Talosa, l’anima verticale del Nobile

TALOSA, L’ANIMA VERTICALE DEL NOBILE

Nelle gallerie sotterranee di Palazzo Tarugi, dove la pietra serena custodisce secoli di storia enologica, si compie ogni anno un piccolo miracolo di pazienza e intuizione. La cantina Talosa non è semplicemente un luogo dove il vino “riposa” (metafora soporífera) – ma un laboratorio alchemico dove il tempo diventa materia.

La famiglia Jacorossi, alla terza generazione, ha capito ciò che molti produttori contemporanei sembrano dimenticare: che il Nobile di Montepulciano non si fa, si attende. E nell’attesa risiede tutta la sua nobiltà.


2019 Riserva Nobile di Montepulciano Docg Toscana: la promessa mantenuta
Quest’annata possiede quella qualità rara che definirei “solare in differita”. La frutta è piena, quasi gravida di possibilità, ma non straborda. C’è una radiosa compostezza che tradisce anni davanti a sé. Il Sangiovese qui non grida, sussurra promesse che sa di poter mantenere. Chi ha fretta, passi oltre. Gli altri scopriranno che l’attesa è già parte del piacere.

2018 Riserva Nobile di Montepulciano Docg Toscana: l’equilibrista
Se il 2019 è una promessa, la 2018 è un fatto compiuto che però non chiude porte. È quella rara annata che concilia gli opposti: appagante oggi, migliorabile domani. Una sorta di Giano bifronte enologico che guarda simultaneamente al presente e al futuro. Per chi cerca risposte immediate senza rinunciare alla complessità evolutiva.

2017 Filai Lunghi Vino Nobile di Montepulciano Docg: la geometria del gusto
A 55 euro, questo vino porta nel nome la sua filosofia produttiva. I filari lunghi non sono solo un’indicazione topografica, ma una dichiarazione d’intenti: privilegiare l’estensione alla concentrazione, la finezza alla potenza. È il vino di chi ha compreso che l’eleganza è sempre una questione di proporzioni, mai di volume.

2017 Riserva Nobile di Montepulciano Docg Toscana: le radici profonde
Quando un vigneto del 1970 parla attraverso un’annata come la 2017, il risultato è inevitabilmente una conversazione tra epoche. Qui non c’è solo memoria ampelografica, c’è memoria territoriale. Le viti vecchie conoscono ogni segreto di quella terra cretosa, ogni sussurro di quel microclima sospeso tra Valdichiana e Val d’Orcia.


E poi c’è l’Occhio di Pernice

Ma il vero colpo di scena, il gioiello segreto custodito nelle viscere cinquecentesche di Palazzo Tarugi, è l’Occhio di Pernice 1996. Qui non siamo più nel territorio del vino. Siamo nell’algebra del tempo.

Ventiquattro bottiglie di Sangiovese sacrificate per produrne una sola da 37,5 cl. Un’evaporazione che è un atto di fede enologica: più della metà del liquido si dissolve nell’aria durante gli anni di affinamento nei caratelli. Ciò che resta non è vino, è essenza.
La “madre” – quel lievito centenario tramandato dai primi del Novecento come un segreto di famiglia – trasforma il Sangiovese in qualcosa di radicalmente altro. Il colore ambrato-bruno, quasi cerasuolo scuro, è già un manifesto: questo nettare ha attraversato decenni, non stagioni. Al naso è un’esplosione controllata: prugne secche che conversano con datteri, propoli che incontra panpepato, tabacco che corteggia la malaga. E poi quella nota di nocciola affumicata, quel richiamo alla caramellatura, quel sottofondo di spezie natalizie che evoca focolare e attese pazienti. In bocca è denso, quasi vellutato, con una persistenza che non finisce mai. Non è dolcezza melensa, è concentrazione filosofica. È quel tipo di persistenza che ti costringe al silenzio, alla meditazione, al ripensamento.

L’Occhio di Pernice chiude ogni conversazione e ne apre mille altre. È la prova vivente che in Toscana, nelle cantine giuste, il tempo si stratifica, si addensa, si fa sostanza.


Dal 1972, i Jacorossi hanno trasformato quello che Angelo – l’imprenditore romano in fuga dal caos urbano – definì “un angolo di terra” in 33 ettari di coerenza vitivinicola. Una storia vera, di chi ha capito che Montepulciano non si conquista, si ascolta.

E il vino che ne deriva parla la lingua verticale dei cipressi, quella stessa verticalità che attraversa ogni calice di Talosa.

Maison Drappier