Chan-Hyo Bae scardina ogni convenzione sociale con “Sartor Resartus”

Si chiama Sartor Resartus la prima mostra del fotografo sud coreano Chan-Hyo Bae allestita al Visionarea Art Space di Roma e curata da Antonio Calbi, direttore del Teatro di Roma, critico e studioso delle arti sceniche. Un’esposizione, aperta al pubblico fino al 20 novembre, che si inserisce nel progetto voluto dall’artista Matteo Basilé  che è teso a valorizzare il luogo dell’Auditorium della Conciliazione nel rispetto della sua vocazione ma ampliandone le potenzialità espressive andando alla ricerca di quella umanità meno visibile.

 

Existing in Costum Rapunzel_ 230x180Cm_C-Print_2009

 

Con questo spirito nasce la mostra fotografica di Chan-Hyo Bae, incentrata sull’identità, un luogo i cui confini il più delle volte dobbiamo ancora addomesticare, senza prendersi troppo sul serio. L’artista e autore, immigrato a Londra, si traveste da donna con costumi d’epoca di un’aristocrazia del XIII/XIX secolo inglese scuotendo ad uno ad uno tutti i sacri templi: del potere, della razza, della nascita e della distinzione sociale. Il suo è un percorso a metà tra il sogno e la fiaba con un effetto dirompente e straniante: quando l’artista (uomo, orientale e contemporaneo) si traveste da icone (donne, occidentali e del secolo scorso) della monarchia inglese, di fatto scardina – tra il serio ed il faceto – i ruoli codificati delle convenzioni sociali, dell’identità di genere e della detenzione del potere cui siamo avvezzi.

 

Existing in Costume Anne Boleyn C-Print_230x180Cm_2012

 

La bellezza non domata diventa un patchwork di citazioni “rattoppate”, appunto come il fantastico sarto di Carlyle, che assegna il nome a questa mostra. Un lavoro estetico ed ironico che nasconde profondità e tematiche forti, sussurrate e nascoste dietro il trucco dei perfetti set che l’artista ricrea per i suoi scatti.