Papa Francesco: le dichiarazioni sulla sessualità stupiscono i fedeli

Articolo di Alberto Muraro


Siamo abituati a pensare alla Chiesa come il luogo in cui, per eccellenza, tutto ciò che è legato ai piaceri della vita terrena è considerato peccato. L’ingordigia, il denaro, e ovviamente anche il sesso sono stati sempre visti dalle più alte cariche ecclesiastiche come elementi pericolosi, inquietanti, dai quali tenerci il più lontano possibile. La posta in gioco? Stando a quanto raccontava Dante Alighieri nella sua Divina Commedia è la dannazione eterna, un inferno infinito di torture in compagnia di tanti poveri diavoli che, come noi, hanno osato spingersi oltre quando erano in vita.

Eppure, le ultime dichiarazioni di Sua Santità Papa Francesco sembrano raccontare una storia molto diversa, perlomeno riguardo alla sfera della sessualità. Parlando ad un gruppo di giovani, in occasione dell’uscita del documentario Aymen su Disney+, Bergoglio ha espresso un pensiero che raramente abbiamo sentito pronunciare da un pontefice. Dichiarazioni che raccontano di una Chiesa finalmente pronta ad un cambiamento radicale e disposta anche ad accertare un rapporto, fino a quest’oggi inedito, con il corpo e la fisicità.

“Esprimersi sessualmente è una ricchezza. Il sesso è una delle cose più belle che Dio ha dato alla persona umana” ha dichiarato il Papa, soffermandosi (incredibile, ma vero) anche sul delicatissimo tema dell’onanismo, riguardo al quale ha manifestato un’apertura davvero inedita.

“Tutto ciò che sminuisce la reale espressione sessuale sminuisce anche te, e impoverisce questa ricchezza in, perché il sesso ha una sua dinamica, ha una sua ragion d’essere. Il sesso ha una sua dinamica, ha una sua ragion d’essere. L’espressione dell’amore è probabilmente il punto centrale dell’attività sessuale.”

Il fulcro del discorso, per molti versi rivoluzionario, è la centralità dell’amore, in assenza del quale niente sembra assumere un reale senso. Sesso sì, dunque, ma non sesso senza quel reale coinvolgimento sentimentale che ci rende così unici e, al contempo, così vicini all’espressione stessa di Dio.

La sessualità è un diritto

È  indubbio che ancora oggi, a più di 2000 anni dalla nascita di Cristo, siano in molti ad avere remore a parlare di sesso in maniera libera e priva di condizionamenti e preconcetti. L’argomento resta tuttora estremamente delicato in una cultura come la nostra, quella cattolica, che ha storicamente censurato l’atto sessuale in tutte le sue innumerevoli manifestazioni.

Eppure, questa pruderie non soltanto è ormai obsoleta, ma non è nemmeno così universale come si potrebbe credere. Pensiamo ad esempio all’universo del sesso tantrico, una pratica antichissima nata nel 2000 a.C. nella valle dell’Indù che vedeva nell’atto fisico elementi preziosissimi per la crescita spirituale degli individui.

Oggi, a oltre 2 millenni di distanza dalla nascita di tali pratiche, sappiamo che il sesso non è soltanto un piacere. A sancire il suo valore “legale” sono state tra le altre anche la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sul tema della violenza sessuale e la International Planned Parenthood Federation. Quest’ultima, in particolare, ha declinato nel 2008 i diritti sessuali in 10 articoli distinti: il diritto alla parità, alla partecipazione, alla vita, alla libertà e alla sicurezza, al rispetto della vita privata, all’autodeterminazione personale, alla libertà di pensiero e opinone, alla salute, all’educazione e all’informazione, alla scelta se sposarsi o costituire una famiglia e all’applicazione dei principi di responsabilità e riparazione.

In tale contesto, le organizzazioni internazionali hanno in definitiva stabilito che i diritti sessuali sono, a tutti gli effetti, diritti umani: tutti gli individui, dunque, devono poter vivere la loro sessualità in modo libero da condizionamenti, discriminazioni, violenze e nel modo più appagante possibile. Come avrebbe sempre dovuto essere, contrariamente a quello che spesso ci è stato insegnato.