Sfila a Parigi la sperimentazione sovversiva di Lutz Huelle

Contrasto sembra essere la keyword sulla passerella di Lutz Huelle: la collezione autunno/inverno 2017-18, che ha sfilato nell’ambito della settimana della moda parigina, è infatti interamente giocata su contrasti arditi ed irriverenti, che sdoganano una nuova moda, in bilico tra suggestioni streetwear e luxury contemporaneo. Lutz Huelle appare perfettamente a proprio agio nel suo giocare con i materiali e i volumi, per silhouette scultoree ed interessante sperimentazione che attraversa l’intera collezione. Lo stilista resta sostanzialmente fedele alla propria estetica ibrida, fatta di contrasti affascinanti e mai scontati: ecco che un giubbotto in denim si unisce ora al piumino oversize, in un gioco che inneggia alla più ardita sperimentazione. I volumi esasperati conferiscono un’aura grottesca, quasi teatrale, ad ogni outfit, specialmente nei capispalla studiati ad hoc per affascinare: le spalle dei trench e di alcune giacche appaiono oversize, tra echi Eigthesi e nuove note streetwear. Le sovrapposizioni sono irriverenti, come nella tunica cin scollo a v da indossare su pantaloni neri e argentati e guanti lunghi; largo anche a sfrontate asimmetrie, come nei dress da indossare con gli stivali firmati da Robert Clergerie. Huelle si rivela un sovversivo, nel suo tentativo di ribaltare i tradizionali diktat imperanti nel fashion biz: sulla passerella regna l’anarchia, ma sempre senza perdere di vista un’estetica di fondo che non smette di affascinare, stagione dopo stagione.

Andrew Gn incanta Parigi, in bilico tra la Cina imperiale e note Art Déco

Un affascinante sincretismo culturale, suggestivo melting pot intriso di note etniche e suggestioni coloniali attraversa la collezione autunno/inverno 2017-18 di Andrew Gn: in bilico tra sartorialità timeless e dettagli tribali, sfila un vero e proprio tributo alla globalizzazione. Lo stilista riflette sui tempi attuali, in cui i confini tra i continenti appaiono quantomai labili e sfumati, grazie anche all’apporto di internet e delle nuove tecnologie, che hanno annullato le distanze tra i popoli. Gn, per un quarto giapponese e per tre quarti cinese, è nato a Singapore e ha vissuto in pieno multiculturalismo, attingendo a piene mani al fascino di ogni cultura. Tra lunghi abiti che ricordano quasi un kimono, sfila una geisha in chiave luxury, con lunghi orecchini pendenti e capi impreziositi da elementi grafici interessanti: tra velluti preziosi e sete profilate da balze e rouches, sfila una moda che attinge all’Oriente, tra decorazioni geometriche dal piglio tribale e motivi egizi, knitwear scandinavo che si alterna a top in jersey e disegni Maori. Suggestiva ed iconica, la collezione guarda anche al mondo dell’arte, in particolare all’opera di Gustav Klimt, in un estetismo considerato il tassello iniziale della globalizzazione stessa. “Le persone alla fine del 19esimo secolo iniziarono a viaggiare verso l’Africa, l’Asia e l’Oriente e a portare souvenir al ritorno dai loro viaggi”, così lo stilista ha commentato il mood che sta alla base della collezione: un grand tour in territori inesplorati, per una full immersion in culture tribali, da cui l’Occidente è irrimediabilmente attratto. Tra capi monacali in bianco e nero non mancano poncho in jacquard e dress in seta stampati con piume e frange. Sartorialità nei capispalla, tra dettagli in pelliccia e sete leopardate che si alternano a velluti pregiati. Eleganza timeless negli abitini da cocktail, in cui suggestioni vittoriane si uniscono all’opulenza Art Déco. La Cina imperiale si alterna ai velluti decorati con stampe ispirate all’opera di Aubrey Beardsley, per una collezione dallo charme evergreen. Chapeau.

La società distopica di Undercover

Teatrale e distopica la collezione Undercover, protagonista della settimana della moda parigina: Jun Takahashi immagina una società utopistica ricca di simbolismi allegorici e di epifanie che profumano di fantastico. A metà tra una fiaba di Anderson e un film di Wim Wenders, lo stilista traccia i contorni di un nuovo universo di valori, codice universalmente apprezzato nella nuova società fantastica: si intitola “Utopie: But Beautiful III” la collezione autunno/inverno 2017-18, e l’utopia percorre la passerella a lunghe falcate, in una processione onirica di figure surreali che segnano l’avvento di una nuova era per la civiltà e il progresso. Teatrali e a tratti inquietanti, i personaggi che si alternano sul catwalk sono precursori di una nuova età: Takahashi dà vita ad una sorta di cerimoniale religioso, in cui in un apogeo di suggestioni a forte impatto scenografico sfilano figure che sembrano rispecchiare tutti i diversi scalini della società. Largo a figure che ricordano soldati, accanto a membri del clero, dell’aristocrazia, agitatori delle folle, nomadi, ribelli ed outsider, che si alternano a suggestioni monarchiche in una moda che accomuna proprio tutti, annullando le distanze e i cliché. “Il mondo ideale sarebbe quello in cui tutti sono uguali, senza differenze di colore o di alcun tipo”, ha commentato lo stilista. “Anche se ci fossero regine e principesse, tutti sarebbero uguali”. Non manca un aspetto teatrale nella sfilata, che somiglia per certi versi ad una perfomance, in cui le mannequin sfilano sulle note di Thom Yorke. A metà tra esseri umani ed insetti, con tanto di antenne sulla testa, le figure oniriche di Takahashi sfoggiano capi in knitwear, tra maschere rituali e poncho bohémien, maniche in pelliccia e stampe patchwork. Non mancano gonne in tapestry, cappotti oversize, cappe scultoree e pelle all over, in un tripudio di homemade e teatralità.

Il glamour in stile Seventies sfila da Vanessa Seward

Vanessa Seward porta sulle passerelle del prêt-à-porter parigino un’ode all’intramontabile stile dei Seventies, interpretato secondo i codici della propria personale estetica. Allure rétro e suggestioni disco glam di alternano nella collezione autunno/inverno 2017-18 della stilista: iconica come una diva la donna a cui si ispira Vanessa Seward, con labbra rosso scarlatto e occhi bistrato, sembra quasi uscita da una fotografia di Guy Bourdin, in bilico tra sensualità patinata e potenti suggestioni vintage. Charme evergreen in passerella, per una donna sofisticata che sfoggia mise borghesi, come dress in pelle, dolcevita dall’aria bon ton e foulard da femme fatale hollywoodiana. Il trench à la Belle de jour torna alla ribalta, imponendosi come capo passepartout dell’intera collezione, meglio se indossato sopra una maglia in animalier rivisitato nei toni del porpora e del blu e pantaloni fluidi dalle silhouette dichiaratamente Seventies. Una donna sensuale e determinata, la musa della stilista, che non lesina anche in audaci minigonne e dettagli iperfemminili, come balze e rouches, a smorzare i toni di un’esplosiva self-confidence. Non mancano dress stampati e cappe di pelliccia, ma anche blazer da smoking dalle note mannish; ai piedi scarpe open-toe dal piglio ironico e rétro, che ricordano quasi delle bambole. La designer, amatissima da celebrities e teste coronate (Kate Middleton ha da poco sdoganato un suo vestito), Vanessa Seward si è imposta per il suo stile iconico, caratterizzato da una femminilità timeless e da un senso per il buon gusto forse oggi in gran parte dimenticato, a favore di una sterile ricerca per l’ostentazione, in tempi in cui dominano le starlette da streetwear.

L’aurora boreale illumina la passerella di Issey Miyake

Sfumature siderali e caleidoscopici giochi cromatici sfilano sulla passerella di Issey Miyake: Yoshiyuki Miyamae volge lo sguardo al cielo e sceglie di ispirarsi ai colori dell’aurora boreale per la collezione autunno/inverno 2017-18 del brand. Il risultato è una fantasia cromatica dal grande impatto scenografico, che impreziosisce ogni outfit, in un crogiolo di affascinanti effetti visivi: le luci del Nord proiettano infatti inediti virtuosismi cromatici, su tessuti declinati in colori incandescenti, come le scale dei blu e del violetto, del rosso, del verde e dell’arancio. Un arcobaleno che impreziosisce tute, capispalla in texture techno ed outfit in blocchi cromatici, che sembrano quasi prendere vita: fluttuanti, i colori appaiono quasi in movimento, in un appassionante gioco visivo che trasforma la luce e ne modifica l’aspetto. Ecco che lane grezze provenienti dalle isole Shetland vengono toccate dalla luce del Nord, che realizza mirabolanti effetti, per combinazioni sempre nuove. Pathos ed emozione sfilano sulla passerella parigina di Miyake, da sempre maestro nell’elaborare un’estetica minimale ma ad effetto: ora grande dinamismo ed energia caratterizza i tessuti stampati, che danno vita a spettacolari giochi optical. Largo a dress dalle silhouette rilassate e dall’effetto froissé pervasi da nuance degradé a contrasto con le calzamaglie indossate dalle mannequin, che si alternano a giacche con cappuccio da indossare con pantaloni ampi e casacche dalle note sportswear. A metà tra una creatura misteriosa e un folletto della notte, la donna Miyake sfoggia cappotti e mantelle con cappuccio, da indossare sopra pantaloni: satin e materiali grezzi si alternano, come i patchwork cromatici, che conferiscono ad ogni uscita un’aura sognante ed eterea. Non mancano pigiami palazzo oversize dalle stampe al neon e dagli effetti trompe l’oeil.

Il mix & match à la Christian Wijnants

Sete damascate, tapestry pregiati e jacquard preziosi si alternano sulla passerella di Christian Wijnants: lo stilista belga si cimenta in un inedito mix & match ricco di pathos, in una collezione elegante e sofisticata, in bilico tra sperimentazione e tocchi rétro. Vibranti effetti trompe l’oeil si alternano sulla passerella parigina, in un caleidoscopio di stampe floreali, paisley iconici impreziosiscono sete e knitwear, stampe audaci e mirabolanti che creano infinite combinazioni cromatiche, catturando l’occhio e la mente in un riuscito esperimento stilistico. Il designer belga non lesina in avvincenti coup de théâtre, tra cappotti in shirling, maglioni a stampa patchwork, dress floreali e pantaloni in organza: le silhouette rilassate e le texture preziose evocano certe atmosfere coloniali e certi paesaggi esotici, a metà tra un mercato di Marrakech e un riad di lusso. E’ un viaggio immaginario nei territori della Persia ad ispirare a Wijnants una collezione autunno/inverno 2017-18 intrisa di suggestioni coloniali: sfarzo ed opulenza dominano, in una palette cromatica che indugia nei toni del giallo mostarda e dell’azzurro, tra prendisole in paisley, da indossare su pantaloni palazzo, e tuniche dal sapore etnico. Divisa tra eleganza timeless e modernità, la collezione non lesina in tocchi grunge, come nei maglioni decorati da fiori pop, da indossare con jeans boyish, o ancora nelle stampe patchwork che traggono ispirazione anche da certe suggestioni scandinave, protagoniste indiscusse nell’estetica dello stilista. Non mancano note ladylike nei cappottini bon ton in glicine, da indossare con guantini stampati e scarpe pitonate. Vibrante ed appariscente, la collezione si distingue anche per una grande portabilità. Chapeau.

La sperimentazione in chiave streetwear di Each X Other

Iperboliche sovrapposizioni ed iconici contrasti sfilano sulla passerella di Each X Other: ad ispirare la collezione autunno/inverno 2017-18 è una ragazza eclettica ed irriverente, dall’animo dichiaratamente grunge, che va a fare la spesa indossando l’abito da sera sotto il giubbotto denim. Pervasa da echi sperimentali, la sfilata ostenta un mood effortlessy-chic, per uno stile basato su contrasti forti, apparentemente azzardati, ma che riescono a catturare l’occhio. Ecco che i capi basic vengono reinterpretati secondo codici estetici nuovi: la maglietta diviene un abito, mentre il logo del brand decora cinture e trench dal piglio timeless e dalle suggestioni sartoriali. Largo anche a tuxedo in chiave moderna, impreziosito da dettagli crochet e drappeggi. Non mancano dettagli in pelliccia, in un approccio generale che strizza l’occhio allo street-style. Intrigante il mix di stagioni e stili, per una collezione che attinge ai Seventies, ma anche al grunge anni Novanta: tripudio di stampe plaid, accanto a pattern tropicali e rosa baby. Sfilano tute in stampa check decorate con nastrini e cuciture a contrasto, capispalla profilati di pelliccia blu elettrico che si alternano a morbidi cappotti vestaglia con logo del brand, maglioni e gonne suddivisi in blocchi patchwork di texture diverse e contrastanti. Le modelle sfoggiano calzamaglie colorate e pantafole profilate di piume. Non mancano infine materiali strong come il vinile, per cappotti grunge e pantaloni aggressive da indossare sotto magliette profilate di drappeggi e ancora decorate con logo in vista. Una collezione ricca di contrasti affascinanti e mai scontati, in linea con lo stile del brand.

Sonia Rykiel si ispira a Niki de Saint Phalle

Si ispira all’opera di Niki de Saint Phalle la nuova collezione di Sonia Rykiel, che ha sfilato nell’ambito del prêt-à-porter parigino: Julie de Libran sceglie come musa di riferimento una donna forte ed indipendente, proprio come la celebre artista francese, il cui lavoro viene omaggiato a partire dall’enorme scultura a forma di cuore che funge da scenografia del défilé. Tante le coincidenze che hanno portato la designer a scegliere Niki de Saint Phalle come icona di riferimento della collezione autunno/inverno 2017-18 di Sonia Rykiel: “Amo il modo in cui queste donne usavano la propria creatività come una piattaforma per esprimere dei messaggi”, così Julie de Libran si è espressa a proposito di Sonia Rykiel, accostata all’artista che ispira la collezione. Le due donne, nate entrambe nello stesso anno, erano unite da una passione per i colori, che trova espressione nelle decorazioni realizzate con fiori e piume, dettagli che illuminano i capi: quasi come una tela su cui dipingere, i capi restano fedeli all’estetica del brand. Largo quindi a maxi dress dal piglio gipsy, tripudio di knitwear, trench classici e linee scultoree. La palette cromatica abbraccia i toni del blu, del bianco e del nero. La prima uscita è un abito bianco con cintura e maniche esagerate: il romanticismo si unisce al costruzionismo, come anche nei maxi dress con collo alto, che mixano sobrietà ed esuberanza. Il tweed, cifra stilistica della maison, torna alla ribalta in stampe patchwork che decorano gonne da indossare con maglioni. Largo a dress in satin ricamati, tra tripudio di shirling e motivi floreali in stile british. Non mancano decorazioni dallo spirito tribal, che si uniscono a capi in georgette dal piglio glamour. Suggestioni mariniere nei trench classici si uniscono allo spirito bohémien negli abiti lunghi. Trionfo di knitwear decorato con tanto di frange si alterna infine alle proporzioni teatrali dei capispalla decorati con iconici patchwork bicromatici.

Il colonialismo sperimentale di Uma Wang

Potenti suggestioni attraversano la collezione di Uma Wang, protagonista della settimana della moda di Parigi. Una sfilata pervasa da echi coloniali, che si uniscono a note romantiche, tra proporzioni cocoon e sovrapposizioni che inneggiano alla sperimentazione. La designer resta fedele alla propria estetica, pur nel suo peregrinare, che la porta stavolta a sfilare a Parigi, dopo quattro anni trascorsi a Milano. In passerella sfilano caftani dal piglio regale, tra sovrapposizioni cromatiche che aggiungono ad ogni outfit un tocco grunge: Uma Wang si rivela maestra nel mixare classicismo e note avanguardistiche, in una collezione intrisa di ispirazioni etniche. Come una viaggiatrice che attraversa il deserto, la donna che sfila a Parigi sfoggia caftani oversize e pigiama palazzi dalle linee fluide ed armoniche: tra top in pizzo con colletti decorati con rouches e passamanerie preziose e pantaloni ampi, sfilano note mannish e dettagli che profumano di civiltà millenarie. Tra gessati e velluti stampati sfila una collezione ricca di charme, che si ispira ai colori del deserto, tra muschio, mostarda e tocchi di marrone e sabbia. Non mancano nostalgici echi rétro nelle stampe floreali, mentre gli abiti lunghi evocano i pepli indossati dalle donne dell’antica Grecia. Tripudio di lana mohair nei capispalla, mentre i velluti dominano nei maxi dress. Le giacche indossate a pelle ricordano le vesti di certe popolazioni tribali, come le decorazioni iconiche che impreziosiscono magliette e capispalla. Pashmine lavorate a maglia e sovrapposizioni sperimentali dominano ad ogni uscita, tra kimono oversize ed inventiva allo stato puro: la stilista sdogana la giacca bifronte, metà blazer e metà cappotto. Un inno alla moda avanguardistica, che non teme colpi di scena dal grande impatto visivo, accanto alle suggestioni timeless di capi principe del guardaroba femminile, come il pigiama palazzo, che si preannuncia già must have incontrastato della prossima stagione invernale.

La sperimentazione di Atlein debutta a Parigi

Un debutto in grande stile, quello di Antonin Tron, che ha sfilato per la prima volta a Parigi con il suo brand Atlein. Alla Galerie Thaddaeus Ropac, nel cuore del Marais, ha sfilato la collezione autunno/inverno 2017-18 del brand, che si è guadagnato l’attenzione dei media subito dopo la sua fondazione. Dopo essersi aggiudicato il prestigioso premio ANDAM per la prima collezione, lo scorso anno, Atlein è stato tra i 21 semifinalisti dell’edizione di quest’anno del LVMH Prize for Young Fashion Designers; dopo aver lavorato da Louis Vuitton, Givenchy e Balenciaga -dove presta ancora servizio- Tron ha debuttato con Atlein. Un marchio giovane che fonda la propria estetica nelle infinite possibilità offerte dal jersey, materiale estremamente indossabile, che si impone come cifra stilistica del brand. Nella collezione che ha sfilato a Parigi non mancano dettagli che inneggiano ad una sartorialità timeless, tra note knitwear e capispalla teatrali. Largo a volumi oversize e ispirazioni suggestive: ecco che le giacche e i cappotti ricordano le mute da sub. Surfista provetto, Tron predilige silhouette che accompagnano il corpo, tra asimmetrie scultoree che impreziosiscono gonne e dress. Non mancano velluti e jacquard preziosi, tra stampe floreali ed inserti a contrasto su jersey glitterato. Un’ardita sperimentazione si unisce in Tron ad un’estetica potente, che attinge molto a note grunge, in una costante illusione ottica: ogni outfit infatti è caratterizzato da un dettaglio che, in un gioco di specchi, figura solo a metà. Che si tratti di un colletto o di una manica, lo stilista sviluppa solo parzialmente i modelli, lasciano il discorso aperto, pronto a nuovi sillogismi, come se l’ultima parola fosse ancora da scrivere. Si alternano sulla passerella minidress e capispalla con zip laterale, e, ancora, maxi dress con cuciture in mostra, come si trattasse di capi ancora da ultimare. Un inno alla sartorialità e al gioco della moda, vissuto in chiave ludica e sperimentale.

Il romanticismo rétro di Loewe

Poetica e teatrale la collezione autunno/inverno 2017-18 di Loewe, che ha sfilato nell’ambito della settimana della moda di Parigi. Jonathan Anderson porta sulla passerella un crogiolo di ispirazioni eterogenee, per una sfilata iconica, che trae ispirazione da un’epifania, una sensazione spontanea, un’emozione: in bilico tra dramma e narrazione, lo stilista racconta la storia di una donna misteriosa e a tratti inquietante, che ama collezionare fotografie e orchidee, come quelle che spiccano sui vasi, scenografia che irrompe sul catwalk. Romanticismo a tratti rétro si unisce ad effetti altamente scenografici, in una collezione ricca di drappeggi asimmetrici e stoffe preziose: ecco che jacquard di seta di alterna a tocchi di pelliccia, pois di ispirazione Eighties si alternano a stampe check e a quadretti vichy. Delicata e irriverente, la donna Loewe non lesina in dettagli iperfemminili, come nei prendisole a trapezio con rouches o negli abiti a collo alto con maniche a sbuffo. Non mancano momenti di alta artigianalità, mentre i capispalla spaziano dal mood sporty alle note couture; la donna che calca la passerella ricorda una sirena e, un attimo dopo, una vestale misteriosa. Suggestioni anni Ottanta nei dress oversize con manica lunga e fiocco al collo impreziositi da maxi pois; leggiadra femminilità nei lunghi abiti da sera con spalle abbassate, che strizzano l’occhio ad una eleganza eterea; stile timeless nei fur coat dalle note rétro, che conferiscono a maxi dress neri un tocco ladylike. Suggestioni provenzali nei prendisole a quadretti vichy, perfetta mise per un picnic. Romanticismo nei maxi dress con balze, che si alternano a vestiti decorati come un cubo di Rubik. Sperimentale ed eclettica, la collezione si pone al di là della mera stagionalità, proponendo capi perfetti per essere indossati in qualsiasi momento.