GINGER TEA ENERGIZING AQUA-CREAM, la crema leggera e nutriente di Teaology

Se siete alla ricerca di una crema viso leggera, non troppo grassa ma ugualmente idratante, la GINGER TEA ENERGIZING AQUA-CREAM è la soluzione giusta!

Anche se con l’arrivo dell’inverno la pelle necessita di maggiori cure e di creme che contengano diversi princìpi, non è detto che queste debbano essere per forza corpose, grasse, oleose. Esistono soluzioni soft ma al contempo molto nutrienti, come la crema viso di TEAOLOGY, il brand che si dedica alla cosmesi traendo beneficio dalle piante del tè.

GINGER TEA ENERGIZING AQUA-CREAM è talmente vellutata che si fonde istantaneamente con il viso non appena la si spalma. Crea un sottile velo di idratazione a lunga durata, ottimo come base per il trucco perché non unge la pelle.


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E’ una crema energizzante e dissetante che contiene vitamina C e vitamina E, zenzero, acido ialuronico e infuso di tè nero.

L’infuso di tè nero nel dettaglio è uno stimolante e insieme antiossidante; le vitamine C ed E svolgono un’azione tonificante e rivitalizzante. L’estratto di zenzero rafforza il sistema di autodifesa cellulare, e infine l’acido ialuronico migliora la compattezza cutanea, l’elasticità e combatte l’invecchiamento.

La particolarità di GINGER TEA ENERGIZING AQUA-CREAM è la sua profumazione, delicata, floreale, primaverile, frizzante, che la rende unica e un rito piacevole in ogni momento della giornata. Se abbinata ai prodotti TEAOLOGY, come l’Imperial Tea Miracle Face Mask, assicura un effetto purificante permanente, mantenendo la pelle luminosa e rivitalizzata, senza quei segni rossastri causati dal vento e dal freddo o dall’uso di cosmetici non idonei al nostro tipo di pelle.


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“Glitch” collezione Annakiki Primavera Estate 2019

Glitch” è la parola chiave della collezione Annakiki Primavera Estate 2019.
Glitch, quel momento di interruzione, improvviso, glitch, l’errore, qualcosa che salta, glitch come imperfezione.

Che il mondo della moda stia subendo un momento di stallo, lo si nota dalle vetrine e dalle affluenze sempre minori durante gli eventi del settore; la moda ha bisogno di novità, è in arrivo una rivoluzione, come quando il sinistro silenzio preannuncia una turbinosa tempesta.

Che questo “Glitch” voglia intendere la fase di mezzo, quel momento che ne preannuncia subito uno nuovo e duraturo?

Annakiki lo mette in scena sfilando in calendario alla fashion week milanese con una collezione che esalta l’errore.

Glitch sulle tute, sui completi in denim e sui marsupi tono su tono, righe di interferenza come elettrocardiogrammi.



La designer cinese Anna Jang sfila per la quarta stagione seguendo l’onda della nuova fotografia, una ricerca della scomposizione, una destrutturazione dell’immagine, una sovrapposizione apparentemente confusa di volumi e colori.

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I tessuti sono lucidi e liquidi come il pvc, cristallo e borchie vengono applicati a mano sul denim, sono linee interrotte, glitch luminosi per illuminare le notti più rumorose.

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Fondato nel 2012, il brand Annakiki sta al passo con i tempi, segue le vibrazioni della new generation, costruisce collezioni che ben rappresentano i gusti e che calzano a pennello nel contesto storico. Annakiki è moderna e glitch, molto glitch!

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MILANO FASHION WEEK – COLLEZIONE SPRING SUMMER ARTHUR ARBESSER 2019

Stratificazioni, mix and match, le new entry dei tessuti eco, sono le fondamenta della collezione Spring Summer 2019 Arthur Arbesser. Da questo si diramano i temi della collezione, materializzazione dell’idea, geometria, struttura, ordine.

L’ispirazione è fondamentale per Arbesser, che ricerca nel mondo dell’arte la scintilla da portare su carta, per farsi abito. Dai lavori di Fausto Melotti, scultore italiano, Arthur Arbesser da’ vita a quello che è ordine e pulizia, ritmo e armonia. Come nello opere di Melotti dove vigono le regole matematiche e i ritmi musicali, così in alcuni capi di Arbesser vengono rappresentati gli stessi temi partendo da un ordine naturale, dalla scelta dei colori – principalmente del bianco e del nero -, a quello delle linee – la nettezza delle giacche, la morbidezza delle vestaglie.


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Sx Arthur Armesser SS19 – dx opera di Fausto Melotti


Se da un lato abbiamo la sperimentazione concettuale riguardante i grandi interrogativi dell’umanità, quelli tanto cari a Melotti, dall’altro Arbesser inserisce uno spazio in cui lavora sui colori, e più precisamente sulla tavolozza di Vally Wieselthier, scultrice e ceramista viennese, esponente dell’Art dèco.


sx Vally Wieselthier – dx Arthur Arbesser SS19


I volumi si fanno più ariosi, le proporzioni intatte, le forme classiche vengono scomposte e ricostruite, sugli abiti una tavolozza di colori come vasi di Pandora, le stratificazioni sono un gioco di contrasti.


sx Vally Wieselthier – dx Arthur Arbesser SS19


La luce arriva dai tessuti spalmati in oro e platino, bilanciata dall’introduzione di materiali naturali, come la juta stampata e sfrangiata, dal crêpe nei toni del rosa e dell’azzurro e dal jersey di lino stampato.


Sx Arthur Armesser SS19 – dx Vally Wieselthier


Gli orecchini, disegnati per la seconda stagione dalla designer Nathalie Jean, in maglia d’oro, ricordano le forme primordiali di Melotti, le calzature della collezione riconfermano la consolidata collaborazione con l’azienda toscana di Fabio Rusconi.


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Punta di diamante del movimento psichedelico è Peter Max, l’artista del neo-espressionismo, grafico, scultore, pittore, disegnatore, video-maker.

Siamo negli anni ’60 quando i media iniziano a trasmettere immagini dalle fantasie visionarie, è il periodo dei “figli dei fiori”, la natura è sovrana, c’è voglia di amore e di libertà e di dar sfogo all’immaginazione.

Come Peter Max, le tinte di Vivetta sono forti, le figure fiabesche, vediamo nella collezione Primavera Estate 2019 un mondo incantato, fatto di cigni che primeggiano, farfalle, fiori e bocche che aleggiano.


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sx Vivetta SS19 – dx “Infinity Watchers” – 1970 Peter Max


E’ un viaggio onirico la collezione Vivetta SS2019,  che permette di vestire i propri sogni nel più eccentrico glamour, le tonalità sono accostate con estrema minuzia e con estrema armonia,  tratto tipico dell’artista Max.

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sx “Space landscape” Peter Max – dx Vivetta SS19


Ironica e con un piede nella trascorsa infanzia, Vivetta dipinge sugli abiti allegri arcobaleno, stelle e fiocchi rosa; le rose sono applicate su vestiti tono su tono, i cigni riposano su piccole tuniche in macramè a intarsio o su abiti lavorati ad uncinetto.

sx Vivetta SS19 – dx “Love” 1969 Peter Max


Vaporose le gonne pouf, tripudio di giardini in fiore, come gli abiti a palloncino leggeri e spumosi come meringhe.  Piccoli bouquet di ortensie fioriscono sui miniabiti drappeggiati in organza tecnica dall’effetto liquido e arricchiti da volants.


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sx Vivetta SS19 – dx “Sunrise” 2000 Peter Max


Luccicanti cristalli Swarovski illuminano le trasparenti mantelle in tulle degrade’; anche il denim si fa prezioso con ricami in perle e piume dai colori delicati del rosa pastello e dell’azzurro Tiepolo.

Vivetta Ponti, fondatrice e designer del brand, ama giocare, per lei moda è leggerezza, quella leggerezza non frivola, ma calda e avvolgente dell’infanzia, quella sicura e priva delle difficoltà degli adulti, priva della sensualità sfacciata, moda è rendere magico il nostro armadio per decidere se andare a caccia di farfalle o a raccogliere fiori nel bosco.

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Il mondo utopico del “Burning Man” – Byblos collezione SS2019, Milano Fashion Week

“Reburn” Collezione Byblos Primavera Estate 2019

L’idea di un mondo in cui tutti condividiamo le stesse passioni, dove il denaro non esiste e si torna al primordio del baratto, dove la libertà è uno stile di vita, dove tutti possono esprimere la loro creatività senza vincoli né regole, ci affascina ammettiamolo. Altrettanto vero è che, anche il meno cinico di noi, sa, essere un’utopia, una realtà che può esistere solo in maniera passeggera, e difatti chi ha creato questo universo “al di fuori dal mondo”, c’è, o meglio c’era: si chiamava Larry Harvey, ed è mancato lo scorso aprile all’età di 70 anni a causa di un ictus.

Harvey era stato lasciato da una ragazza nel lontano ’86, quando con un amico aveva dato fuoco ad un fantoccio di legno, nella spiaggia di San Francisco, durante un solstizio d’estate. Nasce così il “Burning Man”, l’evento che ricade ogni anno nel deserto del Nevada, a Black Rock City, dove più di 60.000 persone si riuniscono attratte dalla possibilità di esprimersi liberamente in una location che nasce e muore con la loro presenza/assenza.

A questo concetto di “rinascita“, si ispira la collezione Spring Summer 2019 di Byblos, una celebrazione della personalità, della diversità, dell’individualità.

Colori dagli abbagli lunari nella collezione Byblos, con riflessi argentei e talvolta dorati, abiti camaleontici che si mescolano con le sabbie bianche di Black Rock, spesso destinate a forti tormente, che rendono il viaggio più spettacolare e avventuroso.

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Tute spaziali abbinate a maxi mascherine specchio, il tessuto tecno si fonde con i colori psichedelici che assume la città di notte, quando la festa inizia, il caldo cala e le menti possono dar libero sfogo alla fantasia.

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Utili i parka per le forti escursioni termiche (questo Bezos, il fondatore di Amazon e proprietario del Washington Post non lo sa perché ha alloggiato in un camper deluxe, si immagina riscaldato, e non in tenda come molti altri) e poetiche le lunghe paillettes che ricordano le squame del pesce combattente, quel pesce dalle pinne fluttuanti e prepotentemente territoriale, che non tollera la presenza di altri della sua specie, se non di sesso femminile, il furgone!

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Particolarità della collezione, i lacci da scarpa con il puntalino imbevuto in smalto a tinte forti che virano ironicamente in frange hippie o che creano un gioco di stampe trompe l’oeil.
Frange su abiti, applicate sulle giacche in denim e in testa, tutto è movimento, sperimentazione, creazione, fino a quando l’uomo di legno brucerà e si tornerà alla vita di tutti i giorni, comprando il latte in dollari americani e non i cambio di una canna.

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Il magnetismo della bellezza classica – Alberto Zambelli SS19 Milano Fashion Week

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Quando attingiamo dalla nostra memoria, dal nostro bagaglio culturale, frughiamo tra i bauli del passato, nei nostri studi, nei libri del liceo a cui ci siamo applicati. Ma pensiamoci, molti contenuti vanno persi, perché per noi meno interessanti, meno vicini al nostro gusto, altri invece rimangono impressi e tornano, tornano nelle foto che scattiamo, inevitabilmente, inconsciamente, nei disegni che realizziamo.

La cultura classica, quella del periodo greco (V-IV sec. a.C.), quella del pensiero artistico che influenza la scultura, l’architettura, il teatro, la letteratura, la filosofia, ha apportato dei grandi cambiamenti, con strascichi lunghi fino a noi. La sua eredità, è dentro ogni processo e progressione occidentale, è talmente forte e marmorea, da permetterci di guardarci intorno e trovarla nelle città che visitiamo, nella musica che ascoltiamo e non ultimo nella moda che indossiamo.

Alberto Zambelli, per la collezione Primavera/Estate 2019, le ha reso omaggio con dei capi ispirati al più grande esponente del periodo neoclassico italiano, l’artista Antonio Canova.

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L’eleganza delle forme, la morbidezza dei tessuti, i modelli sembrano levigati come delle statue di marmo, il movimento regala loro dei giochi di chiaro-scuro, di luce ed ombra, sono tridimensionali.

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Alberto Zambelli cela in questa collezione la passione più violenta, e lascia sussurrare la grazia, la bellezza, il sottinteso, il sussurrato, quella tendenza romantica che è l’antico mistero delle statue greche. La ragione controlla il sentimento più impulsivo, ogni aspetto è più leggiadro, come gli abiti in voile total white, trasparenze che ricordano il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino (1753), opera in marmo ora nella cappella di San Severo.

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I gesti sono misurati e ridotti, come i colori scelti per la collezione SS2019: gesso, calce, roccia, lunare. Le composizioni equilibrate, dalle forme a uovo, kimono, tuniche. Le stampe rappresentano le sculture del maestro Canova, quasi la donna fosse un tutt’uno con l’opera dell’artista.

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Una collezione mai terminata quella di Moschino Spring Summer 2019 – Milano Fashion Week

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I ritmi delle sfilate sono serrati, finita una collezione si è già al lavoro per un’altra, i disegni, i tagli, le prove, le modelle, i fitting, lo show da preparare, le nottate insonni. Insomma si ha sempre l’ansia di non arrivare mai in tempo, di non farcela, il Lexotan per il panico, il Supradine per il fisico, gli aiutini per aumentare la creatività. Che tutti pensano, ehi, se c’è qualcuno a cui non manca – la creatività – quello è proprio Jeremy Scott. Ma oggi scopriamo che anche Jeremy è uno di noi, umano, uno che non ce la fa, uno che ha dovuto consegnare i bozzetti, gli schizzi dei disegni, e dare ordine di concretizzarli così com’erano sulla carta: degli abiti scarabocchiati, delle calze dal tratto di pennarello nero, dei cappelli disco che sembran di cartone appena ritagliato, scarabocchiate anche le décolleté in tinta con l’abito, le pochette, stampe che sono disegni di catene d’oro con il logo Moschino.

Non c’è mai tempo, si ha troppo da fare, troppo lavoro, questo lo deve dire la donna super impegnata, lo dice, con il tailleur che indossa, con quei fiorellini disegnati e colorati fuori dal bordo, con il rotolo di tessuto ancora in mano, di un long dress non finito, quello importante, per la sua serata galante, quello per l’evento speciale, ma non ha tempo, è sempre tutto in divenire, e poi potrebbe cambiare idea, volerlo più corto, più lungo, più drappeggiato. Presto presto presto che deve uscire!!!

Et voilà, la donna fumetto Moschino Spring Summer 2019 .



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Vedo sfilare dei caftani e penso subito alla signora Marzotto, a quella “Marta da Legare“- così aveva chiamato una sua linea di abbigliamento – che di stile ne aveva dettato tra salotti e apparizioni mondane.

Tra i capi che sfilano alla Milano Fashion Week, nella collezione Philosophy di Lorenzo Serafini SS19, si percepisce l’atmosfera del viaggio, tra una meta desertica come quella del Marocco, e le spiagge più selvatiche e lontane di una “Laguna blu” delle sue ultime collezioni.

Ma quell’abito in lino stampato djellaba, ha la firma di Marrakesh, dove la signora Marzotto aveva una casa, nella Medina, la “Maison du caftan”, una graziosa boutique-sartoria del tipico abito maghrebino, con tante sue foto affisse alle pareti.

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Con un piede nella calda Marrakesh e uno nel passato vittoriano, quello tanto caro a Lorenzo Serafini, fatto di pizzi e merletti, di sofisticate camicette, di donne che non rinunciano alla femminilità nonostante le difficoltà, assistiamo ad una sfilata carica di forza e al contempo di grazia. Se uno stivale stampato pitone ci permette di correre con grinta tra i focosi deserti, gli abiti in tulle con volant ci riportano alla natura più docile e muliebre, e solo Philosophy sa mixare questi opposti con gusto ed equilibrio.

La demi-vierge Philosophy oggi in camicia con pettorina da smoking, domani in gonna plissettata con balze; gioca con i dettagli che completano il look, le fasce a trecce, le desert scarf, le corde annodate da usare come cintura.


finale della sfilata Philosophy ss19 – dx Marta Marzotto


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Un tempo per farsi fare un ritratto da un pittore noto occorreva molto denaro, e talvolta vere e proprie opere di convincimento, come fece Gertude Stein con Picasso, il quale glielo rifiutava perché troppo brutta. Alla fine quel mascalzone di Picasso dovette cedere e realizzò quello che gli esperti stimano come il passo embrionale del pittore verso il cubismo, opera che rimase insieme alla proprietaria fino alla sua morte.

Oggi non c’è niente di più semplice del farsi fare ritratti; la Milano Fashion Week è un covo di fotografi e persone totalmente sconosciute (o Gertrude, ci manchi tanto) assetate di scatti da postare sui social. Chi siano queste persone e perché vengano invitate ad una sfilata dove un tempo presenziava Jacqueline Kennedy rimane un mistero; meno misteriose invece le facce delle “fashion blogger” che si è soliti seguire attraverso un cellulare, rivelatesi in tutta la loro normalità, e regalandoti dapprima una grande delusione, poi il piacere (ammettetelo donne) di vederle con le rughe, i brufoli, più grasse, con le dita tozze, le braccia grosse, la voce stridula, la palpebra calante, l’occhio pigro. E so che vorreste anche i nomi!

Alla sfilata di Philosophy by Lorenzo Serafini, una Maria Bernard più piccola e più magra che in foto, e mi viene in mente un amico quando intervistò Penelope Cruz, tutto eccitato per l’occasione, per poi tornare a casa confidandomi che le sembrava un topo! Maria ti adoro lo stesso!

Da Alberta Ferretti non ci si distrae invece (quanto sono bugiarda), se non per un drink di benvenuto offerto da due fila di camerieri in divisa, di cui si potevano distinguere solo le sagome.
La signora Ferretti, incline all’eleganza e non alle mode, ci regala una collezione primavera estate 2019 dai volumi fluttuanti, dai colori tenui del rosa pastello, verde muschio, giallo crema, carta da zucchero.

Abiti lunghi e leggeri che giocano con le trasparenze, stretti in vita da corde tono su tono, come d’uso nel periodo greco o da giacche safari e pratiche cinture.
I toni, le lunghezze, le lavorazioni, ci riportano alle atmosfere dei dipinti appartenuti a John William Godward, pittore vittoriano neoclassico di origine inglese.

sx collezione Alberta Ferretti SS2019 – dx “The engagement ring” di John William Godward


Gli abiti in pizzo di San Gallo sono impreziositi dai ricami crochet, che ritroviamo anche nelle tute corte in popeline, nei pantaloni bianco candido, lavorazioni richiamate dall’intreccio dei sandali flat dai colori pastello.


sx “A grecian girl” di John William Godward -dx collezione Alberta Ferretti SS2019


Il daywear si arricchisce di capi sahariani, dai pantaloni con maxi tasca staccabile, alle morbide salopette, dalle jumsuit senza maniche, alle giacche che potrebbero destinarsi alla meravigliosa Meryl Streep in “La mia Africa“.


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Kaia Gerber in Alberta Ferretti SS2019


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sx collezione Alberta Ferretti SS2019 – dx “Idleness” di John William Godward


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Torino, sotto sequestro la casa a luci rosse delle sex dolls

Ha avuto vita breve la casa a luci rosse torinese con bambole in affitto, la LumiDolls è stata messa sotto sequestro a pochi giorni dall’inaugurazione. Polizia e Asl hanno fatto irruzione con conseguente ammenda di 3000 euro perché l’attività pare non sia a norma di legge e il livello di igienizzazione delle bambole è stato giudicato insufficiente.

Insomma gli ipocondriaci che pensavano di stare tranquilli facendo sesso con una bambola, devono tenere a mente che il rischio di malattie non è da escludere.
La pulizia interna ed esterna delle signorine di plastica spetta ad un addetto, lo stesso che si occupa della cassa (di questi tempi bisogna essere versatili), il costo del giro in giostra vale 80 euro per mezz’ora, 100 euro se si ha un’ora in cui potersi dilungare in un monologo post coito…qui chi sognava di avere una donna muta accanto a sé, è accontentato.

I gestori del marchio LumiDolls promettono la riapertura a breve, giustificando gli accaduti con “una svista”.

Siamo pieni di prenotazioni per settimane, salvo qualche piccola eccezione. Abbiamo clienti che hanno prenotato anche dal Veneto (da Torino, Venezia dista 400 chilometri, ndr) e la maggior parte ha scelto la mattina o il pomeriggio per l’appuntamento. Anche per questo motivo per il momento non terremo aperto di notte. Abbiamo richieste anche per degli addii al celibato



Il bordello del silicone è quindi sold out fino ai primi di novembre, frequentato da uomini di tutte le età, chi spinto dalla curiosità, utilizzando la bambola come un vero sex toys, solo più grande, chi come succedaneo di una donna in carne ed ossa, quindi accomunandole alla prostituta.

La scelta si fa su sette bambole, si può scegliere la favorita tra Kate, Molly, Arisa, quindi tra la Principessa del Galles, un cane e la cantante stramba dai capelli corti, perché sono i primi collegamenti che vengono alla mente o no?! – e altre donne dal seno più o meno grande e un signorino dalle dimensioni perfezionabili, a seconda dei gusti. Ah, si chiama Alessandro! Si sa mai che durante l’atto sbagliaste il nome provocando in lui l’ira funesta.

L’indirizzo della casa per appuntamenti è segreta, fino alla sottoscrizione sul sito web, il pagamento avviene in loco, se invece siete timidi potete addirittura comprare la signora sul sito dell’azienda catalana, ad una cifra che va dai 700 ai 2000 dollari. Non è nemmeno cara, pensate a quanto spendete per la vostra fidanzata!)

Ecco cosa pensa la gente:

Le opere di Lorenza Pasquali in mostra ad Arona

La cittadina aronese è ricca di eventi e attività culturali, tra queste la collettiva di Paolo Bazzarri, Daniela Castellin e Lorenza Pasquali, sita in Piazza del Popolo 33 (accanto Hotel Florida) e visitabile fino al 23 settembre 2018.

La stanza d’entrata è dedicata all’artista Lorenza Pasquali, milanese d’origine, ex grafica pubblicitaria e un passato nel mondo delle calzature e della moda.
Se preponderanti sono i paesaggi urbani milanesi, nello spazio della mostra troviamo l’elemento “acqua”, la cui forza espressiva risalta la tecnica pittorica dell’artista, attraverso l’uso di colori cristallini e brillanti.

Più introspettive le opere paesaggistiche, dove l’ombra prende il posto della luce, dove le figure si stagliano in proiezioni misteriose, siano esse statue che uomini soli.
Una Milano vista attraverso il silenzio delle notti, quando il fuggi fuggi generale si è calmato, quando si accendono le luci della città illuminando un maestoso Castello Sforzesco e dando forma ai monumenti allora dimenticati.

Lorenza Pasquali rivela il suo prossimo progetto, la sua città vista attraverso l’abbraccio della neve. Se risultano piccoli lavori in cui l’elemento compare, la prossima mostra lo avrà come unico tema. Tutto si ammanta di una certa nostalgia e questo piace – ci fa notare l’artista – forse perché la neve assume quel fascino romantico e fiabesco che ci ricorda Lewis Carroll:



Mi chiedo se la neve ama gli alberi e campi, che li bacia così dolcemente. E li copre come con una morbida trapunta bianca; e forse dice “Andate a dormire, cari, finché non arriva l’estate di nuovo.”



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“Sforzesco di notte, Milano” acquerello 35×50




Orari di apertura:
Da martedì a venerdì 15.30 -18.30
Sabato e domenica 10.30 – 12.30 / 15.30 -18.30

Ingresso libero

Piazza del Popolo 33 accanto Hotel Florida

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