Fammi il pieno… di vodka!

Distillati e motori sono due ambienti che legano appassionati di tutto il mondo ma che richiedono una certa coscienza per abbinarli. Sicuramente è cosi quando parliamo di guida e consumo di alcolici, ma quando l’alcool diventa il carburante del motore con il quale vogliamo correre?

Sarebbe curioso sapere quando e come il signor Ryan Montgomery, proprietario dell’omonima distilleria nel Montana, abbia deciso che un prodotto di scarto delle sue produzioni ed una vecchia moto dovessero incontrarsi. Perchè possiamo dare per certo che dalla fermentazione dei cereali si ottenga l’etanolo come derivato. E che questo sia tendenzialmente inutile, per le impurità in esso contenute, ed estremamente infiammabile non lo mettiamo in discussione. Ma che un bel giorno qualcuno volesse utilizzarlo per far funzionare un motore e con questo cercare di battere un record di velocità, beh, probabilmente non è così scontato.

Da quegli scarti di lavorazione della Vodka riuscì a creare un carburante più pulito in grado di far funzionare un motore a combustione senza dover apportare troppe modifiche. Grazie ai consigli di un esperto del calibro di Neil “Mort” Olsen trasformarono in soli 6 mesi una vecchia Yamaha XS650 del 1980 per poter partecipare alla Bonneville Speed Week nella categoria “moto under 750 e del 1980 o precedenti alimentate con combustibili alternativi”.

Con la premessa “Una moto costruita da un principiante, guidata da un hobbista, alimentata da carburante sperimentale per farla andare il più veloce possibile. Cosa potrebbe andare storto?” diedero alla moto il nome del whisky prodotto dalla distilleria… Sudden Wisdom (saggezza improvvisa).

Nei primi test su strada, contro ogni previsione, si attestarono intorno ai 160 km/h portandoli a sperare di poter battere il record precedente di 157,71 km/h. Ma la soddisfazione arrivò proprio durante la gara ufficiale a Bonneville, nello Utha, dove raggiunsero l’incredibile velocità di 181,85 km/h.

Purtroppo Denis Weinhold, in sella a una Honda CB750 del 1974 alimentata da un carburante super segreto, batté il record raggiungendo una media di 230 km/h.

Record o meno Ryan Montgomery è riuscito a portare la sua moto sulle rive del lago salto più conosciuto dagli amanti della velocità ed ottenere un risultato di tutto rispetto investendo, sembrerebbe, circa 5mila euro. Divertirsi non è sempre costoso.

“L’amore fa girare il mondo? Non del tutto. Il whisky lo fa girare due volte più veloce.”

(Edward Montague Compton Mackenzie)

Curiosità e Storia di 5 cocktail a base di whisky.

Una parola spesso utilizzata e che probabilmente non ha mai attirato l’attenzione, se non dei più curiosi, è proprio “cocktail” che tradotta letteralmente sarebbe “coda di gallo”. Ma poco la lega alla miscelazione di bevande alcoliche, se non per una leggenda nella quale si narra che i nobili inglesi approdati in un porto del Sud America mescolassero liquori europei e succhi tropicali proprio con una penna di un gallo. Altra versione racconta degli stessi inglesi che, questa volta in Messico, avrebbero scoperto una bevanda contenente una radice che veniva chiamata “coda di gallo” dagli indigeni.

Un’altra versione del XIX secolo, piuttosto accreditata, è invece legata alla parola francese “coquetier”. Questa era la parola che distingueva un portauovo che il farmacista Antoine Peychaud utilizzava per miscelare i liquori ai suoi clienti di New Orleans.

Lasciamo da parte le leggende e arriviamo ai cocktails e alle curiosità del nostro tanto amato distillato, il whisky, quelle che al prossimo sorso faranno aprire quel famoso cassettino della memoria che ci darà modo di intavolare una interessante discussione.

Old fashioned

45ml di bourbon o rye whisky, 1 cubetto di zucchero, pochi dash di angostura, pochi dash di acqua.

Mettere la zolletta di zucchero nel bicchiere old fashioned e saturare con l’amaro, aggiungere qualche goccia d’acqua naturale. Pestare fino a quando lo zucchero non si sia sciolto. Riempire il bicchiere di cubetti di ghiaccio e aggiungere il whisky. Mescolare delicatamente per alcuni minuti e guarnire con scorza d’arancia e ciliegina cocktail.

La sua storia è pluricentenaria e le teorie accreditate sulla sua nascita sono diverse. Nel 1806, apparve su un giornale statunitense la prima definizione documentata della parola cocktail e neanche a farlo apposta, l’autore descriveva una bevanda composta da spirito, bitter, acqua e zucchero. Uno strettissimo parente dell’odierno Old Fashioned!

Bond ordinò due Old Fashioned con bourbon Old Grand Dad… in Vivi e lascia morire, del 1954

Old Fashioned. Foto di Paula Wilson Photography

Manhattan Cocktail

50ml di rye whisky, 20ml vermouth rosso, 1 dash di Angostura Bitter.

Mescolare tutti gli ingredienti nel mixing glass dove abbiamo aggiunto il ghiaccio a cubetti. Con tecnica double straining versiamo nel bicchiere precedentemente raffreddato. Guarnire con ciliegia da cocktail.

Indubbiamente uno dei drink più citati nei film di Hollywood, come “A qualcuno piace caldo” con Marilyn Monroe e Jack Lemon in cui le protagoniste improvvisano un party sul treno e scelgono di preparare, miscelando tutto in una bottiglia, un Manhattan usando però bourbon anziché il canadian (rye).

L’invenzione di questo drink viene attribuita al barman Iain Marshall che lo avrebbe proposto nel 1874 ad un ricevimento organizzato da lady Randolph Churchill, madre di Winston Churchill, al Manhattan club di New York.

Manhattan at 320 Main Restaurant – Autore: Christian Sosa

Whisky Sour

45 ml di bourbon, 25 ml di succo di limone, 20ml di zucchero liquido, 20ml di albume d’uovo.

Versare gli ingredienti nello shaker precedentemente riempito con ghiaccio. Agitare bene e filtrare nel cobbler. Se servito “on the rock” utilizzare un bicchiere old fashioned colmo di ghiaccio. Guarnire con scorza d’arancia e ciliegia maraschino.

Viene menzionato nel celebre “The bartender’s guide: how to mix drinks” di Jerry Thomas, pubblicato nel 1862, e si potrebbe far risalire all’antica pratica marinara britannica di preparare bevande che potessero mantenersi durante i lunghi viaggi in nave e che servivano a prevenire i malanni legati alle condizioni disagiate dovute ai lunghi periodi di permanenza a bordo.

Mint Julep

60ml bourbon, 4 rametti menta fresca, 1 cucchiaino zucchero, 2 cucchiaini di acqua.

Nella tazza Julep pestare menta con acqua e zucchero. Riempire con ghiaccio e versare il bourbon mescolando fino a che la tazza non si ghiaccia. Guarnire con un rametto di menta.

Il Mint Julep è considerato il cocktail statunitense per eccellenza e trova le sue origini nello stato del Kentucky. Divenne famoso nel 1938 come bevanda ufficiale del Derby del Kentucky. In quell’occasione si servirono oltre centomila Mint Julep!

Mint Julep nella caratteristica coppa metallica.

Boulevardier

45ml bourbon o rye, 30ml bitter Campari, 30ml vermouth rosso.

Versare gli ingredienti nel mixing glass con i cubetti di ghiaccio e mescolare bene. Filtrare in una coppetta da cocktail ben fredda e guarnire con scorza d’arancia o limone.

Viene spesso definito il nipote del Negroni, ma nonostante questa comprensibile associazione mantiene un sapore totalmente proprio. La sua nascita vede come palcoscenico il quartiere dell’Opera di Parigi e come protagonista il barman dell’Harry’s New York Bar, Harry Mc Elhone. Fu lui a miscelare per la prima volta quello che nel 1927 venne chiamato “Boulevardier” nel libro “Barfiles and Cocktail”.

The Boulevardier. Photos by Donna Turner Ruhlman

Il consiglio è di provare a miscelare rispettando sia le quantità che i metodi delle ricette riportate fedelmente dal sito dell’IBA, International Bartender Association, e perché no di sperimentare con alcune varianti a piacere… ma sempre ricordando che:

La preoccupazione rovina più digestioni del whisky”
(Napoleon Hill)

Distillato… dal VIP. Un settore che attira gli investimenti delle celebrità

Il mondo dei distillati è da sempre terra di opportunità per aumentare profitti e diversificare le entrate, e le celebrità non si sono fatte scappare l’occasione di accomunare una passione ad una interessante possibilità di investimento. Andiamo a vedere chi, tra stelle e meteore, si è lasciato coinvolgere da questo interessante settore.

George Clooney – Casa Amigos

iniziamo subito dai numeri, perché parliamo di un business da 1 miliardo di dollari quello creato nel 2013 dall’attore e dai suoi soci, l’imprenditore Rander Gerber e il promotore immobiliare Mike Meldman.

Catalogato come prodotto Premium nel mondo della Tequila, Casa Amigos si elabora con agave messicane, provenienti da Jalisco, con una tostatura di 72 ore in forni di mattoni, con un processo di distillazione di 80 ore. La distilleria produce Tequila Blanco, Añejo e Reposado, e recentemente ha aggiunto al suo portfolio prodotti un mezcal a base di agave.

Nel 2017 Diageo ha acquistato la distilleria nonostante la quota di maggioranza resti nelle mani di Clooney e dei suoi partner iniziali. Al momento della firma dell’accordo si parlava di 170.000 casse di tequila vendute.

Jay-Z – D’Usse

L’hip-hop è un mercato vivo dagli anni ’80 e Jay-z è stato il primo rapper a superare il valore netto di un miliardo di dollari classificandosi come il rapper più ricco del mondo fino al 2020.

Ha cercato la collaborazione di Bacardí per dare vita alla sua linea di cognac, prodotta in Francia, composta da:

VSOP (Very Special Old Product) distintivamente e inaspettatamente morbido, ogni assaggio rivela sentori di spezie e mandorle con sfumature di miele e frutta secca come gran finale.

Xo (Extra Old) Invecchiato un minimo di dieci anni, l’acquavite riposa in botti di rovere francese per garantire la massima complessità e profondità nel sapore. Si gusta al meglio liscio, ma può anche essere il delizioso ingrediente chiave di molti cocktail premium.

Conor McGregor – Whiskey Proper No. Twelve

photo:PR Newswire

Non solo le celebrità del grande schermo ma anche il campione di MMA (arti marziali miste) in due diverse categorie ha accettato la sfida e nel 2008 ha lanciato questo whisky fondando la società Eire Born Spirits in collaborazione con il suo manager Audi Attar.

Il nome è ispirato al quartiere che ha visto crescere The Notorius, Dublin 12, mentre il prodotto è un whisky irlandese a tripla distillazione, catalogato come un mix ultra morbido di grano dorato e malto unico con tocchi di vaniglia, miele e legno.

Quello di McGregor è stato un assalto lampo nel mondo delle distillerie visto che Becles, produttrice di José Cuervo, ha acquisito il marchio dopo una trattativa del valore di 130 milioni di euro.

Bob Dylan – Heaven’s Door

Autore: Eric Burke

Dopo la vittoria di Grammy Awards e Academy Awards per la sua musica, passando alla mostra dei suoi dipinti, ecco Bob Dylan approdare alla creazione di un marchio di whisky che include un whisky di segale puro, un whisky a doppia botte e un bourbon diretto del Tennessee. 

Non possiamo certo mancare di citare il cinquantenne uomo d’affari, famoso per aver creato il whisky rye “Angel’s Envy” e venduto a Bacardi per ben 123 milioni di euro, Marc Bushala. Sembrerebbe suo il merito di aver convinto la star a lanciarsi in questo progetto.

Nel 2019, dopo un investimento di 35 milioni di dollari, ha aperto le porte a Nashville (Tennessee) la nuova distilleria situata in una chiesa con più di 140 anni.

Ryan Reynolds – Aviation American Gin

Nel 2018 l’attore hollywoodiano Ryan Reynolds , noto per il suo ruolo in Deadpool, ha acquisito questo marchio che secondo lui, dopo averlo provato la prima volta, è “il miglior gin del mondo”.

Viene prodotto in piccoli lotti da 100 casse per preservarne il sapore caratteristico e la qualità ed il suo nome deriva dal cocktail di Hugo Ensslin The Aviation. Questo gin si caratterizza per avere un aroma armonioso e unico tra fiori e agrumi con una leggera nota di ginepro che completa gli altri profumi.

Puff Daddy – Vodka Ciroc

(Photo by Carlos Marino/FilmMagic)

Questo rapper, cantante, coreografo e attore è entrato nel mondo dei distillati dopo aver firmato un accordo multimilionario con il distributore Diageo per essere l’immagine e partecipare alla produzione della vodka Ciroc, il primo nel suo genere a base di uve bianche francesi.

È una bevanda aromatica, potente e floreale. Ha un sapore molto diverso dal resto delle vodka perché il suo ingrediente principale è l’uva e non il mais, la segale o la patata, come al solito. Il risultato è una miscela di sapori secchi e dolci.

Si stima che l’accordo tra il rapper e il più grande commerciante di bevande alcoliche a livello mondiale, lasci all’artista un guadagno di oltre 100 milioni di dollari.

Di certo questi non sono gli unici “famosi” ad avere un ruolo nel settore dei distillati, quindi proveremo a togliere qualche altra curiosità prossimamente… perché come disse Richard Burton:

“Faccio davvero fatica a pensare il nome di un uomo interessante che non beva.”

5 curiosità su whisky e personaggi famosi

  1. Winston Churchill

Si dice che Bessie Braddock, membro del parlamento britannico, rimproverò Churchill dicendo: “Winston, sei ubriaco, e quel che è peggio, sei sporco ubriaco“.

La risposta di Churchill che lasciò allibiti i più: “Bessie, mia cara, sei brutta , e quel che è peggio, disgustosamente orribile, ma domani sarò sobrio e tu sarai ancora più disgustosamente orribile.”

Winston Churchill amava molto il whisky, con una predilezione per il Johnnie Walker Black Label, ed una fonte dell’epoca affermò che:

c’è sempre un po’ di alcol nel suo sangue, e raggiunge il picco nel tardo pomeriggio dopo aver bevuto due o tre whisky

Picture Post/Hulton Archive, via Getty

2. Humphrey Bogart

La ricerca di una “miscela perfetta” che potesse alleviare il suo dolore e dare un significato agli avvenimenti della vita fu una delle sue priorità da amante del distillato scozzese. La sua marca preferita era il North Port.

Durante le riprese di “The African Queen” tutta la troupe cinematografica ebbe a che fare con una epidemia di colera. John Houston, regista, era suo amico e compagno di bicchiere al punto che, sostiene Katherine Hepburn, loro due furono gli unici a non ammalarsi.

Certo che no, pare che non toccassero mai acqua, solo whisky anche per lavarsi i denti.

LOS ANGELES – 1942: Humphrey Bogart and Dooley Wilson nel film ‘Casablanca’ (Photo: Michael Ochs Archives)

3. Ernest Hemingway

Famoso per romanzi come “Il vecchio e il mare”, “Per chi suona la campana” o “Addio alle armi”, probabilmente membro operativo del KGB negli anni ’40, grande appassionato di caccia e pesca, viene ricordato anche per una spruzzata di succo di limone nel suo whisky. Sembrerebbero sue le parole:

Bevo da quando avevo quindici anni e poche cose mi hanno dato più piacere. Quando lavori duro tutto il giorno con la testa e sai che devi lavorare il giorno dopo, cos’altro può cambiare le tue idee e farle funzionare su un piano diverso come il whisky?

4. Frank Sinatra

Il bourbon di Jack Daniels era il suo preferito, o così si può dedurre dai 14 bicchieri giornalieri che beveva in un rito quasi religioso e che gli valsero la creazione di una edizione di lusso chiamata Sinatra Select. E non era per nulla strano entrare nel suo camerino e vederlo “sintonizzare” la gola mentre ne beveva un sorso.

Gli piaceva a tal punto questo whisky americano che poeticamente e puntualmente, di concerto in concerto:

Gli piaceva imbalsamare se stesso in fiumi di anestesia ambrata

5. Sean Connery

Di sicuro uno degli attori di Hollywood più famosi, anche per l’interpretazione nel ruolo di James Bond, ricevette moltissimi contratti pubblicitari, uno dei quali era per Jim Beam Bourbon.

Tuttavia i suoi preferiti sono sempre stati i malti della sua terra natale, tanto che una volta, quando gli è stato chiesto del suo bell’aspetto, Sean Connery disse che era “senza dubbio dovuto al whisky scozzese”.

Le Donne del Whisky

“Come awa’ ben, I’m just baking.” (Entrate, sto cucinando)

Queste le parole attribuite ad Helen Cumming, matriarca che portò la famiglia dall’essere distillatori illegali fino a diventare pilastri dell’establishment, mentre apriva la porta agli agenti delle accise locali pronte alla verifica degli alambicchi illegali che sicuramente lei gestiva.

Si narra che quando questo succedeva nella Cardow Farm, successivamente rinominata Cardhu nel 1981, Helen era solita preparare un pasto ai funzionari delle gabelle e mentre loro si rifocillavano lei senza farsi notare issava una bandiera rossa dietro casa per avvisare i vicini dell’imminente controllo. 

Quando l’Excise Act del 1823 permise la distillazione legale furono proprio i Cummings ad acquistare una delle prime licenze. Mantenendo le qualità degli alambicchi e non volendo far seguito alla fase di forte espansione restarono una delle più piccole distillerie di Scozia guadagnandosi il rispetto dei competitors per la gran qualità del suo prodotto.

distillerie Cardhu in Scozia

Nel 1872 un’altra importante donna nella storia di Cardhu prese le redini della Farm e della distilleria, Elizabeth Cumming. Due decenni di innovazione tra cui la registazione del marchio e la costruzione di una nuova distilleria per stare al passo con la crescente domanda. I vecchi alambicchi furono venduti a William Grant che stava costruendo una sua distilleria chiamata Glenfiddich.

Nel 1886 fu proposto ad Elizabeth, da uno dei loro più grandi clienti, di vendere la distilleria. Il suo pensiero fu:

“Non potevo assolutamente nutrire un’idea del genere poiché non avrebbe reso giustizia alla mia famiglia”.

Tuttavia nel settembre 1893 accettò di vendere Cardow alla John Walker & Sons per £ 20.500, più 100 azioni della società per un valore di £ 5.000 ed un posto nel consiglio per suo figlio John, a cui sarebbe stato pagato un stipendio minimo annuo di £ 200.

Elizabeth Cummings morì un anno dopo la vendita che si rivelò una manovra fondamentale per la sopravvivenza della famiglia e della distilleria che si sarebbe trovata ad affrontare la recessione dovuta al “Pattison Crash” del 1898.

Grazie alla tenacia e lungimiranza delle donne Cumming oggi Cardhu si fregia di essere una delle più vecchie distillerie dello Speyside e di produrre un whisky single malt realizzato esclusivamente con malto d’orzo ed invecchiato minimo 12 anni in botti di rovere americano “ex bourbon”. 

Nel suo sapore leggero ma ben strutturato troviamo note aromatiche che lo rendono semplice ma non semplice in quanto regala sfumature delicate ma allo stesso tempo dolci e leggermente fruttate. Al naso ritroveremo miele, pere mature, erbe aromatiche, cacao ed un punto di fumo che lasceranno spazio, dopo essere passato in bocca, a note di pere e mele, miele, cioccolato e spezie dolci. Il finale racchiude  sentori di miele, biscotto, cereali tostati e cioccolato leggero.

Ava Gadner e Frank Sinatra

Ad Ava Gadner la chiusura di questa pagina con le sue parole:

“Voglio vivere fino a 150 anni, e il giorno in cui muoio voglio avere una sigaretta in una mano e un bicchiere di whisky nell’altra.”






(in copertina Errol Flynn and Beverly Aadland, 5th May 1959)

Agüita…quando bar e cucina si sposano.

Nel sud dell’isola di Tenerife, meta di turismo internazionale, troviamo l’Hotel GF Gran Costa Adeje che rispecchia pienamente lo spirito dell’isola e ne valorizza la bellezza. Al suo interno troviamo Agüita Food & Drinks che offre ai suoi clienti un viaggio gastronomico guidato dallo Chef Lázaro ed accompagnato dai migliori cocktail d’autore direttamente dalla mano del Bar Manager David Arrebola.

David Arrebola, Presidente dell’Associazione Bartender di Tenerife, presenta l’evento che ha avuto luogo il 18 Marzo 2022:

“In collaborazione con i prodotti di Excelsia Canaria abbiamo voluto creare un abbinamento con piatti dolci e salati. Combinazioni che vanno di pari passo con i grandi distillati della vicina isola de La Palma”

Con queste forti fondamenta non potevamo aspettarci nulla di differente del successo strepitoso di questa esperienza sensoriale legata ai prodotti autoctoni delle Isole Canarie e che spiega perfettamente lo slogan del ristorante in pieno mood canario “No decimos WOW, decimos… AGÜITA” (non diciamo WOW, diciamo… AGÜITA).

Una scelta troppo difficile quella tra i 4 abbinamenti, tanto complicata da non lasciare scampo ed in modo molto piacevole obbligare a non scegliere… se viaggio deve essere, viaggio sia!

Green Petal è il cocktail con base Gin, Duality London Dry, sapientemente miscelato a succo di limone, succo d’ananas, fiore di sambuco, menta e cava. L’unione ad una poke bowl di salmone teriyaki il perfetto modo di apprezzarne tutta l’eleganza.

Canary Julep, tanto semplice quanto completo grazie al profilo aromatico del whisky Drago Belnded, invecchiato 5 anni in botti nuove di rovere europeo, unito al succo di limone ed all’iniziale stimolazione della parte olfattiva data dal garnish di menta. Un mini hamburger di pulled pork affumicato il giusto compagno per il nostro drink che non sovrasta ma nemmeno passa in secondo piano, cammina giustamente al suo fianco.

Abel Lopez – brand Ambassador di Excelsia Canaria

Il salato lascia spazio ora al dolce ed alle note di frutti rossi di Duality Love Gin, in combinazione con fiori di ciliegio, succo di limone, amaretto, succo di frutti rossi ed un tocco di tonica Royal Bliss Berry. Se si potesse mettere questa caramella liquida davanti ad uno specchio virtuale che lo rendesse solido, beh troveremmo esattamente la torta di formaggio e frutti rossi che è stata proposta dalla cucina. Ecco come si presentava Spring Sour.

E “the last but not the least” Merienda Palmera porta in campo il platano ed il gofio, due simboli delle Isole Canarie, che con il succo di limone si mescolano in maniera rotonda al whisky Drago Single Grain, 7 anni in barrique di rovere iberico per un prodotto elegante e morbido. La cima di un rametto di menta spunta da un vaso bianco, sembra crescere nel dolce di banana, frutto della passione e gofio che letteralmente esplode in bocca. Verrebbe da dire “Si. Lo voglio

Secondo la mitologia greca le Islas Afortunadas (Isole Fortunate) erano il luogo dove le anime virtuose potevano godere di un riposo perfetto, ed a quelle isole è stata attribuita una reale ubicazione in quell’insieme di arcipelaghi chiamato Macaronesia. Tenerife è proprio una di esse ed è terra natale di idee innovative come Agüita e di prodotti eccellenti strettamente legati alle sue origini.

In chiusura diamo voce al premio Oscar tutto italiano Roberto Benigni ed alla sua pertinente osservazione:

Sono un astemio quasi pentito, un giorno o l’altro smetto di non bere.

Come “assaggiare” il whisky. – Il dilemma del prigioniero.

Come il dilemma del prigioniero dimostra l’inefficienza delle scelte individuali in particolari situazioni di gioco, cosi partiamo dal presupposto che non esiste un modo giusto o sbagliato per bere il whisky e che di per sè parlare di whisky è molto vago perchè si spazia dai torbati scozzesi alle sensazioni legnose dei bourbon del Kentucky, dai profumi floreali dei giapponesi agli speziati Rye canadesi e senza dimenticare la preferenza tra single malt o blended.

Detto questo l’avventura inizia come per molte esperienze legate al food & beverage dall’aspetto visivo, primo ad essere percepito. Troveremo nei colori più chiari profumi pungenti e, come si dice in gergo, verdi. Nel virare ai toni più scuri diventerà percepibile l’assorbimento tanninico e l’ossidazione del distillato.

Ma la domanda che sicuramente accomuna tutti è “Come si beve?”.
Per la risposta ci affidiamo ad un proverbio scozzese che giustamente ci ricorda:

Non bere whisky con l’acqua e non bere l’acqua senza whisky.

La SCELTA DEL BICCHIERE riveste un ruolo importante per poter apprezzare soprattutto gli aromi, e teniamo conto che un appassionato ed amante di whisky dovrà avere una piccola collezione di bicchieri che sicuramente includerà: 

Tumbler: corto e dal fondo pesante, dove gli aromi si dissipano rapidamente e quindi non consigliato per prodotti di alta qualità.

Glencairn: dalla base massiccia, che senza stelo prenderà forma di tulipano per favorire la salita dei profumi.

Snifter: con forma di tulipano, dalla base larga e corta, ed un’apertura conica. Ricorda una versione più piccola dei ballon da cognac e viene utilizzato da alcuni bartender per offrire combinati.

Cradle Glass: disegnato dopo molti studi si presenta con una base larga, pesante e rotonda che lo rende ideale per l’appoggio nel palmo della mano. L’idea non è scaldare il whisky ma che il calore della mano unita al movimento arieggi la bevanda e ne permetta l’esplosione degli aromi.

Norlan: il doppio cristallo, separato da una camera d’aria, ed il disegno interno che ricorda il Glencairn garantiscono un corretto passaggio dell’aria nella bevanda potenziandone gli aromi e mantenedo la temperatura.

Una volta compiuta questa ardua scelta, diventa essenziale onorarla  passando al “naso”. Annusiamolo per un paio di secondi tenedo la bocca aperta. Allontaniamolo e proviamo ad alternare le due narici senza fermarvi in maniera da percepire la maggior parte dei profumi senza creare assuefazione.

È dunque arrivato il momento tabù per molti, l’aggiunta dell’acqua. In questa prima fase non sarà cosi impattante dato che si richiede solo una goccia d’acqua al fine di aprire il distillato in tutte le sue sfaccettature. Questa tecnica è chiamata “final touch” ed è stata studiata anche da due biochimici dell’Università di Kalmar in Svezia che ci spiegano come “l’aggiunta di poche gocce di acqua aiuta il guaiacolo, intrappolato tra le molecole liquide, a risalire in superficie nella stratificazione aria-liquido, favorendo l’espansione delle note olfattive di tabacco, di cuoio, di affumicato, di miele amaro e di dolce legno tostato, quindi rendendo più armoniosamente complesso il profumo e il gusto.”

Raccomandazione d’obbligo sarebbe di effettuare questo procedimento solo negli Scotch Whisky, ricchi in guaiacolo rispetto a irlandesi ed americani.

Nel passaggio in bocca proviamo a trattenerlo per una decina di secondi tra palato e lingua per abituare le papille gustative a questa “aggressione” di sapori che si tramuterà in un esperienza al secondo sorso. Ora una volta deglutito facciamolo seguire da un respiro profondo che aiuterà il retro-nasale a definire il distillato in tutti i suoi profumi. Ricordiamoci di resettare il palato bevendo un sorso di acqua, possibilmente fredda, tra un sorso e l’altro. 

L’”aftertaste” o finale della degustazione sarà un momento privato dove il degustatore custodirà al palato alcuni degli aromi che lo legano a ricordi ed esperienze vissute. Non ci sarà una bevuta uguale all’altra, non esiste giusto o sbagliato in questo momento.

E proprio come al termine di un cammino nell’analisi finale del bicchiere vuoto potrete apprezzare l’impronta lasciata che sarà leggera nel caso dei whisky più giovani e marcatamente intensa negli invecchiati.

Infine ad alcool evaporato potremo apprezzare l’essenza secca del nostro distillato.

Festa del papà… e chi fu il padre del Whisky?

Certo non ci aspettavamo fosse di altra nazionalità che scozzese il frate al quale viene attribuita la creazione del primo whisky, che nella storia vede la sua prima registrazione datata 1 giugno 1494 nei “Exchequer Rolls” emessi per ordine di re Giacomo IV di Scozia. In questo documento si parlava di una partita di malto utilizzata per fabbricare delle bottiglie contenenti “Aqua vitae”.

“A Fra John Cor, per ordine del re, per fabbricare aqua vitae VIII capsule di malto.”
Exchequer Rolls 1494–95, Vol x, p. 487

Ma chi era questo monaco passato alla storia grazie a questo distillato?

Il suo nome era John Cor, tirocinante al tempo, che serviva nell’abbazia di Lindores nella città di Newburgh… ovviamente in Scozia. La sua scoperta, oltre che come bevanda, fu inizialmente utilizzata per scopi medici quali la guarigione di ferite e la sedazione di dolori e solo dopo la prima riforma di Enrico VIII nel 1536 i monaci furono obbligati a condividere la loro formula con altri titoli quali barbieri e chirurghi.

A tutt’oggi viene commercializzato in Spagna un marchio di whisky con il nome del monaco, John Cor, nonostante le difficoltà incontrate per poter utilizzare il suo nome. Infatti, la Scotch Whisky Association ha citato in giudizio il produttore poiché, secondo loro, il nome della bottiglia e altri elementi inducevano a pensare che il whisky fosse realizzato in Scozia. La domanda è stata respinta in quanto (con nostro grande rammarico), la maggior parte della gente non sa che John Cor è l’«inventore del whisky» e quindi non poteva dar luogo a fraintendimenti.

il John Cor è un blend senza età che in calice ha un colore oro pallido. Al naso molto floreale dove l’alcool è molto evidente e si possono trovare note di miele e legno. Un corpo leggero con note piccanti molto intense. Si può percepire il caramello e delle note floreali di distillato puro. La sua caratteristica distintiva e predominate… per gli appassionati solo “il nome”.

Restando in tema “paternità” per quanto riguarda le origini della parola inglese “whisky” in gaelico si chiamava “uisce beata”, traduzione letterale, a sua volta, del latino, “aqua vitae”… e come ricorda un detto irlandese:

“Per tutto ciò che il whisky non può curare, non esiste una cura.”

Il Whisky sul set, 5 film dove è protagonista

Non avrei mai dovuto passare dallo Scotch al Martini
(Humphrey Bogart, 14 gennaio 1957, ultime parole prima di morire)

La lista delle presenze sulle scene del distillato di malto piú amato dagli attori e dagli spettatori di tutti i tempi potrebbe tenerci incollati allo schermo per lungo tempo. Per questo motivo abbiamo scelto alcuni titoli non per la loro importanza cinematografica ma per portare all’orecchio di tutti gli appassionati qualche nome noto e qualcun altro meno conosciuto.

Daniel Craig interpreta James Bond in Skyfall

Skyfall (2012)

La particolaritá, oltre al prestigio di questa bottiglia, è che il Macallan 1962, fu distillato proprio lo stesso anno dell’uscita del primo film sull’agente 007. Quella stessa bottiglia fu firmata da Daniel Craig, nelle vesti di James Bond, e subastata per beneficenza.

Il sapore di questo whisky è incredibilmente complesso, con una profonda sfumatura color mogano e un’elegante armonia di aromi e sapori concentrati diversi, con un sentore speziato proveniente dal legno della botte e un lieve aroma di vaniglia, ma anche nocciola, cannella, e molto altro ancora.

Jack Torrance a “colloquio” col barban

Shining (1980)

Jack Torrance, interpretato dal grande Jack Nicolson diretto da Kubrick, beve una spettrale coppa di Jack Daniels nella scena del bar dove in realtà ha chiesto un Burbon. Il figlio di Jack nel film si chiama… si, proprio Daniel.

Dal colore ed aroma molto intensi, un sapore di cereali tostati ben marcato ed un fondo di vaniglia e caramello, come ci si aspetterebbe da un Tennesse che riposa per 2 o 4 anni in botti di rovere bianco tostata al suo interno avrà un livello di “bruciato” differente che attribuirà sapori ed aromi distinti ad ogni whisky.

Breaking Bad (2008-2013)

Nella serie acclamata dalla critica soprattutto per la sceneggiatura, la regia e le interpretazioni degli attori principali, il protagonista Walter White (Bryan Cranston) predilige un whisky Scozzese poco conosciuto al di fuori degli USA, il Dimpel Pinch.

Nato nel 1890 come apice della ricerca di un blend della marca esiste solo nella versione 15 anni affinato in botti americane di quercia bianca. Pepato al naso, morbido ed elastico ma con una struttura decisamente solida.

Lord Charlie Mortdecai, un “mercante d’arte” e truffatore

Mortdecai (2015)

Sicuramente non ricordiamo scena nella quale l’eccentrico protagonista, interpretato da Johnny Depp, appaia senza un drink. Ma indubbiamente la piú interessante del film è quella del risveglio nell’Hotel The Standard dove sul comodino troviamo una bottiglia di Lagavulin 16.

Un single malt scozzese invecchiato in botti di quercia e dall’inconfondibile sapore di fumo di torba del sud dell’isola, iodato e salino, con una dolcezza ricca e profonda. Ricordi di frutta secca e passa con un fondo quasi piccante.

Il Whisky, uno degli attori principali della serie.

Peaky Blinders (2013-2022)

Nella serie televisiva britannica ambientata nella Birmingahmil del dopoguerra, il protagonista Thomas Shelby (Cillian Murphy) afferma che: “Il whisky è un metodo di prova: ti dice chi è autentico e chi no.” offrendo e bevendo un Old Bushmills, attuale Bushmills 10years old.

Immaginiamolo come la porta di accesso ai più grandi single malt del mondo. Dalle botti di sherry e bourbon prende gli aromi di miele e vaniglia oltre al sentore di cioccolato bianco. Tanto complesso quanto accessibile.

Il saluto a questo viaggio nel mondo del cinema attraverso bottiglie e bicchieri di pregio lo facciamo dare da  Lt. Archie Hicox (Michael Fassbender)  che in Bastardi senza Gloria (2009) dice giustamente:

C’è un posto speciale all’inferno riservato alle persone che sprecano un buon scotch…”

Hibiki di Suntory, il whisky di Lost in Translation

Hibiki di Suntory, il whisky di Lost in Translation

Lanciato nel 1989, dopo 90 anni dalla realizzazione del sogno di Shinjiro Torii, questo blended celebra l’arte della miscelazione, dell’artigianato e l’evocazione del lusso della casa Suntory.

Nasce cosi Hibiki, che significa “risonanza”, un whisky seducente ed enigmatico frutto della meticolosa combinazione di malto e grano fine di tre distillerie della marca maturati in cinque tipi differenti di botti di rovere. Per arrivare a questa selezione i due maestri Saji e Inatomi provarono whisky di malto invecchiati in piú di un milione di botti di Suntory, trovando cosí il sapore ricercato nella mescola di trenta whisky distinti.

I migliori artigiani giapponesi non aggiungono e non tolgono, solo valorizzano la bellezza e lo spirito che vive in ogni ingrediente”.

Questa la filosofia volta ad integrare la natura con la cultura giapponese che ha permesso a questo blended di diventare non solo il whisky piu premiato del Giappone ma addirittura di distinguersi nel panorama mondiale.

Queste premesse hanno portato alla creazione di una scala completa, kanzen, di sapori ed aromi presenti nei
5 prodotti della gamma.

Japanese Harmony” esattamente quello che ci si aspetta dal suo nome. Dal colore ambrato, luminoso e delicato, rivela una complessità che regala un finale sottile e duraturo. Il passaggio in barrique di Mizunara (quercia Giapponese) accentua in maniera speziata le note di miele, cioccolato bianco e fiore di Azahar (arancia). Carattere riconoscibile dagli habitué del whisky scozzese. I profumi sono quelli di rosa, lichi, un tocco di rosmarino, legno e sandalo.

Japanese Harmony Master’s Select” l’edizione limitata ed esclusiva. Le botti di barrique di Sherry di Yamazaki caratterizzano il suo fondo persistente dolce e acido, con marcate note di legno. Al palato si armonizzano arancia e cioccolato nero, e non ultimo un leggero punto amaro. Al naso la prugna sciroppata e la rosa sono legate da una dolcezza legnosa.

17 anni” immortalato nel 2003 in “Lost in translation” di Sofia Coppola, indubbiamente il prodotto elegante ed equilibrato della casa. I profumi di pesca, albicocca e melone rincorrono la rosa e la foglia di limone. In bocca si distinguono caramello, ciliegia e vaniglia che fanno parte del finale fruttato e dolce. 

21 anni” nel suo colore bronzato si rispecchiano la tranquillità e l’estrema eleganza. Le essenze di frutta secca, banana matura e mora si trasformano in un’aroma di incenso che amalgama il sandalo, l’albicocca ed il mizunara.

30 anni” nobiltà e conoscenza. Il colore profondamente ambrato si ritrova perfettamente al naso con le profanazioni di cuoio, uva e prugna passa e castagne. Zucchero di canna, fico secco, cedro e pane speziato coinvolgono il palato per lasciare un ricco e duraturo finale di cannella e mizunara.

scena dal film “Lost in Translation” di Sofia Coppola

I dettagli, importanti e ben valorizzzati, rispecchiano la cultura Giapponese che é di per sè sinonimo di disciplina e perfezione in tutto quello che si fa. La sensibilitá all’arte e la ricerca dell’eleganza si identificano in alcuni aspetti distintivi del marchio come le 24 facce di cui si compone la bottiglia decantatrice che simboleggiano le 24 stagioni dell’antico calendario lunare giapponese, l’etichetta fabbricata rigorosamente a mano con estrema attenzione al dettaglio ed il collo della bottiglia dal tono rosso scuro, porpora, il colore più nobile in Giappone.

Curioso ma di certo non inaspettato che dopo solo un secolo dall’inizio della produzione di Whisky oggi il Giappone si trovi al terzo posto tra i produttori di Whisky del mondo, dopo Scozia e USA.

Nonostante questo impegnativo risultato l’animo giapponese resta costantemente alla ricerca della pace interiore e colmo di amore per la natura ha portato alla costruzione delle piú importanti distillerie in zone sommerse dal verde. Non a caso una delle perle di produzione della Suntory é proprio quella di Hakushu, fondata mezzo secolo dopo la principale di Yamazaki, e costruita a 700mt sul livello del mare nel mezzo di una meravigliosa area boschiva.

In queste condizioni l’aria piú leggera e fresca favorisce l’abbassamento della temperatura d’ebollizione rendendo i sapori ed i profumi piú raffinati e floreali. Questo perché le molecole piú delicate non vengono bruciate.
Difficile rimanere delusi da whisky che uniscono la miglior tecnica Scozzese alla ricerca della perfezione giapponesi.