Compleanno con sorpresa per Doris Day

Ha spento ieri 95 candeline Doris Day, celebre attrice e cantante americana. Un compleanno a sorpresa per la diva, che è giunta alla veneranda età di 95 anni convinta di averne “solo” 93. Una vera e propria sorpresa per lei, che aveva sempre pensato di essere nata il 3 aprile del 1924: galeotto fu invece il certificato di nascita dell’attrice, ritirato dall’Associated Press, che ha invece rivelato l’arcano. Doris Day, all’anagrafe Doris Mary Ann Kappelhoff, è invece nata nel 1922, da William Joseph ed Alma Kappelhoff, una coppia di Cincinnati, Ohio. L’attrice, candidata ad un premio Oscar e vincitrice di un Golden Globe e di un Grammy Award, ha quindi potuto finalmente festeggiare l’età giusta. «Ho sempre detto che l’età è solo un numero e non ho mai prestato molta attenzione ai miei compleanni, ma è bello sapere finalmente quanti anni ho in realtà», ha dichiarato Doris Day in un comunicato. Il portavoce della diva, Charley Cullen Walters, ha così dichiarato: «Se ne è parlato per tanto tempo e ci siamo chiesti tante volte da dove fosse nato tutto. Adesso pare che finalmente sia arrivata la risposta: Doris ha 95 anni. Ci sono diverse versioni sul momento in cui è sorto l’equivoco, ma la storia che ho sentito più spesso risale a tanti anni fa: Doris si era presentata a un provino per un ruolo e sul modulo dell’audizione è stata sbagliata la data di nascita. Da quel momento per tutti ha sempre avuto due anni in meno rispetto a quelli che aveva realmente». Tanti i suoi successi cinematografici, da “L’uomo che sapeva troppo” di Hitchcock a “Merletto di mezzanotte” fino a “Tè per due”, innumerevoli sono le commedie americane di successo da lei interpretate a cavallo tra gli anni Cinquanta e i Sessanta. Quattro ex mariti ed un figlio, Doris Day iniziò la sua carriera come cantante, prima di approdare al cinema e alla televisione. Sorriso perfetto e capelli biondi, la solare Doris incarnava alla perfezione l’ideale della “fidanzata d’America”. La sua è stata una carriera prolifica, che ha dato vita a 39 film ed oltre 650 brani registrati.



Addio a Zsa Zsa Gabor, diva patinata

Si è spenta a Los Angeles all’età di 99 anni l’attrice Zsa Zsa Gabor. Protagonista delle cronache mondane per la sua vita patinata e per i suoi matrimoni (ben nove), la star non lesinava in party esclusivi e oggetti di lusso.

L’attrice di origine ungherese divenne famosa per il suo lifestyle, che trova valida espressione nelle sue frasi, divenute celebri, più che per le pellicole in cui recitò. Deliziosamente sopra le righe, Zsa Zsa Gabor occupava le cronache rosa e non perdeva occasione per elargire consigli su come comportarsi con gli uomini. Una vita divisa tra regali milionari, come pellicce e gioielli, e innumerevoli conquiste.

Zsa Zsa Gabor, nome d’arte di Sári Gábor, nacque a Budapest il 6 febbraio 1917. Dopo essere stata eletta Miss Ungheria, decise di trasferirsi negli Stati Uniti negli anni Cinquanta. Fisico procace e volto perfetto, Zsa Zsa Gabor ottenne la fama nel 1952, quando interpretò il ruolo di Jane Avril in Moulin Rouge di John Huston.

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Zsa Zsa Gabor era nata in Ungheria nel 1917



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Le sue interpretazioni più note furono nel b-movie fantascientifico «La regina di Venere» (1958) di Edward Bernds e in «L’infernale Quinlan» (1958) dell’amico Orson Welles. Nel 1994 l’addio al cinema, con la commedia «A Beverly Hills Signori si diventa».

L’attrice si sposò ben nove volte: tra i mariti più celebri spiccano l’attore George Sanders, il re degli alberghi Conrad Hilton e il principe tedesco Frederic von Anhalt, di ventisei anni più giovane. “Non ho mai odiato un uomo a tal punto da restituirgli i gioielli ricevuti in regalo”, era solita dire la diva, perfetta incarnazione del sogno hollywoodiano.

Zsa Zsa Gabor, 1957
L’attrice in uno scatto del 1957


L’attrice è morta nella sua villa di Bel Air a causa di un arresto cardiaco. Le sue condizioni di salute da tempo destavano preoccupazione e già da cinque anni il suo fisico era tenuto in vita dal supporto delle macchine. Costretta su una sedia a rotelle a seguito di un incidente stradale avvenuto nel 2002 sul Sunset Boulevard, tre anni dopo la diva fu anche colpita da un ictus.

Monica Vitti spegne 85 candeline

I capelli scompigliati, la voce roca, la verve e la bellezza fuori dagli schemi: impossibile non amare Monica Vitti, una delle più grandi attrici italiane di tutti i tempi. Mattatrice della commedia all’italiana, celebri le sue interpretazioni a fianco di Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Nino Manfredi. Ma non meno importanti sono stati i suoi ruoli drammatici in pellicole storiche, come quelle firmate da Michelangelo Antonioni (L’avventura, La notte, L’eclisse e Deserto Rosso), che le diedero la fama internazionale.

All’anagrafe Maria Luisa Ceciarelli, detta Marisa, l’attrice è nata a Roma il 3 novembre 1931 da madre bolognese e padre romano. Da bambina trascorre circa otto anni nella città di Messina: a questo periodo risale il nomignolo affibbiatole scherzosamente dai familiari, “setti vistini”, ossia “sette sottane”, per quel suo buffo modo di indossare diversi strati di vestiti uno sull’altro a causa di una scarsissima tolleranza al freddo. E proprio “Sette sottane” sarà il titolo della sua prima autobiografia, uscita nel 1993, seguita, due anni più tardi, da “Il letto è una rosa”.

Monica, viso dalla rara espressività e charme unico, si avvicina al teatro durante la guerra, quando gioca con i burattini per distrarre i fratelli. Il debutto a teatro avviene ad appena quattordici anni, con “La Nemica” di Niccodemi, dove interpretava, malgrado la giovane età, una madre quarantacinquenne che perde il figlio in guerra. Nel 1953 Monica si diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Le sue eccezionali doti comiche sono ben presto evidenti: a notare per primo la sua grande versatilità sarà il suo insegnante all’Accademia Sergio Tofano. E proprio su consiglio di quest’ultimo Marisa cambierà nome, scegliendo lo pseudonimo di Monica Vitti. Il nome deriva dalla metà del cognome materno, Vittiglia, a cui associò il nome Monica.

Un celebre scatto di Karen Radkai, 1968
Un celebre scatto di Karen Radkai, 1968


Monica Vitti in una foto di Henry Clarke, Vogue Paris, febbraio 1969
Monica Vitti in una foto di Henry Clarke, Vogue Paris, febbraio 1969


Monica Vitti da Christian Dior, 1973
Monica Vitti da Christian Dior, 1973


Monica Vitti immortalata da Helmut Newton negli anni Ottanta
Monica Vitti immortalata da Helmut Newton negli anni Ottanta


Dopo aver preso parte ad alcune pellicole comiche, la svolta nella sua carriera arriva grazie a Michelangelo Antonioni, con il quale l’attrice inizia una relazione artistica e sentimentale, divenendone musa prediletta. Antonioni forgia dei personaggi a immagine e somiglianza di Monica, enfatizzando lo charme dell’attrice, che nelle mani del maestro viene consacrata a nuova diva del cinema italiano. La sua interpretazione nella tetralogia dell’incomunicabilità resta celebre, come la carica passionale delle tre donne a cui presta il volto, da Claudia, tormentata protagonista de L’avventura (1960) a Valentina de La notte (1961) fino a Vittoria de L’eclisse (1962) e alla nevrotica Giuliana di Deserto rosso (1964). È così che Monica Vitti entra nel mito. La sua è una bellezza senza tempo, naturale, scevra da ogni costrizione; una sensualità conturbante e spontanea, che la rende timida e impacciata sotto ai proverbiali occhiali dalle spesse lenti e, un attimo dopo, femme fatale sinuosa e felina.


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Ironica ed autoironica, Monica Vitti ha incarnato l’antidiva per eccellenza, forte di una personalità esplosiva: ma l’attrice, che alle luci della ribalta ha sempre preferito un glamour all’italiana, lo stesso della tv di Canzonissima, specchio di un Paese che fondava la propria unità in valori oggi desueti, ha incantato intere generazioni ergendosi ad icona. Capelli cotonati, un filo di eyeliner sugli occhi, ciglia finte, Monica Vitti è emblema di un esistenzialismo che non lesina in sottili e languidi accenni ad una carnalità rigorosamente celata dietro ai golfini da educanda. Immortalata da Helmut Newton, David Bailey, Henry Clarke e molti altri, il suo stile indugia in dettagli sofisticati ed elementi iconici, come le giacche maschili, sapientemente adattate al suo guardaroba. Umana eppure perfetta, Monica Vitti è un personaggio dalle infinite contraddizioni, a partire dai ruoli che interpreta, perfettamente a proprio agio nelle vesti della popolana come in quelle della borghese nevrotica. Sullo sfondo degli anni Cinquanta il suo modello di bellezza riesce ad imporsi sebbene a dominare siano ancora le maggiorate: eppure lei, fisico asciutto e disarmante spontaneità, diviene simbolo di eleganza, grazie ad un fascino raro che esula dalla mera quanto banale perfezione fisica. “Le attrici diciamo “bruttine” che oggi hanno successo in Italia lo devono a me”: così l’attrice era solita ripetere in molte interviste.
Niente lustrini per lei, né polvere di stelle, la stessa di un celebre film a cui la diva prese parte accanto ad Alberto Sordi: la sua bellezza rassicurante ha sdoganato un nuovo glamour, consacrando l’attrice ad icona nazional-popolare.

Grazie alla sua voce dal timbro caratteristico, Monica Vitti ha lavorato saltuariamente anche come doppiatrice in film celebri, come Accattone di Pier Paolo Pasolini e I soliti ignoti di Mario Monicelli. E fu proprio Mario Monicelli a captare per primo l’immensa potenzialità comica dell’attrice, dirigendola nel film La ragazza con la pistola, del 1968, dove Monica interpreta una ragazza siciliana che arriva fino a Londra per vendicarsi dell’uomo reo di averla disonorata. Celebre la sua interpretazione nel Dramma della gelosia- Tutti i particolari in cronaca di Ettore Scola (1970), dove recita accanto a Marcello Mastroianni e Giancarlo Giannini. Monica Vitti entra nel mito anche grazie alle pellicole del filone della commedia all’italiana, in cui recita accanto ad Alberto Sordi. Intanto è acclamata anche all’estero e prende parte al film di Luis Buñuel Il fantasma della libertà (Le fantôme de la liberté) (1974). Protagonista anche della televisione italiana, nel 1974 è insieme a Mina e Raffaella Carrà in Milleluci.

Monica Vitti ne L'avventura di Michelangelo Antonioni, 1960
Monica Vitti ne L’avventura di Michelangelo Antonioni, 1960


Monica Vitti (Photo by Stephan C. Archetti/Pix Inc./Time Life Pictures/Getty Images)
Monica Vitti (Photo by Stephan C. Archetti/Pix Inc./Time Life Pictures/Getty Images)


Con Alain Delon ne L'eclisse di Michelangelo Antonioni
Con Alain Delon ne L’eclisse di Michelangelo Antonioni


L'attrice in uno scatto di Elisabetta Catalano per Vogue Francia, 1970
L’attrice in uno scatto di Elisabetta Catalano per Vogue Francia, 1970


Una vita ricca di colpi di scena, la sua, con amori travagliati, come la relazione con il regista Michelangelo Antonioni, poi con il direttore della fotografia Carlo Di Palma, e infine col fotografo di scena Roberto Russo, con cui convolò a nozze nel settembre del 2000 dopo ben 27 anni di fidanzamento.

Numerosissimi i riconoscimenti ottenuti nel corso della sua lunga carriera artistica: cinque David di Donatello, tre Nastri d’Argento, dodici Globi d’oro (di cui due alla carriera), un Ciak d’oro alla carriera, un Leone d’oro alla carriera a Venezia, un Orso d’argento alla Berlinale, una Cocha de Plata a San Sebastián e una candidatura al premio BAFTA. Oggi un velo la separa dal mondo e il silenzio a cui l’Alzheimer l’ha relegata priva l’Italia di una delle sue dive più amate.

Lo stile di Blake Lively

Bionda, bellissima ed elegante come poche: Blake Lively non è solo uno dei volti più famosi del cinema. Negli ultimi anni la protagonista di Gossip Girl è riuscita ad imporsi anche come icona di stile. Divenuta famosa grazie al ruolo di Serena van der Woodsen nella serie cult Gossip Girl, l’attrice ha in seguito collaborato con registi quali Ben Affleck ed Oliver Stone fino a Woody Allen.

Altezza svettante su un fisico da modella, Blake Lively incarna la tipica bellezza americana. Nata a Los Angeles, in California, proviene da una famiglia di attori. Ex cheerleader, il debutto nel cinema ad appena undici anni, in un film diretto dal padre Ernie. Nel 2007 arriva il successo mondiale con Gossip Girl. Nel 2010 l’incontro col collega Ryan Reynolds sul set di Lanterna Verde. Tra i due nasce una relazione che culmina in un matrimonio celebratosi nel 2012. L’attrice ha avuto dall’attore due figli.

Blake Lively ha alle spalle numerose collaborazioni con il mondo della moda. Nel 2011 Christian Louboutin le dedica un paio di scarpe; nel marzo dello stesso anno viene nominata ambasciatrice di Chanel. Nel 2012 viene scelta da Gucci come testimonial della fragranza Gucci Première e nell’ottobre dell’anno successivo diviene nuovo volto L’Orèal Paris.

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Blake Lively ha ottenuto la fama mondiale grazie alla serie cult Gossip Girl



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L’attrice si è imposta negli anni anche come un’icona di stile tra le più apprezzate


Il suo è uno stile ricercato e fresco: largo ai colori, che la giovane attrice e modella sfoggia in ogni occasione. Una palette cromatica vitaminica per outfit sempre accattivanti e copiatissimi dalle tantissime fan sparse per il mondo. Vera fashion icon, Blake Lively incarna al meglio l’American style, complice anche l’aria acqua e sapone. Largo a capispalla importanti ma anche abiti da gran soirée che l’attrice indossa nelle occasioni ufficiali e sul red carpet. Proprio come Serena van der Woodsen, il personaggio a cui deve la sua popolarità, la bionda attrice ama vestirsi in modo chic e sofisticato. Tanta femminilità e attenzione certosina per i dettagli, l’attrice è sempre impeccabile, anche quando ha sfoggiato il pancione.


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Anjelica Huston spegne 65 candeline

Attrice hollywoodiana, modella, icona: Anjelica Huston festeggia oggi 65 anni. Viso dai lineamenti inconfondibili, charme da vendere, la celebre Morticia Addams è stata anche una modella famosa. Musa di Yves Saint Laurent e Valentino Garavani, nel corso della sua carriera come modella ha posato per Irving Penn, Richard Avedon, David Bailey, Bob Richardson e molti altri.

Figlia del regista John Huston e della ballerina italiana Enrica Soma, nelle sue vene scorre sangue scozzese, irlandese, gallese ed inglese. Nata in California, a Santa Monica, l’8 luglio 1951, trascorre buona parte della sua infanzia in Inghilterra. Dalla fine degli anni Sessanta prende parte ad alcune pellicole con la regia paterna. Successivamente vola a New York, dove inizia una carriera come modella, sfruttando la sua bellezza fuori dai canoni. Nel 1969 inizia una storia d’amore con il fotografo Bob Richardson, di 23 anni più vecchio. La loro relazione durerà 4 anni.

All’inizio degli anni Settanta si trasferisce a Los Angeles, dove nel 1973 si innamora del collega Jack Nicholson. La relazione tra i due tra alti e bassi (e numerosi tradimenti da parte di lui) dura 16 anni, fino al 1990, quando l’attore ha un figlio da un’altra donna. Nel frattempo Anjelica prende parte ad alcune pellicole di successo, come Qualcuno volò sul nido del cuculo e Il postino suona sempre due volte, film in cui è protagonista lo stesso Nicholson. Per la sua interpretazione ne L’onore dei Prizzi (1985), Anjelica Huston riceve l’Oscar come miglior attrice non protagonista. In famiglia è la terza a vincere un Oscar dopo il padre John Huston e il nonno, l’attore Walter Huston. Ha ricevuto altre due candidature agli Oscar come migliore attrice non protagonista per Nemici-Una storia d’amore (1989) e come migliore attrice protagonista (1990) per Rischiose abitudini.

Anjelica Huston, foto di Helmut Newton, 1973
Anjelica Huston, foto di Helmut Newton, 1973


Anjelica Huston in uno scatto di Bob Richardson per Vogue Italia, 1971
Anjelica Huston in uno scatto di Bob Richardson per Vogue Italia, 1971


Anjelica Huston per Valentino, foto di Bob Richardson, Vogue 1972
Anjelica Huston per Valentino, foto di Bob Richardson, Vogue 1972


Anjelica Huston in uno scatto di Richard Avedon, 1970
Anjelica Huston in uno scatto di Richard Avedon, 1970


Musa di Woody Allen, gira con lui Crimini e misfatti (1989) e Misterioso omicidio a Manhattan (1993). Negli anni Novanta è Morticia Addams, celebre interpretazione che vede anche un sequel nel 1993. Per questo ruolo ha ricevuto una nomination ai Golden Globe. Diverse le collaborazioni con il regista Wes Anderson, che la vuole nei film I Tenenbaum (2001), Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004) e Il treno per il Darjeeling (2007). Nel 2005 vince un Golden Globe per il suo ruolo di supporto nel film televisivo Angeli d’acciaio. Inoltre nel corso della sua carriera l’attrice ha ricevuto tre candidature ai Premi Oscar (con una vittoria), otto candidature ai Golden Globe (una vittoria), tre candidature ai BAFTA, tre candidature agli Screen Actors Guild Award e cinque candidature agli Emmy.



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Nel maggio del 1992 Anjelica Huston convola a nozze con lo scultore Robert Graham. La coppia vive insieme in California fino al dicembre 2008, quando Graham muore. La coppia non ha avuto figli. L’attrice ha scritto le sue memorie in un libro di oltre 900 pagine, diviso in due volumi. Attiva in politica, nel 2007 la Huston ha inviato una lettera all’Human Rights Action Center indirizzata al segretario generale delle nazioni unite Ban Ki-moon, con cui ha sostenuto Aung San Suu Kyi durante la sua candidatura al Nobel per la Pace. Inoltre l’attrice ha donato 2,000 dollari per sostenere il liberal-democratico John Kerry e anche Dick Gephardt. Infine, la Huston ha registrato un annuncio per il PETA, contro lo sfruttamento degli animali nelle produzioni Hollywoodiane.

L'attrice in uno scatto di Bob Richardson, 1973
L’attrice in uno scatto di Bob Richardson, 1973


Anjelica Huston, foto di Richard Avedon, 1970
Anjelica Huston, foto di Richard Avedon, 1970


Anjelica Huston in abito Valentino, foto di Gian Paolo Barbieri, 1972
Anjelica Huston in abito Valentino, foto di Gian Paolo Barbieri, 1972


La Huston in uno scatto realizzato da David Bailey per Vogue, 1973
La Huston in uno scatto realizzato da David Bailey per Vogue, 1973


(Foto cover Gian Paolo Barbieri, 1973)


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Sette anni senza Farrah Fawcett

Se ne andava sette anni, il 25 giugno 2009, Farrah Fawcett. Bionda bellezza texana dal fisico atletico e dall’allure inconfondibile, indimenticabile protagonista della serie cult Charlie’s Angels, ma anche icona pop e sex symbol di fama mondiale. La immortalano centinaia di foto, che testimoniano una donna splendida ed un’interprete molto apprezzata anche dalla critica. Simbolo degli anni Settanta, in quel taglio di capelli c’è un pezzo di storia: la storia di quando la bellezza non era plastificata ma si apriva in un sorriso acqua e sapone, che niente aveva dei volti ritoccati e tutti uguali che imperversano oggi.

All’anagrafe Ferrah Leni, l’attrice era nata a Corpus Christi, Texas, il 2 febbraio 1947, da James William Fawcett e Pauline Alice. Dopo il diploma alla W.B. Ray High School frequenta un corso d’arte presso la University of Texas di Austin, dove viene notata da un pubblicista di Hollywood, in occasione di un servizio giornalistico sulle “Dieci studentesse universitarie più belle” dell’Ateneo. Trasferitasi a Los Angeles, posa come modella e appare in tv in alcuni spot pubblicitari.

Il debutto in TV avviene nel telefilm Strega per amore e successivamente in Owen Marshall: Counselor at Law. Nel 1970 le viene offerto un ruolo importante nel film Il caso Myra Breckinridge, tratto da un romanzo satirico di Gore Vidal, accanto a Raquel Welch; ma il film si rivela un flop al botteghino e la sua carriera subisce un arresto.

1976
Farrah Fawcett nel celebre costume rosso firmato Norma Kamali, 1976


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Farrah Fawcett negli anni Ottanta (Foto © Douglas Kirkland/Corbis)


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Lo stile Seventies sfoggiato dall’attrice (Foto Harper’s Bazaar)


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Farrah Fawcett & Lee Majors in Yves Saint Laurent (Foto di Helmut Newton, 1978)


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Farrah Fawcett in Yves Saint Laurent per Vogue US, aprile 1977 (Foto di Richard Avedon)


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L’attrice ai Golden Globes, 1977


Nel 1973 grazie al neo-sposo, l’attore Lee Majors, viene contattata dal produttore Aaron Spelling, che cerca le protagoniste per una nuova serie, intitolata Charlie’s Angels. Nel 1976, la Pro Arts Inc. propone all’attrice la realizzazione di un poster e viene subito organizzato uno shooting fotografico per promuovere il lancio della nuova serie. Nel poster la bionda Farrah indossa un costume da bagno intero rosso, firmato Norma Kamali. Il resto è storia: la serie Charlie’s Angels diventa in pochi anni un vero e proprio cult televisivo. Il primo episodio viene mandato in onda il 22 settembre 1976: l’attrice interpreta l’agente Jill Munroe, accanto alle avvenenti colleghe interpretate da Jaclyn Smith e Kate Jackson.

Il suo taglio di capelli si impone come un trend internazionale. Lei intanto posa per Richard Avedon, Kirk Douglas ed Helmut Newton (solo per citarne alcuni), diviene una vera icona e compare su Vogue e sulle maggiori riviste patinate. Inoltre grazie alla sua interpretazione nel telefilm si aggiudica un People’s Choice Award. Celebre la sua dichiarazione rispetto alla serie: “Quando Charlie’s Angels incominciò ad avere un primo successo pensai che fosse grazie alla nostra bravura ma, quando ebbe un tale successo internazionale, capii che ciò era dovuto al fatto che nessuna di noi portava il reggiseno”.

Nel frattempo il marito di Farrah, Lee Majors, viene divorato dal tarlo della gelosia, motivo che spinge la Fawcett ad abbandonare lo show dopo appena una stagione. Ma Aaron Spelling non gradisce e le intenta una causa da tredici milioni di dollari, esercitando anche la sua influenza sugli studios televisivi concorrenti affinché non offrissero lavoro all’attrice. Alla fine la Fawcett prese parte ad alcuni episodi della terza e della quarta stagione apparendo in qualità di guest star, sostituita nel telefilm dall’altrettanto bionda ma meno fotogenica Cheryl Ladd, che interpretava il ruolo di Kris Munroe, sorella minore di Jill.



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Dopo aver abbandonato la serie che la rese una star, la carriera di Farrah Fawcett subisce una grave battuta d’arresto. Il riscatto avviene a Broadway, cui segue il ritorno ad Hollywood. Nel 1984 ottiene la prima di tre candidature al premio Emmy Award per il film televisivo Quando una donna (conosciuto anche con il titolo Autopsia di un delitto), cui seguì, due anni dopo, la candidatura al Golden Globe per il film Oltre ogni limite, in cui interpreta il ruolo di una donna che sequestra e tortura il suo stupratore. Nel 1986 interpreta la figura di Beate Klarsfeld nel film per la TV Il coraggio di non dimenticare , ruolo che le vale una nomination al Golden Globe. L’anno seguente interpreta la ricchissima ereditiera Barbara Hutton nella miniserie televisiva Una povera ragazza ricca-La storia di Barbara Hutton, che le vale un’altra nomination ai Golden Globe.

Nel 1989 affianca il compagno di una vita Ryan O’Neal, celebre protagonista della pellicola strappalacrime Love Story, nella miniserie Sacrificio d’amore, per cui si aggiudica nel 1990 la doppia nomination sia agli Emmy Awards che ai Golden Globe come miglior attrice. Nel 1995 posa senza veli per Playboy, esperienza che ripeterà al compimento dei cinquant’anni. Questo sarà il numero più venduto della rivista negli anni Novanta.

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Farrah Fawcett ha incarnato una bellezza atletica e naturale


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Una polaroid di Warhol, 1979


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L’attrice sul set di Charlie’s Angels


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Farrah Fawcett e Ryan O’Neil in uno scatto risalente agli anni Ottanta


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Farrah Fawcett immortalata da Richard Avedon su Vogue, 1981


Nel 2000 è accanto a Richard Gere in Il Dottor T e le donne: inoltre compare come guest star in Ally McBeal. L’ultimo ruolo nel 2004, nel film The Cookout. Nel 2006 le viene diagnosticato un cancro al colon. I suoi ultimi mesi di vita divengono un documentario da lei stessa voluto, andato in onda per la NBC il 15 maggio 2009. Il film, La storia di Farrah Fawcett, riceve la nomination agli Emmy Awards tra i migliori programmi dell’anno. In Italia fu trasmesso da Sky.
Non ce l’ha fatta Farrah, a sposare Ryan O’Neil: secondo rumours americani, la coppia, vedendo l’aggravarsi delle condizioni di salute dell’attrice, sarebbe stata sul punto di convolare a nozze, coronando così un amore lungo una vita intera. Ma la diva si spense il 25 giugno 2009 al Saint John’s Health Center di Santa Monica, prima di poter pronunciare il fatidico sì. Seguirono le polemiche sulla sua eredità. Resta di lei l’immagine di una bellezza autentica che ha incarnato al meglio lo spirito degli anni Settanta/Ottanta.


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Buon compleanno, Isabella Rossellini

Spegne oggi 64 candeline Isabella Rossellini. Attrice, modella, musa per intere generazioni, la bellissima icona ha alle spalle una lunga carriera divisa tra moda, cinema, cultura e stile. Fascino mediterraneo sapientemente smorzato dall’allure svedese di mamma Ingrid, Isabella è figlia d’arte per eccellenza, nata dall’unione (scandalosa per l’epoca) tra la diva svedese Ingrid Bergman e il regista Roberto Rossellini. Isabella ha una sorella gemella, Isotta, e un fratello, Robertino.

Nata a Roma il 18 giugno 1952, la giovane respira fin dall’infanzia le patinate atmosfere del mondo del cinema, grazie ai suoi genitori. Ma i due si separano quando lei ha appena 5 anni. Isabella all’età di 13 anni viene sottoposta ad un delicato intervento chirurgico per la correzione di una scoliosi ed è costretta a portare il busto per oltre un anno, dopo l’operazione. Amante fin da piccola della moda e dei costumi, frequenta l’Accademia di Costume e Moda di Roma e collabora con Marcella de Marchis, prima moglie del padre nonché celebre costumista.

A 19 anni il trasferimento a New York, dove Isabella inizia a lavorare come giornalista per la RAI. L’impressionante fotogenia e la grande espressività la lanciano nel mondo della moda: a 28 anni comincia a lavorare come modella, posando per Bruce Weber, che pubblica le sue foto sull’edizione inglese di Vogue, e per Bill King, che la introduce nell’edizione statunitense dell’omonima testata. Volto perfetto e charme sofisticato, per la giovane non si contano le collaborazioni: Isabella Rossellini ha posato per Richard Avedon, Helmut Newton, Steven Meisel, Herb Ritts, Norman Parkinson, Peter Lindbergh, Francesco Scavullo, Annie Leibovitz e Robert Mapplethorpe, solo per citarne alcuni. Immortalata sulle cover delle maggiori riviste patinate, da Marie Claire ad Harper’s Bazaar, da Vanity Fair ad ELLE, è stata volto storico di Lancôme.

Isabella Rossellini, foto di Terry O’Neill, 1984
Isabella Rossellini, foto di Terry O’Neill, 1984


Isabella Rossellini by Norman Parkinson, 1982
Isabella Rossellini in uno scatto di Norman Parkinson, 1982


Isabella Rossellini e David Lynch immortalati da Helmut Newton, 1988
Isabella Rossellini e David Lynch immortalati in un celebre scatto di Helmut Newton, 1988


Nel 1976 l’esordio al cinema, con un piccolo ruolo accanto alla madre. Nel 1979 il debutto vero e proprio, nel film Il prato. Ma tutti la ricordiamo per la sua apparizione da femme fatale in Velluto blu di David Lynch, che fu anche suo compagno di vita. Nel 1979 l’attrice ha sposato il regista Martin Scorsese, con il quale si è stabilita definitivamente a New York. Nel 1982 è seguito il divorzio e, un anno dopo, le nozze con il modello Jon Wiedemann, dal quale nel 1983 nasce Elettra, oggi affermata modella. Inoltre Isabella Rossellini ha anche adottato un bambimo, di nome Roberto (nato nel 1993).


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Charme innato e personalità da vendere contraddistinguono da sempre Isabella Rossellini, che appare ancora oggi radiosa: piglio intellettuale e volto naturale, l’attrice rivendica con orgoglio i segni del tempo, che non ne scalfiscono in alcun modo la bellezza. Sarà anche per questo che, a distanza di 30 anni, l’attrice è tornata a prestare il volto a Lancôme, firmando un contratto nuovo di zecca come modella, alla veneranda età di 63 anni compiuti.

Isabella Rossellini in uno scatto di Horst P. Horst, 1980
Isabella Rossellini in uno scatto di Horst P. Horst, 1980


Isabella Rossellini per Dolce & Gabbana, foto di Steven Meisel, 1989
Isabella Rossellini per Dolce & Gabbana, foto di Steven Meisel, 1989


Isabella Rossellini a Los Angeles nel 1985, foto di Michael Tweed/AP/dapd
Isabella Rossellini a Los Angeles nel 1985, foto di Michael Tweed/AP/dapd


Isabella Rossellini in uno scatto di Herb Ritts, 1994
Isabella Rossellini in uno scatto di Herb Ritts, 1994


Nel 1987 l’attrice è stata premiata con l’Independent Spirit Awards come migliore attrice protagonista per la sua interpretazione in Velluto blu. La Rossellini è anche autrice di tre libri: nel 1997 è uscita la sua autobiografia, Some of me, nel 2002 Looking at Me, con una raccolta delle sue foto più celebri. Nel 2006 è uscito In the name of the Father, the Daughter and the Holy Spirits: Remembering Roberto Rossellini, tradotto in italiano come Nel nome del padre, della figlia e degli spiriti santi , volume che è stato accompagnato dal cortometraggio di Guy Maddin Mio padre ha 100 anni, in omaggio alla figura del padre. Versatile, curiosa e sperimentatrice, nel 2006 la Rossellini ha iniziato una nuova avventura in televisione, con alcuni documentari dall’eloquente titolo “Green Porno”: qui l’attrice indagava con elegante ironia le dinamiche dell’accoppiamento nel mondo animale.

(Foto copertina: Irving Penn, New York, 1997)


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Buon compleanno, Brooke Shields

Ha incarnato gli anni Ottanta, tra pellicole scandalose e celebri campagne pubblicitarie: enfant prodige della moda e del cinema, Brooke Shields spegne oggi cinquantuno candeline.

Brooke Christa Camille Shields è nata a New York il 31 maggio 1965 in una famiglia che vanta una relazione con la nobiltà italiana. Origini inglesi, italiane e tedesche, il padre di Brooke era Francis Alexander Shields, membro del partito repubblicano, funzionario della casa cosmetica Revlon e fratello di Marina Shields, e la madre Teri Shields (nata Maria Theresia Schmon) era un’ex attrice e poi manager della figlia.

Forse pochi sanno che la nonna paterna della piccola era la principessa Donna Marina Torlonia di Civitella-Cesi, metà italiana e metà americana, sorella di Alessandro Torlonia, V principe di Civitella-Cesi, marito dell’Infanta Beatrice di Spagna (zia del Re Juan Carlos I). Brooke Shields è inoltre cugina di secondo grado dell’attrice Glenn Close.

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Brooke Shields è nata a New York il 31 maggio 1965


Brooke Shields in uno scatto di Patrick Demarchelier, 1983
Brooke Shields in uno scatto di Patrick Demarchelier, 1983


Uno scatto di Francesco Scavullo, 1983
Uno scatto di Francesco Scavullo, 1983


Foto di George Hurrell, 1981
Foto di George Hurrell, 1981


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La carriera di Brooke Shields è iniziata ad appena 11 mesi, e sua madre Teri è stata il suo manager


Da una ricerca compiuta nel 1995 dal genealogista William Addams Reitwiesner si sarebbe accertata la discendenza dell’attrice americana dalle più importanti famiglie italiane, in particolare di Roma e di Genova, tra cui i Grimaldi, i Carafa, i Doria, i Doria Pamphili Landi, i Chigi-Albani e i Torlonia.

L’infanzia della piccola Brookie -soprannome con cui veniva chiamata dalla mamma- è segnata dal divorzio dei genitori ma anche dalla sua incredibile bellezza: con un volto come quello, la strada del cinema e della moda appare quasi scritta nel DNA. La bambina ad appena 11 mesi appare su numerose riviste, immortalata in alcune campagne pubblicitarie. A soli 11 anni è la più giovane modella a firmare un contratto con la celebre agenzia Ford di New York. Tre anni più tardi, non ancora adolescente, è già una star e vanta oltre 300 cover di riviste patinate, tra cui Vogue e Cosmopolitan.


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Brooke Shields posa per i più grandi fotografi del mondo, da Richard Avedon a Francesco Scavullo a Patrick Demarchelier, solo per citarne alcuni. Ma sotto gli abiti e il trucco da diva c’è solo una ragazzina indifesa: quella carriera diventa croce e delizia della giovanissima Brooke, la cui infanzia è segnata dall’ingombrante figura materna, che la inizia al mondo del cinema. Acerba veste i panni di una baby squillo nella controversa pellicola Pretty baby, diretta da Louis Malle (1978), scandalizzando intere generazioni. Torbida figura della notte appena 13enne, l’attrice entra nel mito grazie a quella scabrosa interpretazione. La rivediamo poi in Laguna blu, immersa in un paradiso esotico, quasi un mitologico Eden, in cui scopre i primi turbamenti d’amore accanto al biondissimo Christopher Arkins. È il 1980 e la regia del celebre film, simbolo della generazione nata negli anni Ottanta, è di Randal Kleiser.

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L’attrice in uno scatto del 1983


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La nonna paterna di Brooke Shields era la principessa Marina Torlonia di Civitella-Cesi


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La celebre campagna pubblicitaria per Calvin Klein Jeans, in cui la baby modella dichiarava che tra lei e i suoi jeans non c’era che la nuda pelle


Brooke Shields in "Laguna blu", 1980 (Foto di Michael Ochs Archives/Getty Images)
Brooke Shields in “Laguna blu”, 1980 (Foto di Michael Ochs Archives/Getty Images)


Musa di numerosi stilisti, da Valentino a Versace a Calvin Klein, indimenticabile è la campagna pubblicitaria per quest’ultimo brand, in cui la splendida baby modella ammicca, dichiarando che tra lei e i suoi jeans vi è solo la barriera della pelle nuda. Presenza fissa dello Studio 54 e intima amica di Michael Jackson, forse quel suo volto perfetto e l’immagine che i registi forgiano per lei, in perenne bilico tra innocenza e perdizione, l’hanno privata dell’innocenza dell’infanzia.

Ma Brooke dimostra di essere una ragazza con la testa sulle spalle: nel 1983 si laurea in Letteratura francese alla prestigiosa Princeton University, prendendosi una pausa dalla sua carriera di attrice. Inoltre ha dichiarato di aver conservato la propria verginità fino ai 21 anni. Le sue storie d’amore divennero argomento succulento per i tabloid di tutto il mondo, a partire dal matrimonio con il campione di tennis Andre Agassi. Nel 2005 l’attrice ha dichiarato pubblicamente di aver sofferto di una grave forma di depressione post-partum, dopo avere dato alla luce la sua prima figlia, Rowan Francis.

Brooke Shields in "Pretty Baby" (1978)
Brooke Shields in “Pretty Baby”, scandalosa pellicola diretta da Louis Malle, in cui lei interpretava il ruolo di una baby prostituta (1978)


Su Vogue, foto di Richard Avedon, 1980
Su Vogue, immortalata da Richard Avedon, 1980


Brooke Shields in Valentino, foto di Vittoriano Rastelli, 1981
Brooke Shields in Valentino, foto di Vittoriano Rastelli, 1981



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Buon compleanno, Cher

Spegne oggi 70 candeline Cher. Star della musica, attrice premio Oscar, icona della cultura pop e musa fashion, Cherilyn Sarkisian La Pierre, più nota come Cher, è l’ultima diva contemporanea.

Nata in California il 20 maggio 1946, Cherilyn trascorre un’infanzia disagiata. Il padre è un rifugiato armeno che lavora come camionista, la madre Jakie Jean Crouch (in arte Georgia Holt) è un’aspirante attrice e modella. Dal ramo materno la futura diva vanta origini Cherokee, Francesi e Inglesi. Quando i genitori divorziano, iniziano grandi difficoltà economiche per lei e per la madre, che dà alla luce Georganne da un’altra relazione. Le due figlie saranno poi adottate dal successivo marito della donna, Gilbert La Pierre, banchiere.

La piccola Cherilyn soffre di una grave forma di dislessia non diagnosticata, a causa della quale è costretta a lasciare la Fresno High School all’età di 16 anni. Nello stesso anno avviene a Los Angeles l’incontro con Salvatore Bono, detto Sonny: il giovane all’epoca ha 27 anni, e lavora per Phil Spector ai Gold Star Studios di Hollywood. La giovane Cher sogna già di fare l’attrice. I due fuggono insieme e vanno a convivere all’insaputa della madre della ragazza. Nel 1964 convolano a nozze e dalla loro unione, il 4 marzo 1969, nasce Chastity Bono, che nel maggio 2010 ha completato il percorso di cambio di sesso.

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Cherilyn Sarkisian La Pierre, più nota come Cher, è nata in California


Cher nel film "Good Times", diretto da William Friedkin, 1967
Cher nel film “Good Times”, diretto da William Friedkin, 1967


Cher ritratta da Richard Avedon per Vogue, 1966
Cher ritratta da Richard Avedon per Vogue, 1966


Sonny e Cher ritratti da Richard Avedon per Vogue, 1972
Sonny e Cher ritratti da Richard Avedon per Vogue, 1972


Nel 1965 arriva per il duo di artisti il primo album e la canzone I Got You Babe diventa una hit internazionale. Lo stile dei due e il loro spirito bohémien si impongono sulla scena musicale ma non solo: i due diventano icone della cultura hippie degli anni Sessanta. Basette lui e lunghi capelli neri e pantaloni a zampa d’elefante lei, posano insieme per Vogue ed entrano nel mito.

Cher arriva per la prima volta in Italia, insieme a Sonny, nel settembre del 1966, dove assiste anche ad un’udienza di Papa Paolo VI a Castel Gandolfo, a Roma. L’anno successivo i due tornano in Italia per partecipare al Festival di Sanremo. La cantante si presenta nella gara canora in coppia con Nico Fidenco. Negli anni Settanta conducono insieme uno show televisivo che sdogana Cher come un sex symbol internazionale: i suoi outfit audaci inaugurano una nuova era dello stile. Inoltre la diva fu la prima donna a mostrare l’ombelico. Il suo stilista Bob Mackie ideò per lei degli abiti che lasciassero scoperte alcune parti del corpo.

Foto di Francesco Scavullo, 1974
Foto di Francesco Scavullo, 1974


Cher ritratta da Stephen Paley, Vogue, 1 settembre 1969
Cher ritratta da Stephen Paley, Vogue, 1 settembre 1969


Foto di Harry Langdon, 1978
Foto di Harry Langdon, 1978


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La bellezza di Cher in uno scatto di Avedon, 1974


Cher, foto di Bob Willoughby per Vogue, 1967
Cher, foto di Bob Willoughby per Vogue, 1967


Cher in uno scatto di Richard Avedon per Vogue, 1969
Cher in uno scatto di Richard Avedon per Vogue, 1969


Dopo tanti successi, la coppia divorzia nel 1975, dopo 13 anni di matrimonio. Il divorzio ha portato la cancellazione del “The Sonny and Cher Comedy Hour”. Nello stesso anno, Cher sposa Gregg Allman. Dal nuovo matrimonio, il 10 luglio 1976 nasce un figlio, Elijah Blue Allman.

Dopo il divorzio la cantante si concentra sulla propria carriera da solista e passa al cinema, nei primi anni Ottanta. Dapprima è Robert Altman a volerla in “Jimmy Dean Jimmy Dean”, poi in “Silkwood” recita accanto a Meryl Streep e ottiene la prima candidatura all’Oscar. Dopo “Le streghe di Eastwick” e “Presunto colpevole” arriva l’Oscar per “Stregata dalla luna”. Inoltre è stata premiata anche con un Golden Globe e una Palma d’oro.



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Intanto Cher è diventata un mito: nel 1971 entra nell’International Best Dressed List, grazie ai suoi look iconici. Zigomi alti, lunghi capelli lisci e fisico tonico, la bella Cher unisce in sé il fascino dei Nativi americani e il glamour anni Settanta. Trendsetter ante litteram, la sua impronta fu decisiva per la moda anni Sessanta/Settanta. Cher diviene presenza fissa sulle cover dei magazine patinati e posa per i più grandi fotografi di moda, da Richard Avedon ad Annie Leibovitz, da Francesco Scavullo fino ad Herb Ritts. Icona amatissima dalla comunità gay, nel corso degli anni per inseguire il mito dell’eterna giovinezza si è sottoposta a numerosi interventi di chirurgia plastica.

Cher in una foto di Richard Avedon, Vogue 1974
Cher in una foto di Richard Avedon, Vogue 1974


Divina negli scatti realizzati da Avedon per Vogue, 1974
Divina negli scatti realizzati da Avedon per Vogue, 1974


Foto di Richard Avedon, Vogue 1974
Foto di Richard Avedon, Vogue 1974


Foto di Richard Avedon, 1974
Foto di Richard Avedon, 1974


Con oltre cinquant’anni di carriera, Cher è entrata nella storia della musica, con oltre 100 milioni di dischi venduti nel mondo. Durante la sua carriera, oltre ad un Oscar come miglior attrice, è stata insignita anche con il Prix d’interprétation féminine a Cannes, un Grammy, un Emmy, tre Golden Globe e un People’s Choice Award per i suoi contributi nel cinema, nella musica e nella televisione.

La ritroviamo negli anni Novanta strizzata in bustier super sexy e immortalata da Herb Ritts. Tra i suoi video ad alto tasso erotico, il singolo If I Could Turn Back Time, che viene censurato da MTV. Nel 1999 arriva un successo galattico con Believe: il singolo è il più venduto da una cantante donna in Inghilterra. Nel 2005 l’artista ha concluso il suo Farewell Tour, durato tre anni.


Cher in una foto di Annie Leibovitz, Vanity Fair, 1968
Cher in una foto di Annie Leibovitz, Vanity Fair, 1968


Foto di Harry Langdon, 1978
Foto di Harry Langdon, 1978


Foto di Herb Ritts, 1990
Foto di Herb Ritts, 1990


Foto di Michael Lavine, 2001
Foto di Michael Lavine, 2001



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Candice Bergen spegne 70 candeline

Spegne oggi settanta candeline Candice Bergen. Attrice hollywoodiana ed ex modella, la sua fama internazionale inizia nei lontani anni Sessanta. Fulgida stella della moda e del cinema, una lunga e prolifica carriera, dall’Oscar sfiorato alla sua interpretazione in Sex and the City, Candice Bergen è uno dei nomi più noti di Hollywood.

Una bellezza algida per cui è stata spesso paragonata a Grace Kelly, la bionda Candice negli anni Sessanta era soprannominata “la principessa di ghiaccio”. Immortalata su riviste del calibro di Vogue, Playboy, LIFE ed Esquire, ha posato per i più grandi fotografi del mondo, da Henry Clarke a Bert Stern.

Candice Patricia Bergen nasce a Beverly Hills il 9 maggio 1946. Figlia d’arte, suo padre Edgar Bergen era un conduttore radiofonico, mentre la madre, Frances Bergen, un’ex modella ed attrice. Bellezza teutonica ma al contempo sofisticata, nelle vene della bionda Candice scorre sangue svedese. La piccola cresce a pane e spettacolo; il debutto arriva a soli sei anni, nello show paterno. A nove anni fa un provino per il programma The Mickey Mouse Club, dal momento che il padre è intimo amico di Walt Disney. Frequentano casa Bergen nomi del calibro di James Stewart, Gregory Peck, Judy Garland. Candice studia nelle più rinomate scuole per ragazze, dalla Harvard-Westlake, a Los Angeles, alla Cathedral School, a Washington D.C., fino alla Montesano School, in Svizzera. Ma i risultati non sono all’altezza delle aspettative dei genitori: la ragazza appare ribelle e poco dedita allo studio, attività alla quale preferisce la carriera di modella.

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Candice Patricia Bergen è nata a Beverly Hills il 9 maggio 1946


Candice Bergen ritratta da Bert Stern per Vogue, 1967
Candice Bergen ritratta da Bert Stern per Vogue, 1967


Candice Bergen ritratta da Bert Stern per Vogue, 1 luglio 1970
Candice Bergen ritratta da Bert Stern per Vogue, 1 luglio 1970


L'attrice in uno scatto del 1965
L’attrice in uno scatto del 1965


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Candice Bergen ottiene da giovanissima un contratto come modella con l’agenzia Ford


circa 1967:  American actor and model Candice Bergen.  (Photo by Hulton Archive/Getty Images)
Candice Bergen in uno scatto del 1967 (Foto: Hulton Archive/Getty Images)


Dopo aver lasciato l’Università della Pennsylvania, dove viene incoronata Miss, si dedica alla moda a tempo pieno e firma un contratto con la celebre agenzia Ford. Viso pulito ed impressionante fotogenia, Candice Bergen incarna alla perfezione la bellezza anni Sessanta. Esteta e appassionata di fotografia, la giovane adora le fotografie dell’artista Margaret Bourke-White che firma i servizi fotografici per la rivista LIFE. Grazie ai guadagni ottenuti come modella, acquista delle attrezzature per dedicarsi alla sua passione. Amica dell’attrice Christine Kaufmann, uno dei suoi primi amori è il produttore musicale Terry Melcher, con il quale convive a Bel Air nella stessa casa dove, nel 1969, vivranno Roman Polanski e sua moglie Sharon Tate, teatro del massacro ad opera di Charles Manson.

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Bellezza glaciale e sofisticata, Candice Bergen compare su Vogue, Life e molti altri magazine


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L’attrice su LIFE Magazine


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La fotografia era tra le passioni giovanili della bella Candice Bergen


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L’attrice e modella è stata legata sentimentalmente al Segretario di Stato Henry Kissinger


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Candice Bergen nel 1969


Il debutto sul grande schermo avviene nel 1966, quando prende parte a Il Gruppo e Quelli della San Pablo, accanto a Steve McQueen. Tenta i provini per il ruolo di Elaine Robinson ne Il laureato (1967) di Mike Nichols, ma al suo posto viene scelta Katharine Ross. Sarà diretta da Nichols in Conoscenza carnale, dove recita accanto a Jack Nicholson. Ottiene la fama mondiale con Soldato Blu. Intanto la sua vita privata è oggetto di gossip sfrenato: negli anni Settanta si fidanza con il segretario di stato Henry Kissinger. Sfiora un Oscar come migliore attrice non protagonista nel 1979, ma quell’anno vince Meryl Streep per Kramer contro Kramer. Femminista e temeraria, è stata la prima donna a condurre come ospite il celebre show televisivo “Saturday Night Live”. Moglie e madre esemplare: nel 1980 convola a nozze con il regista Louis Malle, da cui ha la figlia Chloe, nata nel 1985. Ma quando il marito si ammala di cancro, lei pur di stargli vicino si prende una pausa dal mondo del cinema, dove fa ritorno nel 1995, a seguito della scomparsa di quest’ultimo. Dal 2000 è sposata con il magnate newyorkese Marshall Rose.

Candice Bergen, 18, Beverely Hills, Calif., daughter of comedian Edgar Bergen, smiles at her reflection as she poses after being names Miss University of Pennsylvania in ceremonies in Philadelphia Nov. 9, 1963. (AP Photo)
Una diciottenne Candice Bergen sorride dopo l’incoronazione come Miss alla University of Pennsylvania, Philadelphia, 9 novembre 1963. (AP Photo)


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Candice Bergen ha incarnato la bellezza anni Sessanta e Settanta (Foto Corbis)


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Tante le pellicole interpretate dalla bionda Candice Bergen, tra le quali Conoscenza carnale e Soldato Blu


Con Mikhail Baryshnikov in "Sex and the City"
Con Mikhail Baryshnikov in “Sex and the City”


Nel 1985 il debutto a Broadway nella commedia nera Hurlyburly dove sostituisce Sigourney Weaver. Nel 1988 recita come protagonista sul piccolo schermo nella serie Murphy Brown, nei panni di una cinica conduttrice televisiva, ruolo per cui vincerà cinque Emmy Awards e due Golden Globe. Nel 2000 recita in Miss Detective, accanto a Sandra Bullock; nel 2002 in Tutta colpa dell’amore, con Reese Witherspoon; nel 2003 in Matrimonio impossibile con Michael Douglas. Dal 2005 al 2008 ha recitato nel serial televisivo Boston Legal. Glaciale come sempre e antipatica, la ritroviamo in Sex and the City nei panni della direttrice di Vogue, Enid Mead, ruolo che sembra cucito su misura per lei.


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Nasceva oggi Audrey Hepburn, intramontabile icona di stile

Occhi da cerbiatto, fisico etereo e un viso che innumerevoli pellicole hanno contribuito ad imprimere in modo permanente nella mente di milioni di persone. Nasceva oggi Audrey Hepburn, mito indimenticabile, icona di stile e di bellezza. All’anagrafe Audrey Kathleen Ruston, la futura diva nacque a Bruxelles il 4 maggio 1929 dall’inglese Joseph Anthony Ruston e dalla sua seconda moglie, la baronessa Ella van Heemstra, un’aristocratica olandese. Non sorprende che in quella figura dal portamento regale e dai modi naturalmente pieni di grazia scorra sangue blu. Il cognome Hepburn fu aggiunto anni dopo dal padre di Audrey. La giovane aveva due fratellastri, Arnoud Robert Alexander e Ian Edgar Bruce, nati dal primo matrimonio della madre, con l’aristocratico olandese Hendrik Gustaaf Adolf Quarles van Ufford. Tra gli avi dell’attrice troviamo personaggi illustri, tra cui Edoardo III d’Inghilterra e James Hepburn, IV conte di Bothwell, quarto Conte di Bothwell, dal quale pare discenda anche Katharine Hepburn.

Il padre di Audrey lavora in una compagnia di assicurazioni britannica ed è costretto a frequenti spostamenti tra Belgio, Paesi Bassi e Regno Unito. Simpatizzante nazista, dopo il divorzio tra lui e la madre di Audrey, avvenuto nel 1935, l’uomo abbandona la famiglia. Per la giovane Audrey è un trauma fortissimo. L’attrice ritroverà più avanti il padre, trasferitosi intanto a Dublino, e lo sosterrà economicamente durante la vecchiaia. Nel 1939 la madre si trasferì insieme ai figli nella città olandese di Arnhem, per cercare di sfuggire agli attacchi nazisti. Qui la piccola Audrey inizia a studiare danza, frequentando il Conservatorio dal 1939 al 1945. Ma nel 1940 Arnhem viene invasa dai tedeschi. Audrey Hepburn durante la guerra cambia il suo nome in Edda van Heemstra, a causa del suono “inglese” del suo vero nome, considerato pericoloso. Nel 1944 la ragazza è divenuta un’étoile e partecipa a spettacoli segreti per raccogliere fondi a favore del movimento di opposizione al nazismo. Nello stesso anno, dopo lo sbarco in Normandia delle forze alleate, i nazisti confiscano le ultime riserve di cibo della popolazione olandese, insieme alle scorte di carburante. Le case sono prive di riscaldamento e le persone continuano a morire per la fame e il freddo. Audrey patisce la fame sulla propria pelle. A causa della malnutrizione sviluppa delle patologie. Il trauma resterà indelebile nella sua memoria e condizionerà le future scelte della diva. Trasferitasi ad Amsterdam, dove continua i suoi studi di danza, nel 1948 parte alla volta di Londra.

Verso il 1944 Audrey era divenuta una ballerina a tutti gli effetti. Partecipava a spettacoli organizzati in segreto per la raccolta fondi a favore del movimento di opposizione al nazismo. Anni dopo disse: «Il miglior pubblico che io abbia mai avuto non faceva il minimo rumore alla fine dello spettacolo[8]». Dopo lo sbarco in Normandia delle forze alleate, la situazione sotto gli occupanti nazisti peggiorò. Durante la carestia dell’inverno 1944, la brutalità crebbe e i nazisti confiscarono le limitate riserve di cibo e carburante della popolazione olandese. Senza riscaldamento nelle case o cibo da mangiare, la popolazione moriva di fame o di freddo nelle strade. Sofferente per la malnutrizione, la Hepburn sviluppò diversi problemi di salute e l’impatto di quei tempi difficili avrebbe condizionato i suoi valori per il resto della vita.

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Audrey Hepburn nacque a Bruxelles il 4 maggio 1929


Audrey Hepburn in "Sabrina" (1954)
Audrey Hepburn in “Sabrina” (1954)


Audrey Hepburn in uno scatto di Mark Shaw, 1953
L’attrice in uno scatto di Mark Shaw, 1953


Audrey Hepburn in una foto di Bud Fraker, 1953
Audrey Hepburn in una foto di Bud Fraker, 1953


(Foto Bud Fraker)
(Foto Bud Fraker)


Dopo un soggiorno di tre anni ad Amsterdam, dove continuò i suoi studi di danza, Audrey Hepburn si trasferì a Londra nel 1948. Qui prese lezioni da Marie Rambert, tra i cui allievi spiccava il famoso ballerino Vaclav Nižinskij. Ma Audrey, troppo alta per gli standard dell’epoca (1 metro e 67) e provata dalla malnutrizione, ha un futuro incerto come étoile. Delusa nel dover accantonare il suo sogno, la ragazza tenta allora la carriera di attrice. Dopo i primi ruoli a teatro, nel 1951 arriva il grande schermo, con il film One Wild Oat. La scrittrice Colette la sceglie per interpretare la protagonista del suo romanzo Gigi, che era stato trasformato in una commedia per Broadway. Grazie a questa interpretazione Audrey Hepburn vince il premio Theatre World Award. Il primo ruolo importante è nel 1952, nel film The Secret People: il ruolo di una ballerina le calza a pennello, in una interpretazione fortemente voluta dalla protagonista del film, Valentina Cortese. Nello stesso anno la Hepburn gira Vacanze romane. Inizialmente il regista Wyler voleva Elizabeth Taylor. Ma qualcosa accadde durante il provino della giovane Audrey Hepburn. La sua innocenza, l’aria buffa e l’espressività del suo volto ammaliano Wyler, che la trova assolutamente perfetta per il ruolo della principessa Anna. Quella giovane attrice, ancora alle prime armi, colpisce anche Gregory Peck, protagonista maschile della pellicola: l’attore chiese che venisse messo in risalto il nome della Hepburn accanto al proprio, dicendosi certo che la giovane avrebbe vinto l’Oscar. E questo fu esattamente quanto accadde di lì a poco. Nel 1954 Audrey Hepburn vinse l’Oscar come migliore attrice protagonista nel suo primo film importante. Inoltre si aggiudicò anche un NTFCC e un BAFTA.


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Il film successivo è Sabrina, di Billy Wilder, accanto a Humphrey Bogart e William Holden. A vestire l’attrice in questo film è Hubert de Givenchy. Sabrina è la storia di una moderna Cenerentola, la parabola di una ragazza semplice che torna da Parigi trasformata in una diva, sofisticata e sicura di sé. La Hepburn riceve una seconda nomination all’Oscar. Non vince ma ormai è nell’Olimpo. Il sodalizio con Givenchy durerà per tutta una vita. Lui, convinto inizialmente di trovarsi davanti Katherine Hepburn, resta affascinato dal fascino della giovane Audrey. Fisico sottile e volto perfetto, Audrey Hepburn incarna una bellezza assolutamente inedita e unica nel panorama degli anni Cinquanta. Non più curve esplosive ma una ventata di freschezza che rivoluziona gli standard dell’epoca. Come la stessa Hepburn dichiarerà, la sua bellezza non è nelle forme ma è nello stile, sofisticato ed iconico. Musa di Givenchy, André Courrèges, Valentino Garavani, viene ritratta dai più grandi, da Richard Avedon all’amico Cecil Beaton, solo per citarne alcuni. Innumerevoli le cover che la immortalano, da Life a Vogue. Nessuna più di lei è entrata nell’immaginario collettivo: dopo tante pellicole, da Cenerentola a Parigi a La storia di una monaca, con cui l’attrice si impone per la sua straordinaria interpretazione, fino a Sciarada, la ritroviamo in tubino nero, filo di perle e coroncina, persa nell’alba newyorkese, che la vede sgranocchiare un croissant sognando davanti alle vetrine di Tiffany. Impossibile immaginare qualcun altro al posto suo per interpretare Holly Golightly: strampalata quanto basta, deliziosamente sopra le righe, ironica ma anche drammatica, vulcanica, semplicemente irresistibile. La classe innata e lo stile che ha fatto storia sono legati indissolubilmente a Colazione da Tiffany, film del 1961 tratto dal romanzo di Truman Capote e diretto da Blake Edwards, che consacra l’attrice come musa di intere generazioni. Presenza fissa dell’International Best Dressed List, Audrey Hepburn è un’icona di stile amata come poche.

Audrey Hepburn ritratta da Bud Fraker, Los Angeles, California,  Aprile 1956
Audrey Hepburn ritratta da Bud Fraker, Los Angeles, California, Aprile 1956


Audrey Hepburn in "Colazione da Tiffany", 1961 (Foto Corbis)
Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”, 1961 (Foto Corbis)


Audrey Hepburn in uno scatto di Bob Willoughby, 1963
Audrey Hepburn in uno scatto di Bob Willoughby, 1963


Foto di Cecil Beaton, 1964
Foto di Cecil Beaton, 1964


Audrey Hepburn Hepburn In ‘Breakfast at Tiffany’s’ 1961 photo bud fraker
Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany” (1961). Foto di Bud Fraker


Innumerevoli sono intanto i premi e riconoscimenti che riceve, mentre gli attori sgomitano per lavorare con lei. Nel 1964 la sua carriera mette a segno un altro successo, con My Fair Lady. Perfettamente a suo agio nel ruolo di Eliza Doolittle, il film musicale ne consacra la fama. Intanto la vita privata non le riserva la stessa felicità: durante le riprese di Sabrina ha una relazione con William Holden, osteggiata dalla casa di produzione, che vietava agli attori legami affettivi. Nel 1954 l’attrice sposa il collega Mel Ferrer. Dopo diversi aborti spontanei dà alla luce il loro unico figlio, Sean, nato a Lucerna il 17 luglio 1960. Nel 1968 divorzia da Ferrer e si unisce in seconde nozze con Andrea Dotti, psichiatra romano. Una gravidanza difficile la costringe a letto fino alla nascita del secondo figlio, Luca, nato l’8 gennaio 1970. Ma anche questo matrimonio fallisce, a cause dei numerosi tradimenti di Dotti. Altre relazioni con Ben Gazzara e Robert Wolders, con cui visse fino alla morte.

L’ultima apparizione sul grande schermo fu nel film di Steven Spielberg Always-Per sempre, nel 1988, dove la Hepburn interpretava un angelo di nome Hap. Negli ultimi mesi della sua vita lavorò in televisione, presentando il programma Gardens of the World with Audrey Hepburn. La prima puntata andò in onda il giorno successivo alla sua morte. Negli ultimi anni della sua breve vita numerosissimi furono i riconoscimenti speciali, tra cui il Golden Globe nel 1990 e, nel 1992, il SAG e il BAFTA alla carriera.
Nel 1992 le venne diagnosticato un cancro al colon in fase terminale. L’attrice morì ad appena 63 anni, il 20 gennaio 1993 a Tolochenaz (Canton Vaud, Svizzera), dove fu sepolta. Lo stesso anno della sua morte, il figlio Sean fondò l’Audrey Hepburn Children’s Fund per favorire la scolarizzazione nei Paesi africani. La diva aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita ad aiutare i bambini africani. Poliglotta e dall’animo nobile, fu nominata ambasciatrice UNICEF. «Chi non crede nei miracoli, non è realista», era solita ripetere. Tante le sue missioni, dall’Etiopia all’America Latina alla Somalia, viaggio che definì apocalittico. Nel 1992 il Presidente degli Stati Uniti, George H. W. Bush, la premiò con uno dei più importanti riconoscimenti attribuibili a un civile statunitense, la Medaglia Presidenziale della Libertà (Presidential Medal of Freedom), per il suo impegno con l’UNICEF. Nel 2011, i figli Sean e Luca hanno promosso in Italia il club di donatori UNICEF Amici di Audrey.


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