Maurizio Lombardi, l’attore camaleonte

Se fosse un oggetto sarebbe una pagina bianca, perché Maurizio Lombardi, attore, doppiatore, sceneggiatore e regista teatrale, ha quella predisposizione del liquido che cambia a seconda dell’oggetto che lo contiene. 
Con la voce, roca, grave e profonda, seduce come quella delle sveglie telefoniche della mattina che si sentono nei film di Truffaut, come in “L’homme qui aimait les femmes”, di cui il protagonista s’innamora; il volto che ricorda personaggi del passato e un corpo che parla, e balla, mezzo espressivo di interpretazione per gli infiniti ruoli che ha recitato, dal cardinale Mario Assente in “The New Pope” di Paolo Sorrentino, dove regala un iconico balletto a fine serie, al tonno nel film “ Pinocchio” di Matteo Garrone, fino al giornalista senza voce Marcello Grisanti in “L’Ora – Inchiostro contro piombo”, costretto a parlare con un laringofono. D’altronde, se Maurizio Lombardi non l’avesse, la voce, sarebbe perfetto per il cinema muto, foss’anche per la somiglianza con Buster Keaton, Oscar onorario 1960, celebre attore dall’espressione malinconica e grande talento del cinema in bianco e nero. 

Per l’intervista indossa una t-shirt che porta il nome di Billy Elliot, il ragazzino undicenne che sogna un futuro nella danza classica, saluta con una lieve cadenza fiorentina, che subito lo rende simpatico, cita grandi autori del cinema con la passione di un iniziato e la consapevolezza di un veterano; non posa, ma è palese la soddisfazione nel vestire i panni dell’attore; Maurizio Lombardi ha lo spirito del bambino che alcuni geni hanno citato, come Albert Einstein:

“Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza sono una sfera di attività nella quale è consentito rimanere bambini tutta la vita”.


Chi è Maurizio Lombardi?
Maurizio è un ragazzo che per mestiere e passione fa l’attore, e nell’arte della recitazione ha elaborato un modo di vivere e di pensare, ha trovato un’ identità, un posto nel mondo, in senso ellenico; un’entusiasta che reciterà fino all’ultimo, fino alla fine.

Reciti anche nella vita privata?
Un ballerino che passeggia si riconosce tra la folla, perché possiede una certa impostazione fisica, la stessa predisposizione l’ha anche l’attore.

In “The New Pope” di Paolo Sorrentino hai interpretato il cardinale Mario Assente, come ti sei preparato e quali sfumature hai regalato a questa figura?
Come una pagina bianca, resetto ad ogni nuovo ruolo. Nel caso del cardinale Mario Assente avevo un ottimo script perché Sorrentino, prima di essere un grande regista, è uno splendido scrittore, avevo delle bellissime cose da dire e nel recitarle dovevo tenere conto dell’abito, che da noi fa il monaco (un abito talare a 33 bottoni come gli anni di Cristo), e gli occhiali, lo zuccotto, l’altezza, l’anello, la croce d’oro, tutti i paramenti di un cardinale e tutti gli strumenti per me già sufficienti. Se Sorrentino ti sceglie, lo fa perché ha visto in te quel tratto preciso, quel colore, un guizzo, e devi assolutamente riuscire a portare fuori il suo disegno.

C’è un ruolo che ancora non hai recitato e che vorresti interpretare?
Sì, la deformazione fisica e le problematiche corporee. Sono un attore che usa e sfrutta al massimo il proprio corpo, almeno in teatro, poi al cinema vedremo; mi piacerebbe indagare perché essere prigionieri del proprio corpo è così doloroso e anche particolarmente strano.

C’è un qualche legame o esperienza particolare nella tua vita che ti porta a indagare su questa realtà?
Trovo interessante poter raccontare storie di ragazzi che nonostante le gravi difficoltà fisiche, riescono a eccellere in sport e altre arti. A teatro, con “I ragazzi di Via della Scala”, ho interpretato un ragazzino diversamente abile ed è stata una grande lezione portare quella poetica, quella dolcezza legata al dramma, in scena.

Su cosa non transigi?
Non sopporto la sciatteria, le persone che credono vestirsi “alla c****” sembri figo. Cura verso sè stessi significa anzitutto rispetto per gli altri, a meno che tu sia Dio, allora puoi far ciò che vuoi. E l’approssimazione, insomma quando anch’io sono approssimato ascolto un amico che mi spiega dove ho sbagliato o che mi insegna qualcosa che non so, e sono conquistato, perché mi piace imparare. 

Hai citato Dio, qual è il tuo rapporto con la spiritualità?
Trovo più importante che esista un San Francesco, un Gesù, una Maria Maddalena e Santa Chiara, piuttosto che un Dio. I primi sono personaggi realmente esistiti, hanno una storia, sono la forza motrice del mondo, forse più di Dio stesso. Dio è un egocentrico. 

Frames tratti dalle scene dirette da Peppe Tortora

Chi è un amico?
Solo a pensare al sentimento dell’amicizia mi commuovo. L’amico è tutto, è la persona su cui puoi sempre contare, e da figlio unico potrei paragonarlo ad un fratello. L’amicizia per me è una diversa forma d’amore, tra l’altro io ne scrivo spesso nei miei spettacoli, che sono tutti incentrati su rapporto fra due persone, due bambini, nonno e nipote, etc…

Tu oltre ad essere attore, sei anche doppiatore e regista teatrale
Cerco di fare tutto quello mi permette di raccontare delle storie, e se quella storia non è venuta in mente a nessuno, la scrivo io e la interpreto come performer, o a teatro, ma sono sempre un attore tout court.

E’ appena uscita la serie “L’ora- inchiostro contro piombo” dove interpreti il ruolo di un giornalista nel quotidiano che ha scritto per primo la parola “mafia”
È stato un bellissimo lavoro diretto da Piero Messina, Ciro D’Emilio e Stefano Lorenzi e racconta la redazione del Giornale di Sicilia negli anni ‘50, una bella sfida perché Marcello Grisanti, il giornalista che interpretavo, non aveva le corde vocali, per cui dovevo lavorare con un finto laringofono, ma il lavoro più appagante è stato lavorare con un cast eccezionale, Claudio Santamaria, Francesco Colella, Bruno Di Chiara, Daniela Marra, e rendersi conto durante le riprese di quanto quell’atto di coraggio abbia cambiato il mondo della parola. Scrivere “mafia” ha evidenziato un prima e un dopo nel mondo del giornalismo e si è dato voce ad un tema che troppo spesso è stato taciuto. 

Per cosa vale la pena lottare?
La libertà, sempre. Se fossi chiuso dentro ad un carcere tenterei la qualunque per evadere, anche se avessi commesso un reato. 

Tema cat-calling, non pensi si stia esagerando?
Come in tutte le rivoluzioni si esagera, oggi molti giovani abbracciano tematiche sociali forti forse per moda, per sentirsi parte di un gruppo, per appartenenza, ma non sanno bene su cosa stanno puntando i piedi. E come tutte le rivoluzioni sono pericolose ma anche portatrici di energia nuova e nuovi modi di pensare; capiremo cosa succederà davvero solo quando sarà passata la tempesta. 

La tua paura più grande?
Non poter più fare ciò che amo.

Potessi scegliere di vivere in un’epoca diversa, quale sarebbe?
La mia radice è molto vintage, quindi nel futuro; vorrei essere già su Marte, immagina un campo da tennis su Marte, la migliore terra rossa, e giocarci. Non è per tutti.

Puoi portarti un solo alimento, uno da mangiare tutti i giorni, sempre lo stesso, cosa scegli?
Spaghetti al pomodoro, Parmigiano e basilico fresco.

Il tuo drink preferito
Vodka Martini, ghiacciatissimo. All’hotel Locarno di Roma lo fanno ottimo.

Maurizio Lombardi, quanto sei Snob?
Sotto certi aspetti sono molto Snob, ma non lo do a vedere perché sono anche molto accogliente, ma mi piace essere snob, far parte delle nicchie, scegliere le cose più preziose, le più belle; nelle nicchie c’è sempre una candela accesa, un pensiero brillante, ma viva anche gli spettacoli per tre persone, le folle le facciano gli altri.

Grazie Maurizio, ti faccio un grande in bocca al lupo, ti seguo sempre e spero di rivederti presto…
In una nicchia magari…

In una nicchia.

Intervista Miriam De Nicolò
Foto e frames tratti dalle scene dirette da Peppe Tortora

La video intervista a Maurizio Lombardi:


Maurizio Lombardi interpreta “L’Empatia“, un video scritto e diretto da Peppe Tortora