La natura digitalizzata di Y-3

Un mix affascinante alla base della collezione autunno/inverno 2017-2018 di Y-3, che ha sfilato nell’ambito della moda uomo parigina. Elementi digitali si uniscono a suggestioni tratte dal mondo naturale, per un ritorno al contatto primigenio con la natura. Il concept da cui trae ispirazione la nuova collezione Y-3 celebra il fascino millenario di una foresta digitalizzata, come quella proiettata sulla passerella, sfondo ideale su cui si muovono i modelli: una piattaforma in chiave 3D che evoca le ombre delle foglie mosse dal vento, o ancora delle trame intricate del fogliame, attraverso cui filtrano i raggi di un pallido sole. Il ritorno ad un contatto atavico con le forze naturali diviene leitmotiv di una sfilata altamente evocativa, che celebra la vita all’aperto e l’istinto di sopravvivenza. Largo ad una moda che sia funzionale e confortevole ma che non lesini in audaci coup-de-theatre, tra suggestioni militari e virtuosismi stilistici. Yohji Yamamoto sforna una collezione grintosa, intrisa di sapienti tocchi streetwear, gli stessi che hanno reso celebre il brand. Largo a capi dal retrogusto dark: le donne indossano cappe e boleri doppiopetti, tra dettagli techno e tripudio di jersey e nylon, per un’eleganza che punta al comfort. Le suggestioni di una foresta digitale si trasmettono ai capi attraverso la magia di stampe e pattern dal piglio futurista. La palette cromatica tra nero all over abbraccia il kaki e il verde, tra pannelli e dettagli che impreziosiscono capi sobri e minimali. Largo a pantaloni cargo e capispalla camouflage, che ripropongono suggestive stampe fotografiche raffiguranti vedute aeree del pianeta Terra. Una collezione affascinante, che muove da un intento di natura didascalica e da uno sconfinato amore per la natura: il designer ha ammesso di avere tratto molte delle ispirazioni dal dialogo con la madre, oggi centenaria, e con alcuni zii novantenni. Il suo stile trae dal passato nuova linfa vitale per proiettarsi in un futuro ricco di contraddizioni.

La sartorialità eccentrica di Thom Browne

Una sfilata concettuale e suggestiva per una collezione che omaggia la tradizione sartoriale, meglio se italiana: Thom Browne incanta Parigi con un uomo stretto in abiti dal piglio formale, ma senza perdere di vista l’ironia che da sempre contraddistingue il suo stile iconico. L’Autunno/Inverno 2017-18 disegnato dallo stilista statunitense è caratterizzato da grande solennità: l’uomo Thom Browne calca la passerella col passo drammatico di una cerimonia funebre, sullo sfondo di un tappeto grigio impreziosito da tocchi surrealisti che ricordano un giardino in pietra giapponese. L’aria è solenne: una sorta di processione si alterna sul catwalk, tra figure quasi oniriche strette in abiti formali, anch’essi declinati nei toni del grigio. Sulle note di Philip Glass sfila un uomo misterioso: il volto coperti da cappellini, le labbra tinte nei toni dark, le mani nascoste in lunghi guanti sureealisti, che ricordano quasi una camicia di forza. A metà tra suggestioni workwear ed echi di una teatralità couture, le fitte trame del pregiato tweed Harris ricalcano abiti sartoriali che ricordano un’uniforme. Tuttavia il rigore formale della camicia, cravatta e giacca viene stemperato da tocchi inediti, come i bottoni, tanti, troppi: sarebbero circa 50.000 quelli usati nella collezione. Genio visionario ed eccentrico, Browne sconsacra la classicità tailoring per sdoganare una nuova estetica che usa la sartorialità in chiave irriverente: l’uomo che sfila ricorda quasi un cartoon, tra proporzioni over e virtuosismi stilistici. “E’ una celebrazione della qualità dei capi e dalla sartoria. Avrei voglia di mostrare alla gente capi davvero ben fatti”, ha commentato lo stilista.

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Sfila a Parigi l’hardcore di Dior Homme

Aggressivo e politicamente orientato l’uomo Dior Homme: la collezione AI2017-18 che ha sfilato a Parigi è un mix di suggestioni tratte dal passato che si uniscono a tocchi streetwear. Kris Van Assche porta sulle passerelle parigine echi rivoluzionari che si rivolgono alla generazione streetwear: la protesta di centinaia di migliaia di donne che ha imperversato negli Stati Uniti all’indomani dell’insediamento alla Casa Bianca del nuovo Presidente Donald Trump funge da ispirazione per Van Assche, che rivendica l’importanza della protesta come forma di espressione. E slogan di protesta fanno capolino da maglioni, impressi sotto il ritratto di monsieur Christian Dior, morto in tempi ben lontani da quegli attuali.

L’uomo Dior Homme è un reazionario, un ribelle pronto a portare avanti battaglie per la difesa dei diritti fondamentali dell’uomo, ma senza mai perdere di vista la classe che lo contraddistingue. Eccolo quindi sfilare avvolto in sontuosi abiti sartoriali: tripudio di suggestioni workwear nei gessati, di netta ispirazione Eighties. Certosina la cura per i dettagli, come le spille da balia che impreziosiscono la giacca sartoriale. In un parterre esclusivo in cui spiccano tra gli altri Bono, Boy George e Karl Lagerfeld, sfila la moda rivoluzionaria di Van Assche, che si rivolge ad una gioventù ribelle e pronta a rovesciare i diktat preconfezionati.

“L’energia della giovinezza come mezzo per affrontare il futuro”, così lo stilista ha commentato il leitmotiv della sfilata. Un mix irriverente di sartorialità e club culture, questo il segreto per mantenere alta l’identità del brand anche ai tempi di Instagram. Van Assche punta a demistificare il classico tre pezzi da uomo per adattarlo ai giovani di oggi. Ecco quindi che i pantaloni in gessato rivelano inedite tasche cargo, mentre la palette cromatica predilige nero con accenni grafici in rosso e arancio.

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L’hardcore Dior si manifesta su slogan che impreziosiscono maglie che fanno capolino sotto l’abito sartoriale. Il Grand Palais è in fermento per la nuova rivoluzione silenziosa che prende il via proprio sulla passerella. “E’ stato detto così tante sui giovani che non vogliono più indossare capi sartoriali, come se la sartorialità fosse finita e tutti creassero solo jeans, magliette e sportswear ed io sento che noi di Dior -giacché la sartorialità è parte integrante di ciò che facciamo e di ciò che sappiamo fare- dovremmo reinventare il vestito per renderlo appetibile ai giovani”, così Van Assche sintetizza lo scopo principale del fashion show. “Non è che il vestito sia finito. Forse non gli abbiamo dato il giusto vestito. Questo è il punto focale: dare loro qualcosa di bello e poi qualcosa di veramente chic. Quel mix, credo possa funzionare per le giovani generazioni”, ha aggiunto poi lo stilista.



Con le proporzioni inedite che hanno calcato la passerella si inaugura un’estetica nuova, che sembra strizzare l’occhio ai giovani: largo a giacche smilze indossare su pantaloni ampi. Tra suggestioni Nineties ed Eighties sfila uno stile fresco e giovane, che si esplica in tocchi fluo che irradiano di una luce nuova il più classico trench, o ancora gli occhiali da sole a specchio oversize, per un effetto quasi 3D.

Il romanticismo in chiave rock di Hermès

Un’eleganza rilassata e disinvolta è stata protagonista assoluta della sfilata di Hermès: l’uomo immaginato da Véronique Nichanian per la collezione AI2017-18 predilige uno stile armonico, ritmato da sapienti contrasti. L’uomo Hermès ha un’anima bifronte: al romanticismo derivante dall’heritage della maison si uniscono ora tocchi rock per un dinamismo inedito. Véronique Nichanian definisce la collezione Rockmantic: largo ad un tripudio di knitwear impreziosito da dettagli che inneggiano ad uno stile rock, come le giacche da aviatore in suède e i pantaloni dal taglio skinny. Le proporzioni seguono le linee del corpo. Tra i materiali usati spiccano la seta, la pelle, velluti preziosi e cashmere. Tartan e pied de poule spiccano in una collezione che mixa mirabilmente sobrietà e suggestioni rock: è un uomo classico ma dall’anima ribelle quello che calca la passerella, strizzato in outfit dal piglio casual.
Spicca tra gli accessori il marsupio: oggetto di culto negli anni Novanta, qui è declinato in un modello oversize. Spiccano dettagli preziosi, dalle suggestioni luxury, come il coccodrillo che impreziosisce un bomber nero. Agnello e lana classica si alternano tra pregiati maglioni in misto di seta e cashmere e pantaloni dal taglio sartoriale. L’uomo che calca la passerella non lesina in capi chic come i giacconi in pelle o principe di Galles stretti in vita e i maglioni a collo alto, dal retrogusto esistenzialista. Hermes si distingue ancora una volta per uno stile effortlessy-chic e per una tradizione immortale. Nel segno dell’eleganza più autentica.

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Paul Smith sfila tra déja vù e sartorialità

Paul Smith ritorna indietro nella sua storia, ripristinando le sue radici sartoriali in una collezione che omaggia lo stile British nella sua essenza più autentica. La collezione AI2017-18, che ha sfilato nell’ambito della Paris Fashion Week, porta in passerella un uomo dall’eleganza classica: il vestito, capo evergreen per antonomasia, trova nuova interpretazione.

Se la classica combinazione di giacca e cravatta sembrerebbe vivere un periodo di crisi, Paul Smith riporta in auge suggestioni tailoring dal fascino intramontabile. E se l’uomo moderno preferirebbe optare per t-shirt e sneaker, l’eleganza che calca la passerella parigina conferisce nuova dignità a certe ispirazioni vintage mai dimenticate.

Sfila un giovane gentiluomo inglese che non teme di sfoggiare una classicità rivisitata prendendo a modello i nuovi divi contemporanei ammirati dalle giovani generazioni, come i Millennials. Tra nuance vitaminiche sfila un nuovo check: i capi sono impreziositi da stampe patchwork in un tripudio di mix & match che unisce un tartan verde e blu a stampe sofisticate che evocano foglie e uccelli.

“La sartorialità è ciò che conosco davvero bene ed è bello mostrare le mie capacità”, ha commentato lo stilista. I tessuti che sfilano ricordano quelli provenienti dal Nord dell’Inghilterra utilizzati dallo stilista all’inizio della sua carriera, nella metà degli anni Settanta. “Quando ho iniziato, i tessuti pesavano il doppio rispetto ad oggi”, ricorda Paul Smith. Non mancano preziosi velluti mentre il tartan affiora su lunghi cappotti ma anche su camicie, giacche, pantaloni e cravatte.

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Ma il tartan non è l’unico protagonista della sfilata: largo anche ad iconici maglioni di lana provenienti dall’isola di Fair, un altro pezzo tratto dall’archivio del brand. Inoltre piume luminose fanno capolino da camicie ed abiti per lei, in impalpabile seta e chiffon, mentre uccelli dai variopinti piumaggi vengono raffigurati su camicie in jeans e giacche: le immagini sono state riprese da un libro risalente al 18esimo secolo. Silhouette iperfemminili per lei, anche questo retaggio del passato: “Sono solo tornato al motivo per cui ho iniziato a disegnare collezioni femminili, ossia perché le supermodelle e molte donne famose compravano il mio menswear”, così ha commentato lo stilista, con la consueta ironia.

Pitti 91 – Lardini: The Digital Gentleman

Tra rigore e nonchalance. Tipiche fantasie British e dettagli ricercati ma senza eccessi.


La collezione uomo Lardini autunno-inverno 2017/2018 racconta di un gentleman dei tempi moderni il cui guardaroba, fatto di classici malleabili, definisce una nuova eleganza all’insegna di una esclusiva mondanità ma anche di una quotidianità sempre più digital. La parola d’ordine è “soft sartorial” come stile e filosofia di vita; silhouette facili ma precise e materiali confortevoli come cashmere, cashmere-seta e yak danno un aspetto di libertà e pacatezza a una collezione ricca di capi evergreen: blazer destrutturati, ampi cappotti, abiti tre pezzi, giubbotti disinvolti, giacche camicia.


Cappotto in lana chiné sui toni del marrone indossato su un pantalone in velluto a coste e dolcevita a treccia in lana mohair.
Cappotto in lana chiné sui toni del marrone indossato su un pantalone in velluto a coste e dolcevita a treccia in lana mohair.



Le fantasie rigorosamente British si orchestrano l’una con l’altra fino a diventare il link dei diversi accostamenti: Principe di Galles, gessati larghi, check, over check, pied-de-poule e jaquard riescono a convivere talvolta nello stesso outfit grazie alle medesime nuances. Il classico vestire “all’inglese” trova spunti alternativi in questa collezione che fugge la sicurezza di abbinamenti scontati.
Così nelle giacche affiora un’attitudine informale grazie all’utilizzo di tessuti dal carattere sportivo come il jersey e la ciniglia, l’abito è intelato, ma per non prendersi troppo sul serio è anche tinto in capo.


Giacca gessata doppiopetto in lana cardata, con gilet in cashmere, camicia oxford pinstripes e cravatta in maglia, indossata su pantalone in flanella.
Giacca gessata doppiopetto in lana cardata, con gilet in cashmere, camicia oxford pinstripes e cravatta in maglia, indossata su pantalone in flanella.



Elementi chiave della stagione sono i capospalla; la varietà dei tessuti e delle vestibilità, insieme alle molteplici fantasie, rendono la giacca (proposta in versione monopetto, doppiopetto, a camicia, con revers a specchio e sciallati) l’interprete per eccellenza del carattere soft tailoring di Lardini.
Le varie sfumature di marrone, cromia chiave della collezione, spaziano dal beige al senape al bordeaux e avvolgono colori puri come il blu, l’ottanio, il rosso e l’arancio.


Abito in lana finestrata, camicia denim e cravatta in lana regimental.
Abito in lana finestrata, camicia denim e cravatta in lana regimental.



Oltre il 60% dei tessuti utilizzati per la collezione autunno-inverno 2017/2018 di Lardini viene creato in esclusiva dai migliori produttori mondiali (italiani e inglesi).
La sperimentazione non si limita soltanto al mondo delle materie prime, ma anche a quello delle tinture e dei lavaggi: in particolare Lardini per la prossima stagione ha impiegato per abiti, giacche e camicie un nuovo processo di lavaggio che dona un aspetto sottilmente vissuto ai capi.


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Il nomade wild di Boris Bidjan Saberi

Trame wild e suggestioni nomadi caratterizzano la sfilata AI2017-18 di Boris Bidjan Saberi: lo stilista tedesco porta sulle passerelle della Paris Fashion Week un intrepido esploratore, che non teme di affrontare i rigori invernali tra virtuosismi stilistici e charme atavico. Il designer presenta una collezione monocromatica ed altamente evocativa: da sempre amante sfegatato dello streetwear, Boris Bidjan Saberi immagina ora per la sua collezione suggestivi scenari aridi, in cui la natura diviene padrona unica del destino dell’uomo. L’uomo che calca la passerella non teme la montagna e si appresta ad una impervia scalata fino alla cima. Funzionalità e comfort dominano tra grafismi e contrasti ton sur ton: trionfa il tricot, tra trecce e dettagli che sembrano strizzare l’occhio al primitivismo. L’uomo di Saberi è un eroe tribale che sfida la natura: è una lotta atavica in cui regna la legge del più forte, selezione naturale di darwiniana memoria per cui il fine è solo uno, sopravvivere. Lo stilista tedesco collabora per la seconda volta con Salomon per quattro modelli di calzature: largo a sovrapposizioni di tessuti ed una palette rigorosamente monocromatica, che indugia sui toni del black & white. L’uomo che sfila indossa una sorta di armatura impreziosita da dettagli in pelliccia: tra i materiali usati anche vinile e cotone. Non mancano suggestioni luxury in un tripudio di eleganza rigorosamente hand-made. Versatile e intrisa di elementi tribali, la collezione parte da ispirazioni streetwear per poi aprirsi ad una realtà sofisticata e insieme funzionale. Nato in Germania da padre persiano e madre tedesca, Boris Bidjan Saberi già nel 1996 mostra la sua innata predisposizione per la moda: lo stilista rivisitò e modificò un paio di jeans vintage, inaugurando così la propria personale estetica. Nel 2003 il designer diede vita alla prima linea di accessori fatti a mano. Nel 2006 ultimò i suoi studi in design della moda a Barcellona. L’anno seguente arrivò il lancio della linea che porta il suo nome. Nel 2008 il debutto alla settimana della moda maschile di Parigi. Largo a suggestioni militari nei parka reversibili, da indossare con gilet e pantaloni multiuso. Un mix inedito di tessuti e silhouette, da sempre cifra stilistica dello stile di Saberi, si distingue in questa collezione per sapienti note tribal, per una sfilata altamente evocativa.

La foresta digitalizzata di Issey Miyake

I colori della foresta fungono da ispirazione prevalente per la collezione AI2017-18 di Issey Miyake: tripudio di pattern sperimentali che ricordano una fitta vegetazione impreziosisce capispalla e camicie. Un’intricata trama tessuta dal genio di Miyake per una collezione in bilico tra innovazione ed eleganza classica. Pioniere dal 1980 di uno stile universalmente conosciuto e di silhouette iconiche che nel corso degli anni sono state copiate da tanti, Miyake ha sfilato per la prima volta alla Paris Fashion Week nel lontano 1985: da allora le sue linee concettuali e il suo stile unico si sono imposti all’attenzione mondiale. La sua ultima collezione, disegnata da Yusuke Takahashi, riflette una sensibilità moderna e dinamica, che predilige funzionalità e comfort per linee destrutturate e capispalla evergreen. Largo a cappotti in nylon e taffetà, che vengono ripresi dagli archivi storici della maison: in particolare è la collezione AI1983 a fungere da ispirazione alle stampe che si alternano ora sulla passerella, protagoniste assolute per la prossima stagione invernale. Sfila un uomo atletico e moderno, che predilige la scelta di capi comodi e pratici, sposando la funzionalità come cifra stilistica. Largo a cappotti abbottonati sul collo caratterizzati da spalle oversize; i pantaloni sono techno, intrisi di note sportswear. Take a walk on the wild side, sembra essere il mood prevalente nella sfilata, tra stampe in colori pop che raffigurano foreste e piante tropicali. Non manca un tocco urban nei dettagli da trekking e nelle silhouette. La palette cromatica indugia nei toni del blu, del marrone e del nero, tra nylon e jacquard in poliestere di lana. Non manca ardita sperimentazione, tra suggestioni militari e dettagli sporty. La foresta di Miyake è digitalizzata, tra caleidoscopici grafismi ed ardite geometrie veniamo proiettati in un universo parallelo in cui la natura e la metropoli sembrano fondersi indissolubilmente.

Gli echi nostalgici di Yohji Yamamoto

In un mondo in cui le mode e i trend si susseguono senza sosta, Yohji Yamamoto decide di andare controcorrente e di prendersi una pausa: la collezione AI2017-18 che ha sfilato alla settimana della moda uomo parigina si pone come una piccola grande rivoluzione che si oppone alle dinamiche del 21esimo secolo. E’ uno show intriso di poesia e suggestioni nostalgiche, quello che si consuma sulla passerella del menswear parigino: l’uomo Yohji Yamamoto indossa capi dalle ispirazioni workwear che celebrano il potere del corpo. “I tempi stanno cambiando troppo velocemente”: questo slogan campeggia sullo sfondo della sfilata, declinato nei colori della bandiera francese, rosso, bianco e blu. In passerella uomini di mezza età si alternano a giovanissimi modelli: sofisticata e minimal l’estetica Yamamoto sembra conferire un’aura nuova al corpo, attorno al quale si erge una struttura di capi sartoriali e ricchi di charme evergreen. Dominano i lunghi cappotti che profumano di antico, tra sapienti decostruzioni ed ardite sovrapposizioni. “Il denaro genera denaro. Lo odio. Torniamo ai giorni in cui il corpo procurava denaro. Questi ragazzi sono tutti combattenti e lavoratori. Li ammiro e li rispetto”, così lo stilista ha commentato la sfilata e i suoi protagonisti. L’uomo Yamamoto è un lavoratore che si muove nella giungla metropolitana stretto in capi languidi e decostruiti. Il Giappone torna prepotentemente alla ribalta con uno stile effortlessy-chic e minimale, che strizza l’occhio al rigore orientale. Tripudio di capispalla, che ridefiniscono i codici del workwear: sfila una sorta di uniforme urbana tra giacche e parka: trionfano i cappotti, declinati in velluto e nuance come il rosso e il salmone. Tutti i capispalla sono reversibili, per una maggiore funzionalità. Ad ispirare Yamamoto i piloti combattenti giapponesi. Domina il camouflage all over, tra pattern in stampa patchwork e tocchi di pelle. Una sfilata che nasce da un intento rivoluzionario: la nostalgia che si avverte non è fine a se stessa ma diviene produttiva per sdoganare un’etica nuova, che rendi il dovuto omaggio ai lavoratori e ai nuovi guerrieri contemporanei.

Addio a Bimba Bosé: la supermodella ha perso la sua battaglia contro il cancro

Non ce l’ha fatta Bimba Bosé: la top model e attrice spagnola, nipote del celebre Miguel Bosé, ha perso la sua battaglia contro il cancro e si è spenta a Madrid a soli 41 anni. L’epilogo più triste per una malattia che la splendida supermodella non aveva mai temuto, ergendosi a paladina delle donne affette da tumore al seno. Bimba Bosé postò su Instagram le foto posteriori alla mastectomia a cui si era sottoposta nel 2014: immagini molto forti, che fecero il giro del mondo. Lei, che si era sempre detta sicura di vincere la sua malattia, aveva prestato il volto a campagne per la diagnosi precoce del tumore alla mammella.

Bimba Bosé, all’anagrafe Eleora Salvatore González, era nata a Roma il primo 1 ottobre 1975, figlia di Alessandro Salvatore e Lucía González Bosé, nipote materna del torero Luis Miguel Dominguín e dell’attrice Lucia Bosé e nipote del cantante Miguel Bosé e dell’attrice Paola Dominguín. Altezza svettante e volto unico, Bimba nel 2006 era convolata a nozze con il regista e musicista Diego Postigo: dal matrimonio nacquero due figlie, Dora e June.

La carriera nella moda inizia presto: Bimba posa per Steven Meisel e Mario Testino ed ottiene le copertine di Vogue e Harper’s Bazaar; musa di David Delfín, Bimba ha sfilato a Londra, Parigi, Milano e New York. Artista poliedrica e versatile, Bimba Bosé ha lavorato anche come stilista, cantante, dj ed attrice, recitando ne El Consul De Sodoma di Sigfrid Monleon e Julieta di Pedro Almodovar.

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Bimba Bosé era nata a Roma il primo ottobre 1975


Nel 2014 arriva la diagnosi più terribile: la modella scopre di essere affetta da un tumore al seno sinistro. Fin da subito è evidente che si tratta di una forma particolarmente aggressiva di cancro: immediatamente la modella si sottopone ad un intervento di mastectomia ma la malattia non regredisce. Bimba è una guerriera e mostra fieramente sui social le cicatrici degli interventi a cui si sottopone. Lo scorso ottobre Bimba Bosé annuncia ai media spagnoli di essere affetta da metastasi alle ossa, al fegato e al cervello. “Ho le ossa distrutte ma stiamo lavorando per ricostruire tutto”, così si esprimeva la modella.


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Bimba Bosé si è spenta il 23 gennaio all’Hospital Ramón y Cajal di Madrid. Grande il cordoglio dello zio Miguel, che ha affidato ai social network l’ultimo saluto all’amatissima nipote adorata: “Buon viaggio Bimba, mia complice, mia compagna, amore mio, mia figlia amatissima”, ha scritto il cantante. Tra le voci che si sono unite al dolore della famiglia anche Laura Pausini, che ha scritto sul suo profilo Twitter: “#BimbaBosè una guerriera. Una donna che mostrava la bellezza del non essere tutti uguali”. Non sono purtroppo mancati casi di sciacallaggio mediatico a seguito della dipartita della modella: e lo zio di Bimba, Miguel Bosé, è stato protagonista nella giornata di ieri, di attacchi omofobi sui social network.

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L’attrice e modella spagnola era la nipote del celebre cantante Miguel Bosé

L’uomo Daks piace, ma con la vita più corta!

Il troppo stroppia” dice un vecchio proverbio.
Quando si è bravi e si punta l’asticella ancora più in alto, ogni tanto si casca, forse è successo anche a Daks, che nonostante abbia riconfermato eleganza e gusto nella sua collezione uomo, ha mescolato sale nel caffè al posto dello zucchero.

Il pantalone a vita alta è la pecora nera. NO assoluto a un pezzo che è e dovrebbe rimanere capo nel guardaroba femminile, soprattutto se la vita arriva fin sotto al petto, richiamo più al boxer fantozziano che al pantalone da gentleman.

Eliminato questo scivolone, la collezione è un inno alla virilità elegante e classica dell’uomo british, esattamente come ci si aspetta il worker londinese, con il tre pezzi e cappotto di lana, 24 h in pelle, guanti, ma con la sciarpa black in pelo.

Stesso rigore la scelta dell’apertura al fashion show milanese: una schiera di uomini che uno ad uno formano una colonna, dove Principe di Galles, pied de poule, spina di pesce e gessato, risaltano lo stile DAKS.

La palette colori della collezione autunno-inverno 2017/18 prevede una gamma di grigi e neri, e intense tonalità di blu per i dolcevita, da abbinare sotto la giacca.

L’identità dell’uomo DAKS si rivela anche nella scelta degli accessori: le calzature sono in lussuosa pelle di vitello spazzolato e le borse, di varie dimensioni – buste, cartelle, zaini o da portare a mano – presentano chiusure in argento. Una linea ideale per l’uomo moderno, super impegnato, che segue le tendenze ma non rinuncia all’eleganza retrò.

Guarda qui tutta la collezione DAKS autunno – inverno 2017/18:



Qui la sfilata:


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