Giacomo Maiolini “in 5 secondi riconosco un successo mondiale, non ho mai sbagliato!”

PHOTOGRAPHY MATTIA ZOPPELLARO
INTERVIEW BY AMBRA LO FARO

Quando le luci si abbassano, e i sipari si chiudono, cala la notte e qualcuno, dietro le quinte, sta cercando il brivido in un nuovo brano, prima che questo possa diventare mainstream.
Se la sua vita fosse un’opera d’arte, probabilmente sarebbe una tela di Lucio Fontana, in quanto a istinto e voglia di oltrepassare i limiti. Da un piccolo paesino in Franciacorta avvolto nella nebbia ha conquistato le classifiche di tutto il mondo, eppure a parlargli per la prima volta sembra proprio uno di noi. Giacomo Maiolini, imprenditore e fondatore della casa discografica Time Records è il detentore dei più alti e prestigiosi riconoscimenti in ambito musicale.
Ha portato i brani scoperti alle più alte vette del mercato mondiale, ha conquistato con il suo “Eurobeat”, ha venduto oltre 30 milioni di album e vinto, senza mai ostentare, 5 Grammy Awards oltre a numerosi dischi d’oro, platino, doppio platino e diamante. Con 120 milioni di dischi venduti e 7 miliardi di stream, Time Records è l’etichetta italiana indipendente che ha venduto più dischi al mondo.

La sua parola d’ordine è istinto. Nella musica, nella vita, nelle passioni extra-lavorative, come quella del collezionismo di opere d’arte e di design, istinto e sesto senso.
Ha seguito con intelligenza e capacità di reinventarsi anche il continuo mutare dei supporti meccanici e non, fino allo streaming di oggi, dimostrando di essere l’uomo dei numeri e non delle parole. Con un pragmatismo bresciano d’hoc ammette di non essersi mai soffermato a goderselo quel sudato successo, e che anzi, ad ogni traguardo raggiunto, lo sguardo si è velocemente voltato verso l’obiettivo successivo.

Dopo 40 anni di Time Records, cerca ancora oggi emozioni nelle numerose attività di ascolto, e scouting. Potrebbe demandarle, ma ci tiene a dircelo “ascolto tutto”, ed è confortante saperlo.
Cerca il brivido, quando lo coglie, sa che sarà un successo. È poi la storia a dargli, praticamente sempre, ragione. Forse è stato proprio così quando nel 2004 quell’intuito si fermò su “Dragostea din tei”, e da un pezzo in rumeno nacque uno dei successi più grandi di sempre.

Il Made in Italy ce l’hai nel sangue, e la tua storia ci dice che sei un italiano che ce l’ha fatta. La tua cifra è il design, in musica e nella vita, tanto che sei un appassionato collezionista. Hai lanciato e valorizzato da mecenate numerosissimi artisti, ma se l’artista di un’opera d’arte fossi tu, in quale stile ti riconosceresti?

Il mio gesto pittorico, così come nella musica, sarebbe istintivo ed emozionante, due caratteristiche che mi porto dietro in tutto ciò che faccio. Il collezionismo nasce dentro di me: sono un appassionato della moda, non del marchio. Poi con l’opera ci devi convivere, quindi scelgo per istinto ciò che mi colpisce, non necessariamente nomi altisonanti.

È stato difficile gestire la tua istintività o ti sei sempre lasciato andare ed è andata bene così?

Mi sono sempre lasciato andare, ed è sempre andata bene così. Quando ascolto un disco decido se può andare o no nei primi 5 secondi, e in 40 anni di Time Records non ne ho mai sbagliato uno.

Cosa deve succedere in questi 5 secondi?

Ma sai, è un discorso di sensazione, di emozione. Se mi entra dentro è quello giusto.

Con la Time Records hai fatto ballare generazioni, e continui a farlo. Come si sveglia il pubblico della notte, dei club, delle discoteche?

Ai tempi la musica nasceva in discoteca, per poi passare nelle radio e diventare un successo, erano un fenomeno sociale. Oggi non è più così. Le discoteche vivono una crisi, si sono strasformate e sono nati altri generi, ma non puoi divertirti con una musica così. Negli anni ci siamo adattati al mercato perché siamo un’azienda e dobbiamo vendere dischi.

Mi piacerebbe approfondire. La gente non si diverte più? Cosa è cambiato?

Oggi in discoteca mettono della musica troppo estrema, i ragazzi ricorrono all’uso di sostanze per “divertirsi”; solo la musica commerciale ha il potere di trascinarti.

Hai inventato uno stile vero e proprio, l’Eurobeat, che in tutta onestà sembra avere una vita brillantissima anche oggi nei DJ set che mi capita di ascoltare. Come mai è così intramontabile?

Facciamo una distinzione fra Eurobeat ed Eurodance: la prima creata da noi era un enorme successo in Giappone; la seconda, in contemporanea, veniva da noi lanciata in tutto il mondo. L’Eurobeat ha venduto milioni di dischi, e vinto 5 Grammy; i ragazzi di oggi non sanno cos’è, vanno a ballare ma hanno il telefonino sempre in mano, i DJ più famosi la usano come jolly per far scatenare il pubblico.

Hai avuto un grande successo anche se il nostro paese non è certo noto per i brani da ballare.

In base ai risultati conseguiti, sono il produttore italiano che ha venduto più dischi al mondo. Ma sai, il pubblico non conosce il lavoro che sta dietro al successo.

Hai mai dovuto affrontare qualche pregiudizio legato al tuo essere italiano?

No, questo mai. Le persone valutano il prodotto. Uno dei successi più grandi avuti in Time Records era in lingua rumena, “Dragostea Din Tei ”, ed ha battuto in Giappone, il record detenuto da Michael Jackson come gruppo internazionale. Ho la sensibilità e il gusto italiano, questo mi porta a scegliere musica che possa piacere a tutto il mondo.

Se negli anni 2000 l’Eurobeat raccontava generazioni, oggi lo fa la trap. Sono cambiati i testi, (un tempo comprensibili) e le melodie. In che modo la trap rappresenta la generazione attuale?

Con me caschi male. E’ proprio un genere che a me non piace, che arriva alla frontiera e torna indietro; io scelgo musica che va nel mondo. La trap è un genere limitato al territorio italiano, i suoi artisti se la menano più del dovuto, si atteggiano davvero troppo a parer mio, e questo non cambia la qualità della loro musica.

Conosco molte persone che con in mano un Grammy non farebbero altro che mostrarlo, ma tu ci racconti un successo molto meno ostentato: in che modo si può resistere al fascino dell’occhio di bue puntato addosso?

Non mi dimentico da dove arrivo: un paesino di 500 anime. Per carattere, una volta raggiunto un obiettivo, me ne pongo un altro. E quando un disco diventa un successo, quel momento l’ho già vissuto ed io sono già altrove.

Ogni tanto te la sei goduta?

Mai. Forse è questo uno dei miei segreti, dopo 40 anni sono ancora qui con progetti e vado avanti. Ma non viversi il momento ha anche dei lati negativi.

Come approcci agli artisti emergenti, e in che modo possono presentare a te le loro idee? Credi nella contaminazione?

Io ascolto tutto. Tanti si rivolgono direttamente a me, o ai miei collaboratori, che filtrano. Prendo decisioni senza pregiudizi sull’età o sull’esperienza: conta solo la creatività e sono aperto alle contaminazioni e alle novità.

Domanda di rito, concedimelo: quanto sei SNOB?

Gli altri pensano che lo sia, ma sono solo sfaccettature di timidezza.

(Location Maiolini’s house)