Valentino haute couture 2017: il fascino dell’essenzialità

«Il sogno accomuna tutti, perché è senza tempo, come la couture del resto» racconta Pierpaolo Piccioli, per la prima volta solista nella creazione dell’alta moda firmata Valentino. Lo stilista è partito proprio dall’idea del sogno, non inteso come onirica fantasia irrealizzabile ma come espressione del sentimento individuale, parte più vera e autentica del proprio io. Così è stato inevitabile guardare al mondo antico, alla Grecia dei miti, perché «lì si è cominciato a dare un nome ai sentimenti umani». Per Valentino l’haute couture abbandona le estetiche virginee e romantiche del Rinascimento a cui la coppia Chiuri – Piccioli aveva dedicato metri e metri di velluto e chiffon, per regalarci silhouette essenziali, linee pulite e architetture classiche.


Pierpaolo Piccioli fa della sfilata Valentino haute couture 2017 un inno all’essenzialità. Sfilano in passerella dee greche avvolte in abiti-colonna che lasciano scoperte le spalle, pantaloni fluidi e lunghe bluse trasparenti. Il lato onirico dell’alta moda vive di un’atemporalità terribilmente chic. Senza fronzoli né eccentricità, l’alta moda Valentino gioca con colori tenui e lavorazioni estremamente raffinate, che raccontano tutta la maestria dei sarti nell’atelier romano. La purezza degli abiti lunghi, dalle linee essenziali, nasconde intricate lavorazioni plissé di seta e jersey e intrecci di tulle, organza e chiffon. L’apparente naturalezza del pizzo rivela tre diversi ricami floreali che si avvicendano su lunghe tuniche dall’effetto tridimensionale. La semplicità delle silhouette da dea, dei sandali alla schiava, dei lunghi veli trasparenti e dei mantelli fruscianti crea una collezione Valentino haute couture che è la quintessenza della raffinatezza: ogni look sembra creato con estrema naturalezza, invece è frutto di ore e ore di complicatissimo lavoro sartoriale. «La couture è fatta di momenti speciali, di rituali che la rendono unica» continua Pierpaolo Piccioli. Gesti rituali che si svolgono nel segreto degli atelier e che creano sogni pronti per essere indossati.


30 gennaio 1945: 5 cose da sapere sul diritto di voto concesso alle donne

30 GENNAIO: la data sembrerebbe a tutti familiare. Le donne ottengono il diritto di voto.
Disuguaglianza, impari opportunità, condizione, ruolo e immagine della donna erano solo alcuni dei temi trattati all’interno della trasformazione che avveniva a favore del suffragio femminile.
La lunga via che ha condotto all’uguaglianza giuridica e alla parità dei diritti è intensamente e intrinsecamente carica di avvenimenti storici che hanno favorito, attraverso dissenso e resistenza nei confronti delle politiche sociali, l’emancipazione femminile.

1. 1800: Uomini e donne sono diversi biologicamente

Uno dei motivi per i quali le donne non potevano accedere al voto si basava sulla differenza fisica tra uomo e donna. Le donna, considerata instabile a causa dei suoi cicli, era giudicata inaffidabile dal punto di vista dell’espressione della propria preferenza elettorale.
Nel 1864 Anna Maria Mozzoni, la più coerente sostenitrice del suffragio universale nell’800, pubblicò l’opera “La donna e i rapporti sociali” nella quale chiedeva di “protestare contro la sua attuale condizione, invocare una riforma e chiedere […]” che le fosse concesso “il diritto elettorale” se non anche la possibilità di essere eletta.
Nel 1890 in una conferenza a Bologna la Mozzoni espresse il suo pensiero sulla disuguaglianza, sui pari diritti e sulla subalternità della donna considerata ancora diversa, sia sul piano fisico che psicologico, dall’uomo: “siamo rientrate in noi stesse, abbiamo esaminato i nostri pregi ed i nostri difetti e ci siamo permesse di esaminarvi anche voi, spogli del diritto divino, che è scaduto affatto nella nostra opinione ed abbiamo trovato che la nostra ragione procede al par della vostra con la forma sillogistica; che i problemi che travagliano la vostra coscienza, sono gli stessi che turbano la nostra; che la libertà che voi amate, l’amiamo anche noi; che i mezzi coi quali voi conquistaste la vostra, furono indicati dagli stessi principii che debbono rivendicare la nostra“.

2. 1900: L’appoggio clericale di Don Luigi Sturzo

Don Luigi Sturzo nel 1919, fondatore del Partito Popolare, si schierava contro Papa Pio X che nel 1905 affermava: “non elettrici, non deputatesse, perché è ancora troppa la confusione che fanno gli uomini in Parlamento. La donna non deve votare ma votarsi ad un’alta idealità di bene umano […]. Dio ci guardi dal femminismo politico”.

3. 1945: Il primo passo verso il diritto di voto alle donne

Il 30 gennaio del 1945, governo Bonomi, si discusse della concessione di diritto di voto alle donne su proposta di Palmiro Togliatti (Partito Comunista) e Alcide De Gasperi (Democrazia Cristiana), concessione che vedeva ancora contrari i liberali, gli azionisti e i repubblicani. Il decreto legislativo che venne emanato prevedeva tre articoli: la concessione del diritto di voto alle donne, la compilazione delle liste elettorali femminili che, però, dovevano distinguersi da quelle maschili e l’esclusione delle prostitute dal diritto di voto se esercitanti la propria professione in luoghi non autorizzati.

4. 1946: Oltre ad eleggere, anche elette

Solo un anno più tardi, col decreto n. 74 datato 10 marzo 1946, le donne ebbero la possibilità di essere elette purché avessero almeno 25 anni.

5. 2 Giugno 1946: le prime elezioni politiche, o forse no

Le elezioni politiche del 2 giugno 1946 si svolsero a favore del Referendum istituzionale monarchia-repubblica.
Ma non furono le prime. Si tennero qualche mese prima, infatti, le amministrative comunali nelle quali si registrò un’affluenza superiore all’89 per cento. Vennero, inoltre, elette le prime due donne sindaco che la storia conosca: Ada Natali (Massa Fermana) e Ninetta Bartoli (Borutta).

Vasilisa, modella del mese

MODELLA DEL MESE: VASILISA LAVRENTEVA

Model: Vasilisa Lavrenteva

Agency: The Lab Models – Milan

Photographer: Miriam De Nicolo’

Make up: Elis Ferranti

Hair: Mattia Flora

Styling: Valentina Pavani



White over t-shirt: Urban Classics disponibile su Amazon.it – Turquoise bikini: F**K WOMAN – Bracelet and ring: Design Digest




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Body: Daiquiri Lime – Ring: Nicholas K-Swarovski bib apron: Alberto Zambelli




T-shirt: Cristiano Burani – Floral dress: Vladimiro Gioia




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sx Crop top: Daiquiri Lime – Yellow leather bomber: Cristiano Burani – Long skirt: Cangiari – Shoes: Mario Valentino – dx Fringe trousers: CRISTINAEFFE – Shoes: Mario Valentino




T-shirt: Cristiano Burani – Floral dress: Vladimiro Gioia – Socks: Benedict Shoes: Mario Valentino




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Short dress: Yadira Capote, Socks: Benedict, Silver boots: Marion Ayonote, Bracelets: Design Digest




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Body: Daiquiri Lime, Swarovski bib apron: Alberto Zambelli, Ring: Nicholas K




Long red dress: Vladimiro Gioia Floral leather blazer: Vladimiro Gioia Necklace: Design Digest




Long red dress: Vladimiro Gioia, Floral leather blazer: Vladimiro Gioia, Necklace: Design Digest




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Long red dress: Vladimiro Gioia, Floral leather blazer: Vladimiro Gioia, Necklace: Design Digest




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sx White over t-shirt: Urban Classics disponibile su Amazon.it, Turquoise bikini: F**K WOMAN, Bracelet: Design Digest – dx Short dress: Yadira Capote, Silver boots: Marion Ayonote, Bracelets: Design Digest




Body: Daiquiri Lime, Swarovski bib apron: Alberto Zambelli, Ring: Nicholas K




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Lo stile aviator di Julien David

Un boy scout in chiave luxury calca la passerella di Julien David: la settimana della moda uomo parigina vede sfilare una collezione AI2017-18 ricca di colpi di scena. Audace ed irriverente, Julien David porta sulle passerelle un uomo che ama la vita all’aria aperta. Lo stile aviatore domina l’intera collezione, a partire dai colori e dai copricapi sfoggiati in ogni uscita: una collezione che si ispira a scenari outdoor e coniuga charme e funzionalità, privilegiando il comfort dei capi. Julien David si ispira ai boy scouts tra pantaloni cargo con maxi tasche, tenute perfette per l’escursionismo e capi che sembrano pensati per mantenere l’istinto di sopravvivenza anche in condizioni estreme. Applicazioni geometriche impreziosiscono il collo e le spalle, tra suggestioni sporty e tripudio di stile militare. Molti dettagli sembrano pensati per un’escursione alpina, mentre il mood generale sembra strizzare l’occhio a note underground. Minimale e sobria, la sfilata include capi maschili e femminili: questi ultimi sembrano inneggiare in alcune delle uscite ad un’infanzia mai dimenticata, tra colletti da collegiale e proporzioni iperfemminili. Nostalgica e intrisa di piccole citazioni rétro, la sfilata si pone come un caleidoscopio di ispirazioni eterogenee, che confluiscono nello stile aviatore. Funzionale e pratica, la moda di Julien David ostenta dettagli audaci, come le bretelle e parka e trench di netto sapore military-chic. Un guardaroba che sembra prediligere sobrietà ma anche inventiva. I codici stilistici che compongono l’essenza della griffe rivivono nella dolcezza di plissé giapponesi, nella delicatezza dei colletti bianchi, dal piglio quasi infantile, e nei riferimenti streetwear. I volumi iconici uniscono bluse vittoriane ad ispirazioni aviator. Sulle note di Bob Dylan, Premio Nobel per la letteratura, sfila una collezione ricca di spunti ed emblematica, per un’eleganza fortemente contemporanea ma che non lesina in affascinanti divagazioni dal sapore vintage.

Charme francese in passerella da Officine Générale

Ha sfilato alla settimana della moda uomo parigina la collezione AI2017-18 di Officine Générale. Pierre Maheo, direttore creativo e fondatore del brand, rivisita i pezzi più basic del guardaroba maschile conferendo loro nuova dignità. Da sempre amante dei capi funzionali e caratterizzati da grande portabilità, Maheo guarda ai pezzi intramontabili che hanno reso grande la sua griffe, come il cappotto cammello, i pantaloni cargo e i vestiti interi. La sua formula, all’insegna di uno stile altamente pratico che predilige il comfort, si ispira all’effortlessy-chic tipicamente francese. Tripudio di eleganza parisienne per capi evergreen che si pongono come autentici must have di ogni guardaroba che si rispetti. Uno stile tipicamente francese, quello che calca la passerella, tra tocchi atemporali e citazioni che si rifanno a Jacques Dutronc, Louis Garrel e Benjamin Biolay. In passerella sfila un uomo pulito e perbene, tra tocchi marsigliesi, come il fazzoletto annodato al collo, e bellezza androgina. Chic e sofisticato, l’uomo Officine Générale sfoggia maglioni in cashmere e angora, camicie rosa dal piglio preppy, tripudio di bianco all over. Il focus cade sui capispalla, come i bomber, i caban navy, i cappotti e i blouson in denim. Tra i materiali prediletti spiccano mohair e cashmere mentre la palette cromatica sdogana il total white anche per la stagione invernale. “Guardavo alle mie radici, a cosa respiravo durante la crescita e a cosa amavo. Ho guardato generazioni differenti di uomini che avevano molto carattere”, ha commentato Mahéo, focalizzando la sua attenzione su registi del calibro di Roger Vadim e François Truffaut o su attori come Benjamin Biolay. “E volevo che ciò sembrasse il più naturale possibile”. Largo a silhouette comode e disimpegnate, tra tocchi di sensualità e charme francese. Il suo uomo sfoggia quel “je ne sais quois” destinato a non passare mai di moda.

Il writer metropolitano di White Mountaineering

Ha sfilato nell’ambito della Paris Fashion Week la collezione AI 2017-2018 di White Mountaineering. Yosuke Aizawa crea un inedito sportswear intriso di ispirazioni street style: tanti sono i riferimenti a diversi tipi di sport, dalla caccia all’escursionismo. In passerella sfila un uomo dinamico e sempre pronto a nuove sfide. Non mancano suggestioni militari, stampe patchwork e tartan rivisitato. La collezione è costellata da rimandi ad uno stile urban: l’uomo di Yousuke Aizawa si muove sicuro in uno scenario metropolitano che non lesina in citazioni youth culture. Una moda pensata per i giovani, quella proposta alle sfilate parigine di menswear da White Mountaineering: comfort e funzionalità dominano ma non manca stile e ricercatezza. Tra suggestive note grunge e dettagli urban che rimandano ad un’estetica Nineties, si fanno strada anche citazioni hip hop, tra cappucci e proporzioni over: lo stile ricorda inoltre la cultura dei graffitari. L’uomo che calca la passerella sembra far parte della comunità di Writers di Tokyo: il Sol Levante si erge prepotentemente come fil rouge prediletto in una collezione dai risvolti eterogenei. Tra tartan e check tripudio di nero all over e proporzioni oversize che rendono l’uomo di Aizawa simile a un ninja metropolitano. Originale ed altamente evocativa, la sfilata sembra rivolgersi ad un target preciso selezionato in base all’età anagrafica. Largo a parka neri con tasche cargo e cinture che sembrano destinate a nascondere munizioni: lo stile militare trova qui la sua più alta rappresentazione, tra pantaloni larghi e ribellione. Non mancano dettagli in denim e pelliccia, tra silhouette allungate e giacche cropped. Il camouflage domina tra tartan rivisitato e slogan: i volumi rimandano ad una cultura skate.

Armani Privé, nell’alta moda orange is the new black

Chissà se davvero l’arancione diventerà il nuovo nero, come Giorgio Armani ha predetto nella sua collezione d’alta moda primavera estate 2017. Il re della moda italiana ha voluto affrancarsi da quelle tonalità che troppo spesso identificano la sua griffe – grigio, beige, lilla, colori tenui – e per la sfilata del suo brand di haute couture Armani Privé ha scelto calde sfumature d’arancio. Dal mandarino al curry, dalle romantiche atmosfere dei tramonti in riva al mare alla vibrante energia degli agrumi di Sicilia, l’arancio è un colore che esprime positività e ottimismo. Ecco il motivo che ha spinto Re Giorgio a sceglierlo come tono dominante della sua sfilata d’alta moda, abbinato al nero. «Mi piace l’ottimismo che ispirano i colori arancio e mandarino che non hanno nulla a che fare con i languori del tramonto – ha spiegato Armani, senza indugiare nel sentimentalismo – Qui il colore che ho scelto per il mio total look significa energia e positività, niente di esotico però, piuttosto un sentire vitaminico profondo».


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Certo non si tratta di cromie facili da indossare, ma nella mente creativa di Giorgio Armani si sono trasformate in meravigliosi abiti e preziose decorazioni in un equilibrio perfetto con il classico nero. Giacche dalle sfumature cangianti si abbinano a pantaloni asciutti, capispalla in coccodrillo di un vivace arancione si sposano a cascate di paillettes, esotiche gonne e raffinate tute creano un gioco di temi in cui il comun denominatore è proprio il colore. La sera è illuminata da lunghi abiti scintillanti alla vecchia Hollywood, maxigonne dai ricami etnici e stravaganti boa. In prima fila ad assistere alla sfilata d’alta moda ci sono Nicole Kidman e Isabelle Huppert, Olga Kurylenko, Ben Cura, Annabelle Wallis, Lola Le Lann, Amira Casar, Lauren Santo Domingo e Paola Caovilla. Tutte alla ricerca dell’abito Armani Privé perfetto per il red carpet degli Oscar o per altri eventi di simile portata. Si convertiranno all’arancione o resteranno fedeli al nero?


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A Parigi sfila l’haute couture di Giambattista Valli, tra tagli moderni e nuvole di tulle

Giambattista Valli compie una sorta di sacrilegio nella sua sfilata alla Paris Haute Couture 2017: inserire la vita vera nel sogno dell’alta moda. Mondi separati, che non sono fatti per incontrarsi. Lo stilista immagina una donna viaggiatrice, che riempie i suoi bagagli di abiti di duchesse, pizzo, organza, faille di seta, per poi scoprire all’arrivo che i delicatissimi tessuti sono stati compromessi dal viaggio e gli abiti sono tutti spiegazzati. Una visione surreale, che però in qualche modo risulta raffinata. Abitini a trapezio e lunghe tuniche aprono la sfilata d’alta moda primavera estate 2017, con pieghe ben in vista. Già visto sulle passerelle del prêt-à-porter, questo espediente è nuovo in una collezione haute couture e stupisce senza però mettere in ombra quei meravigliosi abiti da sera che sono la firma di Giambattista Valli.


Ecco arrivare infatti, sulla passerella dell’alta moda primavera estate 2017, abiti lunghi da mozzare il fiato. Silhouette a sirena drappeggiate con maestria si alternano ad abiti corti ma dallo strascico interminabile, modelli lunghi e fluidi e grandi gonne a ruota. Si tratta di linee classiche per Giambattista Valli, che ha abituato il suo pubblico ad aspettarsi qualcosa di grandioso dalle sue collezioni haute couture, ma per la prossima stagione i tagli si fanno più decisi, giovani e ancora più sofisticati. Sempre presenti i fiori, in piccoli ricami sul tulle e preziose applicazioni sui corpetti, che devono però contendersi la passerella con vaporose piume di struzzo e scenografiche ruches. I colori scelti per la primavera estate 2017 sono i preferiti da Giambattista Valli: delicate tonalità floreali come giallo mimosa, lilla, mandarino, rosa e lime, intervallati da look bianco ghiaccio. Lo show alla Paris Haute Couture 2017 si conclude, come sempre, con abiti che sono nuvole di tulle. Gigantesche gonne che sembrano fatte di zucchero filato invadono la passerella, e la vita reale torna ad essere lontanissima dall’alta moda.


Haute Couture 2017: Francesco Scognamiglio celebra la principessa Diana e la sua Napoli

Per la seconda volta ospite della Chambre Syndicale de la Haute Couture, Francesco Scognamiglio è grato a Parigi per avergli permesso di presentare la sua collezione d’alta moda, ma non intende piegare il suo stile per adattarsi alle altre maison. La collezione haute couture primavera estate 2017 firmata dallo stilista napoletano è un inno alla sua città e una dedica alla principessa Diana, e di entrambe coglie sia la bellezza che la grinta. Le roselline e le applicazioni floreali sono quasi un obbligo nelle creazioni d’alta moda, ma Francesco Scognamiglio le inserisce su minigonne di pelle, sexy bustier e striminziti abiti sottoveste. Capi sensuali e ammiccanti come è nel dna della sua griffe, ma anche abiti scultura e preziose decorazioni che lasciano a bocca aperta.


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I fiori con cui Francesco Scognamiglio ha cosparso i suoi tailleur dal gusto rock, i lunghi abiti trasparenti e i capispalla ricamati si ispirano alle porcellane del Museo di Capodimonte, fiore all’occhiello della sua Napoli. Fragili germogli che «rappresentano la fragilità interiore di una donna», come lo stesso designer ha dichiarato dietro le quinte della sfilata d’alta moda, e che ripropone anche nel delicato abito da sposa in una tenue sfumatura di rosa. E ancora fiori di chiffon sull’abito lungo in pizzo dai riflessi cangianti che, insieme ai cristalli sparsi sul tulle, alle cinture di Swarovski e all’uso della maglia metallica, accendono la collezione haute couture primavera estate 2017 firmata Francesco Scognamiglio. Lo stilista ha poi raccontato con una certa emozione di aver dedicato lo show di Parigi alla compianta principessa Diana, che la scorsa estate avrebbe compiuto 56 anni. Scognamiglio ha raccontato di averla incontrata nel 1994, quando lavorava da Versace. E non è difficile immaginare Diana con indosso la blusa bianca dal design anni ’80, cosparsa di pietre e cristalli e irrimediabilmente chic. L’alta moda incontra la grinta della principessa e il calore della città partenopea, alla quale lo stilista è grato tanto quanto a Parigi.


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Dandismo neo romantico in passerella da Ann Demeulemeester

Suggestiva ed affascinante la sfilata Ann Demeulemeester, che ha avuto luogo durante la settimana della moda uomo parigina. Sebastien Meunier punta a silhouette allungate e a sapienti sovrapposizioni: lo stilista gioca con le forme e i volumi, che appaiono talvolta ricchi di intricati virtuosismi stilistici per poi lasciarsi andare alla semplicità di strutture elementari. Sfila un dandy in chiave contemporanea, che nasconde il volto sotto a cappelli con piume dal piglio femminile: maudit quanto basta per risultare irresistibile, l’uomo che calca la passerella è avvolto in un’aura di mistero, tra piume e tocchi in pelliccia. Tripudio di eleganza neo romantica, nel velluto all over, che si materializza anche in inediti tatoo. Largo a trasparenze, vissute come leitmotiv dell’intera collezione. Prevale uno spirito bohémien, impregnato di punk rock: largo a cappotti allungati, che riportano in auge il DNA originario del brand, accostati a giacche impreziosite di pizzo vittoriano. Le silhouette genderless si rivolgono ad un’eleganza androgina, che supera ed annienta i tradizionali confini tra i sessi. Come un eroe neo romantico, l’uomo Ann Demeulemeester sfoggia colli preziosi e slogan inediti che guardano al futuro: largo anche a sapienti asimmetrie e a knitwear. Morbidezza nella pelliccia rossa e verde, eleganza evergreen nei capispalla classici. Dalla camicia bianca affiora un elaborato colletto in pizzo, dal sapore vittoriano, da indossare con pantaloni cargo e nastro sul collo, a mò di cravatta. I cappotti doppiopetto indossati sotto al cappello ricordano quasi un moschettiere metropolitano, come il gilet da indossare su camicia e petto sapientemente lasciato in bella vista. Una sfilata ricca di charme per uno stile che non smette di affascinare. Chapeau.

L’eleganza concettuale di Lanvin

Tra arditi grafismi e suggestioni luxury sfila la nuova eleganza firmata Lanvin: Lucas Ossendrijver disegna una collezione intrisa di geometrie, giocando con i volumi e le proporzioni, in un’estetica concettuale. Lo stilista dichiara di essersi focalizzato, per la collezione AI 2017-18, “sulla forma, sulla costruzione e sui tagli”: il risultato è un tripudio di capispalla perfetti per la quotidianità. “Elevare la vita quotidiana”: questo è il mantra a cui Ossendrijver si ispira per una collezione ricca di charme, che ridefinisce i codici stilistici tradizionali della maison Lanvin. Sfila un uomo concettuale ed esistenzialista, tra camicie a quadri, parka e codici rubati ad una classicità che non smette di affascinare lo stilista. “La vita di tutti i giorni. Ma non il reale, più di quello. Fa un po’ paura questo aspetto di sembrare normali. Ma nella moda dobbiamo andare oltre, portando qualcosa di nuovo. E da questo punto abbiamo iniziato a lavorare sulle strutture, sul tailoring”, così Ossendrijver commenta il mood della collezione. Riscoprire la classicità apportando però una ventata di freschezza, a partire dalle giacche dalle silhouette smilze o ancora puntando all’essenzialità, che assume una vena provocatoria nelle sciarpe, su cui campeggia la scritta inequivocabile, “Nothing”. Nichilista ed introspettivo, l’uomo Lanvin è alla costante ricerca di nuovi stimoli. Reazionario e ribelle, l’uomo non teme di indossare il cappotto sul petto nudo, o la calza sopra il pantalone. I volumi sono over e le suggestioni predominanti sono sporty. Nulla è lasciato a caso, ma “ogni pezzo viene pensato”. Largo a parka e felpe techno, impreziosite da grafismi arditi. Asciutta eppure efficace, l’eleganza Lanvin piace per la sua scarna estetica. “Il mio lavoro è elevare ed ispirare, fare in modo che le persone vogliano acquistare i capi. Questa è la moda”, ha commentato Ossendrijver.