RED BULL KRONPLAZ CROSS: ADRENALINA ALLE STELLE

Il 26 e il 27 febbraio 2016 la pista di Plan de Corones, Brunico, si trasformerà nella cornice perfetta per la gara di sci più adrenalinica in assoluto: Red Bull Kronplaz cross.
Caschetto, tuta, occhiali, sci ai piedi e via, giù per una pista ricca di ostacoli alla velocità della luce, tra acrobazie e tanto sano agonismo.
Saranno circa 70 i team (circa 210 atleti provenienti da ogni angolo del globo) che prenderanno parte a questa quinta edizione di una meravigliosa manifestazione sportiva, organizzata dalla Red Bull.
Veri e propri professionisti dello skicross, ma anche amatori, tutti pronti a dare spettacolo, sotto i riflettori puntati sulla pista (è una gara di due giorni che si svolgerà in notturna), per contendersi il titolo skicross 2016.

Una gara che assume le vesti di una staffetta ad eliminazione: quattro team alla volta, formati da 3 atleti, affronteranno le chiuse curve e i salti presenti nel tracciato, alla massima velocità possibile: solo i più veloci passeranno il turno.
Ogni atleta, arrivato al traguardo, azionerà uno specifico pulsante, il quale darà il via al suo compagno di squadra, pronto a partire a monte. Il terzo atleta, che per primo arriverà al traguardo, decreterà la vittoria della propria squadra.
Si tratta, quindi, di una gara molto veloce, pronta ad eliminare i concorrenti alla loro minima distrazione: un semplice errore potrebbe decretare l’eliminazione di una squadra.
Tanta grinta e concentrazione al massimo: sono questi i due elementi che mai devono mancare nella figura del perfetto atleta di skicross.

Momento della staffetta in cui viene azionato il pulsante che darà il via al proprio compagno pronto a partire.
Momento della staffetta in cui viene azionato il pulsante che darà il via al proprio compagno.

Un percorso breve, di poco più di un chilometro, ma molto difficile: zone di soffice neve si alternano a zone di ghiaccio con ostacoli davvero duri da superare, data anche la velocità alla quale si scende. Salti, woops, veri e propri tunnel e curve che sfidano le più solide teorie della fisica.
Ma, tutto ciò non spaventa gli atleti: è il loro pane quotidiano.
Una pista meravigliosa, studiata nel minimo dettaglio, che sicuramente metterà in difficoltà i numerosi atleti partecipanti, ma che comunque regalerà loro emozioni indescrivibili e quella grinta necessaria per affrontare nel migliore dei modi il percorso. Emozioni che arriveranno anche ai tutti i presenti (nelle passate edizioni i numeri degli spettatori è stato davvero alto, una grandissima partecipazione) che con gli occhi sgranati e il cuore in gola seguiranno ogni singolo metro percorso dagli atleti.

Uno degli incredibili tunnel presenti nel percorso
Uno degli incredibili tunnel presenti nel percorso

Red Bull Kronplaz cross 2016 è la manifestazione più adrenalinica nella categoria degli sport invernali: un evento sportivo da non perdere assolutamente.

Salti spettacolari di una gara mozzafiato
Salti spettacolari di una gara mozzafiato

EMERGENZA IMMIGRAZIONE: ANCORA TRAGEDIE IN MARE NEL SILENZIO EUROPEO

Un altro viaggio in mare, il quale doveva essere l’inizio di una nuova vita per le tante persone presenti sull’imbarcazione, si è trasformato in una vera e propria e tragedia: 18 vite umane sono state inghiottite dall’immensità del mare, proprio davanti le coste della Turchia. Tra i morti 10 bambini.
Notizie che fanno rabbrividire e che, allo stesso tempo, dovrebbero far riflettere: non si può morire così.
Fuggire da zone di guerra, in cui morte e devastazione regnano come sovrani indiscussi, con il dolore negli occhi, per sperare di cambiare la propria vita, o meglio, per sperare di continuare a vivere: è questa la triste realtà, la situazione delle tante persone che, strette nei pochi metri di una barca, troppo piccola e malandata, affrontano, con disperato coraggio, la traversata della salvezza.
Salvezza? Magari: altro naufragio, altre 18 vite spazzate via dalle onde di un mare che non perdona e che pian piano si sta trasformando in un vero e proprio cimitero.
Questa volta è toccato ad una piccola imbarcazione a bordo della quale vi erano profughi provenienti dalle zone più devastate, più pericolose: persone che fuggivano da Iraq, Siria e Pakistan.
Il naufragio è avvenuto a Bodrum Bay a meno di 4 chilometri dalle coste turche.
Sono stati dei pescatori del luogo ad avvertire i soccorsi, dopo aver udito in lontananza le disperate urla dei profughi.
Sono circa 600 le persone che solo quest’anno hanno perso la vita in quelle acque: la rotta del mediterraneo orientale, o forse, meglio ridefinirla come la rotta della morte.

CIFRE DA PAURA
Nel 2015 il numero dei migranti che hanno cercato di attraversare il mediterraneo, per giungere sulle coste europee, si è quadruplicato rispetto al 2014: sono più di un milione le persone che, scappate da zone di guerra, sono riuscite ad arrivare in Europa.
Un flusso di migranti che non accenna a diminuire e che sta creando non pochi problemi: l’Europa sembra non essere in grado di fronteggiare tale situazione.
L’Italia, così come la Grecia, che sono le destinazioni raggiungibili più facilmente, più volte ha chiesto un solido e valido aiuto alla Comunità Europea, dalla quale sono arrivate solo promesse, ma mai è stato attuato, tutt’ora, un concreto piano d’azione per fronteggiare tale situazione.
Secondo i dati resi noti dall’ Oim, il 2015 può essere tranquillamente definito come l’anno delle migrazioni: 1 persona su 120 è stata costretta da guerre, devastazioni, violenze e persecuzioni ad abbandonare la propria casa, a lasciare per sempre la propria terra, per dirigersi verso Paesi liberi. Un flusso migratorio di dimensioni impressionanti, che purtroppo conta un numero di vittime davvero alto: solo negli ultimi mesi, i morti in mare sono stati più di 400.

IL SILENZIO EUROPEO
Il mare aumenta sempre più di volume: troppe lacrime sono state versate dalle persone che affrontano questi viaggi della speranza, troppe lacrime di mamme che hanno visto annegare i loro piccoli.
E, mentre nei nostri mari continuano i naufragi e sempre più persone continuano a perdere la loro vita, cosa succede in Europa? Niente.
Proprio così, niente.
La notizia del naufragio dura al massimo due giorni, rimbalzando come una pallina da tennis impazzita, tra un notiziario all’altro, e riempendo quelle due righe dei maggiori quotidiani.
Poi, il silenzio.
La notizia, velocemente diffusa dai media, è pronta a scoppiare, come una bolla di sapone, poco dopo. Velocemente si diffonde, velocemente si dissolve.
Ma, la cosa inquietante, a parte vedere le immagini che testimoniano tali tragedie, è il fatto che la notizia è sola: mai è accompagnata da altra notizia che descriva un nuovo piano di aiuti, una linea d’azione concreta da adottare per fermare tali tragedie. No, niente.
L’Europa si arrabbia alla vista di quelle atroci immagini, ma basta girare le spalle e tutto torna alla normalità.
Non si parla di un’emergenza delle ultime ore, ma di una situazione di emergenza che va avanti ormai da mesi, da anni. È normale non riuscire a fronteggiare situazioni così complicate, data la grandezza del flusso migratorio, nei primi periodi, però, sulla distanza di un anno qualcosa in più poteva essere fatto. Sarebbe bastato un controllato corridoio umanitario.
Invece, siamo ancora incapaci a fronteggiare una situazione del genere.
Si parla sempre di cooperazione Europea ed Internazionale, ma forse ancora non si è compreso il vero significato del termine, il quale sembra essere un sinonimo di “egoismo”.

OLIMPIADI 2024: ROMA TRA LE CITTA’ CANDIDATE

Tante sono le prestigiose candidature presentate da diverse città: tra queste c’è anche Roma. Entusiasmo e ottimismo alle stelle per la candidatura della capitale italiana. Presentato anche il logo “Roma 2024”

La lista delle città, le quali si sono definite pronte, anzi prontissime, ad accogliere la prestigiosa manifestazione dei Giochi Olimpici del 2024, è stata già da tempo stilata e consegnata: tra le tante città c’è Roma.
La capitale italiana è pronta a trasformarsi, anche se per poco tempo, nella culla ideale dello sport?
Secondo i nostri rappresentanti, sia del mondo politico, che di quello sportivo, si.
Roma è pronta e vola sulle ali di un solido e forte ottimismo.
La bellezza incantata di una città meravigliosa, la “città eterna”, a far da cornice a quella che tranquillamente può essere definita come la “manifestazione delle manifestazioni” del magico e bellissimo mondo dello sport.
Roma-Olimpiadi: un binomio perfetto, non credete?
Un sogno che presto potrebbe trasformarsi in una splendida realtà: il sogno di ogni amante dello sport, quello vero, potrebbe essere esaudito. I presupposti ci sono tutti.

Questo il logo presentato dall'Italia per le Olimpiadi del 2024
Questo il logo presentato dall’Italia per le Olimpiadi del 2024


CHE ARIA TIRA TRA GLI ESPONENTI DEL GOVERNO?
Due parole: convinzione e ottimismo.
È lo stesso Matteo Renzi, presidente del Consiglio italiano, a definirsi come convinto, ai massimi livelli, che la candidatura dell’Italia, presentata sotto il pesante nome di Roma è stata una mossa giusta. La perfetta strategia per creare nuove e più solide basi per lo sport italiano, il quale, soprattutto negli ultimi tempi, a causa di scandali e illeciti, ha mostrato alla collettività diverse falle.
Problemi che devono essere assolutamente risolti al più presto. Portare le Olimpiadi in Italia è, secondo chi ci governa e chi nel mondo dello sport ci rappresenta, la mossa giusta. Bisogna solo posizionare sapientemente le pedine sulla grande scacchiera mondiale e, mossa dopo mossa, eliminare le pedine degli avversari, per gridare scacco matto alle diverse città concorrenti.
Boston, la città rivale che l’Italia temeva di più, si è già ritirata, designando Parigi come la diretta avversaria del Bel Paese.
Tutto questo ha ingigantito l’ottimismo italiano: ci si muove velocemente e a ritmi incessanti, che metterebbero a dura prova chiunque. Si scava, per ora, in un buio tunnel, perché l’Italia non ha ancora in mano niente, nessuna certezza, ma solo tanta voglia di vincere, di prevalere sulle dirette avversarie.
Una piccola luce, però, dalle profondità del tunnel, comincia a vedersi. Proprio quella luce che sta guidando l’Italia e le sta dando la forza e l’ottimismo necessario per puntare alla vittoria.
Immaginare Roma, come l’Olimpo dello sport, è lecito.

OLIMPIADI ROMANE: TRA SPORT E CULTURA
In una situazione così difficile da gestire, come quella che oggi l’Italia, così come ogni singola nazione del mondo si trova ad affrontare, a causa del clima di paura creato dal terrorismo, manifestatosi nei recenti attacchi e che continua ad incutere timore, attraverso continue minacce, lo sport potrebbe essere l’arma giusta da utilizzare.
Lo sport come arma offensiva che, supportata dalla cultura, della quale lo sport è espressione, lancia delle vere e proprie bombe di valori, quelli veri, puri.
Lo sport come arma difensiva, che come uno scudo protegge la collettività, l’intera società, creando in un clima di festa, un’unione solidissima tra i cittadini.
Una manifestazione sportiva per allontanare la paura.
Lo sport è socialità, è vita.
Lo sport è una tessera di fondamentale importanza, senza la quale è impossibile completare il puzzle della cultura. In ogni società, che fa della cultura il collante per unire i singoli consociati, è il rispetto ad emergere come fattore predominante della totalità delle relazioni sociali.
Lo sport insegna il rispetto, il rispetto è cultura.
Inoltre, attraverso lo sport si manifesta l’identità nazionale.
Portare le Olimpiadi in Italia è un segnale forte per i giovani: uno Stato che investe nello sport, è uno Stato che punta sui giovani.
Cultura e sport: sì, suona davvero bene!

INIZIANO I LAVORI
L’Italia può farcela, deve farcela.
Il governo ne è consapevole ed ha dato il suo consenso per ingenti investimenti, destinati a opere sportive e non solo, in vista di una possibile elezione di Roma come città ospitante delle Olimpiadi.
Tantissimi saranno gli impianti che dal nulla nasceranno e altrettanto numerose saranno le azioni di manutenzione e potenziamento di quelli già esistenti. Grandi somme, inoltre, sono destinate al rafforzamento e alla più alta valorizzazione delle periferie, al fine di creare un apparato unico, espressione di efficienza, funzionalità e perfezione. Investimenti per creare quel necessario equilibrio all’interno della società.
Il denaro da investire, la voglia di vincere e l’ottimismo ci sono: ora si lavora, senza mai abbassare la guardia, per sperare di portare a casa uno storico risultato.
L’Italia si sta dimostrando preparata e pronta più che mai ad accogliere i Giochi Olimpici del 2024: tanti Paesi e tanti atleti riuniti all’ombra del tricolore italiano, pronto a sventolare più forte sotto la spinta di un vento di passione.
La passione per lo sport, per la cultura, per la vita.

STORICO ACCORDO GLOBALE SUL CLIMA: SOLO PROMESSE?

Approvato un “accordo globale” sul clima del nostro Pianeta. Tanti i punti di fondamentale importanza: dalla riduzione della temperatura del Pianeta ai diritti umani.

Parigi, 12/12/2015: una data che resterà nella storia. Approvato il grande accordo mondiale sul clima, per la salvaguardia del nostro amato Pianeta (forse troppo amato non lo è) da parte dei 195 Paesi partecipanti.
Una grande trattativa, la quale ha messo l’una dinanzi all’altra le forze dei governi di tutto il mondo, per cercare dei punti di incontro, certi e vincolanti, al fine di limitare l’inquinamento, il quale ormai ha raggiunto livelli incredibilmente preoccupanti, e per dare nuove garanzie ai Paesi più poveri e in via di sviluppo, troppo spesso vittime dello “sciacallaggio” dei Potenti.
Viviamo nell’epoca del grande sfruttamento, che come un treno in corsa si sta dirigendo verso l’ultima destinazione: il capolinea, un punto di non ritorno.
Lo sfruttamento delle risorse, spregiudicato e basato solo sul presente, senza nemmeno un minimo di attenzione rivolta al futuro, alle nuove generazioni, in questa che è l’era dei combustibili fossili, ha generato livelli di inquinamento preoccupanti, catastrofici.
Il nostro Pianeta ha la febbre: il riscaldamento globale gli sta pian piano portando via tutte le sue forze, eliminando, giorno dopo giorno, qualsiasi risorsa che ci ha offerto fin’ora.
La situazione, definibile preoccupante e pericolosa, è giunta, finalmente, sul tavolo della grande trattativa internazionale.
Un accordo che potrebbe rappresentare la svolta e, si spera, un repentino miglioramento delle condizioni climatiche e ambientali del nostro Pianeta.
Un accordo che, però, ha fatto nascere diverse perplessità: si sperava in vincoli più rigidi e, soprattutto, si sperava in ambizioni maggiori.
Però, almeno il primo passo, lungo la strada della tutela del nostro mondo, è stata fatto. Ciò che realmente conta è non svoltare lungo il percorso, non fermarsi per delle pause e cercare di giungere a destinazione tutti insieme, uniti come non mai.

L’ACCORDO
L’accordo globale sul clima, nato dalla Conferenza di Parigi, è stato descritto come il “miglior equilibrio possibile” per il delicato momento che tutti i Paesi stanno attraversando e come “preciso strumento per bilanciare i tanti interessi”, economici e sociali, che differiscono, tanto, tra nazione e nazione.
Tante realtà, culture ed economie che cercano di unirsi all’ombra delle pagine dell’accordo.
Ma, vediamo nello specifico che cosa prevede questo accordo, basato sulla più alta forma di cooperazione fra i 195 Paesi che hanno preso parte alla Conferenza sul clima di Parigi:
Aumento della temperatura: i Paesi hanno scelto quella che dovrà essere la soglia massima, calcolata in gradi centigradi, che la temperatura globale potrà raggiungere. In altre parole, le emissioni dovranno iniziare a calare drasticamente dal 2020, per cercare di arrivare ad un aumento di temperatura del globo di al massimo 1,5°.
Consenso globale: la Conferenza sul clima di Parigi ha fatto da scatola contenitrice per le volontà, non di pochi Paesi, ma questa volta del mondo intero. Tutti impegnati a ridurre le loro emissioni.
Costanza dei controlli: le diverse misure previste per la riduzione dell’inquinamento globale e che ogni singolo Paese partecipante dovrà rispettare, saranno sottoposte a rigidi controlli da svolgersi ogni 5 anni. Si chiede, sopratutto agli “inquinatori” maggiori, di non abbassare mai la guardia e di seguire costantemente la specifica normativa prevista.
Investimenti per l’energia pulita: i Paesi più sviluppati e che godono di un efficiente e avanzato apparato economico, cioè quelli che hanno fatto dell’industrializzazione il loro mondo già diversi anni addietro, dovranno investire ingenti somme di denaro, da destinare alle nuove forme di energia pulita.
Supporto economico globale: è stata prevista una particolare forma di cooperazione e collaborazione economica, la quale prevede un preciso meccanismo di rimborsi che i singoli Paesi erogheranno in favore di quelli più esposti ai rischi, causati dai cambiamenti climatici, cioè in favore dei Paesi più poveri.

Punti che si diramano dal lungo preambolo dello stesso accordo, basato su fondamentali considerazioni di principio, le quali spaziano tra sicurezza alimentare e rispetto dei diritti umani, diritto alla salute, maggiori tutele per i popoli indigeni e le piccole comunità, in un lungo elenco dal quale si può tranquillamente estrapolare il principio principale: tutela dell’uomo e di ogni suo singolo diritto, relazionata ad una maggiore cura per l’ambiente abitato dallo stesso uomo.
L’Accordo, se ratificato e firmato (i 195 Paesi partecipanti alla recente Conferenza sul clima potranno farlo tra aprile 2016 e aprile 2017), andrà a sostituire il precedente Accordo di Kyoto, con efficacia immediata, a partire dal 2020.

TANTE PERPLESSITÀ
L’Accordo è stato raggiunto e, data l’odierna fame di ricchezza, che invade l’animo dei Potenti, la quale annebbia ogni condizione di razionale pensiero, è un risultato da incorniciare, un vero e proprio miracolo.
Ma, le perplessità sono tante.
Perché partire così tardi? Aspettare il 2020 per dare il via a questo piano di recupero del nostro Pianeta è una data troppo lontana: in 5 anni la situazione, dati i ritmi dettati da una spietata economia industrializzata, potrebbe peggiorare in maniera irreversibile, rendendo l’Accordo semplice carta straccia.
Poi, dall’Accordo non emerge nessuna data che preveda un totale azzeramento delle risorse fossili e la loro conseguente sostituzione con energie pulite: si parla solo di riduzione e non di sostituzione, la quale è, sicuramente, la migliore strada da percorrere per un mondo davvero pulito.
Ma, c’è un dato che preoccupa ancor di più, relativo ai controlli quinquennali che saranno effettuati in merito al rispetto delle quote di emissione: non si parlerà di controlli fatti da organismi internazionali uguali per tutti i Paesi del mondo, ma in sostanza sarà attuata una sorta di “autocertificazione”, alla quale vi provvederà ogni singolo Paese. In pratica, ognuno controlla a casa sua.
Tanti sono i dubbi che emergono da questo nuovo testo normativo internazionale, ma allo stesso tempo possono essere definiti come “dubbi accantonabili” (a parte la data prevista per l’entrata in vigore dell’Accordo), data la situazione in cui versa il nostro Pianeta.
L’importante era raggiungere un vero accordo che unisse il mondo intero. Risultato raggiunto, anche se non come si sperava, ma raggiunto. A piccoli passi, e magari apportando successivamente delle piccole modifiche, si potrebbe arrivare ad un risultato di portata maggiore.
Ciò che veramente conta è la volontà e la serietà dei governi mondiali nel rispettare alla lettera quanto stabilito e, allo stesso tempo, la volontà di ogni singolo cittadino del mondo di aiutare l’ambiente attraverso le sue piccole azioni quotidiane.
Cambiare il proprio modo di vivere è possibile: possiamo ancora salvare il nostro Pianeta.

OMICIDIO STRADALE: IL SENATO APPROVA

Dopo l’OK del Senato, il provvedimento, che prevede l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di omicidio stadale, torna alla Camera. Tanti, però, i voti contrari.

Una fiducia davvero bassa per il provvedimento che introduce nel nostro ordinamento il nuovo reato di omicidio stradale.
Da anni si cerca di approdare ad una precisa individuazione della fattispecie astratta, per meglio muoversi nei casi concreti.
Forse una svolta: il Senato ha approvato il provvedimento (149 SI, 91 NO), il quale ora dovrà passare nuovamente al vaglio della Camera per un’ulteriore lettura.
Perché così tanti voti contrari?
Secondo alcuni Senatori, che hanno esaminato attentamente il testo normativo, si tratta di un provvedimento demagogico, all’interno del quale troppi sono gli abbagli giuridici; secondo altri, addirittura, il provvedimento è del tutto sbagliato e, quindi, incostituzionale.
Approvato con tante polemiche, ma approvato, e quasi sicuramente, secondo voci di corridoio dello stesso Senato, sarà così approvato anche dalla Camera.

COSA PREVEDE LA NUOVA NORMATIVA IN MATERIA DI OMICIDIO STRADALE?
E’ previsto, per prima cosa, un nuovo sistema sanzionatorio, per le specifiche ipotesi di omicidio colposo e lesioni colpose, a seguito di infrazioni del codice della strada.
Il nuovo reato prevede delle pene-base da 2 a 12 anni, con la possibilità, in caso di sussistenza di specifiche aggravanti, di aumentare la reclusione fino a 18 anni.
L’inasprimento della pena riguarda, infatti, delle specifiche violazioni, che possono secondo il legislatore, essere etichettate come gravi.
Ritroviamo, quindi, nella categoria delle gravi violazioni sia la guida in stato di ebbrezza (tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l), che la guida sotto l’effetto di stupefacenti, di cui già eravamo a conoscenza.
Ma, a queste due ipotesi, già largamente conosciute da tutti i cittadini, se ne aggiungono altre, che secondo lo stesso legislatore, possono essere considerate decisamente gravi: eccesso di velocità, sia nel centro urbano che fuori città; passaggio con il rosso al semaforo; circolazione contromano; inversione di marcia in zone pericolose, quali curve, dossi o incroci; sorpasso in presenza della doppia striscia continua, ovvero in prossimità delle strisce pedonali, le quali nella maggioranza dei casi sono letteralmente ignorate dai conducenti di autovetture o di qualsiasi altro mezzo di trasporto.
Per tutte, definite come gravi violazioni, le pene base, in caso di omicidio, vanno dai 5 ai 10 anni di reclusione, ad eccezione delle prime due ipotesi, citate in precedenza, per le quali sono state previste pene che oscillano tra gli 8 e i 12 anni di reclusione.
E la pena della reclusione fino a 18 anni in che casi è prevista?
Nel caso in cui, a causa delle violazioni del codice stradale (gravi violazioni) si causa la morte di più persone, ovvero nel caso in cui, alla persona deceduta, si aggiunge un ulteriore ferito.
E per chi si allontana volontariamente dal luogo dell’incidente?
Per tutti coloro che decidono di darsi alla fuga, senza prestare i primi soccorsi, è stato previsto un aumento di pena da un minimo di 1/3 ad un massimo di 2/3.
Quanto finora detto vale anche per tutti coloro che cagionano la morte di una persona, guidando un veicolo senza patente (revocata o sospesa) e per tutti coloro che non hanno una valida assicurazione sul proprio veicolo.
Per tutte le ipotesi fin qui descritte è previsto l’arresto in flagranza obbligatorio.

UNA DOPPIA VISIONE DEL NUOVO REATO
Il nuovo reato di omicidio stradale ha creato diverse polemiche: da un lato, si sono schierate le associazioni, che da anni si battono duramente per ottenere una legge che introduca nel nostro ordinamento il reato di omicidio stradale e quello di lesioni stradali gravi e gravissime ; tali associazioni sono ottimiste e sperano in una definitiva approvazione del provvedimento, al fine di ridurre l’incidentalità stradale e le conseguenti morti, e per evitare che chi commette un tale reato resti impunito.
Dalla parte opposta si schierano i senatori che non hanno dato la fiducia al provvedimento: troppi sono, secondo loro, i punti non chiari, dai quali scaturiscono troppe perplessità, che assolutamente non possono essere ignorate.
I dubbi di portata maggiore si ravvisano in merito alla graduazione delle sanzioni previste per le ipotesi più gravi di reato: perché l’assenza di assicurazione deve rientrare tra le aggravanti?
Chi guida senza assicurazione, perché magari ha dimenticato di rinnovarla, può essere paragonato a chi guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti?
La mancata sottoscrizione di un valido contratto di assicurazione prescinde dal comportamento di guida pericolosa del colpevole.
In altre parole, vengono parificate categorie troppo diverse tra loro, per le quali è prevista la stessa pena.
Ma, i punti di contrapposizione fra i “SI” e i “NO” sono davvero tanti. Per ora il provvedimento viene rispedito, con approvazione, alla Camera per un’ulteriore lettura: la quarta, quella decisiva.

TROPPE INCERTEZZE
Il provvedimento per la definitiva introduzione del reato di omicidio stradale ha alzato un fitto polverone tra i nostri rappresentanti al Senato. Troppi sono i punti, emersi dal recente dibattito, che hanno dato vita ad un vero e proprio clima di tensione tra gli esponenti dei maggiori partiti.
Il campo, all’interno del quale si muove il nuovo provvedimento, è tranquillamente definibile come un terreno di guerra: un vero e proprio campo minato, all’interno del quale è quasi impossibile muoversi con sicurezza.
Tra le tante incertezze, emerge un dato, l’unico certo: il numero, sempre maggiore, dei morti sulle nostre strade.
Un giusto modo per fermare questa terribile piaga e per punire correttamente i colpevoli, deve pur sempre esserci.
I primi passi sono stati fatti. Per ora la fiducia c’è, anche se non è possibile definirla come piena.
Solo a seguito della quarta lettura della Camera si avrà l’ufficiale responso.

PLATINI: UN CAMPIONE NEL PALLONE

Platini non prenderà parte alla classica manifestazione per i sorteggi Euro 2016. Il TAS ha confermato la sua sospensione di 90 giorni.

Oggi, a Parigi, si terrà il consueto e tanto atteso sorteggio per gli Europei 2016. Al cospetto dell’urna, dalla quale saranno estratti i bussolotti che decideranno le sorti delle Nazionali europee nella fase a gironi, ci saranno personaggi illustri: grandi campioni del mondo del calcio, dirigenti e comitati sportivi.
Ma, Michel Platini, sempre presente, questa volta non ci sarà: il Tas ha confermato la sua sospensione provvisoria di 90 giorni.
Un’assenza pesante, dovuta ad una sospensione che scadrà il prossimo 5 gennaio 2016.
Michel Platini, genio indiscusso del pallone, grande campione dai freddi modi di fare, è oggi perseguitato dalla giustizia: il Comitato Etico della Fifa ha aperto un’inchiesta per una presunta tangente, di 2 milioni di euro, per un lavoro svolto diversi anni fa. Una consulenza, come la definisce il campione francese.
Michel rischia grosso: radiazione dalla Federazione Internazionale di calcio.

UN CALCIO MALATO
Il caso sta facendo letteralmente tremare i piani alti del mondo del calcio.
Proprio di quel calcio che fino a pochi mesi fa era visto come una realtà distante da tutti noi, un luogo fatato e difficilmente raggiungibile, un mondo dalle sembianze incantate, oggi, invece, visto come mondo corrotto e sporco.
La vicenda, o meglio, lo scandalo Fifa ha lasciato l’amaro in bocca a tutti appassionati di calcio, a tutti coloro che credono fermamente, con tutto loro stessi, nell’essenza dello sport.
Uno sport che, oggi come non mai, ruota attorno a scandali, truffe e doping. Uno sport difficilmente credibile, che rischia, di allontanare sempre più persone e rischia di danneggiare, in maniera irreversibile, i valori, quelli veri, puri.
E’ questo il messaggio da dare a tutti i giovani che, con amore, decidono di avvicinarsi allo sport? Sono questi i pilastri sui quali dovrà sempre manteneresi lo sport?
No, assolutamente no.
Quanto sta accadendo, seguendo le vicende che, giorno dopo giorno, con preoccupante costanza, invadono i tg sportivi, è semplicemente il risultato dei modi di fare di una società priva di buonsenso, di valori e, sopratutto, di umiltà. Si, perché è sull’umiltà e sul rispetto che si dovrebbe costruire un solido mondo sportivo.
Ma, tutto ciò sembra essere pura utopia.
Finché sarà il denaro a tenere uniti i mattoni dei diversi palazzi del potere, difficilmente si potrà assistere ad uno sport pulito.
Perseguire dei validi ideali, in una vita ricca di valori, è un qualcosa di difficile: più semplice è la strada che porta alla triste ricchezza materiale.

INNOCENTE O COLPEVOLE? PLATINI CONTINUA A DIVIDERE IL MONDO DEL PALLONE
Un uomo dalla doppia personalità: sensibile e, allo stesso tempo, arrogante e convinto di potersi permettere tutto.
Una sensibilità che è possibile ammirare con piacere nella costante partecipazione alle diverse e numerose commemorazioni della tragedia dell’Heysel del 1985. Platini era presente e con se porterà sempre quelle tristi immagini.
Una strafottenza che, invece, è possibile tristemente osservare in tantissimi suoi comportamenti, sia da giocatore, sia da uomo chiave del calcio mondiale.
Un uomo che ha sempre diviso il mondo sportivo: da una parte, amato e osannato per quel tocco di classe, che solo i grandi campioni sanno di avere; dall’altro lato, largamente criticato, per la sua arroganza: un uomo che difficilmente sa accontentarsi e che è sicuro del fatto che tutto gli è dovuto.
Ma, la domanda è solo una: possibile che un uomo,ieri giocatore dalle straordinarie capacità, che ha vinto tutto, o quasi, e oggi alto dirigente di quello che da sempre è stato il suo mondo, la sua vita, ha potuto abbassare la guardia e farsi dribblare dalla corruzione?
La famosa mazzetta, da due miliori di euro, che Platini ha ricevuto a nero da Joseph Blatter (presidente Fifa, oggi sotto inchiesta) è davvero riconducibile ad un illecito, o la buonafede ha ingannato l’ingenuo Platini?
Difficile rispondere.
Michel, candidato alla presidenza della Fifa, proprio per quella tangente, definita come prezzo di una normale consulenza, ha sentito scricchiolare la solida poltrona sulla quale era seduto.
Un sempliciotto che si è mosso in buona fede o una esperta volpe di un mondo sporco?
Platini, sempre sicuro di se, ha sempre pensato di vincere, in ogni situazione, anche circondato da fattori estremamente negativi.
Ma, questa volta, è trascinato da Blatter, ora suo nemico ufficiale, in uno scandalo senza eguali.
Solo la decisione finale dei giudici ci permetterà di capire chi è realmente Platini: genio estroverso del pallone, odiato e amato, oppure un semplice dirigente corrotto?
La risposta presto arriverà.

BONUS CULTURA: 500 EURO IN ARRIVO PER I DICIOTTENNI. LUCI E OMBRE.

Il premier Renzi ha deciso di stanziare ingenti fondi per il rafforzamento della “rete cultura”. Tra i diversi provvedimenti approvati rientra anche quello che prevede un bonus di 500 euro, da “spendere in cultura”, per i diciottenni.


Una nube nera di terrore ha avvolto il mondo intero, gettandolo nel panico attraverso i recenti e terribili attacchi terroristici. Ma, il terrorismo non può vincere, non deve vincere.
In tutto il mondo è stata adottata un’unica linea di pensiero: il terrorismo si combatte con la cultura.
Anche l’Italia ha deciso di supportare tale ideologia, muovendo i primi passi, in quello che è, senza ombra di dubbio, un terreno minato.
Il governo italiano ha deciso, fermamente, di stanziare enormi cifre di denaro per la sicurezza nazionale: un miliardo di euro sarà utilizzato per il rafforzamento del sistema di sicurezza interno, mentre, altrettanti soldi saranno destinati al mondo della cultura.
Questa è stata la decisione di Matteo Renzi, per fronteggiare la paura, per sconfiggere il dilagante terrore.
Dal rafforzamento delle forze dell’ordine e dei sistemi di sicurezza alla riqualificazione delle periferie, dalle borse di studio per gli studenti più meritevoli ai contributi per le associazioni culturali, fino ad arrivare all’ormai famosissimo bonus di 500 euro destinato ai diciottenni.
Proprio così: 300 milioni, appartenenti al miliardo culturale prima citato, saranno destinati ai fortunati giovani che compiranno 18 anni nel 2016.
Il nesso tra sicurezza e cultura esiste e combattere il terrorismo attraverso manifestazioni culturali, qualunque esse siano, è possibile. La cultura, e questo lo sappiamo tutti, è un’arma potentissima, capace di reclutare giovani e non più giovani, indirizzandoli alla conquista della libertà. Proprio quella libertà che oggi è tristemente minacciata.
Però, il bonus per i giovani ha destato non poche perplessità. I futuri diciottenni come spenderanno i soldi che il governo regalerà loro? Che cosa significa cultura per loro?
Ed è proprio quest’ultimo quesito a dar vita alle maggiori preoccupazioni.


LA CULTURA NELLA SOCIETÀ’ DEI GIOVANI. La moderna società, è inutile negarlo, si sta pian piano allontanando dai valori, quelli veri, mettendo da parte la cultura. La voglia di apprendere, di conoscere e di sapere sembra essere un’attività troppo faticosa per i moderni giovani, sempre più impegnati a seguire la moda del momento, dai vestiti, all’ultima invenzione tecnologica nel campo degli smartphone.
Diversi, anche se in piccola scala, sono stati i sondaggi condotti sui giovani, presto 18enni, al fine di capire cosa realmente pensano di questa manovra governativa in loro favore.
Le risposte date possono essere riassunte attraverso un’unica parola: superficialità.
Da un lato, si schierano i ragazzi che non credono in questa manovra e che son certi che nulla sarà dato loro (gli scettici); dalla parte opposta, invece, ci sono coloro che “gradirebbero” non la card prepagata, ma denaro contante (i superficiali). Perché? Semplice: per spendere i loro soldi in vestiti e altri beni che tutt’altro fanno dall’arricchirli culturalmente.
I musei? Nemmeno a parlarne, troppo noiosi. Il cinema? Sorpassato dallo streaming. I libri? Si, forse qualcuno spenderà qualche euro per un libro.
Ma, allora, di chi è la colpa? Forse dei genitori, o meglio, degli adulti in generale e delle istituzioni, che non sempre indirizzano i più giovani nella giusta direzione e, soprattutto, non aiutano loro a comprendere il valore di determinate manovre, gesti e attività. Forse, ciò che conta di più, nella società della strafottenza è il supporto. A diciotto anni ci si sente padroni del mondo e tutto ciò che conta, oggi come non mai, è attirare l’attenzione su di se, attraverso azioni stupide e mostrando un costante disinteresse per qualsiasi attività culturale, le quali sono per i “falliti”. Ecco che, quindi, devono intervenire i grandi, i quali dovranno vestire i panni del tutor e aiutare i ragazzi a comprendere la lezione.


LUCI E OMBRE DEL BONUS GIOVANI: SOSTEGNO ALLA CULTURA O DEMAGOGIA?
Tantissime sono le critiche al bonus di 500 euro per i giovani. Innanzitutto, ci si chiede perché premiare solo chi compirà 18 anni nel 2016 e non chi si è diplomato con il massimo dei voti e nei tempi giusti?
Perché non premiare chi davvero merita, invece che premiare chi è solo fortunato? Si, perché il bonus, si basa, analizzando i fatti, sulla fortuna: chi nel 2016 compirà 18 anni avrà diritto al bonus, gli altri no.
Facendo così si distrugge da un lato il bellissimo mondo della meritocrazia e dall’altro si bombarda pesantemente il principio di uguaglianza. Forse, chi compie, ad esempio, 18 anni a dicembre 2015 non ha bisogno di cultura.
Questa è l’unica risposta che si può dare, date le circostanze.
No, forse non è l’unica risposta.
I giovani che si avvicinano ai 18 anni nel 2016 potranno votare per la prima volta. Facendo un pò di conti e, dato che la matematica non è un’opinione, si possono tirare le somme: sarà per caso una manovra per attirare nuovi consensi? Agli occhi di molti si. Anche se nel 2016 non si vota, le importanti elezioni amministrative di Roma e Milano del 2017, fanno davvero gola.
Analizzando la misura governativa e le motivazioni generali a supporto della stessa, le quali sono state presentate con scarna argomentazione, si approda a quanto affermato in precedenza.
Dure sono state le critiche nei confronti del premier Renzi, il quale si è difeso affermando che non si comprano i voti con i provvedimenti e chi pensa che tutto ciò sia possibile offende la totalità degli italiani.
I dubbi, però, restano: qual è il merito in più di un ragazzo che compie 18 anni nel 2016, rispetto a chi, ad esempio, si è diplomato nel 2015 con il massimo dei voti?
Proprio non si riesce a capire.
La cultura è importante, è l’olio che permette di far muovere agevolmente gli ingranaggi di una società. Ma, nel momento in cui l’olio è di scarsa qualità, potrebbe causare non pochi problemi al motore.
Qual è il motore di ogni società? I giovani.

NICOLE ORLANDO: QUANTE MEDAGLIE!

Medaglie e record ai Mondiali di Atletica IAADS (International Athletic Association for people with Down Syndrome) in Sudafrica. Gli Azzurri chiudono al terzo posto nella classifica a squadre.


Sapevate che in Sudafrica, a Bloemfontein, si sono tenuti i Mondiali di Atletica per persone affette da Sindrome di Down? Sicuramente no.
Forse, perché è difficile seguire lo sport, quello vero, fatto di valori e grande passione, mentre è molto più avvincente seguire un campionato di calcio dove gli scandali e gli illeciti sportivi sono di casa.
Manifestazioni come quella che si è recentemente svolta in Sudafrica non sono mai pubblicizzate in larga scala e alle stesse non è mai dato il giusto peso.
Eppure, sono delle gare sportive, così come i seguitissimi mondiali di calcio, il motomondiale, la Formula 1, le gare di nuoto, le “classiche” Olimpiadi e così via. Ma, restano sempre in secondo piano. Tutto questo è davvero triste, sopratutto se si considera che tutti i ragazzi che hanno preso parte a queste meravigliose gare hanno dato tutto se stessi per onorare la propria Nazione, gareggiando con il sogno di salire sul podio ed ascoltare l’inno nazionale, guardando la “propria” bandiera sventolare più alta delle altre.
Anche L’Italia ha partecipato ai Mondiali di Atletica IAADS in Sudafrica, rappresentata da atleti di spessore, che all’ombra del tricolore hanno ottenuto risultati straordinari.
Le emozioni che gli atleti partecipanti hanno regalato ai presenti sono state davvero incredibili: con cuore e grinta da leoni hanno lottato per vincere, dimostrando che anche loro sono in grado di prestazioni di altissimo livello.
Lo sport non è solo per normodotati e questi ragazzi ne sono la prova.


NICOLE, AVVERSARIA IMPOSSIBILE DA BATTERE.
Tra i tanti atleti italiani che hanno preso parte a questa manifestazione sportiva mondiale, si è distinta Nicole Orlando, un vero e proprio uragano, uno schiacciasassi, che ha letteralmente annientato i suoi avversari in diverse discipline.
Niente e nessuno è riuscita a fermarla, portando a casa una completa collezione di medaglie e un record mondiale.
Questi i suoi risultati: oro nei 100m, nel salto in lungo, nel Triathlon (con annesso record mondiale), oro nella staffetta 4x100m e argento nei 200m.
Risultati incredibili, che meriterebbero qualche elogio in più. Dimenticavo, non stiamo parlando della serie A.
Nicole, con cuore e grande passione per lo sport, è riuscita in un’impresa epica. No, non sto facendo riferimento alla gare, ma ad un qualcosa di molto più grande ed importante. Nicole ha cominciato a cancellare, con fatica e sudore, la scritta che è possibile leggere, a chiare lettere, negli occhi di tantissime persone: pregiudizio.


UNA SQUADRA VINCENTE.
Nicole ha dominato in tutte le discipline per le quali, giorno dopo giorno, con costanza e determinazione, si era allenata duramente. Ma, al suo fianco, c’erano tanti altri atleti azzurri, che hanno creato con le loro grandi prestazioni, la cornice ideale per sue vittorie.
Questi i nomi degli altri atleti che hanno onorato l’Italia, regalando nuova luce al nostro tricolore: Sara Bonfanti, Giulia Pertile, Silvia Preti, Giovanna Tiano, Sara Spano, Gabriele Rondi, Michele Zugno, Roberto Casarin, Luca Mancioli, Tiziano Capitani, Gabriele Festa, Simone Nieddu, Stefano Lucato e Riccardo Bora.
Ora riposo e poi tutti a Firenze, dove a luglio 2016 si terrà il più grande evento mondiale sportivo per atleti con sindrome di Down, i “Trisome Games”.
Un grande team: onore a voi, Campioni!

BOXE: E’ TYSON FURY IL NUOVO CAMPIONE DEI PESI MASSIMI

Tyson Fury fa scendere dal trono il grande Klitschko. Il mondo dei pesi massimi si inchina al nuovo re.
28/11/2015: una data che resterà nella storia della boxe. Finisce l’era Klitschko


Un match incredibile, senza precedenti. Una vera e propria battaglia che ha entusiasmato ai massimi livelli i 55000 spettatori giunti alla Esprit Arena di Dusseldorf, per assistere a quello che era stato annunciato come un incontro spettacolare.
Le aspettative non sono state deluse.
Ad incrociare i guantoni due pugili straordinari: da un lato la leggenda, l’ucraino Wladimir Klitschko, da dieci anni detentore del titolo mondiale dei pesi massimi; all’angolo opposto, lo sfidante, il 27enne britannico Tyson Fury, un vero e proprio uragano.
L’ucraino non perdeva un incontro da più di dodici anni e per dieci anni ha rispedito a casa, a suon di jab, diretti, montanti e sonori ganci, tutti coloro che hanno provato a sottrargli la cintura di campione.
Una serata storta o un avversario troppo forte?
Sono tanti i fattori da prendere in considerazione per tirare le somme di un match che resterà nella storia.
E’ necessario sottolineare la differenza di età tra i due pugili: 13 anni non sono pochi e per un 40enne come Klitschko, anche se esperto e sicuro di sè, non è semplice tenere a bada un “ragazzetto” molto più giovane di lui, più veloce e con riflessi da paura. Per non parlare, poi, della differenza fisica: otto centimetri di altezza in più (206 centimetri Fury, 198 Klitschko) non sono pochi nel mondo degli sport da combattimento.
Si sono scontrati due differenti mondi, due modi differenti di vedere e vivere la boxe: Klitschko ha portato sul ring una tecnica che tutto il mondo già conosceva, un modo di combattere “nudo e crudo”, basato solo sulla pura potenza fisica. Dalla Gran Bretagna, invece, Fury ha portato uno stile veloce, pulito e tecnicamente impeccabile, che non ha permesso a Klitschko di trovare la giusta distanza per i suoi colpi.
Due diversi modi di “vestire i guantoni”, ma che portano ad un unico risultato: una grande boxe.
Il britannico ha messo più volte in difficoltà il campione, proprio grazie alla sua maggiore mobilità sul ring, ma l’ucraino ha saputo mantenere la calma e gestire alla grande un incontro, definito da lui stesso, come uno dei più difficili della sua carriera.
Round estenuanti, che agli occhi dei meno esperti potevano essere considerati pari. Ma, così non è: piccole sfumature di vantaggio, nella maggior parte dei round, sono state notate dai giudici di gara, in favore dell’uragano Fury.
Una vittoria ai punti, meritata. I cartellini, poi, parlano chiaro: 115-112, 115-112, 116-111, a favore di Fury.


L’INCONTRO: dodici riprese spettacolari, dove a prevalere è stata la velocità del pugile britannico, il quale, capace di cambiare spesso guardia, ha mandato più volte l’ucraino in confusione, non permettendo allo stesso di boxare seguendo una precisa tattica.
Cinque round di pieno e indiscusso equilibrio, poi, Fury ha cambiato marcia: una vera e propria ondata di veloci colpi, che magistralmente sono andati a segno (basta guardare le immagini del volto di Klitschko, visibilmente segnato), tirati nel bel mezzo di una vera e propria danza. Il britannico, grazie alla sua maggiore velocità nei movimenti sul ring, riusciva a colpire e subito riprendere le distanze dal campione, troppo lento per accorciare la distanza e per sferrare il suo incredibile diretto destro.
Un Klitschko messo in seria difficoltà, che ha capito, nel corso dell’ultimo round di essere in netto svantaggio, decidendo, così, di dare il tutto per tutto, con cuore da leone, per cercare un singolo e preciso colpo, quello del K.o., l’unico modo rimastogli per vincere.
Ma, così non è stato, e Fury si è aggiudicato un grandissimo incontro.


La potenza e la grinta del pugile britannico.
La potenza e la grinta del pugile britannico.



IL NUOVO RE: Tyson Fury alza i guantoni al cielo e si presenta al mondo della boxe mondiale come il campione della categoria più spettacolare e più seguita in assoluto. Un giovane campione dai modi di fare totalmente diversi da quelli a cui ci aveva abituato il grande Klitschko. Dalla pacatezza e dai modi seriosi dell’ucraino si è passati alla “simpatica pazzia” di un giovane che non sempre riesce a tenere a freno le parole, sfociando, spesso, in dichiarazioni al limite dell’esagerazione.
Come ha festeggiato, secondo voi, il britannico? Cantando.
Dopo aver ripreso fiato, Fury si è impossessato di un microfono e si è esibito in una “discutibile” performance canora. Un giovane estroverso, che sa bene come attirare l’attenzione su di se.
Ma, Fury ha poco da festeggiare, dato che, l’appena spodestato campione ha dichiarato, nei commenti post gara, di volere la rivincita. Queste le sue parole: “Non contemplo il fallimento”.
Esperienza Vs giovinezza: una nuova battaglia.
L’unica cosa certa è che i due, in caso di rivincita, daranno vita ad un altro bellissimo incontro, che sicuramente onorerà questo nobile sport.

MADE IN ITALY: TRUFFE IN RETE

L’ “agropirateria” rischia di distruggere i prodotti alimentari made in Italy. Attuate nuove linee di difesa.

L’Italia rappresenta un vero e proprio modello da seguire quando si parla di prodotti alimentari di altissima qualità. Dai formaggi ai vini, dalle carni alla pasta e così via, in un lunghissimo elenco di prodotti che occupano i primi posti nella classifica dei cibi migliori a livello mondiale.

Ma, è consuetudine che il migliore sia imitato. Così avviene a scuola, nello sport, nel lavoro e, ovviamente, nel settore industriale legato agli alimenti.

Tutti cercano di creare prodotti simili a quelli propri del Bel Paese, prodotti di elevata qualità, legati ad una fortissima tradizione culinaria.

I prodotti italiani, in questo specifico caso quelli alimentari, fanno gola. Prodotti che garantisco un effettivo successo a livello commerciale.

Ecco che, quindi, tanti Paesi decidono di creare dal nulla, con prodotti di base di scarsa qualità, alimenti tipici della tradizione della nostra amata Italia.

Molti sorridono nel vedere, sugli scaffali dei negozi di ogni singolo angolo del Pianeta, prodotti “sottomarca” palesemente copiati dal made in Italy. Ma, invece, tutto ciò dovrebbe far rabbrividire.

La domanda sorge spontanea: come è possibile trovare, dall’altra parte dell’oceano, un Parmigiano (spacciato come prodotto italiano) a soli 20/25 euro al Kg?

Sono in tanti a conoscere la risposta, ma tutti sembrano far finta di niente.

Ovviamente, ci troviamo di fronte a prodotti di bassissima qualità, ottenuti, ad esempio nello specifico caso del Parmigiano, con ingredienti “eccezionalmente scadenti”. Poi, basterebbe guardare il luogo in cui tali prodotti, definiti come italiani, sono “creati”: ecco che, allora, si scoprono tante nuove cose. Ad esempio, quanti di voi sono a conoscenza del fatto che la Cina, il Brasile, la Lettonia e la Thailandia sono grandi Paesi produttori di un ottimo Parmigiano?

Non si smette mai di imparare.

Il problema, però, nella moderna società, che vive, si muove e si evolve solo attraverso la rete, ha assunto una rilevanza maggiore e molto più preoccupante.

Anche il più meno esperto internauta riuscirebbe, in pochi click a trovare ricette per creare, così come fanno i grandi ed esperti produttori italiani, un formaggio o un vino pregiato. Ovviamente, sempre italiano.

Non solo, basta fare un giro su diverse piattaforme, quali ad esempio eBay, Amazon, Alibaba, per entrare nel fatato mondo dei più prestigiosi prodotti made in Italy. Copiati, anzi, imitati nel peggior modo possibile.

Le quantità di prodotti, che quotidianamente vengono commercializzati online, ad esempio da siti come quelli prima citati, sono davvero impressionanti: prendendo in esame Alibaba.com, nel 2013 ha venduto merce per più di 200 miliardi di dollari. Cifre da capogiro.

Poi, basta schioccare le dita, o meglio, cliccare sul mouse, per far arrivare sugli scaffali dei negozi e sulle tavole di milioni di persone, tantissimi prodotti spacciati per italiani, ma che di italiano non hanno un bel niente.

Cosa significa tutto questo?

Prima di tutto vengono commercializzati prodotti di bassissima qualità, e questo non fa altro che danneggiare enormemente e spudoratamente il vero prodotto made in Italy. Il marchio italiano è preso e letteralmente messo sotto i piedi.

Tradotto in termini economici, quanto appena detto, ci costa circa 300mila posti di lavoro.

I finti prodotti, commercializzati in rete, stanno letteralmente distruggendo la nostra industria alimentare e, allo stesso tempo, hanno avviato un processo di annientamento della “sana e vera cultura del buon cibo”.

Il ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina ha affermato, senza troppi giri di parole, che “l’agropirateria di ultima generazione” sta letteralmente ingannando i consumatori di tutto il mondo. Due prodotti italiani su tre, commercializzati online, sono il risultato dei questa terribile piaga.

Tirando le somme, internet con il suo semplice e, aggiungerei, ingannevole commercio non sta facendo altro che danneggiare i nostri migliori prodotti.

Un commercio spietato da fermare assolutamente e al più presto: basta mangiare finto Parmigiano, ottenuto con polveri di chissà quale natura, basta mettere sui nostri piatti dell’aceto balsamico “thailandese di Modena”, basta alla vendita dei “super kit” per produrre Barolo, Brunello e Chianti in casa. Stop ai prodotticybertarocchi!

L’Italia ha deciso di passare all’attacco, per proteggere l’Italian food, quello vero.

Il ministro Martina è riuscito a portare il brand geografico (Doc, Dop e Igp) ad un livello superiore.

Che cosa significa? Il brand geografico godrà dello stesso livello di tutela propria dei marchi privati delle grandi aziende internazionali. Anche il “Mipaaf” (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) avrà gli stessi diritti di tutela e protezione del proprio marchio, come ad esempio Nike, Armani, Apple e tanti altri.

Un traguardo importantissimo che si è tradotto in continue segnalazioni sulle diverse piattaforme di vendita e sulla rapida rimozione dei prodotti tarocco in commercio.

I quantitativi di merce tolta dal commercio si traduco in numeri esorbitanti, che fanno ben sperare.

Ma, il nostro governo ha deciso, oltre che tutelarsi attraverso le procedure appena descritte, di passare anche all’attacco: un diretto destro da 68 milioni di euro, stanziati per promuovere il buon cibo italiano all’estero.

L’Italia comincia a volare su di un magico tappeto fatto di fibre di ottimismo.

Il Buon Cibo non si può imitare, si deve solo gustare.

“HELISKI”: LA NUOVA FRONTIERA DELLO SCI

Per gli amanti dello sci e del brivido l’Heliski è un mondo incantato, fatto solo di neve fresca e tanta, tanta adrenalina.

La stagione invernale sta per cominciare e presto raggiungerà il suo massimo livello. Gli amanti dello sci e di qualsiasi altro sport invernale, che prevede il contatto con quel soffice e candido manto bianco, la neve, stanno già lucidando i loro sci, le loro ricercatissime e sempre più moderne tavole da snowboard e stanno tirando fuori dagli armadi tute e scarponi, compagni di mille avventure mozzafiato.

Ma, nella grande categoria degli sciatori e degli amanti della neve in generale, si nasconde un piccolo gruppo di persone che vogliono sempre di più, che non si accontentano delle classiche discese e delle normali piste, sempre affollatissime, ma che hanno un costante bisogno di assaporare nuove forti emozioni. Sono gli amanti della neve fresca e delle discese da brivido, che amano l’adrenalina, quella vera, quella che lascia senza fiato.

La buona notizia è proprio per loro e si chiama “Heliski”, il mondo fatato dei freerider.

In cosa consiste?

Semplice: raggiungere le più alte ed immacolate vette in elicottero, per poi lanciarsi, sci o tavola ai piedi, in una discesa spettacolare, solcando la più fresca e bianca neve.

Un sogno per tutti gli amanti dei fuoripista e per tutti coloro che odiano con tutto se stessi la confusione delle piste per comuni mortali, nonché i troppo lunghi tempi per raggiungere la vetta tanto desiderata.

Solcare per primi il manto nevoso? Un’emozione unica, un sogno.

Poi, ammirare dall’alto le imponenti cime silenziose, “bianche vergini” da conquistare, toglie davvero il fiato ed accende nel proprio animo il fuoco della passione. La passione, quella vera, per la montagna e per lo sport.

L’Heliski si presenta come un nuovo modo di vivere la montagna, un nuovo modo di amarla. Si, perché di amore si parla. Solo i veri amanti delle innevate cime possono capire la vera essenza di una discesa da brividi su di un soffice tappeto bianco ancora intatto e mai solcato da nessun altro.

Attrezzatura, volo, organizzazione e guide esperte: quanto costa l’Heliski?

Non è un’attività per tutte le tasche, ma essendo diventato un vero e proprio “must” invernale, le offerte si sono moltiplicate e con esse la possibilità per tantissime persone di accedervi a costi più bassi.

Agli occhi dei più cauti sportivi, tale attività, disciplina, sport, o come la si vuole definire, potrebbe risultare molto pericolosa.

Ma, così non è. Infatti, le discese in fuori pista, su tracciati non battuti, è possibile effettuarle solo sotto la direzione e il controllo di esperte guide, la quali daranno vita ad una fondamentale fusione, quella tra adrenalina e sicurezza.

Inoltre, ogni sciatore sarà “battezzato”. E’ chiamato il “battesimo dell’heliski” e consiste in un giro panoramico in elicottero, che ha un duplice scopo: da un lato, far ammirare la bellezza dei luoghi e la maestosità delle montagne dalle quali si scenderà sciando; dall’altro, far conoscere ad ogni soggetto i giusti comportamenti da tenere in volo e tutto ciò che è necessario osservare durante la discesa.

E dopo?

Resettare il cervello, cancellare ogni pensiero e partire. Volare, per poi scendere, sci o tavola ai piedi, circondati da una meravigliosa ed incontaminata natura.

Difficile tornare alla vecchia vita, alle vecchie e noiose piste. 

Heliski: volare, sciare, sognare.