Nuovo trailer per Kubrick in occasione del 50° anniversario di 2001: Odissea Nello Spazio

Sullo schermo dell’ Uptown Theatre di Washington D.C., 50 anni fa veniva proiettato quello che sarebbe stato uno dei film più rinomati del grande Stanley Kubrick. Era il 2 aprile 1968 e 2001: Odissea Nello Spazio non fu particolarmente apprezzato dal pubblico e da alcuni dei critici più di spicco di quei tempi.


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Dopo tre mesi di assoluto isolamento, Kubrick ha presentato al grande schermo un progetto visionario destinato a influenzare e segnare profondamente la storia del cinema, appropriandosi della fantascienza e servendosi di innumerevoli effetti sonori e visivi.  Il regista ha commentato il suo lavoro con queste parole: “Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico e allegorico del film. Io ho cercato di rappresentare un’esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell‘inconscio“.


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Oggigiorno, può essere interpretato come una riflessione esistenziale alla luce degli eventi che caratterizzarono profondamente il ‘68. Woody Allen ne rimase sconvolto in positivo: “La prima volta al cinema, ne restai deluso. L’ho rivisto tre o quattro mesi dopo e mi è piaciuto. Qualche anno più tardi ho pensato: sensazionale! Una delle poche volte nella vita in cui ho capito che l’artista è molto più avanti di me.”


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In occasione del Festival di Cannes 2018, il 12 maggio il capolavoro di Kubrick verrà proiettato in una versione completamente restaurata in forma analogica e in 70mm a cura del grande estimatore di Stanley, Christopher Nolan. La signora Kubrick, ha detto: “Sono lieta che 2001: Odissea nello spazio sia ridistribuito in 70mm e che Cannes abbia scelto di rendergli omaggio. Se Stanley fosse vivo oggi, ammirerebbe i lavori di Christopher Nolan. Quindi, da parte della famiglia di Stanley, ringrazio personalmente Christopher per il supporto al film”


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Un astro nascente

Un fiore dal profumo inebriante sbocciato immediatamente. Questa potrebbe essere una delle definizioni più calzanti per la famosa attrice statunitense Jennifer Lawrence. In occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche del nuovo film intitolato Joy, a partire da giovedì 28 gennaio, ripercorriamo le tappe fondamentali della breve, ma già intensa carriera di uno dei talenti più puri della scuderia hollywoodiana.

Jennifer Lawrence nasce a Louisville (Kentucky) il 15 agosto 1990. All’età di 14 anni convince i suoi genitori, Karen e Gray Lawrence, a condurla a New York per trovarle un agente ed intraprendere così la carriera di attrice.

L’esordio assoluto avviene con le serie tv TBS The Bill Engvall Show, grazie alla quale, per il ruolo interpretato, ottenne uno Young Artist Awards, e Cold Case – Delitti irrisolti.

Il 2008, invece, segna il debutto ufficiale sul grande schermo con le pellicole Garden Party e The Burning Plain – Il confine della solitudine, con Kim Basinger e Charlize Theron. In virtù di quest’ultima opera, la Lawrence riuscì ad aggiudicarsi il Premio Marcello Mastroianni in occasione della 65° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Nello stesso anno comparve nel film The Poker House ed anche in questa circostanza fu premiata ai Los Angeles Film Festival.

Il successo è dietro l’angolo ed arriva puntuale a partire dal 2010. Il film Un gelido inverno consacra definitivamente il talento cristallino di un astro nascente del cinema in procinto di spiccare il volo nell’olimpo di Hollywood.

Jennifer Lawrence in una scena tratta dal film Un gelido inverno
Jennifer Lawrence in una scena tratta dal film Un gelido inverno


Per aver ricoperto il ruolo della protagonista Ree Dolly, Jennifer Lawrence conseguì numerosi riconoscimenti dalla critica, tra cui il National Board of Review Award per la miglior performance rivelazione femminile, nonché una nomination all’Academy Award nella categoria “miglior attrice protagonista” nel gennaio 2011.

Il 23 marzo 2012 esce nelle sale Hunger Games, tratto dall’omonimo romanzo best-seller di Suzanne Collins, in cui la Lawrence recita al fianco di Josh Hutcherson, Liam Hemsworth e del cantante rock Lenny Kravitz.

Hunger Games
Hunger Games


Per interpretare al meglio la parte della protagonista Katniss Everdeen ,l’attrice americana si prodigò in un duro allenamento che prevedeva esercizi acrobatici, tiro con l’arco, arrampicate sugli alberi e le rocce, combattimenti, corsa, parkour, pilates e yoga. La pellicola fu un vero successo ed incassò ben 152,5 milioni di dollari in soli tre giorni.

La scalata verso la gloria continua con il ruolo di Mystica nel film X – Men – L’inizio, il prequel della celebre saga degli eroi mutanti degli X – Men, coadiuvata, tra gli altri, da James McAvoy e Michael Fassbender.

Jennifer Lawrence nel ruolo di Mystica per il film X - men - L'inizio
Jennifer Lawrence nel ruolo di Mystica per il film X – Men – L’inizio

 

Coppia fissa

Nel corso della sua brillante e vincente carriera, Jennifer Lawrence ha recitato più volte a fianco del noto attore statunitense Bradley Cooper.

Bradley Cooper e Jennifer Lawrence
Bradley Cooper e Jennifer Lawrence


È il caso, per esempio, dell’opera intitolata Una folle passione, uscita nelle nostre sale cinematografiche il 30 ottobre 2014 e tratta dal romanzo omonimo di Ron Rash, con la regia di Susanne Bier.

Scena tratta dal film Una folle passione
Scena tratta dal film Una folle passione


La fama internazionale, tuttavia, giunge nel novembre 2012 con Il lato positivo, grazie al quale si aggiudicò un Oscar, un Golden Globe e altri riconoscimenti come miglior attrice.

Bradley Cooper e Jennifer Lawrence in una scena del film Il lato positivo
Bradley Cooper e Jennifer Lawrence in una scena del film Il lato positivo


Il suo sodalizio professionale con Bradley Cooper si rafforza e ne viene inaugurato un altro, quello con il regista David Owen Russell.

Il terzo film in compagnia di Bradley Cooper e il secondo con Russell in cabina di regia è American Hustle – L’apparenza inganna, con Christian Bale, Amy Adams e Jeremy Renner. La pellicola è uscita nelle sale italiane il 1° gennaio 2014.

Il cast di American Hustle
Il cast di American Hustle

 

Joy

A partire da giovedì 28 gennaio, grazie alla 20th Century Fox, sarà possibile prendere visione dell’ultimo film con protagonista Jennifer Lawrence, Joy, affiancata da Robert De Niro e, ovviamente, da Bradley Cooper e dalla regia di David O. Russell.

Jennifer Lawrence nel nuovo film di David O. Russell "Joy"
Jennifer Lawrence nel nuovo film di David O. Russell “Joy”. Sullo sfondo Robert De Niro


La pellicola racconta la storia di Joy Mangano, una sorta di Cenerentola moderna sognatrice. Alle prese con la superba e prepotente sorellastra, la ragazza trascorre le sue giornate a pulire casa con uno straccio. Tuttavia, incredibilmente, sarà proprio il brevetto di un semplice e banale panno per pavimenti che condurrà Joy fuori dalla sua insignificante esistenza. Ma la strada per il successo si rivelerà irta d’ostacoli e problemi da superare, un costante slalom tra tradimenti, delusioni ed umiliazioni…

Joy è una commedia drammatica a tinte fiabesche caratterizzata da una voce fuori campo che accompagna lo spettatore nei meandri della vicenda. Se qualcuno dovesse etichettare la nuova fatica di David O. Russell come una soap opera non andrebbe molto lontano dalla realtà. Il linguaggio tipicamente televisivo, infatti, regna sovrano e la scena in cui il producer Neil Walker (Bradley Cooper) spiega a Joy (Jennifer Lawrence) il controverso mondo delle televendite funge da testimonianza principale.

Per questo motivo l’amalgama tra la favola della ragazza che non ha mai smesso di sognare e che riesce a costruire dal nulla un impero imprenditoriale, e l’immaginario collettivo cinematografico non trova una sostanziale coesione strutturale. Nonostante ciò, la prova attoriale di Jennifer Lawrence risulta, come sempre, di ottima fattura.

Il fiore del Kentucky continua a sbocciare…

Steve Jobs: la rivoluzione dell’informatica

Il 5 ottobre 2011 scomparve Steve Jobs, noto fondatore della Apple Inc., nonché inventore del mouse, delle icone, dell’iPhone, dell’iPod e dell’iPad. Un imprenditore visionario che ha saputo ispirare il genio creativo del regista inglese Danny Boyle. Nasce così Steve Jobs – Il film, fresco d’uscita nelle sale cinematografiche italiane grazie alla Universal Pictures. Un’opera biografica con un cast d’eccezione, in cui spicca Michael Fassbender nei panni del compianto informatico statunitense.
 

 
Siamo nel 1984 e il conto alla rovescia per il lancio del primo Macintosh è partito. Quattro anni più tardi toccherà al NeXT, mentre nel 1998 sarà la volta del iMac. Costantemente accompagnato dalla fedelissima Joanna Hoffman (Kate Winslet), Steve Jobs (Michael Fassbender) dovrà affrontare gli imprevisti dell’ultimo momento, i classici ed immancabili contrattempi che puntualmente fanno la loro comparsa sotto le sembianze di alcuni personaggi: Lisa, la figlia diciannovenne (Perla Haney-Jardine), Chrisann Brennan, madre di Lisa (Katherine Waterston), Steve Wozniak, il partner da sempre collaboratore fin dagli inizi di Los Altos (Seth Rogen), John Sculley, amministratore delegato della Apple (Jeff Daniels) ed Andy Hertzfeld, l’ingegnere del software (Michael Stuhlbarg).
 
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Il film di Danny Boyle (di cui ricordiamo Trainspotting, The Millionaire e 127 ore) è dotato di un’ottima ed intuitiva idea grafica. D’altra parte non poteva essere altrimenti, dato che stiamo parlando di un inventore informatico che ha fatto dell’anomalia il suo credo principale. Ispirato alla biografia di Walter Isaacson, Steve Jobs – Il film è altresì basato sul punto di vista del drammaturgo Aaron Sorkin, il quale, lungi dal raccontare la classica storia a tutti già nota del successo professionale affiancato dagli insuccessi nel campo privato, mischia le carte in tavola, mettendo in primo piano il successo umano ottenuto attraverso numerose fatiche e inanellando diversi momenti di decadenza personale, rappresentata da sogni andati in frantumi e addirittura da umiliazioni pubbliche. Tutto ciò non deve farci ingannare. Steve Jobs è un uomo caparbio, arrogante e anticonformista. Egli è altresì perfettamente consapevole dei suoi limiti e dei lati deboli del suo carattere, ma altrettanto saldo nei suoi difetti. Tuttavia, proprio grazie a queste qualità e a questi lati negativi della sua personalità, egli riuscì a creare prodotti imperituri e rivoluzionari. È proprio in questo contesto che Jobs viene dipinto come un leader a cui non interessa il gradimento della folla. Per lui ciò che conta è lasciare un segno indelebile nella storia. In fin dei conti il popolo, col passare del tempo, capirà, e Lisa, in rappresentanza della critica del volgo, farà lo stesso.
 
La pellicola è completamente ambientata dietro le quinte. Attraverso le lenti degli occhiali del protagonista Michael Fassbender, il pubblico prenderà visione di un artista le cui doti personali hanno fatto la differenza nel mondo dell’informatica. Steve Jobs era un mix di tecnica e capacità interpretativa, una sorta di direttore d’orchestra in grado di far suonare ogni singolo strumento in perfetta armonia con la propria concezione dell’arte.

 

Approfondimenti e curiosità
 

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Steve Jobs (24/02/1955 – 5/10/2011)

 
Steven Paul Jobs nacque a San Francisco il 24 febbraio del 1955. Egli fondò la Apple Inc. e la società NeXT Computer. Fu inoltre amministratore delegato di Pixar Animation Studios (prima dell’acquisto da parte della Walt Disney Company). Una delle sue invenzioni più importanti e rivoluzionarie fu l’”Apple Lisa”, il primo Pc dotato di mouse. Jobs fu uno dei primi informatici ad intuire le diverse funzionalità e potenzialità del mouse e dell’interfaccia a icone presenti sui Xerox Star arrivando a realizzare il Macintosh.
 
Il 2003 segna l’inizio della parabola discendente della salute di Steve Jobs. A causa di una rara forma di tumore maligno al pancreas da poco riscontrata, egli sviluppò il diabete di tipo 1, lasciando temporaneamente il posto di amministratore delegato di Apple a Tim Cook per circa due mesi.
 
Nell’aprile del 2009 Jobs subì un trapianto di fegato nel Tennessee.
 
Il 17 gennaio 2011 Apple annunciò che Jobs aveva richiesto un nuovo congedo medico.
 
Il 5 ottobre dello stesso anno, a soli 56 anni, Jobs morì a causa di una recrudescenza del carcinoma con conseguente arresto del sistema respiratorio.
 
Il 12 febbraio 2012, in occasione della cerimonia di consegna dei Grammy Awards, la National Academy of Recording Arts and Sciences insignì Steve Jobs con un’onorificenza ufficiale postuma per aver fortemente contribuito alla creazione di prodotti e tecnologie che hanno saputo trasformare le modalità di ascoltare la musica, guardare la televisione e i film e leggere i libri.

L’omosessualità ai giorni nostri

Proviamo a chiudere gli occhi per un istante ed immaginare una società priva di pregiudizi e preconcetti morali. Sarebbe un autentico paradiso terrestre, in cui ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero senza il timore d’incappare in assurdi giudizi, offese o accuse gratuite. Purtroppo però, una volta riaperti gli occhi, ecco di nuovo l’anacronistica e retrograda società civile odierna, densa d’ipocrisia, falsità, buonismo e prevaricazione. In un mondo come quello attuale una delle sfere messe maggiormente a repentaglio è sicuramente quella sessuale. È incredibile che ancora oggi, nel 2016, ci siano persone che intendono l’omosessualità come uno stato d’inferiorità o, in taluni casi, persino come una malattia da curare.

 

Riavvolgendo il nastro della storia, pongo alla vostra attenzione alcuni celebri personaggi che hanno saputo scrivere pagine indelebili nell’ambito della politica, della filosofia, dell’arte, della letteratura o della musica: Alessandro Magno, Giulio Cesare, Socrate, Leonardo da Vinci, Oscar Wilde e Freddy Mercury. Per chi non lo sapesse, ognuno di loro era omosessuale. Sono tutti personaggi dotati di un talento immenso, ma chissà perché nel momento in cui si viene a sapere della loro identità sessuale qualcosa viene a mancare. Per carità, rimangono delle grandi figure, ma il loro apprezzamento da parte del volgo moderno diminuisce drasticamente. Immaginate una persona che, riferendosi ad esempio al grande Freddy Mercury, leader della storica rock band dei Queen, pronunci queste parole: “ Si, bravo cantante, grande carisma, però era gay…”. E quindi? Dov’è il problema? Come se essere gay andasse ad inficiare sulla personalità o sulle capacità proprie di una persona.

 

L’Italia, come sempre, non può mancare all’appello. Il nostro Paese vanta una nutrita schiera di bigotti e benpensanti. D’altra parte c’è il Vaticano. Come si può pensare ad un rapporto d’amore se non quello tra un uomo ed una donna. Tutto il resto è contro natura. Potremmo controbattere questa tesi affermando che, statistiche alla mano, circa il 70% degli appartenenti al clero di Roma è stato accusato di atti di pedofilia o omosessuali, ma questa è un’altra storia.

 

Il concetto chiave su cui occorre porre l’accento è che l’omosessualità non deve essere discriminata. Essa, invece, va intesa semplicemente come una condizione assolutamente privata (e perciò libera da giudizi) di chi prova piacere nell’amare una persona dello stesso sesso. Ci sono tanti modi di dimostrare i propri sentimenti e l’affetto nei confronti degli altri e questo è uno di quelli.

 

 

Tuttavia c’è un barlume di speranza. Nella realtà occidentale gli omosessuali, negli ultimi anni, hanno compiuto notevoli progressi, affermando con orgoglio e dignità la propria normalità e i propri diritti. Un esempio su tutti: la cattolica Spagna.

 

Purtroppo in Italia, così come in alcuni Stati dell’Asia, la situazione è ancora molto bloccata. L’ufficializzazione legale delle unioni di fatto al momento resta un’utopia. Quando si accetterà il principio laico secondo il quale un omosessuale è una persona uguale alle altre e con gli stessi diritti? Nell’attesa, non ci rimane che riaprire gli occhi e goderci questa moderna, aperta e civile società italiana.

 

CAROL,il film diretto da Todd Haynes è candidato a 6 premi Oscar

Cambiamo pagina e tuffiamoci nell’oceano del cinema. Riportiamo qui di seguito un approfondimento su una pellicola da poco uscita nelle nostre sale. Essa descrive la commovente storia di una coppia di donne decise a lasciare indietro il proprio passato in nome dell’amore. Un film drammatico ambientato in America durante la Guerra Fredda ed incentrato proprio sul tema quanto mai attuale e delicato dell’omosessualità, con protagoniste assolute Cate Blanchett e Rooney Mara. Ecco a voi Carol.

 

Cate Blanchett e Rooney Mara

 

La vicenda è ambientata a New York nel 1952. Therese Belivet è una ragazza impiegata in un enorme magazzino di Manhattan. La giovane è serratamente corteggiata da Richard Semco, che ha tutte le intenzioni di sposarla, e da Dannie McElroy, che non vede l’ora di baciarla. Tuttavia, Therese è innamorata di Carol Aird, un’elegante e distinta cliente affascinata ed attratta da un trenino elettrico in vendita. Grazie ad un guanto dimenticato e all’acquisto del tanto agognato trenino, Carol e Therese si prendono la licenza di andare a prendersi insieme un caffè in un bar. Davanti alle tazzine fumanti le due donne si aprono e si confessano: Carol ha un marito (Harge) da cui vuole divorziare e una figlia che vuole tenere e crescere, mentre Therese desidera scaricare l’insistente Richard e realizzarsi economicamente e professionalmente. Decidono così d’intraprendere un viaggio verso Ovest, verso nuovi orizzonti, lasciando per sempre il rigido inverno di New York e sfidando i pregiudizi morali e le convenzioni sociali dell’epoca. Carol e Therese scopriranno l’amore e la passione, in un Paese che considerava l’omosessualità come un disturbo psichico della personalità.

 

Distribuito nelle sale cinematografiche italiane dalla Lucky Red, Carol è un melodramma diretto da Todd Haynes (Lontano dal paradiso e Io non sono qui). Il regista statunitense propone il tema dell’omosessualità filtrandolo attraverso le gesta di Cate Blanchett (attrice australiana nota per opere quali Veronica Guerin – Il prezzo del coraggio, Babel e Cenerentola) e del suo personaggio che conferisce il titolo al film, e Rooney Mara (di cui ricordiamo Millenium – Uomini che odiano le donne, Effetti collaterali e Trash), nei panni della dolce Therese.

 

Nell’atmosfera avvolgente e romantica del periodo natalizio, Carol e Therese sono costrette a condurre una vita non loro, in nome delle regole sociali e del sistema di valori vigente. Allo stesso tempo, le due donne cercano di divincolarsi dagli schemi convenzionali imposti dall’America degli anni ’50 per poter vivere serenamente la loro reale natura sessuale. Tuttavia, in un’epoca e in una società dense di giudizi morali, i sentimenti rappresentano delle armi potenzialmente pericolose da maneggiare con cura nell’ambito di una storia d’amore apparentemente impossibile da coronare liberamente.

 

La relazione sentimentale fra le due protagoniste è sviluppata su due livelli: il piano sociale, in quanto Carol appartiene all’alta borghesia, mentre Therese alla “plebe”, e il piano di genere, dato che all’uomo è permesso scegliere, mentre alla donna no. All’interno di questa cornice concettuale, ciò che prende forma è la sofferenza. Carol infatti, ritenuta inidonea ad accudire la figlia per un’assurda “clausola morale”, deve rinunciare alla sua custodia e sottoporsi all’umiliazione di una serie d’invasivi controlli medici che eliminino la sua omosessualità. Il dolore e il tormento di questa tragica situazione sono ottimamente incarnati dal volto di una superba Cate Blanchett, sotto il cui sguardo caustico si cela il desiderio di amare Therese. Sull’altra sponda, ecco sbocciare il talento di Rooney Mara. Invaghita di una donna più grande di lei, la sua Therese sfoggia egregiamente una mimica facciale ed una fisionomia in cui ogni movenza è perfettamente sotto controllo. La crisalide che contiene il suo personaggio si schiude progressivamente sotto lo sguardo blu e glaciale di Carol, svelando un mistero da tenere ben nascosto sotto la superficie del pregiudizio.

 

Cate Blanchett incarna il cuore e il motore della pellicola. Una donna coraggiosa e determinata contro un’America infettata dalla crudeltà, dal razzismo e dalla paura per tutto ciò che viene considerato “diverso”. Haynes esplora e smaschera l’orrore del sistema, ribadendo l’estetica e il romanticismo della sua filmografia del passato tramite un semplice, ma significativo gesto: la mano che Carol poggia delicatamente sulla spalla di Therese, una dichiarazione d’amore in una società fatta di apparenze e convenzionalità.