Isabella Blow: chi era la “cappellaia matta”, musa di McQueen

Fashion editor, icona di stile, talent scout e musa di stilisti: Isabella Blow è stata una delle figure più influenti del fashion biz. La definirono “la cappellaia matta”, per quella sua passione per i cappellini. Uno stile stravagante, il suo, a tratti dark e a tratti fiabesco, ed una sensibilità forse rara nel mondo della moda, che divenne il suo tallone d’Achille, conducendola ad un destino tragico.

Scopritrice di talenti del calibro di Philip Treacy e Alexander McQueen e talent scout delle modelle Sophie Dahl e Stella Tennant, anima creativa, per Isabella Blow la moda era un mezzo di autodeterminazione ed espressione di sé: “Se sei bella, non hai bisogno di vestiti. Se sei brutta, come me, sei come una casa senza fondamenta; hai bisogno di qualcosa per costruirti”.

Indimenticabile il suo caschetto nero, su cui facevano capolino i cappelli scultorei, che caratterizzavano il suo stile. Si è appena conclusa a Sydney “Isabella Blow: A Fashionable Life”, una mostra dedicata alla sua vita. A ricordare la sua figura anche un film in prossima uscita (clicca qui per saperne di più), dedicato alla sua amicizia con McQueen, di cui fu musa e pigmalione. Fu proprio lei infatti a fiutarne per prima l’incommensurabile talento. Ad unirli sarà la stessa tragica sorte.

isabella-blow-6
Isabella Blow nacque a Londra il 19 novembre 1958


Isabella Blow
Isabella Blow nacque in una famiglia aristocratica, primogenita di quattro figli


Isabella Blow immortalata a New York da Steven Meisel
Isabella Blow immortalata a New York da Steven Meisel


Isabella Blow (all’anagrafe Isabella Delves Broughton) nacque a Londra il 19 novembre 1958 e crebbe in una famiglia aristocratica: era infatti la primogenita di Sir Evelyn Delves Broughton (dodicesimo baronetto Broughton, nonché figlio di Jock Delves Broughton, celebre protagonista del film “Misfatto bianco”) e dell’avvocatessa Helen Mary Shore. Ma l’idillio della sua infanzia, immersa nel verde della campagna inglese, venne presto drammaticamente turbato dal divorzio dei genitori e soprattutto dalla tragica morte del fratellino John, che muore annegato in piscina a soli due anni. La versione raccontata dalla stessa Isabella, che all’epoca aveva solo cinque anni, vuole che la madre si sia allontanata per un momento dai quattro figli per andare a mettersi il rossetto. La morte del fratello sconvolge profondamente il suo animo, già fragile.

Isabella studia alla Heathfield School (l’attuale St Mary’s School) e inizia a lavorare come segretaria. Dopo il diploma, nel 1979 si trasferisce a New York per studiare Arte cinese alla Columbia University. Nella Grande Mela divide l’appartamento con l’attrice Catherine Oxenberg. Un anno dopo lascia l’università per trasferirsi in Texas, dove lavora con Guy Laroche. Nel 1981 convola a nozze con Nicholas Taylor, dal quale divorzierà due anni dopo. Inoltre in questo periodo inizia la sua carriera nel fashion biz. Viene infatti presentata alla direttrice dell’edizione americana di Vogue, Anna Wintour. Isabella viene dapprima assunta come sua assistente e più tardi diviene l’assistente di Andre Leon Talley, redattore capo di Vogue. Mentre lavora a New York spiccano tra le sue frequentazioni Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat.

Isabella Blow in uno scatto di Steven Meisel, 1993
Isabella Blow in uno scatto di Steven Meisel, 1993


(Foto: Vogue.com)
Uno degli outfit sfoggiati dalla fashion editor (Foto: Vogue.com)


Isabella Blow in uno scatto di Helmut Newton
Isabella Blow in uno scatto di Helmut Newton


Isabella Blow in una foto del 1996
Isabella Blow in una foto del 1996


Tantissimi sono i lavori precari che Isabella si trova a svolgere, dopo essere stata diseredata dalla famiglia d’origine. La fashion editor lavora anche in una lavanderia. Nel 1986 Isabella torna a Londra: qui inizia una collaborazione con Michael Roberts, direttore del Tatler e del Sunday Times Style, incarico da lei assunto nello stesso anno. Isabella tiene una sua rubrica di stile sul Sunday Times Style e un suo spazio dedicato alla moda su Vogue UK. Nel 1989 sposa il suo secondo marito, il mercante d’arte Detmar Blow. Il primo incontro tra i due aveva avuto luogo durante un matrimonio. Blow le disse che amava il cappellino che lei indossava per l’occasione. Solo sedici giorni dopo arrivò il fidanzamento ufficiale. Indimenticabili le foto del loro matrimonio in stile medievale, celebrato nella cattedrale di Gloucester: la fashion editor sfoggiava un’acconciatura di Philip Treacy. Con lo stilista nacque un sodalizio artistico tra i più prolifici della storia della moda: un’amicizia autentica legava i due. Isabella, che amava indossare estrosi cappellini a corredare ogni suo outfit, offrì a Treacy ospitalità nel suo appartamento londinese, permettendogli di mettere a punto la sua collezione e divenendo sua musa. Isabella indosserà per tutto il corso della sua vita i cappellini disegnati da Treacy.

Innumerevoli le creazioni al limite del surrealismo indossate dalla fashion editor, dal celebre Lobster Hat, con tanto di aragosta, al reticolato di Swarovski, dalla maschera di pizzo, che ricorda un’armatura, all’elmo di piume nere, dal copricapo da folletto decorato con pon pon nero fino al copricapo nuziale, dalle suggestioni altere, che ricordavano quasi Lady Macbeth. Per lei, interprete del più autentico stile british, il cappello rappresentava quasi una parte di sé e non un mero ornamento. Quando, durante un’intervista del 2002, le venne chiesto come mai indossasse sempre i suoi bizzarri copricapi, lei rispose così: “Per tenere tutti lontano da me. Dicono: posso baciarti? E io rispondo: No, grazie mille. Ecco perché indosso il cappello. Arrivederci. Non voglio essere baciata da chiunque. Voglio essere baciata solo dalle persone che amo.”


SFOGLIA LA GALLERY:




Ma Philip Treacy non fu il solo ad essere scoperto dalla fashion editor: correva l’anno 1992 quando Isabella Blow fiutò uno dei talenti più geniali della moda. Durante la cerimonia di chiusura della Saint Martins School of Art, in una sala sovraffollata, la fashion editor viene folgorata dalla collezione di un esordiente: trattasi di Alexander McQueen. Entusiasta, Isabella acquista tutti i pezzi della collezione del giovane designer al costo di 5,000 sterline. Sono tutti i risparmi che possiede. Ma lei è imperturbabile, sicura del suo intuito, e paga quella cifra in rate settimanali da 100 dollari. È l’inizio di un’amicizia che durerà una vita intera, ma anche di un legame lavorativo che toccherà vette stilistiche inusitate. Tante le foto che immortalano Isabella al fianco di McQueen, come lo shooting per Vanity Fair, firmato da David LaChapelle nel marzo 1997. Fu grazie all’operato di Isabella Blow se nella Londra anni Novanta emerse un nuovo fermento artistico: mentre il genio di McQueen si affermava prepotentemente (“God save McQueen” diviene il motto dell’epoca), Isabella scopre Sophie Dahl e le blasonate Stella Tennant e Honor Fraser. Della Dahl, forme burrose su un viso da bambola, dirà: “È una grande bambola con il cervello”. Le sue aristo-modelle si imposero immediatamente come i volti rivelazione del decennio, e grazie a lei la nobiltà inglese e i salotti chic sbarcarono sulle passerelle, in un connubio quantomai riuscito.

Nel 1993 posa per il fotografo Steven Meisel, affascinato dal suo stile e dal suo viso austero. Tante le collaborazioni con numerosi brand, da DuPont Lycra a Lacoste fino a Swarowski, che grazie a lei vive una nuova stagione. Le dedicarono delle creazioni Alexander McQueen, Hussein Chalayan, Julien MacDonald e molti altri. Nel 2002 le venne dedicata una mostra, intitolata “When Philip met Isabella”. Nel 2004 fece un cameo nel film Le avventure acquatiche di Steve Zissou. Nel 2005 collaborò con l’artista Matthieu Laurette per un progetto commissionato dalla Frieze Project 2005, che consisteva nella creazione di una guida giornaliera alla Frieze Art Fair diretta dalla stessa Blow e da esperti di moda del calibro di Peter Saville, Kira Joliffe e Bay Garnett. Poco prima della morte curò lo styling di una serie di libri sulla bellezza nel mondo arabo prodotti dall’imprenditore Sheikh Majed al-Sabah, ma venne improvvisamente esclusa dal progetto per ragioni sconosciute.

blow nineties
Isabella Blow morì suicida nel maggio 2007


Isabella Blow in uno scatto di Miguel Reveriego
Isabella Blow in uno scatto di Miguel Reveriego


2. Isabella Blow, 2002 (c) Diego Uchitel.jpg
Isabella Blow in una foto di Diego Uchitel, 2002


Isabella Blow con Philip Treacy
Isabella Blow con Philip Treacy, di cui fu musa


Per lei fu l’inizio della fine. Isabella, dotata di una sensibilità rara, divenne preda del fashion biz: quello stesso sistema che prima l’aveva amata ed idolatrata, sembrava ora chiuderle le porte, stringendola in una morsa fatale. Nonostante gli innumerevoli successi collezionati nel corso della sua carriera, Isabella cade in depressione. Preda del male oscuro, si chiude nella sua solitudine perdendo anche gli amici di una vita. Secondo Daphne Guinness, celebre icona di stile e sua intima amica, anche i rapporti con McQueen si erano fatti tesi dopo che quest’ultimo cedette il suo marchio a Gucci, senza renderla partecipe. Lo schiaffo fu troppo forte per lei, che era stata la prima a negoziare il contratto con cui Gucci avrebbe acquistato il brand. A trattative ultimate, Isabella fu la sola a non avere un contratto. Il suo brillante operato veniva ora salutato con il dono di un vestito, ennesima beffa di un sistema al quale si sentiva ormai sempre più estranea. Inoltre dovette fare i conti con i crescenti problemi economici e con la sterilità. Isabella e il marito tentarono per ben otto volte la fecondazione in vitro, ma senza successo. Nel 2004, dopo che il matrimonio naufragò, le venne diagnosticato un disturbo bipolare e fu sottoposta a delle sedute di elettroshock. Dopo diciotto mesi di separazione lei e Detmar si riavvicinano, ma alla fashion editor viene diagnosticato un cancro alle ovaie. In preda alla depressione, la donna tenta diverse volte il suicidio, dapprima assumendo dei barbiturici e poi gettandosi dall’Hammersmith Flyover, dove si salva ma riporta fratture ad entrambe le caviglie. Infine, dopo altri tentativi falliti, riesce a togliersi la vita e muore a Gloucester il 7 maggio 2007, dopo aver assunto un pesticida. La cerimonia funebre è struggente: sei cavalli neri precedono il feretro, ricoperto da una corona di fiori bianchi su cui spicca il cappello-galeone che Philip Treacy aveva creato apposta per lei. Se ne andava così una delle figure più autorevoli e fragili della moda, seguita solo tre anni dopo dal suo pupillo ed amico Alexander McQueen.

(In copertina: Isabella Blow con cappello Philip Treacy per Alexander McQueen. Foto: Richard Saker/Rex Features)


Potrebbe interessarti anche:
Giovanna Battaglia: essere fashion editor

Anteprima per Inkiostro Biancofeaturing Kei Takemura
Giovani e liberi attraverso gli occhi di Pierpaolo Piccioli: dopo 25 anni il designer lascia la maison Valentino