I COSTUMI DI SO WHAT COLORANO L’ESTATE CON STAMPE VIVACI E TUTELANO L’AMBIENTE.

L’estate finalmente è alle porte e con la nuova collezione di costumi di So What possiamo sbizzarrirci tra stampe e tinte unite. 

So Whatlancia una linea di Beachwear realizzata nel rispetto degli standard di sostenibilità ambientale e sociale, capi dalla taglia XXS alla 3XL, tutti prodotti su misura e su richiesta.

Una scelta etica che punta a eliminare gli sprechi e a evitare la sovrapproduzione.

In quest’ottica, tutti gli scarti di tessuto vengono riciclati e riutilizzati garantendo così uno spreco zero.

Punto di forza del brand è l’impegno concreto per l’ambiente che si traduce in proposte di capi riciclati realizzati con bottiglie di plastica usate e l’utilizzo di coloranti a base d’acqua, vegani, biodegradabili, non tossici e certificati OEKO TEX, per creare stampe e colori esclusivi e di tendenza.

Le fantasie dei costumi sono infinite, floreali, astratte, psichedeliche e geometriche. Per le amanti del pezzo intero abbiamo la possibilità di vestire dalla XXS alla 3XL, tessuti comodi e resistenti perfetti per durare nel tempo. 

Per chi preferisce il costume a due pezzi, all’interno della collezione So What è possibile scegliere tra i differenti tipi di slip e top per un fitting confortevole. 

È possibile acquistare il coordinato oppure giocare con un mix & match tra fantasie e tinte unite. 

Oltre alle stampe multicolor, So What pensa anche a chi ama le tinta unite, sobrie ed eleganti. Le tonalità vanno dalla più dalle tonalità più tenui come i nude oppure ai colori più decisi come blu elettrico o verde acido. 

TERRAFORMA 2022 VII edizione

A due anni di distanza dall’ultima edizione, torna dall’1 al 3 luglio Terraforma, il visionario festival che esplora lo spazio inter-dimensionale fra l’elettronica sperimentale, le forme più avanzate dell’arte contemporanea, le evoluzioni teoriche dell’architettura e i nuovi orizzonti della sostenibilità ambientale. Giunto alla sua VII edizione, prodotto da Threes Productions in collaborazione con la Fondazione Augusto Rancilio, il festival anche quest’anno si svolgerà nei giardini e nel parco della settecentesca e maestosa Villa Arconati – FAR alle porte di Milano, che durante il festival si trasforma in un luogo sospeso oltre lo spazio e il tempo per accogliere gli artisti più interessanti della scena internazionale e una comunità globale in continua evoluzione. Per realizzare una vera simbiosi temporanea fra arte, vita e natura e produrre interpretazioni differenti del presente così come nuovi immaginari per il futuro.

Le sonorità granulari degli inglesi Autechre e l’afro-trance dell’ivoriana Crystalmess, l’imprevedibile sound dell’olandese Dj Marcelle/Another Nice Mess e il dancefloor infuocato dell’angolano Dj Nigga Fox ma anche la diva fluida e apolide Lafawndah insieme al sound artist Sebasten Forrester e alla percussionista Valentina Magaletti, presente al festival anche nella sua versione solista. Poi: l’inedita joint venture fra l’africana MC Yallah e il francese Debmaster, il crossover alternativo dei londinesi Moin e il duo radicale formato dal milanese Nicola Ratti e il giapponese MA; i ritmi carnevaleschi dei brasiliani Teto Preto e la performance celebrativa del progetto Voices from the Lake; l’hackeraggio audiovideo del duo finlandese Amnesia Scanner e la britannica Higher Intelligence Agency. E ancora: il nome cardine della scena romana Dj Red, il pioniere della techno tedesca Mark Ernestus Ndagga Rhythm Forces in compagnia di ben 12 musicisti senegalesi, il boss dell’etichetta Acting Press Plo Man e il progetto strumentale Common People. E, come se non bastasse: il “Quinto Mondo” contemporaneo del dj italo-ghanese Aaron Dunkies, l’arpa meditativa del francese Ange Halliwell, l’iconico dj set della canadese DJ FATi, la neonata e già band di culto EXPAT, il mix di techno, sound-system e dance di Piezo, l’etereo set della sound artist Sofie Birch e un ulteriore progetto a solo di Valentina Magaletti, oltre alla presenza degli storici resident del festival Paquita Gordon e Donato Dozzy. Questo il programma completo dell’edizione 2022 di uno dei festival più ricercati e sofisticati del panorama internazionale

No Talks – No Panels – No Screenings – No Lectures – No Workshops – No Meetings – No Streamings | FOR ONCE, WE JUST DANCEÈ la chiave di lettura di una nuova edizione che vuole concentrarsi sull’essenza più radicale e originaria del festival: l’esperienza dello stare insieme attraverso la musica e la danza, legando il senso del ritmo alle frequenze naturali dell’ambiente. Dopo aver progressivamente concentrato, nelle edizioni precedenti, azioni artistiche e speculazioni teoriche in un unico ambiente esperienziale – il festival –, Terraforma ha interpretato la sospensione pandemica come occasione per ripensare la propria natura e le proprie dinamiche. Negli ultimi due anni Terraforma è così esploso in una vera e propria costellazione di progetti e processi disseminati, anche geograficamente, in grado di generare una molteplicità di nuovi sensi e nuovi sguardi e movimenti diversi di unione e scambio. Come il workshop Protocolli di Terraformazione e il nuovo format Simposio, concentrato sui temi dell’architettura sostenibile, dei cambiamenti climatici e sulle innovazioni nel campo dell’agricoltura; la pubblicazione internazionale Terraforma Journal a cadenza semestrale, dedicata all’approfondimento teorico della relazione fra suono, arte, ecologia e cultura contemporanea; e l’incursione al museo MACRO di Roma con Il Pianeta come Festival XL, una ventiquattro ore no stop di performance sonore, proiezioni, talk e collegamenti tra arte, ecologia e politica ispirata alla visione del grande architetto e designer Ettore Sottsass

Completamente incentrato sul pensiero ecologico anche il sistema di partnership costruito da Terraforma per il 2022. A partire dal partner principale Bottega Veneta, con cui il festival condivide la curatela artistica, oltre che la cura concreta e la manutenzione, del Labirinto di Villa Arconati – FAR.

Come ogni anno, il programma del Vaia Stage è realizzato invece con il sostegno di Carhartt ma la novità di questa settima edizione è la realizzazione del nuovo palco Vaia, progettato e disegnato dallo studio Space Caviar. Il palco prende il nome dalla tempesta Vaia, l’evento meteorologico estremo che nel 2018 ha colpito il nord-est italiano, precisamente il Triveneto, abbattendo 42 milioni di alberi. In aiuto alle comunità locali, il Vaia Stage sarà realizzato utilizzando il legno degli alberi caduti, allo scopo di supportare lo smaltimento della materia residuale.

The Organics by Red Bull, inoltre, quest’anno sosterrà la realizzazione del progetto di light design, firmato da Anonima Luci, nel bersò di Villa Arconati, illuminando così il percorso boschivo che conduce al vero cuore del festival e offrendo subito al pubblico una prima esperienza sensoriale.

Etica SGR, storico sustainability partner del festival, sosterrà infine Terraforma nel raggiungimento della certificazione Ecoevents, il marchio che affianca chi adotta criteri di salvaguardia ambientale e pratiche di efficientamento mentre E-vaimobility partner dal 2019, metterà a disposizione le auto elettriche, permettendo al pubblico e allo staff di muoversi liberamente nelle aree attorno a Villa Arconati e di raggiungere la città di Milano e i suoi aeroporti con facilità e soprattutto in modo green.

Programma

Il festival si apre subito in grande stile, il 1° luglio, con la live performance sul palco A della conturbante Lafawndah, definita da molti come la Björk persiana. Nata in Iran, sangue egiziano nelle vene, cresciuta fra Teheran e Parigi, emigrata poi a New York transitando da Messico e Guadalupa per stabilirsi infine a Londra, Yasmin Dubois (così all’anagrafe) è una vera diva fluida e apolide la cui arte travalica i confini musicali, inglobando nel proprio universo espressivo il cinema, la letteratura, l’arte visiva. Lafawndah è pronta a sedurre il pubblico di Terraforma con la sua miscela di ardore carnale, freddezza concettuale, movenze art-pop elettroacustico e tribal ambient che caratterizza il suo ultimo album, The Fith Season: una “quinta stagione” che è quella segnata dai drammatici cambiamenti climatici in atto.

Subito dopo ci si sposta in un ambiente straordinario che non sarà un semplice scenario ma un vero co-protagonista della performance successiva, multimediale, immersiva e site specificnei meandri del Labirinto di Villa Arconati – FAR gli Amnesia Scanner daranno vita al progetto AS Unplugged, una performance ambientata in un “bosco misterioso” realizzata in collaborazione con Freeka Tet – digital artist la cui pratica ruota attorno all’utilizzo creativo dei codici con un approccio da vera hacker – e con il supporto di Bottega Veneta.

Si torna poi al palco A per gli headliner del festival, un nome di culto che ha cambiato la storia e l’evoluzione della musica contemporanea, gli inglesi Autechre, pionieri del suono targato Warp Records. I complessi schemi ritmici uniti alle melodie rarefatte fanno del loro live un’esperienza fisica e cerebrale davvero senza eguali. Sul palco B, invece, a seguire, il set di Voices from the Lake, il progetto di Donato Dozzy e Neel, per celebrare il decimo anniversario dell’omonimo album, un tripudio di techno, minimalismo e ambient, fra astrazione sublunare, aperture eteree e dub notturno.

La prima giornata del festival si chiude a notte fonda con l’incendiaria performance dell’artista multidisciplinare franco-ivoriana Crystalmess. Guidata da un’energia radicale e da un afro-futurismo fantasmatico, il suo approccio personale alla club music è rigoroso, globale e diasporico. Techno melodica, afro-trance, dancehall abrasiva ed elettronica sperimentale si incontrano nei suoi set e nelle sue produzioni per dare vita a percorsi poliritmici ed eclettici.

Il giorno seguente, sabato 2 luglio, ci si sveglia di buon mattino per una sana sessione di yoga ma soprattutto per il live sul palco A, nientemeno che alle ore 10, del francese Ange Halliwell, la cui ricerca sonora è incentrata fra registrazioni di suoni naturali e rielaborazione elettronica, un confronto che trova la sintesi in quell’arpa ipnotica e meditativa che ha reso il suo debut album The Wheel of Time una vera rivelazione. Proprio sull’incontro simbiotico fra Natura e Tecnologia insistono, in modo particolare, sia il dj set di Sofie Birch che quello di DJ FATi, entrambi sul palco BFra sonorità sintetiche prodotte da avanzati software e suoni naturali, la sound artist danese presenterà un set fatto di melodie della natura e avvolto in un’atmosfera di luce quasi spirituale. Con sonorità diverse ma su un sentiero simile viaggia invece Phoebé Guillemot, che con il suo progetto solista conosciuto come RAMZi ha addirittura creato un personaggio immaginario che è un vero spirito della foresta, custode di un ecosistema parallelo che emerge dall’interazione di natura e tecnologia, nostalgia e futurismo. A Terraforma Guillemot si presenta con il suo alias DJ FATi per un iconico dj set. Fra queste due performance si inserisce in scaletta quella di un improbabile quanto ispirato duo artstico, quello formato dal poliedrico e sperimentale sound designer Nicola Ratti e dal cantante/performer hip hop MA, che arriva dritto dalla scena underground di Tokyo. Gli astratti giochi di parole e i rituali vocali di MA incontrano i paesaggi sonori ultraterreni di Ratti, fatti di reiterazioni ed espansioni, risultato di un dialogo costante fra suono, spazio e architettura.

Addentrandosi nella luce pomeridiana, si prosegue fra palco A e palco B con gli Expat, band già di culto nonostante si sia formata da pochi mesi grazie all’incontro fra Mykki Blanco e Samuel Acevvedo. Ad oggi non hanno pubblicato né registrato alcun disco, solo esibizioni live che hanno l’intensità e la radicalità del teatro contemporaneo e che hanno registrato una sequenza di sold out in tutta Europa. Le ipnotiche trame musicali di Piezo – dj e sound artist di base a Milano artefice di un crossover che tiene insieme la techno di gusto britannico, i ritmi del Quarto Mondo e un sound design davvero radicale – accompagneranno la comunità di Terraforma verso il tramonto sul palco B mentre sul palco A la stessa cosa faranno i Moin, trio di base a Londra composto da Tom Halstead, Joe Andrews e Valentina Magaletti, alfieri di un originale mix di alt rock, post-punk, art-rock, doom metal e sfumature elettroniche.

Quando la sera prende il sopravvento, è il momento di addentrarsi nuovamente nel Labirinto di Villa Arconati – FAR per prendere parte a una “cerimonia iniziatica”, quella di Higher Intelligence Agency, agenzia fondata negli anni ’90 a Birmingham da Bobby Bird, un vero innovatore dell’IDM (Intelligence Dance Music). Al festival HIA promette un viaggio onirico fra le sonorità dei primi album e quelle degli ultimi lavori.

Fra palco A e B si prosegue invece con altre quattro performance. Lorenzo Senni, di casa a Terraforma, presenterà in anteprima il nuovo progetto strumentale Common People, nato dalla collaborazione con Francesco Fantini e l’islandese Jófríður Ákadóttir, che spazia dai suoni di stampo shoegaze all’hardcore anni ’90, passando per la musica elettronica più eterea. La geografia sonora cambia con il live della performer kenyota MC Yallah e il producer francese Debmaster, un’accoppiata dagli effetti esplosivi che di recente ha entusiasmato il pubblico dell’Unsound Festival in Polonia con una miscela di suoni inebriante e potente.

Influenzata da movimenti artistici d’avanguardia e dalla commedia dell’assurdo dei Monty Python, dal forte sperimentalismo della dub, dal post-punk e dai più recenti sviluppi della dance, la dj e producer olandese Dj Marcelle si appresta invece a farsi beffe delle aspettative del pubblico con un set euforico e fantasioso fatto di suoni ambientali e rumori avantgarde, techno, free jazz, hip hop, new African dance, dubstep, dancehall reggae e molte altre sonorità meno classificabili. Attesissima, infine, la super eclettica – anche questa! – maratona sonora firmata da Plo Man, dj canadese di base a Berlino titolare della label Acting Press, che traghetterà la seconda giornata del festival verso l’alba domenicale.

La consueta sessione di yoga mattutina non basterà da sola a trasportare in un’altra dimensione spazio-temporale la giornata conclusiva, domenica 3 luglio, di Terraforma 2022. A garantire il buon risultato della missione ci penserà la nuova live performance della compositrice, batterista e percussionista Valentina Magaletti (nei giorni precedenti sul palco conLafawndah e i Moin), pronta a trascinerà il pubblico del palco A nel vortice percussivo del suo set, a solo e in acustico, che segnerà indiscutibilmente la Sunday Morning del Festival. A seguire, sul palco B, le vibes of roots che contraddistinguono le sonorità di Aaron Dunkies, dj nato a Verona, di origini ghanesi e oggi di base a Milano, esponente del collettivo Akwaaba World. Cresciuto e formatosi nel circuito delle chiese protestanti al ritmo di gospel, soul e black spiritual, Dunkies sarà uno dei protagonisti della domenica mattina di Terraforma, con sonorità che richiamano la propria cultura d’origine ma anche la disco e l’hip-hop.

Dopo Dunkies, la consolle passa nelle mani di Paquita Gordon, di casa nei club e nei festival di mezzo mondo ma soprattutto a Terraforma, dove si è esibita in ogni edizione. La ricerca musicale di Paquita si concentra sugli aspetti tribali del suono, partendo dalle sue origini e seguendo queste radici fino alle loro declinazioni più contemporanee, aprendo un varco sulla dimensione rituale e collettiva dell’esperienza musicale. La staffetta continua con un’altra presenza storica del Festival, Donato Dozzy, già in cartellone con il progetto Voices from the Lake. Dozzy, con oltre trenta anni di prestigiosa carriera internazionale alle spalle, è uno degli artisti più acclamati nei club di tutto il mondo.

Arriva per la prima volta, invece, a Terraforma uno dei pionieri della techno teutonica, Mark Ernestus che insieme a dodici musicisti senegalesi di sabar (strumento tradizionale delle popolazioni Wolof) sarà l’artefice di una vera e propria sbornia musicale collettiva, fra improvvise accelerazioni techno e bruschi rallentamenti di matrice dub. 

Afro-house, batida, timbriche aliene e toni jazz si fondono con elegante sensualità nel successivo set al tramonto di Rogério Brandão aka Dj Nigga Fox ovvero colui che ha contribuito a lanciare e diffondere nel mondo il verbo della nuova elettronica lusitana. Cambiando palco, dal Portogallo si vola in Brasile con l’esplosivo live dei Teto Preto, formazione cresciuta in seno ai movimenti trans-femministi e LGBT che ha rivoluzionato la scena musicale di San Paolo. Teto Preto è un collettivo artistico trasversale in cui convergono diverse forme espressive, dalla musica al teatro, dalla danza alla moda. Tra ritmi da carnevale del futuro e attitudine punk, i loro visionari live attraversano quella molteplicità di generi e stili in grado di rappresentare la diversità umana. La settima edizione di Terraforma si chiude tornando nel suggestivo Labirinto con il punto di riferimento della techno romana, Simona Calvani aka Dj Red, resident del GOA club ed esponente di spicco di Ultrabeat, che farà ballare tutti con un set spaziale, in collaborazione con Kuboraum, generatore di paesaggi sonori ora oscuri, ora eterei.

Una Boccata d’Arte, 20 artisti 20 borghi 20 regioni

Al via in tutta Italia dal 25 giugno al 18 settembre 2022 la terza edizione di Una Boccata d’Arte, il progetto d’arte contemporanea di Fondazione Elpis realizzato in collaborazione con Galleria Continua e la partecipazione di Threes Productions, che promuove installazioni, mostre e performance di 20 artisti in 20 borghi, uno per ogni regione, valorizzando l’incontro tra arte e patrimonio storico, artistico e paesaggistico.

Per tutta l’estate, da nord a sud, dalla Valle d’Aosta alla Sardegna, la terza edizione di Una Boccata d’Arte presenta gli interventi di 20 artiste e artisti di differenti età, culture e provenienze geografiche: Antonio Della Guardia a Morgex (AO) in Valle d’Aosta; Natália Trejbalová a Neive (CN) in Piemonte; Alice Ronchi a Montemarcello (SP) in Liguria; Alina Kleytman a Cigognola (PV) in Lombardia; Giulia Mangoni a San Lorenzo Dorsino (TN) in Trentino-Alto Adige; Lucia Cantò a Malamocco (VE) in Veneto; Riccardo Benassi a Pesariis (UD) in Friuli-Venezia Giulia; Diana Policarpo a Montegridolfo (RN) in Emilia-Romagna; Serhiy Horobets a Sorano (GR) in Toscana; Luis López-Chávez a Panicale (PG) in Umbria; Eva Marisaldi a San Costanzo (PU) nelle Marche; Dessislava Madanska a Fumone (FR) nel Lazio; Victor Fotso Nyie a Rocca San Giovanni (CH) in Abruzzo; Tommaso Spazzini Villa a Castropignano (CB) in Molise; Fabrizio Bellomo ad Albori (SA) in Campania; Simone Bacco a Spinazzola (BT) in Puglia; Hanne Lippard a Grottole (MT) in Basilicata; Anna Zvyagintseva a San Donato di Ninea (CS) in Calabria; Isaac Chong Wai a Castiglione di Sicilia (CT) in Sicilia; Ludovica Carbotta ad Aggius (SS) in Sardegna.

Progetto corale e originale, nato nel 2020 in piena pandemia, Una Boccata d’Arte si configura come uno speciale itinerario culturale che invita il pubblico a scoprire ogni anno 20 nuovi borghi italiani,ricchi di tradizioni secolari e bellezze paesaggistiche. Grazie alla loro dimensione raccolta, i borghi diventano il luogo privilegiato per dar vita a un incontro autentico e ravvicinato con l’arte contemporanea, reso unicodal sorprendente dialogo che si genera fra territorio, opere d’arte, abitanti e visitatori. Le installazioni realizzate contribuiscono alla crescita del turismo rivolto alle aree interne, lontane dai principali flussi turistici e dai circuiti dell’arte, e invitano a riscoprire, con uno sguardo nuovo, storie e angoli di bellezza in tutta Italia.

Una Boccata d’Arte è un progetto diffuso, di respiro nazionale e di partecipazione collettiva alla bellezza e alla cultura che, dalla sua nascita in piena pandemia, ha saputo progressivamente consolidare la propria vocazione iniziale di incoraggiamento alle comunità locali e al mondo dell’arte, fino a riunire oggi una vera e propria rete di artisti, curatori, associazioni e realtà locali che si ingrandisce anno dopo anno” spiega Marina Nissim, Presidente di Fondazione Elpis. “Un dialogo che dall’Italia apre sempre più lo sguardo anche all’attuale situazione internazionale, con il coinvolgimento di numerosi artisti stranieri per questa terza edizione in avvio”.

Racconta Maurizio Rigillo, Direttore di Galleria Continua: “I borghi e gli artisti costituiscono il nucleo centrale del progetto, che deriva da un’attenta osservazione della storia e del paesaggio dei primi e della ricerca e del lavoro dei secondi. Il tempo di un sopralluogo, una breve residenza degli artisti per la prima volta nei borghi si sviluppa in un proficuo dialogo, dando vita a interventi e progetti artistici fortemente legati al territorio che li ospita. E proprio i valori dell’incontro e del dialogo ci hanno in particolare portato a ricercare e coinvolgere tre artisti ucraini, che per diversità di esperienze personali e di linguaggio, hanno arricchito con i loro progetti e la loro testimonianza, la terza edizione di Una Boccata d’Arte”.

Selezionati per il loro talento e la loro ricerca tra voci emergenti e nomi più affermati, gli artisti sono stati invitati a progettare 20 interventi site-specific ispirati alla storia e all’identità dei borghi. Dopo un breve periodo di residenza, affiancati in ogni fase progettuale da un coordinatore locale, hanno dato vita a venti progetti che abbracciano le diverse forme d’arte, dalla pittura alla scultura fino alla fotografia, al video, al suono e alla performance, frutto del dialogo e dell’incontro con la comunità, le maestranze e gli artigiani locali.

Partendo dal Nord Italia, nel borgo di Morgex in Valle d’Aosta l’installazione “Ai camminatori di storie” di Antonio Della Guardia è composta da sette bastoni da passeggio che si rifanno alla tradizione locale di intaglio del legno e invitano chi li utilizza a intraprendere comportamenti performativi; a Neive in Piemonte “Pic nic sul ciglio della strada” di Natália Trejbalová è un’installazione che intreccia la fantascienza con la ricchezza del sottosuolo e la biodiversità del territorio, creando un parallelismo tra alieni e funghi; con “Endless Shine of Human Violence” Alina Kleytman porta a Cigognola in Lombardia alcune macerie e oggetti di uso quotidiano raccolti in Ucraina dopo i bombardamenti, rivisitati in un’installazione che attiva un dialogo con il Monumento ai caduti delle due Guerre Mondiali; con “Caro Montemarcello” Alice Ronchi ha coinvolto gli abitanti di Montemarcello in Liguria nel racconto del senso di comunità e amore che pervade il borgo, attraverso una performance partecipativa e una scritta in acciaio posizionata sul portale delle mura difensive; nel borgo di San Lorenzo Dorsino in Trentino-Alto Adige “Il Salmerino Viandante” di Giulia Mangoni è un percorso diffuso composto da dieci sculture in bronzo e un dipinto dedicati al Salmerino, pesce simbolo del territorio alpino, aprendo una riflessione sul cambiamento climatico e la preservazione della biodiversità; a Malamocco in Veneto “Restrizione emotiva” di Lucia Cantò è un’installazione diffusa composta da dodici sculture, ognuna delle quali raccoglie una frase pronunciata dagli abitanti del borgo; “Così per dire” di Riccardo Benassi a Pesariis in Friuli Venezia Giulia è una performance incorporea composta da un monologo proiettato sulla facciata di una scuola abbandonata attraverso un laser bianco che si sincronizza quotidianamente come un orologio – simbolo del borgo – ai cicli di luce diurna della valle.

Proseguendo in centro Italia, a Montegridolfo in Emilia Romagna “Hyperbolic Dreams” di Diana Policarpo è un invito a compiere passeggiate botaniche in compagnia di una guida turistica locale e l’ausilio di tracce sonore progettate per la meditazione, insieme a una scultura che accoglie il visitatore all’ingresso del borgo; “Il dolce dolore” di Serhiy Horobets a Sorano in Toscana è una mostra diffusa di fotografia e scultura nella quale è protagonista un busto femminile deformato, metafora delle ferite del tempo, della globalizzazione, della guerra; a Panicale in Umbria “Nadine in Panicale” di Luis López-Chávez è un progetto di quattro dipinti che portano in questo contesto una sintesi dell’architettura e la società di Cuba e due video basati sulle esperienze e le amicizie sorte all’interno del borgo durante la sua residenza; “Per vari motivi” di Eva Marisaldi è un intervento diffuso nel borgo di San Costanzo nelle Marche, dove luoghi simbolici come il teatro e il forno comunale ospitano installazioni video, sonore e luminose in un percorso tracciato a terra con disegni a gessetto; a Fumone nel Lazio “INTANGIBLE” di Dessislava Madanska è un’esperienza percettiva che racconta il borgo attraverso tre sculture viventi ispirate alla nebbia, al campanile e alla cava di calcare locale; con l’installazione “Il pomeriggio della vita” Tommaso Spazzini Villa ridona nuova vita al Castello d’Evoli di Castropignano in Molise, permeando i suoi spazi con disegni, suoni e luci; “Tesori e Meraviglie” di Victor Fotso Nyie a Rocca San Giovanni in Abruzzo è un intervento diffuso di sculture e installazioni in ceramica che nascono dal passato medievale del borgo e dal ritrovamento di un carapace sulle sue spiagge.

Nel Sud Italia e nelle isole, ad Albori in Campania l’opera “Albori è destinata a scomparire?” di Fabrizio Bellomo fa riaffiorare memorie e storie del borgo grazie a un intervento corale che coinvolge gli abitanti e gli artigiani della ceramica; “Maratona” di Simone Bacco a Spinazzola in Puglia è una performance collettiva, una vera e propria competizione agonistica, aperta a residenti e visitatori caratterizzata dall’impossibilità di vincere (il perimetro del borgo è di soli 700 metri); a Grottole in Basilicata “Ruin” di Hanne Lippard è un’installazione sonora site-specific in dialogo con la Chiesa Diruta, monumento-rovina caratterizzato da una cupola ellittica che unisce il cielo alla terra; “To the rocks that hold roofs and to the plants that grow through stones” di Anna Zvyagintseva a San Donato di Ninea in Calabria è una grande bandiera stampata a mano dall’artista e cucita sulla spontaneità della natura e dell’architettura sandonatese, un omaggio alla resistenza privo di significati politici; nel borgo di Castiglione di Sicilia in Sicilia “Post-Mythical Accidents” di Isaac Chong Wai è una mostra diffusa di cinque installazioni che intrecciano realtà, mito, religione e magia; “Paphos” di Ludovica Carbotta ad Aggius in Sardegna è una installazione architettonica di natura partecipativa, assemblata con materiali naturali e artificiali come legno, sughero, lana e materiali di recupero, soggetta a una progressiva evoluzione nel tempo.

Una Boccata d’Arte si riconferma un’esperienza espositiva unica che porta il pubblico a intraprendere un viaggio straordinario alla scoperta dell’arte contemporanea e del patrimonio più autentico del nostro Paese, un vero e proprio museo a cielo aperto che anno dopo anno offre una inedita esperienza culturale rivolta a tutti, non solo agli addetti ai lavori ma soprattutto a turisti, curiosi e appassionati.

Calvin Klein Watches

Estetica minimal in chiave contemporanea che si fa lifestyle nella firma identitaria di Calvin Klein che, nei 40 anni della sua storia, è diventata epitome di un’autentica filosofia tutto tondo. L’iconica label americana ha fatto dell’essenzialità la cifra stilistica del suo approccio alla moda come alla vita che si è espressa, nel tempo, in creazioni all’avanguardia per forme e contenuti.

Una visione che oggi viene portata in primo piano anche nella collezione di orologi per lui caratterizzata da un design elegante e moderno, la cui mano strutturata e al limite del geometrico bandisce ogni eccesso di decoro per catturare l’attenzione con la semplicità di carattere e di modi che diventa puro statement.

Moderno, lineare, contemporaneo: è questo il segreto del segnatempo firmato Calvin Klein che esplora le direttive del brand e le racchiude in un capolavoro di precisione, il cronografo della Gauge Collection. Un orologio, senza tempo, con il suo cinturino in acciaio bicolor e il quadrante a contrasto nero dal diametro di 44 mm, che si fa portavoce di un mood essenziale e super versatile che lo rende il partener ideale per Lui, da indossare tutti i giorni in qualsiasi momento della giornata.

L’orologio Gauge esplora tre varianti di colore: per uno stile più classico la versione silver con il quadrante blu, per un uomo più consapevole in bicolor silver e gold con quadrante nero, infine in total black per il lui che ama osare e non passare mai inosservato.

Timeless, elegante e sofisticata è la linea Automatic For Him pensata per l’uomo che non rinuncia ad essere all’avanguardia in qualsiasi momento della giornata: un segnatempo proposto con quadrante blu su cinturino in pelle testa di moro, e con quadrante nero su cinturino in maglia color silver entrambi con dettaglio scheletrato con meccanismo a vista.

Un orologio per due. Creato per lei, pensato per lui.

No gender: disegnato al maschile ma con dettagli très femminili, all’insegna dell’avanguardia e dell’inclusività. Perché lo stile è uno solo, ed è quello che riesce a fondere, in maniera armonica, le caratteristiche chiave dei due generi esprimendo, semplicemente, un modo di vivere capace di riflettere il reale.

È questo il segreto della collezione Iconic Mesh di Calvin Klein, main collection della campagna Adv, un vero e proprio best seller, una proposta di orologi no gender in cui l’iconica label americana ha racchiuso l’essenza dei suoi codici stilistici raffinati e capaci di abbracciare la diversità con una creatività audace e all’avanguardia. In cui la differenza la fa un tributo all’essenzialità contemporanea che è da sempre la firma seduttiva del marchio.
Una visione forte a cui concorrono, ugualmente, pulizia delle forme, attenzione al colore, approccio geometrico fusi in una sintesi armonica con l’estetica riconoscibile di Calvin Klein.

Il risultato si porta, naturalmente, al polso grazie ai modelli second skin, la cui luminosità amplifica senza soluzione di continuità una raffinatezza discreta in cui sono i particolari a fare la differenza. Sottili e leggerissimi, brillanti grazie all’acciaio del cinturino in maglia e del quadrante a due lancette su cui spicca il logo CK che completa, senza urlarla, la bellezza stessa dell’accessorio.  Disponibile con due casse – 35mm o 40 mm- e in sei varianti di colore, l’orologio mixa il design classico con un tocco moderno ed è dedicato a tutti, senza distinzione di genere.

Classico, elegante e unico: lo stile acquista declinazioni inedite per un accessorio iconico, come si evince dal bracciale in maglia d’acciaio (anche nella variante bicolor), che gioca con un mood androgino che lo rende un must have. Si tratta dell’orologio della linea Iconic Bracelet, che presenta una C sul quadrante, capace di sedurre con un solo sguardo e proposto in due varianti di colore: acciaio e oro, e gold rosè.

Disaronno Velvet Batida, il nuovo cocktail per un’estate in stile Dolce Vita

Disaronno, il liquore simbolo del lifestyle italiano nel mondo, presenta il nuovo cocktail dell’estate 2022: Disaronno Velvet Batida. Fresco e rigorosamente low-alcol, realizzato con Disaronno Velvet, acqua di cocco e ghiaccio tritato, Disaronno Velvet Batida è l’ultimo arrivato nella prestigiosa famiglia dei signature cocktail del brand.

Il nuovo “must drink” della stagione, racchiude – nel gusto e nell’estetica – un ideale di eleganza, originalità e leggerezza, in linea con quella “New Dolce Vita” cui s’ispira il liquore alla crema Disaronno Velvet. La cremosità, le note vellutate e il basso contenuto alcolico di Disaronno Velvet vengono qui declinati nella loro versione più dissetante, esaltata dall’acqua di cocco che ne accentua la freschezza, sublimando ogni sentore aromatico.

Disaronno Velvet Batida è il perfetto coronamento di un momento di relax in spiaggia al tramonto, o  in terrazza al termine di una rovente giornata estiva: un’esperienza che sorprende i sensi, da vivere dentro e fuori casa, da soli o in compagnia, per godere di un autentico istante di Dolce Vita, ovunque ci si trovi. 

Disaronno Velvet è l’espressione dell’innovazione costante a cui ci rivolgiamo: con la sua delicata e fresca cremosità, il basso contenuto alcolico e le note aromatiche inconfondibili di Disaronno Originale, è una referenza unica nel suo genere, capace di incuriosire un pubblico ampio e trasversale, che include anche le nuove generazioni. Disaronno Velvet Batida è stato pensato proprio per quei consumatori, sempre più attenti e consapevoli, che cercano un nuovo concetto di mixology, all’insegna del gusto, della leggerezza e del low-alcol, affinché il drink sia un autentico momento di relax, freschezza e piacere”, Claudio Giuliano, Marketing Manager Illva Saronno.

Ingredienti:

1 parte di Disaronno Velvet

1 parte di Acqua di cocco

Ghiaccio tritato

Bicchiere: Tumbler alto

Tecnica: Shake and Stir

Garnish: 1 fettina di cocco

Artigianale e cult la nuova Dreamy Bag

Simbolo per eccellenza dell’estate, The Mall Luxury Outlets Collection presenta la sua ultima novità: l’esclusiva shopper intrecciata. Un accessorio chic e ricercato, che con la sua allure d’altri tempi si riconferma indispensabile alleato di stile per la bella stagione.  

La pratica bag, proposta in un modello spazioso e funzionale, è impreziosita da manici a contrasto, declinati in quattro dei colori must-have del momento — dal bianco all’azzurro, dall’arancione al fucsia.  

Perfette da sfoggiare sia al mare che in città, le borse in rafia firmate The Mall Luxury Outlets non saranno solo fedeli compagne di vacanza, ma anche pezzi urbani boho-chic con cui arricchire e rinfrescare ogni outfit. Per un tocco moda che sa coniugare eleganza, spirito metropolitano e artigianalità.  

La collezione è in vendita presso le Welcome Lounge di The Mall Firenze e The Mall Sanremo. 

Premio Ermanno Casoli 2022

La Fondazione Ermanno Casoli annuncia il vincitore del Premio Ermanno Casoli 2022: l’importante riconoscimento nel campo dell’arte contemporanea in Italia è stato assegnato all’artista Eugenio Tibaldi (Alba, 1977) che realizzerà MARSHY, un progetto site specific per EMC FIME di Castelfidardo (An), azienda del gruppo Elica, e vedrà coinvolti non solo i dipendenti della divisione motori ma anche tutto il mondo Elica, che ha una piattaforma produttiva articolata in sette siti tra Italia, Polonia, Messico e Cina, e che annovera oltre 3.200 lavoratori. L’opera sarà inaugurata nell’autunno 2022.  

Il Premio Ermanno Casoli è concepito come una commissione che la Fondazione affida, di edizione in edizione, a un artista per realizzare un’opera d’arte permanente in un’azienda del gruppo, con la partecipazione attiva delle persone che ci lavorano. Il Premio viene attribuito a quegli artisti che nella loro ricerca mostrano una particolare sensibilità e attenzione ai temi sociali e politici, in cui la relazione e la condivisione del lavoro diventano elementi essenziali della progettazione, prevedendo un periodo più o meno lungo di residenza nelle aziende coinvolte. 

“Da sempre attratto dalle dinamiche e dalle estetiche marginali, dal complesso rapporto fra economia e paesaggio contemporaneo – spiega Marcello Smarrelli, curatore del Premio – Eugenio Tibaldi, per il progetto MARSHY, porta avanti una ricerca che verte sul concetto e sul ruolo dello scarto nell’economia e nella realtà quotidiana. Il difetto e il conseguente tentativo di miglioramento sono visti dall’artista come parte dell’evoluzione, in una tensione volta al controllo, all’efficienza e alla precisione. Nei progetti che realizza in diverse parti del mondo, teorizza un senso del margine inteso più come condizione mentale che geografica. Attraverso questa pratica l’artista attiva una dinamica processuale che, applicata alla ricerca artistica, fa emergere forme di estetica alternativa alle pratiche tradizionali”. 

“Arte e impresa hanno in comune molto più di quanto pensiamo: entrambi inventano ogni giorno il futuro – ha dichiarato Francesco Casoli, Presidente di Elica –  Da sempre Elica, attraverso la Fondazione Ermanno Casoli, intitolata a mio padre, introduce l’arte in azienda, in stretta sinergia con i dipendenti, perché crediamo fortemente che l’espressione artistica offra uno stimolo unico a sviluppare il pensiero laterale, la curiosità, la passione per il bello: tutti valori fondativi per noi e per EMC FIME, controllata dal Gruppo Elica. Siamo entusiasti del progetto di Eugenio Tibaldi, vincitore del Premio Ermanno Casoli, con il quale siamo davvero onorati di collaborare”.

Pan Pet Care, a line of good for the planet

Pan Pet Care è l’alternativa green di prodotti per animali domestici.

Lanciata da Francesca Pan – amante di cani fin da bambina, e con molti anni di esperienza in cosmetica sostenibile, PR e marketing – con la missione di fornire una routine di bio pet cosmesi.

Le formulazioni dei loro prodotti sono il risultato di anni di ricerca veterinaria e hanno ottenuto prestigiose certificazioni che ne attestano la qualità premium e gli effetti benefici a lungo termine.

Ogni prodotto è realizzato in piccoli lotti in Italia, utilizzando solo i migliori ingredienti naturali ricchi di sostanze nutritive, garantendo così ai nostri amici a quattro zampe tutta la cura di cui hanno bisogno, attraverso una routine minimalista che li mantiene sani, belli e puliti senza danneggiare il pianeta.

Francesca ha deciso di creare questa linea pensando al pet lover contemporaneo, che sceglie di comprare meno, ma più efficacemente.

Il packaging tutto in alluminio, poi, è perfetto per essere tenuto in borsa quando porti a passeggio il cane, nel trasportino quando prendi un aereo o in auto. Può essere riciclato, ricaricato e riutilizzato.

Rimanendo fedele alla sua scelta green, Francesca ha deciso di non imballare i suoi prodotti in scatole di cartone, perché crede fortemente nel produrre solo ciò che è indispensabile.

Nuovo appuntamento con il Green Month di Gin Canaïma

Canaïma, il gin dell’Amazzonia, da sempre impegnato nella salvaguardia dell’ambiente ha dato vita al suo primo Green Month, un mese di attività legate ai temi della sostenibilità e dell’ecologia. Cinque settimane in cui il brand racconta il forte legame e il costante impegno nella tutela della sua terra d’origine, del pianeta e delle persone che lo popolano attraverso l’arte della mixology. Con una drink list dedicata da provare nei migliori locali di tutta Italia, il Green Month di Canaïma porta l’attenzione su tre ricorrenze che celebrano la vita e il rispetto della natura: il 20 maggio, Giornata mondiale delle api, il 5 giugno, Giornata mondiale dell’ambiente e il 22 giugno, Giornata mondiale delle foreste pluviali.

Inaugurato il 20 maggio in occasione della giornata mondiale delle api e celebrata con il cocktail bee kind, il Green Month di Canaïma prosegue ponendo l’attenzione sulla giornata mondiale dell’ambiente del 5 giugno con il signature cocktail Sogno Amazzonico.

Una giornata che coinvolge ogni parte nel mondo attraverso iniziative volte a responsabilizzare ed educare al rispetto dell’ambiente, a comprendere i rischi ai quali viene continuamente esposto e a prendere consapevolezza di quali siano le azioni che concretamente concorrono alla salvaguardia ambientale. Con il suo Sogno Amazzonico, che unisce al sapore inconfondibile di Gin Canaïma, estratto di melone, sciroppo di miele e lime fresco, il brand celebra uno dei temi che da sempre fa parte dei suoi valori fondanti.

Il Green Month è un’occasione unica per gustare il gin dell’Amazzonia e sostenerlo attivamente nel suo impegno ambientale poiché al termine delle cinque settimane, Canaïma devolverà il corrispettivo delle consumazioni alla riforestazione dell’Amazzonia, progetto che il brand porta avanti dal 2019 e che prevede di ricollocare nella sua terra d’origine circa 7000 piante entro il 2023.

La mappa dei locali aderenti e la drink list sono disponibili al sito: https://landing.compagniadeicaraibi.com/bee-kind

Gin di una terra meravigliosa che ospita più di 400 tribù ancestrali ognuna con la propria lingua, cultura e territorio. Un’eredità culturale e ambientale quella dell’Amazzonia, che viene tramandata di generazione in generazione e che Canaïma supporta attraverso la collaborazione con associazioni che si impegnano a migliorare la qualità di vita delle popolazioni indigene e la conservazione del proprio ecosistema come Fondazione Tierra Viva, che promuove iniziative come formazione all’imprenditoria e prevenzione in ambito salute, Saving the Amazon che sostiene le comunità indigene dell’Amazzonia colombiana piantando alberi e creando imprese ecologiche a supporto della loro sussistenza e FUCAMUVA, fondazione colombiana che si adopera per promuovere il sostegno e l’empowerment delle imprenditrici e artigiane della regione di Vaupés. Canaïma lavora in collaborazione con la fondazione nello sviluppo dei materiali di visibilità del marchio dall’inizio del 2021. A queste associazioni Canaïma devolve il 10% delle vendite. 

L’unicità di Canaïma è da ricercare nelle botaniche selezionate che il clima e le particolari condizioni del suolo amazzone sono in grado di offrire. Un mix esotico di 19 botaniche, alcune amazzoniche come la noce di acagiù, açaï, moriche (o uva di palma), túpiro, seje e copoazú (o cacao bianco), raccolte a mano in collaborazione con la popolazione indigena e trattate individualmente per l’estrazione degli aromi, la macerazione e la distillazione in piccoli lotti. I singoli distillati vengono successivamente miscelati in proporzioni diverse dal master distiller. Aromi intensi fruttati e floreali si combinano ai caratteri umidi e vegetali della foresta dando vita a un sapore complesso con predominanza di aromi erbacei, citrici e note tropicali. Il risultato è un gin con un profilo unico, frutto di una terra rimasta incontaminata.

Tutto di una bottiglia di Gin Canaïma è espressione di un brand estremamente rispettoso dei temi legati alla sostenibilità: l’etichetta è realizzata con carta riciclata, biodegradabile e riciclabile, il tappo è in sughero naturale e legno di faggio e la bottiglia contiene vetro riciclato.

Realtà e immagine al Pangea Photo Festival

Sull’Appennino Reggiano un gruppo informale di ragazzi e ragazze organizza la seconda edizione dell’iniziativa culturale dedicata a tematiche contemporanee cruciali per il futuro della società e del Pianeta.

Con un evento organizzato in collaborazione con l’associazione Effetto Notte,  sabato 18 giugno alle ore 18 alla Pineta di Casina (RE) – dove è esposta per la prima volta in Italia la mostra “Outside the binary” di Linda Bournane Egelberth – si inaugura la seconda edizione del Pangea Photo Festival, il primo festival di fotografia dedicato a tematiche contemporanee cruciali per il futuro della società e del pianeta.

Il Pangea Photo Festival è un’iniziativa nata per volere di un gruppo informale di ragazze e ragazzi nati, cresciuti e residenti sull’Appennino Reggiano, per portare attenzione, nel proprio territorio, attraverso la fotografia d’autore e di reportage, su temi legati all’attualità globale: cambiamento climatico, conflitti, migrazione, relazione uomo/natura e uomo/potere, temi che troppo spesso passano inosservati nelle nostre vite, ma che hanno un forte impatto sul nostro presente e sul nostro futuro.

Il festival di fotografia è nato infatti per riflettere sulle tematiche contemporanee cruciali per il futuro della società e del Pianeta ed è organizzato insieme al Comune di Castelnovo ne’ Monti e con il sostegno della locale Azienda Speciale Consortile Teatro Appennino, che lo ha inserito quest’anno nel contesto della quinta edizione de L’Uomo Che Cammina, evento dedicato al rapporto tra l’uomo, l’ambiente naturale e la dimensione del sacro, nato a Castelnovo ne’ Monti, in provincia di Reggio Emilia.

La seconda edizione del festival ospita fino al 18 settembre cinque reportage, di cui due inediti in Italia, open air visitabili 24/7, di autrici e autori nazionali e internazionali in alcuni dei luoghi più suggestivi dell’Appennino Reggiano come la Pietra di Bismantova, citata da Dante nel Purgatorio. Le mostre sono completamente gratuite aperte e fruibili 24/7 e sono allestite in diverse sedi outdoor in contesti significativi a livello paesaggistico o sociale nel Comune di Castelnovo ne’ Monti, e quest’anno anche in quello di Casina.

Siamo molto soddisfatti di essere riusciti a portare avanti il nostro progetto – dicono gli ideatori – un’iniziativa di carattere culturale con la finalità sociale di divulgazione di contenuti e storie attraverso le arti visive e di portare in un territorio considerato lontano – l’Appennino – tematiche centrali, con l’obiettivo di stimolare un dibattito, sia pubblico che personale”.

Le fotografe e i fotografi coinvolti affrontano grandi tematiche dell’attualità globale che accendono domande su come questi temi impattino sulle comunità locali e sulla vita di ciascuno di noi.

Le mostre fotografiche, allestite a cielo aperto, che interagiscono con la natura circostante, sono:

  • a Ginepreto “Drowning in plastic” di James Whitlow Delano, documentarista americano con base a Tokyo, curata da Marta Cannoni e Livia Corbò dell’agenzia Photo Op
  • alla Pineta di Monte Bagnolo “Burning dreams” di Carolina Rapezzi, fotografa italiana con base a Londra che si occupa di questioni sociali, umanitarie ed ambientali tra Europa e Africa occidentale;
  • alla Pineta di Casina, per la prima volta in Italia, “Outside the binary” di Linda Bournane Engelberth, fotografa documentarista focalizzata sull’identità umana, sulle identità di genere e sulle comunità rurali;
  • ai Giardini di via Monzani a Castelnovo il reportage, vincitore del premio World Press Photo 2018 (3° classificato nella sezione General News), “Lives in limbo” di Francesco Pistilli, fotoreporter e videomaker Abruzzese che si occupa di reportage e ritratto editoriale dai contenuti politici, sociali e ambientali;
  • lungo la salita alla Pietra di Bismantova, vicino a Castelnovo ne’ Monti, sui muri che dal piazzale Dante conducono all’Eremo di Bismantova, la mostra inedita in Italia “God’s Honey” di Nadia Shira Cohen, freelance già stinger per Associated Press, poi per Sipa Press e VII Photo Agency.

Il tema alla base del NonFestival L’Uomo Che Cammina è il rapporto tra l’uomo, l’ambiente naturale e la dimensione del sacro e per questa quinta edizione, in particolare, ci concentreremo sugli aspetti della wilderness, la smisurata grandezza della natura che soverchia la piccolezza dell’uomo. Una grandezza che però oggi viene messa a rischio dai comportamenti umani, che incidono profondamente non solo sull’ambiente, ma anche sul rapporto tra le società, le élite benestanti e le masse spesso sfruttate” sottolinea Emanuele Ferrari, vicesindaco e assessore alla cultura del Comune di Castelnovo ne’ Monti, che ha creduto fin da subito nell’iniziativa proposta dagli organizzatori, che conclude: “Pertanto ringrazio i giovani organizzatori del Pangea Photo Festival per la loro sensibilità e il loro impegno”.

Finanziato dal Comune di Castelnovo ne’ Monti, all’interno della rassegna L’Uomo Che Cammina, e dagli sponsor privati Energee3 e Thedotcompany e con il sostegno di Coop Alleanza 3.0, il festival prevede un interessante programma che sarà reso disponibile nei prossimi giorni e sarà consultabile sul sito www.pangeaphotofestival.it, sul sito del Comune di Castelnovo nè Monti e sui profili Facebook e Instagram:

https://www.facebook.com/pangeaphotofestival
https://www.instagram.com/pangeaphotofestival/

Qui il video, girato in occasione della prima edizione del festival, con le scenografiche immagini della Pietra di Bismantova, un luogo magico, sconosciuto ai più: https://www.youtube.com/watch?v=3srm6-7ENCo

Air up: ecco il new normal dell’idratazione giornaliera

Arriva in Italia la start up che ridefinisce il concetto di gusto giocando col cervello

Un’intuizione, l’idea e il coraggio di metterla in atto: per air up, start-up tedesca che è irrotta come una bomba nel segmento beverage, la storia inizia in modo semplice e squisitamente fuori dagli schemi.

L’intuizione è questa: è difficile cambiare le proprie abitudini, specialmente quando farlo significa rinunciare a qualcosa che ci piace. Ma se da un lato la paura di perdere qualcosa di bello rischia di farci fossilizzare su abitudini francamente sbagliate, dall’altro può spingerci a trovare nuove soluzioni.

Per air up questo significa basarsi sul “think new”: lo status quo in cui viviamo non deve essere immaginato come un limite, ma come un punto di partenza che spinga ogni giorno a porsi domande, mettendo tutto in discussione pur di trovare la risposta alle importanti sfide a cui nostra realtà ci sta mettendo oggi di fronte. Una situazione che sta imponendo a ritmo sempre maggiore la necessità di scelte coraggiose che, tuttavia, non devono per forza essere difficili.

Anzi.

A volte basta ripensare a qualcosa che si conosce già, osservandolo sotto un nuovo punto di vista: air up ha scelto di concentrarsi sul modo con cui consumiamo l’acqua, prendendo di mira un aspetto spesso tralasciato. Il gusto.

Ad alcune persone, infatti, l’acqua non piace. Potrebbe sembrare un problema secondario e, invece, è il punto di partenza per una rivoluzione. Perché idratarsi è importante e farlo in maniera salutare, evitando zuccheri aggiunti e additivi chimici, lo è ancora di più.

Così un problema diventa solo un’idea che aspetta di essere pensata: nasce così air up system, una borraccia riutilizzabile che coniuga la salute del mondo e quella del corpo senza rinunciare all’importanza del piacere. O forse sarebbe meglio parlare di gusto: ogni borraccia si associa a un Pod aromatico che sfrutta la pressione sul beccuccio per rilasciare molecole nell’aria che accompagna l’acqua all’interno della bocca. Fin qui tutto regolare: ma arriva il colpo di scena.

Quello che noi chiamiamo comunemente gusto non è altro che la raffinata integrazione di stimoli chimici ed elettrici da parte nella nostra corteccia cerebrale: questi stimoli arrivano prevalentemente dalle cellule olfattive retronasali contenute nella cavità orale che captano le molecole contenute nell’aria, mandando l’informazione al cervello, il quale la codifica come sapore.

Non serve aggiungere zucchero all’acqua per renderla buona: basta un profumo che riesca a soddisfare tutti. Il consumatore che non rinuncia al suo piccolo sfizio, il corpo che si idrata senza riempirsi di zuccheri e il pianeta che improvvisamente non deve più dedicarsi a produzioni dannose e vede ridotta la produzione di bottiglie di plastica.

Una soluzione creativa a un problema complesso: questa è la ricetta per gestire in maniera efficace le sfide della nostra era.

Ora, un anno e mezzo più tardi, air up ha conquistato il cuore di più di un milione consumatori che insieme hanno contribuito al risparmio di 2.600 tonnellate di zucchero un risultato eccezionale a cui si accompagna un parallelo successo finanziario.

Air up è classificata tra le 25 start-up contraddistinte per la crescita più rapida in Germania nel 2020 e tra le 10 piccole-medie imprese più innovative nel 2021, ha raggiunto un fatturato di oltre 20 milioni di euro e continua ad assicurarsi somme importanti in termini di finanziamenti che sottolineano la fiducia risposta nel successo di questa idea così fuori dagli schemi. Nel 2020 air up ha ottenuto 20 milioni di euro di finanziamenti, la maggior parte dei quali è arrivata nel corso di un round di finanziamento di Serie A a cui hanno partecipato, tra gli altri, Five Seasons Ventures e PepsiCo.

A questo round di investimento, se ne aggiunge un secondo grazie al quale, air up accresce il suo capitale di oltre 40 milioni.

Lena Jüngst, co-fondatrice di air up, è orgogliosa della rinnovata fiducia che gli investitori continuano a dimostrare nel suo progetto. “Sapevamo che la nostra idea aveva potenziale, ma non avremmo mai immaginato un successo di queste dimensioni. Col nostro prodotto abbiamo evidentemente colpito un nervo scoperto e ora riusciamo a malapena a star dietro all’incredibile richiesta. Siamo lieti di dimostrare che con l’idea giusta e una dose salutare dipragmatismo si possono davvero cambiare le cose.

Tutto questo sottolinea l’importanza della nostra visione d’azienda: rivoluzionare il mondo del beverage e provare che la salute e la sostenibilità possono essere economicamente attraenti!”.

Concetti sottolineati anche dalle parole di Niccolò Manzoni, Managing Partner di Five Seasons Ventures, sin da subito uno dei principali sostenitori della visione di air up: “In Five Seasons Ventures puntiamo a sostenere i futuri leader nel campo del Food Tech: il team di air up continua sistematicamente a mostrare la visione, l’ambizione e le capacità esecutive necessarie per essere considerato tale. In un periodo di tempo così breve air up è cresciuta in maniera eccezionale in un market in cui i bisogni dei consumatori sono ben chiari: più idratazione, la fine delle bottiglie diplastica usa e getta e la riduzione del consumo di drink poco salutari. L’ultimo aumento di capitale permetterà all’azienda di espandersi su scala globale, rendendo l’idratazione scent-based il nuovo status quo”.

Il team, che ormai è arrivato ad oltre 300 dipendenti, ha già raggiunto con successo i mercati di Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Regno Unito, Lussemburgo, Svezia e Italia, dove punta a rendere sempre più condivisa la scelta di un lifestyle salutare e sostenibile, ma pieno di piacere.

Da qui in poi, il percorso è chiaro: creare una continuità tra azioni e valori attraverso una profonda capacità di comprendere i bisogni, i desideri e le aspirazioni umane, mettendo tutto in discussione con l’obiettivo di migliorare se stessi e il mondo in cui si vive.