Auguri a Debbie Harry, icona punk, oggi compie 71 anni

Spegne oggi 71 candeline Debbie Harry, celebre frontwoman dei “Blondie” ed indimenticabile icona di stile. Zigomi alti, capelli biondi, fisico statuario e sex appeal da vendere, la cantante statunitense ha incarnato lo stile degli anni Settanta ed Ottanta, sdoganando in particolare lo stile punk.

Un’infanzia travagliata per Angela Tremble: questo il nome con cui la madre biologica la abbandona; poi la piccola, nata a Miami il primo luglio 1945, viene adottata dai coniugi Richard e Catherine Harry, originari del New Jersey, e viene ribattezzata Deborah Ann Harry.

Appena ventenne, la bellissima Deborah vola a New York, dove lavora come estetista, modella e coniglietta di Playboy. Avvenente e dotata di una notevole estensione vocale, entra nel gruppo “Wind in the Willows” e nelle “Stilettoes”. Tra succinti abiti scuri e croci al collo, diviene antesignana dello stile punk. Nel 1974 insieme al compagno Christopher Stein fonda i “Blondie”. Performer carismatica ed eclettica, Debbie Harry colleziona album di successo insieme alla celebre band newyorkese: indimenticabili le hit “Heart of glass”, “Atomic”, “Call Me”, “Maria”.

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Deborah Ann Harry è nata a Miami il primo luglio 1945


 

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Celebre voce dei Blondie, Debbie Harry è icona di stile e simbolo del punk


 

 


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Caschetto biondo platino e rossetto rosso, Debbie Harry diviene icona della musica e della moda, lavora come attrice e viene immortalata sulle maggiori riviste patinate. Alta appena un metro e sessanta, le curve e il carisma la sdoganano come un sex symbol internazionale. Immortalata da Andy Warhol, diviene musa dello stilista Stephen Sprouse, di cui ha indossato in esclusiva le creazioni. Sono in tanti ad immortalare la sua bellezza, da Robert Mapplethorpe a Richard Avedon.

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Debbie Harry in una polaroid realizzata da Andy Warhol


 

Debbie Harry, New York Apartment with Warhol Portrait, 1988. Photo by Brian Aris
Debbie Harry nel suo appartamento di New York con il ritratto eseguito da Warhol alle sue spalle. Foto di Brian Aris, 1988.


 

Schiva e riservata nella vita privata, di lei si sa davvero poco. Pare sia una grande amante dei gatti. Inoltre la sua vita sentimentale è stata da sempre oggetto del gossip: dopo la fine della sua relazione con Stein, nel 1989, la cantante ha ammesso di avere frequentato anche delle donne. Paladina della battaglia contro la discriminazione sessuale e pioniera della battaglia per i diritti gay, celebre è la sua frase: “Being hot never hurts!”, “Essere sexy non fa mai male”.

(Foto cover Robert Mapplethorpe, 1978)

 

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Grace Jones spegne 68 candeline

Misteriosa, enigmatica, camaleontica: regina della disco-music anni Ottanta e musa di stilisti e fotografi, Grace Jones spegne oggi 68 candeline. Nata a Spanish Town, Giamaica, il 19 maggio 1948, da Marjorie e Robert W. Jones, politico locale e fervente religioso, quando i genitori decidono di trasferirsi sulla East Coast, Grace e il fratello vengono lasciati in custodia ai nonni materni. La piccola cresce sotto la fede pentecostale. Timida e insicura, da bambina viene regolarmente presa in giro dai compagni di scuola per la sua magrezza, ma eccelle negli sport.

Grace e il fratello coltivano un istinto di ribellione nei confronti delle imposizioni paterne, che prevedono una rigida osservazione dei principi religiosi. Trasgredire diventa un modo per affermare la propria identità: Grace inizia ancora giovanissima a truccarsi, a bere e a frequentare locali gay col fratello. Come lei stessa ha dichiarato più volte, durante l’adolescenza comincia anche a consumare LSD.

Nel 1965 si trasferisce negli Stati Uniti, dove inizia la carriera di modella. Alta 1,75 m, un fisico pieno di muscoli e personalità esplosiva, la bella Grace a New York firma un contratto con la Wilhelmina Models. Nel 1970 si trasferisce a Parigi, dove lavora per Yves Saint Laurent, Azzedine Alaïa, Claude Montana e Kenzo Takada.

Grace Jones in un celebre scatto di Jean-Paul Goude, New York, 1982
Grace Jones in un celebre scatto di Jean-Paul Goude, New York, 1982


Grace Jones, foto di Jean-Paul Goude, New York, 1978
Grace Jones, foto di Jean-Paul Goude, New York, 1978


Foto di Chris von Wangenheim, 1977
Foto di Chris von Wangenheim, 1977


Grace Jones, Antonio Lopez
Grace Jones, Antonio Lopez


Grace Jones, foto di Andy Warhol, 1984
Grace Jones, foto di Andy Warhol, 1984


Nella capitale francese divide l’appartamento con Jessica Lange e Jerry Hall e viene immortalata su Elle, Vogue e molti altri magazine patinati. Posa per i fotografi più famosi del mondo, da Helmut Newton a Guy Bourdin, da Hans Feurer a Chris von Wangenheim, da Richard Avedon fino a Jean-Paul Goude, che sarà anche suo compagno nella vita. Quest’ultimo forgerà il personaggio androgino e carismatico che la rese mito iconico degli anni Ottanta. Presenza fissa al Palace e allo Studio 54, fu immortalata anche da Andy Warhol. Tra le sue frequentazioni Giorgio Armani e Karl Lagerlfed.



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Nel 1977 inizia la carriera nella musica: l’artista giamaicana è artefice della fusione tra la disco-music e il reggae. Tra i suoi successi storici anche alcune cover, tra cui la celebre La Vie en Rose di Edith Piaf, rivisitata da Grace Jones nel 1978. Nel 1981 è la volta di I’ve Seen That Face Before, sulle celebri note di Libertango di Astor Piazzolla.
Negli anni Ottanta è stata anche attrice cinematografica: l’abbiamo vista in Conan il distruttore, accanto ad Arnold Schwarzenegger, e in 007-Bersaglio mobile, accanto a Roger Moore.

Grace Jones, foto di Francis Ing per After Dark Magazine, 1977
Grace Jones, foto di Francis Ing per After Dark Magazine, 1977


La diva con Azzedine Alaïa, 1977
La diva con Azzedine Alaïa, 1977


Grace Jones in uno scatto di David Bailey
Grace Jones in uno scatto di David Bailey


Grace Jones in una  foto di Robert Mapplethorpe, 1989
Grace Jones in una foto di Robert Mapplethorpe, 1989


Felina, aggressiva e prorompente, Grace Jones ha incarnato una bellezza unica nel panorama musicale e nel fashion biz. Innumerevoli le copertine e i servizi di moda. L’artista è attiva ancora oggi: nel 2014 ha partecipato alla colonna sonora di Hunger Games: Il canto della rivolta-Parte 1, accanto alla cantante neo-zelandese Lorde.

(Foto cover Jean-Paul Goude, New York, 1982)


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Auguri a Renée Simonsen

Spegne oggi 51 candeline Renée Simonsen, top model danese che ha incarnato gli anni Ottanta. Impossibile non ricordarla nelle pellicole vanziniane “Sotto il vestito niente” e “Via Montenapoleone”: sullo sfondo della Milano da bere, tra sfilate di moda ed eccessi, spiccavano donne bellissime, valchirie che hanno segnato un’epoca. Renée Simonsen ha unito una bellezza da copertina ad una personalità fuori dal comune che l’ha portata, ad appena 24 anni, a scegliere la strada più difficile, ritirandosi dalla moda e tornando sui libri. Oggi lavora come scrittrice di libri per bambini e sceneggiatrice.

All’anagrafe Renée Toft Simonsen, la top model è nata ad Aarhus, in Danimarca, il 12 maggio 1965. Sua madre era un’infermiera, suo padre uno studente. I genitori divorziano quando lei ha tredici anni. La giovane Renée inizialmente lavora come cassiera in un supermercato. Nel 1981 viene notata dall’editrice Birte Strandgaard, che le fa scattare delle foto da Leif Nygaard. Successivamente la Simonsen arriva seconda al concorso di bellezza Ekstra Bladet e viene immortalata sulla copertina della rivista Fotokino. Nel 1982 vola a New York e vince il concorso Supermodel of the World, in rappresentanza della Danimarca. Inizia così una carriera da top model: nel dicembre dello stesso anno ottiene la cover di Vogue America.

Trae le campagne pubblicitarie a cui presta il volto Avon, Burberry, Coveri, Cover Girl, Dior, Escada, Lancetti, Guy Laroche, L’Oréal, Oscar de la Renta, Renato Balestra, Revlon, Valentino, Versace, solo per citarne alcune. Conquista le cover di Elle, Vogue, Madame Figaro, Cosmopolitan, Harper’s Bazaar, Anna, Mademoiselle, L’Officiel.

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Renée Simonsen è nata ad Aarhus, in Danimarca, il 12 maggio 1965


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Inizialmente la modella lavora come cassiera in un supermercato


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Ad appena 24 anni la top model si è ritirata dalle scene


Nel 1985 debutta sul grande schermo nel thriller patinato Sotto il Vestito Niente di Carlo Vanzina. L’anno seguente recita anche in Via Montenapoleone, nuovo cult vanziniano: le due pellicole testimoniano in modo encomiabile gli eccessi mondani della Milano da bere, divisa tra sesso, droga e sfilate di moda. Il ruolo della modella killer la rende famosa anche in Italia. La vediamo anche madrina dei Telegatti, nel 1987, accanto a Carol Alt e Mike Bongiorno.


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Nel 1985 si fidanza con John Taylor, bassista dei Duran Duran, diventando protagonista indiscussa della cronaca rosa. I due formano una coppia da copertina. Ma alla bionda top model la vita sotto i riflettori sta stretta: nel 1988, ancora giovanissima e all’apice della sua carriera, la Simonsen stupisce tutti con la sua decisione di ritirarsi. Dopo aver interrotto la relazione con Taylor, si ritira in un kibbutz in Israele, dove trascorre tre mesi in uno stato di profonda introspezione, insieme alla sorella Heidi. La modella è risoluta, quella vita patinata le sta stretta e arriva persino a rifiutare il ruolo di Bond Girl. Due sole parentesi la riporteranno a posare come modella: nel 1991 è la testimonial di Vichy e nel 1993 diventa il volto di Biotherm. Intanto dopo il ritiro in Israele la modella ritorna a vivere in Danimarca. Si fidanza con l’imprenditore Kristian Sandvad, dal quale avrà due figli, e si rimette a studiare: dapprima tenta la strada del giornalismo, poi studia psicologia. Nel 2002 arriva la laurea. Intanto nel 1997 lavora come fashion editor per il magazine danese Asschenfeldts Magasin, chiuso dopo pochi numeri.

Renée Simonsen per Valentino, foto di Renato Grignaschi per Vogue, 1983
Renée Simonsen per Valentino, foto di Renato Grignaschi per Vogue, 1983


La modella è stata legata sentimentalmente a John Taylor dei Duran Duran


Renée Simonsen in "Sotto il vestito niente" (1985)
Renée Simonsen in “Sotto il vestito niente” (1985)


Nell’estate dello stesso anno inizia una relazione con il cantante rock danese Thomas Helming, che sposa nell’agosto 2000 e con cui vive tuttora. Nel 2003 firma un contratto con Clarins e presta il volto alla campagna pubblicitaria per cosmetici per pelli mature. Nell’ottobre 2003 pubblica il primo libro per bambini, Karlas Kabale. Nel 2004 vince il BMF Children’s Book Award e nel 2006 le viene conferito il premio “The Most Dynamic Women” di Clarins. Oggi i libri per bambini scritti dalla bellissima ex modella sono sette. Inoltre la Simonsen lavora anche come sceneggiatrice e come consulente per Delebarn.dk, un sito web che offre sostegno online per chi divorzia.


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Saint Laurent: esplodono gli anni ottanta a tutto cuore

È un viaggio negli anni ottanta, quello percorso da Saint Laurent per il prossimo autunno/inverno 16-17.

Hedi Slimane, si ispira alle icone della musica punk, così che possiamo immaginare una fantastica Blondie vestire gli abiti disegnati dal direttore creativo della maison.

Sexy mini dress mettono in mostra gambe fasciate da collant nere e velate; effetti sparkling eccessivi ma teatrali, che focalizzano l’attenzione sugli abiti con scollo a cuore e particolari a ventaglio.

Maxi cinture con fiocco laterale, segnano il punto vita già striminzito dalle forme affusolate dei capi.

Sono angeli rock ma innamorati le donne di Saint Laurent che indossano stravaganti capispalla con spalline iper abbondanti che creano cuori calorosi.

Nella collezione proposta da Slimane non mancano giacche biker costellate da stelle, forate da borchie e tempestate da cuori.  L’immancabile smoking da sera viene, in questa occasione, abbinato a top e gorgiera in tulle a pois.

Abbondano, peraltro, le tute sia effetto seconda pelle che sblusanti e con dettagli in cristallo.

Gli anni ottanti ritornano prepotentemente per la prossima stagione fredda, suggerendo il glamour esplosivo di quegli anni con lustrini, piume, ruches, lamé, pelle metallizzata, vernice e un pizzico di ironia.

 

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Per le immagini fonte madame Figaro