Jury Chechi: “Ho aperto un agriturismo e produco vino”

INTERVIEW BY FIORELLA PALMIERI
PHOTOGRAPHY DAVID GLAUSO

Jury Chechi: “Ho aperto un agriturismo e produco vino”

Il campione e l’uomo: la storia di Jury Chechi e della sua vita in equilibrio

Con resilienza e passione dominava la forza di gravità e la trasformava in poesia, un mix di disciplina e grazia che ha reso Jury Chechi un’icona dello sport italiano e mondiale.
Se parliamo del Signore degli Anelli, possiamo qui dire a gran voce che non c’è nulla di fantasy e irreale, ma un grande uomo che ha saputo trasformare le difficoltà in un trampolino di lancio verso la gloria.
Jury Chechi è stato il primo ginnasta della storia a vincere cinque titoli mondiali consecutivi agli anelli al 1993 al 1997, un’impresa che lo ha consacrato come una vera leggenda della ginnastica artistica italiana. Ma non solo, a questi strabilianti successi si aggiungono anche quattro titoli europei nel 1990, 1992, 1994 e 1996, un Oro Olimpico ai Giochi di Atlanta del 1996, e un Bronzo ad Atene nel 2004 all’età di 35 anni. L’immagine di questo campione mentre esegue una routine perfetta agli anelli è incisa nella memoria degli italiani, così come il silenzio gelido e nervoso del pubblico, seguito dal clamore, dall’annuncio del punteggio, da quell’Oro atteso per troppo tempo, anzi no, per il tempo giusto, come lui stesso direbbe. Nessuno, ancora, è riuscio a fare di meglio.

Ma sotto la corazza dura, e baciata dagli abbaglianti dei riflettori, del più grande ginnasta di tutti i tempi, si nasconde un uomo dal pensiero profondo, l’animo buono e una straordinaria intelligenza emotiva. Nel 2000, dopo il grave infortunio che gli chiuse le porte delle Olimpiadi di Sidney, avrebbe potuto fermarsi, eppure ad Atene 2004 riesce ad essere di nuovo protagonista, conquistando una medaglia di bronzo dal sapore aureo. In quel momento Jury Chechi lasciava i suoi panni da atleta per indossare quelli di un uomo coraggioso capace di dimostrare al mondo che la vera vittoria sta nel non arrendersi mai.

Ma Jury è molto più di un campione olimpico, è una vera e propria ispirazione, un ideale, un esempio concreto di come il sacrificio, la dedizione, la pazienza e la fede nei propri sogni possano portare a risultati straordinari.

Oggi si dedica alla famiglia e al suo agriturismo “Colle del Giglio”, aperto nel 2013 a Ripatransone nelle Marche insieme a Silvia Arzillo, e alla sua piccola azienda vinicola. Un amore, quello per il vino, che nasce dal rispetto per il territorio e dalla volontà di fare qualcosa per e con gli altri, un modo per regalarsi del tempo e prendersi cura di ciò che ha un valore più sentimentale che economico.

Ma questo campione è sempre in prima linea anche nello sport con la sua Jury Chechi Academy, dove promuove la ginnastica e il calisthenics, dedicandosi alla formazione di nuovi talenti e alla diffusione dei valori sportivi.



Medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Atlanta 1996, Medaglia di Bronzo alle Olimpiadi di Atene del 2004, Medaglia d’Oro al valore atletico, altri 200 premi vinti. Il re degli anelli. Come ci si sente ad essere il più grande ginnasta di tutti i tempi?

Onestamente non so se questo sia vero, ma a sentirlo ci si sente bene, ed è bello ricordare quei successi, perché sono sempre stati il mio obiettivo, fin da bambino. A nove anni a scuola ci diedero da fare un tema (che tutt’ora conservo) dal titolo: “Cosa vuoi fare da grande?” La mia risposta fu chiara: “Voglio vincere le olimpiadi”.

La tua disciplina e specialità erano gli anelli. Sono passati alla storia i tuoi esercizi fluidi e di una stabilità impressionante come il “cross”, che altri atleti non riescono ad eguagliare. Come si arriva all’eccellenza?

Col lavoro e con l’allenamento. Avevo indubbiamente dele doti, ma se il talento è il 30% del risultato, il restante 70% è lavoro. Per far sembrare fluidi e semplici degli esercizi che in realtà non lo erano affatto, mi sono allenato molto sbloccando la muscolatura del viso rispetto a quella del corpo (cosa non del tutto naturale) per dare l’impressione di non fare fatica e di offrire uno spettacolo ancora più bello. Non è stato facile, ma ho trasformato sfide che potevano sembrarmi difficoltose e cruente in opportunità.

Hai scritto pagine di storia, sei diventato una leggenda e un esempio da seguire per tutti i futuri ginnasti, immaginiamo che lo sport sia per te anche uno stile di vita. Da quando ti sei ritirato qual è la tua quotidianità?

Inizialmente mi sono preso un necessario periodo di pausa. Poi però si è palesata l’esigenza fisica e mentale di riattivare il mio corpo in attività sportive meno impegnative di quelle agonistiche, ma mirate al benessere, ed è stata una meravigliosa sorpresa perché ho iniziato a fare sport non per vincere ma per trovare la serenità.

Sei competitivo anche nella vita?

Sono competitivo solo con Antonio Rossi (ride). Io e Antonio siamo molto amici, ci sfidiamo spesso, è un gioco che ci piace. Gli voglio molto bene, è una bellissima persona estremamente spiritosa ed io ho bisogno di circondarmi di positività. Nel mio passato di agonista l’obiettivo era vincere, non ho mai gareggiato per partecipare. Ora non ne ho più bisogno, il che non significa non mettersi in gioco.


Nel 2022 per aiutare la Società Ginnastica Etruria, la palestra in cui hai mosso i primi passi, hai messo all’asta circa 200 premi vinti in diverse specialità, a eccezione delle medaglie d’oro. A Prato hai poi aperto la Jury Chechi Academy, una scuola per futuri campioni. Sei molto legato al tuo territorio?

Sì, perché devo molto a questa città, qui ho iniziato la mia attività ed ho scoperto la mia passione e il mio sogno. Allo stesso modo mi sento legato al territorio marchigiano, dove ho aperto “Colle del Giglio”, il mio agriturismo. Ma sono legato anche ad altri luoghi visitati in giro per il mondo.

Hai aperto “Colle del Giglio” nel 2013, dove hai anche una piccola produzione di vino, frutto della tua passione. Sappiamo però che durante le gare il vino è un lusso proibito; stai recuperando il tempo perso?

Sicuramente mi piace il vino e mi piace bere in maniera moderata, e qualche volta anche smoderata (ride). La mia è una piccola produzione che mi dà moltissime soddisfazioni. Abbiamo reimpiantato nel 2007 una vigna già esistente, e nel 2011 la prima vendemmia. Pecorino, Passerina, Montepulciano e Sangiovese, solo uve autoctone per una produzione di circa 30.000 bottiglie.

Trovi che ci sia un comune denominatore tra la produzione del vino e lo sport?

Sì, il tempo. Un concetto che spesso non riusciamo a rispettare, ma l’eccellenza necessita di attesa. Agli inizi della mia carriera ero irrequieto e volevo raggiungere gli obiettivi il prima possibile, poi ho capito che quel tempo era necessario. Così è con il vino, per produrre qualità è bene imparare a comprendere quando raccogliere l’uva, imbottigliare e infine stappare una bottiglia.


Il progetto “Colle del Giglio” com’è nato?

È nato da un’idea comune con amici di famiglia. Volevamo una casa da vivere e da aprire anche agli altri. È stata una piccola vittoria anche quella, su cui progettare ancora oggi.

Ti vediamo spesso in tv, come opinionista e ospite, ma com’è la tua giornata tipo e com’è cambiata rispetto a prima?

Prima era tutto programmato, dal risveglio a quando andavo a letto la sera. Alienante ma bellissimo. Ora non ho programmi, la priorità è prendermi del tempo per me, perché tutto nella vita si può recuperare, ma il tempo proprio no.

Abbiamo letto che parteciperai alla prossima edizione di “Pechino Express”, ti va di raccontarci un po’ questa esperienza?

Ho partecipato a “Pechino Express” con Antonio Rossi, un grande amico. Mi avevano chiesto di farlo altre volte con i miei figli (che si tengono alla larga dai riflettori), ma non ho mai accettato. Pensando che Antonio avrebbe rifiutato, ho detto di sì. Peccato che lui abbia fatto la stessa cosa. Ed eccoci qui, ad affrontare nuove sfide con una predisposizione fisica e mentale, ma vi assicuro molto complicate, il che ha stupito entrambi. L’esperienza più grande è stata averla vissuta insieme a lui, sostenendoci nei momenti di sconforto. Abbiamo visto posti straordinari e conosciuto persone pazzesche, che non posseggono nulla, eppure sono capaci di darti molto.