Phillips mette in asta l’orologio da tasca Numero Due di Roger Smith, una pietra miliare dell’orologeria

Il più grande capolavoro di Smith, pietra miliare del Rinascimento dell’orologeria inglese del XXI secolo, sarà venduto durante The New York Watch Auction: EIGHT

La stima supera 1 milione di dollari.

NEW YORK – APRILE 2023 – Phillips, in associazione con Bacs e Russo, è onorata di annunciare la prima vendita pubblica dell’orologio da tasca Numero Due di Roger Smith, un segnatempo di importanza storica che rappresenta una pietra miliare del settore e il caposaldo del rinascimento dell’orologeria inglese del XXI secolo. Non esiste nessun altro orologio che abbia definito completamente la vita di un famoso orologiaio. All’età di soli 22 anni, Smith presentò allo stimato George Daniels, considerato da molti il più grande orologiaio del XX secolo, il suo primo orologio da tasca fatto a mano, nella speranza di assicurarsi un apprendistato. Daniels, tuttavia, consigliò al nuovo arrivato di tornare indietro e ricominciare da capo perché sembrava “fatto a mano” e non “creato”. Imperterrito, Smith trascorse i cinque anni successivi a perfezionare il suo secondo orologio da tasca, dotato di calendario perpetuo e tourbillon con scappamento a molla, prima di presentarlo a Daniels. Dopo aver esaminato il segnatempo, Daniels proclamò: “Ora sei un orologiaio” e lo accettò come suo unico apprendista. Senza il completamento di questo orologio e la sua accettazione da parte di Daniels, non esisterebbe il marchio Roger Smith.  Stimato oltre 1 milione di dollari, l’orologio sarà incluso nell’asta New York Watch Auction: EIGHT il 10 e 11 giugno al 432 di Park Avenue, dopo un tour mondiale a Londra, Singapore, Los Angeles, Ginevra e Hong Kong.

CYCLE JEANS CAMPAGNA SPRING SUMMER 2023 IN COLLABORAZIONE CON SEXS DREAMS

Cycle marchio di luxury denim 100% made in Italy lancia la sua campagna Spring Summer 23 mediante un’attività di wild posting in collaborazione con l’artista Sexs Dreams, il quale ha realizzato il suo tag live personalizzando le immagini della campagna.

Cinque città italiane, Milano, Padova, Napoli, Firenze, Bari, fanno da sfondo all’attività di guerrilla marketing (wild posting), nelle loro zone più attive e centrali.

L’iniziativa è stata pensata per supportare il primo lancio della campagna social SS23 del brand Cycle,attraverso la realizzazione di immagini scattate dalla fotografa Teresa Ciocia che esaltano la “Sexiness” del brand. La campagna è stata amplificata grazie ai contributi social di alcuni local hero avendo come focus quello di avvicinare Cycle ad un nuovo pubblico, fresco, ageless e curioso.

Bio artista: Gioele Corradengo, noto come Sexsdreams (Milano, 1996) è uno degli artisti più interessanti della scena milanese. La sua arte è stata definita “primitiva”, con un tratto forte ma semplice, riesce a disegnare soggetti basici dando loro un’anima diversa. Ciò che lo identifica maggiormente sono le sue frasi significative.

Concetti semplici mescolati a tavolozze variopinte e linee armoniose.

MILANO DESIGN WEEK: STREGA ALBERTI PRESENTA “STRATA”, LA SUA PRIMA COLLEZIONE DI BICCHIERI DI DESIGN IN EDIZIONE LIMITATA

In occasione della Milano Design Week 2023, la storica azienda del liquore Strega Alberti 1860 presenta il progetto STREGA DESIGN COLLECTION. Da un’idea di Angela da Silva – fondatrice di SWING Design Gallery edirettrice creativa dell’intera operazione -,Strega Alberti 1860 ha invitato la designer Lucia Massari a progettare un bicchiere che si ispirasse alla filosofia, alle tradizioni e all’artigianalità del marchio. È nata così STRATA, una collezione di bicchieri da cocktail, unici e numerati, realizzati a mano, uno ad uno, a Murano (VE) in collaborazione con Fornace Mian, azienda simbolo di una tradizione artigiana che dura da più di mille anni, oggi leader nella realizzazione di complementi di arredo in vetro.

“Nel mio lavoro i colori giocano un ruolo fondamentale e STRATA fa parte di una ricerca che dimostra la possibilità di utilizzare il vetro come una sorta di colore plasmabile”, spiega Lucia Massari, product designer italiana. Nata a Venezia, inizia la sua carriera con un Master in Product Design presso il Royal College of Art di Londra e inizia poi a collaborare con diverse gallerie – tra cui Seeds, Emma Scully Gallery, Ting Ying Gallery e SWING Design Gallery – e con importanti brand – tra cui Nike, Mini, Strega Alberti e D&G –, producendo pezzi unici o edizioni limitate.

L’esclusiva linea di bicchieri realizzata da Lucia Massari per Strega sarà svelata a partire dal 18 aprile attraverso una speciale installazione allestita negli spazi di Dry Milano, in via Solferino, dove sarà possibile anche degustare l’inedito cocktail “Strata” dedicato al progetto da Edris Al Malat, barman del locale. L’accattivante drink vede l’incontro del liquore Strega con gin infuso al finocchio, vermut bianco, zucchero e acido citrico in un mix perfetto che conquista il pubblico al primo sorso.

A partire dal mese di maggio, poi, i bicchieri potranno essere acquistati online, direttamente sul sito di Strega, e in alcuni negozi selezionati.

“La collaborazione con Strega – continua Lucia Massari – crea un ponte tra due manifatture, quella del vetro e quella del liquore, apparentemente molto diverse, ma che in realtà ho trovato sorprendentemente simili. Come ogni singolo elemento chimico viene selezionato in quantità precise per produrre un determinato e specifico colore nel vetro, così la singola erba viene selezionata accuratamente per produrre un preciso risultato nel liquore, compreso il colore stesso. Sono la cura dei dettagli, la passione per la materia prima e l’amore profuso in entrambi i lavori a fare la differenza per la qualità del prodotto finito”.

Strega Alberti, dal suo canto, conferma con questa iniziativa il proprio costante impegno a supporto di giovani talenti artistici e letterari. “Siamo molto contenti di questa collaborazione con Lucia Massari, che ci consente di continuare il nostro percorso di affiancamento al mondo della cultura. Abbiamo infatti sempre avuto uno stretto rapporto con la letteratura, con il nostro Premio Strega giunto quest’anno alla 77esima edizione, ma anche con le arti figurative, come attestato dalle opere commissionate nel corso degli anni a grandi artisti e illustratori del calibro di Dudovich, Depero, Mafai, Maccari, Guttuso e Paladino”, affermano Giuseppe D’Avino e Andrea D’Angelo, rispettivamente Presidente e Vice Presidente di Strega Alberti. “Il progetto che abbiamo sviluppato con questa designer italiana ci riporta inoltre a un rapporto diretto con il vetro, che è un materiale con il quale lavoriamo da sempre. Penso alla nostra storica e caratteristica bottiglia in vetro bianco a rilievo, che costituisce un’altra icona di riconoscibilità per il marchio Strega”. 

Artefice del connubio tra la storica azienda campana del liquore, la creatività di Lucia Massari e la maestria artigianale di Fornace Mian di Murano è stata Angela da Silva, fondatrice di SWING Design Gallery con sede a Benevento nello storico Palazzo Collenea Isernia. “Strega Alberti è quasi una presenza familiare – dichiara la curatrice del progetto – per chi, come me, abita i territori dove è nata l’azienda. Negli anni ho avuto la possibilità di toccare con mano lo spirito, l’autenticità e la ricerca che caratterizzano la sua storia. Affascinata dalle possibilità di un dialogo e di uno scambio tra l’identità di Strega e quella dei linguaggi del design contemporaneo da collezione, ho costruito il progetto Strega Design Collection focalizzandomi soprattutto sull’universo mixology, su cui l’azienda ha già acceso i riflettori con l’istituzione del “Premio Strega Mixology”. Da qui la mia scelta di Lucia Massari come testimonial di questa prima collezione di design firmata Strega, selezionata per la sua sofisticata capacità di saper reinterpretare atmosfere e materiali della tradizione artigianale italiana, in particolare il vetro”.

Malo abbraccia la sostenibilità con il cotone Cottonforlife

Malo, storica maison fiorentina specializzata in maglieria di cashmere, abbraccia la sostenibilità con il progetto Cottonforlife. Parte del cotone scelto da Malo per la realizzazione dei capi della collezione primavera-estate 2023 “L’Arte della Terra” sostiene questo innovativo progetto di Corporate Social Responsability, etico, solidale e sostenibile che promuove la coltivazione biologica di cotone egiziano, realizza una filiera tessile interamente eco-compatibile, socialmente responsabile, andando così a incentivare una moda sostenibile.

Cottonforlife promuove e sostiene l’adozione di metodologie di coltivazione e di trasformazione industriale del cotone compatibili con il benessere delle persone, i loro diritti e la salvaguardia ambientale: coltiva in Egitto i cotoni più pregiati al mondo seguendo pratiche agronomiche sostenibili e disciplinari biologici;  collabora dal 2017 con l’UNIDO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale) per rafforzare ed estendere il suo impegno a favore della sostenibilità della filiera del cotone e della sua trasformazione industriale; assicura ai contadini equi ritorni economici e l’inclusione  in filiere responsabili e trasparenti.

Inoltre, nelle fasi di trasformazione industriale viene promossa la ricerca per la riduzione e la sostituzione di sostanze chimiche dannose per l’ambiente e la persona in linea con la campagna DETOX di GreenPeace. 

Il cotone biologico diventa così materia prima esclusiva e preziosa, sia per gli effetti estetici e funzionali ad altissimo livello, sia per la crescita economica di individui e di famiglie. E da materia prima, il cotone diventa anche elemento di coesione fra gli addetti alla filiera, strumento di conoscenza fra i contadini e gli operai italiani ed egiziani che, sia pure geograficamente distanti, si trovano uniti nell’affidare il futuro e il benessere delle proprie famiglie al cotone. 

Malo da sempre si impegna a salvaguardare l’ambiente con collezioni limitate e filati riciclati e sostenibili. La scelta di cotone biologico e il sostegno al progetto Cottonforlife rappresenta un aiuto concreto per l’ambiente e le culture locali. Un filato prezioso, sostenibile che dà vita a piccoli capolavori artigiani, realizzati dalle mani di esperte maestranze italiane. Dalla maglia unisex, alle trecce timeless, passando per le incantevoli trame ispirate alle stuoie Masai: piccoli capolavori di yarn couture da indossare e tramandare.

«Abbiamo scelto di supportare Cottonforlife per dare il nostro contributo alla creazione di una moda più sostenibile e responsabile. L’obiettivo è quello di lasciare alle nuove generazioni un mondo migliore, contribuendo in maniera attiva al suo raggiungimento. Un progetto che fa bene all’ambiente, alle popolazioni locali e al cuore di chi sceglie di indossare un capo firmato Malo»dichiara Nancy Marchini, Direttore Marketing di Malo.

Malo, dal latino “ego malo”, significa “io preferisco”. Un nome che si rivolge a chi percependo la differenza tra un buon cashmere e un cashmere di sublime fattura italiana, preferisce Malo.

BLAZÉ Milano presenta i nuovi occhiali in collaborazione con L.G.R

Prosegue la collaborazione tra BLAZÉ Milano e L.G.R, marchio italiano di occhiali di lusso fondato da Luca Gnecchi Ruscone. Accomunati dall’attenzione per il “fatto a mano” e la cura nella ricerca materica, il risultato di queste affinità elettive è nel modello Dakhla, rivisitato in una colorazione esclusiva per BLAZÉ “Total Black” con lenti dark grey: un’edizione limitata composta di 300 pezzi che riflette contemporaneamente l’etica e l’estetica dei due brand, all’incrocio tra un modus operandi antico, erede del Made in Italy, e suggestioni che invece guardano alla musa del surrealismo, Amanda Lear. L’ossessione per l’artigianalità è testimoniata dai dettagli, visibili e invisibili: realizzati al 100% in Italia, i BLAZÉ Shades hanno lenti antigraffio Zeiss, costruite di sei strati di rivestimento antiriflesso e garantiscono il 100% di protezione UV. Realizzati in acetato di cellulosa, la loro consistenza è particolarmente resistente ai graffi e agli urti. Un modello, che nel suo equilibrio geometrico, con le lenti grandi e squadrate, omaggia l’icona della pop culture Amanda Lear, perpetua ispirazione per artisti di ogni epoca, da Salvador Dalí a David Bowie, passando per i Baustelle, che a lei hanno dedicato la canzone omonima. Incapace di passare inosservata, eclettica, la sua attitudine ad adattarsi in ogni contesto nel quale si trova, pur rimanendo fedele a se stessa, funge da ispirazione per questo modello che, pur nel suo massimalismo estetico, impossibile da confondere tra la folla, ribadisce la sua identità nei dettagli. Il nuovo logo del brand, i due cavallucci marini speculari – testimoni delle due passioni che guidano le fondatrici di BLAZÉ Milano, il mondo della marina e quello dell’equitazione – è stampato sotto lacca sull’asticella dell’occhiale, e si ritrova anche sul pattern del panno per la pulizia. Versatile, perfetto in città come per i viaggi verso mete lontane, la sua adattabilità ai tempi riflette lo spirito stesso della cantante e artista che ha incendiato il dancefloor dello Studio 54, così come quello dei palchi sui quali si esibiva con i CCCP, rivoluzionaria formazione punk italiana che la definì “divinità del mondo moderno”, producendo una nuova versione della sua canzone, “Tomorrow”, invito suadente a godersi l’attimo senza interrogarsi troppo a lungo sul domani. Racchiusi in un astuccio in pelle, disponibili sul sito di BLAZÉ, negli store L.G.R e sul sito LGRworld.com a partire da venerdì 14 aprile, gli occhiali si fanno così testimoni di un rapporto di stima reciproca tra due brand che condividono gli stessi valori, e una certa idea di lifestyle. “BLAZÉ e L.G.R riflettono il lifestyle e la personalità dei loro fondatori.” – commenta Luca Gnecchi Ruscone, fondatore e direttore creativo di L.G.R – “La nostra generazione ha imparato a far convivere i valori di un’epoca passata, quali l’artigianalità e l’autenticità, con le nuove innovazioni tecnologiche. Attraverso questa fusione tra passato e presente, realizziamo le nostre collezioni ponendo l’accento sulla qualità dei materiali e sulla cura artigianale dei prodotti. Al contempo sfruttiamo tutti i nuovi canali di comunicazione per rafforzare ancora di più l’immagine del brand, creando un linguaggio diretto con i nostri clienti e raggiungendo un pubblico globale.” 

 “Apprezziamo da sempre il lavoro e l’estetica di Luca, il suo marchio ha gli stessi valori e la cura che cerchiamo di dare a BLAZÉ; con lui abbiamo scelto e reinterpretato uno dei nostri modelli preferiti, Dakhla, eclettici e molto versatili, eredi dello spirito di un’icona senza tempo, come Amanda Lear” dichiarano Corrada Rodriguez d’Acri, Delfina Pinardi e Maria Sole Torlonia, fondatrici di BLAZÉ Milano. 

IED presenta, con Humana, Les liaisons dangereuses: creazioni moda nate dal riuso di lingerie, nightwear e tessile casa

In mostra nelle sale del Castello di Belgioioso i pezzi unici di 18 designer IED Moda Milano: 18 opere ottenute da capi vintage e second hand messi a disposizione da Humana People to People Italia.
Immaginazione, creatività e capacità progettuali da un lato; una filiera etica di capi non più riutilizzabili dall’atro. È dall’unione di questi due fronti che nasce Les Liaisons dangereuses, mostra unica nel suo genere di outfit ottenuti dall’upcycling creativo su lingerie, nightwear, leisurewear e tessile casa, promossa da IED con Humana People to People Italia. Le creazioni moda di riuso si possono ammirare dal 14 al 17 aprile a Next Vintage 2023, appuntamento primaverile dedicato al fashion e agli accessori d’epoca, che porta avanti (dopo il successo dell’edizione autunnale) la partnership accademica con IED.
“È una suggestione letteraria a dare il titolo alla nuova mostra che presentiamo al Castello di Belgioioso per Next Vintage, quella del romanzo epistolare Les Liaisons dangereuses,che racchiude una frase straordinaria sul senso della vita: on n’est heureux que par l’amour, scriveva Pierre Choderios de Laclos nel lontano 1782 – commenta Olivia Spinelli, Coordinatrice e Creative Director IED Moda Milano e ideatrice della mostra .- Fare upcycling su capi di lingerie, vestaglie, camicie da notte e copriletto, significa entrare in contatto proprio con i momenti più intimi di chi li ha posseduti, con i sogni tenuti al caldo e con l’amore, che lega assieme i pezzi di ogni essere umano. I 18 progetti di upcycling esposti racchiudono, ciascuno a suo modo, nuove forme e nuovi ambienti a partire dalla storia di chi ha scelto e indossato i capi di partenza”.

Sono 150 i pezzi vintage e second hand non più riutilizzabili messi a disposizione dall’organizzazione di cooperazione internazionale Humana People to People Italia, in un progetto che permette di tradurre in arte importanti valori di sostenibilità.
Lo sguardo dei fashion designer IED Moda Milano ha decostruito, capovolto, stravolto questo materiale di base, dando nuova forma a ciò che è stato e creando relazioni inedite tra atmosfere e usi diversi, muovendosi in un contesto poco consueto come quello della lingerie, del leisurewear e del tessile casa.
Tra delicate tinte pastello, separé e finti tappeti, prendono vita nelle sale del Castello abiti donna ottenuti da trapunte che talvolta attutiscono talvolta soffocano; coperte che scoprono e rendono vunerabile la figura, invece di coprire e proteggere, alternati a pizzi e trasparenze che solo lontanamente ricordano la lingerie di partenza; outfit caleidoscopici tra veli sinuosi, strascichi e frange; altri che alla morbidezza preferiscono la rigidità di corsetti e forme taglienti; look due pezzi dalle forme morbide in cui copriletto e sottovesti diventano unità inscindibili.

Sono autori delle 18 opere gli studenti, le studentesse e gli alumni IED Gaia Arangio, Gianmarco Marano, Omar Cisse, Sara Martinucci, Achille Felisari, Viviana Verdino, Benedetta Bilato, Alice Martonucci, Alessandra Caponio, Laura Bamonti, Antonio Chiaradia, Steban Munoz, Riccardo Pingiotti, Silvia Felici, Gaia Ceglie, Francesco Bartolomeo D’Alto, Manfredi Montalto, Emilia Nardi.
È sempre un immenso piacere collaborare con IED e lasciarsi stupire dalla bravura dei loro designer – commenta Laura Di Fluri, Responsabile Marketing e Comunicazione di Humana People to People Italia.- Le opere realizzate con i nostri abiti, usati ma non più riutilizzabili, sono la conferma che ogni capo racchiude per moltissimo tempo un valore e un potenziale enormi. Dobbiamo solo riabituare il nostro sguardo a coglierli”.

“La moda vintage vive nel e del tempo della patina, traendo ispirazione e alimento da incursioni nel passato che le permettono di far rivivere più epoche contemporaneamente attraverso abiti e accessori
 – aggiunge Gloria Spaini, Presidente dell’Ente Fiere dei Castelli di Belgioioso e Sartirana.- Un posto d’eccezione è occupato dal vintage che coniuga passato, presente e futuro azzerando ogni dimensione temporale  La moda scrive il futuro guardando al passato e parla il linguaggio vintage suggerendo i migliori capi e accessori da avere per vestirsi mixando passato e contemporaneità.
La collaborazione con IED Moda Milano traduce la contemporaneità del vintage attraverso le fantasie e le creazioni di futuri operatori della moda.”


Per tutte le info su orari, biglietti e arrivo al Castello di Belgioioso, www.belgioioso.it/vintage/

Aesop lancia Gloam 

L’Eau de Parfum verrà presentata durante il Salone del Mobile 2023 presso lo store Aesop Brera 

Dal 17 al 23 aprile, in concomitanza con il Salone del Mobile, Aesop Brera a Milano ospiterà un’installazione che presenterà Gloam Eau de Parfum (presentato il 10 aprile) e le altre fragranze del brand. Per richiamare le note floreali e le sfumature speziate di Gloam, un’abbondante raccolta di fiori gialli di stagione si troverà sul bancone scultoreo del negozio, la cui luminosità sarà mitigata da un drappo di morbido lino tinto di zafferano, avvolto e sospeso. 

Create per tutte le menti curiose, indipendentemente dal genere, le fragranze Aesop stabiliscono un modo riflessivo e non convenzionale di creare profumi, traendo ispirazione da fonti diverse come un architetto favoloso o una terra desolata e verdeggiante. Agendo come uno strato avvolgente per migliorare la quotidianità, gli aromi uniscono le influenze coinvolgenti del profumo e della narrazione. 

La novità, Gloam Eau de Parfum, si unisce alla linea Othertopias – sviluppata con Barnabé Fillion, frequente collaboratore di Aesop – che esplora gli spazi liminari, reali e immaginari. Gloam, in particolare, si ispira alla chaise longue o al divano, e all’introspezione che viene facilitata quando il corpo si abbandona al riposo, e avvolge chi lo indossa in note di Mimosa, Zafferano e Iris. 

Durante l’installazione, il piano vendita del negozio sarà interamente dedicato alle Fragranze, mentre le formulazioni di tutte le altre categorie saranno situate nel retro, affacciato sul cortile. Il rinfresco sarà in linea con i fiori esposti: specialità locali che incorporano ingredienti dalle tonalità dorate. I visitatori sono invitati ad immergersi in un mondo aromatico ricco di intrighi, attraversando una serie di famiglie di fragranze lungo il percorso, tra cui Floreali, Fresche, Legnose e Opulenti. Scopriranno le Eaux de Parfum Othertopias – Miraceti, Karst, Erémia, Eidesis e Gloam – e le altre quattro fragranze di Aesop – Rōzu, Marrakech Intense, Tacit e Hwyl Eaux de Parfum. Ognuna di esse illustra l’approccio unico di Aesop al profumo, impegnato a provocare i sensi, a sconvolgere le aspettative e a persistere sia nel corpo che nella mente. 

ART WEEK 23, Tempesta Gallery presenta le macchine sensoriali di Piero Fogliati

con un’installazione esclusiva nella chiesa di San Carlo al Lazzaretto

In occasione dell’Art Week dal 12 al 14 aprile 2023 Tempesta Gallery esce dai confini del suo spazio di Foro Bonaparte per installare parte del corpus di opere del visionario artista Piero Fogliati nella chiesa seicentesca di San Carlo al Lazzaretto in Porta Venezia.
Piero Fogliati figura poliedrica e grande sperimentatore, ha trasformato “congegni” meccanici ed elettrici in opere multisensoriali e atmosferiche, giocando con luce, movimento e percezione. Immaginava una Città Fantastica abitata da macchine che potessero interpretare i fenomeni della natura e i suoi elementi primari come il sonorizzatore del vento, dei laghi e
dei fiumi, la scultura di aria e di acqua nell’acqua.

La fascinazione di Fogliati per il mondo urbanizzato e tecnologico ha sempre fatto da contraltare ai suoi studi sulla trasformazione dell’ambiente e del paesaggio da questa riflessione scaturisce il progetto installativo pensato per la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto di Milano, nel vivace quartiere di Porta Venezia, che conduce lo spettatore in una “oasi di poesia” per un momento di abbandono dall’ambiente caotico della cittá e una totale immersione visiva e acustica.

Un progetto aperto al pubblico, che affianca la retrospettiva di Fogliati City Poetry presente in galleria, e accoglie il visitatore in un percorso di quattro opere iconiche che allestiscono lo spazio ottagonale della Chiesa.


Reale Virtuale, costituito da un’ampolla di vetro finissimo soffiato a mano posta sopra un proiettore, appositamente costruito dall’artista, al cui interno sono stati inseriti due oggetti ma, come anticipa il titolo stesso, uno di loro è effettivamente reale, l’altro ne è la copia virtuale, equivalente ma speculare.
Prisma Meccanico composto da un proiettore di luce sintetica e da un supporto di alluminio a forma di disco dipinto di bianco, verticale, rotante su se stesso ad elevata velocità che raccoglie la luce e la riflette scomponendola in una suggestiva gamma cromatica.
Le Latomie costruite da tubi ricurvi di differenti dimensioni in grado di modificare tutti i rumori esterni trasformandoli in un suono continuo sempre
variante e coinvolgente.

L’esposizione City Poetry, che presenta un ampio corpus di opere meccaniche di Piero Fogliati, continua nello spazio di Foro Bonaparte, 68 di Tempesta Gallery.


CLAUDIA DE LUCA, IL GIORNO DOPO LA RIVOLUZIONE

Dal 10 aprile al 10 maggio 2023 Claudia De Luca è presente a Torino presso il Polo del’900 con la mostra “IL GIORNO DOPO LA RIVOLUZIONE” a cura di Elisabetta Mero. L’artista realizza nove gruppi di opere che si riferiscono, ognuno, ad un singolo atto rivoluzionario. Ogni gruppo di opere fa infatti riferimento ad una rivoluzione fallita, un momento della storia in cui tutto sarebbe stato possibile, ma che, “il giorno dopo”, si è spento in un magma indistinto e silenzioso. Le rivoluzioni fallite, però, nella loro caduta aprono comunque un orizzonte nuovo, perché è proprio dal fallimento che una diversa parola politica (e rivoluzionaria) può essere riscritta e praticata. La mostra, ospitata nella Sala Voltoni del Polo del’900, prende spunto dalla frase di F. Engels: “Coloro che si sono vantati di aver fatto una rivoluzione hanno sempre visto, il giorno dopo, che non sapevano quel che facevano, che la rivoluzione che avevano fatto non assomigliava per nulla a quella che avrebbero voluto fare“. Questa riflessione è il punto di partenza del progetto di Claudia De Luca che in qualità di artista e docente di storia e filosofia, riflette sulla condizione di salute della parola politica. Parola che misura molto spesso la sua capacità di esistenza nel fallimento del suo potere rivoluzionario. 
Quante volte, nella storia (esattamente come nella vita) abbiamo pianificato una rivoluzione che, una volta portata a termine, ci ha restituito un’immagine impietosa della stessa? – afferma Claudia De Luca – Con IL GIORNO DOPO LA RIVOLUZIONE intendo proprio questo esito: il momento in cui dalla forza prorompente del possibile ci si schianta in una sbiadita realtà dove il manifesto del giorno prima è diventato un incomprensibile testo oscuro. Ci si gira indietro e non si riconosce più il punto da cui si è partiti”. Le opere in mostra, sono create come dei manifesti su cui la parola politica è rappresentata come un’improvvisa macchia di colore che emerge dal buio della storia. L’artista è stata supportata dall’Anonima impressori , studio grafico e stamperia artigianale di Bologna, per la realizzazione di didascalie/ manifesto che accompagnano le opere in mostra. Su ogni didascalia è infatti descritta una rivoluzione e i font scelti sono quelli che andavano in uso in quel periodo storico.  


L’artista ha lavorato sul concetto di “erosione” ed “esplosione” paragonando le rivoluzioni analizzate a delle valanghe che trascinano con sé (e provano a cancellare) tutte le vecchie strutture. Claudia De Luca utilizza i pigmenti per dare risalto all’eccezionalità dell’evento storico e l’uso abbondante del nero è lo sfondo da cui partono i tumulti e le insurrezioni improvvise. Il nero, è il contesto neutro, “il vecchio sistema” da rompere, ma soprattutto è il primo passo su cui l’artista irrompe e disegna una nuova narrazione politica, spesso estrema e radicale. Citando la curatrice Elisabetta Mero: “Le opere di Claudia De Luca riescono a comunicare queste onde di energia rivoluzionaria non controllata che emergono dal buio e che scuotono il precostituito per tornare al buio lasciando traccia di spiragli di luce. La gestione di questa energia sarebbe l’utopistica risposta al linguaggio della prevaricazione”. Attraverso una pratica pittorica che coniuga l’astrattismo del colore con il segno materico, l’artista realizza delle opere che fungono da tramite visivo per una comprensione dei processi rivoluzionari nel loro potenziale e nel loro fallimento.
Il ricorso al tessuto (la tarlatana) evidenzia ancora di più l’esigenza di riscrivere, con linguaggi differenti una parola politica che oggi si presenta sempre più anestetizzata e flebile. La tarlantana, presente nei quadri esposti in mostra a Torino è un tessuto imprescindibile e ricorrente nelle opere di Claudia De Luca che lo utilizza come elemento di cura, intendendo con questo termine la delicatezza verso l’oggetto ma anche verso il soggetto che lo determina. Avvolgere il supporto con la tarlantana è un rituale che rende l’artista più sicura e soprattutto determina quella visione “scomposta” necessaria al suo lavoro. Le pieghe, i disallineamenti, gli elementi difformi che il tessuto crea sulla materia sono i punti infatti da cui parte. A concludere il percorso l’opera “Siparium” che rappresenta anche il sipario delle rivoluzioni fallite che si chiudono con una disfatta, ma presuppongono, sempre e comunque, una nuova apertura. Come sottolinea la curatrice Elisabetta Mero: “Le rivoluzioni fallite mostrano come energie desiderose di ribaltare il sistema del potere non sempre siano riuscite a ottenere i risultati che immaginavano.

CLAUDIA DE LUCA IL GIORNO DOPO LA RIVOLUZIONE a cura di Elisabetta Mero
10 aprile – 10 Maggio 2023 Polo del’900 (Sala Voltoni) Via del Carmine, 14 Torino
Orari: da lunedì a venerdì dalle ore 9.00 alle ore 20.00 Accesso libero e gratuito
Opening: lunedì 10 aprile ore 18.00

Le mostre di Euroluce: “HELENE BINET. Natura, tempo e architettura”

Massimo Curzi cura e allestisce la personale di Hélène Binet, una delle autrici più significative della fotografia contemporanea, mostrando come il suo lavoro indaghi la relazione tra luce naturale e architettura.

L’opera di una delle autrici più significative della fotografia contemporanea, Hélène Binet, mostrata attraverso una selezione originale − che attinge dall’archivio del suo imponente lavoro − sulla relazione tra luce naturale e architettura, tra natura e tempo, e che si presenta come un racconto (per immagini) di opere dei più importanti maestri dell’architettura. L’originale e inconfondibile poetica di una ricerca fotografica condotta da ormai 35 anni, con tecnica analogica e in modo rigoroso, e che dimostra come quest’arte sia capace di evidenziare come poche altre le qualità specifiche dello spazio progettato e costruito. “Uno straordinario lavoro in bianco e nero portato avanti con coerenza e caparbietà sull’eterno rapporto tra luce e ombra in alcune delle più importanti opere d’architettura di sempre” commenta Massimo Curzi mentre Hélène Binet racconta: “Nella selezione delle immagini per questa mostra, siamo partiti dalle mie prime fotografie, come quelle che testimoniano il lavoro di John Hejduk, per arrivare poi alle più recenti dell’architettura storica coreana. L’intento è rimasto immutato: con delicate associazioni, accostamenti di immagini, ombre e silenzi spero di pungolare l’immaginazione di chi guarda e di portarlo da qualche parte non troppo lontano dal primo schizzo dell’architetto”.L’allestimento

L’allestimento è immaginato come un momento di pausa e riflessione durante il percorso sempre sorprendente ed eterogeneo del contesto fieristico. Un doppio corpo architettonico con struttura a telaio in tavole di legno è pensato rivestito esternamente in alluminio sabbiato ed internamente in lastre di feltro blu notte, il tutto a creare un forte contrasto tra l’interno e l’esterno dello spazio espositivo. Il feltro disposto sulle pareti interne metterà in evidenza le opere esposte, creando anche un contesto acustico ovattato e silenzioso alla ricerca di un momento di sospensione temporale rispetto a un esterno frenetico e pulsante. Un pavimento di morbida moquette permetterà di accentuare ancora di più questa qualità spaziale.

MARC AUDIBET E MILA SCHÖN: L’ELEGANZA INTELLIGENTE

Fasto e rigore. Abito e habitat. Progettualità e passione. Visionarietà e pragmatismo. Immaginazione e realismo. Autorialità e riservatezza. Sperimentazione e semplificazione.
L’idea di una moda come distillato di un pensiero che attraversa le pratiche artistiche o architettoniche più che quelle di una creatività volatile, condannata a un perenne cambiamento. La scelta di un intellettuale del vestire come Marc Audibet per vivificare l’eredità concettuale di Mila Schön è sembrata la più naturale e coerente per i tanti punti di connessione tra i due creatori. «Come me, Mila ha voluto un guardaroba per una clientela internazionale, esigente e raffinata. I suoi modelli avevano la semplicità dell’evidenza, tagli rigorosi e generosi che offrono benessere anche allo spirito, che a sua volta contribuisce alla libertà del corpo.
L’influenza dell’arte moderna la portò a pensare capi moderni, efficaci, nel segno di una bellezza intelligente», riflette Audibet. Entrambi pensano e hanno pensato al comfort e a nuove formule di eleganza attraverso lo studio di innovativi materiali e lavorazioni: le fibre stretch in versione mono e double face inventate da lui come il mitico double concepito da lei, viaggiano in parallelo con l’ostinata ricerca di un design che manifesta una felice relazione tra fisicità e abbigliamento. Eleganza come linea: questo il loro comune, incancellabile, contributo.

A prova che le buone idee, nel design ma non solo, resistono adamantine al tempo e alle stagioni. La loro è una ricerca che si nutre di “riduzionismo” e consiste nella scomposizione di un fenomeno complesso nei suoi elementi costitutivi. Lavorando per sottrazione, si arriva così alla sostanza di un’opera che concerta di linee e forme per assecondare un corpo in movimento che supporta una creazione dove l’essenziale è privilegiato allo spettacolare. La collezione si sviluppa per elementi che definiscono un lessico vestimentario dove ogni singola creazione, stagione dopo stagione, diventa un nuovo lemma.
Non è un caso che, per l’a-i 2023/24, uno dei progetti intorno a cui si condensa la filosofia del “nuovo” stile Schön sia una borsa – battezzata Shadow –  dalle linee purissime e calibrate, dove le proporzioni auree e la pianta a ovale affusolato inaugura un sistema di disegni organici. Sicuramente corroborato da abiti e mantelli in cashmere double dal tocco impalpabile, assolutamente moderni perché non riferibili a nessun genere specifico e quindi potenzialmente adatti a tutti, nella convinzione che disegnare abiti sia anche un gesto politico.
I grandi carré – anche loro double – si drappeggiano intorno al corpo secondo la millenaria scienza del drappeggio statuario, le giacche cardigan di varie lunghezze non hanno bottoni, e i capi dall’allure sportiva possono essere accostati in autonomia combinatoria con tutti gli altri.
È un «Lego tessile senza stagioni che segue la logica di un “classico evolutivo”», afferma Audibet. La silhouette è alta, slanciata, verticalizzata da studi – come il posizionamento nelle tasche dei pantaloni asciutti e longilinei, che invita a una postura diritta, a testa alta.

Il risultato finale è maggiore della somma delle sue parti, perché a integrare gli abiti c’è la personalità di chi li indossa, lusingata da crêpe, seta, lana, o addirittura lino, quasi tutti in versione double con abbinamenti impensati. La tavolozza dei colori incorona il nero come sovrano incontrastato, il cui regno è interrotto da lampi rivoluzionari di viola, verde assenzio, rosa corallo in alcune stampe astratte ispirate ai tagli di Lucio Fontana, di cui Mila Schön era amica e collezionista. Una collezione che s’impone per la sua atemporalità ma anche per il suo essere perfettamente nell’aria dei tempi. «La semplicità è la sorella dell’intelligenza» è una citazione di Costantin Brancusi che Audibet ha fatto sua, dove per semplicità s’intende la conseguenza di un’attenta costruzione per un’estetica che vuole sottrarsi a un esasperato consumismo. Sono abiti e accessori che sono pensati per durare, richiamano una nuova arte del vivere che ci porta a una dimensione semplicemente contemporanea.
Archetipi, mai stereotipi.