La Risurrezione di Cristo di Piero della Francesca

Il celebre affresco, miracolosamente scampato ai drammatici eventi della seconda guerra mondiale, è custodito nel Museo Civico di Sansepolcro (AR).

Al di là di un’immaginaria apertura, Gesù si erge sul sepolcro ridestandosi alla vita, mentre quattro soldati romani giacciono vinti dal sonno.

La figura del Risorto è solenne e divide in due parti il paesaggio. Quello a sinistra, infatti, è invernale e arido; quello a destra, primaverile e rigoglioso: è il segno che il passaggio di Cristo dalla morte alla vita coinvolge l’intera natura.

È evidente il contrasto tra la parte inferiore e terrena dei soldati e quella superiore della divinità, che sempre vigila.


La Risurrezione di Cristo di Piero della Francesca


La costruzione geometrica della composizione rende i personaggi quasi astratti e immutabili, come dei tipi definitivamente caratterizzati. A questo effetto contribuisce la costruzione «atletica» della figura di Cristo, ben eretta e modellata anatomicamente come una statua antica, con un ginocchio appoggiato sul bordo, a sottolinearne l’uscita dal sarcofago, e la mano destra che regge il vessillo crociato, emblema del suo trionfo. Egli viene consapevolmente dipinto al di fuori delle regole prospettiche che imporrebbero una veduta dal basso, come avviene per le teste dei soldati. Cristo appare così sottratto alle leggi terrene dello spazio e del tempo per essere eternamente presente.


La linea dell’orizzonte mette in risalto la spalle e la testa di Cristo. Il cielo sullo sfondo è sfumato, perché l’artista pone l’evento della risurrezione all’alba. Questo particolare va compreso in senso cronologico, ma, soprattutto, in senso simbolico: è l’alba di un mondo nuovo che sta sorgendo davanti agli occhi degli osservatori.

Gesù emerge dal sepolcro scoperchiato senza staccarsi da terra, in modo naturale sebbene trionfante, perché non più in balia della morte ma tornato alla vita.