L’infanta di Spagna ispira Jonathan Simkhai

Folclore, sfarzo, suggestioni couture e charme in passerella da Jonathan Simkhai, che ha sfilato nell’ambito della fashion week newyorkese con una collezione che intende restituire il potere alle donne. Lo stilista sdogana apertamente un neo femminismo che trova un manifesto non solo nel mood che ispira la sfilata ma persino nella t-shirt cadeau ricevuta da ogni ospite del front-row: qui campeggia la scritta FEMINIST AF. L’iconica t-shirt è in vendita a 95 dollari sul sito web del brand: tutti i ricavi saranno devoluti a Planned Parenthood, organizzazione mondiale che libera la genitorialità da ogni tabù. Ambientata in una Spagna nobiliare, tra matador, cattedrali e citazioni escatologiche, la sfilata di Jonathan Simkhai unisce il glamour europeo a note couture, per capi luxury che non lesinano in citazioni folcloristiche: le tradizioni della Spagna, dalla corrida al flamenco, divengono ispirazione prediletta per una collezione ad alto impatto scenografico. Largo a ricami e passamanerie che impreziosiscono capi preziosi dall’allure esotica: apre il défilé Rome Strijd, angelo di Victoria’s Secret che sfoggia qui un bolero con preziosi ricami. Non mancano pantaloni sartoriali da indossare con giacche da matador in black & white, pizzo all over e capi da red carpet impreziositi da cristalli che ricordano una Infanta spagnola in chiave contemporanea. Tripudio di satin e dettagli in pelliccia, sensualità nelle bluse in chiffon tra inediti giochi di trasparenze e romanticismo nelle balze. Ecco infine fare capolino bluse da indossare con i jeans strappati, unico dettaglio streetwear in una collezione in cui il lusso sembra predominante. Una riuscita prova stilistica per il designer, che appena sette anni fondava il suo brand eponimo.

Alexander Wang: cinquanta sfumature di nero

Note dark sfilano in un teatro fatiscente di Harlem: non è un film ma la sfilata autunno/inverno 2017-2018 di Alexander Wang, che ha incantato le passerelle newyorkesi con teatralità e suggestioni gotiche unite allo sportswear d’ordinanza. L’Hamilton Theater sulla 146esima è la location scelta dallo stilista per la sfilata della collezione per la prossima stagione invernale. In un’oscurità in cui è difficile distinguere anche solo le sagome, sfila una donna consapevole e grintosa, che non lesina in mise caratterizzate da black all over: proprio il nero diviene protagonista assoluto di una collezione iconica, che vede sfilare una inedita dark lady stretta in capi dal mood monacale intriso di sapienti tocchi sporty-chic. Le silhouette spaziano dallo skinny di tute dal piglio grunge alle proporzioni oversize di cappotti sartoriali in nero o principe di Galles. Il check impreziosisce capispalla e tute che esaltano la silhouette femminile: non mancano tocchi fetish nei capispalla e nei pantaloni in pelle nera, tra cut out in stile Nineties, che creano inediti nude look e trasparenze ardite. Femminilità e mistero avvolgono la donna immaginata da Wang, una rocker aggressiva che si trasforma poco dopo in una dark lady sulfurea. Austerità e note underground caratterizzano l’intero défilé, che vede la mancanza dell’after party, come recita l’invito e lo slogan sulla maglia indossata dallo stesso Wang a fine sfilata. La notte diviene protagonista, coi suoi bagliori sulfurei e i tessuti metallizzati: aggressiva e potente, la donna Wang indossa borchie e catene come chocker, tra citazioni punk e charme maudit. Tra note streetwear e tocchi gold, sfila l’estetica potente vibrante tipica dello stilista statunitense. In passerella si alternano top model del calibro di Bella Hadid e Kendall Jenner, autorevoli interpreti dello stile iconico del brand e muse di Wang.

L’eccentrica lady di Jonathan Saunders per Diane von Furstenberg

Versatile ed eccentrica la collezione presentata da Diane von Furstenberg nell’ambito della New York Fashion Week. Jonathan Saunders non lesina in audacia e colore, per un autunno/inverno 2017-2018 che vede un tripudio di stampe otpical: il colore diviene protagonista assoluto, tra fur coat in nuance vitaminiche e grafismi caleidoscopici. “Nel realizzare questa stagione, ho continuato il processo già iniziato nella prima collezione”, ha dichiarato lo stilista. “Un mix eclettico di materiali, pattern audaci ed un senso di comodità”, ha continuato Saunders. Lo stilista ha riportato in auge lo spirito primigenio con cui Diane von Furstenberg diede vita al brand omonimo: la celebre inventrice del wrap dress, donna spumeggiante ed eclettica protagonista del jet-set internazionale, rivive oggi nella nuova collezione firmata da Saunders. Comodità ma non certo discrezione nei capi dai grafismi optical da indossare sotto pellicce declinate in tinte neon: energetica e vitaminica la palette cromatica, che non lesina in pattern audaci e materiali di vario tipo. Pioniera di un’estetica che unisse comfort a stile, Diane von Furstenberg ha sempre creduto nel potere della moda, tra collezioni iconiche e charme indimenticabile. Twill in seta e paillettes, tocchi fur e stampe patchwork costituiscono il fil rouge della collezione, che trae ispirazione dalla cultura africana e da quella giapponese, tra vivace esotismo e le immancabili citazioni Seventies. Dopo aver sperimentato un innovativo modello di wrap dress, che ricorda da vicino il kimono orientale, Saunders continua in questa stagione con le sue avvincenti costruzioni. Cura certosina è riservata ai tagli e al comfort, per un’allure rilassata e sensuale, da sempre cifra stilistica del brand. Non manca un tocco glam, per una donna che non teme di osare. Lo stilista ha dichiarato anche di essersi ispirato al libro “Idols” di Gilles Larrain (1973): un’apologia di foto eccentriche dell’entourage del fotografo, tra trasgressione e colore. L’eccentricità domina l’intera collezione disegnata da Saunders, per capi iconici, come la giacca in pelliccia blu elettrico da indossare su un wrap dress animalier e pantaloni brillanti o ancora il pigiama palazzo da indossare con bomber.

Le mille e una notte sfilano sulla passerella di Sachin & Babi

Raffinati giochi stilistici in bilico tra suggestioni luxury e multiculturalismo caratterizzano la collezione autunno/inverno 2017-2018 Sachin & Babi, che ha sfilato sulle passerelle newyorkesi. Un sincretismo tra cultura britannica e cultura indiana dà vita ad un défilé ricco di pathos ed eleganza: è il Raj britannico ad influenzare l’intera collezione, tra l’opulenza di abiti da cocktail e da sera. Sachin e Babi Ahluwalia si ispirano all’India nel periodo compreso tra il 1858 e il 1947: l’impero anglo-indiano funge da ispirazione per un défilé intriso di note couture e lusso allo stato puro. Sfarzo e tessuti preziosi caratterizzano una stagione in cui la femminilità diviene centrale: tripudio di taffetà dorato su abiti da sera impreziositi da cascate di Swarovski, elogio di uno stile sofisticato ed evergreen nei capi in mikado di seta dalle costruzioni ardite ed architettoniche. Largo a volumi scultorei e romanticismo, tra decorazioni preziose, ricami e passamanerie timeless. La donna che calca la passerella ricorda una principessa indiana, tra gioielli tipicamente indiani che ornano la fronte e suggestioni orientali che rimandano alle Mille e una notte. Teatrale e sontuosa la donna Sachin & Babi percorre la passerella sfoggiando gonne in taffetà e stampe raffiguranti la rosa inglese, quasi un blasone che fa capolino da maglie semplici indossate con enormi gonne dai volumi teatrali. Largo a lunghi abiti in pizzo multicolor, tra nude look e maniche a velo, ma anche decorazioni gioiello che impreziosiscono sete e raso di seta per capi scultura e infine stampe optical a contrasto. Non mancano note romantiche, come il lungo abito da sera rosa in pizzo, o ancora il nero tempestato da rose. Suggestiva l’ispirazione alla base della collezione, che ripercorre i tratti peculiari della cultura indiana e lo spirito di conquista del colonialismo britannico. Una magistrale interpretazione per un’avvincente sfilata.

La nuova femminilità di 3.1 Phillip Lim

Colorata, romantica ed energetica la collezione 3.1 Phillip Lim, che ha sfilato nell’ambito della fashion week newyorkese. In un clima politico in cui quasi tutti gli stilisti hanno scelto di dare voce a quel sogno americano che sembra essersi dissolto in una logica imperante che tende all’esclusione, la donna diviene simbolo di una rivoluzione da cui ripartire per un futuro diverso. Phillip Lim interpreta il mood imperante con una collezione che sembra puntare al colore, in un clima effervescente. “Ho lavorato sull’idea di un nuovo romanticismo, colore, curiosità e coraggio, per realizzare capi che le donne possano volere”. Femminilità unita a suggestioni sportswear per una collezione ricca di spunti: in passerella si alternano tailleur pantaloni dalle proporzioni oversize e dalle tinte fluo. Largo a rosa all over tra pantaloni morbidi e maglioni impreziositi da stampe oblique ed inserti che sbucano da knitwear pregiato. Non mancano inoltre sapienti note tailoring tra cappotti e blazer. La palette cromatica vede una predilezione anche per il nero, meglio se spezzato da tocchi argentati, a partire dalle scarpe. Note moderniste nelle decostruzioni ad effetto e nei gioielli dal mood futurista. Romanticismo e forza si uniscono in una collezione che rimanda ad un concetto di femminilità quasi in disuso, specie nei bustier e nei corsetti in pelle, audaci e sexy. Largo invece a note maschili nei pantaloni e nelle giacche bomber in pelle. Uno styling intelligente mixa con nonchalance suggestioni e stili eterogenei: il risultato è una collezione curiosa, che trae ispirazione da un’estetica fortemente personale ma mai scontata. Dimenticate trend banali, qui il punto di partenza è la donna, con i suoi bisogni e i suoi desideri. Nuova protagonista indiscussa di 3.1 Phillip Lim la donna diviene il fulcro della collezione per la prossima stagione invernale, in bilico tra ieri ed oggi, auspicando un futuro rosa.

Note gipsy ed ispirazioni grunge in passerella da Nicole Miller

Giovane e divertente la collezione di Nicole Miller, che ha sfilato nell’ambito della fashion week newyorkese. La stilista ha dato vita ad una sfilata interessante, per un autunno/Inverno 2017-2018 che vede una inedita fusione di elementi gipsy e citazioni grunge. La stilista unisce motivi dal sapore mistico a note streetwear, in un continuo gioco di rimandi e sovrapposizioni. Le carte dei tarocchi, costellazioni, dragoni e ancora fiori ed api sono i motivi che impreziosiscono maglie, t-shirt e minidress, facendo capolino attraverso decorazioni in cristalli e paillettes. Largo a cardigan minimali, animalier all over per abiti sartoriali e strutturati con maniche a sbuffo, black all over con applicazioni gioiello su mini dress monospalla: tripudio di stampe jacquard e tessuti preziosi da abbinare a parka camouflage e capispalla dalle note sporty. In passerella sfila una parata di capi di stile diverso, per una ragazza eclettica e dalla personalità spumeggiante: paillettes all over impreziosiscono magliette semplici da abbinare a jeans strappati, mentre simboli mistici fanno capolino da bomber asimmetrici. La collezione è pervasa da uno spirito gitano, che utilizza simboli arcaici ed esoterici sdoganandoli come nuovi must have, piccole decorazioni preziose perfette per dare colore ai capi scuri. Se talvolta il mood prevalente nel défilé sembra scadere nel kitsch, tuttavia la collezione è intrisa da uno spirito giovanile e divertente.

Sfila a New York la moda politicheggiante di Tome

Sofisticata, grintosa e sicura di sé la donna Tome, protagonista della settimana della moda di New York: una collezione autunno/inverno 2017-2018 pervasa da note minimali e mirabolanti virtuosismi stilistici, tra tocchi surrealisti e messaggi di natura politica. Ryan Lobo e Ramon Martin traggono ispirazione dalle Guerrilla Girls, gruppo di artiste e attiviste politiche neo femministe famose per indossare maschere raffiguranti volti di gorilla per mantenere l’anonimato. Sfilano in passerella camicie originali, impreziosite da zip oblique ed indossate su gonne con spacco inguinale. Sensualità in pillole per una collezione che riesce contemporaneamente ad attingere al guardaroba maschile e alla corsetteria, tra accenni lingerie e citazioni surrealiste: le giacche sono impreziosite da accenni di pelliccia e decorate con motivi che omaggiano la corrente surrealista, come la clessidra ecc. Non mancano capi in blocchi cromatici, caratterizzati da ardite stampe e grafismi, in una collezione pensata per esaltare la silhouette femminile. “I corpi delle donne sono sotto attacco”, ha commentato Ramon Martin, creatore di una collezione che si pone come sussidiario visivo alla tematica del diritto di scelta da parte delle donne. Il duo di creativi omaggia le Guerrilla Girls attraverso il motivo iconico della banana, che fa capolino sul retro di giacche in pelle. “Siamo stati ispirati dal modo in cui loro riescono ad incanalare la frustrazione, il terrore, la protesta e l’agitazione tramite l’ironia che pervade il loro lavoro”, ha dichiarato Martin, citando anche altre artiste femministe, come Dorothea Tanning, Alina Szapocznikow e Louise Bourgeois, che sono servite ai due stilisti come riferimenti addizionali per una collezione che esalta l’essere donna. Il duo creativo ha inoltre rispolverato alcune idee delle passate collezioni, come i cappotti in plastica creati per la collezione primavera/estate 2014. Una sfilata che si è meritata una standing ovation.

L’estetica bohémien di Erin Fetherston

Suggestioni etniche si uniscono a riferimenti urban in una collezione che elogia la femminilità: Erin Fetherston si rivolge ad una moderna globetrotter in una collezione ricca di ispirazioni multiformi, per un autunno/inverno 2017-2018 pieno di stimoli. Sulla passerella newyorkese tripudio di citazioni marocchine ed indiane per pattern preziosi che vengono sapientemente mixati con influenze urban: Erin Fetherston ci porta in un inedito giro per il mondo, in bilico tra culture diverse. Un melting pot culturale traslitterato in chiave luxury, per un’estetica chic e femminile. Un mix & match di ispirazioni multiformi dà vita ad una collezione pensata per una donna in carriera, amante dei viaggi e desiderosa di ampliare i propri orizzonti culturali attingendo alle tradizioni di altre etnie.
Non mancano note folk declinate in chiave metropolitane, tra echi marocchini che sbucano soprattutto nella palette cromatica, che abbraccia tonalità speziate come la paprika: tripudio di opulenza nelle stampe che strizzano l’occhio all’India, mentre le scarpe traggono ispirazione dal Nord Africa. Un guardaroba affascinante ed ipnotico, quello sdoganato da Erin Fetherston, tra maxi dress e tuniche dal piglio coloniale, e pantaloni a gamba larga di ispirazione boho-chic. La stilista riserva attenzione certosina ai dettagli, anch’essi declinati in chiave etnica, per quanto bilanciata da pezzi di netta ispirazione urban, come abiti in velluto dalle silhouette rilassate e maglioni a collo alto indossati con pantaloni in maglia. L’intera collezione è pervasa da uno charme bohémien che sembra fare riferimento agli anni Settanta: tuttavia la designer non si perde in sterili echi nostalgici ma rielabora le ispirazioni in una collezione elegante e sofisticata, pensata per una donna moderna.

Sfila a New York il gotico grunge di Adeam

Si ispira al Giappone underground la collezione Adeam per l’autunno/inverno 2017-2018: sulla passerella della fashion week newyorkese sfilano inedite citazioni che evocano certe subculture nipponiche, come il Gothic & Lolita, una Street culture giapponese radicata in suggestioni vittoriane ed eduardiane. Una moda creata per esaltare l’individualismo, intrisa da uno spirito punk che conferisce note suggestive ad un défilé dal finale a sorpresa: l’artista giapponese Kavka Shishido chiude lo show con un abito in stile eduardiano arricchito da richiami punk, prima di dare vita ad una performance live esibendosi con la batteria. La designer Hanako Maeda torna spesso sulla sua Heritage e questa stagione lo fa scegliendo di diffondere un messaggio ben preciso, che celebra la bellezza della diversità. Pochi brand possono vantare un’evoluzione stilistica del calibro di Adeam, che, stagione dopo stagione, è riuscito ad imporsi con uno stile iconico, senza perdere di vista l’estetica originaria della maison. Largo a maniche dai volumi esasperati, smoking dal piglio gotico e dall’austerità vittoriana, tra perle che fanno capolino dalle maniche delle giacche ed accessori preziosi. Non mancano sovrapposizioni ed asimmetrie per conferire alla collezione uno spirito ribelle e sovversivo, a partire da certi cappotti sartoriali dalle note army-chic, sapientemente destrutturati, o ancora nelle mirabili interpretazioni in chiave moderna dello stile vittoriano, tra pizzo all over e caleidoscopici ricami. Onirica e suggestiva la donna di Adeam, che calca la passerella indossando abiti a stampa floreale declinati in una palette cromatica dark, tra viola all over e nero. Non mancano inediti virtuosismi stilistici come nei cappotti con maniche in pelliccia oversize o nelle decorazioni ricamate che fanno capolino da preziosi abiti in black. Sofisticata e tragica la donna che sfila per Adeam, in un crogiolo di ispirazioni, in bilico tra passato e presente.

Note floreali in passerella da La Perla

Tripudio di pizzi per mirabolanti giochi di seduzione sulla passerella di La Perla: Julia Haart sceglie di ispirarsi ai giardini inglesi, lavorando su motivi floreali che arricchiscono di suggestioni la collezione autunno/inverno 2017-2018. Sensualità e sex appeal dominano sulla passerella, che ha visto tra le star Naomi Campbell e Kendall Jenner: alla sua seconda stagione alla direzione creativa del colosso di lingerie, Julia Haart elabora un’estetica dalle suggestioni botaniche e bucoliche, tra muschio aromatico ed edera lussureggiante che fa capolino dalla location scelta per il défilé. Una passerella decorata con erba e muschio vede sfilare una donna che ricorda una ninfa silvestre in chiave sexy. Intervistata prima della sfilata, la designer ha dichiarato di essersi ispirata alla natura concepita ed interpretata da diversi stilisti nel corso della storia. “Dal pittore pre-raffaellita Lawrence Alma-Tadema ad artisti modernisti come Georgia O’Keeffe, il concetto era la natura vista dagli occhi dell’essere umano, con colori vibranti, calore e sensualità”, così ha commentato Julia Haart. La stilista sceglie non a caso di riprodurre nella location i mirabili giardini inglesi, disordinati ed incolti per definizione, a differenza di quelli francesi. Lavorando su motivi floreali che evocano un’inedita joie de vivre unita ad una certa spensieratezza, la collezione La Perla si ispira ad una donna sexy e disinibita, che ama la natura ed il proprio corpo, di cui conosce pregi e difetti. Apre il défilé la statuaria Naomi Campbell, stretta in una sottoveste blu in pizzo e raso, indossata sotto un cappotto vestaglia in pizzo macramè: un outfit perfetto per accogliere il proprio amante in camera da letto, per una mistress sofisticata. Una parata di top model si alterna sulla passerella, da Isabeli Fontana a Sasha Pivovarova a Joam Smalls: tripudio di corsetti audaci e languidi neglige declinati in pizzo e decorazioni floreali. Largo anche a stampe tartan, tra gonne in lana e minidress in seta, che sembrano usciti dal film cult anni Novanta Clueless. Largo a silhouette morbide impreziosite da interti in tulle e trasparenze audaci in un caleidoscopico gioco di pizzi e cut out ad alto tasso di seduzione. Kendall Jenner chiude la sfilata stretta dentro un lungo abito da sera in pizzo metallizzato in oro, che lascia davvero poco all’immaginazione, specie sul retro. “Le donne hanno le curve più belle”, ha detto la stilista. “Godiamocele”.

L’irriverente idolatria di Jeremy Scott

Irriverente, provocatoria, a tratti dissacrante: la collezione autunno/inverno 2017-2018 di Jeremy Scott è riuscita anche questa volta a monopolizzare l’attenzione della fashion week newyorkese. Lo stilista sceglie come figure di riferimento cui ispirarsi icone del calibro di Elvis, Michael Jackson e Gesù Cristo, in bilico tra glam e suggestioni escatologiche. L’enfant terrible della moda americana sceglie l’idolatria come punto di partenza della sfilata, in un crogiolo di ispirazioni e citazioni che spaziano dalla Barbie doll al glam anni Settanta, dalla femminilità Fifties alla religione: ecco l’iconografia di Gesù fare capolino da t-shirt e felpe, mentre abitini più simili a babydoll sdoganano lo slogan “l’amore puzza”. Largo a pellicce in tinte neon che profumano di Seventies, tra capelli rosa shocking e citazioni glam rock; apre la sfilata una Gigi Hadid strizzata in completi da cow girl, tra ironia all over ed idolatria. Nel front row spiccano Kylie Jenner e Sofia Richie. Sfilano note animalier e glitter all over, tra calze a rete e tocchi fur: la palette cromatica abbraccia le tonalità baby. In passerella sfila una party girl strizzata in iconici capisaplla glitterati, tra pelliccia e mini dress iconici tempestati di paillettes e pelle nera dal mood aggressive: opulenza ed overdressing negli sfarzosi capispalla con inserti di pelliccia, tra stampe leopardate e velluti preziosi. Non mancano come di consueto le stampe cartoon, cifra stilistica di Jeremy Scott, e capi che evocano innocenza giovanile, come le ciglia finte disegnate sugli occhi delle modelle. Jeremy Scott non si smentisce nemmeno stavolta, portando una ventata di aria fresca sulle passerelle della Grande Mela.