La similitudine (con Sergio Rubini)

Il Festival del Cinema di Venezia è finalmente iniziato, lo omaggiamo con questo cortometraggio prodotto da Snob Srl, interpretato dal grande Sergio Rubini, e scritto e diretto da Peppe Tortora.

Un maestro di scuola elementare, dopo essere stato preso in giro dal direttore, davanti alla classe, decide di raccontare ai suoi bambini il significato della parola “Similitudine“. Lo fa con la storia di un uomo di nome Pernillo, un ignorante ma furbo che decide di aprire una scuola per maiali.
Sergio Rubini è l’attore protagonista che interpreta il maestro, Roberto Ciufoli interpreta il direttore.
L’ambiente è essenziale per dare importanza solo alla narrativa; la musica è composta da Alberto Bof come accento alla narrazione.

Tratto da un racconto di Angelo Tortora
Scritto e diretto da Peppe Tortora
Il maestro: Sergio Rubini
Direttore della scuola: Roberto Ciufoli
Bambino: Romeo Ciufoli
Aiuto Regia: Jacopo Rosso Ciufoli
Direttore della fotografia: Valerio Di Lorenzo
Musica originale di Alberto Bof
Press Agent Rubini: Saverio Ferragina
Supervisione Costumi: Tommaso Basilio
Aiuto Costumista: Paola Ragosta
Acconciature: Concetta Argondizzo @simonebelliagency
Operatore: Andrea D’Andrea
Aiuto Operatore: Vittorio Penna
Correzione Colore: Claudia Pasanisi
Grazie al centro Anziani San Felice di Roma

Una produzione di SNOB Srl
Direttore Responsabile: Miriam De Nicolò

78 Festival del Cinema di Venezia – i film da non perdere

Freaks out 

Mirabolante! “Freaks out” di Gabriele Mainetti è una storia delicatissima di “diversi che senza circo sono solo dei mostri”, come afferma uno dei fantastici 4 personaggi dotati di superpoteri. C’è tanto della poesia de “La forma dell’acqua” nella rappresentazione dell’amore e della tenerezza verso il mostro, tanto dei personaggi strambi amati da Diane Arbus, la fotografa morta suicida la cui storia é stata interpretata da una Nicole Kidman che si innamora dell’uomo lupo. 2 anni di post-produzione per una pellicola che tiene incollati allo schermo, azione, storia, ironia, colpi di scena, fotografia ed effetti speciali. Anche qui il Festival del Cinema avvicina al crudele tema della guerra, durante il periodo fascista, e il cinema è il mezzo forse più veloce e potente per aprire cuori e menti.

Qui rido io 

Qui Rido io di Mario Martone è la storia vera di Eduardo Scarpetta, il più grande commediografo e attore comico del ‘900 italiano. Un uomo generoso con il pubblico e severo con la famiglia, a tratti egoista, un dongiovanni che coabitava con mogli ed amanti e rispettivi figli, quelli riconosciuti e quelli che lo chiamavano “zio”, Titina, Peppino ed Eduardo De Filippo, che presero poi il cognome della madre. 
Per Scarpetta teatro e vita vera si mescolavano, la sua esistenza sfarzosa in palazzi imperiali lo portavano ad un atteggiamento imperioso che obbligava la sua cerchia ad una sudditanza “naturale”. Fino a quando l’episodio dannunziano, la messa in scena della parodia della “Figlia di Iorio”, l’opera di Gabriele D’Annunzio, lo vede accusato di plagio; sarà Benedetto Croce l’unico a sostenerlo, testimone di una malinconia che prende il sopravvento, di un mondo che muore e della nascita di un teatro nuovo. 
Toni Servillo ha letteralmente divorato il palcoscenico. 

Ezio Bosso. Le cose che restano 

Per Ezio Bosso, interprete, direttore d’orchestra e compositore, esiste una “Teoria delle 12 stanze in movimento”, l’ultima delle quali tornerà a noi come prima nel momento in cui impareremo a riconoscerci, per poter essere liberi, per sempre. 
Il docufilm di Gabriele Salvatores che in Ezio Bosso vedeva l’artista musicale che lui non è mai stato, è una finestra sul giardino dei mille volti che hanno avuto la fortuna di incontrare un grande comunicatore. Con la sete di sapere e la fame di musica che ha dall’età di quattro anni, Ezio Bosso è riuscito nell’intento di avvicinare “il popolo” alla musica classica, di portare la gente comune nei teatri; un film dalle infinite citazioni e dalla colonna sonora che Bosso ha regalato all’Italia intera, la direzione dei Carmina Burana all’Arena di Verona, le tre ore e mezza di musica e spettacolo nel Teatro Verdi di Busseto, in provincia di Parma, andato poi in onda su Rai3 in cui spiega Beethoven.
Una lunga storia d’amore e di dolore, quello che lo ha fermato e allontanato dalla musica, la malattia degenerativa che aveva da 2011. 
Le sue esibizioni non sempre erano perfette, lo ha dichiarato anche il suo ufficio stampa, ma non è forse l’imperfezione a renderci unici?!

Captain Volkonogov Escaped

Captain Volkonogov Escaped di Natasha Merkulova e Aleksey Chupov è la storia di una redenzione.
Fedor Volionogov è il capitano del servizio di sicurezza nazionale russo, il suo compito è quello di catturare i “nemici dello Stato”, per lo più vittime innocenti che vengono seviziate e uccise per accuse inesistenti.
Uno spirito notturno, una spiritualità che si era sopita, lo avverte dell’Inferno imminente dandogli la speranza di un Paradiso eterno solo nel caso in cui almeno uno dei famigliari delle vittime da lui uccise, gli avesse concesso il perdono. 
Incontrerà un padre che aveva ripudiato il proprio figlio credendolo un traditor di patria; una moglie impazzita per aver perso il marito per sempre; una figlia che credeva il padre ancora vivo; un bambino che brucia gli oggetti del padre perchè “un traditore non può chiamarsi padre” e una figlia chiusa in soffitta, sull’orlo di morire, sarà lei il limbo per poter accedere all’alto oppure in basso…

Imaculat

Volutamente claustrofobico, volutamente lento, volutamente irritante, volutamente silenzioso, il film sceneggiato da Monica Stan racconta la sua dolorosa e reale storia, le vicende di una tossicodipendente in un centro di riabilitazione tra giochi di potere taciti e non.

Di Monica Stan e George Chiper

Look Festival di Venezia 2020- fra gara d’eleganza e scivoloni trash

A Venezia fra gara d’eleganza e scivoloni trash

Nuovo cinema fashion. A Venezia, insieme alla settima arte, sfila una grande parata di stelle, soprattutto italiane, per sancire l’ottimismo della ripartenza in grande stile. A dimostrare l’indissolubilità del connubio fra moda e cinema. La palma dell’eleganza nella Serenissima spetta sicuramente a Elodie che si è palesata sul red carpet della Serenissima fasciata in un abito siderale in maglia metallica silver con spacco molto audace e lo scollo fittamente ricamato insieme al compagno Marracash in tuxedo dai dettagli argento: coppia clou e cool inequivocabilmente abbigliata da Donatella Versace e con ‘l’argento vivo addosso’. Inneggia a Eldorado vestita come una sirena da Atelier Versace la bellissima Maya Hawke, figlia di Ethan Hawke e Uma Thurman. La madrina della 77esima edizione della mostra del cinema della città dei dogi, Anna Foglietta, si rivela una vera e propria icona di stile brillando per grazia, talento, ironia e intelligenza. Inaugura il festival con una superba toilette con vaporosa gonna di tulle e top tintinnante di cristalli a cascata, firmata Armani Privé.

Re Giorgio in fatto di stile la sa lunga: oltre ad aver vestito il talentuoso Pier Francesco Favino, il nuovo Vittorio Gassman, che ha calcato il tappeto rosso in giacca da smoking greige insieme alla piccola figlia, attrice in erba nel suo ultimo film ‘Padrenostro’, ha dettato il look della presidente della giuria di quest’anno, l’ineffabile Cate Blanchett, per poi sfoggiare toilette da fulgida sirena griffate Etro, Gucci, Brunello Cucinelli e Alberta Ferretti, una delle attuali regine del Made in Italy che oltre ad aver curato l’immagine in nero assoluto e iridescente della bella Cristiana Capotondi, ha anche abbellito la splendida Arizona Muse, top model impegnata, con un trionfante fastello di rouche di georgette plissettata scarlatta.

Rosso Valentino per la bella Fotini Peluso e per Vanessa Kirby che ha interpretato Margareth di Windsor in ‘The crown’. Rosso sì ma un po’ surreale e francamente molto trash l’abito da bombardona, di Zuhair Murad (che sa fare di meglio…) sfoggiato da una vamp de noantri come Madalina Ghenea, archetipo della starlette di regime (qualcuno sa dirmi per quale motivo è famosa?) che pare la clonazione triste di Gilda.

E’ una donna in rosso ma super chic, fasciata da un abito drappeggiato di Dolce&Gabbana, la florida Vanessa Incontrada, tradizionalmente legata al gruppo Miroglio come stilista e ambasciatrice del brand curvy Elena Mirò. Furoreggia in bianco ottico ohimé l’influencer Giulia De Lellis sulla cui toilette banalotta a forma di meringa tristemente firmata da un oscurissimo atelier di bridal e palesemente ispirata all’abito di Sarah Jessica Parker nella sigla di ‘Sex and the city’, stendiamo un velo. Da dimenticare l’abito con crinolina tricolore di Eleonora Lastrucci, un flop galattico. Inguardabili Ludovica e Beatrice Valli che ostentano due improbabili abiti bianco latte di Rami Kadi al quale chiediamo: perché?

Vola alto come una colomba invece il bianco immacolato della magnetica Tilda Swinton, musa di cineasti ma anche di stilisti, che ritira il Leone d’oro alla carriera con un magnifico e sinuoso abito di candido pizzo di Chanel corredato da una maschera veneziana d’oro, perché la classe non è acqua. Intrigante e sexy chic la tuta candida di Genny in organza sfoggiata da Giorgia Surina e impreziosita da frange d’argento. Bianco etereo il lungo Armani che illumina Greta Ferro ed Emma Marrone in blazer ammaliante e niente altro. Raffinata come sempre come una casta diva la regale Cate Blanchett che apre il festival con un magnifico modello grafico e sensuale nero luminoso del 2015 profilato di bianco di Esteban Cortazar, per poi esibire un top scultoreo brodé di Alexander McQueen di qualche stagione fa, dando un lusinghiero esempio di grande upcicling sulle orme di Jane Fonda che ha ‘riciclato’ il suo abito rosso di Zuhair Murad già sfoggiato prima degli Oscar 2020. E la Blanchett appare di sicuro in tutto il suo splendore fasciata da un mermaid dress nero ricamato effetto bambù disegnato Re Giorgio versione Privé.

Non offre fianco a critiche (ma non convince del tutto) Carolina Crescentini con il suo toy boy Francesco Motta, avvolta in un abito glamour che la fa sembrare una fata turchina versione 5G. Alessandro Michele per Gucci sul red carpet alza il tiro con l’abito di gala a balze multicolori, molto garbato, indossato da Gia Coppola, figlia d’arte. Non passa inosservata la caduta di stile del nude look di Matilde Gioli con un top francobollo che lascia troppo poco all’immaginazione. Interessante l’evoluzione del look della cantante Levante che, grazie a Re Giorgio, si trasforma in una signora di classe, anche per farsi perdonare lo scivolone del look sanremese targato Marco De Vincenzo. Sexy ma elegantissima in blazer con cintura la bella Adèle Exarchopoulos che ha scelto Prada come pure la magnifica Jasmine Trinca, star di ‘La dea fortuna’ di Ozpetek avvistata all’ultima, suggestiva sfilata femminile del brand a Milano. Nero, elegantissimo l’abito di velluto solcato da tagli e frange indossato da Catherine Waterston. Scintilla come caviale prezioso l’abito di Baby K firmato da Moschino by Jeremy Scott. Non convince affatto il look premaman anch’esso total black, di Arisa che ha pur scomodato un grande come Marras ma ci vuol altro purtroppo per convertire la signora al buon gusto.

E’ una piacevole sorpresa invece la splendida Miriam Leone, una delle nuove dive del nostro cinema, ammiratissima nella trilogia Sky su Mani pulite 1992-1993-1994, che abdica finalmente a Gucci che non le donava granché, per sfoggiare un tuxedo nude laminato d’oro firmato Blazé Milano, marchio emergente italian style affidato alla matita di tre giovani designer e amato anche da Margherita Missoni e Giorgina Brandolini D’Adda. Largo ai giovani. E i maschi? Non stanno certo a guardare. E anche qui si contano varie bucce di banana. Come i fratelli d’Innocenzo che appaiono piuttosto inquietanti come le gemelle di Shining targati Gucci crivellati da doppie G e uno styling davvero sbagliato. Scelgono Prada invece James Norton e Dario Yazbek Bernal. Di Marracash e Favino abbiamo già parlato. Bello e sempre più interessante come un vero divo hollywoodiano, nonostante abbia superato le 50 primavere, giganteggia Matt Dillon, giurato di Venezia 77 che ricordiamo per il grandioso ‘Rusty il selvaggio’ di Coppola ma anche per l’estremo ‘La casa di Jack’ di Lars Von Trier. Per non sbagliare si è affidato a Re Giorgio che fra i gentlemen della settima arte si è accaparrato le vere star. Nella scuderia veneziana dei purosangue vestiti da Re Giorgio spiccano una leggenda come Almodòvar che ha presentato la sua ultima fatica ‘The human voice’, Anthony Delon, Daniele Luchetti e il sex symbol Miguel Angel Silvestre, star di Almodovar e di Netflix, griffato Emporio Armani al pari di Diodato trionfatore di Sanremo, ma anche Alessandro Gassman che ha esibito un completo nero illuminato da t-shirt rossa per il photocall di ‘Non odiare’, film meritorio pervaso da un vibrante impegno civile sulla denuncia della aberrante rimonta antisemita nel nostro paese, anticamera del neofascismo digitale. Su tutti svetta senza dubbio l’elegante e fascinoso attore Diego Boneta che si fa notare, ma con classe, con il suo blazer da gran sera di Atelier Versace ricamato di cristalli che scendono in degradé dalle spalle, epitome di superba e glamourous couture maschile aggiornata ai codici odierni.

Via alla XIII edizione del Locomotive Jazz Festival

Torna sul palcoscenico pugliese la XIII edizione del Locomotive Jazz Festival , che avrà luogo dal 10 luglio al 3 di agosto a Lecce, Taranto, Ceglie Messapica, Castro, Roca, Sant’Andrea e San Cataldo. Quest’anno, difatti, il Festival ha deciso di essere nei luoghi periferici, luoghi maltrattati, come San Cataldo, o vittime di etichette, come Taranto, città industriale che tuttavia è in possesso di una cultura profonde e da riscoprire.


Raffaele Casarano, direttore artistico da ormai tredici anni, ha dichiarato il vero intento dell’evento: “La sfida di tutti è quella di seguire quel che fa la Musica, liberarsi dalle gabbie, diffondersi senza limiti. Il LJF, rispetto ad altri festival musicali, ha un pensiero forte: la musica come strumento attraverso cui narrare altre storie e fare luce su delle problematiche di carattere ambientale, sociale, culturale. Nel corso degli anni sono venuti a suonare per il Locomotive musicisti di fama internazionale, che hanno sposato la nostra causa, appassionandosene, imparando ad amare il Salento, le sue debolezze e la sua bellezza estrema”.


Anche quest’anno, difatti, il LJF ospiterà artisti di gran calibro come Malika Ayane, Avion Travel, Dolcenera, Bungaro, Fabio Concato, Kurt Elling, Kenny Garrett, Stefano Di Battista e Nicky Nicolai, Nick The Nightfly, Gilles Peterson, Nicola Conte, Till Bronner e Dieter Ilg, Renzo Rubino & Gino Castaldo.


Dal 30 luglio al 3 agosto, inoltre, sarà possibile seguire il Locomotive in diretta su Radio Montecarlo, dalle 15.00 alle 16.00 e dalle 22.00 alle 2.00. Durante la serata del 3 agosto, il Festival sposerà l’iniziativa diTria Corda Onlus: l’intero incasso della serata sarà devoluto alla Onlus, per contribuire alla realizzazione del Polo Pediatrico salentino.


Fabio Concato
Fabio Concato



Dolcenera -
Dolcenera



nicolai+dibattista
nicolai+dibattista



Malika_Ayane (1)
Malika_Ayane



http://www.locomotivejazzfestival.it/

A Macerata microMACRO, festival del design fatto a mano

Dal 25 al 27 novembre Macerata diverrà crocevia di eventi legati al design: presso il DUMA di Macerata (vicolo Tornabuoni, 6) avrà luogo microMACRO, piccolo festival di design fatto a mano. L’associazione Les Friches, da anni impegnata nella promozione della creatività e della manualità attraverso la progettazione di attività formative e laboratoriali per bambini e adulti, ha dato vita ad un dialogo sull’artigianato e il design, creando una rete sul territorio impegnata anche nel riuso e nel riciclo.

Si è approdati così al lancio di un nuovo settore del design che coniuga l’aspetto pedagogico e ludico con le tematiche legate all’ambiente, in un’estetica inedita ed accattivante. microMACRO è il frutto di un’incessante sperimentazione e ricerca, insieme a Les Friches | fattoamano, etichetta di prodotti di eco-design interamente realizzati a mano. L’eco-design diviene protagonista assoluto in incursioni che coniugano le diverse arti, in un processo di contaminazione artistica.

Gli oggetti firmati Les Friches | fattoamano prediligono materiali riciclati di origine naturale, provenienti da post consumo o scarti di lavorazione, in primis legno, carta, cartone e tessuto, ridefiniti attraverso una rielaborazione giocosa delle idee ed un’audace sperimentazione. Tra le iniziative di microMACRO la mostra fotografica di Marco Biancucci e Giordano Viozzi; le esposizioni di Cioverchia, tra artigianato e arredo; infine, l’aperitivo con il DJ Agostino Maria Ticino. La mostra microMACRO rimarrà aperta negli orari 10-13 e 17-21.

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Al via il Taormina Film Fest 2016

Parte domani la 62° edizione del Taormina Film Fest: la rassegna cinematografica ospiterà quest’anno ventuno Paesi, rappresentati nei film in programma, tra cui Finlandia, Albania, Cina e Nuova Zelanda. Tantissime le star che saranno ospiti della kermesse, in un programma ricchissimo. Sarà Richard Gere a presenziare la giuria, mentre calcheranno il palcoscenico del Teatro Antico Susan Sarandon, Bianca Balti, Monica Guerritore, Rocío Muñoz Morales, solo per citare alcuni nomi.

La kermesse cinematografica si terrà dall’11 al 18 giugno: domani sera inaugurazione con un galà esclusivo a Messina, nella suggestiva location del Monte di Pietà. Venerdì mattina si terrà inoltre una conferenza stampa nel capoluogo siciliano, a cui saranno presenti Tiziana Rocca, general manager del Festival; Filippo Romano, commissario straordinario della Città metropolitana; Renato Accorinti, sindaco di Messina; Eligio Giardina, sindaco di Taormina; Michel Curatolo, direttore relazioni esterne ed eventi speciali Taormina Arte e Maria Celeste Celi, presidente del Cirs Onlus di Messina.

Il programma di questa edizione del festival prevede oltre 100 titoli tra anteprime, cortometraggi e documentari, ma anche pellicole che hanno fatto la storia del cinema italiano. La produzione è firmata Agnus Dei: Tiziana Rocca supera ancora una volta se stessa, assistita da Chiara Nicoletti e Jacopo Mosca, co-direttori del comitato artistico.


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LOOK OF THE DAY- COACHELLA STYLE

È l’evento più glamour in assoluto degli ultimi anni: il Coachella Festival monopolizza l’attenzione dei media e dei fashionisti di tutto il mondo. Chi conta non può assolutamente mancare: ecco quindi volti noti, celebrities di tutto il mondo, modelle e icone fashion, in primis fashion blogger.

Largo a look di ispirazione hippie e suggestioni folk: il trend prevede boho-chic d’ordinanza per capi rigorosamente stile Seventies. Largo al Bohemian Style, rivisitato in chiave contemporanea: frange, pizzo e crochet, stampe paisley o cachemire, pantaloni a zampa d’elefante, stivali da cowboy e kimono. Ma largo anche a gonnellone in stile hippie e caftani che sembrano direttamente presi in prestito da una comune anni Settanta. Queste sono alcune delle chiavi di ispirazione per un look festival, perfetto per copiare gli outfit sfoggiati nel festival californiano.

E se non manca chi da sempre adora elementi grunge o di ispirazione Nineties, come Katy Perry, le top model del momento hanno invece sfoggiato crochet vedo non vedo in chiave super sexy, come Kendall Jenner, o kimono a stampa paisley, da indossare anche sopra hot pants. Qui un pezzo sui look esibiti durante il primo weekend dell’edizione 2016 della manifestazione.



Tra i look boho-chic e la musica indie, ecco le protagoniste assolute di quest’edizione del Festival più trendy al mondo: ancora una volta sono le fashion blogger, che hanno monopolizzato l’attenzione, dettando ancora una volte le regole in fatto di stile. Dalla sempreverde Chiara Ferragni, che ha sfoggiato una coroncina insieme alla sorella Valentina, alla bellissima Kristina Bazan fino a Chiara Biasi. Protagonista d’eccezione anche la sempre splendida Cindy Crawford.

(Immagini tratte da Trendfortrend)


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COACHELLA 2016: I LOOK MIGLIORI

Si è appena concluso il primo dei due weekend del Coachella Festival 2016. L’evento più cool della California non smette come di consueto di attrarre celebrities provenienti da ogni parte del mondo: look rigorosamente boho-chic e musica indie sono gli ingredienti base del Coachella Festival. Ma non solo: quest’anno in programma anche l’esibizione di Calvin Harris.

Protagonisti del fashion biz, icone della musica, attori hollywoodiani e top model internazionali non si sono fatti attendere in quella che è ormai da qualche anno a questa parte una delle maggiori vetrine. Presenti nel primo weekend del festival l’onnipresente Katy Perry, che ha sfoggiato tra le altre mise, una jumpsuit firmata Mara Hoffman, la top model brasiliana Alessandra Ambrosio, in due mise boho-chic, Taylor Swift, Emma Roberts, Miranda Kerr, solo per citarne alcuni nomi. Occhi puntati sulla bellissima Kendall Jenner, che ha sfoggiato un lungo abito crochet e gioielli etnici.

A monopolizzare l’attenzione dei media e a dettare tendenza sono ancora una volta loro, le fashion blogger. Il made in Italy fa sentire la sua voce con Chiara Ferragni, accompagnata dalla sorella Valentina, e Chiara Biasi. La Ferragni perfettamente a suo agio nello stile boho-chic sfoggia un abito in pizzo nero crochet con un audace nude look e coroncina in testa e un secondo outfit in denim. Bellissima la blogger svizzera Kristina Bazan, che ha sfoggiato outfit floreali dal mood Seventies.

Kristina Bazan
Kristina Bazan al Coachella Festival 2016


Chiara e Valentina Ferragni
Chiara e Valentina Ferragni (Foto The Blonde Salad)



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Esplosione di total white, ma anche fiori all over per kimono di varie dimensioni, da abbinare a hot pants e stivali alla texana, o lunghi abiti in crochet da indossare con sandali rasoterra, o, ancora, jumpsuit e playsuit da indossare con coroncine di fiori e maxi gioielli dal sapore etnico, fino a caftani stampati. Paisley protagonista assoluto per outfit dal sapore gipsy che ci riportano indietro nel passato, fino a Woodstock e agli anni Settanta. Le possibilità di scelta sono davvero infinite e tanti sono gli outfit sfoggiati dalle celebrities e dai partecipanti all’edizione di quest’anno del Festival più fashion in assoluto. Presenti nomi d’eccezione, tra cui anche la supermodella Cindy Crawford, che è apparsa raggiante al fianco del marito.

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Ancora Chiara Ferragni al Coachella Festival 2016 (Foto The Blonde Salad)



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Trend A/I: Bohemian Rhapsody

La stagione A/I 2015/2016 ci riporta indietro nel tempo, fino agli indimenticabili anni Settanta. Un trend che non è mai stato così amato, tanto da divenire ora protagonista assoluto delle passerelle per la prossima stagione invernale.

Un tripudio di stampe paisley, su lunghi abiti in impalpabile chiffon dalle suggestioni boho-chic. Lo stile bohémien conquista sempre più imponendosi come trend incontrastato per l’inverno 2016. Uno stile che piace perché sta bene a tutte e perché dona uno charme particolare.

La donna proposta dagli stilisti nelle collezioni A/I è una moderna hippie chic che indossa pantaloni a zampa d’elefante, monili etnici e outfit in pieno stile festival. Largo a caftani da giorno e da sera, da indossare con gilet o giacche in montone, stivali in camoscio o sandali da schiava. Fiori intrecciati tra i capelli o foulard usati alla stregua di turbanti completano il look gipsy.

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Oggi come ieri. Pantaloni e blusa di seta Mohanjeet, colbacco in pelliccia Gelot, foto di di Peter Knapp per Elle France, 1970.

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Edita Vikeviciute posa come una gitana extra lusso per Roe Ethridge, W Magazine Giugno-Luglio 2015

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La moda A/I 2015/’16 trae spunto dagli anni Settanta

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Andreea Diaconu per Mario Sorrenti, Vogue Paris marzo 2015

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Ispirazione boho-chic per Yves Saint Laurent, nella sua Russian Collection, 1976

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Veruschka per Artisans du Liban et d’Orient, Vogue Paris Settembre 1969

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Marisa Berenson fotografata da Gian Paolo Barbieri, 1969

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Meng Zheng per Vogue Cina, maggio 2015

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Veruschka in gipsy style, Vogue aprile 1969


Trionfa su tutto il caftano, capo simbolo della cultura hippie, da indossare con gioielli antichi dal sapore etnico, frange e accessori di ispirazione folk: questo autunno dimenticatevi di essere nel 2015, la moda parla inequivocabilmente Seventies.

Armate di flower power ci aggingiamo a vivere una stagione all’insegna di suggestioni antiche ma mai dimenticate. Erano gli anni dell’amore libero, della fratellanza universale e delle maxi gonne che tutte, da bambine, abbiamo visto nel guardaroba della mamma. Una moda fresca e colorata, capace di dare vita anche al più grigio degli inverni.

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Angela e Audrey Lindvall fotografate da Mikael Jansson per Vogue Italia, Ottobre 2001

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Raquel Zimmermann in stile bohémien per Vanity Fair

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Frida Gustavsson fotografata da Magnus Magnusson per Elle Svezia novembre 2010

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Sasha Pivovarova per Mikael Jansson, Vogue US febbraio 2014

L'Officiel, Teatro Greco di Taormina
Fashion shoot al Teatro Antico di Taormina, Sicilia, L’Officiel #567, tuta Yves Saint Laurent, P/E 1969


È una luxury hippie quella proposta da Burberry Prorsum, tra maxi poncho e dettagli shabby-chic. Pregiati velluti e broccati di seta sono stati i protagonisti assoluti della sfilata di Alberta Ferretti, in una collezione in cui notevoli sono i rimandi folk ed etnici, quasi un tributo alla famosa Russian Collection proposta da monsieur Yves Saint Laurent nel lontano 1976.

Richiami etno chic anche da Dries van Noten, in cui si respira piena atmosfera boho-chic. Valentino propone un excursus attraverso gli anni Sessanta e Settanta, spaziando dal mood optical alle suggestioni quasi fatate di abiti che ricordano la magia di Ossie Clark e Thea Porter. Note floreali da Giambattista Valli, sebbene prevalga anche qui un mood swinging che rimanda al decennio precedente.

Giambattista Valli
Giambattista Valli

Valentino
Valentino

Isa Stoppi in Valentino
Isa Stoppi e Janette Christensen in Valentino Haute Couture 1971, foto di Chris von Wangenheim

Burberry Prorsum
Burberry Prorsum

Dries Van Noten
Dries Van Noten

Mood folk da Alberta Ferretti
Mood folk da Alberta Ferretti


Protagonista delle passerelle è uno stile wild, che predilige lunghezze maxi e tessuti svolazzanti come lo chiffon di seta. Largo alle stampe, in primis cachemire e paisley, rivisitate nei toni più caldi e nei colori più accesi. E se Dsquared ripropone il mood andino di un genio della moda quale è stato Giorgio di Sant’Angelo, la donna vista da Anna Sui è una santona di lusso direttamente presa in prestito alle comuni anni Settanta.

Veruschka wearing Giorgio Di Sant' Angelo for “The Magnificent Mirage” by Franco Rubartelli, 1968.
Veruschka in Giorgio Di Sant’ Angelo per lo shoot ricordato come “The Magnificent Mirage”, foto Franco Rubartelli, 1968.

Dsquared2
Dsquared2

Natasha Poly, foto di Mert Alas & Marcus Piggott, Vogue Paris settembre 2015
Natasha Poly, foto di Mert Alas & Marcus Piggott, Vogue Paris settembre 2015

Stampe batik da Anna Sui
Caftani in stampe batik da Anna Sui

Karen Elson fotografata da Tim Walker, Vogue UK maggio 2015
Karen Elson fotografata da Tim Walker, Vogue UK maggio 2015


Il bohémien trova come sempre un valido rappresentante in Roberto Cavalli, che propone dettagli in pieno stile gipsy. Di netta ispirazione etno-chic anche Paul & Joe e Chloé, che propongono capispalla in montone, poncho patchwork e gilet portati sopra abiti svolazzanti dalle proporzioni Seventies.

Anima gipsy da Roberto Cavalli
Anima gipsy da Roberto Cavalli

Full immersion nei Seventies da Chloé
Full immersion nei Seventies da Chloé

Il boho-chic di Paul & Joe
Il boho-chic di Paul & Joe

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Isabeli Fontana fotografata da Jacques Dequeker per Vogue Brasile dicembre 2012

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Carmen Kass fotografata da Yelena Yemchuk per Vogue Giappone ottobre 2005

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Sienna Miller, grande amante del look boho-chic


Il “festival” è un trend che ha preso piede già dal 2014: sdoganato da eventi come il Coachella e il Glastonbury Festival, adorato da icone del jet set internazionale come Sienna Miller e Kate Moss, lo stile boho-chic ha rivoluzionato il guardaroba femminile. Colori accesi, rimandi ad altre culture, evidenti ad esempio nelle stampe batik, la moda anni Settanta è un crogiolo di idee e suggestioni che si mixano mirabilmente, lasciando anche spazio per fornire un’interpretazione personale del mood prevalente.

Jeans scampanati indossati sotto un cardigan a motivi aztechi e un maxi poncho, fino a completare il look con un cappello a tesa larga in feltro di lana, che conferisce un tono intellettuale, e una borsa con le frange: tutto ci parla di Seventies. Anni di piombo vissuti sempre col sorriso, anni che hanno cambiato per sempre il corso della moda e che rappresentano come poche altre tendenze un vero e proprio evergreen dello stile.

Stampe floreali da Gucci
Stampe floreali da Gucci

Patchwork visto da Etro
Patchwork visto da Etro

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Kate Moss per Etro A/I 2015/2016

Stella Jean
Stella Jean


Stampe patchwork e ancora montoni visti da Stella Jean. Delicate e romantiche le stampe floreali proposte invece da Gucci, mentre il patchwork è protagonista della collezione Etro, che fa sfilare abiti in tessuti preziosi che sanno di Oriente, e arruola come testimonial un guru dello stile bohémien come Kate Moss.

Che dire, peace & love.


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