“We need colours to survive this world”, la mostra di Monica Silva a Venezia 
 Quando i colori diventano salvezza
“We need colours to survive this world” – abbiamo bisogno dei colori per salvarci in questo mondo. Non è solo il titolo della mostra che la Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani di Venezia ospita dal 16 ottobre al 9 novembre, ma il manifesto esistenziale di Monica Silva, fotografa italo-brasiliana che ha fatto del colore la sua lingua madre e della fotografia uno strumento di riscatto.
Nata a San Paolo con radici nella tribù Guaraní, Monica arriva in Italia oltre trent’anni fa portando con sé un bagaglio di sogni impossibili. «Provengo da una famiglia povera, dove studiare sembrava impossibile», racconta. Ma è proprio l’arte a salvarla: prima modella, poi conduttrice e assistente alla regia, scopre la fotografia a Londra nel 1986 e non la abbandona più.
Il colore come terapia
I colori di Monica Silva non sono mai innocui: rassicurano e spaventano, esplodono in tonalità vivide e si confrontano costantemente con l’ombra, il buio, la morte. È un’eredità caravaggesca riletta in chiave pop, scoperta a Napoli e poi reinterpretata nel progetto “Lux et Filum” del 2014. «Ho voluto lasciare spazio a quel margine interpretativo che non esplicita tutto», spiega l’artista, che nei suoi scatti gioca continuamente con il contrasto tra luce e tenebra, presenza e assenza, vita e morte.
La fotografia diventa per lei strumento terapeutico già nel 2003, quando inizia a realizzare autoritratti – “selfie” ante litteram – per ritrovare se stessa in un momento di crisi. «Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo. Quei racconti per immagini mi hanno dato la possibilità di capire me stessa».

L’angelo che diventa pop
Il fulcro della mostra veneziana è “Gabriel Angel’s White Light“, evoluzione di un progetto nato nel 2022 con l’artista Valerio Fausti. Un angelo ligneo trecentesco viene trasformato in un trittico pop con i colori RGB, avvolto in luci led e retroilluminato: nello spettro luminoso, accompagnato da installazioni sonore, diventa luce bianca pura. «Come una farfalla che rompe il bozzolo», l’angelo abbandona la sua sacralità per abbracciare una nuova identità libera.


Accanto a questo, la mostra presenta circa 25 opere tra fotografie celebri e inediti: ritratti di icone del cinema come Brad Pitt, Tilda Swinton, George Clooney e Willem Dafoe, ma anche volti comuni, filosofi, dirigenti e persone della strada. Tra le immagini più iconiche, “Banana Golden Pop Art” – omaggio a Warhol che racconta la fugacità del tempo e la bellezza nascosta – e il ritratto di Gillo Dorfles, premiato alla Biennale di Venezia 2011.


Dai lavori per Corriere della Sera, Vogue, Vanity Fair e Le Figaro ai progetti “Sacro e Profano” (2019) e “Absence” (2022), Monica Silva costruisce un universo visivo dove ogni colore è una storia, ogni ombra un interrogativo. «L’arte mi ha salvato la vita», ammette. E attraverso i suoi colori forti, le sue luci accecanti e le sue ombre profonde, continua a salvare anche chi guarda.
(foto concesse dall’ufficio stampa) 

 
			

