di vaniglia e caramello, come ci si aspetterebbe da un Tennesse che riposa per 2 o 4 anni in botti di rovere bianco tostata al suo interno avrà un livello di “bruciato” differente che attribuirà sapori ed aromi distinti ad ogni whisky.

Breaking Bad (2008-2013)

Nella serie acclamata dalla critica soprattutto per la sceneggiatura, la regia e le interpretazioni degli attori principali, il protagonista Walter White (Bryan Cranston) predilige un whisky Scozzese poco conosciuto al di fuori degli USA, il Dimpel Pinch.

Nato nel 1890 come apice della ricerca di un blend della marca esiste solo nella versione 15 anni affinato in botti americane di quercia bianca. Pepato al naso, morbido ed elastico ma con una struttura decisamente solida.

Lord Charlie Mortdecai, un “mercante d’arte” e truffatore

Mortdecai (2015)

Sicuramente non ricordiamo scena nella quale l’eccentrico protagonista, interpretato da Johnny Depp, appaia senza un drink. Ma indubbiamente la piú interessante del film è quella del risveglio nell’Hotel The Standard dove sul comodino troviamo una bottiglia di Lagavulin 16.

Un single malt scozzese invecchiato in botti di quercia e dall’inconfondibile sapore di fumo di torba del sud dell’isola, iodato e salino, con una dolcezza ricca e profonda. Ricordi di frutta secca e passa con un fondo quasi piccante.

Il Whisky, uno degli attori principali della serie.

Peaky Blinders (2013-2022)

Nella serie televisiva britannica ambientata nella Birmingahmil del dopoguerra, il protagonista Thomas Shelby (Cillian Murphy) afferma che: “Il whisky è un metodo di prova: ti dice chi è autentico e chi no.” offrendo e bevendo un Old Bushmills, attuale Bushmills 10years old.

Immaginiamolo come la porta di accesso ai più grandi single malt del mondo. Dalle botti di sherry e bourbon prende gli aromi di miele e vaniglia oltre al sentore di cioccolato bianco. Tanto complesso quanto accessibile.

Il saluto a questo viaggio nel mondo del cinema attraverso bottiglie e bicchieri di pregio lo facciamo dare da  Lt. Archie Hicox (Michael Fassbender)  che in Bastardi senza Gloria (2009) dice giustamente:

C’è un posto speciale all’inferno riservato alle persone che sprecano un buon scotch…”

“Music&Cocktail”, il nuovo programma tv a base di whisky e musica

Parte il 18 novembre alle 21 su Sky Arte il nuovo programma televisivo Music & Cocktail, format inedito ideato dal whisky single malt Talisker. 7 puntate in onda ogni mercoledì per ripercorrere la storia della musica attraverso l’analisi di 7 diversi generi, uniti dal filo conduttore del celebre whisky single malt Talisker interpretato in ogni puntata in cocktail ad hoc ispirati al genere musicale dell’episodio.

 

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Tra blues, jazz, pop e rock, video e foto d’epoca scorrono fondendosi con le suggestive panoramiche dei paesaggi scozzesi in un dialogo visivo tra musica e whisky accompagnato dalle voci narranti di Alioscia Bisceglia, leader dei Casino Royale e Marco Russo, bartender e proprietario del 1930 Cocktail Bar, lo speakeasy milanese tra i più conosciuti e iconici del paese. Raccolti intorno al bancone del secret bar meneghino i due anfitrioni accompagnano gli spettatori in un percorso che alterna aneddoti di storia della musica a pillole di mixology sulla preparazione e il servizio dei migliori cocktail a base di whisky protagonisti oggi di un vero e proprio trend che sdogana definitivamente il distillato anche nel bere miscelato.

 

DISTILLERY[1]

 

Un momento di grande visibilità per Talisker che dà seguito al lancio dell’ultimissima novità proposta dalla celebre distilleria scozzese: Talisker Skye. Creato per rispecchiare la bellezza aspra e selvaggia dell’isola di Skye dove sorge la distilleria, questa nuova referenza rende omaggio ai maestosi paesaggi e alle suggestive coste della più frastagliata isola dell’arcipelago delle Ebridi. Un distillato d’autore amabile e affumicato che si sviluppa via via in note marine profonde per esplodere infine al palato in un finale intenso e speziato.