Festival di Sanremo, la parola agli stylist

Mai come in queste serate, la televisione ha la funzione del caminetto, tutti intorno ben disposti a riscaldarsi“,

Carlo Giuffrè in merito al Festival di Sanremo.

E lo è tutt’oggi un evento che unifica l’Italia, pronta a votare la canzone migliore, a giudicare i cachet da capogiro, a riconoscersi in un brano, ma soprattutto a valutare il look che si potrà copiare o fucilare fino al prossimo Sanremo.

Una corsa allo stylist più bravo, più inserito nel contesto moda, un palco a metà dove il cantautore si affida a quel ruolo oggi più che mai sotto i riflettori, lo stylist.

Li abbiamo intervistati per comprendere meglio cosa c’è dietro le loro scelte d’immagine.



SUSANNA AUSONI

Stylist di Annalisa

Questo è il Festival della canzone italiana o il Festival dello Stile?

E’ una domanda che rimando a te. Il disequilibrio tra musica e stile è stato creato dai giornalisti.
Il Festival dagli anni 2000, quelli dei miei inizi, ad oggi, è certamente cambiato, anche se è sempre stato un grande evento attenzionato, dove i contenuti sono sempre più importanti.
Oggi i giornali fanno le pagelle, è una moda che copiano tutti, spesso senza conoscere il lavoro che sta dietro al personaggio, voti dati a casaccio in maniera poco obiettiva. I social fanno il resto, un altro luogo di democraticizzazione del giudizio senza conoscenza. Sembra di vivere gli ’80, l’epoca dei paninari che compravano le Timberland omologandosi per sentirsi parte di un gruppo.

C’è una corsa al brand lusso acchiappalike?

Purtroppo sono in tanti a trincerarsi dietro il marchio, il pensiero è “piacere alla Milano fashionista per essere cool”; la verità è che si è perso il coraggio, quello che aveva Loredana Bertè nel lontano ’86 quando fece scandalo indossando sul Palco dell’Ariston un finto pancione.
E’ un vero peccato perchè il lavoro più interessante dello stylist sta nella ricerca, ma le famigerate pagelle fucilano i colleghi se scelgono brand minori, anche sconosciuti, ma che alle spalle hanno importantissimi uffici stile, notizia nota solo agli addetti al settore.

Quest’anno è il brand Dolce & Gabbana a vestire Annalisa, una scelta che esalta il made in Italy, perfetto per lei e coerente con il dna del Festival, per l’appunto Italiano.

Quanto è importante per la carriera di uno stylist, vestire un cantante ad un evento di portata nazionale?

C’è chi firma lavori anche senza avere una lunga esperienza, non sempre la competenza è sinonimo di successo.
Certo il Festival è un palco importante ma rischioso per chi fa questo mestiere, perchè si è sotto i riflettori, oggi più che in passato, e sbaglia anche chi ha tanti anni di lavoro alle spalle.
Il Festival regala uno spettacolo meraviglioso, dove per noi stylist si è però persa oggettività e freschezza.

FLORIANA SERANI

Stylist di Fred De Palma


Quanto lavoro psicologico, oltre che di ricerca stilistica, c’è nell’approccio al personaggio?

Personalmente cerco sempre di conoscere la persona prima del personaggio.
Chiedo di essere coinvolta nell’ascolto della canzone in gara, e di costruire intorno a questa, un immaginario visivo che dia forza al suo mondo musicale, partenza sempre dal cantante.

In queste tue scelte, la casa discografica e l’ufficio stampa del cantante, sono coinvolti?

Non in questo caso, anche se per alcune attività ad un certo punto del lavoro ci si confronta sempre.

Hai mai ricevuto richieste strambe da parte dei cantanti?

Spesso succede che richiedano stili non ancora sviluppati da designer, sembra assurdo ma la fantasia è tanta; e in questi casi si passa ad un lavoro di custom creativo, con l’appoggio di sarti. E’ la parte divertente del lavoro, creare ciò che ancora non esiste sul mercato.

Quanto coraggio hanno oggi gli stylist al Festival?

Dipende molto anche dal rapporto tra stylist-artista.
Conoscendo Fred De Palma da diversi anni, so che per lui è importante mantenere la sua identità, rispettando anche le “etichette” d’eleganza del Festival. Il mio lavoro è non snaturare l’artista e portare avanti il suo linguaggio streetwear che nel brand Ssheena ha avuto un buon alleato.

Che cosa fa la differenza in un lavoro di styling, rispetto ad un altro, al Festival di Sanremo?

L’essere di supporto all’artista, alla canzone, allo show. In sintesi lo chiamerei lavoro di coerenza.

GIUSEPPE MAGISTRO

Stylist dei The Kolors

Come si prepara uno stylist ad un Festival di Sanremo?

Con i The Kolors il lavoro è iniziato sei mesi fa, siamo partiti dalle ispirazioni anni ’80, dalle forme, dalle strutture delle giacche, dai gruppi funk come gli Spandau Ballet, ai look del cantante britannico Nick Kamen, cercando di sintetizzare quel periodo fantastico per la moda e attualizzandolo, semplificandolo. Il minimo comune denominatore trovato, ci ha portato alla pulizia e all’eleganza di Armani. Ne è uscita un’immagine dei The Kolors pulita e senza fronzoli, in target con Sanremo e soprattutto che ha saputo valorizzare tutti e tre i musicisti.

Quanto conta il loro gusto personale e quanto la visibilità che regala un determinato marchio?

Fondamentale per me è rispettare il dna dell’artista, perchè sul palco c’è un essere umano.
Io cerco di sapere il più possibile di loro, dei loro gusti, delle loro preferenze, andando a togliere il superfluo, puntando sulla qualità di certe scelte, sui tessuti, sulla sartorialità. Con Maison Armani, nella serata finale, ci saranno ricami, punti vita, pantaloni a palazzo vita alta, per un effetto wow. La fortuna con i The Kolors è che hanno non solo una grande passione per la moda, ma una fisicità adatta a supportare ogni tipo di richiesta.

Quanto ancora lancia icone di stile il Festival di Sanremo?

Oggi ci sono delle scelte nteressanti, il Festival è certamente un palco dove si sta tornando a sperimentare, ed è una bella sorpresa ripensando a 15 anni fa quando la ricerca andava scemando. Se anche i brand internazionali decidono di rappresentare i cantanti in gara, questo dovrebbe farci pensare che si è sulla giusta strada, che stiamo lanciando messaggi universali.

Sanremo 2024 – le interviste a Gazzelle, The Kolors e Bnkr44

SNOB dalla Sala Stampa del Festival di Sanremo 2024

Le interviste a Gazzelle, The Kolors, Bnkr44

GAZZELLE

Flavio Bruno Pardini, in arte Gazzelle, sei citato dal Festival quale quota indie, come ti senti?

“Non credo nelle etichette, io porto semplicemente il mio mondo, la mia storia, la mia esistenza, scrivo quello che mi capita nella vita e scrivo storie che non capitano più o che non capiteranno mai. Se questo è indie non lo so, quel che è certo è che questo sono io.”

Un tempo dicesti che non ti sentivi pronto per il Festival…

“Oggi mi sento a mio agio, anche se sono schivo alle conferenze e ai grandi eventi, ma avevo voglia di novità a livello professionale, volevo dare un brivido alla mia quotidianità, e il batticuore, le emozioni forti, in questo Festival le ho sentite.”

Il tuo rapporto con la musica …

“Ricordo zia Letizia, la più giovane delle zie, era in fissa con Ligabue, lo ascoltavo dappertutto, in auto, a casa, posso dire di averlo assorbito, e ho capito che Ligabue ha realmente il talento di sintetizzare esperienze in 3 minuti e 4 anni di vita in una canzone. Ha il dono della sintesi e della semplificazione, le emozioni non sono sempre facili da tradurre. Spero di averlo anche io.”

Il Festival di Sanremo oggi

“Sanremo è cambiato, non è certo lo spettacolo degli anni passati; come Festival della canzone ha sempre rispecchiato la sua epoca, cosa che sta facendo oggi Amadeus, che negli anni ha intercettato un certo tipo di musica, di generazione, ed io proprio oggi ho iniziato sentire che fosse giusto anche per me.”

La vostra musica e un’orchestra

“Con l’orchestra la musica è tutta un’altra cosa, sentire 70 persone che suonano la musica che hai scritto, gratifica, ti fa sentire bene, il pezzo acquista valore, proprio perchè l’orchestra riesce a dargli risonanza.”

Tutto quiE’ una canzone d’amore?

“Una canzone d’amore dedicata a persone che non ci sono più, al dolore, e alla mia voglia di poter essere utile a chi soffre. Credo di avere una visione surreale dell’amore, vorrei entrare nei ricordi dell’altro, nei suoi pensieri.”

A chi è rivolta?

“Non ho in mente un target preciso, io spero che arrivi a più orecchie possibili, anche a un 80 enne, che se facesse l’amore con la mia canzone, sarebbe bello.
In fondo sono solo parole, ma dipende tutto da chi le ascolta.”

Un consiglio ai giovani cantautori

“Fare più esperienze di vita possibili, se non vivi, non scrivi e anche il contrario.
A livello pratico ascoltare tanta musica, che ha sempre qualcosa da insegnare.”

THE KOLORS

La vostra canzone parla di una ragazza e un ragazzo che si incontrano, consigli per un approccio?

“In realtà musicalmente suonava bene un ragazzo, una ragazza, ma la storia non sappiamo come andrà a finire.
Siamo partiti da un incontro insieme a Davide Petrella, che ha scritto il pezzo insieme a noi, e dopo rimane una grande incognita.”

Gli ultimi due pezzi di successo sono molto disco anni ’80, c’è una motivazione dietro questa scelta?

“I nostri genitori suonavano insieme in un gruppo, noi siamo cugini, e abbiamo sempre ascoltato musica di ogni genere, soprattutto i Deep Purple, i The Cure…”

BNKR44

Che cos’è il vostro Bunker?

“Il nostro BNKR è un luogo sociale, un seminterrato con tanti divani, tante scritte sui muri, tante ragazze, poche finestre, una sala tv, una Venere del Botticelli disegnata da street Artist. Bnkr è la nostra sala prove con batteria e pianoforte e uno spazio aperto agli amici, dove poter giocare a carte o alla Playstation.”

Che rapporto avete con i social network?

“Se non usassimo i social per lavoro, indispensabili per promuovere le nostre canzoni, li cancelleremmo.”





Festival di Sanremo 2016: il resoconto della prima serata

Martedì 9 febbraio 2016 ha avuto inizio la 66esima edizione del Festival di Sanremo che, a leggere i dati Auditel, si è rivelata un po’ sottotono rispetto agli anni precedenti. Sono stati infatti solo 11.134.000 i telespettatori che si sono sintonizzata su Rai 1, totalizzando il 49,5% di share.

Ad affiancare il conduttore Carlo Conti alla sua seconda edizione, i tre co-conduttori Virginia Raffaele che ha impersonato Sabrina Ferilli, Madalina Ghenea, splendida negli abiti Alberta Ferretti e l’attore Gabriel Garko.

 

Gabriel Garko, Madalina Ghenea e carlo Conti sul palco dell'Ariston. (fonte lapresse.it
Gabriel Garko, Madalina Ghenea e carlo Conti sul palco dell’Ariston. (fonte lapresse.it)

 

 

Virginia Raffaele saluta calorosamente il conduttore carlo Conti
Virginia Raffaele saluta calorosamente il conduttore carlo Conti (fonte davidemaggio.it)

 

 

La bellezza di Garko, secondo alcuni sempre più artefatta, non è bastata per rimediare la sua presenza/assenza sul palcoscenico dell’Ariston: impacciato, insicuro, teso. Nessuna parola di cordoglio in memoria dell’anziana donna deceduta a causa l’incidente avvenuto nella villa in cui soggiornava l’attore e la delusione cresce.

L’effervescente Virginia con un po’ di brio ha risollevato le sorti di un programma che della monotonia aveva fatto il suo punto di forza. E alla faccia di chi l’accusa di fare soldi sulle spalle degli altri; il talento della Raffaele esplode anche quando in un momento delicato in cui in Italia si vota per la Stepchild adoption, dice: “Si lamentano perché la presenza di Elton John sarebbe uno spot al matrimonio gay. E quando arrivano i Pooh allora che è, ‘na marchetta all’INPS?”

 

Elton John ospite d'onore al Festival di Sanremo 2016 (fonte Repubblica.it)
Elton John ospite d’onore al Festival di Sanremo 2016 (fonte Repubblica.it)

 

La giunonica Madalina, dal canto suo, ha dimostrato di avere la giusta dose di ironia e capacità di adattamento. Ha dimostrato non solo di essere una donna bella e sensuale, ma anche di avere intelligenza da vendere: non a caso parla più lingue lei che del nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Ma passiamo ai cantanti in gara. Nella prima serata si sono avvicendati 10 big della canzone italiana, quattro dei quali a rischio di eliminazione. Irene Fornaciari canta “Blu”, una canzone dedicata ai profughi di guerra che perdono la vita nelle nostre acque. Il messaggio è importante e diretto, ma ciò  non basta per salire in alto nelle preferenze. Stessa sorte spetta ai Dear Jack, Bluvertigo e Noemi.

È andata meglio al rapper napoletano Rocco Hunt, Giovanni Caccamo in coppia con l’ex allieva di Maria De Filippi Deborah Iurato, Stadio, Lorenzo Fragola, Arisa e Enrico Ruggeri che per il momento sono salvi.

Il parterre degli ospiti ha visto un Elton John disinvolto che ha preferito tacere sulle adozioni gay preferendo alle inutili polemiche o sermoni, parlare di solidarietà.

 

Laura Pausini ospite d'onore durante la prima puntata del Festival di Sanremo 2016
Laura Pausini ospite d’onore durante la prima puntata del Festival di Sanremo 2016 (fonte Pagina Ufficiale Fb Laura Pausini)

 

 

Poi arriva lei, la donna dei record Laura Pausini che canta sul palcoscenico dell’Ariston alcuni brani del suo repertorio dagli esordi ai giorni nostri. La cantante di Faenza, emozionata, indossa la giacca della finale del ’93 e in chiusura canta “Simili” un brano che sembra voglia inviare un messaggio di apertura alle unioni civili: “Siamo simili, dobbiamo proteggerci non dividerci.”

In realtà, anche i nastri rainbow posizionati sulle aste dei microfoni avevano il medesimo scopo. Messaggi timidi e velati che sembra non abbiano gradito in tanti.

Infine il trio di comici Aldo, Giovanni e Giacomo che festeggiano i loro primi 25 anni di attività, hanno appioppato al pubblico il solito sketch che non mancava proprio a nessuno e per tale motivo, l’assenza di Checco Zalone è stata avvertita con maggior ridondanza.

Se è vero che il cavallo si vede alla fine della corsa, dobbiamo attendere le prossime serata per affondare un giudizio più veritiero.