AMERICAN VINTAGE A PITTI UOMO 97

AMERICAN VINTAGE A PITTI UOMO 97

IL BRAND FRANCESE RICONFERMA LA SUA PRESENZA A FIRENZE DOPO L’OPENING A TORINO

Sempre più forte il legame che unisce American Vintage all’Italia: la maison guidata da Michaël Azoulay, che nel corso degli ultimi anni ha aperto tre store monobrand sul territorio italiano, conferma ancora una volta la sua partecipazione a Pitti Uomo 97, a Firenze dal 7 al 10 gennaio.

Già presente a Roma, Firenze, Bologna e Verona, lo scorso settembre American Vintage ha inaugurato a Torino il suo quinto store in Italia. Un passaggio che si inserisce all’interno di una più ampia strategia di crescita e che vede nel Bel Paese un importante mercato di riferimento. In occasione della kermesse fiorentina il brand presenterà le sue collezioni divenute sinonimo di easywear comfy-chic a livello internazionale.

La maison francese ha selezionato infatti i migliori tessuti naturali per realizzare look che non solo sono belli da guardare ma che prima di tutto sono piacevoli da sentire sulla pelle e confortevoli da indossare. Il cotone Pima, la più bella varietà di cotone del mondo, si declina su capispalla morbidi dai colori caldi. Filati originari dall’Italia, resistenti e al contempo morbidi, donano comfort ai maglioni, ai cardigan abbottonati e ad altri look naturalmente cocoon. Etica e responsabile è inoltre la produzione dei look ultra-denim – realizzati garantendo il minor utilizzo di acqua possibile secondo standard internazionali – comodi ed eco-friendly!

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Il look maschile firmato dalla maison francese si riconferma per la vestibilità confortevole, leggermente over, per la palette ricca di cromie, dalle più neutre alle più accese, e naturalmente per l’utilizzo di materie prime di altissima qualità.

Nato in Francia nel 2005 dall’intuito di Michaël Azoulay, il brand di abbigliamento American Vintage rappresenta una case history di successo legata alla reinterpretazione in chiave creativa e metropolitana di un capo passepartout del guardaroba casual, la t-shirt, declinata in fibre naturali e assurta ben presto a sinonimo di semplicità, bellezza e vestibilità impeccabile. Questa label ha ormai assunto confini global. L’azienda è cresciuta a ritmi esponenziali negli ultimi 10 anni: il suo giro d’affari, partendo da 1.6 milioni di Euro del 2005 ha raggiunto 84 milioni nel 2016, di cui circa la metà generata dallo sviluppo della rete retail.

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Attualmente la piattaforma dei monomarca a insegna American Vintage annovera 85 boutique e 37 corner, di cui 53 negozi e 32 corner dedicati solo in Francia e all’estero una presenza fra gli altri in Belgio, Spagna, Israele e Hong Kong. D’altro lato il canale wholesale si basa su una rete capillare di punti vendita selezionati che in Francia ammontano a 450.

La nuova campagna Bally SS20

Bally SS20 Advertising Campaign

La collezione Primavera/Estate 2020 di Bally esplora la continua interazione tra moda e ambiente.
Qui la qualità incontra le linee pulite, creando un senso di comfort ed eleganza, mentre la palette cromatica, ispirata al mondo naturale, richiama l’alba e il tramonto con innovativi trattamenti dégradé.
Riferimenti inaspettati alla pop art e grafiche tratte dagli archivi vengono riproposti in una nuova veste, rendendo omaggio alla storia di Bally.
L’eccellenza artigianale si esprime attraverso la sapiente creazione di calzature, accessori e capispalla, che ribadiscono la maestria della maison nella lavorazione della pelle.
Nella campagna, la fotografa Zoë Ghertner immortala i modelli Conie Vallese e Clément Chabernaud nello scenario incontaminato delle Alpi svizzere, con lo styling di Francesca Burns.
Lo story-telling della Collezione P/E 2020 si arricchisce ulteriormente con gli scatti prodotto di Joaquin Laguinge e il video promozionale del regista Errol Rainey, sottolineando la supremazia dello stile senza tempo.

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Photographer: Zoë Ghertner
Styling: Francesca Burns
Models: Conie Vallese and Clément Chabernaud

Geppi Cucciari in “Perfetta”

Da pochi mesi ci ha lasciati Mattia Torre, drammaturgo romano, famoso per molteplici produzioni teatrali e televisive. Ricordiamo con particolare affetto il grande successo di Boris.

Geppi Cucciari approda a teatro con “Perfetta”, un monologo scritto dallo sceneggiatore da poco scomparso. Lo spettacolo, oltre ad essere un’importante omaggio a questa triste perdita, vuole essere una dedica al complesso e affascinante mondo femminile.

“Alla  donna si chiede un doppio sforzo, quello di agire con un’energia maschile e poi ritrovare quella femminile per essere sé stessa e dare spazio alla sua natura”.

Un monologo che ripercorre il mese di vita di una donna, scadenzato dalle quattro fasi del ciclo femminile. La visione di una giornata tipo, vista dagli occhi di una moglie, mamma e impiegata costretta ad affrontare i piccoli drammi di una vita ordinaria, vissuti in maniera più o meno disordinata a causa dell’alternasi del ciclo.

Geppi Cucciari interpreta magistralmente il ruolo di una donna in preda a sentimenti drammatici e al contempo esilaranti, ripercorrendo i diversi stati d’animo vissuti tra lavoro, famiglia e rapporti umani. Affronta così il tabù del ciclo mestruale, argomento che trova impreparato gran parte del pubblico maschile.

Quattro giornate identiche, eppure diverse tra loro, vengono raccontate dalla bravura e dalla pungente ironia dell’attrice sarda. Critica sferrata verso il mondo maschile e sincera autoironia femminile sono gli elementi chiave di uno spettacolo che tra risate e momenti di riflessione, conducono lo spettatore lungo scenari comuni che tutti, in maniera diretta e non, viviamo.

Il titolo di quest’opera diventa, infine, l’accettazione di una realtà che affrontiamo in maniera personale, unica e spesso altalenante. La constatazione di non perfezione, ci conduce verso la consapevolezza di essere perfetti così come siamo.

 

Geppi Cucciari

TOURNEE

Gennaio 2020

dal 10 al 12 – Roma, Teatro Brancaccio

15 – Modena, Teatro Storci

16 – Faenza (RA), Teatro Masini

17 – Cascina (PI), La Città del Teatro

22 – Asti (AT), Teatro Alfieri

23 – Savigliano (CN), Teatro Milanollo

24 – Varese, Openjobmetis

27 – Napoli, Teatro Diana

Febbraio

dal 6 al 9 – Bari, Teatro Piccinni

12 – Barletta, Teatro Curci

13 – Brindisi, Nuovo Teatro Comunale Giuseppe Verdi

14 – Taranto, Teatro Orfeo

M.T.S.Z. omaggia “The Nanny”, la tata che tutti vorrebbero avere!

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Nichilisti, profondamente anticonformisti, scettici per definizione e cinici, la generazione X ingloba tutti quei ragazzi degli anni ’90, anni della musica grunge e dell’esplosione di MTV.

E’ una cultura esposta e vulnerabile, tendenzialmente atea, tendenzialmente anarchica, in cui la moda ha avuto un ruolo fondamentale ed un cambio drastico, rimasto scolpito nella cultura fashion e che, periodicamente, torna a far parte delle tendenze.

Sono gli anni della leggendaria sit-com statunitense vincitrice del premio agli Emmy Awards come miglior design dei costumi: “The Nanny”.

Chi non ha amato la strampalata protagonista? Bizzarra per carattere e nello stile, “The Nanny” è rimasta nell’immaginario collettivo, che spingeva tutta la famiglia sul divano, ipnotizzati davanti alla tv a tifare per lei.

Eccentrica, chiacchierona, pasticciona ed eternamente alla ricerca dell’amore, The Nanny degli anni ’90 viene omaggiata da MTSZ con i mini abiti attillati in fucsia acceso, illuminati sul décolleté da una cascata di swarovski; in versione black con paillettes per la sera.

Attillati a smisuratamente corti, gli abiti MTSZ urlano al remake, perchè The Nanny manca, per simpatia e per quell’autenticità così vera ed onesta, che giocare ad essere lei sarà un vero divertimento.

Via libera alle stampe più insolite, ruches animalier ad adornare i colli, blazer-abito con maxi spallina e revers in raso colorato, collant dai colori vistosi e minigonne guaina che si alzano ad ogni ondeggiar di fianchi.

E’ una collezione young, fresca, ispirata al panorama “street” ma dai dettagli ultra femminili, come gli abiti con pietre con castone, strass, cristalli, passamaneria e dai sofisticati tessuti luminosi come il raso di seta lucido, i laminati, e le stampe glitterate su denim.

MSTZ propone un total look sia per uomo che per donna, che vede come capo-icona l’animalier stampa dalmata. Vedrete, diventerà il nuovo tormentone di stagione!

Teaology e i nuovi prodotti amici della pelle

TEAOLOGY E I NUOVI PRODOTTI AMICI DELLA PELLE

Eau de toilette Matcha Lemon

Fresco come il vento che porta le noti della primavera, l’Eau De Toilette Matcha Lemon è perfetto per chi ama le note agrumate e i profumi leggeri.
Il tè matcha giapponese si sposa con il limone italiano, oriente e occidente si fondono con equilibrio con sottofondi vegetali, sottotoni muschiati e accordi fioriti.

Eau De Toilette Matcha Lemon di Teaology è perfetta come acqua corpo che lascia una sensazione di freschezza per tutto il giorno, le note finali sono legnose e di muschio; consigliata anche come fragranza dopo una doccia pre-riposo, porterai nel tuo sonno una sensazione piacevole di pulito e freschezza.



Matcha Fresh Cream

Lista verde per la Matcha Fresh Cream, una crema-gel multiuso che ha il dono di assorbirsi rapidamente pur agendo in profondità, idratando sotto più livelli della pelle e preservando il film idrolipidico cutaneo fino a 72 ore.

La sua formula è fresca ed è adatta a tutti i tipi di pelle, contiene acido ialuronico che regala elasticità e morbidezza grazie alla sua capacità di trattenere acqua; estratto di tè verde con azione antiossidante e protezione dagli agenti esterni; estratto di açai che aumenta la luminosità e ha un’azione anti-aging, estratto di zenzero, stimolante della circolazione periferica, estratto di ribes nero, astringente e anti radicali liberi. Insomma un concentrato naturale rimpolpante e protettivo, ideale per chi vive in città e deve proteggere il viso dallo stress ambientale.

Consiglio: in estate, per aumentare la sua efficacia fresca e rimpolpante, mettere la crema in frigorifero qualche minuto prima dell’applicazione. Non potrete più farne a meno!



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Matcha Fresh Cream


Black Matcha

Particolarmente adatto per le pelli impure, il Black Matcha è un gel micellare da usare come detergente viso per una pulizia profonda. Contiene Infuso di Te’ Matcha e Perle di Carbone Attivo, si utilizza per la rimuovere impurità e trucco sulla pelle umida, massaggiando delicatamente il viso e lasciando che le piccole perline di carbone si sciolgano assorbendo così il sebo in eccesso e uniformando l’incarnato. E’ molto delicato quindi si può utilizzare tutti i giorni, mattina e sera; per chi ama una pulizia più strong, il gel può essere utilizzato come maschera da lasciare in posa pochi minuti per poi risciacquare. Non secca la pelle.

Azione: purificante, esfoliante, antinquinamento.

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Black Matcha


Tea Glow

Un prodotto di cui avrete voglia di farne una scorta per anni, il prodotto must have per chi ancora non aveva trovato la soluzione alla riduzione dei punti neri: il Tea Glow! Una lozione con infuso di tè verde e acido salicilico che riduce le terribili imperfezioni dei pori dilatati, combatte il sebo in eccesso, esfolia con carattere.

Il betaidrossiacido (BHA) rimuove le cellule morte che rendono l’incarnato spento illuminando la pelle, il Tea Glow è formato da ingredienti naturali, il succo di aloe, la glicerina e la niacinamide riducono i rossori; si utilizza su un dischetto di cotone passandolo sul viso, quotidianamente, prima di andare a dormire o la mattina prima di una crema idratante. La costanza premia, ritroverete il vostro viso splendente anche dopo poche settimane di utilizzo.
Ricordate sempre di idratare accuratamente le pelli più sensibili.

Tea Glow


Black Rose Tea Hand and Nail Cream

Da tenere sempre in borsetta, questa crema mani dal profumo delicato contiene polifenoli antiossidanti, burro di karatè, estratto di rosa, infuso di tè nero, cheratina vegetale, foglie di camelia, che rendono la sua consistenza ricca e nutriente.
Idrata senza ungere, lascia la pelle morbida e setosa, la cheratina rinforza le unghie e, anche per le più pigre o per le business women sempre di corsa, la sua caratteristica super assorbente la rende adatta anche agli uomini, che non amano quella sensazione oleosa persistente.
Ottimo prodotto 2 in 1!

Black Rose Tea Hand and Nail Cream
Black Rose Tea Hand and Nail Cream






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(foto e testo @Miriam De Nicolo’)

PITTI 97: L’IMPERMEABILE E ZEROSETTANTA STUDIO RILANCIANO IL PROGETTO SOSTENIBILITA’

PITTI 97: L’IMPERMEABILE E ZEROSETTANTA STUDIO RILANCIANO IL PROGETTO SOSTENIBILITA’

L’attenzione per l’ambiente e per la sostenibilità è da sempre stato uno dei vanti della collezione ZEROSETTANTA STUDIO che utilizza da oltre dieci anni tessuti di lana ad impatto ambientale zero per la filiera di provenienza.
Quest’anno in particolare modo ZEROSETTANTA STUDIO eccelle nella ricerca creando come novità assoluta capi in ECO-DESIGN ovvero studiati per utilizzare solo materiali riciclati con un riciclo del 95%, quindi utilizzando solo un 5% di materiale nuovo, riciclabili al 100%.
Con questa innovazione che rivoluziona tutto il modello di produzione e che obbliga tutti i passaggi produttivi all’utilizzo di materiali consci, il cliente finale potrà riportare il capo usato in negozio con la consapevolezza di un impatto zero sull’ambiente.

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In occasione di Pitti, la famiglia Landi compie un altro passo versò la SOSTENIBILITA’:


Landi Confezioni di Empoli e Com.i.stra di Prato, due storiche aziende toscane unite sin dal 2009 non solo in nome della moda, ma anche di valori importanti come l’etica della sostenibilità. Due modelli speciali porteranno l’etichetta “Remo Key”: un marchio che caratterizza il materiale riciclato con un ciclo effettuato interamente in azienda. L’etichetta presenterà nel dettaglio informazioni reali e precise per far capire al consumatore finale il vero impatto del capo che hanno acquistato sull’ambiente.

Per ogni kg di tessuto riciclato abbiamo risparmiato: 836L di acqua, 86.01 CO2(KG) di carbonio, 149.08 KwH di energia elettrica.
Finalmente il tessuto rigenerato ha la sua filiera corta dallo straccio al capo finito, tutto passa fra le mani di due aziende storiche: a Prato da oltre mezzo secolo la Com.i.stra produce il cardato, rigenerando tessuti attraverso vari processi industriali con un ciclo interno completo; a Empoli Landi Confezioni dal 1948 produce outerwear da uomo e donna.

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Ungaro e l’arte della moda che ama le donne – Ungaro Uomo al Pitti 97

Ungaro e l’arte della moda che ama le donne

Di Enrico Maria Albamonte

Lo chiamavamo ‘monsieur dentelle’, il signore del pizzo. Con i suoi favolosi abiti fascianti dal gusto sottilmente rétro, zampillanti plissé e drappeggi da dea pagana e modellati direttamente sul corpo femminile, Emanuel Ungaro ha segnato un’epoca. Un’epoca dominata da una femminilità esuberante e ipervisiva, a tratti eccentrica ma molto parisienne, per donne uniche e autentiche che il couturier di origini italiane nato a Aix en Provence e scomparso il 21 dicembre 2019 all’età di 86 anni, si divertiva a plasmare come sinuose sculture.

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La sua musa fu Anouk Aimée, l’attrice francese per antonomasia protagonista di ‘Un homme, une femme’ di Claude Lelouche ma molto amata anche da Federico Fellini che la volle nel cast del suo capolavoro assoluto, ‘La dolce vita’. Nel corso della sua fulgida carriera il grande creatore vestì la splendida Sharon Stone per ‘La dea del successo’ e la bomba sexy Rebecca Romijn Stamos per il film di Brian De Palma ‘Femme fatale’. Praticamente tutte le più belle, ricche e famose del firmamento internazionale del cinema e del jet set sono state sue amiche, fan e clienti: Jacqueline Onassis, Lee Radzwill, Lynn Wiatt, Sigourney Weaver, Lauren Bacall, la duchessa di Windsor, Isabella Rossellini, Hélène de Rotschild, Carolina di Monaco, Isabelle Adjani, Fanny Ardant, Jacqueline Bisset, Marisa Berenson, Catherine Deneuve e moltissime altre.

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Il padre Cosimo, artigiano pugliese della moda, amava Rossini e aveva una voce da tenore ma era anche antifascista e così con la sua famiglia negli anni’30 fuggì dall’Italia governata dal duce. Il giovane Emanuel che ricevette in regalo la sua prima macchina da cucire Singer a soli 5 anni, enfant prodige già curioso e geniale, apprese l’amore per la musica fin dall’infanzia. Non a caso i suoi abiti più famosi, quelli per i quali il suo mito esplose negli spensierati anni’80 rivaleggiando con mostri sacri del calibro di Yves Saint Laurent, Dior, Givenchy e Chanel, sono una sinfonia di colori, di fantasie, di motivi decorativi, di fogge stravaganti in bilico fra barocco e impressionismo, fra classica e jazz, fra il vento del nord e il calore del sud. Pois e rouches, fiori e check, righe e fiocchi si combinavano nelle sue creazioni in un cocktail esplosivo che stupiva e spiazzava come in una conflagrazione di tinte flamboyants, proposte in accostamenti arditi mai visti prima. Determinato e stakanovista, creava i suoi abiti drappeggiando i tessuti sul corpo delle modelle sulle note di Wagner e Beethoven spesso fino a 12 ore e senza concedersi pause. I suoi plastici modelli da sirena hanno ammaliato e continuano ad ammaliare le donne di ogni generazione, perché per tutte Emanuel Ungaro è stato il poeta del tessuto, il couturier che amava le donne. Lo si poteva notare anche dal flacone del suo primo profumo lanciato nel 1983 e che si chiamava appunto ‘Diva’ mentre l’ultima essenza della maison è stata ‘Desnuda’, una celebrazione della più ubertosa sensualità femminile.

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Ungaro apparteneva a quel gruppo ristretto di couturier che, sbocciati negli anni’60 sono ormai scomparsi: Oscar De La Renta, Andrè Courrèges, Paco Rabanne, Karl Lagerfeld, Yves Saint Laurent, Hubert de Givenchy. Una scuola di stile che gravitava intorno al sommo sacerdote della haute couture Cristobàl Balenciaga. Colui che per intenderci, era considerato l’esempio del “buon couturier che deve essere architetto per il progetto, scultore per la forma, pittore per il colore, musicista per l’armonia e filosofo per il concetto”. Nell’atelier del maestro di Getària Ungaro rimase sei anni, al termine dei quali decise di esordire con una sua griffe grazie alla complicità della sua compagna d’allora Sonja Knapp che per finanziare i suoi primi progetti vendette la sua Porsche. Era il 1965 ed era la prima volta che un couturier presentava in pedana dei formidabili minidress al posto degli ormai istituzionali abiti da gran sera, una svolta del gusto che per l’epoca fece scandalo. Non per niente WWD ebbe a dire: “Il nome di Ungaro è sulla bocca di tutti a Parigi. La stampa ha bisogno di una nuova attrazione ed Emanuel Ungaro è la risposta giusta”.

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Non molti sanno che fu un inesausto sperimentatore fin dai suoi primi passi nel mondo dorato dell’alta moda francese: nelle sue collezioni si potevano vedere futuristiche cappe di fettucce di organza, virtuosismi di pizzo e guipure finissime, prodigi di lavorazioni in pelle matelassé, linee geometriche e grafiche in omaggio alle nuove filiformi muse del fashion, da Twiggy a Jean Shrimpton, abiti di metallo sfavillanti come corazze in largo anticipo sui tempi (Paco Rabanne era ancora un illustre sconosciuto), stivali alti stile Barbarella e soprattutto collage di fantasie come un culture clash, a volte quattro nello stesso abito.

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Un’idea rivoluzionaria destinata a cambiare il corso della storia della moda. La sua magnifica ossessione infatti erano le stoffe: “amo affondare il naso nel tessuto. Lo accarezzo, lo annuso e lo ascolto. Un tessuto ci parla in mille modi”.

Nel 1971 Ungaro, confermandosi un precursore, siglò uno storico accordo di licenza con il gruppo GFT per produrre il suo ready-to wear: le sue orme furono seguite da Giorgio Armani e Valentino pochi anni dopo. E poi sono arrivate le poetiche maliarde degli anni’80: anni di opulenza e grandeur, fra champagne, sorrisi e mondana euforia, oggi solo un pallido ricordo di un’epoca in cui l’alta moda faceva sognare. Lo stilista, assurto alla ribalta della scena della couture mondiale con i suoi magniloquenti capolavori di seta, chiffon, mousseline e pizzo, amò Anouk Aimèe ma nel 1988 sposò Laura Bernabei dalla quale ebbe la figlia Cosima. Le sue creazioni iperboliche e flessuose sono state fotografate da Peter Knapp, Guy Bourdin, Deborah Turbeville, Arthur Elgort, Bill King, Patrick Demarchelier, Francesco Scavullo, Gilles Bensimon, Giovanni Gastel, Peter Lindbergh, Marco Glaviano e da molti altri demiurghi dell’obbiettivo. Nel 2004 l’addio alla moda preceduto da decisioni difficili, come quella di cedere la sua azienda al gruppo Salvatore Ferragamo nel 1996. Poi la maison di Avenue Montaigne passa ancora di mano e viene acquisita da Asim Abdullah e dall’italiana Aeffe, mentre Emanuel Ungaro continua a lavorare coadiuvato dal 1998 al 2004 da colui che sarà il suo delfino: Giambattista Valli.

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Dopo il ritiro dalla scena della couture, molti creativi si sono succeduti al timone dello stile della maison con esiti altalenanti: da Vincent Darré a Peter Dundas, da Esteban Cortazar a Lindsay Lohan (sì esatto proprio lei), Giles Deacon fino a Fausto Puglisi e Marco Colagrossi. Oggi il futuro della griffe parte dal menswear affidato alla direzione creativa dello stilista Philippe Paubert.

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Appuntamento al Pitti Uomo di gennaio 2020 per il debutto della prima collezione maschile nata sotto l’egida del nuovo corso di Emanuel Ungaro. Lo spettacolo continua. Perché come diceva Monsieur Ungaro “Un abito non si porta, lo si vive”.

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Al Pitti Uomo 97 sfilano le Nazioni Unite della Moda

Al Pitti Uomo 97 sfilano le Nazioni Unite della Moda

Di Enrico Maria Albamonte

Pitti uomo apre in bellezza. La novantasettesima edizione del salone fiorentino di menswear si preannuncia ricca di appuntamenti e di novità con un’impronta sempre più internazionale. Nella cornice della Fortezza da Basso allestita in un tripudio di bandiere secondo il nuovo tema della manifestazione sviluppato dal creativo Angelo Figus, come se Pitti fosse, per usare le parole di Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine, “le Nazioni Unite della moda”, i più prestigiosi marchi di moda maschile esporranno le loro collezioni per l’autunno-inverno 2020-21.

I 75 anni di Brioni, la sfilata di Jil Sander, special guest di questa kermesse e il ritorno di fiamma di Stefano Pilati con una collezione che porta il nome random identities concepita per l’era digitale nel segno del cross gender, sono gli eventi clou della rassegna di moda maschile che animerà Firenze dal 7 al 10 gennaio.

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Clark Gable fitting in Brioni


La maratona dedicata alla definizione dei nuovi trend maschili prevede una girandola di appuntamenti e tanti momenti di mondanità che vedranno la partecipazione di una folla cosmopolita composta di 36.000 visitatori, il tutto su un’area espositiva di 60.000 metri quadrati per esplorare le novità di 1203 marchi, di cui 540 esteri, con 265 fra nomi nuovi e rientri in un percorso articolato in dodici sezioni. Per quanto riguarda il bel paese fra i ritorni spiccano Herno Laminar, Fornasetti, Canadian, Il Tabarro di Sandro Zara, Malo, Lab-Pal Zileri, Moma. Una delle novità più attese è la presentazione del brand Telfar, un marchio agender di New York fondato dallo stilista di origini liberiane Telfar Clemens in cui estetica, identità e funzionalità si fondono in un progetto unico. Un altro mega evento, curato quest’ultimo dallo storico della moda Olivier Saillard, è il 75esimo anniversario della maison Brioni, oggi controllata da Kering. Il primo brand italiano di moda maschile a sfilare sulla passerella della sala bianca di Palazzo Pitti nel 1952, celebra la sua gloriosa storia presentando la nuova collezione per il prossimo inverno sullo sfondo di una suggestiva retrospettiva del marchio attraverso una scenografica installazione. Al centro della manifestazione ci sarà la sfilata ‘Otherwise formal’ a cura della rivista Dust edita da Luigi Vitali con l’art direction di Luca Guarini. Un’occasione per riflettere sul mutamento del concetto di abbigliamento formale maschile: Pitti Uomo ha contribuito al superamento del concetto di classicità sartoriale, la sfilata ha luogo nel cavedio di fronte al padiglione centrale, negli spazi aperti della fortezza e si prefigge, attraverso una selezione di capi provenienti dagli stand della fiera, di rispondere alla domanda: “che cos’è il nuovo formale oggi?”.

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SARTORIA LATORRE


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LAMBORGHINI _ Pitti Uomo 97 _ Giacca Termica


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CIVIDINI


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L’ALTRO UOMO_GAZZARRINI


E non poteva mancare il focus sulla sostenibilità, tema sempre più cruciale in questa fase storica. Nasce così il progetto ‘Think green: from waste to new materials’ : lo spazio Lyceum diventa per la prima volta un ‘luogo delle idee’ per una riflessione costruttiva e positiva su una produzione consapevole e sull’eco-design. Lo spazio, ideato dall’architetto Andrea Caputo autore di progetti retail con una visione aperta sui nuovi materiali nati dal concetto dell’economia circolare e del riciclo sarà una sorta di isola intorno alla quale si svolgeranno talk, dialoghi, confronti, provocazioni a cura della designer Angela Rui. Ma che uomo sarà quello che si affaccia sulla scena del prossimo inverno? A giudicare dalle previsioni dei ricercatori di tendenze di Pitti immagine il classico punta sui piumini dalla stampa tartan, sul fascino della divisa evocata da alamari e dettagli marziali come anche da certe fogge legate ai guerrieri ninja e alle tute workwear, sui mix inediti di jersey e lana all’insegna di un neo-edonismo, sul mood da gentleman rilassato a base di principe di Galles e pied de poule. Per gli amanti del look più informale niente di meglio di una sferzata di energia rock, uno spirito ribelle declinato in un’alternanza di pelle, velluti e sete scanditi dalla preponderanza del nero totale per cappotti fascianti e perfecto dove la creatività dei duri con stile si esprime al meglio nelle stampe. Inflessioni nordiche conquistano la scena del casual dove il design più minimal incontra un’anima hi-tech che si traduce in giacche in graphene, in capi cerati per varcare gli oceani, mentre echi vintage ripropongono il gusto settanta-ottanta che si coglie anche nei riferimenti alle tute dei primi astronauti russi, rivissute fra ironia e nostalgia. Chi dice avanguardia sceglie i cappotti più sofisticata dall’anima sci-fi con interni ingegneristici. La libertà agender, altro filone di punta nella moda maschile, si estrinseca nelle scelte di stile delle nuove generazioni sempre più consapevoli che propendono per la massima libertà d’espressione nel dresscode. Il nylon ottenuto dal recupero di reti da pesca e il pet riciclato sono protagonisti della moda ecologica e sostenibile, sempre più alla ribalta del dibattito sull’estetica contemporanea. Parola d’ordine: colori squillanti come il verde brillante e il giallo fluo soprattutto per lo sportswear, sdoganato nel guardaroba più urbano. Il parka scende sotto il ginocchio o diventa corto e per la sera non mancano cravatte corte e giacche scintillanti. Fra gli appuntamenti del Pitti di questi giorni segnaliamo la mostra ‘Celebluation’ di Renato Balestra che apre alla Fondazione Zeffirelli, il debutto di Chiara Boni nel menswear con la presentazione della collezione Trailblazer nella boutique fiorentina della stilista, lo IED svelerà la nuova edizione del progetto Detox sviluppato con le scuole di moda della penisola in tandem con Greenpeace, mentre Carlo Pignatelli torna al Pitti Uomo con una capsule di capi ricercati ed esclusivi (25 outfit in totale) dedicati ai nuovi dandy digitali che optano per fantasie tridimensionali geometriche, floreali o animalier e per lana, seta e lurex lavorati con il jacquard e il taglio vivo.

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Carlo Pignatelli Pitti Uomo 97


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BAGUTTA


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La Harrington Jacket di Baracuta, brand di WP Lavori in Corso, amata da James Dean, Frank Sinatra e Steve McQueen, sarà protagonista dello stand nel Padiglione delle Ghiaie dove saranno esposte le foto dell’agenzia Magnum che raccontano la storia del brand, mentre Blundstone festeggia 150 anni di storia con una speciale edizione del suo iconico stivale e Schneiders Salzburg presenta Eco-Montgomery, capo simbolo di una politica green che da sempre vede schierata in prima linea l’azienda salisburghese fondata nel 1946. Last but not least Lardini che propone sontuosi cappotti in Harris Tweed ispirati alla gran via siberiana, velluti broccati, trench termonastrati, cappotti in ‘carta tessuta’ e la sofisticata maglieria che riproduce il volto del lupo siberiano. Gabriele Pasini invece privilegia i cappotti, il tinto in capo declinato nella nuova versione del check rosso e nero e il gessato, una cifra dello stilista. Gallo reinterpreta il velluto con le sue calze variopinte realizzate in filato di ciniglia. Appuntamento a Firenze per la maratona di moda maschile più cool. Stay tuned.

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