SNOB ROOM: “L’arte del racconto” – L’ultima lezione del Made in Italy

SNOB ROOM: “L’arte del racconto” – L’ultima lezione del Made in Italy

Il terzo e ultimo panel chiude Mercanteinfiera con una domanda scomoda: il Made in Italy è ancora capace di raccontare la propria anima, o ha venduto solo l’etichetta?

A cura del Fondatore e Direttore Responsabile di SNOB magazine, Miriam De Nicolò


Dopo “Cultura che cambia” e “Valore Sociale e Mercati Globali“, la SNOB ROOM ha chiuso il suo trittico culturale a Mercanteinfiera con il panel più creativo, più necessario, più autentico: “L’arte del racconto”.

Un panel che non ha avuto paura di toccare il nervo scoperto del Made in Italy: la perdita di senso. Non più solo questione di origine produttiva o di certificazioni, ma di narrazione culturale, di identità trasmessa, di valori incarnati e non solo dichiarati.

Il panel, curato e moderato da Miriam De Nicolò, Fondatore e Direttore Responsabile di SNOB magazine, ha riunito voci straordinarie per rispondere domande che attraversano tutto il progetto SNOB ROOM e il significato più profondo di rivalorizzazione del Made in Italy:
“Quanto è necessario trasmettere il sapere, che per dna ci appartiene?
Come salvare il nostro paese dall’omologazione?”

Ilaria Dazzi, Brand Manager di Mercanteinfiera, ha aperto il dibattito ricordando l’origine di tutto: “Questo progetto è nato da una call tra me e Miriam. Abbiamo creduto che il contenitore fieristico potesse diventare luogo di messaggi culturali, non solo commerciali. Oggi, con questo ultimo panel, chiudiamo un cerchio che è solo l’inizio di qualcosa di più grande.”




PIA LANCIOTTI: “Il teatro è alfabetizzazione emotiva – senza di esso, la cultura è solo informazione

Pia Lanciotti, attrice di fama internazionale di cinema e teatro, della formazione Giorgio Strehler, è stata chiamata a rispondere alla domanda più radicale: Iil teatro può diventare ambasciatore della cultura italiana? E come?

La sua risposta è stata un manifesto:

Il teatro è vita densa, amplificata. È cultura come tessuto di riferimenti che coltivano la nostra anima e coscienza. È alfabetizzazione emotiva, concretizzazione di idee, spazio e luogo e tempo in cui gli spettatori mutano. Il teatro è nato per purificare la comunità e fare politica – cioè governare l’esistenza profonda. I grandi poeti e drammaturghi hanno scritto pezzi teatrali e hanno cambiato il nostro pensiero.

Poi, ha raccontato un’esperienza che ha incarnato il senso profondo del teatro come esperienza irriproducibile:

Stavo lavorando al Faust. Mefistofele faceva vedere a Faust che siamo solo materia. Strehler aveva costruito uno spazio completamente buio – non vedevo nulla. Improvvisamente una luce comincia a vivere in alto, vedo sagome luminose, musica dodecafonica, il coro degli angeli… ma io non capivo dove fossero. Ho vissuto una specie di vertigine. Oggi è impossibile rivivere quella sensazione. Questo è il teatro.

La provocazione finale ha colpito nel segno: “Grandi registi come lo svizzero Milorad sono audaci, ma sono pochi. Il teatro vero, quello che trasforma, non è riproducibile. È atto unico, irripetibile.”


PIERO MUSCARI: “Le eccellenze italiane non sono quelle che si raccontano – sono quelle che nessuno vede”

Piero Muscari, fondatore di Eccellenze Italiane, ha risposto alla domanda di Miriam con una confessione spiazzante: Come si raccontano le persone dietro i brand?

Siamo abituati a vedere persone che si raccontano con un cellulare. Ma resta innaturale – mettono una maschera, provano a performare. Io ho scoperto che le persone hanno bisogno di uno specchio che abbia curiosità. La curiosità è lo strumento principale per raccontare storie. Attraverso le domande, tiri fuori le storie.

Poi, la rivelazione sul suo progetto:

“Ne ho raccontate più di 200. Ma non le classiche eccellenze italiane – il progetto è nato per rompere le eccellenze. Vengo dalla periferia calabrese, e la sfida è dimostrare che le periferie hanno eccellenze che non si raccontano. Intervisto sconosciuti. Nove su dieci mi dicevano: Ma a chi interessa la mia storia? Io in dieci anni mi sono sforzato di dire che non è vero.”

Muscari ha poi lanciato una domanda al pubblico: “Quante volte vi ha tradito un brand?” E ha continuato: “Io voglio sapere chi produce quel brand. I grandi della moda sono stati grandi narratori di se stessi – si sono raccontati. Versace, Armani… la Fiat di Agnelli è diversa da quella di Elkann, diversa da quella di Marchionne. Il brand è la persona.


MICHELANGELO TAGLIAFERRI: “Comunicare non si insegna – si trasmette come si trasmette l’amore

Michelangelo Tagliaferri, sociologo e fondatore di Accademia di Comunicazione, ha affrontato il tema della crisi creativa e comunicativa con una metafora potente:

Nei panel precedenti si è parlato di crisi creativa. Ma come si comunica l’arte del comunicare? È come insegnare ai propri figli a camminare e sperare che inizino a camminare. Ci si attacca al seno della madre in maniera diversa, senza comunicare. Comunicare è una competenza naturale.

Poi, la diagnosi:

Viviamo una crisi potentissima della capacità di comunicare. Siamo più capaci di informare, ma non siamo capaci di comunicare come intorno al fuoco si raccontavano storie per far capire a chi voler somigliare. Qualcuno insegni al proprio nipote, al proprio figlio, qual è la parte del racconto mitico della sua vita.”

Tagliaferri ha concluso con una riflessione amara sulla modernità:

Noi siamo stati capaci di partire per le Indie con Cristoforo Colombo. Siamo bravissimi. Ma il gioco economico fatto dal denaro ci impedisce di vedere che c’è dell’altro – come se il bambino fosse più felice con 10 euro, quando in fondo voleva solo una carezza, voleva che raccontassi la storia. Non i fallimenti.


ALESSANDRO NARDONE: “Comunicare significa essere – e oggi vince chi riscopre il tratto umano

Alessandro Nardone, consulente di strategia e marketing per i mercati esteri, ha trasformato tutto il discorso in un atto pratico: Come si trasforma tutto questo in comunicazione nei mercati globali?

La sua risposta è stata una dichiarazione di guerra alla superficialità:

Comunicare significa essere. Non c’è nulla che comunichi meglio che dare l’esempio. Le storie ci hanno aiutato a distinguere tra bene e male. Io dico sempre ai clienti e agli studenti: coerenza, costanza, creatività. E tenere presente il contesto.”

Poi, la verità scomoda:

Viviamo il declino della qualità – musica, arte, salvo eccezioni. È un dato oggettivo se paragoniamo rispetto a 20 anni fa i Versace, Armani, Valentino Ferré davanti al Duomo di Milano… chi sono gli eredi oggi? Facciamo fatica ad elencarli. Viviamo un’epoca di omologazione e tutti si autolimitano, si livellano nella massa.”

Nardone ha puntato il dito contro i meccanismi della modernità:

Ci dobbiamo misurare con i media. McLuhan diceva che il medium è il messaggio. Oggi sono gli algoritmi a decidere cosa farci vedere in base a profilazioni per tenerci collegati il più possibile. Perdiamo così attitudine al pensiero critico, alla diversità, e siamo di fronte alla standardizzazione della comunicazione.

Ma…la conclusione è un manifesto di speranza:

Oggi vince la verità, l’empatia, l’umanità. Chi riscopre il tratto umano, chi è in grado di raccontarsi per ciò che è, arriva.”


PATRIZIO DE FERRI: “Il Made in Italy è il paese più contraffatto al mondo – ci stanno rubando l’etica, non solo il prodotto

Patrizio De Ferri, consulente senior di Jacobacci and Partners, leader mondiale nella registrazione di marchi e brevetti, è stato chiamato a rispondere alla domanda più dura: Cosa perdiamo davvero quando qualcuno copia un marchio italiano?

La risposta di De Ferri è stata chirurgica:

Il lucro cessante è il danno economico che subiamo. Ma la persona che compra il contraffatto non comprerà mai l’originale, perché il marchio è in primo luogo un messaggio – un segno distintivo che riconosce origine imprenditoriale, qualità, ricerca, creatività, storia. Tutto questo si chiama asset intangibile.

Poi, la provocazione:

Vi sfido a dirmi qui qualcosa che non sia coperto da proprietà intellettuale. Non c’è nulla che non abbia un brevetto, un modello di utilità. Perché proteggerci? Non è solo questione economica – perdiamo valore, la leva.

De Ferri ha individuato il punto critico del Made in Italy oggi:

La globalizzazione ci porta a vedere servizi e prodotti uguali. Cala la qualità e intercettiamo l’esigenza impulsiva di avere un determinato marchio, non più riconoscersi nel suo valore, ma perché vogliamo sfoggiare. E allora proteggere non è solo coprire investimenti e avere ritorno economico – ma significa programmare un futuro che ci darà sfide sempre più difficili da affrontare.”

De Nicolò ha domandato “Nel presente controverso del metaverso e degli nft, come possiamo proteggere il Made in Italy come progetto culturale?

De Ferri ha risposto con nostalgia e visione: “Serve tornare al passato, agli illuminati, ai visionari, come Dallara, che non cerca solo fatturato nella vendita delle automobili ma le sviluppa per passione, dopo la gavetta, il sogno. Necessario è un cambio di mentalità tornando indietro al tempo dei valori.


LA CHIUSURA DI MIRIAM DE NICOLÒ: “Questo non è un format – è un movimento

A chiudere il panel della SNOB ROOM, Michelangelo Tagliaferri ha posto a Miriam De Nicolò la domanda finale: Dove ci vuoi portare?

La risposta è un manifesto di visione e passione:

In un mondo meraviglioso dove c’è amore per la nostra terra. Questo è un movimento, non è un format, e non sarà l’ultimo, ma un inizio. Oggi abbiamo ricordato quanto arte, teatro e autenticità del brand siano importanti, perché il brand è anche cultura, è senso civico. E se il Made in Italy tornasse a raccontarsi come oggi noi abbiamo raccontato le nostre storie, i nostri aneddoti, sarebbe irresistibile e indimenticabile. Vi do un arrivederci a un altro bellissimo racconto.


Un progetto che diventa movimento

Il terzo panel della SNOB ROOM ha confermato ciò che i primi due avevano intuito: il Made in Italy non è un problema di marketing, è un problema di autenticità. Non serve comunicare meglio – serve essere meglio, raccontarsi con verità, trasmettere valori invece che esibire etichette.

Mercanteinfiera, grazie alla visione di Ilaria Dazzi e al coraggio di SNOB Magazine, si è trasformata in qualcosa di più di una fiera: un luogo di pensiero, un laboratorio culturale, uno spazio dove l’eccellenza materiale incontra la riflessione profonda.


IL VIDEO INTEGRO

Info: info@snobnonpertutti.it
(Foto e Video Danny Torres)

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