“Firenze e gli Uffizi 3D/4K”, al cinema si viaggia nel cuore del Rinascimento

Da oggi al 5 novembre arriva al cinema Firenze e gli Uffizi 3D/4KViaggio nel Cuore del Rinascimento, un film in cui la tecnologia di ultima generazione e le tecniche di modeling e dimensionalizzazione più evolute vengono messe al servizio del patrimonio artistico nazionale per valorizzarlo ed esportarlo in tutto il mondo.

 

(foto di Alberto Blasetti)
(foto di Alberto Blasetti)

 

Gli spettatori saranno coinvolti da una visione con punti di vista inediti e riprese sorprendenti. Il film attraversa i luoghi simbolo del museo a cielo aperto che è la città di Firenze con oltre 10 location museali e 150 opere d’arte mostrate su grande schermo. Dalla Cappella Brancacci (con gli affreschi di Masolino e Masaccio, emblema del passaggio da Medioevo a Rinascimento) al Museo del Bargello che ospita il David di Donatello; da S. Maria del Fiore con le sue sfavillanti vetrate e la Cupola del Brunelleschi a Palazzo Medici; da Piazza della Signoria a Palazzo Vecchio sino alla Galleria dell’Accademia, che custodisce il David di Michelangelo.

 

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Cuore del film è naturalmente la Galleria degli Uffizi: gli spettatori potranno accedere all’interno della Tribuna (luogo visibile al pubblico solo da tre punti esterni) e Antonio Natali (direttore della Galleria dal 2006 al 2015) ci accompagnerà tra le opere con “l’auspicio che si entri agli Uffizi con l’idea di conoscere e non di sbalordire. Conoscere un’opera d’arte vuol dire leggerla come si fa con un testo poetico, come un componimento letterario”.

 

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L’excursus narrativo all’interno della Galleria va da Giotto a Gentile da Fabriano e Piero della Francesca, a Raffaello e Tiziano, dall’Annunciazione di Leonardo al Tondo Doni di Michelangelo, senza tralasciare le opere simbolo quali la Primavera e la Nascita di Venere di Botticelli e lo Scudo di Medusa di Caravaggio, quest’ultima inserita all’interno di un capitolo dedicato alle opere ‘mostruose’ della Galleria, tra cui la Madonna della Arpie di Andrea del Sarto, la Calunnia di Botticelli e Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia Gentileschi. Una perla di Firenze e gli Uffizi 3D/4K sarà costituita dallo svelamento del restauro in corso dell’Adorazione dei Magi di Leonardo, assente dagli Uffizi dal 2011.

 

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Il soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, Marco Ciatti, racconterà i risultati delle analisi e fornirà inediti approfondimenti su elementi comparsi durante il restauro oltre che interessanti dettagli sulle tecniche utilizzate. Ad arricchire il film, spettacolari immagini aeree della città, realizzate grazie all’utilizzo di un elicottero e un drone e riprese esclusive in luoghi o punti di vista inediti, come la Cupola del Brunelleschi e Piazza della Signoria ripresa all’alba, deserta, in tutta la sua magnificenza. E ancora il David di Michelangelo, con esclusive riprese frontali e da distanza ravvicinata.

 

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Ulteriore aspetto inedito del film, che contribuisce all’efficacia ed esclusività della narrazione e dell’esperienza visiva, è rappresentato dalle più evolute tecniche di modeling e dimensionalizzazione che consentono letteralmente di ‘entrare’ nei dipinti e dalle ricostruzioni grafiche 3D della Galleria degli Uffizi e della Cupola del Brunelleschi, quest’ultima a partire dai disegni originali custoditi nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi .

 

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La narrazione emotiva, ambientata all’interno di un limbo atemporale, sarà affidata a Simon Merrells che, nel ruolo di Lorenzo il Magnifico, ci condurrà attraverso i ricordi della ‘sua’ Firenze, in un incessante dialogo tra passato e presente.  La colonna sonora originale composta sulle immagini del film rappresenta un ulteriore elemento chiave della narrazione.

Mario Cresci contrappone fotografia e realtà nella mostra “In Bilico nel Tempo”

Nicoletta Rusconi Art Projects, in collaborazione con la Casa d’Aste francese Artcurial, presenta In Bilico nel Tempo, la mostra di diverse serie di opere composite di Mario Cresci che si terrà fino al 31 ottobre presso la sede di Artcurial a Milano (Palazzo Crespi, corso Venezia, 22) e che sarà accompagnata dal testo critico di Marco Tagliafierro. Cresci, autore eclettico che spazia tra disegno, fotografia, video e installazioni, indaga il linguaggio visivo tramite una contrapposizione tra la fotografia e la verità del reale.

 

Autoritratto (foto di Mario Cresci)
Autoritratto (foto di Mario Cresci)

 

In mostra ci saranno diversi lavori, il cui filo conduttore che le pone in relazione diretta è soprattutto un “tempo altro”, il tempo dell’arte, per citare lo stesso Mario Cresci: un tempo che le riguarda trasversalmente tutte. Soggetti/oggetti dei lavori esposti sono opere d’arte storiche, sia dipinti, sia fotografie, sia architetture di altri autori, appartenenti a epoche diverse, qui poste da Cresci in una condizione paritetica, di equivalenza, svelando così l’incipit del progetto espositivo.

 

Mario Cresci, Equivalents (2014) installazione, Pinacoteca di Brera, 2014 11 stampe True Fine Art Giclée su carta Hahnemühle baryta,100% cotone
Mario Cresci, Equivalents (2014)
installazione, Pinacoteca di Brera, 2014
11 stampe True Fine Art Giclée su carta Hahnemühle baryta,100% cotone

 

Varcata la soglia, il visitatore si imbatte in Equivalents (2014): sei metri di sguardi, ovvero undici fotografie di undici ritratti, dipinti da altrettanti maestri. Ritratti che Cresci ha portato a una dimensione omogenea, ponendoli sullo stesso piano, virandoli tutti sui toni del blu e allineandoli sulle lettere, una per fotografia, che insieme compongono la scritta EQUIVALENTS. Si avverte in quest’opera una riflessione dell’autore sulla storia della fotografia, in particolare sul lavoro di Alfred Stieglitz.

 

Mario Cresci, dalla serie “I rivolti”, Contessa di Castiglione #2 (2013) stampa su carta Hahnemühle 100% cotone piegata a mano
Mario Cresci, dalla serie “I rivolti”, Contessa di Castiglione #2 (2013)
stampa su carta Hahnemühle 100% cotone piegata a mano

 

Procedendo da destra e da sinistra, è la volta dell’opera I Rivolti (2013), due stampe su carta cotone, piegate come arditi, azzardati origami, appartenenti a una serie di fotografie, in questo caso di un celebre scatto di Pierre-Louise Pierson ritraente la Contessa di Castiglione. Scrive Cresci: “Il foglio di carta assume valenza materica, che non tradisce la fotografia ma certamente non appartiene ai suoi canoni: diventa volume, oggetto”. Il suo è un percorso visivo fatto di fotografie che hanno come comun denominatore l’intensità dello sguardo, che attira e magnetizza quello dello spettatore: un invito quindi a riflettere sulla magia dell’incrocio di sguardi.

 

Mario Cresci, dalla serie “Luce ridisegnata” (2012) stampa True Fine Art Giclée su carta Hahnemühle baryta,100% cotone
Mario Cresci, dalla serie “Luce ridisegnata” (2012)
stampa True Fine Art Giclée su carta Hahnemühle baryta,100% cotone

 

La riflessione sulla pratica del vedere, guardare e osservare si evidenzia in un’opera della serie Luce Ridisegnata (2012) dedicata al gioco delle geometrie di cornici quadrate, ovali e rotonde che interagiscono con la luce, inseguendo un nitido desiderio di astrazione. Afferma Mario Cresci: “La luce emerge dal vincolo reale della cornice, che appare così ridisegnata da una incomprimibile luminosità interna”.

 

Mario Cresci, A rovescio 02 (2010) stampa True Fine Art Giclée su carta Hahnemühle baryta,100% cotone
Mario Cresci, A rovescio 02 (2010)
stampa True Fine Art Giclée su carta Hahnemühle baryta,100% cotone

 

Su entrambi i lati dell’ingresso dello spazio espositivo sono disposti quattro lavori dal titolo Luce, della serie Dentro le Cose (2011), pensata per Palazzo dei Pio, a Carpi. Una serie che si focalizza sulle ampie finestre del palazzo emiliano, finestre schermate dalla luce proveniente dall’esterno tramite teli bianchi. La luce pare comparire per affioramento dalle tele, mosse come vessilli dall’artista per dinamizzare la staticità di una visione che senza quel gesto sarebbe stata condannata a un’inutile fissità. Una piccola stanza laterale accoglie, presentandola da un punto di vista inedito, la serie A Rovescio (2010) concernente il  retro di tele lacerate esposte su cavalletti. Un’attenzione già altre volte riservata dall’autore al tema del restauro delle opere.

 

Mario Cresci, D’après Parmigianino,”Autoritratto allo specchio convesso”,1524, (2015) stampa True Fine Art Giclée su carta Hahnemühle baryta, 100% cotone
Mario Cresci, D’après Parmigianino,”Autoritratto allo specchio convesso”,1524, (2015)
stampa True Fine Art Giclée su carta Hahnemühle baryta, 100% cotone

 

A chiudere il percorso espositivo ci sarà un’opera della serie D’Aprés, ispirata al celebre autoritratto del 1524 del Parmigianino, che ritrae il pittore manierista riflesso da uno specchio convesso che ne deforma l’immagine. Cresci prende l’autoritratto e vi sovrapppone in trasparenza la fotografia di una parte del suo studio riflessa da uno specchio convesso. In un’ulteriore sovrapposizione, Cresci aggiunge figure geometriche sempre in trasparenza: un immaginario contenuto di segni, forme e colori che lo lega intimamente a questo capolavoro.

 

Mostra aperta al pubblico da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle ore 18.00.

Tra originalità e invenzione: i fratelli Castiglioni in mostra a Milano

Omaggio ad Achille e Pier Giacomo Castiglioni” mette in mostra nello Zanotta Shop Milano, dal 21 ottobre al 7 novembre 2015, i capolavori del design italiano immaginati dai due fratelli e prodotti da Zanotta da oltre 40 anni, raccontati in un allestimento sorprendente degli architetti Calvi Brambilla e con il commento grafico di Leonardo Sonnoli. L’inaugurazione avverrà oggi giovedì 22 ottobre alle ore 19.

 

Joy

 

All’inaugurazione, i contributi sotto forma di racconto di Giovanna Castiglioni (figlia di Achille, docente, curatrice dello Studio Museo del padre e vicepresidente della Fondazione omonima) e di Beppe Finessi (architetto, docente e critico di design). Sui fratelli Castiglioni molto si è detto e scritto a cavallo dei due secoli. I loro oggetti senza tempo nati da un mix di guizzo espressivo, utilità e simpatia formale restano nella memoria collettiva come pezzi d’uso quotidiano che resistono al tempo e alle mode. Molti di questi oggetti sono nei principali Musei d’arte e design del mondo, e una gran parte è tuttora sul mercato. Zanotta ha mantenuto in catalogo la quasi totalità dei pezzi che i fratelli Castiglioni hanno disegnato dal 1957 in poi, e che il fondatore Aurelio, consapevole dello straordinario valore di quei mobili e complementi, aveva messo in produzione.

 

Serie Servi

 

«Un buon progetto nasce dall’ambizione non di lasciare un segno, ma dalla volontà di instaurare uno scambio, anche piccolo, con l’ignoto personaggio che userà l’oggetto da voi progettato», dalle parole del padre Achille scelte da Giovanna Castiglioni emerge il valore di un metodo progettuale che prima i due fratelli insieme (fino alla scomparsa di Pier Giacomo) e poi Achille hanno portato avanti: un’originalissima sintesi di arti applicate, funzione e ricerca di forme e tecniche nuove, ironiche e spiazzanti. Leonardo Sonnoli, progettista della grafica per l’azienda di Nova Milanese, conferma: «Rivedo nei progetti di A. e P.G. Castiglioni per Zanotta quelle intuizioni che scaturiscono dall’osservare le cose banali che mi ha insegnato Michele Provinciali: vedere qualcos’altro quando si guarda il quotidiano».

 

Zanotta Allestimento Castiglioni_10x15_01

 

L’allestimento è una piccola sintesi dell’approccio “alla Castiglioni”, come affermano gli architetti Fabio Calvi e Paolo Brambilla: «Lavorare con questi oggetti è per noi come realizzare un sogno. Siamo due fanatici dei prodotti dei mitici fratelli, e siamo loro collezionisti seriali! Privilegiando il lato sperimentale degli oggetti dei Castiglioni li abbiamo fatti vivere in un contesto giocoso: ed ecco gli sgabelli Mezzadro (design 1957) che “arano” un pezzo di prato, i sedili Allunaggio (1965) che atterrano sul pianeta e i Sella (1957) in fuga. Ironia e funzione marciano affiancati: del tavolino Cumano (1978) abbiamo estrapolato l’appendibilità e del sedile a inginocchiatoio Primate (1970) il disegno ergonomico. Raccogliendo la sfida con curiosità e senza lasciar perdere, come esortava Achille Castiglioni».

 

Zanotta Shop, Piazza del Tricolore 2 – Milano
Dal 21 ottobre al 7 novembre
Martedì – Sabato dalle ore 10:30 alle ore 19:30

Due maestri amici: Giorgio Armani sostiene la mostra “Scorsese” a La Cinémathèque Francaise

Giorgio Armani ha annunciato la sua collaborazione con La Cinémathèque Francaise per la mostra Scorsese, che si terrà presso la sede generale de La Cinémathèque a Parigi, dal 14 ottobre al 14 febbraio 2016. Attraverso numerose fotografie, sceneggiature e costumi, l’esposizione illustra l’importante influenza esercitata da Martin Scorsese sul cinema americano dell’era post Nuova Hollywood. Il regista ha così ringraziato Giorgio Armani: “è un maestro che ha rivoluzionato la moda, uno stimato collaboratore ed un caro amico di lunga data: questa collaborazione è un ulteriore gesto di amicizia che mi commuove molto”.

 

Jodie Foster, Robert De Niro e Martin Scorsese sul set di "Taxi Driver"
Jodie Foster, Robert De Niro e Martin Scorsese sul set di “Taxi Driver”

 

Oltre a mettere in luce il suo approccio originale alle questioni estetiche, narrative e intellettuali, vengono analizzate le fonti d’ispirazione e il metodo di lavoro del regista, che vede il coinvolgimento di fedeli colleghi per ogni nuovo progetto. Si tratta della mostra più significativa mai allestita su Martin Scorsese e che comprende oggetti e documenti appartenenti alla collezione privata del regista e a collezioni private di illustri personaggi europei e americani.

 

Abiti di scena esposti alla mostra (foto di Mathieu Gasquet)
Abiti di scena esposti alla mostra (foto di Mathieu Gasquet)

 

La relazione tra Giorgio Armani e Martin Scorsese dura da quasi tre decenni, durante i quali i due hanno collaborato in numerose occasioni, tra cui il documentario sullo stilista girato nel 1990, Made in Milan, che quell’anno chiuse la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Nel 2001, lo stilista ha assunto il ruolo di produttore esecutivo dell’epico Il Mio Viaggio in Italia con il quale Scorsese rende omaggio al cinema italiano.

 

Giorgio Armani con Martin Scorsese ai tempi di "Made In Milan"
Giorgio Armani con Martin Scorsese in uno scatto ai tempi di “Made in Milan”

 

Nel 2007, Giorgio Armani ha fornito il proprio supporto per il World Cinema Project, dedicato alla conservazione, al ripristino e alla diffusione di pellicole internazionali dimenticate. Nel corso degli anni, lo stile di Giorgio Armani ha giocato un ruolo chiave in molti film di Scorsese, come Fuori Orario (1985), Il Colore dei Soldi (1986) e The Aviator (2004). La collaborazione più ambiziosa ha avuto luogo nel 2013 con il successo di The Wolf of Wall Street, per il quale Giorgio Armani ha disegnato uno speciale guardaroba per il personaggio interpretato da Leonardo Di Caprio.

 

Leonardo Di Caprio in "The Wolf of Wall Street"
Leonardo Di Caprio in “The Wolf of Wall Street”

 

Lo stilista ha affermato di essere sempre stato un appassionato di cinema: “l’influenza di Martin Scorsese sul mio lavoro e sul mio stile è profonda e duratura”. Giorgio Armani ha infatti definito così il regista: “è un vero maestro, e sono onorato di poterlo chiamare amico: il mio supporto a La Cinémathèque Française, uno dei templi dell’arte in Francia, rappresenta un ulteriore modo per dimostrare il mio apprezzamento verso il suo eccezionale lavoro”.

“MoRe Spaces”, al Palazzo Pigorini di Parma si viaggia attraverso le opere mai realizzate

Sperimentazione: è questa la parola chiave di Mercanteinfiera OFF 2015, il fuorisalone della cultura, ideato da Fiere di Parma e dal Comune di Parma che sarà aperto aperto al pubblico fino al 31 ottobre con MoRe Spaces una mostra d’avanguardia dedicata alle opere “incompiute” di artisti internazionali, patrimonio del Museo digitale MoRE.

 

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Una mostra ad ingresso gratuito ubicata a Palazzo Pigorini che ospiterà oltre 30 progetti  mai realizzati. I curatori di questo spazio – Elisabetta Modena, Marco Scotti, Valentina Rossi e Anna Zinelli – attraverso le opere in esposizione, hanno voluto interrogarsi sul significato e sulle potenzialità dell’esporre progetti mai portati a termine, composti di materiali eterogenei, presentati in forme differenti.

 

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MoRE, infatti,raccoglie, conserva ed espone progetti di artisti del XX e XXI secolo non realizzati per motivazioni tecniche, logistiche, ideologiche, economiche, morali o etiche, oppure semplicemente utopici o impossibili. Il tutto però rigorosamente “on line”. Un museo dalla doppia identità: non solo inedita realtà digitale ma serbatoio democratico che nobilita, grazie ad una fruizione illimitata (nel tempo e nello spazio) progetti “incompiuti” aprendo così ulteriori spazi di indagine e dibattito sul sistema d’arte contemporanea.

 

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A Palazzo Pigorini si potranno così ammirare i progetti “incompiuti” di: Valerio Berruti, Davide Bertocchi, David Casini, CRASH! (Scott King & Matthew Worley), Matthew Darbyshire, Jeremy Deller, Regina José Galindo, Goldschmied & Chiari, Franco Guerzoni & Luigi Ghirri, Ugo La Pietra, Claudia Losi, Eva Marisaldi, Jonathan Monk, Liliana Moro, Giovanni Ozzola, Cesare Pietroiusti, Luigi Presicce, Paolo Scheggi, Lorenzo Scotto di Luzio, Luca Trevisani, Massimo Uberti, Luca Vitone, Erwin Wurm & Coop Himmelb(l)au.

 

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Per l’occasione saranno inoltre  presentate due nuove acquisizioni: il progetto di Sissi per la fiere londinese Frieze Art Fair, e un progetto di arte pubblica di Flavio Favelli: la “porta” che avrebbe dovuto essere realizzata presso l’aeroporto di Malpensa.

 

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“1973/1979 Reenactment”, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara il restauro della Videoarte

Videoarte a Palazzo dei Diamanti. 1973/1979. Reenactment è l’esposizione organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara che dal 26 settembre al 18 ottobre sarà allestita al Palazzo dei Diamanti di Ferrara (Corso Ercole I D’Este, 21).

 

Claudio Cintoli - Il filo di Arianna, 1974 25’, ½’’ open reel
Claudio Cintoli  Il filo di Arianna, 1974
25’, ½’’ open reel

 

 

Tra gli anni Settanta e i primi anni Novanta del Novecento, Ferrara è stata un laboratorio di sperimentazione della videoarte di rilievo internazionale. Il Centro Video Arte, diretto da Lola Bonora con la collaborazione di Carlo Ansaloni e l’assistenza tecnica di Giovanni Grandi, ha prodotto le sperimentazioni di artisti della statura di Fabrizio Plessi, Christina Kubisch, Angela Ricci Lucchi, Yervant Gianikian o Marina Abramović che muovevano i loro primi passi attraverso i mezzi elettronici.

 

Claudio Cintoli - Il filo di Arianna, 1974 25’, ½’’ open reel
Claudio Cintoli – Il filo di Arianna, 1974
25’, ½’’ open reel

 

Opere artistiche attraverso il linguaggio video, al crocevia tra Arte concettuale, Body art, Performance art, Land art. Un patrimonio affascinante quanto fragile, poiché minacciato da un rischio di dissolvimento che grava su tutta la produzione in videotape, dovuto alle alterazioni strutturali del supporto analogico, all’obsolescenza delle piattaforme tecnologiche che ne permettono la riproduzione, ma anche alle profonde trasformazioni delle modalità di visione.

 

Elio Marchegiani Sono un misoneista, 1975 22’, ½’’ open reel
Elio Marchegiani
Sono un misoneista, 1975
22’, ½’’ open reel

 

Per recuperare e riportare in vita questo straordinario “archivio” di memoria artistica e storica, le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara hanno avviato un progetto di preservazione e restauro con la collaborazione dei laboratori La Camera Ottica e CREA del DAMS di Gorizia – Università di Udine, sotto la supervisione della professoressa Cosetta G. Saba. Una campagna conservativa iniziata nel 2013 che ha previsto l’archiviazione, la migrazione digitale, lo studio e la video-preservazione del vasto corpus di videotape del Centro Video Arte.

 

Christina Kubisch Stille Nacht, 1975 3’, ½’’ open reel
Christina Kubisch
Stille Nacht, 1975
3’, ½’’ open reel

 

L’esposizione, intende presentare i primi esiti di questo lavoro d’equipe, riconsegnando al pubblico una selezione di opere video degli anni Settanta. A questo fine si è scelto di ri-allestire la parte iniziale della mostra Videoarte a Palazzo dei Diamanti. 1973/1979 a cura di Janus e ospitata nel Foyer della Camera di Commercio di Torino nell’aprile del 1980, che ha costituito uno snodo particolarmente significativo nella storia della videoarte, offrendo un primo bilancio delle ricerche d’avanguardia prodotte dal Centro e proponendo una riflessione sulla natura del video, sulle sue culture, sul suo immaginario, sulla sua estetica, nel momento in cui la posta in gioco era il nesso arte/società e, conseguentemente, la definizione di un nuovo statuto dell’opera d’arte.

 

Claudio Zoccola Avendo un amico di nome Marcel, 1975 11’, ½’’ open reel
Claudio Zoccola
Avendo un amico di nome Marcel, 1975
11’, ½’’ open reel

 

La mostra è allestita nelle sale Benvenuto Tisi da Garofalo di Palazzo dei Diamanti, che sono state uno dei teatri delle multiformi iniziative del Centro, e si focalizza sulle 19 opere monocanale che figuravano nella sezione “videoarte” della mostra torinese, ossia sui videotape nati dalla sperimentazione creativa sulle possibilità espressive del segnale elettronico e messi in onda su un singolo monitor.

 

Giuliano Giuman Trace of a Shadow, 1976 20’, ½’’ open reel
Giuliano Giuman
Trace of a Shadow, 1976
20’, ½’’ open reel

 

Gli autori presenti a Torino erano Fabrizio Plessi, Claudio Cintoli, Maurizio Bonora, Elio Marchegiani, Christina Kubisch, Claudio Zoccola, Guido Sartorelli, Giuliano Giuman, Lorenzo Lazzarini, Armando Marrocco, Maurizio Cosua, Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian, Franco Goberti, Lola Bonora, Klara Kuchta, Nanda Vigo, William Xerra, Gretta Sarfaty e Janus.

 

Lorenzo Lazzarini Rito al grande fiume, 1976 17’, ½’’ open reel
Lorenzo Lazzarini
Rito al grande fiume, 1976
17’, ½’’ open reel

 

Nella mostra di Palazzo dei Diamanti le loro opere, ritrasmesse su dispositivi analogici a tubo catodico – con la sola eccezione del video di Lazzarini di cui non si è conservata copia – sono corredate della documentazione e della strumentazione che ne hanno accompagnato la nascita e che sono riemerse durante la campagna di ricerca, in un percorso che punta a mettere in luce le procedure di produzione, post-produzione e disseminazione del Centro Video Arte.

 

Armando Marrocco Sconcerto, 1976 15’, ½’’ open reel
Armando Marrocco
Sconcerto, 1976
15’, ½’’ open reel

 

Una sala della mostra si concentra poi su due opere di Ricci Lucchi-Gianikian, Viaggio di La Rose ed Essence (1975). La celebre coppia, in questa fase iniziale della ricerca comune, avvia la propria riflessione sulla memoria attraverso l’atto di catalogare gli “oggetti trovati”, manufatti carichi di suggestioni come i giocattoli, mettendo in gioco un complesso sistema di relazioni tra gli oggetti, la fotografia, il cinema e il video.

 

Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian Viaggio di La Rose, 1977 18’, ½’’ open reel
Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian
Viaggio di La Rose, 1977
18’, ½’’ open reel

 

Su queste cruciali “opere prime” si è andati oltre la video-preservazione, attuando un intervento di restauro in collaborazione con gli artisti che mira a restituire il valore espressivo dell’opera senza comprometterne la storicità, secondo un protocollo tecnico e un modello decisionale sperimentali, conformi alle linee guida condivise con centri di ricerca europei, di cui verranno illustrate le procedure.

 

Janus Sussulti e silenzio, 1979 13’, ½’’ open reel
Janus
Sussulti e silenzio, 1979
13’, ½’’ open reel

 

La rilettura e ricontestualizzazione dell’esposizione del 1980, nella cornice di uno degli spazi espositivi del Centro stesso, associata alla presentazione dell’intervento di recupero su due opere di acclarato rilievo internazionale, rappresenta un primo importante momento di studio e di reenactment del fondo video, nella prospettiva della messa in valore dell’archivio nel contesto del futuro assetto museologico delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea a Palazzo Massari.

 

Orari di apertura: 10.00 – 18.00, chiuso il lunedì / Ingresso gratuito

“The New Faces of Africa”, il reportage fotografico di Davide Scalenghe in mostra a Milano

All’Hotel Boscolo Milano (Corso Matteotti 4/6) sarà aperta al pubblico fino al 16 ottobre la mostra The New Faces of Africa di Davide Scalenghe, fotografo e video reporter che dal 2007 dedica la sua professione a inchieste e reportage internazionali.

 

Tribu Allevatori di cammelli Adama (Etiopia)
Tribu Allevatori di cammelli Adama (Etiopia)

 

L’esposizione presenta 25 scatti realizzati durante il viaggio che ha portato Scalenghe in alcuni Presidi in Marocco, Senegal, Etiopia, Kenya e Tanzania, al fianco di Steve McCurry.  L’occasione è stata data dal progetto documentaristico e fotografico da cui nasce il calendario Lavazza 2015 The Earth Defenders realizzato dal fotografo statunitense, nato dalla collaborazione tra Lavazza e Slow Food, con la direzione creativa di Armando Testa.

 

Ragazzi all'entrata del mercato di Mbour Senegal
Ragazzi all’entrata del mercato di Mbour Senegal

 

I temi portanti di Expo 2015 sono il filo conduttore della mostra, curata nell’allestimento da Michela Alquati: nutrizione e cibo, bisogno primario dell’uomo, ma anche simbolo di libertà per quelle terre in cui la produzione rurale rappresenta il settore che dà lavoro a interi villaggi e che mette gli uomini e le donne africani al centro del proprio destino.

 

Bimba in bianco Mercato popolare di Yirgalem Etiopia
Bimba in bianco Mercato popolare di Yirgalem Etiopia

 

Scalenghe – attraverso i volti dei popoli che ha incontrato, le straordinarie atmosfere dei territori, l’equilibrio delicato della vita che ruota attorno al cibo e a come procurarselo – racconta in questo lavoro di backstage storie esemplari di alcuni protagonisti. Nelle loro espressioni vediamo l’orgoglio e il desiderio di essere protagonisti di un domani libero e indipendente.

 

Venditore al mercato di Mbour Senegal
Venditore al mercato di Mbour Senegal

 

A partire dal Marocco, dal laboratorio di Nadia, imprenditrice come ce ne sono tante in Africa –forti, concrete, combattive – che lavora le bacche per produrre l’olio di Argan; per proseguire esplorando i metodi di pesca in Senegal, con le caratteristiche canoe, i Cayucos, un tempo usate per cercar fortuna verso il vecchio continente; passando per il Kenya dove si estrae il sale da un’erba che cresce sulle rive fiume Nzoia.

 

Bambini della scuola di Yirgalem Etiopia
Bambini della scuola di Yirgalem Etiopia

 

E poi approdando in Etiopia con i suoi allevatori di cammelli; per giungere in Tanzania, all’interno di una delle comunità di produttori di caffè coinvolte nel progetto ¡Tierra! Lavazza, dove grazie alla collaborazione della Fondazione Lavazza con l’Associazione Kirua Children è stata realizzata la MaseRing Nursery School che consente ai bambini un’istruzione adeguata e una crescita consapevole.

 

Ora di inglese - Presidio di Padre Peter - Kilimangiaro Tanzania
Ora di inglese – Presidio di Padre Peter – Kilimangiaro Tanzania

 

E sono proprio gli sguardi dei bambini catturati negli scatti di Scalenghe a rappresentare il futuro del continente africano, supportato dalla solidità dei Presidi (oltre a quelli di Lavazza e Slow Food sono oltre 450 quelli sostenuti dall’Unione Europea per 13.000 produttori) che proteggono le tradizioni locali e garantiscono, attraverso politiche più rappresentative, un modello e un futuro sostenibili.

 

Mamma con bambino Yrgalem Etiopia
Mamma con bambino Yrgalem Etiopia

 

Molte delle comunità coinvolte nei Presidi sono cresciute notevolmente in questi anni e oggi hanno raggiunto la piena autonomia: i coltivatori sono in grado di vendere il prodotto direttamente, senza l’intervento degli intermediari, aumentando il guadagno diretto da destinare al mantenimento del proprio nucleo famigliare.

 

 Ritratto di bambino - Yrgalem -  Etiopia
Ritratto di bambino – Yrgalem – Etiopia

Senza trucco né effetti: Oliviero Toscani porta le “Superdonne” in Via Montenapoleone

Senza trucchi, né photoshop, queste sono le mie vere top model” afferma Oliviero Toscani, autore delle foto in esposizione in Via Montenapoleone, fruibili gratuitamente al pubblico dal 23 al 29 settembre 2015 per tutta la durata della Settimana della Moda Donna, un evento fortemente voluto dall’Associazione Montenapoleone con il supporto di Campari e Canon.

 

©olivierotoscani
©olivierotoscani

 

Un estratto di foto al femminile dal grande archivio di Razza Umana: una ricerca fotografica, socio-politica, estetica, culturale e antropologica in atto da 10 anni. Un progetto per scoprire l’anima, le morfologie, le espressioni, le caratteristiche fisiche, somatiche, sociali e culturali dell’umanità.

 

©olivierotoscani
©olivierotoscani

 

“Fra tutti i mezzi di comunicazione nessuno è più forte e profondo dello sguardo, perché lo sguardo si stupisce, si commuove, è un giudizio e un esame, ama e odia, è l’espressione della condizione umana ed è, infine, l’immagine della nostra forza e vulnerabilità. Lo sguardo è l’espressione dell’anima”

Oliviero Toscani

“Delicate Trame”, la mostra di Antonio De Luca dedicata alla silhouette femminile

Presso la sede milanese della galleria d’arte Il Vicolo (via Maroncelli 2), è allestita Delicate Trame, la mostra di Antonio De Luca dedicata alla figura femminile.

 

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È infatti un mondo di donne quello raffigurato dall’artista. Immagini minimali, pennellate decise, tratto d’inchiostro scuro, colore volutamente lasciato colare dall’alto, che si espande oleoso sulla superficie creando atmosfere ovattate in cui si muovono anonime silhouette di donna interagendo e confondendosi con lo spazio circostante. Visioni sceniche in cui l’artista fotografa suadenti ed eterei corpi femminili e le sue forme predilette – grembi, gambe e piedi – che riportano alla luce fotogrammi della quotidianità di ognuno di noi.

 

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Sarà una selezione di lavori che offrono una visione completa della ricerca portata avanti già da alcuni anni e che lo vede lavorare con materiali e tecniche diverse in galleria saranno presenti infatti ceramiche, acquerelli e olii. Tema ricorrente negli olii quello della figura femminile frammentata, evasa dalla carta grazie alle espansioni in ceramica create per liberare l’immagine dalla dimensione limitata del foglio e slegarla dagli spazi canonici.

 

sketch mantella Alia

 

E sempre le donne interpreteranno le opere di De Luca, il 22 settembre, durante un evento speciale, in occasione della settimana della moda milanese. Verrà infatti presentato, in esclusiva, lo “zaino mantella” ispirato alle Delicate Trame e la capsule collection di borse, tutto a firma di Alia Botticchio, giovane designer emergente, che si occupa di accessori. Per le grafiche dei tessuti – dice Alia-  “Ho utilizzato frammenti e pennallate dei suoi dipinti fondendoli con il total black della mia collezione KYMA. La simmetria geometricamente animata ricorda una libellula, simbolo di trasformazione, come le mie borse”.

 

RaveN

 

De Luca realizzerà a sua volta una tela a tutta parete mentre le “sue” donne prenderanno vita attraverso la performance di danza contemporanea della Compagnia CòLAPS. I ballerini, saranno vestiti dagli abiti della giovane stilista, del brand RaveN, Valentina Vizio, che richimeranno per trame e colori le tele dell’artista.

 

L’Evento

Martedì 22 Settembre – ore 18.30/23, Galleria Il Vicolo, Via Maroncelli 2, Milano

“Carnevale in Cucina”, gli schizzi di Tomaso Buzzi esposti a Pavia

Nello Spazio per le Arti Contemporanee del Broletto a Pavia (Piazza Vittoria, 2) , fino al 27 settembre è allestita la mostra Carnevale in Cucina che presenta un’accurata selezione di chine e carboncini di Tomaso Buzzi (Sondrio 1900 – Rapallo 1981), artista riservato e geniale, carismatico ed eclettico, tra i più grandi architetti italiani del ventesimo secolo.

 

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Fantasie di cuochi, di diverse nazionalità, forme e colori, silhouette appena accennate che volteggiano (anche a testa in giù) tra pentole e piatti; capita di vederli soli sulla scena, molto più spesso si trovano in compagnia di altri cuochi, in quella che appare una vera “carnevalata di cuochi“.

 

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Le fantasie di cuochi esposte in mostra, appartenenti alla Fondazione Sartirana Arte, presentano personaggi molto amati da Buzzi, inventati e ritratti fin dai primi anni trenta del novecento, quando con Giò Ponti illustrò il volume La cucina elegante, ovvero il Quattrova illustrato, pubblicato per le edizioni Domus nel 1931.

 

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È possibile distinguere all’interno del corpus buzziano dedicato ai “cuochetti” un vasto gruppo elaborato nel 1951 in occasione di una famosa festa a Palazzo Labia a Venezia. Appena successivi, risalenti all’aprile 1954, sono altri schizzi ritratti a biro rossa o inchiostro verde che sembrano riprendere dal vero i cuochi di Tokyo, città di cui l’architetto fissa anche alcune vedute paesaggistiche ad acquarello.

 

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La successiva serie, datata 26 settembre 1965, raccoglie sei disegni con una numerazione autografa da 30 a 36. E a questa si aggiungono altri diciotto schizzi dove appare più evidente il taglio non bozzettistico ma piuttosto vignettistico e illustrativo.

 

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La satira fantastica dei cuochi sarà ripresa da Buzzi in un’ulteriore raccolta di sei schizzi, datati 18 settembre 1972 ed eseguiti dal vero al famoso ristorante Cipriani di Torcello, in occasione del pranzo nuziale delle famiglie Guglielmi-Lancellotti. È chiara qui l’intonazione realista, accentuata dalla tecnica dell’inchiostro acquarellato, che lascia trapelare gesti reali e concreti di cuochi al lavoro dietro i fornelli.

 

Orari: da martedì a venerdì ore 17-20, sabato e domenica 10:30-12:30; 17-20.

 

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Paolo Solari Bozzi cattura sguardi ed emozioni nel libro fotografico “Zambian Portraits”, in esposizione a Milano

Fino al 22 settembre alla libreria Hoepli di Milano (Via Ulrico Hoepli, 5), sarà esposta un selezione di immagini di Zambian Portraits, il nuovo libro fotografico di Paolo Solari Bozzi – edito da Skira – che segue la prima pubblicazione dell’autore (Namibia Sun Pictures, Tecklenborg 2013), e che è un’ulteriore testimonianza del suo amore per la poesia dell’Africa e dei suoi popoli.

 

Paolo Solari Bozzi© - Great East Road # 1, Zambia, 2009
Paolo Solari Bozzi© – Great East Road # 1, Zambia, 2009

 

Per quattro mesi, nel 2014, Paolo Solari Bozzi ha viaggiato a bordo del proprio fuoristrada in compagnia della moglie Antonella attraverso lo Zambia, in totale autonomia, coprendo oltre diecimila chilometri, per lo più su strade sterrate e spingendosi fino alle zone più remote e sconosciute di questo affascinante Paese, comprese le paludi del Bengweulu, dove gli abitanti non hanno quasi mai incontrato un viaggiatore europeo.

 

Paolo-Solari-Bozzi©-Great-East-Road-3-Zambia-2014
Paolo Solari Bozzi© – Great-East-Road, Zambia 2014

 

Utilizzando macchine fotografiche meccaniche di medio formato e grandangoli, Paolo ha immortalato in 122 immagini in bianco e nero – sviluppate e stampate personalmente nella sua camera oscura – le persone incontrate, nel loro naturale habitat, per lo più lavorativo. Nel tentativo di captarne lo stato d’animo, il fotografo si è concentrato sulle loro espressioni facciali, in particolare sui loro sguardi.

 

Paolo Solari Bozzi © - Kawaun Village, Zambia 2014
Paolo Solari Bozzi © – Kawaun Village, Zambia 2014

 

Dopo aver viaggiato a varie riprese nei Paesi desertici del Maghreb, Paolo Solari Bozzi si è invaghito dell’Africa Australe, a tal punto da acquistare due lodge (Sausage Tree Camp e Potato Bush Camp), situati in Zambia in un Parco Nazionale, lungo le sponde del fiume Zambesi. In Zambian Portraits, il fotografo ritrae alcuni aspetti “di un Paese meraviglioso e  sconfinato, ricco di meraviglie umane e naturali, e di cultura” come ha spiegato lui stesso.

 

Paolo Solari Bozzi © - Near Lusaka , Zambia, 2014
Paolo Solari Bozzi © – Near Lusaka , Zambia, 2014

 

Durante i 70 giorni di viaggio trascorsi in Namibia nel 2010 e nel 2012 e i 4 mesi trascorsi nel 2014 in Zambia, Paolo Solari Bozzi ha affrontato ogni scattocon quel rispetto dovuto a chi ti ospita e non, come spesso vedo fare oggi, stravolgendo la scena e “mettendola in ordine”, insomma piegando gli scenari ai dogmi imposti dalle riviste patinate”.

 

Paolo Solari Bozzi© - Munali Coffee Farm, Zambia, 2014
Paolo Solari Bozzi© – Munali Coffee Farm, Zambia, 2014

 

L’uso del bianco e nero, “s’inserisce nel lungo filone di quei grandi fotografi e registi (uno per tutti: Ingmar Bergman) che hanno scelto la profondità, il dettaglio e la magia viva della monocromia per i propri capolavori. Sono sempre stato convinto che il colore, per quanto stupendo, distragga e non possa restituire l’animo delle persone, le loro cicatrici e sofferenze, il loro amore”.

 

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