Bianca Jagger, icona dal fascino intramontabile

Ci sono icone il cui fascino resta indelebilmente scolpito nell’immaginario collettivo di intere generazioni. Modella, attrice, icona di stile, socialite e attivista politica, Bianca Jagger è riuscita come poche a sfatare il vecchio ma sempreverde tabù che guarda con sospetto al connubio di bellezza e intelligenza.

Sopravvissuta brillantemente agli eccessi della New York anni Settanta, la sua bellezza da copertina ha ammaliato fotografi del calibro di Cecil Beaton, Richard Avedon, Patrick Lichfield, solo per citarne alcuni; ma spenti i riflettori sul suo matrimonio celebre con il divo per antonomasia, Mick Jagger, anche dopo essere uscita da anni dalle luci della ribalta, la ritroviamo, senza un briciolo di botox, ancora bella alla veneranda età di 71 anni, in prima linea nella lotta per i diritti umani.

All’anagrafe Bianca Pérez-Mora Macias, la futura icona di stile nasce a Managua, Nicaragua, il 2 maggio 1945. Suo padre era un mercante e la madre una casalinga. I due divorziarono quando Bianca aveva dieci anni e lei e i suoi due fratelli vennero affidati alla madre. Non ancora ventenne, la giovane Bianca ottenne una borsa di studio per andare a Parigi, dove frequentò con profitto il prestigioso Istituto di studi politici di Parigi, conosciuto come Sciences Po. Erano gli anni della Beat Generation e della contestazione giovanile; anni impegnati, anni divisi tra lotte studentesche e vita notturna. Influenzata da Gandhi e dalla filosofia orientale, Bianca si recò diverse volte in India.

Bianca Jagger in uno scatto di Richard Avedon, 1972
Bianca Jagger in uno scatto di Richard Avedon, 1972


1971
Una foto del 1971


Bianca Jagger in una foto di Patrick Lichfield, 1976
Bianca Jagger in una foto di Patrick Lichfield, 1976


Bianca Jagger alla sua festa di compleanno allo Studio 54, foto di Rose Hartman, 1977
Bianca Jagger alla sua festa di compleanno allo Studio 54, foto di Rose Hartman, 1977


Nel settembre 1970 l’incontro della vita: a Parigi, ad un party dopo un concerto dei Rolling Stones, Bianca incontra Mick Jagger. Lei, procace bellezza esotica, sembrava fatta apposta per lui, strampalato e ribelle. Opposti eppure complementari, come accade spesso in amore: e fu certamente amore a prima vista per i due, che convolarono a nozze il 12 maggio 1971 a Saint-Tropez, con rito cattolico. Un matrimonio entrato nella storia: incinta di quattro mesi, il décolleté sembrava sul punto di esploderle sotto al tailleur maschile bianco disegnato per lei da monsieur Yves Saint Laurent. Le foto iconiche degli sposi che lasciano la chiesa a bordo della macchina sono entrate nella storia. Lui, alticcio, perso nei fumi della sua fama, e lei, compagna fidata e fedele, sempre pronta a riportarlo a terra con il suo amore. La loro unica figlia, Jade, nacque a Parigi il 21 ottobre 1971.

In tuxedo, 1979
In tuxedo, 1979


Bianca Jagger in una foto di Ron Galella, 1974
Bianca Jagger in una foto di Ron Galella, 1974


Bianca Jagger in uno scatto di Terry O'Neill, 1978
Bianca Jagger in uno scatto di Terry O’Neill, 1978


Bianca Jagger, foto di Cecil Beaton, 1978
Bianca Jagger, foto di Cecil Beaton, 1978



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Il matrimonio tenne banco su tutti i tabloid: Bianca e Mick erano la coppia più paparazzata, protagonisti indiscussi del jet set internazionale. Ma le nozze durarono solo otto anni. Nel maggio 1978 arrivò inesorabile il divorzio: Bianca, personalità e grinta da vendere, non poteva certo accettare lo scotto del tradimento di Mick, che ormai faceva quasi coppia fissa con la modella Jerry Hall, biondissima e algida, così diversa da lei. Bianca ricorderà il matrimonio dicendo che si concluse lo stesso giorno in cui venne celebrato.

Intanto lei era entrata di diritto nell’Olimpo dello stile: nessuna riusciva ad unire la sua naturale carica erotica, potenzialmente esplosiva, impressa nel DNA sudamericano, ad una sofisticata eleganza di stampo europeo. Pelle ambrata, labbra carnose e occhi profondi, la vediamo fare un ingresso trionfale allo Studio 54 -di cui era presenza fissa- in sella ad un cavallo bianco, nel giorno del suo compleanno, o in una delle innumerevoli uscite ufficiali al fianco di Mick: belli e dannati, ma anche iconici nel loro stile inimitabile. Musa di designer del calibro di Halston e Yves Saint Laurent, trendsetter ante litteram, il suo era uno stile tipicamente Seventies: tra turbanti e dettagli glam, dai lunghi abiti costellati da profondi drappeggi e scollature mozzafiato, fino all’iconico tuxedo maschile, che non ne offuscava mai la linea sinuosa. Presenza fissa della International Best Dressed List, il suo stile è entrato nella storia del costume, divenendo emblema degli anni Settanta.

Bianca Jagger è stata fotografata dai più grandi, dall’intimo amico Andy Warhol a Cecil Beaton, da Francesco Scavullo a Patrick Demarchelier. Innumerevoli le cover, a partire da Vogue UK del 1974. Inoltre prese parte anche a diverse pellicole come attrice.

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In Zandra Rhodes, per il Sunday Times, 1972


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Ancora uno scatto per il Sunday Times, 1972


Bianca Jagger in uno scatto di George Hurell, 1977
Bianca Jagger in uno scatto di George Hurrell, 1977


Bianca Jagger in una polaroid di Andy Warhol, 1979
Bianca Jagger in una polaroid di Andy Warhol, 1979


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Bellezza esotica e charme europeo, Bianca Jagger era richiestissima come modella


Bianca Jagger negli anni Settanta
Bianca Jagger negli anni Settanta


Mick e Bianca Jagger nel giorno del loro matrimonio, Saint-Tropez, 1972
Mick e Bianca Jagger nel giorno del loro matrimonio, Saint-Tropez, 1972


Non solo mondanità ma anche impegno sociale per la bella Bianca. Dopo aver cominciato, ancora giovanissima, ad interessarsi di cause sociali e di diritti umani, si espresse più volte su temi come il genocidio, la guerra in Iraq, i crimini contro l’umanità e i cambiamenti climatici. Inoltre si schierò apertamente a favore dei diritti delle donne e contro la pena di morte. Nel 1972, dopo il terremoto che distrusse il Nicaragua, organizzò il primo concerto a scopo benefico della storia. Dopo aver istituito la Bianca Jagger Human Rights Foundation, di cui è a capo, dal 2003 è ambasciatrice del Consiglio d’Europa e membro del consiglio esecutivo di Amnesty International. Tra le maggiori attiviste politiche, vanta collaborazioni con diverse organizzazioni umanitarie, tra cui Human Rights Watch. Nonna felice di Assisi Lola (nata nel 1992) e Amba Isis (nata nel 1996), nel 2014 è diventata bisnonna.

Halston, Bianca Jagger e Liza Minelli, foto di Ron Galella, Studio 54, 1978
Halston, Bianca Jagger e Liza Minelli, foto di Ron Galella, Studio 54, 1978


Bianca Jagger ritratta da Eric Boman per Vogue, 1974
Bianca Jagger ritratta da Eric Boman per Vogue, 1974


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La bella Bianca Jagger fin dalla giovinezza era interessata alle cause umanitarie


Bianca Jagger, foto di George Hurell, 1978
Bianca Jagger, foto di George Hurrell, 1978


Bianca Jagger in una foto di Jeannette Montgomery Barron, 1983
Bianca Jagger in una foto di Jeannette Montgomery Barron, 1983



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Halston, il re del glamour anni Settanta

Chi ha vissuto negli anni Settanta non può non ricordare i suoi capi. Linee pulite ed essenziali si uniscono al glam tipico degli anni Settanta, per capi che divengono emblema di un’epoca. Roy Halston Frowick nasce nel 1932 a Des Moines, Iowa. Già nella prima infanzia crea abiti per la madre e la sorella e ben presto inizia a disegnare cappelli.

Nel 1952 si trasferisce a Chicago, dove frequenta un corso serale presso la School of the Art Institute e contemporaneamente lavora come visual merchandiser per mantenersi agli studi.

Farrah Fawcett in Halston
Farrah Fawcett in Halston


L’anno seguente, nel 1953, inizia la sua attività di creatore di cappelli, riscuotendo grande clamore: Kim Novak, Deborah Kerr e Gloria Swanson sono solo alcune delle star che indossano le sue creazioni. Nel 1957, dopo avere inaugurato la sua prima boutique, si trasferisce a New York, dove inizia a lavorare per la celebre stilista Lilly Daché. Nel giro di un anno viene nominato co-designer della maison, incarico che lascia per passare alla Bergdorf Goodman.

Jerry Hall in Halston
Jerry Hall in Halston


Halston balzò agli onori della cronaca per aver disegnato il cappellino indossato da Jackie Kennedy alla cerimonia di insediamento alla Casa Bianca del marito, nel 1961. Inoltre amarono i suoi cappelli personalità del calibro di Rita Hayworth, Diana Vreeland e Marlene Dietrich.

Pat Cleveland in passerella per Halston
Pat Cleveland in passerella per Halston


Definito da Newsweek come il designer più interessante d’America, nel 1966 passò dalla creazione di cappelli alla creazione di abiti, inaugurando la sua prima boutique in Madison Avenue nel 1968. L’anno seguente, nel 1969, lanciò la sua prima linea di prêt-à-porter, Halston Limited.

Ancora Pat Cleveland per Halston
Ancora Pat Cleveland per Halston


Come egli stesso dichiarò in un’intervista rilasciata a Vogue, ciò che più gli stava a cuore, nella creazione dei capi, era la funzionalità. Odiava tutto ciò che non fosse funzionale, come fiocchi o cuciture inutili; le sue collezioni fin dal principio si distinsero per un minimalismo funzionale. Si trattava di capi eleganti e sexy ma dalle linee semplici e pulite.

Halston su Vogue US 1973, foto di Richard Avedon
Halston su Vogue US 1973, foto di Richard Avedon


Nel 1972 brevettò l’Ultra suede, un particolare tessuto facilmente lavabile anche in lavatrice, comodo e perfettamente adattabile alla silhouette. Il suo halter dress, ideato due anni più tardi, è entrato nei dizionari di moda: quando parliamo di scollatura all’americana, parliamo di Halston, che ne fu l’inventore. La sua donna era una sirena della disco glam di fine anni Settanta. I suoi abiti, perfetti per un party in piscina, erano la perfetta incarnazione del mito americano. Colori caldi come il bronzo, l’oro, l’argento, il fucsia, il blu elettrico e tessuti come il cachemire, il jersey e la seta.

Elsa Peretti in passerella per Halston
Elsa Peretti in passerella per Halston


Il jet set internazionale cadde ai suoi piedi. Tra le sue più fedeli clienti troviamo Anjelica Huston, Lauren Bacall, Margaux Hemingway, Elizabeth Taylor, Bianca Jagger e Liza Minnelli.

Jerry Hall in Halston per Vogue US, 1975
Jerry Hall in Halston per Vogue US, 1975


Dal 1968 al 1973 il fatturato del brand si stima intorno ai 30 milioni di dollari. Nel 1975 Max Factor realizzò la prima fragranza col nome della maison. Secondo Vogue, Halston contribuì a rendere popolare il caftano, disegnando diversi modelli per Jackie Kennedy.

Campagna pubblicitaria Halston, anni Settanta
Campagna pubblicitaria Halston, anni Settanta


Personalità emblematica di quegli anni, Roy Halston fu assiduo frequentatore dello Studio 54 ed intimo amico di Liza Minnelli ed Andy Wahrol. Dopo una vita di eccessi, si ritirò a metà degli anni Ottanta. Nel 1988 risultò positivo al test dell’HIV e morì due anni dopo, nel 1990, per complicanze legate al virus.

Le Halstonettes -come venivano chiamate le sue modelle- tra le quali spicca Anjelica Huston
Le Halstonettes -come venivano chiamate le sue modelle- tra le quali spicca Anjelica Huston


Oggi resta la sua eredità. Il marchio, dopo diverse vicissitudini legate a scelte sbagliate, è stato acquistato nel 2011 da Ben Malka, già presidente del gruppo BCBG Max Azria. Halston continua ad essere sinonimo di stile e si contraddistingue ancora oggi come uno dei marchi più venduti negli Stati Uniti.

Il caftano: must have dell’estate

Suggestioni etniche e charme evergreen contraddistinguono un capo principe del guardaroba estivo (e non solo): il caftano.

Dietro a questa veste c’è una storia antichissima che ha origine nella Mesopotamia intorno al 600 a.C. Da qui il caftano si sarebbe poi diffuso in tutta la Persia.

Ampiamente utilizzato sotto l’Impero ottomano, divenne la veste classica dei sultani.

Presente in diverse culture e tramandato fino ai nostri giorni, il caftano è una lunga tunica, da indossare singolarmente o sopra ad altri capi. Di lunghezza variabile, la versione classica arriva fino ai piedi, ed è caratterizzata da una profonda scollatura e dalle maniche svasate che si aprono a pipistrello.

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Vogue UK, dicembre 1966
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Donna Mitchell in una foto di Helmut Newton
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Il caftano nasce in Persia nel 600 a. C.
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Caftano Valentino, foto di Henry Clark, Sicilia, 1967

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Foto di Henry Clarke, 1966


Per tutto l’Ottocento venne considerato un abito di corte, considerata anche l’opulenza di certi modelli, impreziositi da ricami o gioielli, che lo rendono ancora oggi un capo sfarzoso. I colori predominanti con cui veniva confezionata questa veste così particolare erano il rosso, il bordeaux, l’ocra e il viola, colori caldi e dal gusto mediterraneo. Di superba raffinatezza sono le stampe che vengono solitamente utilizzate nella creazione del capo: si tratta di stampe paisley, chiaro retaggio anni Settanta, o stampe floreali o psichedeliche, omaggio dei Sixties.

Inoltre fin dagli albori grande è la varietà dei tessuti usati. Stoffe finemente lavorate, come tessuti damascati, broccato di seta arricchito di inserti preziosi o ancora chiffon di seta, per un effetto fluido e svolazzante. Ma non solo: non di rado oltre al semplice cotone si adoperano cachemire o lana. Un capo fresco e leggero che dona libertà unendo in modo magistrale comfort e stile.

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Il caftano era usato fin dall’Ottocento
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Marina Schiano in uno scatto di Gian Paolo Barbieri
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Penelope Tree, foto di David Bailey, 1969
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Suggestioni orientali per un capo must have del guardaroba femminile
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Isa Stoppi per Henry Clarke, Vogue UK 1966
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Veruschka in un caftano dalle stampe optical, foto di Henry Clarke
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Caftani Valentino, foto di Barry Lategan, anni Settanta
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Moyra Swan indossa un caftano Thea Porter, Turchia, Vogue UK 1971, foto di Barry Lategan
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Talitha Getty, icona hippie chic, col marito Paul, Marrakech, 1969
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Marisa Berenson fotografata da Henry Clarke, Vogue UK Novembre 1967
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Jerry Hall, foto di Steve Horn, Vogue Patterns Maggio/Giugno 1975
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Capo sdoganato da Diana Vreeland, il caftano dona un’allure particolare. Foto del 1969
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Vogue Italia 1971

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Vogue settembre 1973, foto di Barry Lategan


È solo a partire dagli anni Cinquanta che il caftano ha fatto la sua comparsa sulle riviste di moda e sulle passerelle. E fu ancora una volta Diana Vreeland, incontrastata regina della moda di quegli anni, la prima a intuirne la sofisticata eleganza. Dopo averlo notato durante un viaggio in Marocco, fu lei a sdoganarlo in Europa e in America, attraverso le pagine di Vogue.

Simbolo del mood boho-chic che ha caratterizzato la seconda metà degli anni Sessanta ed emblema del decennio successivo, questa mise, così antica e pregiata, conferisce un appeal particolare ad ogni donna che lo indossi. La cultura hippie ma anche l’intellighenzia dell’epoca, furono caratterizzate da una massiccia riscoperta dell’Oriente, e fu allora che l’uso di lunghe tuniche divenne un must have del guardaroba, maschile e femminile.

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Caftano e turbante dorati, Agosto 1969
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Doris Duke in un caftano damascato
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Total white per un outfit che profuma d’Oriente

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Barry Lategan, Vogue Italia ottobre 1973


Numerosissimi furono i designer che si cimentarono con la creazione di caftani, fin dalla metà degli anni Sessanta. Valentino Garavani fu uno dei primi a confezionare splendidi modelli dalle suggestioni optical, in perfetto stile Swinging Sixties; poi fu la volta di Emilio Pucci, che creò dei piccoli capolavori dalle stampe variopinte; e ancora Missoni, Yves Saint Laurent, Lanvin, Ossie Clark, Zandra Rhodes, Thea Porter, Biba e, nei primi anni Settanta, Halston. Oggi il caftano rappresenta un pezzo irrinunciabile delle collezioni di Roberto Cavalli, Issa London e di tanti altri nomi del panorama della moda internazionale.

Da usare per andare in spiaggia, con sandali rasoterra o allacciati alla schiava, o con tacchi o zeppe svettanti per la sera, vincente è l’uso di gioielli etnici, anche importanti. Fantastica è l’unione con il turbante, altro capo dalle seducenti atmosfere etniche, valida alternativa alle acconciature dal mood arabeggiante, con chignon e trecce.

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Caftano con pantaloni, Biba
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Lee Radziwill nel suo appartamento londinese, in stile ottomano
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Fantasie paisley, floreali o optical per il caftano. Foto di Barry Lategan

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Simone d’Aillencourt posa per Henry Clarke in Emilio Pucci, Udaipur, India, 1967


Tantissime le celebrities che hanno adorato il caftano: da Liz Taylor a Jackie Kennedy, da Joan Baez a Mia Farrow. Talitha Getty, icona hippie chic, ne fece l’emblema del suo stile: celebri sono le sue foto a Marrakech nel 1960, in compagnia del marito Paul, anch’egli in total look boho-chic. Altrettanto suggestive sono le foto che ritraggono la socialite Lee Radziwill nella sua casa londinese arredata in perfetto stile ottomano: nulla è lasciato al caso e il caftano che indossa riprende le suggestive decorazioni delle pareti. Tutto il jet set internazionale di quegli anni si convertì al caftano, dalla designer Diane von Furstenberg all’attrice Jaqueline Bisset, da Marella Agnelli e Donna Allegra Caracciolo di Castagneto: celebri le foto scattate a quest’ultima da Henry Clarke per Vogue del 1965. Bellissimi anche alcuni scatti di Barry Lategan per Valentino.

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Liz Taylor amava indossare caftano coloratissimi. Qui in posa per Henry Clarke, 1967
Caftano da sera con inserti preziosi
Caftano da sera con inserti preziosi
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Caftano Nat Kaplan, Vogue US Febbraio 1976
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Jacqueline Bisset
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Profumo d’Oriente
Donna Allegra Caracciolo di Castagneto fotografata da Henry Clarke per Vogue Novembre 1965
Donna Allegra Caracciolo di Castagneto fotografata da Henry Clarke per Vogue Novembre 1965

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Gioielli etnici a completare il look


Oggi questo capo è tornato prepotentemente alla ribalta, grazie anche ad alcuni festival musicali di ispirazione bohémien, come il celebre Coachella Festival, dove si è riscontrato un boom di caftani e capi in stile etnico.

Inoltre il mercato del vintage regna incontrastato: su siti come Etsy, portale web dedicato alla compravendita di capi vintage autentici, si trovano pezzi di brand come Thea Porter, Ossie Clark, Zandra Rhodes e Biba che possono arrivare a costare fino a 5.000€. Ma in questo caso vengono in aiuto i brand low cost, come H&M, che ha proposto una collezione estiva con caftani variopinti, Topshop o ancora Asos, che propone capi ispirati ai Seventies o capi vintage, nella sezione Marketplace.

Il caftano è un evergreen irrinunciabile, anche in tempo di crisi.

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Caftano corto Asos
Vestito caftano lungo stile anni Settanta, Asos
Vestito caftano lungo stile anni Settanta, Asos
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Fantasia paisley per Asos
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Doutzen Kroes indossa un bellissimo modello da spiaggia H&M
Decorazioni laminate da H&M
Decorazioni laminate da H&M
Suggestioni etno-chic da Topshop
Suggestioni etno-chic da Topshop